CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 4 luglio 2012
676.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
COMUNICATO
Pag. 321

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 4 luglio 2012. — Presidenza del presidente Mario PESCANTE.

  La seduta comincia alle 14.30.

DL 74/2012: Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici che hanno interessato il territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo, il 20 e il 29 maggio 2012.
C. 5263 Governo.
(Parere alla VIII Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta del 27 giugno 2012.

  Mario PESCANTE, presidente, intervenendo in sostituzione del relatore, impossibilitato a prendere parte alla seduta, formula una proposta di parere favorevole.

  Marco MAGGIONI (LNP) preannuncia il voto favorevole del gruppo della Lega sul provvedimento in esame, ricordando il dramma che ha colpito le popolazioni emiliane, sconvolgendone il sistema economico, con gravi ripercussioni anche a livello nazionale. Richiama quindi l'attenzione dei colleghi sulla reazione dei cittadini coinvolti, che si sono immediatamente attivati per la ricostruzione, senza attendere passivamente gli aiuti.
  Intende nel contempo sottolineare, con rammarico, come mentre si cercano fondi per gli interventi di sostegno alle zone recentemente colpite dal sisma, si continuino a stanziare contributi alla regione Campania per il terremoto dell'Irpinia del 1980: si tratta di risorse che assai più opportunamente dovrebbero essere destinate all'Emilia Romagna.

  Enrico FARINONE (PD) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere ed invita a concentrarsi sul provvedimento in esame, senza riferimenti al passato.

  Nicola FORMICHELLA (PdL) preannuncia a sua volta il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere formulata.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole formulata.

DL 83/2012: Misure urgenti per la crescita del Paese.
C. 5312 Governo.
(Parere alle Commissioni VI e X).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Isidoro GOTTARDO (PdL), relatore, ricorda che la XIV Commissione è chiamata ad esprimere un parere di compatibilità con la normativa comunitaria sul decreto-legge 83 del 2012, contenente misure per la crescita del Paese.
  Il decreto-legge reca disposizioni per favorire la crescita, lo sviluppo e la competitività nei settori delle infrastrutture, dell'edilizia e dei trasporti, nonché per il riordino degli incentivi per la crescita e lo sviluppo sostenibile, finalizzate ad assicurare, nell'attuale situazione di crisi internazionale, un sostegno al sistema produttivo del Paese, anche al fine di garantire il rispetto degli impegni assunti in sede europea.
  Le misure contenute nel decreto-legge inseriscono in buona parte nelle raccomandazioni predisposte dalla Commissione europea in esito all'esame del programma di stabilità e del programma nazionale di riforma dell'Italia nell'ambito del Semestre europeo 2012 e, più in generale, nel quadro degli obiettivi ed indirizzi definiti dall'Unione europea in materia di crescita e occupazione.Pag. 322
  Le raccomandazioni, presentate dalla Commissione europea il 30 maggio 2012 ed esaminate dal Consiglio del 22 giugno, sono state avallate dal Consiglio europeo del 28-29 giugno, e saranno adottate in via definitiva dall'Ecofin del 10 luglio. Per quanto riguarda l'Italia, nei settori in cui interviene il decreto legge in oggetto, la Commissione raccomanda di dare attuazione del Piano d'azione coesione al fine di migliorare il tasso di assorbimento dei fondi strutturali europei, in particolare nel meridione; assumere ulteriori iniziative per affrontare la disoccupazione giovanile, incluse misure per promuovere la formazione orientata al lavoro, attraverso incentivi per lo start up delle nuove imprese e per le assunzioni; promuovere la mobilità del lavoro anche attraverso la generalizzazione del sistema di riconoscimento delle qualifiche professionali; ridurre il campo di applicazione delle esenzioni e delle deduzioni fiscali, nonché le al quote ridotte IVA; procedere in direzione dello spostamento del carico fiscale dal capitale e dal lavoro verso il consumo e i patrimoni, nonché promuovere una tassazione funzionale agli obiettivi ecologici; attuare la nuova legislazione in materia di liberalizzazioni e semplificazione nel settore dei servizi; semplificare ulteriormente il quadro normativo per le imprese e rafforzare la capacità amministrativa; migliorare l'accesso delle imprese agli strumenti finanziari, in particolare al capitale di rischio, per finanziare la crescita dimensionale e l'innovazione; realizzare la riorganizzazione, già pianificata, del sistema giudiziario civile, e promuovere l'uso degli strumenti extra-giudiziali; migliorare l'accesso al mercato nel settore delle reti, migliorare la capacità infrastrutturale e le interconnessioni.
  Il Consiglio europeo del 28-29 giugno ha, nel più ampio contesto delle misure in materia economica e finanziaria, approvato un Patto per la crescita e l'occupazione che definisce un quadro organico per l'adozione di misure, di natura legislativa e non legislativa, a livello nazionale, dell'UE e della zona euro. Il Patto prevede anzitutto l'impegno per gli Stati membri a perseguire politiche di consolidamento fiscale differenziato e favorevole alla crescita e che assicurino la sostenibilità dei sistemi previdenziali; a ristrutturare il sistema bancario e ripristinare il flusso ordinario del credito all'economia reale; a promuovere la competitività, portando avanti le riforme strutturali per liberare il proprio potenziale di crescita, anche attraverso l'apertura alla concorrenza delle industrie di rete, la promozione dell'economia digitale, lo sfruttamento del potenziale di un'economia verde, l'abolizione delle restrizioni ingiustificate imposte ai fornitori di servizi e l'agevolazione dell'avvio di un'attività commerciale; a combattere la disoccupazione, in particolare quella giovanile, avvalendosi delle possibilità di finanziare temporaneamente, a partire dal Fondo sociale europeo, gli incentivi a favore delle assunzioni, ed attuare contestualmente politiche di contrasto alla povertà e all'esclusione sociale; a modernizzare la pubblica amministrazione, in particolare rimediando ai ritardi della giustizia, riducendo gli oneri amministrativi e sviluppando i servizi amministrativi online. Con riferimento al contributo delle politiche dell'UE alla crescita, il Patto prevede, anzitutto, la mobilitazione di 120 miliardi di euro (equivalenti a circa l'1 per cento dell'RNL dell'UE) per misure ad effetto rapido a favore della crescita, combinando diversi interventi, tra i quali si segnalano l'aumento di capitale pari a 10 miliardi di euro per la Banca europea per gli investimenti (che dovrà essere deliberato dal consiglio dei governatori della BEI affinché entri in vigore entro il 31 dicembre 2012) allo scopo di accrescerne la capacità totale di prestito di 60 miliardi di EUR, liberando in tal modo fino a 180 miliardi di EUR di investimenti supplementari; l'avvio immediato della fase pilota relativa ai prestiti obbligazionari per il finanziamento di progetti infrastrutturali nei settori dei trasporti, dell'energia e dell'infrastruttura a banda larga (cd. project bonds), capaci di mobilitare, secondo le stime della Commissione, fino a 4,5 miliardi di euro di investimenti; la riprogrammazione dei Fondi strutturali. Pag. 323In particolare, nel rispetto delle regole di disimpegno, gli Stati membri potranno in cooperazione con la Commissione, usare parte degli stanziamenti dei fondi in modo tale da condividere il rischio di prestito della BEI e offrire garanzie sui prestiti per conoscenze e competenze, efficienza delle risorse, infrastrutture strategiche e accesso ai finanziamenti per le PMI; valutare l'eventualità di riassegnazioni all'interno delle dotazioni nazionali, nel rispetto delle norme vigenti; l'ampliamento dell'intervento del Fondo europeo per gli investimenti (fondo della BEI che investe in fondi di venture capital e strumenti con ripartizione del rischio per finanziarie le PMI), in particolare con riguardo all'attività di venture capital, in collegamento con le strutture nazionali esistenti.
  In secondo luogo, il Patto prospetta l'adozione da parte delle Istituzioni UE di misure legislative e non legislative volte, in particolare, a completare del mercato unico, con l'approvazione delle proposte ancora pendenti (relative ad appalti pubblici, firma elettronica e riconoscimento delle qualifiche professionali), la presentazione di ulteriori proposte della Commissione europea per l'autunno 2012 e l'attuazione della legislazione vigente, in particolare della direttiva sui servizi (che consentirebbe di realizzare un ulteriore utile economico fino a 330 miliardi di EUR); conseguire un mercato unico digitale funzionante entro il 2015, dando priorità alle misure per sviluppare ulteriormente il commercio elettronico transfrontaliero e stimolando la domanda per lo sviluppo di Internet ad alta velocità; completare il mercato interno dell'energia entro il 2014, garantendo che nessuno Stato membro rimanga isolato dalle reti europee di distribuzione del gas e dell'energia elettrica dopo il 2015; rafforzare lo Spazio europeo della ricerca, migliorando in particolare il sostegno all'R&S e le opportunità d'investimento per le start-up e PMI innovative; migliorare la mobilità dei lavoratori all'interno dell'UE, trasformando il portale EURES in un autentico strumento europeo di collocamento e assunzione; far contribuire la politica fiscale al risanamento di bilancio e alla crescita sostenibile. A questo scopo il Patto reca l'impegno proseguire i lavori sulle proposte della Commissione riguardanti la tassazione dell'energia, la base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società e la revisione della direttiva sulla tassazione dei redditi da risparmio; prende atto che alcuni Stati membri chiederanno una cooperazione rafforzata affinché la proposta di direttiva relativa a una tassa sulle transazioni finanziarie sia adottata entro dicembre 2012; impegna la Commissione a presentare un piano d'azione recante soluzioni concrete per potenziare la lotta contro la frode e l'evasione fiscali e presenterà a breve; precede che siano rapidamente convenute le direttive di negoziato per gli accordi sulla tassazione dei redditi da risparmio con i paesi terzi; impegna gli Stati membri che partecipano al patto Euro Plus a proseguire le loro discussioni strutturate in materia di politica tributaria.
  Il provvedimento sottoposto all'esame della Commissione si compone di 70 articoli. Di seguito, fornirà una sintetica descrizione delle singole misure contenute nel decreto legge, raggruppate in base ai distinti ambiti economici cui le medesime afferiscono.
  Gli articoli da 1 a 22 intervengono con misure per le infrastrutture, l'edilizia ed i trasporti. Viene in primo luogo introdotto un regime fiscale agevolato per gli interessi derivanti dalle obbligazioni emesse dalle società di progetto per finanziare gli investimenti in infrastrutture o nei servizi di pubblica utilità (project bond), consistente nell'assimilazione ai titoli di Stato e, dunque, a tassazione sostitutiva con aliquota al 12,5 per cento.
  Al fine di assicurare la sostenibilità economica dell'operazione di partenariato pubblico privato, viene esteso l'ambito di applicazione della normativa in materia di finanziamento di infrastrutture mediante defiscalizzazione, già introdotta dall'articolo 18 della legge di stabilità 2012 alla realizzazione di tutte le nuove opere infrastrutturali in partenariato pubblico-privato. Pag. 324
  Si introduce l'obbligo di indire sempre la conferenza di servizi preliminare nella procedura di finanza di progetto, che dovrà esprimersi sulla base del documento progettuale (studio di fattibilità o progetto preliminare) posto a base di gara, consentendo che esso sia modificato solo in presenza di significativi elementi emersi nelle fasi successive del procedimento.
  Al fine di favorire una maggiore partecipazione degli operatori economici, anche di medie e piccole dimensioni, nella realizzazione degli interventi presenti nel piano degli investimenti previsti nelle convenzioni di concessione, si eleva dal 50 al 60 per cento la percentuale minima che i titolari di concessioni sono tenuti ad affidare a terzi. Si elimina il limite massimo di 516 mila euro per la compensazione dei crediti d'imposta per gli enti locali che abbiano maturato il credito di imposta in relazione ai dividendi distribuiti dalle ex aziende municipalizzate trasformate in società per azioni, introducendo un vincolo di destinazione alla realizzazione di infrastrutture necessarie al miglioramento dei servizi pubblici.
  Viene reintegrata l'autorizzazione di spesa per la realizzazione delle opere e delle attività connesse allo svolgimento del grande evento «EXPO Milano 2015».
  Al fine di rendere disponibili risorse economiche attualmente immobilizzate, sono assoggettate all'imposizione IVA le operazioni relative a cessioni e locazioni di abitazioni effettuate dai costruttori anche oltre il limite dei cinque anni dall'ultimazione dei lavori.
  Per la ricostruzione e la ripresa economica nel territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo colpite dagli eventi sismici del 20-29 maggio 2012, oltre all'apprestamento urgente di moduli abitativi provvisori e di moduli destinati ad uso scolastico ed edifici pubblici, si prevede il procedimento per la ripianificazione del territorio comunale definendo le linee di indirizzo strategico per assicurarne la ripresa socio-economica, la riqualificazione dell'abitato e garantendo un'armonica ricostituzione del tessuto urbano abitativo e produttivo, tenendo anche conto dei nuovi insediamenti abitativi.
  In relazione alle spese documentate per le ristrutturazioni edilizie sostenute dal 26 giugno 2012 (data di entrata in vigore del decreto) fino al 30 giugno 2013, si dispone l'innalzamento della detrazione a fini Irpef dal 36 al 50 per cento e del limite dell'ammontare complessivo da 48.000 a 96.000 euro. È inoltre prorogata fino al 30 giugno 2013 la detrazione per le spese per interventi di riqualificazione energetica degli edifici, abbassando la percentuale dall'attuale 55 per cento (prevista fino al 31 dicembre 2012) al 50 per cento.
  Sono infine istituiti un Fondo per l'attuazione del Piano nazionale per le città per la riqualificazione di aree urbane, con particolare riguardo a quelle degradate e un Fondo per interventi infrastrutturali nei porti.
  Gli articoli da 23 a 59 recano misure per lo sviluppo economico. Con l'obiettivo prioritario di finanziare programmi ed interventi per la competitività e il sostegno dell'apparato produttivo sulla base di progetti di rilevante interesse nazionale, capaci di accrescere il patrimonio tecnologico del Paese, si provvede al riordino, alla razionalizzazione e alla riprogrammazione degli strumenti esistenti per l'incentivazione alle attività imprenditoriali, mediante abrogazione di norme, semplificazione di procedure e rimodulazione di precedenti normative. Inoltre il Fondo speciale rotativo per l'innovazione tecnologica (FIT) di cui all'articolo 14 della legge 17 febbraio 1982, n. 46, viene rinominato in Fondo per la crescita sostenibile e ad esso sono assegnate nuove finalità tra cui: promozione di progetti di ricerca, sviluppo e innovazione, rafforzamento della struttura produttiva, in particolare del Mezzogiorno e, infine, promozione della presenza internazionale delle imprese e l'attrazione di investimenti dall'estero.
  Si istituisce quindi un credito di imposta a favore di tutte le imprese che effettuano nuove assunzioni a tempo indeterminato di profili altamente qualificati. Pag. 325Sono rese più appetibili le obbligazione emesse dalle imprese per autofinanziarsi; si agevola la gestione delle crisi aziendali e, al contempo, si semplificano le procedure per gestire le crisi delle imprese da sovraindebitamento e favorire in tal modo la continuità aziendale.
  Nell'ambito delle misure per lo sviluppo e il rafforzamento del settore energetico, sono introdotte norme volte alla semplificazione delle procedure per la realizzazione di infrastrutture energetiche e alla liberalizzazione nel mercato del gas naturale.
  Si prevede quindi la revisione del sistema delle accise sull'elettricità e sui prodotti energetici per le imprese a forte consumo di energia nonché regimi tariffari speciali per i grandi consumatori industriali di energia elettrica.
  Tra le altre misure a sostegno delle imprese, segnala quelle volte alla promozione all'estero e all'internazionalizzazione delle imprese italiane, l'istituzione della società a responsabilità limitata a capitale ridotto, le misure per l'occupazione giovanile nella green economy e per le imprese nel settore agricolo, le norme di semplificazione per l'accesso al contratto di rete, la cedibilità del tax credit digitale.
  Sono quindi previste misure in materia di giustizia civile volte a modificare la disciplina delle impugnazioni sia di merito che di legittimità, mediante l'introduzione di un filtro di inammissibilità incentrato su una prognosi di non ragionevole fondatezza del gravame, formulata dal medesimo giudice dell'appello in via preliminare alla trattazione dello stesso.
  Le misure per la ricerca scientifica e tecnologica sono recate con gli articoli da 60 a 63. Al fine di rendere più funzionale il sistema pubblico della ricerca allo sviluppo ed all'innovazione del Paese, sono ridefiniti gli interventi di competenza del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca diretti al sostegno delle attività di ricerca fondamentale e di ricerca industriale, estese ai processi di sviluppo sperimentale. Gli obiettivi – esplicitati nella relazione illustrativa – sono quelli di indirizzare le disponibilità finanziarie verso progetti collegati funzionalmente alle politiche economiche del Paese, specializzando la ricerca verso settori nel quale si intende raggiungere un'eccellenza a livello internazionale, rendere sempre più connessa la ricerca di base e quella applicata e rivedere le procedure di valutazione, semplificandole e accentuando l'importanza delle quelle ex post. Si individuano i soggetti che possono beneficiare degli interventi e le tipologie ammissibili degli stessi.
  Per rispondere alla particolare situazione di crisi economico-finanziaria, si prevede, nell'ambito del Fondo per gli investimenti in ricerca scientifica e tecnologica (FIRST), una modalità di «copertura a garanzia» degli anticipi concessi alle imprese mediante la trattenuta dell'accantonamento di una quota del finanziamento dei progetti.
  Le misure per il turismo e lo sport sono invece contenute negli articoli da 64 a 67. È istituito il Fondo per lo sviluppo e la capillare diffusione della pratica sportiva, finalizzato alla realizzazione di nuovi impianti sportivi ovvero alla ristrutturazione di quelli esistenti, con una dotazione finanziaria, per l'anno 2012, fino a 23 milioni di euro. Si prevede, inoltre, il riconoscimento alle federazioni sportive nazionali e alle discipline sportive associate svolgenti attività sportiva per disabili la natura di associazione con personalità giuridica di diritto privato.

  Mario PESCANTE, presidente, si sofferma sulle disposizioni da ultimo richiamate dal relatore, con particolare riferimento all'articolo 65, che riconoscono alle federazioni sportive nazionali e alle discipline sportive associate svolgenti esclusiva attività sportiva per disabili, la natura di associazione con personalità giuridica di diritto privato. Ritiene si tratti di misure di grande importanza, per le quali, in qualità di vice presidente del Comitato internazionale olimpico, si batte da tempo, e che accoglie con particolare favore.

  Gianluca PINI (LNP) nel riservarsi di intervenire nuovamente sulle misure recate Pag. 326dal provvedimento, intende sin d'ora evidenziare – pur non potendosi dubitare della buona volontà del ministro Passera – come il decreto-legge in esame non riesca in alcun modo, a suo avviso, a rispondere agli obiettivi di rilancio dell'economia e della crescita e alle istanze avanzate dal mondo produttivo. Posto, infatti, che la preponderanza degli asset produttivi sono collocati nel nord del Paese, non si comprende perché si intervenga con una riallocazione degli incentivi che – sul modello dei fondi FAS per le aree sottoutilizzate – destina l'85 per cento delle risorse al Sud e solo il 15 per cento al Nord.
  Inoltre, il provvedimento configura un enorme portafoglio di risorse per la crescita sostenibile nella piena discrezionalità del Ministro, senza la possibilità di incidere sulla ripartizione degli incentivi.
  Sottolinea invece la positività delle misure che consentono un rapporto diretto tra Banca europea degli investimenti e regioni, senza intermediazione forzata dello Stato. Intende tuttavia segnalare al riguardo che non si tratta di una invenzione dell'attuale Governo ma di una pratica già avviata con successo dal vice presidente della regione Lombardia Andrea Gibelli e della quale occorre attribuire la paternità alla Lega Nord. La regione Lombardia è stata infatti la prima ed unica regione italiana ad aver siglato un importante accordo con la BEI al fine di sostenere il capitale circolante delle PMI.

  Rocco BUTTIGLIONE (UdCpTP) si chiede se gli incentivi richiamati dall'onorevole Pini e riallocati sul modello dei fondi FAS non siano proprio quei fondi europei destinati alle regioni meridionali e che servivano per attutire le differenze di sviluppo.

  Marco MAGGIONI (LNP) osserva come la continua e progressiva cessione di sovranità degli Stati nazionali rispetto alle Istituzioni europee non lasci ai Paesi membri molti strumenti per incentivare crescita e sviluppo. In questo quadro il decreto-legge in esame si configura come l'ennesimo provvedimento senza efficacia, privo di quello spirito di aggressione dei mercati che dovrebbe favorire un'occupazione di massa a livello manifatturiero e consentire agli imprenditori di beneficiare effettivamente degli aiuti forniti. Manca un'azione europea concertata, che possa consentire di affrontare il tema della protezione delle nostre economia, ciò che solo consentirebbe crescita, sviluppo e uscita dalla crisi.

  Mario PESCANTE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

DL 63/2012: Disposizioni urgenti in materia di riordino dei contributi alle imprese editrici, nonché di vendita della stampa quotidiana e periodica e di pubblicità istituzionale.
C. 5322 Governo, approvato dal Senato.
(Parere alla VII Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta del 3 luglio 2012.

  Nicola FORMICHELLA (PdL) riterrebbe opportuno richiamare, nelle premesse al parere che il relatore si accinge a formulare, il rilievo dell'articolo 3 del provvedimento, che reca disposizioni volte a favorire il passaggio all'editoria digitale.

  Enrico FARINONE (PD) sottolinea il rilievo del provvedimento, che sebbene rechi una disciplina transitoria, si inserisce nel complessivo quadro di interventi per la razionalizzazione della spesa.

  Mario ADINOLFI (PD), relatore, ringrazia i colleghi intervenuti e richiama le competenze della XIV Commissione, chiamata ad esprimersi sulla compatibilità comunitaria delle misure in esame.Pag. 327
  Osserva quindi che la transitorietà del provvedimento, richiamata dal collega Farinone, appare tuttavia significativa, in quanto nodo centrale del provvedimento è certamente il fatto che l'Italia dimostra, con le misure adottate, di voler intervenire seriamente sulle vergognose forme di contribuzione che hanno sino ad oggi caratterizzato il settore, alimentando in alcuni casi giornali del tutto inesistenti.
  Formula quindi una proposta di parere favorevole (vedi allegato 1).

  Gianluca PINI (LNP) preannuncia l'astensione del suo gruppo sulla proposta di parere formulata dal relatore. Valuta infatti positivamente il riferimento ad un sistema distorto di erogazione dei contributi che ha generato sprechi di risorse pubbliche, ma mantiene alcune perplessità su altri aspetti del provvedimento, che la temporaneità delle misure proposte lascia in sospeso.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole formulata dal relatore.

  La seduta termina alle 15.

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

  Mercoledì 4 luglio 2012. — Presidenza del presidente Mario PESCANTE.

  La seduta comincia alle 15.

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni: Modernizzazione degli aiuti di Stato dell'UE.
COM(2012)209 final.
(Parere alla X Commissione).
(Esame, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del regolamento, e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento all'ordine del giorno.

  Enrico FARINONE (PD), relatore, ricorda che la Commissione è chiamata ad esaminare la Comunicazione della Commissione europea «Modernizzazione degli aiuti di Stato dell'UE», presentata l'8 maggio 2012, e segnalata dal Governo come documento rilevante. Precisa preliminarmente che nella relazione si soffermerà sulle questioni più rilevanti sollevate dalla Commissione, rinviando per il dettaglio alla documentazione predisposta dagli Uffici.
  La Commissione europea ha presentato una strategia globale di riforma degli aiuti di Stato a livello UE, considerata l'importanza della politica della concorrenza in generale, ed in particolare del controllo sugli aiuti di Stato per garantire il corretto funzionamento del mercato interno.
  Secondo la Commissione un intervento in tale senso è giustificato dalla constatazione che la crisi economica e finanziaria ha rappresentato una minaccia per l'integrità del mercato interno in quanto ha: aumentato il rischio di reazioni anticoncorrenziali; reso necessario un maggiore intervento dello Stato per tutelare le categorie sociali più deboli e promuovere la ripresa economica; aumentato il divario tra gli Stati membri per quanto riguarda i margini di manovra per finanziare le proprie politiche; aumentato la pressione sui bilanci pubblici, rendendo necessario un risanamento degli stessi ed un migliore uso delle esigue risorse disponibili.
  In vista della presentazione delle relative proposte legislative, la Commissione intende consultare gli Stati membri ed avviare un dialogo aperto con il Parlamento europeo e le altre parti interessate. Al fine di massimizzarne i risultati, la Commissione sostiene la necessità che tale processo sia portato a termine entro la fine del 2013, ed i principali elementi della riforma entrino in vigore contemporaneamente. La necessità di completare il processo di modernizzazione entro la fine del 2013 è giustificato dalla Commissione con il fatto che proprio in quella data giungeranno a scadenza una serie di orientamenti in materia di aiuti di Stato, tra cui: il regolamento (CE) n. 1998/2006 sugli Pag. 328aiuti d'importanza minore (de minimis); il regolamento generale di esenzione per categoria (regolamento (CE) n. 800/2008); il regolamento (CE) n. 1628/2006 relativo agli aiuti di Stato per investimenti a finalità regionale; il regolamento (CE) n. 1857/2006 relativo agli aiuti di Stato a favore delle piccole e medie imprese attive nella produzione di prodotti agricoli; gli orientamenti comunitari sugli aiuti di Stato destinati a promuovere gli investimenti in capitale di rischio nelle piccole e medie imprese; a questi si aggiungono gli aiuti a ricerca, sviluppo e innovazione, all'ambiente, e alla banda larga (in tutto tali aiuti rappresentano più di due terzi degli aiuti concessi nell'UE). Dopo una prima fase dedicata all'allineamento e al consolidamento dei suddetti orientamenti, la Commissione intende intervenire anche sugli altri orientamenti. Inoltre, sempre nel 2013, saranno oggetto di revisione e di ridefinizione altri rilevanti strumenti UE di programmazione economica e finanziaria, che presentano importanti correlazioni con la disciplina in materia di aiuti di Stato: 1) l'approvazione del nuovo quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020; 2) l'approvazione delle nuove norme in materia di fondi strutturali sempre per il periodo 2014-2020.
  Le finalità individuate dalla Commissione sono in primo luogo quella di promuovere una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva. Nella Comunicazione si sottolinea l'importante ruolo che un mercato unico ben funzionante può svolgere per il perseguimento degli obiettivi della strategia Europa 2020. Gli aiuti di Stato possono svolgere un ruolo determinante al fine di stimolare la crescita nel mercato interno, a condizione che siano destinati a colmare specifiche carenze di mercato e che abbiano un effetto di incentivazione. A tale proposito la Commissione sostiene la necessità di rafforzare ulteriormente il collegamento tra gli obiettivi e le iniziative faro della strategia Europa 2020 con le norme in materia di aiuti di Stato. Ad avviso della Commissione, occorrerebbe una corsia preferenziale per il trattamento degli aiuti destinati a risolvere specifiche carenze di mercato e a conseguire obiettivi di interesse comune, con il minor effetto distorsivo possibile al fine di garantire un mercato unico aperto e concorrenziale. In particolare, la Commissione evidenzia la necessità di effettuare un solido controllo sugli aiuti, soprattutto per i mercati liberalizzati di recente – come ad esempio i trasporti, i servizi postali e, in misura minore, l'energia – nei quali gli operatori più rilevanti che ricevono sussidi statali continuano ad avere un ruolo preponderante.
  Per fare in modo che la modernizzazione degli aiuti di Stato possa favorire la crescita nell'UE, la Commissione propone di individuare e definire princìpi comuni che potrebbero riguardare: una definizione più chiara delle reali disfunzioni di mercato che devono essere affrontate; una valutazione più sistematica dell'effetto di incentivazione, prevedendo una maggiore responsabilità degli Stati membri nella definizione e nell'attuazione delle misure di sostegno per garantirne un uso ottimale; l'individuazione delle migliori pratiche per quanto riguarda le priorità di spesa di Europa 2020; una rapida analisi degli aiuti con un buon rapporto costi-benefìci suscettibili di stimolare la crescita.
  La Commissione sostiene la necessità di rendere coerenti con i suddetti princìpi gli orientamenti in materia di aiuti di Stato, al fine di razionalizzare gli strumenti a disposizione ed incoraggiare gli Stati membri a destinare le esigue risorse pubbliche verso priorità comuni. È soprattutto con riferimento a quest'ultimo aspetto che la Commissione evidenzia come un adeguato controllo sugli aiuti di Stato, oltre a migliorare la qualità delle finanze pubbliche, potrebbe contribuire al perseguimento dell'obiettivo di orientare meglio la spesa pubblica, che in buona parte assume la forma di aiuti di Stato, per renderla più efficiente ed efficace.
  La seconda finalità individuata dalla Commissione è di concentrare l'applicazione delle norme sui casi con il maggiore impatto sul mercato unico. Per perseguire Pag. 329tale obiettivo la Commissione intende procedere in via prioritaria alla revisione dei seguenti atti normativi:
   il regolamento (CE) n. 1998/2006 sugli aiuti d'importanza minore (de minimis) sulla base di una valutazione d'impatto dettagliata che tenga conto della situazione in tutti gli Stati membri e nel mercato interno, nonché delle implicazioni di tale revisione a livello di bilancio, valutando se l'attuale soglia stabilita dal regolamento corrisponda ancora alle condizioni del mercato;
   il regolamento di applicazione per permettere alla Commissione di dichiarare determinate categorie di aiuti compatibili con il mercato comune e dispensarle dall'obbligo di notifica ex ante;
   il regolamento generale di esenzione per categoria (regolamento (CE) n. 800/2008) per indirizzare meglio le risorse pubbliche verso determinati obiettivi prestabiliti, e semplificare il trattamento delle misure con importi di aiuto bassi. Nella comunicazione si precisa che, nel caso in cui la Commissione decidesse di aumentare la portata delle misure di aiuto esentate dall'obbligo di notifica, aumenterebbe la responsabilità degli Stati membri nel garantire la corretta applicazione della normativa in materia di aiuti di Stato.

  Di conseguenza, gli Stati membri dovranno verificare ex ante il rispetto delle norme sugli aiuti di Stato delle misure de minimis e dei casi che beneficiano di un'esenzione per categoria, invece la Commissione continuerà ad esercitare un controllo ex post su queste misure.
  Ulteriore finalità è quella di razionalizzare le norme ed accelerare i tempi di decisione. Col tempo, l'insieme delle norme che disciplinano gli aiuti di Stato ha dato forma ad un quadro giuridico complesso che, anche per il fatto di applicarsi senza distinzione alcuna alle varie tipologie di aiuti, rende difficile un adeguato controllo sugli aiuti di Stato. Al fine di garantire che le norme in materia di aiuti di Stato vengano applicate in maniera corretta, la Commissione sostiene la necessità di: rivedere e adeguare la normativa in materia allo scopo di definire un quadro regolamentare più chiaro e coerente; semplificare le norme e le procedure, promuovendo procedure decisionali più rapide e concentrando l'applicazione delle norme sulle questioni più importanti a livello di Unione europea; razionalizzare e assicurare l'applicazione coerente dei princìpi e degli orientamenti in materia. Al fine di perseguire i suddetti obiettivi, la Commissione si impegna a chiarire meglio la definizione degli aiuti di Stato fornita dall'articolo 107 del Trattato sul funzionamento dell'UE (TFUE) e ad aggiornare il regolamento di procedura relativo agli aiuti di Stato per quanto riguarda il trattamento delle denunce e gli strumenti di raccolta delle informazioni di cui dispongono gli operatori del mercato.
  Per completezza di informazione, invita tutti i colleghi a consultare il dossier predisposto dagli Uffici, nel quale sono riportate alcune tabelle contenute nella comunicazione riguardanti la ripartizione degli aiuti di Stato: in particolare, la tabella 1 riguarda il trend degli aiuti di Stato nel settore dell'industria e dei servizi in termini di percentuale del PIL. Nella parte alta sono indicati gli Stati membri più virtuosi nella concessione degli aiuti; la tabella 2 riguarda gli aiuti concessi dall'Italia nel 2010; la tabella 3 relativa agli aiuti totali concessi all'industria e ai servizi per motivi non connessi alla crisi; la tabella 4 riguardante gli aiuti settoriali e gli aiuti orizzontali nell'UE-27.
  A conclusione della relazione, ritiene utile informare la Commissione che l'esame della Comunicazione non è stato ancora avviato dal Parlamento europeo e dal Consiglio, mentre a livello di Parlamenti nazionali risulta avviato da parte del Senato belga, Senato ceco, Bundesrat tedesco, Sejm polacco, Parlamento svedese e House of Lords del Regno Unito.

  Mario PESCANTE, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Pag. 330

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sull'attuazione della direttiva sui servizi. Un partenariato per una nuova crescita nel settore dei servizi 2012-2015.
COM(2012)261 final.
(Parere alle Commissioni II e X).
(Esame, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del regolamento, e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento all'ordine del giorno.

  Isidoro GOTTARDO (PdL), relatore, ricorda che la Commissione è chiamata ad esaminare, ai sensi dell'articolo 127, la comunicazione della Commissione europea «Un partenariato per una nuova crescita nei servizi», presentata l'8 giugno 2012, e segnalata dal Governo come documento rilevante. Avverte che nella relazione si soffermerà sulle questioni più rilevanti sollevate dalla Commissione, rinviando per il dettaglio alla documentazione predisposta dagli Uffici.
  Nella comunicazione si dà conto dello stato di attuazione della c.d direttiva Servizi (direttiva 2006/123/CE), e si sottolinea il grande impatto economico della direttiva per il notevole impulso che essa ha dato alla liberalizzazione del mercato: è considerata una delle direttive più importanti del mercato unico in quanto presenta le maggiori potenzialità in termini di incremento del PIL europeo e di occupazione. La complessità degli adempimenti connessi alla sua attuazione e le profonde modifiche degli ordinamenti nazionali richieste a tal fine hanno causato notevoli ritardi nel suo recepimento (il termine previsto era il 28 dicembre 2009), nonché errori nella sua applicazione pratica.
  La Commissione europea propone di passare ad una nuova fase della realizzazione del mercato unico dei servizi, mediante l'adozione di ulteriori misure per fare in modo che i beneficî offerti dalla direttiva possano essere consolidati e che essa possa esplicare tutte le proprie potenzialità.
  Con particolare riferimento all'attuazione della direttiva in Italia, la Commissione osserva che i maggiori ostacoli all'attuazione integrale e corretta della direttiva sono riconducibili al fatto che, in virtù dell'ordinamento costituzionale italiano, le materie disciplinate da tale direttiva ricadono in parte nell'ambito della competenza condivisa tra Stato e regioni e ciò, ad avviso della Commissione, determina incertezza giuridica.
  Come rileva la Commissione, i servizi rappresentano più del 65 per cento del PIL e dell'occupazione nell'UE, e costituiscono la principale fonte di investimenti esteri diretti e di creazione di nuovi posti di lavoro. In particolare, i servizi che rientrano nel campo di applicazione della direttiva servizi (servizi alle imprese, compresi i servizi professionali; immobiliare; edilizia e artigianato; commercio al dettaglio; turismo; insegnamento privato) rappresentano più del 45 per cento del PIL dell'UE.
  In base alle valutazioni della Commissione europea, la piena attuazione della direttiva potrebbe determinare un aumento dello 0,8 per cento del PIL dell'UE nei prossimi 5-10 anni, suscettibile di raggiungere il 2,6 per cento qualora fossero abolite tutte le restrizioni ancora esistenti a livello nazionale e si agevolasse la prestazione di servizi su base transfrontaliera.
  Considerato che quasi tutte le attività di servizi di natura commerciale sono già coperte dalla normativa UE, ad avviso della Commissione non è necessario ipotizzare un'estensione del campo di applicazione della direttiva servizi, ma è sufficiente garantirne una piena e completa attuazione con particolare riguardo ai settori chiave quali i servizi alle imprese, l'edilizia, il settore immobiliare, il turismo e la vendita al dettaglio.
  La comunicazione individua sette settori prioritari di intervento: 1) «tolleranza zero» in caso di mancato rispetto delle disposizioni della direttiva Servizi; 2) massimizzare l'impatto economico della direttiva Servizi; 3) modernizzare il quadro normativo in materia di servizi professionali; 4) garantire che i consumatori traggano beneficio dalla direttiva servizi; 5) garantire il funzionamento delle norme del mercato unico sul campo; 6) tenere conto delle esigenze Pag. 331specifiche di alcuni settori (riconoscimento reciproco per i servizi specializzati; maggiore armonizzazione in alcuni settori della normativa in materia di tutela dei consumatori; iniziative specifiche per i servizi al dettaglio e alle imprese); 7) creare, entro la fine del 2014, sportelli unici di seconda generazione sulla base di criteri che la Commissione concorderà con gli Stati membri sotto forma di una «Carta degli sportelli unici».
  Per ciascuno di tali ambiti vengono indicate una serie di «azioni chiave» – con la data presunta di avvio – che la Commissione reputa di fondamentale importanza. La Commissione invita le Istituzioni europee e gli Stati membri a riconoscere il grado di priorità necessario all'attuazione delle azioni proposte entro i tempi previsti. Le misure adottate saranno oggetto di un attento monitoraggio da parte della Commissione stessa sia nell'ambito della governance del mercato unico sia nel quadro della vigilanza esercitata nel quadro del semestre europeo di coordinamento delle politiche economiche e, se necessario, nelle raccomandazioni per paese.
  La Commissione europea dedica uno specifico documento di lavoro (SWD(2012)148) all'attuazione della direttiva Servizi negli Stati membri dell'UE. Per quanto riguarda l'Italia, la Commissione esprime una valutazione complessivamente positiva sul recepimento della direttiva Servizi nell'ordinamento italiano, avvenuta mediante l'approvazione del decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59. Mantiene, tuttavia, qualche riserva sull'integrità e la completezza del recepimento in quanto, in virtù dell'ordinamento costituzionale italiano, le materie disciplinate dalla direttiva Servizi ricadono in parte nell'ambito della competenza condivisa tra Stato e regioni e ciò, ad avviso della Commissione, determina incertezza giuridica.
  Di seguito vengono segnalati una serie di aspetti della normativa che, secondo la Commissione, non sono pienamente conformi alle pertinenti disposizioni della direttiva e che pertanto devono essere affrontati in via prioritaria dalle autorità italiane al fine di garantire la piena e completa attuazione della direttiva stessa.
  Sportelli unici. Tra il 2010 e il 2011 in Italia si è registrato un significativo incremento del ricorso agli sportelli unici, che possono essere individuati mediante un portale gestito a livello centrale. Ad avviso della Commissione, in linea di massima tale portale fornisce un buon livello di informazioni sugli adempimenti amministrativi richiesti dalla direttiva Servizi, anche se allo stato attuale non consente di espletare tutte le procedure, con particolare riferimento a quelle che rientrano nelle competenze delle autorità regionali e locali. La Commissione riscontra ancora due questioni da risolvere: 1) la mancanza sul portale di informazioni riguardanti la prestazione di servizi transfrontalieri e di moduli in inglese; 2) la necessità di migliorare la comunicazione e le attività di promozione del portale e dei servizi che esso offre alle imprese, che risultano ancora poco conosciuti.
  Silenzio-assenso. La Commissione osserva che in molti casi, sia nella normativa nazionale italiana, sia in quella regionale, non viene menzionato il principio del silenzio-assenso (peraltro già vigente nell'ordinamento giuridico amministrativo italiano dal 1990) applicabile nel caso in cui sia necessaria una licenza, un'approvazione o altro tipo di autorizzazione per la prestazione di servizi. Inoltre, anche laddove è menzionato, tale principio non viene applicato dalle autorità competenti, spesso adducendo motivi imperativi di interesse generale come nel caso dell'edilizia e della ristorazione. La Commissione osserva, tuttavia, che le deroghe al principio del silenzio-assenso previste dalla normativa italiana di recepimento della direttiva Servizi non sono sempre giustificate da motivi imperativi di interesse generale. Raccomanda pertanto all'Italia di verificare se i casi in cui il principio del silenzio-assenso non viene applicato siano circoscritti a situazioni debitamente giustificate. A ciò si aggiunge il fatto che molti settori disciplinati dalla direttiva servizi ricadono nell'ambito di competenza delle regioni che hanno introdotto numerose Pag. 332deroghe ingiustificate al principio generale, in particolare nel settore del turismo e del commercio al dettaglio.
  Validità delle autorizzazioni. Ad avviso della Commissione sebbene il principio della validità delle autorizzazioni su tutto il territorio nazionale sia stato correttamente recepito nell'ordinamento italiano, il fatto che le regioni abbiano la competenza di rilasciare le autorizzazioni per molte attività (muratore, operatore sociale, giardiniere, ecc.) crea incertezza giuridica. Alla Commissione risulta, ad esempio, che tale principio non viene applicato nel settore del turismo (guide turistiche e agenzie di viaggi). La Commissione osserva che l'applicazione del principio sulla validità delle autorizzazioni su tutto il territorio nazionale è di particolare importanza per gli Stati membri con strutture amministrative decentrate; inoltre, il fatto che in uno Stato la concessione delle autorizzazioni per lo svolgimento di una determinata attività sia di competenza delle autorità regionali o locali non costituisce una valida ragione per giustificare una limitazione territoriale della validità delle autorizzazioni.
  Libertà di stabilimento. La direttiva stabilisce l'obbligo per gli Stati membri di abolire i regimi di autorizzazione ed altri adempimenti onerosi non giustificati, e di sostituirli con misure meno restrittive quali notifiche o dichiarazioni. In seguito alla valutazione della normativa italiana di recepimento della direttiva Servizi, la Commissione ha riscontrato restrizioni quantitative e territoriali nei settori del turismo, del commercio ambulante e delle attività commerciali in aree pubbliche, che ad esempio riservano l'accesso a particolari prestatori; inoltre, sono stati mantenuti i requisiti riguardanti la forma giuridica e le partecipazioni societarie nel settore dell'istruzione professionale e dell'artigianato. Sebbene continuino a sussistere diversi obblighi in materia di autorizzazioni, registrazioni o licenze necessarie per la prestazione di servizi, soprattutto a livello transfrontaliero e nel settore del turismo, la Commissione osserva che, in sede di recepimento della direttiva Servizi, l'Italia ha provveduto a sostituire il sistema di autorizzazioni vigente con un sistema meno oneroso di notifiche e dichiarazioni (SCIA) che possono essere trasmesse anche per e-mail e consentono di avviare l'attività lo stesso giorno in cui sono state effettuate. Inoltre, grazie ai recenti sviluppi normativi in materia di semplificazione amministrativa e liberalizzazioni, il Governo potrà proporre nuove disposizioni volte ad abrogare le restrizioni, le autorizzazioni e i divieti non giustificati al fine di rimuovere ostacoli e discriminazioni all'avvio di nuove attività economiche e di promuovere condizioni di equa concorrenza sul mercato.
  Libera prestazione di servizi. La Commissione osserva che, sebbene la normativa italiana che recepisce la direttiva Servizi non contenga specifiche disposizioni sui servizi transfrontalieri, una lettura sistematica della stessa consente di applicare in maniera sicura il principio della libera prestazione dei servizi. Anche in questo caso, tuttavia, la Commissione segnala il pericolo di incertezza giuridica per gli operatori del mercato dovuto al fatto che le leggi regionali non contengono nessuna disposizione in materia di prestazione transfrontaliera di servizi. Per quanto riguarda le restrizioni alla libertà di stabilimento per motivi di interesse generale riguardanti l'ordine pubblico, la pubblica sicurezza, la salute pubblica o la tutela dell'ambiente, poiché esse non sono state definite nella normativa di recepimento della direttiva Servizi, può essere fatta soltanto una valutazione a posteriori riferendosi alle norme di recepimento della direttiva con riferimento ai vari settori e attività. Inoltre, non è possibile individuare le autorità competenti a dire quale dei suddetti motivi si potrà applicare. La normativa italiana opera una distinzione tra prestazione di servizi transfrontalieri e libera prestazione di servizi. In linea di massima i prestatori di servizi stabiliti in un altro Stato membro non devono conformarsi agli obblighi previsti per i prestatori stabiliti in Italia. Ma anche in questo caso non si precisa quali autorità e in quali circostanze potranno decidere Pag. 333quando il rispetto di determinati obblighi sia giustificato dai motivi imperativi di interesse generale precedentemente richiamati. Anche in questo caso la Commissione osserva che la maggior parte dei problemi deriva dalla complessità dell'ordinamento giuridico italiano e dall'esistenza di normative regionali configgenti sia con la direttiva Servizi sia con la normativa di recepimento nazionale.
  A conclusione della relazione, ritiene utile informare la Commissione che l'esame della Comunicazione non è stato ancora avviato dal Parlamento europeo e dal Consiglio, mentre a livello di Parlamenti nazionali risulta avviato da parte del Bundesrat tedesco e del Parlamento svedese.

  Mario PESCANTE, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Proposta di regolamento relativo alla organizzazione comune dei mercati della pesca e dell'acquacoltura.
COM(2011)416.

Comunicazione della Commissione sulla riforma della politica comune della pesca.
COM(2011)417.

Relazione della Commissione sulla conservazione e lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nell'ambito della politica comune della pesca.
COM(2011)418.

Comunicazione della Commissione sulla dimensione esterna della politica comune della pesca.
COM(2011)424.

Proposta di regolamento relativo alla politica comune della pesca.
COM(2011)425.

Proposta di regolamento relativo al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca.
COM(2011)804).

(Parere alla XIII Commissione).
(Seguito dell'esame congiunto e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame congiunto dei provvedimenti in oggetto, rinviato nella seduta del 19 ottobre 2011.

  Mario PESCANTE, presidente, avverte che agli atti in esame è stata abbinata la Proposta di regolamento relativo al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (COM(2011)804).

  Isidoro GOTTARDO (PdL), relatore, segnala che effettivamente il 2 dicembre 2011 la Commissione europea ha approvato la proposta di regolamento per il nuovo FEAMP (Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca) COM(2011)804, che dovrà sostituire l'attuale FEP (Fondo europeo per la pesca) e coprirà il periodo finanziario 2014-2020 con una dotazione complessiva di circa 6,5 miliardi di euro. Il nuovo fondo avrà le modalità di gestione degli altri fondi strutturali (Fondo europeo di sviluppo regionale, Fondo sociale europeo, Fondo di coesione, Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale).
  Illustra quindi i contenuti di tale atto, evidenziando che il FEAMP ha una forte caratterizzazione ambientale, pur facendo riferimento alla strategia «Europa 2020», anche per la dimensione sociale (crescita intelligente, sostenibile e inclusiva). Il fondo mira non solo a raggiungere gli obiettivi previsti dalla riforma della Politica comune della pesca (PCP), ma anche gli obiettivi della Politica marittima integrata (PMI); include, inoltre, alcune misure che in passato erano finanziate attraverso strumenti dedicati.
  Ricorda che il finanziamento relativo ai settori della politica comune della pesca (PCP) e della Politica marittima integrata (PMI) è definito nella proposta della Commissione per il quadro finanziario pluriennale (QFP) per il periodo 2014-2020, che individua i principali orientamenti di bilancio.
  Il FEAMP si struttura attorno a 4 pilastri: a) pesca efficiente e sostenibile (gestione condivisa); b) acquacoltura efficiente e sostenibile (gestione concorrente); c) sviluppo sostenibile e sviluppo territoriale inclusivo (gestione condivisa); d) politica marittima integrata (gestione centralizzata diretta). Pag. 334
  Inoltre, il FEAMP includerà misure di accompagnamento nei seguenti settori: raccolta dati e pareri scientifici; controllo; governance; mercati della pesca (comprese le regioni ultraperiferiche); contributi volontari alle Organizzazioni internazionali; assistenza tecnica.
  Gli importi di bilancio FEAMP per il periodo 2014-2020 ammontano a euro 6.567.000.000 di cui 1,047 miliardi saranno dedicati alle misure a gestione diretta, principalmente alle PMI. La dotazione destinata ad interventi strutturali nel settore della Pesca è di 4,535 miliardi, mentre 477 milioni sono dedicati alle misure di controllo e 358 milioni alla raccolta dati. Sono previsti anche finanziamenti alle regioni ultraperiferiche ed alle misure di stoccaggio, che però dovranno comunque esaurirsi entro il 2019).
  La ripartizione dei fondi fra gli Stati membri sarà effettuata in funzione dell'importanza del settore della pesca e dell'acquacoltura in ciascun Paese. I parametri da utilizzare per le misure destinate alla pesca e all'acquacoltura sono: il livello dell'occupazione; il livello della produzione; la percentuale di piccola pesca nell'ambito della flotta nazionale. Per tutte le misure è previsto anche un criterio di allocazione «storica».
  Il FEAMP presenta talune nuove caratteristiche rispetto al FEP: una dimensione sociale rafforzata, la promozione della coesione sociale e la creazione di occupazione; una maggiore attenzione alla pesca e all'acquacoltura innovative, sostenibili e competitive; un nuovo approccio strategico alla programmazione; un allineamento con i sistemi di funzionamento degli altri Fondi; un quadro di monitoraggio e di valutazione definiti in collaborazione con gli Stati membri; un maggiore utilizzo di strumenti di ingegneria finanziaria; norme di ammissibilità semplificate, in comune con altri Fondi.
  La proposta di regolamento stabilisce un collegamento più forte con la sostenibilità ambientale, e la sovraccapacità viene individuata come il problema principale della PCP ed uno dei fattori chiave della pesca eccessiva.
  Tuttavia, al fine di raggiungere tali obiettivi non sono più previsti né aiuti pubblici e programmi di rottamazione. Il FEAMP sosterrà invece i sistemi di «concessioni di pesca trasferibili».
  I finanziamenti previsti per la pesca dovranno anche favorire il passaggio alla gestione basata sul Rendimento massimo sostenibile e sulla proibizione dei rigetti, attraverso misure comprendenti una maggiore selettività degli attrezzi e delle tecniche di pesca. Il 16 per cento della dotazione del FEAMP è destinato allo sviluppo della Politica marittima integrata, che si basa sulle competenze attualmente distribuite all'interno della Commissione, e promuove la coerenza e l'interazione tra gli obiettivi perseguiti dalle varie politiche marittime settoriali. Anche la raccolta dati, il controllo e le misure di mercato, inclusa la compensazione per le regioni ultraperiferiche, saranno gestiti assieme alle misure dell'attuale FEP, nell'ambito della gestione concorrente, che copre la maggior parte delle spese FEAMP.
  Il nuovo approccio alla programmazione strategica dovrebbe garantire una migliore integrazione tra i 5 fondi strutturali. Infine, la Commissione europea introduce il principio di condizionalità: gli Stati membri e i beneficiari devono dimostrare l'utilizzo del finanziamento ricevuto, al fine di agevolare il conseguimento delle priorità politiche della UE.
  Richiamando i contenuti di tutti gli atti all'ordine del giorno, formula quindi una proposta di parere favorevole con osservazioni (vedi allegato 2), che sottopone alla valutazione della Commissione ai fini di una sua approfondita valutazione.

  Mario PESCANTE, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.20.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.20 alle 15.25.

Pag. 335