CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 8 marzo 2012
618.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (VI e X)
COMUNICATO
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UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DEI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

Giovedì 8 marzo 2012.

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 16.10 alle 16.40.

SEDE REFERENTE

Giovedì 8 marzo 2012. - Presidenza del presidente della VI Commissione Gianfranco CONTE, indi del vicepresidente della VI Commissione Cosimo VENTUCCI. - Intervengono il sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico Claudio De Vincenti e il sottosegretario di Stato per i Rapporti con il Parlamento Antonio Malaschini.

La seduta comincia alle 16.40.

DL 1/2012: Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività.
C. 5025 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito dell'esame e rinvio).

Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 7 marzo scorso.

Gianfranco CONTE, presidente, informa che, alla luce delle decisioni assunte nell'odierna riunione congiunta degli uffici di presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite, l'esame preliminare del provvedimento si concluderà nella seduta di oggi e che il termine per la presentazione degli emendamenti rimane fissato alle ore 13 di lunedì 12 marzo prossimo.
Avverte inoltre che nel pomeriggio di lunedì 12 marzo si procederà ad alcune audizioni informali, ai fini dell'istruttoria legislativa sul provvedimento.

Manuela DAL LAGO, presidente della X Commissione, comunica che, ai sensi dell'articolo 79 del Regolamento della Camera, ritiene opportuno esercitare direttamente le funzioni di relatore per la X Commissione sul provvedimento in esame.

Ivano STRIZZOLO (PD), pur esprimendo apprezzamento per gli sforzi compiuti dal Governo per consolidare e stabilizzare i conti pubblici, e pur riconoscendo che il provvedimento in esame è stato

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sotto molti profili migliorato dal Senato, ritiene tuttavia che, in una fase economica di recessione, accanto agli interventi normativi sulla stabilità, sia necessario prevedere adeguati interventi volti a favorire una rapida ripresa della crescita. Sottolinea infatti come il problema della crescita economica determini pesanti ripercussioni sull'occupazione e sul gettito fiscale, la cui diminuzione rischia di vanificare gli sforzi che i cittadini hanno compiuto e che sono ancora chiamati a compiere.
Comprendendo le difficoltà di tradurre in interventi concreti la condivisa affermazione circa la necessità di favorire la crescita economica, ritiene quindi che il provvedimento in esame avrebbe potuto contenere delle misure maggiormente incisive.
Citando, a titolo esemplificativo, le disposizioni relative al settore delle farmacie e dei notai, osserva, per quanto riguarda la prima tematica, come sarebbe stato preferibile consentire la vendita dei prodotti farmaceutici appartenenti alla «fascia C» nelle parafarmacie, nonché stabilire che la redazione di taluni atti pubblici non rientrasse più nella competenza esclusiva dei notai.
Con riferimento alle problematiche concernenti l'accisa sui carburanti, rileva come, a seguito dell'incremento del carico fiscale, in alcuni territori di confine sia notevolmente aumentata la propensione dei consumatori ad effettuare il rifornimento di carburante nei Paesi confinanti e come, pertanto, agli effetti negativi di tale misura sull'inflazione si aggiungano anche le ripercussioni negative sulle entrate dell'Erario. Esprime peraltro apprezzamento per l'impegno assunto dal Governo a risolvere la questione nell'ambito del decreto-legge n. 16 del 2012, recante semplificazioni in materia tributaria attualmente all'esame del Senato.
Quanto agli interventi volti alla liberalizzazione del settore del commercio, dopo avere ribadito la necessità di favorire la crescita economica, osserva come, a suo giudizio, le misure volte ad estendere l'orario di apertura dei negozi, ovvero ad accrescere il numero dei negozi, possano sortire effetti negativi, determinando l'uscita, in una situazione di crisi come quella attuale, degli imprenditori marginali che non abbiano la possibilità di ridurre i prezzi dei beni posti in vendita.
Pur condividendo la ratio dell'articolo 28, con il quale si vuole svincolare il cittadino che contrae un mutuo dall'obbligo di sottoscrivere una polizza assicurativa sulla vita, osserva come la disposizione preveda delle procedure eccessivamente complesse.
Esprime conclusivamente un giudizio positivo sul provvedimento nel suo complesso, auspicando tuttavia che alle misure in esso contenute possa essere attribuita maggiore incisività ed efficacia, anche al fine di favorire la ripresa della crescita economica del Paese.

Francesco BARBATO (IdV) esprime forte rammarico per il contenuto del provvedimento che, a suo giudizio, non assicura maggiore spazio alla concorrenza, non liberalizza il mercato e non è idoneo a determinare alcuna riduzione dei prezzi e delle tariffe.
Si sofferma quindi sull'articolo 35 che detta, tra l'altro, disposizioni in materia di tesoreria unica, evidenziando come le disposizioni in esso contenute producano un effetto fortemente negativo per le regioni e gli enti locali, ponendosi in netta controtendenza rispetto ai recenti interventi normativi in tema di federalismo fiscale, volti invece a valorizzare e responsabilizzare le amministrazioni locali.
Sottolinea quindi come l'Esecutivo in carica dimostri una particolare sensibilità nei confronti delle banche, considerando i relativi interessi prevalenti rispetto a quelli dei cittadini, ponendosi in tal modo come un vero e proprio «Governo banchiere» che agisce quale commissario liquidatore dei partiti che lo sostengono, i quali sono oramai giunti al termine del loro ciclo vitale e sperano solo di essere mantenuti in vita dall'assetto politico emerso con la nascita del Governo Monti.
Osserva inoltre, con riferimento all'articolo 32, come le disposizioni, in esso

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contenute, relative all'installazione sugli autoveicoli dei meccanismi elettronici denominati «scatola nera», al fine di contrastare il fenomeno delle frodi assicurative, non siano certamente in grado di consentire la riduzione dei costi delle polizze, ma favoriscano invece situazioni di monopolio o di oligopolio, a tutto vantaggio del grandi gruppi assicurativi e dei cosiddetti «poteri forti».
Ritiene che l'articolo 34, relativo all'obbligo di confronto delle tariffe r.c. auto, sia formulato in maniera illogica e senza tenere conto di come, negli ultimi anni, la crisi economica e le scelte delle compagnie assicurative abbiano determinato, nel Mezzogiorno, la chiusura di moltissime agenzie assicurative, desertificando il panorama assicurativo del Sud. Sottolinea, pertanto, come in tali zone del territorio nazionale non sia concretamente possibile usufruire delle offerte di compagnie assicurative, e come ciò renda sostanzialmente inefficace e inutile la norma in questione.
Rileva altresì come l'articolo 28, relativo alle assicurazioni connesse all'erogazione di mutui immobiliari e di credito al consumo, risulti inutile e assuma una valenza meramente propagandistica, in quanto gli istituti bancari continuano a rimanere del tutto liberi da qualsiasi vincolo posto a tutela degli utenti.
In generale, ritiene che le disposizioni recate dal decreto-legge non rappresentino affatto un vero intervento di liberalizzazione del settore e non attenuino minimamente la posizione di svantaggio degli utenti rispetto agli istituti di credito, rilevando come un esempio evidente di come le banche penalizzino i propri correntisti nell'esercizio della funzione di erogazione dei mutui potrà essere offerto da una videoregistrazione, da lui stesso effettuata negli uffici bancari siti all'interno della Camera e che andrà in onda sul canale televisivo La 7 in occasione dell'odierna puntata della trasmissione «Piazza pulita».

Alberto TORAZZI (LNP) esprime forti perplessità sulle affermazioni del Presidente del Consiglio circa la capacità del decreto-legge in esame di incidere positivamente sul PIL del Paese, ritenendo del tutto illusorio che l'intervento legislativo possa aumentare il prodotto del Paese di una percentuale pari al 10 per cento.
Nell'elencare in dettaglio i profili di criticità che caratterizzano l'articolato, lamenta in primo luogo l'inutilità dell'articolo 1, comma 4, che prevede l'adeguamento, da parte di comuni, province, città metropolitane e regioni, ai principi sulle liberalizzazioni entro il 31 dicembre 2012, anche ai fini della valutazione di virtuosità ivi contemplata, avanzando inoltre perplessità sull'articolo 2, relativo alla istituzione del Tribunale delle imprese, di cui contesta l'efficacia e soprattutto l'operatività delle sezioni specializzate.
Fa quindi notare, in merito all'articolo 4, circa la promozione della concorrenza nelle amministrazioni pubbliche, come la Presidenza del Consiglio dei ministri divenga il referente unico delle autorità indipendenti sulle comunicazioni relative alle restrizioni della concorrenza, profilandosi in tal modo un'impostazione verticistica del sistema di controllo che non sembra possa risolvere le attuali distorsioni operative in materia.
In ordine all'articolo 5-bis, che concede nuove risorse a favore dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, sottolinea come, tra le autorità indipendenti, soltanto l'Autorità per l'energia abbia svolto efficacemente i compiti ad essa preposti, mentre tutti gli altri organismi hanno dimostrato inefficienze operative e permeabilità alle sollecitazioni delle diverse lobby.
In merito all'articolo 5-ter, che prevede l'elaborazione, a cura dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, di un rating di legalità delle imprese, evidenzia come la norma, di fatto, contraddica gli obiettivi di semplificazione e snellimento del sistema perseguiti dallo stesso provvedimento.
Valuta quindi negativamente la disciplina recata dall'articolo 9, che sembra non realizzare una vera e propria liberalizzazione del settore delle professioni regolamentate, manifestando altresì dubbi

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sulle finalità perseguite dall'articolo 11, in materia di vendita dei farmaci, che di fatto penalizza le farmacie dei piccoli centri.
Sottolinea quindi come le norme di cui all'articolo 15 sulla separazione proprietaria tra SNAM ed ENI renda entrambe le società facilmente «scalabili» e sembri, di fatto, agevolare le mire dei poteri forti sui relativi asset, ponendo in tal modo a rischio interessi fondamentali del Paese.
Fa quindi notare come l'articolo 21, afferente al mercato dell'energia elettrica, privilegi un'impostazione in cui risultano del tutto carenti gli opportuni incentivi, lamentando, altresì, la mancanza di un'efficace perequazione dei costi degli impianti di produzione nei diversi territori.
Rileva come l'articolo 24-bis, sul contributo degli esercenti dei servizi idrici, di fatto aumenti il peso degli oneri burocratici nel settore, evidenziando inoltre come la norma comporti un'evidente lesione delle prerogative degli enti locali e favorisca le utilities estere.
Lamenta quindi come l'articolo 24-ter, relativo alle gare per le concessioni idroelettriche, finisca per colpire le regioni e gli enti locali.
Con riferimento all'articolo 25, in materia di servizi pubblici, rileva come molte delle previsioni in esso contenute risultino contrarie ai risultati del recente referendum e costituiscano un favore alle lobby rappresentative degli interessi delle utilities straniere. Parimenti discutibile appare l'articolo 27-quater, concernente la disciplina sulla composizione degli organi delle fondazioni bancarie, rispetto al quale evidenzia come tale normativa non trovi equivalenti negli altri Paesi europei, e rischi pertanto di ritorcersi a danno del Paese.
In merito all'articolo 35, avanza rilievi critici sulla disciplina ivi contemplata, che delinea una sorta di ricatto finanziario attraverso cui lo Stato offre titoli di Stato in alternativa ai pagamenti cui hanno diritto i fornitori delle pubbliche amministrazioni.
Si riserva quindi di approfondire l'articolo 36, relativo alla regolazione in materia di trasporti, esprimendo, peraltro, il dubbio, che tali previsioni, tra le quali è contenuta anche l'istituzione dell'Autorità di regolazione dei trasporti, non si applichino al settore delle concessioni autostradali.
In ordine all'articolo 51, concernente la disciplina circa l'affidamento a terzi nelle concessioni, ritiene necessario coordinare tali previsioni con le norme contenute nello Statuto delle imprese.
Rileva quindi come le previsioni degli articoli 59-ter e 60-bis sembrino volere almeno in parte compensare gli errori compiuti dal Governo con l'istituzione, ad opera del decreto-legge n. 201 del 2011, della tassa di stazionamento sui natanti, che ha fortemente penalizzato il settore della nautica da diporto.
Dichiara quindi di apprezzare l'articolo 65, relativo agli impianti fotovoltaici in ambito agricolo, reputando che esso determinerà un positivo impatto sulle tariffe elettriche, mentre paventa che il principio fissato dall'articolo 69, concernente la dichiarazione preventiva in caso di spostamento del prestatore di servizi, produrrà evidenti danni alle imprese nazionali.
Con riferimento alle norme in materia aeroportuale contenute nel decreto-legge, ritiene opportuno comprendere quali effetti esse potranno avere sugli slot aeroportuali per la tratta Milano-Roma.
Per quanto riguarda l'articolo 86, relativo alla convenzione per la gestione automatizzata dei pagamenti dovuti per le pratiche di motorizzazione, ritiene che la disposizione favorisca di fatto le lobby del settore, anche a causa della mancata reciprocità con gli altri Stati. Analoghe considerazioni possono compiersi con riferimento all'articolo 88, relativo al regime di deducibilità degli interessi passivi per le società fornitrici di acqua, energia, teleriscaldamento, nonché servizi di smaltimento e depurazione, il quale rischia di danneggiare le società in house che svolgono tali servizi, a tutto vantaggio di competitori esteri.
Segnala altresì il possibile effetto pernicioso dell'articolo 94, in materia di domanda

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di sgravio dei diritti doganali, che sembra favorire, più che altro, le imprese delocalizzate.
Si riserva quindi un approfondimento sulle previsioni di cui all'articolo 95 e ribadisce come nel suo complesso il provvedimento non sembri certo poter determinare quella crescita del 10 per cento del PIL indicata dal Presidente del Consiglio.

Fabio GARAGNANI (PdL) esprime una valutazione positiva sul provvedimento nel suo complesso, che semplifica diverse norme che hanno paralizzato il mercato e la concorrenza.
Pur apprezzando talune opportune modifiche apportate al testo nel corso dell'esame al Senato, evidenza tuttavia come alcune previsioni recate dal decreto-legge non agevolino le attività delle imprese e degli enti locali, ma le irrigidiscono attraverso la previsione di nuovi e talvolta gravosi adempimenti burocratici e amministrativi. Ravvisa quindi l'esigenza che siano più precisamente definite alcune norme del provvedimento in materia di trasporti, insediamenti commerciali, rifiuti urbani.
Passando ad alcuni aspetti del provvedimento, paventa che l'istituzione del tribunale delle imprese, prevista dall'articolo 2, possa provocare una burocratizzazione ulteriore del sistema.
Avanza rilievi quindi critici in merito al ruolo attribuito dall'articolo 4 del decreto-legge, ai sensi del quale la Presidenza del Consiglio si profila quale unico terminale finale delle comunicazioni delle autorità di garanzia sulla concorrenza, ritenendo che ciò rischi di determinare un inutile irrigidimento del sistema in senso centralistico.
Evidenzia altresì gli effetti negativi che potrebbero derivare dalle previsioni dell'articolo 7, concernenti la tutela delle microimprese dalle pratiche commerciali ingannevoli o aggressive, in particolare per quanto riguarda l'interazione tra la disciplina statale e quella delle regioni e gli enti locali, che hanno in materia ampie competenze normative. Deplora inoltre, sempre a tale proposito, come il provvedimento non affronti la questione dei rapporti tra la piccola e la media distribuzione e i supermercati, che andrebbero regolamentati da una disciplina regionale, non per impedirne in assoluto lo sviluppo, ma per non pregiudicare le possibilità commerciali della piccola e media distribuzione ed evitare di favorire la costituzione di monopoli.
Ritiene inoltre necessario chiarire e meglio calibrare la disciplina, di cui all'articolo 11, relativa alla vendita dei farmaci, al fine di evitare interventi vessatori o poco ragionevoli. In tale ambito nota come l'estensione della possibilità di vendere farmaci nelle parafarmacie debba fare i conti con la circostanza che non sempre in tali strutture è presente un farmacista, nonostante la previsione di legge in materia.
Ritiene, in conclusione, che un provvedimento di tale portata avrebbe dovuto affrontare in termini più incisivi il problema della definizione del complessivo ruolo della piccola e media impresa nel contesto dell'economia nazionale.

Federico TESTA (PD), in merito alla tematica concernente la separazione proprietaria di ENI e SNAM, ritiene che l'articolo 15 del decreto-legge costituisca un risultato positivo, in quanto, in un Paese che utilizza prevalentemente gas, è fondamentale rendere competitiva la disciplina, in ordine ai profili della libertà di accesso alle infrastrutture e degli investimenti. Reputa necessario aumentare quindi il numero degli stoccaggi di gas. Rammenta che nel corso dell'esame al Senato sono stati presentati degli emendamenti volti a rendere graduale il passaggio ai 177 ambiti previsti dalla normativa, deplorando tuttavia l'avvenuta dichiarazione di inammissibilità dei predetti emendamenti la cui mancata approvazione determina, di fatto, una riduzione del numero degli operatori del settore, con una evidente forzatura in un ambito in cui non sussistono significative economie di scala.
Valuta quindi negativamente la previsione di cui all'articolo 25, comma 3, lettera a),

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che estende al settore del gas la disciplina introdotta dal decreto-legge n. 138 del 2011, la quale precludeva la possibilità di partecipare a gare agli operatori che avevano degli affidamenti diretti. Rammenta che tale previsione non si applica alle società quotate in borsa, rilevando come l'attuale previsione peggiori la disciplina rendendola applicabile anche al settore del gas. Osserva quindi come tale decisione rappresenti un errore e determini una forma di protezionismo che non agevola lo sviluppo economico; ritiene infatti che tali imprese rappresentino in patrimonio di competenze e professionalità del Paese, e non debbano avere paura di confrontarsi a viso aperto col mercato.
Ricorda che al Senato era stato presentato un emendamento per consentire alle piccole e medie imprese di associarsi per consentire una riduzione dei costi dell'energia. Ritiene infatti che il costo dell'energia stia diventando un problema drammatico, anche per la prevedibile crescita, nei prossimi mesi, della componente A3 della bolletta, che dovrebbe attestarsi attorno alla cifra di sei miliardi. Ricorda, a tale proposito, che la componente A3 della bolletta è pagata dalle famiglie e dalle piccole e medie imprese, essendo la grande impresa esentata da questo onere. Ricorda, inoltre, che circa un mese fa si è dovuta interrompere per due giorni l'erogazione di energia ad alcune grandi imprese a causa della crisi del gas, avendo esse sottoscritto un contratto del gas a tariffa che prevede una clausola di interrompibilità del servizio, il cui onere ricade comunque sulle famiglie. Rileva pertanto come l'energia abbia in Italia un prezzo molto elevato per le famiglie e le piccole e medie imprese, e che sia fondamentale risolvere questo problema per favorire la competitività del tessuto produttivo nazionale. Preannuncia, quindi, la presentazione di un emendamento volto a trasferire i costi su altri soggetti e a favorire la cogenerazione di energia ad alto rendimento nelle piccole e medie imprese.
Per quanto riguarda poi la tariffa dell'acqua, rileva come in Italia, alla luce del referendum e, in particolare, del secondo quesito referendario approvato a stragrande maggioranza dai cittadini - che deve essere rispettato, sebbene sia, a suo parere, tecnicamente sbagliato - siano bloccati quasi tutti gli investimenti nel settore idrico. Ciò è dovuto ad un'interpretazione restrittiva, per cui deve essere considerato persino il costo del capitale tra le fattispecie investite dal pronunciamento referendario per cui i comuni, non potendo scaricare sulla bolletta i costi dei mutui accesi per gli acquedotti, sono impossibilitati a effettuare investimenti seppure necessari. Fa presente, a tale riguardo, che insieme al deputato Causi, ha presentato una proposta di legge sulla materia, preannunciando in ogni caso, la presentazione di un emendamento al provvedimento in esame per affrontare lo stesso problema, sebbene sia ben consapevole che tale atto avrà valore più che altro di testimonianza, non essendovi in questa fase le condizioni per affrontare e risolvere il problema. Sollecita, tuttavia, il Governo ad accelerare la soluzione di tali questioni con il trasferimento delle competenze all'Autorità dell'acqua.

Marco CAUSI (PD) giudica in termini nettamente positivi l'intervento legislativo adottato dal Governo con il decreto-legge in esame, che, al di là di alcuni punti da chiarire o migliorare, rappresenta una positiva scossa all'intero sistema politico e istituzionale del Paese. In tale contesto evidenzia come le difficoltà emerse nel corso dell'iter parlamentare del provvedimento non siano dovute all'azione del Governo o al lavoro, certamente positivo, svolto dal Senato, ma all'estremo ritardo con il quale si sono affrontati i veri problemi del Paese.
Con particolare riferimento all'articolo 25, recante modifiche alla disciplina sui servizi pubblici locali, considera molto positivamente le correzioni apportate all'articolo 4 del decreto-legge n. 138 del 2011 che avevano introdotto alcune deroghe in materia di affidamento dei servizi pubblici e che erano state criticate fortemente dal suo gruppo. In tale contesto positivo, ritiene, tuttavia, che il Governo

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abbia mancato di intervenire su un aspetto del medesimo articolo 4, segnatamente sul comma 32, lettera d), che prevede una deroga all'obbligo di messa a gara dei servizi per le imprese privatizzate, confliggendo in tal modo con lo spirito di liberalizzazione che dovrebbe caratterizzare la normativa in materia.
Per quanto riguarda invece l'articolo 27-bis, introdotto dal Senato, il quale dispone la nullità di tutte le clausole che prevedano commissioni per le banche per la concessione di linee di credito, chiede al Governo di valutare ulteriormente i profili di carattere finanziario di tale previsione, rilevando come la relazione tecnica predisposta dal Governo sul maxiemendamento presentato al Senato affermi che la norma non ha effetti finanziari in quanto interviene su rapporti tra privati. Ritiene tuttavia opportuno che il Governo approfondisca tale problematica, evidenziando come la disposizione possa determinare impatti rilevanti sui ricavi netti degli operatori bancari, determinando in tal modo una ricaduta negativa sul gettito tributario.

Il sottosegretario Claudio DE VINCENTI precisando preliminarmente di volersi soffermare solo sulle questioni centrali poste nel dibattito, senza la pretesa di rispondere a tutti le questioni poste, fa presente, rispetto alle critiche del deputato Torazzi circa le nuove risorse assegnate alle Autorità indipendenti, come l'aumento del personale dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, previsto dall'articolo 24-bis, il cui onere è peraltro stato coperto, si sia reso necessario per le nuove competenze nel settore idrico conferite all'Autorità dal decreto-legge n. 201 del 2011. Per questo motivo il Governo ha espresso parere favorevole alla proposta emendativa presentata al Senato in materia con cui è stato inserito il predetto articolo, ritenendo che tale rafforzamento sia indispensabile per mettere a punto le regole del settore idrico, anche in funzione di rilancio degli investimenti e di apertura concorrenziale del settore, anche alla luce dei risultati del recente referendum in materia.
In riferimento ai rilievi mossi dallo stesso deputato Torazzi circa il funzionamento delle Autorità, sottolinea come l'articolo 5-bis si riferisca all'Autorità garante della concorrenza e del mercato,la quale rappresenta un vero e proprio fiore all'occhiello dell'Italia a livello internazionale, in quanto svolge in modo egregio il suo compito di tutela della concorrenza e del mercato, mai suscitando alcuna perplessità sul suo funzionamento.
Per quanto riguarda quindi i problemi connessi alle tariffe idriche, il Governo ritiene che, nel momento in cui il decreto-legge n. 201 del 2011 ha conferito all'Autorità per l'energia elettrica e il gas i poteri della legge n. 481 del 1995, essi troveranno soluzione nella prassi regolatoria.
In merito all'articolo 15 del provvedimento, finalizzato ad assicurare la piena terzietà della società SNAM Spa che gestisce i servizi regolati di trasporto, stoccaggio, rigassificazione e distribuzione del gas, fa presente come il Governo ritenga di aver realizzato un'operazione importante, non finalizzata, come affermato dal deputato Torazzi, a favorire i poteri forti, ma piuttosto tesa a garantire una indipendenza rispetto non solo all'ENI ma anche a tutte le altre società del settore energetico, operando una scelta di promozione della concorrenza e di politica industriale che consentirà alla SNAM di diventare un elemento fondamentale per fare dell'Italia l'hub energetico d'Europa, in un'ottica di proiezione internazionale. A tale proposito ricorda infatti che proprio i ritardi nella realizzazione di tale separazione proprietaria abbiano impedito al Paese di giocare un ruolo importante nella realizzazione di taluni gasdotti fondamentali per l'approvvigionamento energetico nazionale.
Per quanto riguarda, poi, le norme in materia di servizi pubblici locali, di cui all'articolo 25, ritiene che tali previsioni tengano innanzitutto conto del risultato referendario, ponendo sullo stesso piano, per quanto riguarda il settore idrico, le diverse forme di affidamento di tale servizio, rappresentate dal conferimento mediante

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gara pubblica, dall'affidamento a società a capitale misto pubblico-privato e dall'affidamento diretto, con modalità in house. Inoltre, le norme dell'articolo 25 valorizzano il ruolo degli ambiti territoriali, al fine di rendere il servizio più efficiente, oltre a chiarire con nettezza come la scelta di rimanere nell'ambito del sistema pubblicistico, ovvero di uscire da tale sistema, comporterà, coerentemente, tutte le conseguenze connesse a tale opzione.
Per quanto riguarda poi la questione sollevata dal deputato Causi, relativamente alla opportunità di modificare la lettera d),comma 32, dell'articolo 4 del decreto-legge 138 del 2011, fa presente come tale ultima norma sia già stata modificata, in senso certamente migliorativo, dalla legge di stabilità 2012, presentata dal precedente Governo, e come, in tale contesto, non si sia ritenuto opportuno intervenire ulteriormente in materia, pur riconoscendo la necessità di valutare con attenzione tale problematica.
Con riferimento ai rilievi critici svolti dal deputato Testa, soprattutto con riferimento alle questioni connesse ai servizi pubblici locali, coglie l'occasione per ribadire la sua radicata convinzione che 177 ambiti territoriali siano troppi, esprimendo con ciò una valutazione molto diversa da quella da lui formulata.
In merito alle considerazioni espresse dallo stesso deputato Testa circa l'articolo 25, comma 3, lettera b), relativamente all'esclusione dell'obbligo di messa a gara dei servizi pubblici per le società quotate, rileva come la scelta, assunta dal precedente Esecutivo, di premiare in tal modo quelle società che, quotandosi, hanno avuto il merito di affrontare il mercato, favorendo in tal modo la crescita dimensionale di soggetti che potranno assumere il ruolo di «campioni nazionali», sia stata giudicata positivamente dal Governo, il quale ha inteso, per ragioni di omogeneità e di parità di trattamento, estendere tale regola a tutti i settori, compreso quello del gas.
Esprime quindi il pieno apprezzamento del Governo per la decisione del Senato di istituire, all'articolo 36, l'Autorità di regolazione dei trasporti, previsione che l'Esecutivo non aveva ritenuto di introdurre nel testo originario del decreto-legge per una questione di rispetto del Parlamento, ritenendo più opportuno utilizzare lo strumento di un disegno di legge apposito. A tale proposito nota, fugando i dubbi in merito espressi dal deputato Torazzi, come tale Autorità esplicherà i propri poteri anche in riferimento alle concessioni autostradali.
Per quanto riguarda infine l'articolo 27-bis, sulla nullità di clausole nei contratti bancari, comunque denominate, che prevedano commissioni a favore delle banche a fronte della concessione di linee di credito, sottolinea come il Governo sia sempre stato contrario a tale previsione, che considera sbagliata e di stampo dirigista. Tuttavia, alla luce dell'ampia maggioranza che si era formata al Senato su tale proposta di modifica, il Governo non ha ritenuto opportuno opporsi ad essa, per non turbare il clima di grande collaborazione tra le forze politiche e l'Esecutivo che si era determinata nel corso dell'esame presso l'altro ramo del Parlamento. Ribadisce, peraltro, nel merito, la valutazione negativa sulla norma, che tuttavia corrisponde ad una precisa e chiara volontà del Parlamento, il quale deve dunque essere lasciato libero di indicare le modalità attraverso cui essa possa essere eventualmente modificata.

Cosimo VENTUCCI (PdL), relatore per la VI Commissione, anche alla luce della decisione del Presidente della Commissione Attività produttive di svolgere direttamente la funzione di relatore, sottolinea come il ruolo precipuo dei relatori sia quello di individuare le soluzioni atte a rappresentare il più efficacemente possibile gli indirizzi politici espressi dai diversi gruppi, anche attraverso una opportuna interlocuzione con il Governo.
Ritiene opportuno evidenziare tale aspetto, in considerazione di alcune vicende, occorse nella giornata di oggi, che hanno indotto il Presidente Dal Lago ad assumere la predetta decisione, le quali risultano

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certamente molto spiacevoli ma che, al tempo stesso, non sono certamente ascrivibili alla volontà di alcuno.
In tale contesto, auspica che i relatori, proprio in funzione del compito loro assegnato, siano in grado di agevolare i rapporti con tutti i gruppi politici e con l'Esecutivo.

Manuela DAL LAGO, presidente e relatore per la X Commissione, comprende le finalità e condivide il metodo proposto dal collega Ventucci ed esprime l'intenzione di valorizzare al massimo il ruolo del relatore di maggioranza.

Gianfranco CONTE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, dichiara conclusa la discussione sulle linee generali del provvedimento, e rinvia il seguito dell'esame ad una seduta che sarà convocata martedì 13 marzo prossimo.

La seduta termina alle 18.10.