CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 20 dicembre 2011
584.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
Pag. 31

SEDE REFERENTE

  Martedì 20 dicembre 2011. — Presidenza del presidente Stefano STEFANI. — Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Staffan de Mistura.

  La seduta comincia alle 14.10.

Sui lavori della Commissione.

  Stefano STEFANI, presidente, rivolge, anche a nome dei colleghi, un cordiale benvenuto al sottosegretario de Mistura, che per la prima volta interviene in tale nuova veste ai lavori della Commissione, ma che è ben noto a tutti i commissari per la sua prestigiosa carriera in seno alle Nazioni Unite. A titolo personale, ricorda l'importante colloquio intercorso a Kabul, in occasione della missione svolta lo scorso anno da una delegazione della Commissione. Confida pertanto che il neo-sottosegretario possa contribuire significativamente, grazie alla sua esperienza politica e diplomatica, a rafforzare Pag. 32il raccordo tra Parlamento e Governo sulla politica estera.
  In considerazione del fatto che in Assemblea si sta ancora svolgendo la discussione sulle linee generali di un disegno di legge di ratifica in cui è impegnato il collega Narducci, il quale avrebbe dovuto relazionare sul primo punto all'ordine del giorno, propone che la Commissione inizi la seduta con l'esame in sede referente delle proposte di legge C. 38 e C. 265.

  La Commissione conviene.

  Furio COLOMBO (PD) si associa al benvenuto rivolto al sottosegretario de Mistura, sulla base di una profonda stima e di un'amicizia più che trentennale, ricordandone l'impegno profuso in ogni scenario di crisi in cui sia stato chiamato ad operare.

Ratifica ed esecuzione della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, fatta a Strasburgo il 5 novembre 1992.
C. 38 Zeller e C. 265 Mecacci.

(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

  Gianpaolo DOZZO (LNP), relatore, osserva che la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, redatta nell'ambito del Consiglio d'Europa e aperta alla firma a Strasburgo il 5 novembre 1992, ha lo scopo di tutelare le lingue storiche regionali o minoritarie d'Europa che corrodono il rischio di scomparire. La Carta, entrata in vigore dal 1o marzo 1998 dopo il raggiungimento delle cinque ratifiche previste, risulta ratificata solo da 23 Stati, rispetto alla complessiva membership del Consiglio d'Europa.
  Rileva che la ragion d'essere dell'accordo in esame deriva dalla constatazione dell'importanza rivestita dalle lingue minoritarie o regionali in alcuni territori e dalla necessità di preservarne l'esistenza attraverso misure specifiche da parte dei Paesi membri dell'Unione europea e contraenti nel più ampio contesto della salvaguardia del patrimonio culturale europeo. Tra le misure da adottare si segnalano il rispetto per l'area geografica di ciascuna lingua e l'incoraggiamento all'uso di tali lingue attraverso adeguate misure di insegnamento. La Carta propone, inoltre, misure specifiche per promuovere tali lingue anche nel campo pubblico, in settori quali quelli dell'educazione, della giustizia, dei mezzi d'informazione, delle attività culturali, economiche e sociali.
  Ricorda che il nostro Paese ha sottoscritto il Trattato ben undici anni fa, esattamente il 27 giugno 2000, ma non ha ancora approvato lo strumento di ratifica. Durante la XIV e la XV legislatura infatti non si è riusciti a concluderne l’iter legislativo.
  Segnala che le due iniziative legislative all'ordine del giorno si rifanno al testo base licenziato dalla Commissione Affari esteri della Camera dei deputati il 9 ottobre 2007, comprensivo degli emendamenti e degli articoli aggiuntivi approvati nella seduta del 16 ottobre 2007. Il progetto di legge A.C. 38 Zeller ed altri è ulteriormente integrato da una norma di salvaguardia a tutela delle eventuali disposizioni nazionali vigenti più favorevoli, che appare tuttavia superflua alla luce dell'articolo 4, paragrafo 2 della Carta. Un'altra novità della proposta Zeller riguarda una modifica all'allegato A intesa ad estendere alle popolazioni germaniche dell'Alto Adige, slovene e a quelle parlanti il francese e il ladino quanto previsto all'articolo 11, paragrafo 1, lettera a(i), della Carta riguardo ai mass media, ovvero «a garantire l'istituzione di almeno una stazione radiofonica e di una rete televisiva nelle lingue regionali o minoritarie».
  Rammenta che il recepimento della Carta è una delle condizioni richieste dalle istituzioni europee, segnatamente dal Consiglio d'Europa, per l'adesione di nuovi Paesi al contesto comunitario, ed è quindi opportuno che un Paese fondatore del Consiglio d'Europa, quale è l'Italia, provveda Pag. 33sollecitamente all'esecuzione di questo importante strumento internazionale; va dato atto peraltro che l'Italia, ancora prima di sottoscrivere la Carta nel 2000, ne aveva già dato di fatto un'attuazione sostanziale, approvando la legge n. 482 del 1999.
  Alla disciplina di carattere generale contenuta nella legge n. 482/1999 ha fatto seguito un ulteriore intervento legislativo, specificamente rivolto alla tutela della minoranza linguistica slovena: si tratta della legge 23 febbraio 2001, n. 38, recante Norme a tutela della minoranza linguistica slovena della regione Friuli-Venezia Giulia, destinata ad applicarsi anche in deroga alle disposizioni della legge generale sulle minoranze linguistiche. Nelle regioni ad autonomia speciale, specifiche disposizioni di tutela delle minoranze linguistiche presenti sul territorio si rinvengono, in particolare, negli statuti, adottati, com’è noto, con legge costituzionale, delle regioni Valle d'Aosta, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia.
  Passando all'esame in dettaglio della Carta, rileva che essa consta di un Preambolo e di 23 articoli. Nel Preambolo, il diritto all'uso delle lingue regionali o minoritarie viene inquadrato nell'ambito dei diritti fondamentali garantiti dal Patto internazionale sui diritti civili e politici delle Nazioni Unite (1966) e dalla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (1950).
  L'articolo 1 contiene importanti definizioni su cui si impernia il seguito della Carta: con l'espressione «lingue regionali o minoritarie» si intendono le lingue tradizionalmente parlate nell'ambito del territorio di uno Stato da una minoranza di cittadini, con esclusione dei dialetti della lingua ufficiale e delle lingue di origine di eventuali gruppi di immigrati.
  Gli articoli 2 e 3 riguardano specificamente gli impegni delle Parti contraenti di cui si è già fatto cenno: esse si impegnano ad applicare le disposizioni della Parte II a tutte le lingue regionali o minoritarie presenti nel proprio territorio e rispondenti alle definizioni dell'articolo 1. Per ciascuna lingua indicata al momento della ratifica ogni Parte si impegna ad applicare un minimo di trentacinque paragrafi scelti tra le disposizioni della Parte III della Carta, con obbligo di adottarne dieci tra quelli facenti parte di un nucleo irrinunciabile, come enunciati agli articoli 8-13.
  Gli articoli 4-5 contengono clausole di salvaguardia del diritto internazionale esistente (diritto all'integrità degli Stati esistenti, Carta delle Nazioni Unite, diritti garantiti dalla Convenzione europea sui Diritti dell'Uomo), nonché delle eventuali previsioni nazionali già esistenti, negli Stati che diverranno Parti della Carta, in merito alla tutela e allo stato giuridico dei membri delle varie minoranze. Ai sensi dell'articolo 6, le Parti si impegnano a fornire debita informazione sui diritti e i doveri sanciti dalla Carta a tutti i destinatari di essa (pubbliche autorità, organizzazioni e individui).
  L'articolo 7 – che costituisce l'intera Parte II – concerne gli obiettivi e i principi da perseguire con l'applicazione dell'Accordo: prioritario è il riconoscimento delle lingue regionali o minoritarie quali espressione della ricchezza culturale. Si dovrà inoltre assicurare che le circoscrizioni amministrative esistenti o nuove non costituiscano un ostacolo alla promozione di una di tali lingue.
  La Parte III è costituita dagli articoli 8-14, e concerne propriamente le misure che devono favorire la conservazione e lo sviluppo delle lingue regionali e minoritarie. Nei settori dell'istruzione prescolare, primaria, secondaria o professionale, in base all'articolo 8, le Parti possono scegliere tra diverse graduazioni di intervento: assicurare che i relativi corsi si tengano, là dove quelle lingue rivestono importanza, nelle lingue stesse; oppure che almeno una parte dei corsi sia tenuta usando tali lingue; ovvero applicare tali insegnamenti ad un congruo numero di alunni o famiglie che lo desiderino. Per quanto concerne le università, anche in questo caso si va dall'impegno a tenere i corsi interamente nelle lingue minoritarie o regionali nelle zone di interesse, alla possibilità di prevedere lo studio di Pag. 34esse come discipline universitarie, al semplice incoraggiamento ad un più ampio uso delle lingue in questione in ambito accademico. Analogo ventaglio di opzioni vale per le Parti rispetto ai corsi di istruzione per adulti o di educazione permanente. Altri impegni essenziali riguardano la necessità di provvedere affinché sia assicurato l'insegnamento della storia e della cultura di cui la lingua regionale o minoritaria è espressione, nonché la formazione iniziale e permanente degli insegnanti.
  L'articolo 9 contiene gli impegni delle Parti con riguardo agli aspetti giudiziari dell'uso delle lingue regionali o minoritarie, tanto nelle cause penali quanto in quelle civili o amministrative: le possibilità a disposizione delle Parti vanno dalla conduzione dei processi in una delle lingue in oggetto, alla possibilità di produrre in giudizio elementi di prova, atti e documenti redatti in una di esse, fino a consentire a chi compaia nel giudizio quale parte in causa di esprimersi un una lingua regionale o minoritaria (senza perciò doversi sobbarcare ulteriori spese).
  L'articolo 10 concerne le Autorità amministrative e i servizi pubblici nelle zone di esistenza e di uso corrente delle lingue regionali o minoritarie. Ai sensi dell'articolo 11, le Parti si impegnano, nei limiti delle proprie competenze, a creare, o a incoraggiare la creazione, di stazioni televisive e radiofoniche nelle lingue regionali o minoritarie, o almeno a far sì che programmi in tali lingue entrino nel palinsesto delle stazioni esistenti; allo stesso modo, l'impegno concerne la creazione di organi di stampa nelle lingue regionali o minoritarie o, in subordine, la pubblicazione di articoli in tali lingue.
  Sulla base dell'articolo 12, le Parti si impegnano, nei limiti delle proprie competenze, a incoraggiare i tipi di espressione e le iniziative proprie delle lingue regionali o minoritarie, e a favorire i diversi mezzi di accesso alle opere prodotte in queste lingue, inclusa un'attività di traduzione da e verso le lingue regionali e minoritarie.
  Per quanto riguarda i molteplici aspetti della vita economica e sociale, l'articolo 13 riporta l'impegno delle Parti a rimuovere dalla loro legislazione e dagli atti privati qualsiasi proibizione o limitazione immotivata all'uso delle lingue regionali o minoritarie, cercando anzi di favorirne l'espansione. Il successivo articolo 14 vincola le Parti all'effettiva applicazione degli accordi bilaterali e multilaterali che le legano agli Stati in cui venga usata la stessa lingua in forma identica o simile, o a cercare di concluderli se necessario, in modo da favorire i contatti tra i parlanti la medesima lingua negli Stati interessati, nei campi della cultura, dell'educazione, dell'informazione, della formazione professionale e dell'educazione permanente. Inoltre, nell'interesse delle lingue regionali o minoritarie, le Parti dovranno promuovere la cooperazione transfrontaliera tra le amministrazioni regionali o locali nel cui territorio la stessa lingua venga usata in forma identica o simile.
  La Parte IV si compone degli articoli 15-17, in base ai quali le Parti presenteranno al Segretario Generale del Consiglio d'Europa rapporti periodici sull'attuazione della Carta: il primo rapporto deve essere presentato l'anno dopo l'entrata in vigore della Carta per la Parte interessata, gli altri rapporti a intervalli triennali. Viene costituito un Comitato di esperti, composto da un membro di ciascuna Parte scelto dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa da una lista di persone moralmente affidabili e di elevata competenza nel settore oggetto della Carta, proposte dalla Parte interessata.
  La Parte V, costituita dagli articoli 18-23, reca le clausole finali del Trattato.
  Osserva che, come previsto dall'articolo 3, paragrafo 1, all'atto della ratifica ogni Parte contraente dichiarerà a quali lingue regionali o minoritarie si applicheranno i paragrafi scelti conformemente all'articolo 2, paragrafo 2. Per l'Italia, come precisato nell'Allegato A alla proposta di legge C. 38, le lingue delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l'occitano e il sardo sono considerate lingue minoritarie sul proprio territorio: tali lingue Pag. 35sono attualmente già oggetto di tutela in base al disposto dell'articolo 2 della citata legge n. 482 del 1999. Secondo quanto previsto dall'articolo 2, paragrafo 2, la Repubblica italiana applicherà a queste lingue i paragrafi scelti tra le disposizioni contenute nella parte III della Carta come indicati nell'allegato A su cui ritiene comunque opportuno effettuare un approfondimento istruttorio. Ritiene anche da approfondire la questione dell'eventuale copertura finanziaria, al momento prevista dalla sola proposta di legge C. 265, senza tuttavia alcuna quantificazione.
  Attesa l'importanza dell'Accordo internazionale in esame, la cui ratifica ed esecuzione ormai non è più procrastinabile, auspica conclusivamente un rapido svolgimento e la conclusione dell’iter parlamentare di approvazione del provvedimento di autorizzazione, invitando il Governo a presentare il disegno di legge di competenza.

  Il sottosegretario Staffan DE MISTURA ringrazia il presidente ed i commissari per la cordiale accoglienza dichiarandosi felice di poter continuare la collaborazione istituzionale già intercorsa. Esprime la consapevolezza del Governo circa l'importanza del provvedimento in esame, che si fonda sul valore condiviso in Italia dell'accettazione della diversità che non compromette ma anzi arricchisce la coesione nazionale. Sottolinea però, al riguardo, la necessità che tale valore sia rispettato anche a livello internazionale da parte degli altri Paesi. Nel preannunciare la necessità di verificare l'impatto finanziario del provvedimento, manifesta l'impegno del Governo ad adoperarsi per superare le altre riserve che sinora hanno ritardato la ratifica in esame.

  Stefano STEFANI, presidente, con riferimento alle proposte di legge in esame, segnala che la questione più complessa riguarda la modalità e l'entità delle trasmissioni radiotelevisive da garantire alle minoranze. Al riguardo, ritiene utile effettuare un approfondimento conoscitivo soprattutto sotto il profilo dei costi, alla luce dei recenti tagli che hanno, a titolo d'esempio, interessato le trasmissioni per gli italiani all'estero.

  Matteo MECACCI (PD) sottolinea il grave ritardo nell'espletamento delle procedure di ratifica della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, che a suo avviso non dovrebbe essere accresciuto da apprendimenti conoscitivi, preferendo eventualmente concludere l’iter anche senza norme aggiunte, come previsto nella proposta di legge a sua firma. Menziona quale esempio altrettanto negativo il ritardo accumulato nell'emanazione delle disposizioni attuative della Corte penale internazionale. Nel dirsi consapevole del fatto che la legislazione nazionale vigente assicura comunque un elevato livello di tutela, lamenta però la mancanza di ogni riconoscimento per i Rom ed i Sinti, il che rende per lo meno arduo immaginare un loro percorso di integrazione. Quanto all'inserimento di una clausola nel contratto di servizio della RAI, di cui alla proposta di legge n. 38, osserva che andrebbe ad aggiungersi ad una lunga lista di impegni molto spesso disattesa.

  Enrico PIANETTA (PdL), nell'apprezzare l'ampia relazione svolta dal collega Dozzo, ribadisce l'importanza del provvedimento. Ritiene compatibile accelerare l’iter della ratifica, come richiesto dal collega Mecacci, con lo svolgimento degli approfondimenti segnalati dal presidente Stefani, anche in considerazione dell'invito del relatore al Governo a presentare un proprio disegno di legge.

  Gennaro MALGIERI (PdL) considera convincenti le considerazioni del collega Mecacci. Ritiene che la questione dei mezzi radiotelevisivi da garantire alle minoranze sia particolarmente complessa perché, per quanto concerne il sistema privato, il legislatore non può che esprimere un auspicio, mentre, per quanto concerne il sistema pubblico, esiste un problema di risorse su cui è il Governo a doversi impegnare recependo l'indirizzo parlamentare, anche in sede di rinegoziazione Pag. 36del contratto di servizio. Invita la Commissione a procedere comunque sollecitamente.

  Francesco TEMPESTINI (PD), condividendo le osservazioni dei colleghi Mecacci e Malgieri, ritiene opportuno proseguire la discussione nel chiaro intento di concluderla in tempi ragionevoli, senza dilazioni. Auspica che la questione degli eventuali approfondimenti conoscitivi possa essere affrontata concordemente in seno all'ufficio di presidenza, considerando valida l'esigenza di sollecitare nei limiti del possibile il supporto del sistema radiotelevisivo pubblico. Insiste sull'importanza della conclusione dell'esame del provvedimento in titolo che investe una questione di grande rilievo, mentre l'Assemblea sta invece oggi per approvare un disegno di legge di ratifica di ben minore portata che però non fa che accrescere i privilegi del mondo delle relazioni internazionali collegati agli accordi di sede.

  Furio COLOMBO (PD) si associa alle considerazioni dei colleghi Mecacci, Malgieri e Tempestini, invitando la Commissione a licenziare al più presto il provvedimento.

  Marco ZACCHERA (PdL) concorda con gli intervenuti, ma lamenta l'ipocrisia esistente a livello europeo, come dimostra l'inadeguata tutela delle minoranze italiane, senza parlare dei tagli subiti dai fondi per gli italiani all'estero, a cui da ultimo si è aggiunta la sostanziale chiusura di RAI Internazionale.

  Gianpaolo DOZZO (LNP), relatore, replicando ai colleghi, concorda sull'obiettivo primario della ratifica della Carta, ribadendo che una sola delle proposte di legge si riferisce anche alle trasmissioni radiotelevisive che non sono però obbligatorie ai fini dell'adempimento della Carta europea.

  Gennaro MALGIERI (PdL), sulla base della sua partecipazione ai lavori della competente Commissione in seno all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, segnala come spesso ricorra il tema dell'accesso delle minoranze al sistema radiotelevisivo.

  Stefano STEFANI, presidente, rammenta ai colleghi di essere stato lui il promotore, indipendentemente dai presentatori, dell'inserzione del provvedimento in titolo all'ordine del giorno della Commissione, per cui condivide senz'altro l'esigenza di fare presto non rinunciando però ai necessari approfondimenti.

  Marco ZACCHERA (PdL) interviene per prendere congedo dai colleghi, essendo dimissionario dal mandato parlamentare a seguito della scelta di restare sindaco della sua città. Nel ricordare le cinque legislature trascorse alla Camera, di cui quattro presso la Commissione affari esteri, oltre all'esperienza svolta presso le Assemblee dell'UEO e del Consiglio d'Europa, ritiene di avere molto imparato, ma anche di aver dato il suo personale contributo a conseguire quell'unità d'intenti che è necessaria per rappresentare l'Italia all'estero. Non nasconde una certa amarezza per l'opzione esercitata, in quanto sino ad ora ha la coscienza di avere espletato proficuamente il doppio mandato, ma confida nella possibilità di conservare i rapporti di amicizia e di collaborazione instauratisi con tanti colleghi. Ringrazia infine gli uffici di segreteria della Commissione per l'impeccabile supporto professionale assicuratogli, il cui livello giudica assolutamente superiore rispetto a quello da lui stesso sperimentato in altri consessi.

  Stefano STEFANI, presidente, credendo di interpretare i sentimenti di tutti i colleghi, esprime profondo dispiacere per la perdita della presenza in Commissione di un collega validissimo come l'onorevole Zacchera, ritenendo fortunati i cittadini di Verbania che continueranno ad averlo come sindaco. Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.45.

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SEDE CONSULTIVA

  Martedì 20 dicembre 2011. — Presidenza del presidente Stefano STEFANI. — Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Staffan de Mistura.

  La seduta comincia alle 14.45.

Trattamenti speciali di disoccupazione in favore dei lavoratori frontalieri italiani in Svizzera rimasti disoccupati a seguito della cessazione del rapporto di lavoro.
C. 3391 Nicola Molteni, C. 3392 Volontè, C. 3616 Narducci.

(Parere alla XI Commissione).
(Esame testo unificato e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del testo unificato in titolo.

  Franco NARDUCCI (PD), relatore, segnala che la III Commissione è chiamata ad esprimere un parere sul testo unificato delle proposte di legge, all'esame della Commissione Lavoro, finalizzate ad una modifica della normativa del 1997 che attua l'Accordo fra Italia e Svizzera sulla retrocessione finanziaria in materia di indennità di disoccupazione per i lavoratori frontalieri, con protocollo, scambio di note e accordo amministrativo, firmati a Berna il 12 dicembre 1978, reso esecutivo con decreto del Presidente della Repubblica 8 febbraio 1980, n. 90. Tale normativa ha previsto che l'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) sia incaricato di provvedere alla corresponsione dei trattamenti speciali di disoccupazione in favore dei lavoratori frontalieri italiani divenuti disoccupati in Svizzera a seguito di cessazione non a loro imputabile del rapporto di lavoro e ha disciplinato un serie importante di istituti di tutela a favore dei circa 50.000 lavoratori frontalieri.
  Osserva che il testo unificato in esame ha tra l'altro quasi interamente recepito le norme inserite nella proposta di legge C. 3616, di cui è primo firmatario, e reca interessanti elementi di novità che garantiscono ulteriormente i lavoratori transfrontalieri. Passa poi ad una sintetica illustrazione dei contenuti dell'articolo unico, di cui si compone il provvedimento, in merito alla previsione che la gestione separata istituita presso l'INPS per l'erogazione dei trattamenti speciali sia utilizzata esclusivamente al fine del pagamento dei trattamenti in favore dei lavoratori frontalieri italiani in Svizzera. Inoltre si considerano periodi neutri (e quindi computabili) ai sensi della legge n. 223 del 1991 (sulla mobilità dei lavoratori), ai fini del raggiungimento del diritto a percepire l'indennità di disoccupazione speciale per i frontalieri italiani in Svizzera, i periodi di malattia o di infortunio eventualmente presenti nei due anni precedenti lo stato di disoccupazione. Viene inoltre precisato che tali periodi, pur non potendo essere presi in considerazione ai fini del raggiungimento del requisito contributivo di almeno un anno di attività soggetta a contribuzione secondo il regime vigente di assicurazione contro la disoccupazione nei due anni precedenti, possano comunque determinare la retrodatazione del biennio nel quale verificare la presenza di un anno di contribuzione versata per l'assicurazione svizzera contro la disoccupazione. Infine, la durata massima dell'erogazione del trattamento (attualmente stabilita in 360 giorni) è fissata a 18 mesi per i lavoratori di età compresa tra 50 e 55 anni e a 24 mesi per i lavoratori di età pari o superiore a 56 anni.
  Sussistono pertanto, a suo avviso, i presupposti affinché la Commissione esprima un parere favorevole sul provvedimento in considerazione dell'urgenza di fornire risposte ai lavoratori italiani disoccupati che operano in Svizzera, aiutandoli in una fase di particolare difficoltà economica che anche in quel Paese sta producendo un drammatico impatto sul mercato del lavoro. Auspica infine che, come avvenuto per la materia previdenziale, i lavoratori transfrontalieri possano essere equiparati a quelli svizzeri anche Pag. 38nel caso della disoccupazione. Al riguardo, invita il Governo a sollecitare un'azione europea.

  Il sottosegretario Staffan DE MISTURA esprime la comprensione del Governo per la difficile situazione determinatasi a danno dei nostri frontalieri. Al di là dell'onere finanziario del provvedimento che non rientra nelle competenze del Ministero degli esteri, conferma l'impegno del Governo nel sostenere i lavoratori italiani.

  Guglielmo PICCHI (PdL) concorda sulla gravità del problema oggetto del provvedimento e sull'esigenza di licenziarlo rapidamente, anche se la stessa situazione si ripropone in altre zone confinarie. Esprime quindi l'appoggio del suo gruppo, pur rilevando l'entità della spesa.

  Franco NARDUCCI (PD), relatore, nel precisare che il provvedimento non comporta spese aggiuntive per il bilancio italiano in quanto i fondi sono stati retrocessi dalla Svizzera, formula una proposta di parere favorevole (vedi allegato 1).

  La Commissione approva la proposta di parere favorevole come formulata dal relatore.

  La seduta termina alle 15.

INTERROGAZIONI

  Martedì 20 dicembre 2011. — Presidenza del presidente Stefano STEFANI. — Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Staffan de Mistura.

  La seduta comincia alle 15.

5-05800 Narducci: Sulla cessazione del servizio radiofonico italiano di Saarbrücken.

  Il sottosegretario Staffan DE MISTURA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato confermando il suo impegno per una rapida soluzione della questione evidenziata, in quanto le trasmissioni sospese rappresentano un valido e consolidato strumento di comunicazione con la comunità italiana residente nella Saar e nelle aree limitrofe (vedi allegato 2).

  Franco NARDUCCI (PD), replicando, prende atto della buona volontà manifestata dal rappresentante del Governo, ribadisce l'importanza di ricevere risposte rapide e certe in ordine alla ripresa delle trasmissioni in lingua italiana e richiama il valore, da molti riconosciuto, di tale esperienza, che peraltro comporta costi irrisori. Ritiene, inoltre, che una soluzione positiva della vicenda contribuisca ad evitare ulteriori brutte figure per il nostro Paese.
  Conclude sottolineando l'importanza del mantenimento di legami solidi con le nostre collettività all'estero, che rappresentano per l'Italia una risorsa più che un onere.

5-05808 Evangelisti: Sulla riduzione dei fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo.

  Il sottosegretario Staffan DE MISTURA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato, precisando che certamente i fondi destinati alla cooperazione sono troppo esigui ma che si cerca di massimizzare il risultato delle risorse impiegate e che in ogni caso l'Italia non ha perso interesse per tale settore (vedi allegato 3).

  Fabio EVANGELISTI (IdV), replicando, premette di aver voluto porre una questione politica e non meramente contabile. Sottolinea in proposito che il dato più preoccupante non è solo quello dell'aumento percentuale delle spese per gli esperti ma anche la riduzione delle risorse destinate alla cooperazione del 78 per cento in pochi anni. In questa situazione ritiene che sarebbe più onesto riconoscere che il nostro Paese ha rinunciato a portare avanti una politica di aiuto pubblico allo sviluppo.Pag. 39
  In conclusione intende richiamare l'attenzione sul fatto che una politica di cooperazione più efficace e dotata di maggiori risorse contribuirebbe certamente a prevenire, almeno in parte, l'immigrazione clandestina, fenomeno che spesso suscita particolare allarme proprio nelle forze politiche meno attente alla dimensione dell'aiuto allo sviluppo.

5-05490 Renato Farina: Sugli aiuti umanitari per la carestia in Corno d'Africa.

  Il sottosegretario Staffan DE MISTURA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato, ricordando che tratta di argomenti vicini alla sua esperienza personale e ribadendo la centralità del Corno d'Africa per la politica estera italiana, sia nella dimensione diplomatica che in quella umanitaria (vedi allegato 4).

  Renato FARINA (PdL) replicando, si dichiara soddisfatto della risposta ottenuta che in qualche modo si muove nel solco della mozione sullo stesso tema approvata in maniera unitaria dalla Camera nello scorso mese di settembre. Auspica che il Governo possa in ogni caso aggiornare periodicamente il Parlamento sulla situazione del Corno d'Africa e ricorda in proposito che l'instabilità in Somalia è allo stesso tempo causa ed effetto della carestia e ne moltiplica gli effetti.
  Ribadisce l'importanza di continuare a sostenere le organizzazioni non governative italiane che mantengono una significativa presenza nella regione nonostante i pericoli connessi al diffondersi del fondamentalismo islamico. Segnala in proposto l'esperienza positiva della collaborazione, con reciproco vantaggio, della Caritas con organizzazione islamiche moderate.
  Ritiene che la drammatica situazione in Somalia sia determinata anche da alcuni errori commessi, quali l'avere consentito l'occupazione di Mogadiscio da parte di truppe etiopi, storicamente percepite come forze ostili, o l'esiguità dell'attuale contingente dell'Unione africana.
  Sottolinea l'importanza di fornire ai profughi cibo, accoglienza ed educazione, richiamando la difficile situazione del campo di Dadaab e quella ancora più grave delle realtà che si trovano all'interno dei confini somali.
  Nell'invitare il Governo a proseguire nello sforzo diplomatico e nell'azione di contrasto alla carestia in atto, chiede chiarimenti in ordine alle competenze ministeriali a seguito della presenza nella compagine governativa del Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione.

  Stefano STEFANI, presidente, fa presente al collega Farina che le Commissioni esteri di Camera e Senato sono in attesa di procedere al più presto ad un'audizione del Ministro Andrea Riccardi.

  Il sottosegretario Staffan DE MISTURA assicura che la questione sollevata dall'onorevole Farina è all'attenzione del Governo.

  La seduta termina alle 15.30.

SEDE REFERENTE

  Martedì 20 dicembre 2011. — Presidenza del presidente Stefano STEFANI. — Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Staffan de Mistura.

  La seduta comincia alle 15.30.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica popolare cinese, firmato a Pechino il 4 dicembre 2004, con Nota di interpretazione dell'articolo 10 fatta il 19 marzo 2008 ed il 10 aprile 2008.
C. 4250 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito dell'esame e conclusione).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 26 ottobre scorso.

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  Stefano STEFANI, presidente, avverte che è pervenuto il parere favorevole delle Commissioni Affari costituzionali, Bilancio e Cultura. Segnala che quest'ultima Commissione ha posto una condizione volta a scongiurare da parte cinese ogni forma di censura incompatibile con i principi generali dell'ordinamento.

  Matteo MECACCI (PD), pur apprezzando lo spirito della condizione posta dalla Commissione Cultura, ricorda come non sia possibile in sede di ratifica modificare i trattati internazionali. La ben nota criticità relativa al potere di censura non è infatti del tutto risolta neanche, a suo avviso, dalla nota interpretativa successivamente sottoscritta. Ritiene quindi indispensabile accompagnare la ratifica dell'accordo in esame con un ordine del giorno in Assemblea, anche al fine di impedire che fondi pubblici siano impiegati in produzioni cinematografiche addomesticate. Ritiene comunque meritevole di considerazione l'interesse degli operatori del settore nella consapevolezza che comunque anche in seno al regime cinese esistono margini di espressione della creatività cinematografica.

  Francesco TEMPESTINI (PD) conferma il disagio del suo gruppo nel portare avanti la ratifica in titolo per cui diventa assolutamente indispensabile, al fine di limitare i danni, predisporre un ordine del giorno efficace e rappresentativo che sia accolto dal Governo e dal Governo stesso assunto in modo non formale come punto di riferimento.

  Renato FARINA (PdL) si associa alle considerazioni dei colleghi Mecacci e Tempestini, osservando comunque che il regime cinese è più tollerante di quello nord-coreano. Con riferimento alla presentazione dell'ordine del giorno in Assemblea, ne sottolinea la matrice parlamentare.

  Jean Leonard TOUADI (PD) invita alla massima attenzione nel procedere nella ratifica in esame, non soltanto per la delicatezza della materia, ma anche per il fatto che, essendo la Cina un paese strategico, tale accordo sarà preso ad esempio per casi analoghi, per cui risulta indispensabile segnare sin d'ora i confini invalicabili a tutela della libertà e della democrazia.

  Francesco TEMPESTINI (PD), ferma restando l'iniziativa parlamentare, ritiene che il Governo non possa sottrarsi all'assunzione di chiare responsabilità in ordine all'attuazione dell'accordo in esame e che il Parlamento debba essere messo a conoscenza di tutte le informazioni di cui lo stesso Governo dispone.

  Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione delibera quindi di conferire il mandato al relatore, onorevole Dozzo, di riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

  Stefano STEFANI, presidente, si riserva di nominare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle designazione dei rappresentanti dei gruppi.

  La seduta termina alle 15.40.

AVVERTENZA

  Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

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