CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 28 novembre 2012
746.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Difesa (IV)
COMUNICATO
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AUDIZIONE

  Mercoledì 28 novembre 2012. — Presidenza del presidente Edmondo CIRIELLI.

  La seduta comincia alle 8.40.

Seguito dell'audizione dell'Ispettore generale Capo del bilancio della Ragioneria generale dello Stato, dottor Biagio Mazzotta e dell'Ispettore generale Capo per gli ordinamenti del personale e l'analisi dei costi del lavoro pubblico della Ragioneria generale dello Stato, dottoressa Ines Russo, nell'ambito dell'esame del disegno di legge C. 5569 Governo, approvato dal Senato e abb., recante «Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale e norme sulla medesima materia».
(Seguito dello svolgimento, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, e conclusione).

  Edmondo CIRIELLI, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori della Pag. 37seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
  Introduce, quindi, l'audizione.

  Ines RUSSO, Ispettore generale Capo per gli ordinamenti del personale e l'analisi dei costi del lavoro pubblico della Ragioneria generale dello Stato, integra la relazione svolta nella precedente seduta fornendo ulteriore documentazione.

  Intervengono, quindi, i deputati Augusto DI STANISLAO (IdV) e Maria Grazia LAGANÀ FORTUGNO (Misto).

  Biagio MAZZOTTA, Ispettore generale Capo del bilancio della Ragioneria generale dello Stato, risponde ai quesiti e alle osservazioni formulate.

  Intervengono, formulando ulteriori quesiti ed osservazioni, i deputati Augusto DI STANISLAO (IdV), Rosa Maria VILLECCO CALIPARI (PD) e Franco GIDONI (LNP).

  Ines RUSSO, Ispettore generale Capo per gli ordinamenti del personale e l'analisi dei costi del lavoro pubblico della Ragioneria generale dello Stato, e Biagio MAZZOTTA, Ispettore generale Capo del bilancio della Ragioneria generale dello Stato, rispondono agli ulteriori quesiti e alle osservazioni formulate.

  Edmondo CIRIELLI, presidente, ringrazia gli intervenuti e dichiara conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.25.

  N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.

AUDIZIONE

  Mercoledì 28 novembre 2012. — Presidenza del vicepresidente Francesco Saverio GAROFANI.

  La seduta comincia alle 14.05.

Audizione del Presidente del Consiglio superiore delle Forze armate, Gen. Tiziano Tosi, nell'ambito dell'esame del disegno di legge C. 5569 Governo, approvato dal Senato e abb., recante «Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale e norme sulla medesima materia».
(Svolgimento, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, e conclusione).

  Francesco Saverio GAROFANI, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati, nonché la trasmissione diretta sulla web-tv del sito Internet della Camera dei deputati.

  Tiziano TOSI, Presidente del Consiglio superiore delle Forze armate, svolge una relazione sui temi oggetto dell'audizione.

  Intervengono quindi, per formulare quesiti e osservazioni, i deputati Rosa Maria VILLECCO CALIPARI (PD), Roberto SPECIALE (PdL) e Augusto DI STANISLAO (IdV).

  Tiziano TOSI, Presidente del Consiglio superiore delle Forze armate, risponde ai quesiti e alle osservazioni formulate.

  Francesco Saverio GAROFANI, presidente, ringrazia gli intervenuti e dichiara conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.45.
  N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.

SEDE REFERENTE

  Mercoledì 28 novembre 2012. — Presidenza del presidente Edmondo CIRIELLI. — Interviene il ministro della difesa, Giampaolo Di Paola e il sottosegretario di Stato per la difesa, Filippo Milone.

  La seduta comincia alle 14.50.

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Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale e norme sulla medesima materia.
C. 5569 Governo, approvato dal Senato e C. 4740 Reguzzoni.

(Seguito dell'esame e rinvio – Adozione del testo base).

  La Commissione prosegue l'esame dei provvedimenti rinviato nella seduta del 14 novembre 2012.

  Edmondo CIRIELLI, presidente e relatore, ricorda che nella giornata odierna si è conclusa l'attività conoscitiva e che alle ore 17 scade il termine per la presentazione degli emendamenti al disegno di legge n. 5569, che si intende scelto come testo base.

  La Commissione concorda.

  Edmondo CIRIELLI, presidente e relatore, nel ringraziare il Ministro Di Paola per la sua presenza ai lavori della Commissione, desidera porre in evidenza alcuni elementi emersi nel corso dell'esame preliminare relativo al provvedimento in discussione.
  In primo luogo, richiama le preoccupazioni espresse nel corso delle audizioni del COCER e delle organizzazioni sindacali, e fatte proprie da alcuni deputati nei loro interventi, circa i tempi entro cui conseguire la riduzione delle dotazioni organiche del personale militare e di quello civile. La previsione secondo cui tale obiettivo vada conseguito entro il 2024 potrebbe infatti comportare eccessivi sacrifici per il personale militare e civile, anche in ragione del prevedibile impatto del decreto-legge n. 95 del 2012 e dell'emanando decreto di armonizzazione del regime pensionistico sul personale. In questo mutato quadro ordinamentale, appare dunque opportuno che il Governo si assuma fin d'ora l'impegno di valutare la possibilità di avversi di quello strumento di flessibilità del medesimo termine previsto all'articolo 5, comma 2, del disegno di legge in esame, per prorogare in modo adeguato il suddetto termine.
  Altra questione che è stata posta all'attenzione della Commissione concerne la possibilità di non computare nella riduzione delle dotazioni organiche delle Forze armate a 150.000 unità gli Allievi delle scuole militari e delle Accademie ufficiali e marescialli, nonché il personale incluso nei contingenti di «addestratori/compensatori», atteso che il suddetto personale non risultava compreso nemmeno nell'attuale modello che fissa la dotazione organica in 190.000 unità. Anche su tale aspetto auspica che vi sia una precisazione da parte del Ministro.
  Rileva, inoltre, come sia apparsa condivisibile la richiesta del COCER di essere pienamente coinvolto nella fase di predisposizione dei decreti attuativi della riforma, così da poter svolgere, analogamente alle organizzazioni sindacali del personale civile, una funzione incisiva nella definizione dei contenuti normativi per le materie di loro competenza. Al riguardo, ricorda che l'articolo 19, della legge 4 novembre 2010, n. 183, nel sancire la «specificità» del personale appartenente al comparto difesa e sicurezza, prevede che il COCER partecipi alle attività negoziali svolte in attuazione delle finalità di cui al medesimo articolo, la cui disciplina attuativa doveva essere definita con successivi provvedimenti legislativi. Sul punto, invita il Governo ad assumere un preciso impegno a dare finalmente attuazione al suddetto principio.
  Un ulteriore aspetto di particolare delicatezza attiene poi all'esigenze di dare garanzie di «stabilizzazione» del personale in ferma prefissata quadriennale. Rileva infatti come l'attuale modello era fondamentalmente basato sull'assicurazione che coloro che passavano dalla ferma annuale ovvero da quella quadriennale avessero ampie possibilità di transito nel servizio permanente o nelle forze di polizia. Ritiene che tale principio vada affermato ancor più adesso, con riguardo a coloro che abbiano svolto la ferma quadriennale ovvero la rafferma, a fronte della prevista riduzione degli organici e di una stringente disciplina sul turn-over nelle Forze di polizia.Pag. 39
  Chiede inoltre conferma del fatto che vi sia l'intendimento del Governo – in ossequio a quanto già prevede il testo in esame – di estendere l'applicazione dell'istituto dell'aspettativa per riduzione quadri anche al personale non dirigente.
  Infine, invita il Ministro a valutare la questione, emersa nel corso del dibattito, di evitare che importanti provvedimenti, come saranno quelli attuativi della riforma, possano essere approvati in via definitiva senza acquisire i prescritti pareri parlamentari. Essendo ormai prossima la fine della legislatura, occorre verificare se vi sia l'impegno dell'Esecutivo ad attendere comunque l'effettiva espressione dei suddetti pareri, senza avvalersi della facoltà di adottarli comunque una volta che sia decorso il termine di sessanta giorni, dal momento che esso potrebbe, in tutto o in parte, decorrere durante il periodo di prorogatio delle Camere o comunque prima della ricostituzione delle nuove Commissioni parlamentari.

  Francesco Saverio GAROFANI (PD), relatore, si associa alle considerazioni del Presidente Cirielli, che sono in massima parte connesse alle audizioni informali del COCER e delle organizzazioni sindacali rappresentative del personale civile del ministero della Difesa. Al fine di dar conto dei contenuti di tali incontri, chiede alla Presidenza di poter depositare un documento che ne sintetizzi i principali contenuti (vedi allegato).

  Edmondo CIRIELLI, presidente e relatore, accogliendo la richiesta dell'onorevole Garofani, ne autorizza la pubblicazione in allegato al resoconto della seduta odierna. Avverte, altresì, che l'onorevole Bosi, impossibilitato a partecipare ulteriormente ai lavori della Commissione, ha chiesto che risultasse agli atti la sua piena condivisione delle valutazioni espresse dai relatori.

  Augusto DI STANISLAO (IdV) ritiene che l'esame di una riforma così importante come quella in discussione, definita epocale dallo stesso Ministro Di Paola, necessiti di tempi adeguati per svolgere le dovute riflessioni e approfondimenti.
  Osserva, infatti, che se da una parte è vero che occorre mettere mano a una riforma dello strumento militare, perché ciò ci viene imposto da molteplici fattori, non ultimo quello economico-finanziario, dall'altra non si deve a tutti i costi approvare un provvedimento come quello attuale. Giudica, infatti, tale provvedimento errato in quanto nella delega detta principi e criteri direttivi assai dettagliati per quanto riguarda la riduzione del personale e assai vaghi per quanto attiene le linee riformatrici del settore degli investimenti e degli immobili della difesa. In sostanza, di notevole vi è solo il taglio di 50 mila unità di personale tra militari e civili.
  Visto nel suo complesso, il disegno di legge in esame non realizza quanto previsto nell'articolo 1, laddove si declinano le principali finalità del testo e più che operare una riforma dello strumento militare stesso finisce per costituirne una controriforma.
  Anziché relegare il personale della difesa fuori dalla scena, sarebbe più corretto operare una riforma che attribuisca a tale personale un ruolo da protagonista.
  Si domanda, quindi, perché – proprio in questo momento e in questo modo – la riforma riceva un così forte impulso per la sua approvazione. Non va, quindi, sottaciuta l'importanza che avrebbe avuto lo svolgimento in tempi congrui di un'approfondita attività conoscitiva in modo da acquisire i necessari dati, su cui riflettere in tempi congrui, per approvare una riforma davvero ponderata.
  Ritiene, inoltre, che il vero cuore della riforma verrà alla luce con l'emanazione dei decreti legislativi delegati e, pertanto, invita il Ministro Di Paola a fare chiarezza poiché sarebbe inaccettabile che, approvata la legge di delega, questi siano emanati senza il prescritto parere parlamentare essendo giunta a scadenza la legislatura.
  Con riguardo al tema della flessibilità del bilancio, richiama l'attenzione della Commissione sull'esigenza di evitare di Pag. 40lasciare mano libera al Ministro e agli altri vertici amministrativi in un campo che è tradizionalmente stato una prerogativa del Parlamento. Il dubbio è che le risorse recuperate dalla diminuzione del personale finiscano poi per essere destinate al finanziamento di costosi e non necessari programmi d'arma come quello del JFS, ad esclusivo vantaggio delle società operanti nel settore.
  Tornando, infine, sulla riduzione del personale, ritiene che non si riuscirà in futuro a trovare altra collocazione a tale personale che costituirà un'altra sacca di esodati.

  Giuseppe COSSIGA (PdL) osserva come in Italia il bilancio della funzione difesa sia da circa 15 anni costantemente al di sotto dell'1 per cento del PIL nazionale. Questo – ossia quello delle risorse realmente disponibili – è un dato di fatto che ha trovato conferma costante, al di là degli impegni enunciati dal ministro di turno.
  Esprime, pertanto, apprezzamento per questa iniziativa dell'Esecutivo nella quale, in parte, si riscontra anche il lavoro svolto dal precedente Governo. Sottolinea come sia significativa del livello di responsabilità delle attuali forze politiche la scelta di favorire che la riforma oggi in discussione possa essere definitivamente approvata, rinunciando a modificare il provvedimento e riservandosi di adottare opportuni strumenti di indirizzo per consentire di superare i punti critici della riforma.

  Antonio RUGGHIA (PD) ringrazia, preliminarmente, il Ministro per la disponibilità al confronto dimostrata con la sua partecipazione ai lavori della Commissione. Ritiene ciò importante anche in considerazione del fatto che, presso questo ramo del Parlamento, i tempi dedicati all'approfondimento del provvedimento sono stati assai serrati anche in vista della necessità di approvare il testo prima della scadenza della legislatura.
  Riallacciandosi all'intervento del collega Cossiga, osserva che nell'ultimo quindicennio la situazione del bilancio della difesa non è sempre stata uguale a quella presente. Infatti, nel 2002, il modello di difesa che il Governo italiano aveva messo a disposizione presentava valori percentuali, nei settori dell'esercizio e dell'investimento, molto vicini a quelli ritenuti ottimali. Dopo il 2004 e fino al 2007, si registra invece un crollo, per poi invertire la tendenza nel 2007-2008. Da allora, la costante è stata quella dei tagli al bilancio.
  Ritiene, dunque, che nel recente passato si sarebbe potuto certamente fare di più e meglio. Peraltro, anche il dato fornito dai rappresentanti della Ragioneria generale dello Stato, secondo cui vi è un ammontare di risorse assegnate e qualificate come flessibili, pari a 3,5 miliardi di euro, dimostra che si sarebbe potuto almeno in parte riequilibrare l'allocazione delle risorse nel budget della Difesa.
  Ciò premesso, condividendo quanto già evidenziato dal presidente, sottolinea come sia necessario che nell'attuare la riforma si prenda in considerazione lo slittamento della data entro la quale realizzarla, così come di non considerare ricomprese nelle 150.000 unità anche il personale delle scuole e delle accademie.
  Con riguardo al personale volontario non ancora transitato nel servizio permanente effettivo, ritiene che le modifiche introdotte al Senato abbiano rafforzato la prospettiva di una stabilizzazione del personale precario, ma che evidentemente non vi sono garanzie assolute.
  Circa i tempi relativi all'esercizio della delega ricorda che si stabilisce una durata di 12 mesi e di ulteriori 24 mesi per l'adozione di decreti correttivi. Si tratta di una tempistica che, se da un lato non pregiudica un futuro intervento parlamentare, potrebbe invece essere pregiudizievole dell'intervento in prima battuta. Infatti, la prossima scadenza della legislatura potrebbe di fatto ostacolare l'espressione del parere da parte del Parlamento entro 60 giorni, facendo scattare il meccanismo per il quale i decreti legislativi possono essere definitivamente adottati anche in assenza del prescritto parere. Rammenta tuttavia che il Ministro Di Pag. 41Paola, in occasione dell'intervento introduttivo al provvedimento aveva già assicurato l'intenzione di non avvalersi di tale possibilità. Sul punto ritiene comunque che sia necessario ribadire tale impegno anche in Assemblea.
  Infine, come ampiamente illustrato dal presidente Cirielli, occorrerebbe riconoscere un ruolo il più possibile incisivo al COCER nell'ambito della predisposizione dei decreti attuativi.

  Daniele MOLGORA (LNP) concorda sulla necessità e sull'importanza di procedere a una riforma dello strumento militare. Tuttavia, ritiene che nel provvedimento in esame il Governo sia stato troppo timido. Prendendo a riferimento altri Paesi europei come la Francia e l'Inghilterra, è evidente come in Europa esistano modelli di difesa più strutturati del nostro e che, al tempo stesso, utilizzano meno unità di personale. Tali dati sono stati confermati anche dalla Ragioneria generale dello Stato durante l'attività conoscitiva svolta sul provvedimento. Ritiene, dunque, che l'Esecutivo avrebbe dovuto predisporre una riforma più incisiva e coraggiosa così da permettere di liberarci dall'idea che le Forze armate possano diventare uno «stipendificio» messo in piedi per riassorbire le tensioni sociali.
  Infine, evidenzia l'esistenza di un serio problema relativo al progressivo invecchiamento delle Forze dell'ordine, in conseguenza anche di provvedimenti che hanno inciso sull'alimentazione messi in campo dall'attuale Governo.

  Marco BELTRANDI (PD), pur ritenendo che la riforma sia necessaria e importante e che anzi sia persino tardiva, anche se non per cause imputabili all'attuale Esecutivo, ravvisa in essa alcuni punti non condivisibili. Per tale motivo, preannuncia la presentazione di emendamenti.
  È comunque necessario uno sforzo per rendere lo strumento militare adeguato a obiettivi che non sono più gli stessi di prima. Inoltre, la sua preoccupazione è più rivolta al fatto che non si riesca a emanare i decreti attuativi entro la fine della legislatura, piuttosto che alla possibilità che il Parlamento non riesca a esprimere sugli stessi il proprio parere. Infatti, la storia insegna che ogni volta che un governo tenta una riforma, il Parlamento appare trasformarsi in una sorta di estensione dei tavoli sindacali dei comparti interessati dal provvedimento.

  Il ministro Giampaolo DI PAOLA ringrazia i membri della Commissione per l'attenzione e la competenza dimostrata nell'esame del provvedimento, cui il Governo annette grande importanza. Ricorda che il testo è stato esaminato in modo approfondito anche al Senato, dove sono stati apportati numerosi miglioramenti su iniziativa di tutte le forze politiche, compresa l'Italia dei valori, e che in quella sede è stato approvato a larga maggioranza.
  Deve tuttavia precisare, con riguardo alle affermazioni dell'onorevole Di Stanislao come, a suo avviso, il tenore complessivo del provvedimento non contraddica in alcun modo le finalità esplicitate nell'articolo 1, ma anzi le declini in modo completo e coerente. La necessità di una revisione dello strumento nasce proprio dall'obiettivo di assicurarne la massima efficienza, pur in un quadro di risorse sempre più limitate e inferiori a quelle che per tale settore sono stanziate dai principali partner europei, come dimostrano i dati forniti dall'EDA cui ha fatto riferimento nel suo precedente intervento.
  Non vi è dunque alcuna intenzione di penalizzare il personale ma, al contrario, si vuole potenziarne le capacità, l'addestramento e l'attitudine ad integrarsi con le forze armate dei nostri alleati. In questo quadro, ritiene che le preoccupazioni espresse dagli organi della rappresentanza militare siano pienamente legittime, ma non assumono come dato di partenza la necessità di rendere lo strumento militare sostenibile in relazione alle risorse effettivamente disponibili e dunque della necessità di riformare il modello attuale; Pag. 42necessità peraltro riaffermata anche nel corso delle altre audizioni svolte presso la Commissione Difesa della Camera.
  Per garantire che i nostri contingenti possano continuare ad avere le capacità che ci richiedono in ambito europeo e nel contesto della Nato, occorre potenziare la componente degli investimenti, su cui tiene a sottolineare come sia stato ulteriormente rafforzato il controllo parlamentare su tutti gli elementi che orientano le scelte di fondo, compresi quelli legati alla salvaguardia delle capacità industriali nel settore della difesa delle aziende italiane per renderle competitive in ambito mondiale.
  Precisa inoltre che la previsione di una maggiore flessibilità di bilancio non è dettata dalla volontà di agire in modo arbitrario, ma di poter procedere in modo più razionale all'allocazione delle risorse, sempre sottostando al controllo parlamentare nelle forme prestabilite.
  Con riguardo alle valutazioni del presidente Cirielli, conferma come sia interesse della Difesa affrontare il processo di riforma senza in alcun modo prescindere dal pieno coinvolgimento del Consiglio centrale di rappresentanza militare e delle organizzazioni sindacali, per tutte le materie che afferiscono alle loro competenze. Ciò nella consapevolezza che le istanze legittime da essi rappresentate devono sempre conciliarsi con gli interessi generali che un governo responsabile deve prioritariamente portare avanti.
  Dichiara di condividere la preoccupazione relativa alla costituzione di frange di precariato nell'ambito del personale militare, assicurando il massimo impegno affinché anche gli «esodati», come definiti nel corso del dibattito, siano pienamente assistiti nella loro ricollocazione in altre amministrazioni ovvero nel settore civile, disponendo di competenze e preparazione adeguata. Tuttavia rileva come non si possa prescindere dall'immaginare un modello di difesa a «forma piramidale», come avviene in tutti i paesi sviluppati.
  Nel richiamare le sollecitazioni circa un corretto rapporto con le istituzioni parlamentari, ritiene che sia doveroso esercitare la delega assicurando che le Commissioni parlamentari si esprimano sui provvedimenti attuativi.
  Infine, concorda con quanto già evidenziato dal Presidente Cirielli in ordine alla conferma dell'esclusione, dal computo delle future dotazioni organiche, di Allievi delle scuole e delle Accademie nonché del personale con compiti addestrativi, che non risulta compreso nemmeno nell'attuale modello.

  Edmondo CIRIELLI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Autorizzazione di spesa per la bonifica dei poligoni militari di tiro.
C. 5534-duodecies Governo.

(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

  Salvatore CICU (PdL), relatore, osserva che la proposta di legge in esame autorizza una spesa di 25 milioni di euro per il prossimo triennio, a valere sulle spese rimodulabili di parte capitale del Ministero della difesa, destinata alla bonifica dei poligoni militari di tiro.
  Come noto, tale disposizione era stata originariamente inserita nel disegno di legge di stabilità per l'anno 2013, dal quale era stata però stralciata in seguito al vaglio della Commissione bilancio in quanto valutata estranea al contenuto proprio della medesima legge di stabilità.
  In tutta l'Italia, ma in maniera particolare in Sardegna, l'attesa per la bonifica dei siti militari è molto sentita. Evidenzia, quindi, che sulla questione ha avuto modo di proporre lo scorso 7 novembre, un'apposita interrogazione a risposta immediata in Assemblea, ed in quella sede ha rimarcato come su questa vicenda le popolazioni interessate chiedono alle Istituzioni di fare qualcosa in più. Rileva, inoltre, che il Ministro Di Paola ha confermato in Pag. 43modo esplicito che la Difesa – anche in assenza di una specifica disposizione – utilizzerà i suddetti stanziamenti per intraprendere l'attività di bonifica dei poligoni, riservando un trattamento in via prioritaria al risanamento e alla bonifica del poligono di Salto di Quirra, dove – come è ben noto – c’è un'attività di indagine da parte dell'autorità giudiziaria di Lanusei.
  Il provvedimento in discussione si propone di codificare tale impegno, relativo a fondi già disponibili, allo scopo di svolgere l'attività di bonifica già dal 2013, dando seguito alle azioni propedeutiche (a cominciare dalla «caratterizzazione delle aree»), per la cui realizzazione risulta che già è stata bandita una gara che dovrebbe chiudersi proprio in questi giorni.
  Ricorda, peraltro, che la disposizione origina dall'impegno richiesto all'Esecutivo nella relazione intermedia sulla situazione dei poligoni di tiro approvata all'unanimità il 30 maggio 2012 dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito del Senato. Nel citato documento si impegnava infatti il Governo ad inserire nella legge di stabilità 2013, un congruo ed adeguato finanziamento pluriennale dedicato alle opere di bonifica dei poligoni militari. Peraltro, tale richiesta si inquadrava nell'auspicio di una ampia azione di revisione del sistema complessivo dei poligoni di tiro e delle relative attività di bonifica.
  Nel rinviare alla citata relazione su questo aspetto, rimarca tuttavia come lo stesso Ministero della Difesa dichiarava, per quanto riguarda la riconversione dei poligoni di tiro, l'avvio di attività di studio «finalizzate ad individuare – in stretta collaborazione con le Amministrazioni, le Autorità e le Comunità locali – tutte le soluzioni organizzative e tecniche tese a razionalizzare le servitù militari presenti in Sardegna, in piena coerenza con l'approvazione del progetto di revisione dello strumento militare».
  Infine, richiama alcuni contenuti della prima relazione governativa sull'attuazione delle indicazioni formulate nella già menzionata relazione intermedia della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito. In essa si legge che per il PISQ (poligono interforze di Salto di Quirra) l'apposita Conferenza dei servizi ha già approvato il piano di «caratterizzazione» delle aree di intervento, passaggio procedurale obbligato, dal punto di vista tecnico e normativo, per poter definire compiutamente le modalità esecutive dell'attività di bonifica.
  Inoltre, con riguardo al complessivo sistema dei poligoni di tiro, la relazione precisa che «è in fase di predisposizione un programma di preliminare ricognizione sistematica dello stato ambientale di tutti i poligoni». Ciò al fine di procedere alla pianificazione degli interventi di ulteriore caratterizzazione e di bonifica eventualmente necessari, stimandone oneri e conseguenti tempi di realizzazione.

  Edmondo CIRIELLI, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 16.

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 28 novembre 2012. — Presidenza del presidente Edmondo CIRIELLI.

  La seduta comincia alle 16.

Divieto di finanziamento delle imprese che svolgono attività di produzione, commercio, trasporto e deposito di mine antipersona ovvero di munizioni e sub munizioni a grappolo.
C. 5407 Mogherini Rebesani.

(Parere alla VI Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Edmondo CIRIELLI, presidente, in sostituzione del relatore, onorevole Paglia, osserva che lo scopo della proposta di legge in esame – composta da 5 articoli – Pag. 44è quello di rafforzare gli impegni internazionali finalizzati alla messa al bando delle mine antipersona, nonché delle munizioni e submunizioni a grappolo.
  In tal senso l'articolo 1 stabilisce il divieto – per le banche e tutti gli altri intermediari abilitati – di finanziare società che svolgono attività di produzione, utilizzo, riparazione, promozione, vendita, distribuzione, importazione, esportazione, stoccaggio, detenzione o trasporto delle mine antipersona e delle munizioni e submunizioni a grappolo.
  L'articolo 2 indica l'ambito di applicazione del divieto, soffermandosi sulla definizione di mine antipersona e di munizioni a grappolo. In particolare, per «mina antipersona» si intende ogni ordigno o dispositivo corrispondente alle caratteristiche individuate dall'articolo 2, comma 1, della Convenzione di Ottawa del 1997 sul divieto d'impiego, di stoccaggio, di produzione e di trasferimento delle mine antipersona e sulla loro distruzione, ratificata dall'Italia con la legge n. 106 del 1999. In base a tale Convenzione, una «mina antipersona» è quella «progettata per essere fatta esplodere quando si trova in presenza, prossimità, o contatto di una persona». La medesima Convenzione esclude da tale ambito le «mine anticarro» (articolo 2, lettera c)) Per «munizioni e submunizioni a grappolo» si intendono ogni munizione convenzionale idonea a disperdere o a rilasciare submunizioni esplosive ciascuna di peso inferiore a 20 chilogrammi. Anche per tale sistema d'arma si rinvia al diritto pattizio internazionale e segnatamente alle definizioni codificate dall'articolo 2 della Convenzione di Oslo del 2008 sulla messa al bando delle munizioni a grappolo, ratificata dall'Italia con la legge n. 95 del 2011 (articolo 2, lettera d)).
  La proposta in esame – analoga a quelle adottate o in corso di adozione in Paesi quali Belgio, Irlanda, Lussemburgo, Nuova Zelanda, Germania, Danimarca, Olanda, Norvegia e Svizzera – si pone quindi in piena continuità e coerenza con scelte già compiute dal Parlamento italiano in sede di ratifica dei trattati internazionali.
  Peraltro, la specifica questione degli investimenti destinati a questo settore è stata già affrontata durante l'esame di ordini del giorno relativi alla citata legge di ratifica della Convenzione di Oslo (n. 95 del 2011). In tale occasione due ordini del giorno (il primo 9/4193/2 Mogherini Rebesani accolto come raccomandazione ed il secondo 9/4193/4 Di Stanislao approvato, sia pure con il parere contrario del Governo pro tempore) impegnavano il Governo ad intervenire per il contrasto al finanziamento di società coinvolte in attività riguardanti le mine antipersona e le munizioni a grappolo.
  Peraltro, la stessa legge di ratifica della citata Convenzione, all'articolo 7 prevede sanzioni per chi «assiste anche finanziariamente» la produzione delle bombe a grappolo.
  Non vi sono elementi di particolare interesse negli ulteriori articoli del progetto di legge, relativi ai compiti di controllo e di verifica della Banca d'Italia (articoli 3 e 4) ed alle sanzioni per chi viola la legge (articolo 5)
  Nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 16.05.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 16.05 alle 16.10.

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