CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 5 giugno 2013
33.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
COMUNICATO
Pag. 159

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 5 giugno 2013. — Presidenza del presidente Michele BORDO.

  La seduta comincia alle 15.10.

DL 54/2013: Interventi urgenti in tema di sospensione dell'imposta municipale propria, di rifinanziamento di ammortizzatori sociali in deroga, di proroga in materia di lavoro a tempo determinato presso le pubbliche amministrazioni e di eliminazione degli stipendi dei parlamentari membri del Governo.
C. 1012 Governo.

(Parere alle Commissioni VI e XI).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Paolo TANCREDI (PdL), relatore, illustra i contenuti del provvedimento, ricordando che il decreto-legge n. 54 del 2013, all'esame della Camera in prima lettura, è assegnato alle Commissioni riunite VI (Finanze) e XI (Lavoro), e contiene misure dirette a sospendere il versamento della prima rata dell'imposta municipale propria (IMU), a tutelare il reddito dei lavoratori attraverso il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga, nonché ad assicurare la continuità nell'erogazione di servizi pubblici essenziali consentendo, a talune condizioni, alle amministrazioni pubbliche di prorogare i contratti di lavoro subordinato a tempo determinato che superano il limite temporale prescritto dalla normativa vigente.
  Il provvedimento introduce inoltre il divieto per i membri del Governo, che sono anche parlamentari, di cumulare il Pag. 160trattamento stipendiale spettante in quanto componenti l'esecutivo con l'indennità parlamentare (o con il trattamento economico in godimento se dipendenti pubblici). Tale risparmio, insieme con l'utilizzo di risorse di pertinenza del Ministero dell'economia e delle finanze, consentirà di coprire gli oneri in termini di interessi derivanti dall'incremento del ricorso alle anticipazioni di tesoreria.
  In particolare, l'articolo 1 è volto alla sospensione – per l'anno 2013 – del versamento della prima rata dell'imposta municipale propria (IMU), in scadenza il prossimo 16 giugno, per determinate categorie di immobili (abitazioni principali e assimilati, terreni agricoli e fabbricati rurali).
  Il comma 1 prevede che tale sospensione operi nelle more di una complessiva riforma della disciplina dell'imposizione fiscale sul patrimonio immobiliare, da realizzare sulla base di alcuni principi esplicitati nella norma: la riforma della disciplina del tributo comunale sui rifiuti e sui servizi; la modifica dell'articolazione della potestà impositiva a livello statale e locale; l'introduzione della deducibilità ai fini della determinazione del reddito di impresa dell'imposta municipale propria relativa agli immobili utilizzati per attività produttive.
  Il comma 2 introduce una norma di deroga alle disposizioni recate dall'articolo 222 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali (TUEL), di cui al decreto legislativo n. 267/2000, in materia di concessione di anticipazioni di tesoreria da parte del tesoriere su richiesta dell'ente locale, disponendo un temporaneo innalzamento dei limiti massimi di ricorso alle anticipazioni per i comuni sino alla data del 30 settembre 2013, al fine di garantire a tali enti la liquidità necessaria a compensare i minori introiti conseguenti alla sospensione del versamento della prima rata dell'IMU, che avrebbe dovuto essere effettuato a giugno.
  Ricorda, infatti, che in base alla disciplina vigente, di cui all'articolo 1, comma 380, della legge n. 228/2012 (legge di stabilità 2013), viene attribuito ai comuni l'intero gettito IMU, ad esclusione di quello derivante dagli immobili ad uso produttivo, che rimane destinato allo Stato.
  Il limite massimo di ricorso all'anticipazione di tesoreria viene ampliato – rispetto al tetto definito dall'articolo 222 del TUEL – di un importo corrispondente, per ciascun comune, al 50 per cento del gettito complessivo dell'IMU relativo all'anno 2012, come indicato nell'apposito Allegato A al provvedimento. L'importo complessivo dell'incremento dell'anticipazione risulta pari a 2.426,4 milioni di euro.
  Il comma 3 dispone che gli oneri per interessi conseguenti all'utilizzo delle maggiori anticipazioni di tesoreria – che ai sensi dell'articolo 222 del TUEL sarebbero a carico dei comuni – vengano rimborsati a ciascun comune dal Ministero dell'interno.
  Gli oneri per interessi sono quantificati dal comma 4 in 18,2 milioni di euro per l'anno 2013.
  Il comma 4 dispone, inoltre, in ordine alla copertura finanziaria di tali oneri complessivi, prevedendo:
   quanto a 12,5 milioni di euro, la riduzione del Fondo per gli interventi strutturali di politica economica (FISPE);
   quanto a 600.000 euro, l'utilizzo dei risparmi derivanti dal contenimento delle spese relative all'esercizio dell'attività politica, di cui al successivo articolo 3;
   quanto a 5,1 milioni di euro, la riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente, iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2013, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al medesimo Ministero.

  L'articolo 2 dispone che la riforma della disciplina dell'imposizione fiscale sul patrimonio immobiliare dovrà essere attuata Pag. 161nel rispetto degli obiettivi programmatici primari indicati nel Documento di economia e finanze 2013, come risultante dalle relative risoluzioni parlamentari e, in ogni caso, in coerenza con gli impegni assunti in ambito europeo.
  In caso di mancata adozione della riforma entro il 31 agosto 2013, continuerà ad applicarsi la disciplina vigente in materia di imposizione fiscale del patrimonio immobiliare e, a tal fine, il termine di versamento della prima rata dell'IMU viene fissato al 16 settembre 2013.
  L'articolo 3 stabilisce il divieto di cumulo per i membri del Governo che sono anche parlamentari del trattamento stipendiale spettante in quanto componenti l'esecutivo con l'indennità parlamentare (o con il trattamento economico in godimento se dipendenti pubblici).
  La relazione tecnica evidenzia che l'intervento riguarda, con riferimento al Governo attualmente in carica, il Presidente del Consiglio, 13 ministri e 20 sottosegretari, per complessive 34 unità. Conseguentemente, il risparmio di spesa previsto per il 2013 dalla medesima relazione tecnica, ipotizzando la decorrenza della misura a partire dal mese di giugno, è pari a euro 1.209.375, al lordo degli oneri riflessi, con effetti in termini di indebitamento netto pari a euro 604.687. Per il 2014 e il 2015 il risparmio è quantificato in euro 2.073.214 per ciascun anno, con effetti in termini di indebitamento netto pari a euro 1.562.331, ferma restando l'attuale numero di membri del Governo parlamentari.
  L'articolo 4 detta norme per il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga e per la ridefinizione, con decreto interministeriale da adottare entro 30 giorni, dei criteri per la loro concessione (commi 1-2); detta, altresì, norme per il rifinanziamento dei contratti di solidarietà (comma 3) e disposizioni per la proroga dei contratti a termine nella P.A. (comma 4) e del personale degli sportelli unici per l'immigrazione (comma 5).
  Il comma 1, in considerazione del perdurare della crisi occupazionale e della prioritaria esigenza di assicurare adeguate tutela del reddito dei lavoratori, dispone il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga, di cui all'articolo 2, commi 64, 65 e 66 della legge 92/2012 (legge di riforma del mercato del lavoro – cosiddetta Legge Fornero). La disposizione mantiene ferme le risorse già destinate al finanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga dall'articolo 2, comma 65, della legge 92/2012 e dall'articolo 1, comma 253, della legge 228/2012.
  Inoltre, rilevata l'eccezionalità della situazione di emergenza occupazionale, che richiede il reperimento di risorse al fine di consentire un primo immediato rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga, la disposizione prevede lo stanziamento di nuove risorse.
  Il comma 2 demanda a un decreto interministeriale (del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze), previo parere della Conferenza Stato-regioni e sentite le parti sociali, da adottare entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge, la determinazione, nel rispetto degli equilibri di bilancio programmati, dei criteri per la concessione degli ammortizzatori sociali in deroga. Si prevede, inoltre, che l'INPS effettui un monitoraggio, anche preventivo, della spesa, rendendolo disponibile al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e al Ministero dell'economia e delle finanze, al fine di verificare gli andamenti di spesa e poter conseguentemente intervenire nel settore con misure adeguate.
  Il comma 3 interviene sull'articolo 1, comma 405, della legge 24 dicembre 2012, n. 228, prevedendo che si mantengano nel conto dei residui, per l'importo di 57.635.541 euro, le somme impegnate per il finanziamento dei contratti di solidarietà e non ancora pagate, affinché nel 2013 siano versate all'entrata del bilancio dello Stato, per la riassegnazione allo stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, per essere destinate alle medesime finalità. Pag. 162
  Il comma 4 modifica l'articolo 1, comma 400, della legge 228/2012, al fine di autorizzare le pubbliche amministrazioni, fermi restando i vincoli finanziari previsti dalla normativa vigente e fatti salvi gli accordi decentrati eventualmente già sottoscritti, a prorogare i contratti di lavoro a tempo indeterminato nella P.A., in essere al 30 novembre 2012, che superino il limite di 36 mesi comprensivi di proroghe e rinnovi (o il diverso termine previsto dai contratti collettivi nazionali di comparto), fino al 31 dicembre 2013 (il termine previgente era il 31 luglio 2013) previo accordo decentrato con le organizzazioni sindacali.
  Il comma 5 proroga al 31 dicembre 2013 il termine dei contratti di lavoro a tempo determinato, in scadenza il 30 giugno prossimo, dei 632 lavoratori impiegati presso gli Sportelli unici per l'immigrazione delle Prefetture-Uffici territoriali del governo e presso gli Uffici immigrazione delle Questure. Per la copertura degli oneri derivanti dalla proroga, il comma in esame, al secondo periodo, dispone l'assegnazione di una somma pari a euro 9.943.590,96 per l'anno 2013, all'apposito programma dello stato di previsione del Ministero dell'interno, utilizzando le risorse del Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive e dell'usura secondo le procedure di cui all'articolo 5, comma 1, del decreto-legge 79/2012 (conv. legge 131/2012).
  L'articolo 5 reca le consuete norme sull'entrata in vigore, che decorre dal giorno successivo a quello della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
  Quanto ai documenti all'esame dell'Unione europea, ricorda che la Commissione europea ha presentato raccomandazioni specifiche per ciascun Paese, in esito all'esame dei rispettivi Piani nazionali di riforma (PNR) e sui programmi di stabilità nell'ambito della procedura del semestre europeo.
  Per quanto riguarda le raccomandazioni all'Italia (COM(2013)362), la Commissione, in tema di fiscalità, chiede di:
   trasferire il carico fiscale da lavoro e capitale a consumi, beni immobili e ambiente, assicurando la neutralità in termini di gettito;
   rivedere l'ambito di applicazione delle esenzioni e delle aliquote ridotte IVA, nonché il sistema delle agevolazioni fiscali dirette;
   procedere alla riforma del catasto, allineando gli estimi e rendite ai valori di mercato; proseguire la lotta all'evasione fiscale, migliorando il rispetto dell'obbligo tributario e contrastando in modo incisivo l'economia sommersa e il lavoro irregolare.

  Le raccomandazioni della Commissione, dopo una discussione preliminare in seno ai Consigli ECOFIN e del Consiglio Occupazione e affari sociali del 21 giugno, dovrebbero essere avallate politicamente dal Consiglio europeo del 27-28 giugno prossimi ed essere adottate dal Consiglio entro il mese di luglio 2013.
  La Commissione e Stati membri verificheranno l'attuazione delle raccomandazioni, nel quadro di un processo di «valutazione tra pari».
  La Commissione valuterà quindi i progressi realizzati nella prossima analisi annuale della crescita, che dovrebbe essere pubblicata nel gennaio 2014.

  Vega COLONNESE (M5S) segnala, con riferimento al tema dei costi della politica, l'opportunità di acquisire la documentazione comparativa relativa alle retribuzioni dei parlamentari in Europa, predisposta nel marzo 2012 dall'allora presidente dell'Istat e attuale Ministro del lavoro Enrico Giovannini.

  Michele BORDO, presidente, si farà carico di disporre l'acquisizione della citata documentazione; nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.20.

Pag. 163

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

  Mercoledì 5 giugno 2013. — Presidenza del presidente Michele BORDO.

  La seduta comincia alle 15.20.

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Verso un'Unione economica e monetaria autentica e approfondita. Creazione di uno strumento di convergenza e di competitività.
COM(2013)165 def.

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Verso un'Unione economica e monetaria autentica e approfondita. Coordinamento ex ante delle grandi riforme di politica economica previste.
COM(2013)166 def.

(Parere alla V Commissione).
(Esame congiunto, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del Regolamento, e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame congiunto degli atti dell'Unione europea in oggetto.

  Adriana GALGANO (SCpI), relatore, sottolinea come l'avvio dell'esame delle due Comunicazioni della Commissione europea sullo strumento di convergenza e il coordinamento delle riforme economiche costituisca un passaggio significativo sotto due profili. Il primo risiede nella intrinseca rilevanza della materia oggetto delle comunicazioni, volte a definire gli elementi essenziali di una «cornice integrata di politica economica» dell'UE, in coerenza con la tabella di marcia per la realizzazione di un'autentica Unione economica e monetaria, approvata dal Consiglio europeo nel dicembre 2012. Il secondo attiene al fatto che si tratta dei primi documenti dell'Unione europea che la Camera esamina in questa legislatura, a conferma della volontà del Parlamento di intervenire sistematicamente, in stretto raccordo con il Governo, nella formazione della normativa e delle politiche dell'Unione.
  La creazione di una «cornice integrata di politica economica» potrebbe configurarsi come uno dei più complessi e delicati passaggi nel processo di integrazione europea, almeno a Trattati vigenti, costituendo, secondo l'impostazione della tabella di marcia, uno dei tre pilastri di un nuovo sistema di governance economica «quasi federale», unitamente alla piena attuazione del quadro integrato di bilancio vigente, stabilito dagli atti normativi compresi nel c.d. six pack e nel recentissimo two pack (entrato in vigore lo scorso 30 maggio), e alla «cornice finanziaria integrata», in via di realizzazione attraverso il meccanismo unico di vigilanza bancaria e il completamento degli altri pilastri dell'Unione bancaria.
  La decisione di procedere alla creazione di un reale coordinamento delle politiche economiche nazionali – dopo una lunga fase in cui le Istituzioni dell'Unione hanno privilegiato il rafforzamento di regole e procedure a presidio della finanza pubblica – risponde ad un obiettivo da lungo tempo perseguito dal Paese e per il quale si è fortemente adoperato, con un ampio sostegno parlamentare, il precedente Governo.
  Si è preso atto, soprattutto grazie all'azione del nostro del Paese, che non è più sostenibile l'asimmetria tra i tre pilastri che avrebbero dovuto caratterizzare l'Unione economica e monetaria: una politica monetaria centralizzata, secondo un modello sostanzialmente «federale» e i vincoli stringenti di finanza pubblica, da un lato, e l'assenza di una politica economica comune, dall'altro.
  In questo contesto, le due Comunicazioni in esame avviano una consultazione in merito alle diverse modalità con le quali attuare, a Trattati vigenti, due degli elementi essenziali della «cornice integrata di politica economica» delineata dal Consiglio europeo: il coordinamento delle riforme economiche e l'istituzione di uno strumento per sostenere gli Stati membri in difficoltà economico-finanziarie ad intraprendere le riforme necessarie in tempi rapidi.
  A questo scopo i due documenti, pur illustrando la posizione e le priorità della Commissione, pongono una serie di quesiti, Pag. 164prospettando opzioni alternative. Sulla base degli esiti della consultazione svolta sulle due Comunicazioni e di ulteriori discussioni con il Parlamento europeo e il Consiglio dell'UE, la Commissione presenterà proposte legislative formali in materia nel corso del 2013.
  Gran parte delle soluzioni prospettate dalla Commissione europea potrebbero avere conseguenze rilevanti in termini di compressione dei margini per le scelte di politica economica nazionale nonché di alterazione degli equilibri tra gli Stati membri e le Istituzioni europee e tra gli stessi Stati membri.
  Per queste ragioni l'esame delle due Comunicazioni da parte della Camera è quanto mai opportuno, tanto più che esso si inserisce in una fase precoce del processo decisionale europeo, in cui le varie opzioni regolative non si sono ancora consolidate ed è, pertanto, possibile incidere sulla definizione dei contenuti delle future proposte legislative.
  Quanto alla Comunicazione sullo strumento di convergenza e di competitività, tale strumento sarebbe finalizzato, secondo quanto prospettato dalla Commissione europea, ad offrire un sostegno finanziario per l'attuazione delle riforme negli Stati membri in difficoltà economico-finanziarie. A questo scopo, gli Stati membri interessati si impegnerebbero mediante accordi contrattuali, ad attuare, secondo un calendario concordato, le misure necessarie per attuare le riforme in questione. La Comunicazione prospetta diverse opzioni in merito alla individuazione degli Stati che possono accedere allo strumento, ai presupposti per l'accesso, all'ambito delle riforme da finanziarie e alla procedura da seguire allo scopo, ponendo appositi quesiti ai fini della consultazione. Riporterò in estrema sintesi le preferenze delle Commissione europea, rimettendo al successivo esame presso la nostra Commissione e preso la Commissione Bilancio la definizione delle posizioni della Camera al riguardo. Segnalerà, peraltro, i profili di maggiore criticità posti da alcune delle soluzioni prospettate dalla Commissione europea.
  Secondo la Commissione, lo strumento dovrebbe riguardare tutti gli Stati membri della zona euro, tranne quelli oggetto di un programma di aggiustamento macroeconomico ai sensi della nuova disciplina del two pack e gli Stati membri che si preparano ad aderire all'euro, tenendo conto anche della fase preparatoria.
  Per quanto attiene ai presupposti per l'attivazione dello strumento, la Commissione prospetta invece tre alternative:
   lo strumento sarebbe a disposizione di tutti gli Stati membri partecipanti (ed interverrebbe quindi quando uno di essi lo richieda);
   lo strumento interverrebbe solo nel caso in cui uno Stato partecipante sia oggetto della procedura per squilibri macroeconomici (in tal caso andrebbe stabilito se la partecipazione debba essere volontaria o obbligatoria);
   lo strumento interverrebbe previo invito della Commissione a uno Stato partecipante.

  Ad avviso della Commissione, lo strumento di convergenza dovrebbe intervenire solo per sostenere riforme che abbiano potenziali ripercussioni su altri Stati membri, sulla zona euro e sull'UE considerata nel suo insieme e che non sarebbero state intraprese in condizioni normali, che non potrebbero essere intraprese in un determinato periodo a causa del loro costo per lo Stato membro interessato o che sarebbero intraprese solo in una fase successiva, con maggiori costi per lo Stato membro in questione, per la zona euro e per l'intera UE.
  Con riguardo alla procedura per la stipulazione e l'attuazione degli accordi contrattuali, la Comunicazione prospetta la seguente articolazione:
   la Commissione valuterebbe i piani di riforme degli Stati membri in conformità con i sistemi di monitoraggio e sorveglianza previsti dalla normativa vigente;
   sulla base di tale valutazione la Commissione negozierebbe i particolari del Pag. 165piano con lo Stato membro e proporrebbe formalmente al Consiglio di approvare l'accordo contrattuale relativo al piano stesso;
   il Consiglio approverebbe (apportando eventualmente modifiche) le azioni specifiche proposte unitamente al calendario concordato. In caso di disaccordo fra lo Stato membro che propone le azioni e la Commissione, o qualora il Consiglio non approvi l'accordo contrattuale, questo non sarà concluso e, di conseguenza, non sarà erogato alcun sostegno finanziario;
   la Commissione sorveglierebbe l'attuazione dell'accordo nell'ambito del semestre europeo e gli Stati membri riferirebbero annualmente sui progressi nei programmi nazionali di riforma. In caso di necessità, la Commissione e lo Stato membro potrebbero proporre modifiche all'accordo contrattuale in base alle quali sarebbe avviato un nuovo processo negoziale.

  Sottolinea che la previsione del ricorso ad accordi contrattuali bilaterali costituisce l'elemento di maggiore problematicità dell'impostazione proposta dalla Commissione per almeno quattro motivi:
   in primo luogo, come segnalato anche dal Parlamento europeo, non appare chiaro quale sarebbero la natura e il valore giuridico di tali accordi contrattuali, che sembrano evocare strumenti di diritto privato;
   in secondo luogo, il ricorso a strumenti negoziati di natura bilaterale anziché a regole erga omnes, potrebbero non garantire l'unitarietà e la coerenza complessiva delle strategie da perseguire, in tal modo paradossalmente inficiando l'obiettivo che si intende perseguire, del più stretto coordinamento in ragione delle ricadute di alcune scelte adottate da ciascun Paese sull'area euro e sull'Unione nel suo complesso;
   in terzo luogo, non appaiono chiare le ragioni per cui gli obiettivi da perseguire potrebbero essere più efficacemente realizzati mediante ricorso a tali accordi anziché attraverso le procedure vigenti per il coordinamento ex ante delle strategie macroeconomiche nell'ambito del Semestre europeo (le quali individuano indirizzi comuni per tutti i Paesi, ferma restando l'adozione di apposite raccomandazioni per ciascun Paese);
   da ultimo, occorre chiedersi se, stante il carattere bilaterale degli accordi, le condizioni in essi previste possano dipendere dalla diversa «capacità negoziale» di ciascun Paese nei confronti delle istituzioni europee.

  Con riguardo al finanziamento e all'erogazione dello strumento finanziario, la Commissione europea prospetta la seguente articolazione:
   tutti gli Stati membri partecipanti contribuirebbero al meccanismo indipendentemente dal fatto che ne richiedano o meno l'intervento;
   il meccanismo potrebbe basarsi su contributi specifici, da calcolare in base al Reddito nazionale lordo (RNL) di ciascun Paese partecipante, o sui proventi di nuove risorse finanziarie specifiche ad esso destinate. In ogni caso, il meccanismo dovrebbe essere incluso nel bilancio dell'UE come entrata esterna con destinazione specifica, che quindi non rientrerebbe nei massimali fissati nel regolamento sul quadro finanziario pluriennale;
   il meccanismo sarebbe oggetto di un nuovo atto giuridico che definirebbe i beneficiari potenziali (limitandoli ad esempio agli Stati membri che contribuiscono) e autorizzerebbe la spesa;
   l'entità del meccanismo inizialmente sarebbe limitata, e potrebbe successivamente essere aumentata se l'esperienza dovesse rivelarsi un modo efficace di promuovere le riforme;
   il nuovo strumento dovrebbe essere coerente e complementare con gli strumenti esistenti, come i Fondi strutturali;
   il sostegno finanziario potrebbe essere erogato a scadenze regolari collegate Pag. 166al calendario concordato per le riforme. La Commissione potrebbe rivolgere avvertimenti agli Stati membri che non rispettino il contratto, chiedendo loro di correggere la deviazione, anche con un nuovo calendario, e – in caso di inadempienza – verrebbe ritirato.

  Anche le soluzioni prospettate in merito allo strumento finanziario potrebbero presentare diversi profili problematici, in particolare per l'Italia, che è già contribuente netto al bilancio dell'UE, ed ha partecipato in misura rilevante, con una quota inferiore soltanto a quelle di Germania e Francia (per un importo pari a 125,3 miliardi di euro), alla capitalizzazione dell'ESM senza tuttavia aver usufruito dei programmi di assistenza finanziaria a carico dello stesso.
  Un ultimo aspetto considerato dalla Comunicazione attiene alla necessità che, a fronte di un maggior coinvolgimento dell'UE nei processi decisionali relativi alle grandi riforme, sia assicurata la partecipazione attiva e tempestiva dei Parlamenti, a livello europeo e nazionale. Secondo la Commissione:
   le assemblee parlamentari nazionali dovrebbero essere coinvolte prima che i rispettivi Governi presentino i piani di riforme, e in ogni caso prima che il Consiglio approvi gli accordi contrattuali, anche attivando un dialogo politico sull'applicazione dello strumento tra i Parlamenti nazionali ed i rappresentanti della Commissione;
   il Parlamento europeo dovrebbe essere associato al processo, attraverso il dialogo politico con i rappresentanti della Commissione europea, del Consiglio dell'UE e degli Stati membri;
   ove opportuno, e in funzione della natura specifica delle riforme previste, dovrebbero essere coinvolte anche le parti sociali.

  Con riferimento alla seconda Comunicazione, riguardante il coordinamento delle riforme economiche, analogamente a quella sullo strumento di competitività, illustra le linee di intervento della Commissione europea in merito a vari profili ponendo appositi quesiti ai partecipanti alla consultazione.
  Ad avviso della Commissione, il nuovo meccanismo di coordinamento si applicherebbe solo ai piani nazionali di grandi riforme economiche, al fine di garantire che nel processo decisionale nazionale siano tenute in considerazione le possibili ricadute delle grandi riforme sugli altri Stati membri e/o sulla zona euro e sull'intera UE. Le riforme da coordinare riguarderebbero:
   i mercati dei prodotti, dei servizi e del lavoro e alcune riforme tributarie che possono incidere sull'occupazione e sulla crescita nello Stato membro che le attua e, di conseguenza, sulla domanda di prodotti e servizi di altri Stati membri;
   i mercati finanziari, considerato che le riforme in questo settore possono avere ricadute rilevanti per l'area euro quando aumentano la capacità dello Stato interessato di resistere agli shock esterni e limitare il pericolo di contagio dei premi di rischio in caso di timori circa la sostenibilità del debito.

  La Commissione prospetta peraltro un livello differenziato di partecipazione al quadro di coordinamento per gli Stati dell'eurozona e dell'UE: il coordinamento sarebbe vincolante per gli Stati della zona euro, tenuto conto della forte interdipendenza fra i medesimi; sarebbe assicurato comunque il coinvolgimento degli altri Stati membri dell'Unione; sarebbe prevista una partecipazione su base volontaria al meccanismo degli Stati membri che, seguendo un programma di aggiustamento macroeconomico, sono già soggetti a obblighi di segnalazione e a un monitoraggio rigoroso da parte della Commissione europea.
  Con riguardo alla procedura da seguire la Commissione propone che:
   la piattaforma principale per il coordinamento sarebbe costituita dai programmi nazionali di riforma, fatta eccezione Pag. 167per le situazioni di particolare urgenza, nonché per l'insediamento di un nuovo governo, per le quali si potrebbe ipotizzare una procedura ad hoc;
   la Commissione valuterebbe i piani ricevuti e adotterebbe un parere in merito entro un termine ragionevolmente breve, suggerendo eventuali modifiche. Il parere della Commissione riguarderebbe anche le misure di accompagnamento eventualmente necessarie per ridurre al minimo le potenziali ripercussioni sociali negative delle riforme e gli altri possibili effetti negativi a breve termine;
   nel processo decisionale verrebbero associati i Parlamenti nazionali e le parti sociali;
   la valutazione e il parere della Commissione sarebbero presentati al Consiglio dell'UE e all'Eurogruppo, con la possibilità per il Consiglio di proporre modifiche al piano nazionale di riforma quando ciò sia giustificato dagli effetti previsti sugli altri Stati membri e sul funzionamento dell'UEM;
   la Commissione evidenzierebbe le riforme (o gli elementi delle riforme) che considera pertinenti per altri Stati membri, fornendo una valutazione comparativa e agevolando lo scambio di buone prassi.

  In merito alla legittimità democratica del processo di coordinamento la Commissione rileva che l'articolazione da essa proposta rispetta pienamente le prerogative decisionali nazionali, perché la decisione sul piano di riforme spetta comunque allo Stato membro ed è assicurato l'intervento, in particolare, dei Parlamenti nazionali.
  Appare inoltre opportuno ricordare che sui temi oggetto delle comunicazioni al nostro esame si è pronunciato, il 23 maggio scorso, il Parlamento europeo approvando una risoluzione sulle future proposte relative all'Unione economica e monetaria. Per quanto riguarda, in particolare, la Comunicazione sul coordinamento ex ante delle principali riforme di politica economica, il Parlamento europeo:
   ritiene che la Commissione debba stabilire nelle prossime proposte legislative la predisposizione di dati consolidati sui bilanci pubblici dell'UE e degli Stati membri, nonché degli enti locali e regionali, affinché il coordinamento possa beneficiare di un fondamento statistico adeguato;
   auspica un dialogo sociale che coinvolga le parti interessate affinché svolgano un ruolo centrale ed esplicito nelle discussioni sul coordinamento ex ante;
   raccomanda che la Commissione europea abbia la possibilità di formulare osservazioni sulle riforme in programma in anticipo rispetto alla relativa adozione finale;
   chiede che il nuovo strumento di coordinamento sia integrato nel processo del semestre europeo e che al Parlamento europeo sia attribuita la facoltà di intervenire a garanzia della responsabilità democratica.

  Per quanto concerne invece lo strumento di convergenza e competitività, il Parlamento europeo, oltre alle perplessità già ricordate in merito al ricorso ad accordi bilaterali, ritiene che: il nuovo strumento debba essere lanciato soltanto a seguito dell'individuazione degli squilibri sociali e delle esigenze in termini di grandi riforme strutturali a lungo termine favorevoli a una crescita sostenibile, con l'opportuno coinvolgimento del Parlamento europeo, del Consiglio dell'UE e dei Parlamenti nazionali; le misure adottate non dovrebbero avere un impatto negativo sull'inclusione sociale, sui diritti dei lavoratori, sull'assistenza sanitaria e su altre questioni sociali, nemmeno nel breve termine; sia necessario evitare sovrapposizioni dello strumento di convergenza e competitività con i fondi della politica di coesione.
  Rileva, in conclusione, che in considerazione delle complesse implicazioni delle due Comunicazioni, sia opportuno acquisire, mediante le opportune attività conoscitive, ulteriori elementi di conoscenza e di valutazione.Pag. 168
  A questo riguardo ricorda che ieri la Commissione Bilancio – che ha competenza primaria – ha avviato l'esame delle due Comunicazioni, concordando di svolgere alcune audizioni mirate, alle quali i componenti della XIV Commissione potrebbero partecipare.
  Al tempo stesso, occorre considerare l'esigenza che l'esame si svolga in tempi rapidi, in modo da assicurare che le indicazioni che saranno formulate dalla Commissione Politiche dell'Unione europea siano effettivamente prese in considerazione dal Governo e dalle Istituzioni dell'UE, anche in vista della predisposizione delle proposte legislative in materia. Ricorda, al riguardo, che il Consiglio europeo del 27-28 giugno prossimo potrebbe formulare alcuni indirizzi di carattere generale in materia, anche sulla base dell'esame di una relazione che sarà sottoposta dal Presidente Van Rompuy, in stretta cooperazione con il Presidente della Commissione.

  Lara RICCIATTI (SEL) con riferimento alle Comunicazioni in esame riterrebbe particolarmente utile acquisire – per la delicatezza delle questioni affrontate, con particolare riferimento al tema della limitazione della sovranità nazionale – le valutazioni della I Commissione Affari costituzionali.

  Michele BORDO, presidente, precisa che le Comunicazioni sono state assegnate unicamente alla V Commissione, con il parere della XIV Commissione, che non ha competenza a valutare l'opportunità di acquisire ulteriori pareri. Nulla vieta tuttavia che la questione sia valutata dalla Commissione competente in via primaria o dalla medesima I Commissione, ove lo ritenga opportuno.

  Sandro GOZI (PD) ringrazia il relatore per l'illustrazione svolta e sottolinea in primo luogo, dal punto di vista metodologico, la necessità di procedere celermente nell'esame delle Comunicazioni in oggetto, tenuto conto dell'evidente ritardo con il quale l'Italia interviene nel dibattito, a causa della sospensione dei lavori parlamentari per il cambio di legislatura. Osserva in proposito – anche in considerazione del fatto che il tema sarà oggetto di discussione già nel Consiglio europeo del 27 e 28 giugno prossimi – che dalla capacità del Parlamento di esprimersi in tempi rapidi dipenderà la effettiva presa in considerazione, da parte della Commissione europea, delle posizioni nazionali manifestate.
  Quanto al merito delle questioni toccate dalle Comunicazioni, ritiene non si debba parlare di esproprio di sovranità, ma piuttosto di un modo nuovo di esercitare la sovranità nazionale, al fine di compensare gli squilibri derivanti da un insufficiente coordinamento delle politiche economiche tra Stati membri, a fronte invece di una politica monetaria centralizzata.
  Sinora le misure volte alla convergenza delle politiche economiche non hanno avuto efficacia, poiché l'iniziativa è stata lasciata ai singoli Stati membri e alcuni Paesi, tra questi l'Italia, non hanno proceduto sulla strada necessaria delle riforme. L'intenzione della Commissione europea appare ora quella di rendere stringenti i meccanismi di convergenza: si tratta di una tendenza senz'altro positiva, purché si accompagni – e questo elemento non emerge dalle Comunicazioni – alle necessarie misure volte a rendere più stringenti anche gli obiettivi di Europa 2020 per la crescita, che per ora non hanno alcun carattere di obbligatorietà, diversamente dai vincoli rigorosi in materia di finanza pubblica.
  Rileva quindi la totale assenza di una dimensione sociale e di una clausola di salvaguardia che eviti che gli oneri sociali siano appesantiti dallo strumenti di convergenza, ciò che rischia di determinare effetti negativi.
  Quanto al tema della partecipazione degli Stati membri allo strumento di convergenza, ritiene che l'adesione volontaria sarebbe in teoria l'opzione preferibile, in quanto impedirebbe di utilizzare l'Unione europea come capro espiatorio delle politiche di rigore adottate. Occorre tuttavia, Pag. 169nel contempo, chiedersi se sia realistico, soprattutto nell'ambito della zona euro, che un Governo si assuma autonomamente la responsabilità di partecipare ad un simile meccanismo. Si tratta di un tema politico di grande rilievo, che auspica possa essere approfondito nel corso dell'attività conoscitiva che le Commissioni parlamentari competenti sono chiamate a svolgere.
  Una ulteriore questione sulla quale richiama l'attenzione dei colleghi è quella relativa al ruolo dei Parlamenti nazionali: ritiene infatti che il confronto diretto con la Commissione europea sia fondamentale, e che occorra superare lo schema in base al quale la Commissione europea dialoga unicamente con il Parlamento europeo.
  Quanto infine alla seconda Comunicazione, giudica insufficienti le misure prospettate e gli strumenti di coordinamento previsti. Anche in questo caso occorrerebbe tenere maggiormente in considerazione sia la dimensione sociale che il tema del coordinamento fiscale.
  Si riserva, in ogni caso di intervenire nuovamente sulle tematiche richiamate nel corso del successivo esame degli atti.

  Adriana GALGANO (SCpI), relatore, osserva come la diversa modalità di attivazione dello strumento di convergenza – su iniziativa dello Stato membro o su invito della Commissione europea – rechi necessariamente implicazioni diverse sotto il profilo dell'esercizio della sovranità nazionale. Occorre essere consapevoli delle scelte operate e delle loro conseguenze, così come avviene nel caso delle norme recate dal cosiddetto six pack e dal two pack, che pongono il Paese in un binario predefinito, con limitati margini di discrezionalità.
  Cita a titolo di esempio le dichiarazioni rese ieri alla Camera dal Ministro Zanonato, che ha insistito sulla necessità che le aziende italiane si pongano nelle stesse condizioni di competitività delle altre aziende europee. In molti casi il recepimento della normativa europea avviene infatti in Italia in maniera più restrittiva rispetto a quanto richiesto dai regolamenti o dalle direttive, con evidenti svantaggi per le imprese nazionali. Occorre dunque sempre procedere con attenzione quando si aderisce a misure di integrazione, con piena consapevolezza della strada imboccata.

  Michele BORDO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.45.