CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 14 giugno 2012
666.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
COMUNICATO
Pag. 178

SEDE REFERENTE

  Giovedì 14 giugno 2012. — Presidenza del vicepresidente Giuliano CAZZOLA.

  La seduta comincia alle 13.55.

Disposizioni in materia di totalizzazione dei periodi assicurativi e di estensione del diritto alla pensione supplementare.
C. 3871 Gnecchi, C. 4260 Cazzola, C. 4384 Poli, C. 5219 Fedriga.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta del 17 maggio 2012.

  Giuliano CAZZOLA, presidente, ricorda che nella giornata di oggi proseguiranno i lavori del Comitato ristretto, nominato dalla Commissione per il seguito dell'istruttoria legislativa sulle proposte di legge in titolo. Al riguardo, comunica che – dopo l'ultima riunione dello stesso Comitato ristretto – è stata nel frattempo assegnata alla Commissione anche la proposta di legge C. 5219 Fedriga: poiché tale proposta verte su materia analoga a quella recata dai progetti di legge di cui è già iniziato l'esame, ne è stato disposto – secondo quanto richiesto dei presentatori – l'abbinamento ai sensi dell'articolo 77, comma 1, del Regolamento.
  Fa presente, pertanto, che il Comitato ristretto, convocato immediatamente al termine della corrente seduta, potrà verificare la possibilità di definire l'unificazione Pag. 179dei testi in esame, ivi compreso il provvedimento appena citato.
  Rinvia, quindi, il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.

COMITATO RISTRETTO

  Giovedì 14 giugno 2012.

Disposizioni in materia di totalizzazione dei periodi assicurativi e di estensione del diritto alla pensione supplementare.
C. 3871 Gnecchi, C. 4260 Cazzola, C. 4384 Poli, C. 5219 Fedriga.

  Il comitato ristretto si è riunito dalle 14 alle 14.05.

SEDE CONSULTIVA

  Giovedì 14 giugno 2012. — Presidenza del vicepresidente Giuliano CAZZOLA.

  La seduta comincia alle 14.05.

Disposizioni per favorire le transazioni commerciali tra le imprese.
Testo unificato C. 3970 Dal Lago e abb.

(Parere alla X Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Massimiliano FEDRIGA (LNP), relatore, osserva che il testo unificato in esame è il frutto dell'abbinamento di diversi provvedimenti da parte della X Commissione, che ha definito un articolato finalizzato sostanzialmente a rimediare ai ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali fra le imprese, favorendo ogni possibile misura diretta ad accelerare le procedure per l'acquisizione dei crediti. In particolare, rileva che il provvedimento trasmesso dalla Commissione di merito, come risultante dagli emendamenti approvati nel corso dell'esame in sede referente, definisce le procedure per l'attuazione della direttiva comunitaria 2011/17/UE, relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, disciplinando anche i profili concernenti gli obblighi contrattuali, le modalità di pagamento e gli interessi legali di mora. Fa notare che, in questo contesto, l'articolo 3 del testo unificato introduce, in caso di ritardo di pagamento, la facoltà per l'impresa creditrice di chiedere alla camera di commercio la certificazione del credito nei riguardi di altra impresa, che ne attesti l'esistenza e l'esigibilità: sulla base del certificato di cui all'articolo 3, l'impresa creditrice può chiedere al giudice competente – ai sensi dell'articolo 4 – di pronunziare ingiunzione di pagamento e il giudice ingiunge all'impresa debitrice di procedere al pagamento senza dilazione, autorizzando l'esecuzione provvisoria del decreto; al contempo, l'articolo 5 disciplina le modalità per l'opposizione all'ingiunzione e per la mediazione, mentre l'articolo 6 definisce le sanzioni per l'eventuale contraffazione della relativa documentazione.
  Sotto il profilo delle competenze della XI Commissione, segnala che il provvedimento contiene un unico aspetto degno di menzione, contenuto all'articolo 3, comma 8, lettera d), del testo unificato: si tratta della norma che individua i requisiti che l'impresa deve possedere per ottenere il rilascio del certificato dell'esistenza del credito di cui al medesimo articolo 3, nel cui ambito rientra – alla citata lettera d) – anche la dimostrazione del regolare adempimento degli obblighi contributivi. Per tali ragioni, considerate positivamente le finalità del provvedimento e preso atto che il testo risultante dall'esame delle proposte emendative presso la Commissione di merito non contiene disposizioni di particolare interesse per la XI Commissione, fatta salva la condivisibile norma concernente la regolarità contributiva, ritiene Pag. 180opportuno formulare una proposta di parere favorevole sul provvedimento in esame.

  Giuseppe BERRETTA (PD) giudica opportuno svolgere i necessari approfondimenti sul provvedimento in esame.

  Giuliano CAZZOLA, presidente, preso atto della richiesta formulata, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.10.

SEDE REFERENTE

  Giovedì 14 giugno 2012. — Presidenza del vicepresidente Giuliano CAZZOLA indi del presidente Silvano MOFFA. – Interviene il viceministro del lavoro e delle politiche sociali, Michel Martone.

  La seduta comincia alle 14.10.

Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita.
C. 5256 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta del 12 giugno 2012.

  Giuliano CAZZOLA, presidente e relatore, ricorda che – secondo quanto unanimemente convenuto nella riunione di ieri dell'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi – nella seduta odierna è previsto che si esauriscano gli interventi di carattere generale e che, tra le giornate di lunedì 18 e mercoledì 20 giugno abbia luogo un ciclo di audizioni informali sulle tematiche oggetto del provvedimento in esame. Avverte, peraltro, che lo stesso ufficio di presidenza ha altresì concordato di fissare per la mattina di giovedì 21 giugno un'ulteriore seduta da dedicare all'esame preliminare, nella quale sarà consentito lo svolgimento degli eventuali interventi residui dei deputati che ne facciano richiesta, mentre nella seduta pomeridiana dello stesso giovedì 21 giugno avranno luogo le repliche dei relatori e del rappresentante del Governo; sempre nella riunione di ieri, si è convenuto che il termine per la presentazione di emendamenti al disegno di legge in titolo resti confermato per le ore 12 del prossimo venerdì 22 giugno.
  Infine, fa presente che il Ministro per i rapporti con il Parlamento, in data 13 giugno, ha trasmesso alla Commissione la relazione tecnica aggiornata relativa al disegno di legge in esame, positivamente verificata dal Ministero dell'economia e delle finanze-Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, ai sensi dell'articolo 17, comma 8, della legge n. 196 del 2009.

  Fiorella CECCACCI RUBINO (PdL) ritiene il provvedimento in esame una occasione mancata, dal momento che esso è privo di una visione organica dei problemi e non appare in grado di contribuire alla crescita della produttività e dell'occupazione, specialmente quella femminile.
  Giudica in termini negativi, in particolare, la parte del provvedimento relativa agli ammortizzatori sociali, ritenuta poco strutturale ed insufficiente, soprattutto laddove non prevede adeguate tutele nei confronti dei lavoratori atipici, tra i quali cita quelli dello spettacolo, a suo avviso duramente penalizzati da tali misure (fatta eccezione per talune limitate disposizioni a loro favore introdotte nel testo a seguito di sue ripetute sollecitazioni svolte in sede di sindacato ispettivo). Fa notare che per tale categoria di lavoratori il carattere discontinuo delle prestazioni lavorative rappresenta una dimensione continua e naturale che richiederebbe interventi diversi da quelli contemplati nel presente provvedimento: in tal senso, auspica che possa essere valorizzato l'ottimo lavoro svolto dalla XI Commissione sull'argomento, mediante il recupero di talune importanti disposizioni recanti ampie tutele sociali a favore dei lavoratori dello spettacolo, contenute in una proposta normativa Pag. 181pendente da tempo in sede referente. Ritiene necessario, pertanto, modificare le disposizioni del testo in esame relative al contratto a termine, al fine di evitare che le imprese siano costrette a «disfarsi» dei lavoratori dello spettacolo – per lo più giovani artisti – rivalutando anche le norme relative all'incremento della contribuzione a carico dei lavoratori titolari di partita IVA (per lo più lavoratori impiegati nel settore della cultura e dell'informazione), che rischiano di ridurre al minimo il loro reddito.
  Fatto notare che il nuovo sistema degli ammortizzatori sociali appare, quindi, ben lontano dall'avere un carattere universale, escludendo una grande parte di lavoratori precari, auspica un significativo miglioramento del testo in esame, al fine di porre le basi per un serio rilancio dell'occupazione e dello sviluppo.

  Angelo SANTORI (Misto) osserva, innanzitutto, come il settore agricolo non abbia partecipato sistematicamente al tavolo di confronto tra Governo e parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali, che si è tenuto nei mesi scorsi, anche se ha avuto altre occasioni per rappresentare al ministro Fornero e alle forze politiche che sostengono il Governo la propria posizione su tale delicato tema per gli equilibri sociali ed economici del Paese. Evidenzia, infatti, che si tratta di temi che per gli imprenditori rivestono particolare interesse, in ragione della natura delle imprese agricole datoriali di medie-grandi dimensioni, spesso condotte in forma societaria, che occupano manodopera dipendente in modo strutturale e rilevante: non può infatti essere sottaciuto che l'occupazione dipendente del settore agricolo rappresenta una quota importante del mercato del lavoro, sia in termini quantitativi che qualitativi, come dimostrano i dati riferiti dall'INPS. Ritiene, dunque, che il lavoro agricolo meriti la massima attenzione e considerazione all'interno del contesto economico-sociale del Paese. In tale ottica, formula una serie di considerazioni in merito al disegno di legge in esame, finalizzate a chiarire alcuni passaggi importanti del provvedimento.
  Con riguardo ai contratti a tempo determinato, osserva che le modifiche alla disciplina di questa tipologia contrattuale contenute nel disegno di legge appaiono eccessivamente restrittive, sia rispetto alla normativa europea sia rispetto alle esigenze del mondo produttivo, e segnatamente di quello agricolo, caratterizzato da necessità occupazionali ricorrenti e di breve periodo. In particolare, chiede di eliminare l'incremento contributivo dell'1,4 per cento destinato a finanziare l'ASPI o, quantomeno, di escludere dall'ambito di applicazione dello stesso non solo le attività stagionali elencate nel d.P.R. n. 1525 del 1963, ma anche quelle indicate nella contrattazione collettiva in vigore, nonché di ridurre gli intervalli in caso di riassunzione dello stesso lavoratore che il disegno di legge ha ampliato da 10 a 60 giorni, se il contratto scaduto è di durata fino a sei mesi, e da 20 a 90 giorni, se il contratto scaduto è di durata superiore a sei mesi.
  Per quanto concerne il lavoro a progetto, osserva come le collaborazioni coordinate e continuative a progetto abbiano rappresentato un interessante strumento contrattuale per le imprese agricole più moderne ed evolute, che hanno bisogno anche di prestazioni caratterizzate da un elevato grado di professionalità ed autonomia. Pur comprendendo la necessità di introdurre disposizioni che evitino un uso improprio dello strumento contrattuale, ritiene eccessiva la presunzione contenuta all'articolo 1, comma 23, lettera g), del provvedimento, secondo la quale i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, anche a progetto, sono considerati rapporti di lavoro subordinato sin dalla data di costituzione del rapporto, nel caso in cui l'attività del collaboratore sia svolta con modalità analoghe a quella svolta dai lavoratori dipendenti dell'impresa committente, con esclusione delle prestazioni ad alto contenuto professionale individuate dalla contrattazione collettiva. Chiede, quindi, l'eliminazione di tale previsione.Pag. 182
  Con riguardo ad altre prestazioni lavoro autonomo, come le partite IVA, osserva che anche questo tipo di rapporti hanno una certa frequenza nell'imprenditoria agricola più moderna ed evoluta. Non condivide, dunque, la presunzione contenuta all'articolo 1, comma 26, del provvedimento in esame, che introduce nella legge n. 276 del 2003 l'articolo 69-bis, secondo cui sono considerate collaborazioni coordinate e continuative le prestazione rese da titolari di partita caratterizzate da almeno due condizioni.
  Sul tema della flessibilità in uscita, ritiene opportuno ricordare preliminarmente che, in agricoltura, l'articolo 18 delle legge n. 300 del 1970 – nella vecchia e nella nuova formulazione – trova applicazione alle imprese che occupano più di cinque lavoratori (e non più di quindici come negli altri settori). Ricorda che, secondo i dati INPS le imprese agricole che superano tale soglia dimensionate sono oltre 20.000. Osserva che, con riguardo alle nuove norme sui licenziamenti, appare eccessiva la discrezionalità riconosciuta al giudice nel caso di licenziamento per giustificato motivo oggettivo, giacché il magistrato può applicare la reintegrazione nel rapporto di lavoro ogni qualvolta accerti la manifesta insussistenza del fatto posto a base del licenziamento per giustificato motivo oggettivo. Ritiene che occorra, quindi, modificare tale previsione, limitandola alla ipotesi in cui manchi qualunque nesso causale tra il motivo oggettivo addotto ed il recesso del datore di lavoro.
  Ritiene anche necessario rivedere la procedura prevista dall'articolo 1, comma 40, del provvedimento in esame, che impone alle imprese che occupano più di 5 lavoratori (se agricole) o più di 15 (se di altri settori) di esprimere una procedura obbligatoria dinanzi alla Direzione territoriale del lavoro prima di provvedere al licenziamento per giustificato motivo oggettivo. Osserva che la durata del procedimento – che tra convocazione e tentativo di conciliazione può essere anche 27 giorni (salvo ritardi e inefficienze) – espone le imprese e l'INPS al rischio che il lavoratore possa utilizzare impropriamente la malattia per procrastinare gli effetti del licenziamento. Ritiene, al riguardo, che debba essere quantomeno previsto che gli effetti del licenziamento retroagiscano al momento dell'intimazione del recesso da parte del datore di lavoro.
  Con riguardo, poi, ai fondi bilaterali, ricorda che l'articolo 3 del provvedimento in esame prevede che le risorse dei Fondi interprofessionali per la formazione continua, istituiti ai sensi della legge n. 388 del 2000, possono confluire ai fondi bilaterali che potranno essere costituiti dalle parti contrattuali per fornire forme di integrazione salariale o altre forme di sostegno al reddito dei lavoratori. A prescindere da ogni considerazione circa l'opportunità di «confondere» le somme destinate al finanziamento delle politiche attive del lavoro (formazione continua) con quelle di sostegno al reddito, rileva che – per quanto riguarda il settore agricolo – è preliminarmente necessario, considerata la frammentarietà del sistema imprenditoriale agricolo, introdurre forme di facilitazione all'adesione dei fondi interprofessionali da parte delle aziende del settore primario, mediante la previsione del meccanismo del silenzio assenso, in analogia con quanto previsto per l'iscrizione ai fondi di previdenza. Ritiene che, in tal modo, il fondo interprofessionale agricolo potrebbe disporre di risorse congrue da utilizzare per le finalità istituzionali vecchie e nuove.

  Ivano MIGLIOLI (PD) fa notare che la presente riforma del mercato del lavoro si colloca in un inquietante scenario di crisi internazionale, dominato da dinamiche produttive ed occupazionali in peggioramento, come dimostrano i dati ufficiali, forniti anche da organismi internazionali, riguardanti i ridotti livelli del PIL, la forte disoccupazione (soprattutto femminile e giovanile), la scarsa competitività delle imprese, i bassi salari, l'elevata tassazione sul lavoro, il forte ricorso agli ammortizzatori sociali.
  Manifestata, quindi, l'esigenza di agevolare lo sblocco delle risorse a favore del finanziamento degli strumenti di sostegno Pag. 183al reddito, soprattutto a favore delle zone del Paese più svantaggiate (tra cui cita quelle dell'Emilia Romagna, regione colpita di recente da una drammatica calamità naturale), osserva che, più che procedere ad una mera attività di manutenzione del sistema del mercato del lavoro, come avviene con il presente provvedimento, sarebbe stato preferibile agire con politiche organiche e complessive, coordinate a livello europeo, al fine di far derivare la creazione di posti di lavoro dal semplice rilancio della crescita economica. Ritiene che nulla sia stato fatto in tal senso, soprattutto se si prendono a riferimento gli ultimi anni di gestione del precedente Governo di centrodestra, al quale imputa la responsabilità di aver sottovalutato la crisi economica di portata mondiale e di non aver predisposto le adeguate misure di sostegno all'economia.
  Fatto presente che il suo gruppo sostiene con responsabilità un Governo tecnico al quale è demandato il compito di salvare il Paese, cercando di rimediare ai danni compiuti negli anni passati, fa notare che il testo in esame non appare idoneo a contribuire all'ammodernamento del mercato del lavoro, non affrontando i veri nodi strutturali del sistema, che hanno a che fare, a suo avviso, con l'avvio di serie politiche attive di accesso al lavoro. A proposito del sofferto percorso di elaborazione della riforma in questione, osserva che ci si è inutilmente soffermati su sterili discussioni di carattere dogmatico ed ideologico (come nel caso delle proposte di modifica dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori), giungendo a forme di compromesso che, ignorando i problemi reali della gente, hanno finito per scontentare tutte le parti interessate. Fa notare che è solo grazie al contributo costruttivo del suo gruppo e, per la flessibilità in uscita, dello stesso segretario del Partito Democratico, che si sono potuti migliorare alcuni aspetti del testo in esame, soprattutto al fine di promuovere il contrasto all'utilizzo distorto delle tipologie contrattuali flessibili, favorire la partecipazione dei lavoratori in azienda, portare avanti la lotta alle dimissioni in bianco (seppur attuata mediante un meccanismo che appare ancora farraginoso): osserva, in proposito, che su tali ambiti materiali è stato raggiunto un ragionevole equilibrio che, a suo avviso, andrebbe salvaguardato anche in questo passaggio parlamentare, a garanzia del rispetto del vincolo di maggioranza che tiene uniti i gruppi che sostengono il Governo.
  Ritiene, quindi, che gli schieramenti politici debbano concentrarsi su altri parti del provvedimento che presentano forti elementi di criticità, affrontando in Commissione le questioni più problematiche, nell'ambito di un confronto il più possibile libero da quelle posizioni di rigidità politica che invece l'esame in Assemblea imporrebbe di assumere. Fa riferimento, in particolare, all'opportunità che – piuttosto che sulle disposizioni relative alla flessibilità in entrata e all'articolo 18 della legge n. 300 del 1970 – si intervenga sulla parte del testo relativa agli ammortizzatori sociali, estendendola alle categorie di lavoratori flessibili ancora esclusi (tra cui cita anche taluni lavoratori del settore agricolo, per i quali si delineano forti prospettive di esclusione sociale), definendo in termini certi anche il periodo di transizione da un regime all'altro.
  Auspica, in conclusione, che il confronto parlamentare, anche con il Governo, possa condurre a un significativo miglioramento del testo, pur nel rispetto dei rigidi vincoli finanziari che regolano ormai severamente i bilanci dello Stato, scongiurando ipotesi di fiducia da parte del Governo anche in questo ramo del Parlamento, che potrebbero rendere vano il lavoro di approfondimento svolto.

  Simone BALDELLI (PdL) osserva come l'esame del provvedimento debba partire in ogni caso dalla considerazione del dato che, in una fase di recessione economica, una delle conseguenze è rappresentata dall'aumento del numero dei disoccupati e che l'unica vera ricetta per creare nuova occupazione sia incentivare la crescita economica. Tale dato, infatti, viene spesso dimenticato, tralasciando di considerare che nessuna normativa può produrre, di per sé, una maggiore occupazione.Pag. 184
  Invita, poi, a considerare l'altro dato centrale della questione, secondo cui la maggior parte dei lavoratori impiegati in modo flessibile provengono dall'economia sommersa, di guisa che il suo gruppo ha sempre considerato le forme di flessibilità sul lavoro come alternativa al lavoro nero e non, invece, come alternativa al lavoro a tempo indeterminato: su questa impostazione culturale si gioca anche la differenza con altri orientamenti politici, di stampo più marcatamente ideologico.
  Ritiene, quindi, che il provvedimento in esame costituisca un'occasione mancata di riforma, pur ricordando come il testo originario presentato dal Governo sia stato poi modificato nel confronto con le parti sociali al Senato. Concorda, al riguardo, con l'onorevole Miglioli sul fatto che la Commissione costituisce il luogo naturale per condividere le modifiche migliorative che si ritenessero necessarie, soprattutto a seguito dei suggerimenti provenienti dalle audizioni delle rappresentanze datoriali e sindacali. A questo riguardo, peraltro, ricorda come al Senato siano stati trovati punti di mediazione, come sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e sulla flessibilità, che lasciano comunque una certa amarezza in capo a tutte le parti interessate.
  In conclusione, dichiara di porsi in una posizione, nei confronti del provvedimento in esame, per un verso curiosa e per altro verso interlocutoria, ritenendo che la vera occasione consisterà non tanto nel provvedimento così come trasmesso da Senato, bensì nel lavoro che su di esso potrà fare la Commissione.

  Maria Anna MADIA (PD), pur condividendo la tesi secondo la quale una forte ripresa occupazionale non potrebbe che derivare da un rilancio della crescita, propiziata a livello europeo anche mediante la previsioni di misure incisive (quali, ad esempio, la tassazione delle rendite finanziarie), ritiene, allo stesso tempo, che non possa esservi alcuno sviluppo produttivo in assenza di misure di sostegno all'occupazione giovanile e femminile, che forniscano adeguate tutele sociali a favore dei lavoratori più svantaggiati, rispetto ai quali ritiene sia ingiustamente sceso il livello di attenzione dell'opinione pubblica (anche a causa dell'emersione di talune altre serie problematiche sociali riguardanti, ad esempio, i cosiddetti «esodati»). Ritiene necessario, pertanto, affrontare con forza tutti i dualismi presenti nel mercato del lavoro italiano, che contrappongono cinicamente uomini e donne, Sud e Nord, giovani e anziani, riconducendo il «sistema Paese» ad un maggiore equilibrio sociale in nome di una più equa redistribuzione delle risorse disponibili. Da questo punto di vista, giudica il provvedimento in esame fortemente deludente, soprattutto se si prendono a riferimento le dichiarazioni pubbliche inizialmente pronunciate dal Ministro Fornero, secondo le quali si sarebbe dovuta avviare una vera e propria riforma strutturale in senso universale degli ammortizzatori sociali. Fa notare, infatti, che il nuovo sistema degli strumenti di sostegno al reddito appare insufficiente a coprire tutte le categorie di lavoratori flessibili coinvolti nella crisi, mancando la previsione di misure strutturali soprattutto nei confronti dei lavoratori più penalizzati, tra i quali cita i trentenni e i quarantenni, costretti ad una precarietà priva di tutele.
  Osserva che l'introduzione di misure di favore esclusivamente nei confronti di alcune limitate categorie di lavoratori più giovani, nonché la conferma di criteri fortemente restrittivi per il riconoscimento dell'indennità una tantum per i lavoratori a progetto, oltre all'assunzione di scelte negative come l'innalzamento della contribuzione a carico dei titolari delle partita IVA o il mantenimento della gran parte dei contratti flessibili, denotano la mancanza di una volontà politica che sia finalmente tesa a risolvere i veri nodi del mercato del lavoro.
  Pur rilevando che il testo in esame contiene, in alcune sue parti, degli aspetti positivi, come nel caso della disciplina dell'apprendistato o dei tirocini, ritiene, pertanto, che il provvedimento sia privo di interventi coraggiosi e contenga misure inefficaci, permeate da uno spirito ideologico Pag. 185quasi arrogante, in presenza del quale appare impossibile prefigurare sviluppi positivi per le sorti del Paese, anche tenuto conto dei rigidi vincoli di bilancio che regolano l'azione dell'Esecutivo.

  Lucia CODURELLI (PD) ricorda, innanzitutto, come il provvedimento in discussione abbia l'ambizione, da parte di chi lo ha presentato alle Camere, di rispondere alle carenze oggi presenti nel mercato del lavoro, alla precarietà presente e alla troppa flessibilità, di cui si è ampiamente abusato in questi anni. Osserva come troppe aspettative siano state create per le enfatiche promesse fatte dal Ministro Fornero: tali promesse hanno illuso giovani e donne, che sono i veri protagonisti esclusi dal mondo del lavoro, bloccando il Paese e fermato il mondo del lavoro.
  Rileva, pertanto, che il provvedimento in esame non risponde alla vera sfida: la riforma delle pensioni non si regge in piedi, riflettendosi anche sul problema degli esodati, laddove si prevede il meccanismo inaccettabile della «lotteria» tra soggetti svantaggiati. Stigmatizza, quindi, l'odiosa e – a suo avviso – anticostituzionale legge sulla ricongiunzione onerosa delle posizioni previdenziali, osservando come la riforma in discussione perda completamente credibilità, a fronte di nessun sostegno per la ripresa e una debolissima azione sugli strumenti attuativi.
  Pur essendo consapevole che il provvedimento è inserito nel contesto economico e politico europeo, improntato al rigore richiesto dalla Banca centrale europea, apprezza lo sforzo compiuto dai relatori al Senato per giungere ad una sintesi capace di tenere insieme culture profondamente diverse. Osserva come il Partito Democratico avrebbe, infatti, scelto soluzioni diverse per l'articolo 18, avrebbe investito maggiori risorse per l'occupazione giovanile e per gli ammortizzatori sociali, rafforzando l'ASPI e la mini-ASPI, nell'ottica di renderli davvero universali da subito, con un impegno forte a sostegno del lavoro delle donne, investendo sulla conciliazione.
  Ricordando i dati citati dal relatore Cazzola sul tasso di occupazione, ritiene che le misure in materia di salario minimo, stage, voucher e ammortizzatori sociali siano meglio di un'immobilità assoluta, anche considerando la situazione contingente di crisi dei conti pubblici. Ricorda, poi, il problema delle dimissioni in bianco, per cui era stata valutata in Commissione una diversa proposta che riteneva più incisiva, mentre il provvedimento in esame appare veramente insoddisfacente e macchinoso. Ritiene insufficiente anche la soluzione individuata per le false partite IVA, in quanto penalizza i veri lavoratori autonomi.
  Con riguardo, poi, all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, ritiene che la soluzione individuata sia un «pasticcio», che servirà soltanto per aumentare il contenzioso. Auspica, poi, che si possa fare di più per sfoltire la pletora di tipologie contrattuali e per affrontare il tema della reimpiegabilità dei lavoratori ultracinquantenni.
  In conclusione, nell'augurarsi che la Commissione possa condividere misure migliorative con riguardo al lavoro delle donne, ai doveri di genitorialità e ai carichi di cura, ritiene che si debba pervenire ad una rinnovata concertazione che permetta di superare la crisi attuale, per fare una riforma all'altezza della sfida che ha di fronte il Paese.

  Silvano MOFFA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, fa presente che, ai deputati che intendono ancora svolgere un proprio intervento nel dibattito di carattere generale, nella prevista seduta di giovedì 21 giugno, saranno concessi tempi coerenti con il calendario dei lavori definito dall'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi.
  Rinvia, quindi, il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.40.