CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 18 ottobre 2011
548.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari sociali (XII)
COMUNICATO
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INTERROGAZIONI

Martedì 18 ottobre 2011. - Presidenza del vicepresidente Gero GRASSI. - Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali Nello Musumeci.

La seduta comincia alle 12.10.

5-04245 Codurelli: Ritardi nelle procedure per il riconoscimento dell'invalidità civile, dell'handicap e della disabilità e presunto «contingentamento» dei riconoscimenti medesimi.

Il sottosegretario Nello MUSUMECI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).

Lucia CODURELLI (PD), replicando, si dichiara insoddisfatta della risposta del sottosegretario asserendo di non poter condividere la tesi del Ministero che imputa tutte le responsabilità delle inefficienze evidenziate nell'interrogazione alle carenze della struttura organizzativa delle Asl. Ritiene certamente encomiabile l'impegno del Governo nel perseguire il grave fenomeno delle false invalidità, ma fa notare che tale intento si è tradotto, nella sua provincia e in tutta la Lombardia, in un inaccettabile peggioramento dei servizi forniti alla cittadinanza, con taluni casi eclatanti di oltre 270 giorni di attesa sui controlli sulle posizioni di invalidità. Aggiunge

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che risulta del tutto inefficace la connessione in rete dei dati tra l'INPS e le Asl e ribadisce l'inopportunità di sottoporre a continue verifiche i portatori di handicap permanente. Nel registrare la genericità della risposta fornita dal sottosegretario, sostiene l'esigenza che siano approntati altri strumenti e perseguiti percorsi diversi per contrastare il fenomeno dei falsi invalidi, affinché non si verifichino ulteriori episodi di inefficienza come quelli evidenziati, che dimostrano il fallimento delle politiche messe in atto dal Governo.

5-04795 Farina Coscioni: Iniziative volte ad assicurare l'erogazione dei contributi statali all'Ente nazionale per la protezione e l'assistenza dei sordi (ENS).

Il sottosegretario Nello MUSUMECI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

Maria Antonietta FARINA COSCIONI (PD), replicando, si dichiara parzialmente soddisfatta in quanto la risposta all'atto di sindacato ispettivo a sua firma giunge in considerevole ritardo e risulta pertanto non utile per la ragione che il congresso dell'ente nazionale per la protezione e l'assistenza dei sordi, con l'avvenuta nomina del nuovo presidente, ha superato autonomamente i profili di criticità evidenziati nell'interrogazione, anticipando il tardivo intervento del Governo. Valuta tuttavia il merito della risposta del sottosegretario, da cui si evince che il Governo si è posto il problema della posizione di indubbia incompatibilità che aveva assunto il presidente uscente, determinando una effettiva violazione dei principi sanciti dal codice etico dell'associazione.

Gero GRASSI, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

La seduta termina alle 12.40.

ATTI DEL GOVERNO

Martedì 18 ottobre 2011. - Presidenza del vicepresidente Gero GRASSI.

La seduta comincia alle 12.40.

Schema di Piano sanitario nazionale 2011-2013.
Atto n. 370.
(Seguito esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto all'ordine del giorno, rinviato, da ultimo, nella seduta del 12 luglio 2011.

Gero GRASSI, presidente, ricorda che la Commissione ha avviato, il 23 giugno scorso, l'esame dello schema di Piano sanitario nazionale 2011-2013, proseguito poi nelle sedute del 28 e 29 giugno, e 6, 7 e 12 luglio. Poiché dalla documentazione inviata dal Governo al Parlamento non risultava l'intesa della Conferenza unificata, prevista dal comma 5, dell'articolo 1, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, il Presidente della Camera, nell'assegnare lo schema di decreto alla Commissione per l'espressione del parere, aveva invitato il Governo a far pervenire tempestivamente alla Camera il citato documento.
Il presidente della Camera, in risposta ad una lettera della presidenza della Commissione in data 30 giugno scorso, concernente le conseguenze procedurali della mancata trasmissione dell'intesa della Conferenza unificata su tale schema, ha informato la Commissione di avere sollecitato nuovamente il Governo affinché trasmettesse il documento mancante entro il termine previsto per l'espressione del parere parlamentare (7 luglio) o, qualora ciò non fosse possibile, assicurasse che il Piano sanitario nazionale non venisse adottato in via definitiva prima che la Commissione si fosse pronunciata in merito.

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Ciò premesso, avverte che è pervenuta la suddetta intesa sancita in sede di Conferenza unificata, trasmessa dal Ministro per il rapporti con il Parlamento in data 5 ottobre 2011. La Commissione può pertanto procedere all'espressione del parere.
Da, quindi, la parola al relatore, onorevole Barani, per l'illustrazione delle modifiche introdotte al suddetto schema di Piano sanitario nazionale anche a seguito delle osservazioni prospettate dalla Conferenza unificata.

Lucio BARANI (PdL), relatore, ricorda che la Commissione è chiamata ad esprimere al Governo, il prescritto parere sullo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante «Piano sanitario nazionale 2011-2013», oggetto dell'intesa sancita in sede di Conferenza unificata lo scorso 22 settembre. Rispetto allo schema di Piano approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri il 21 gennaio scorso, il documento in esame presenta alcune modifiche anche a seguito delle osservazioni prospettate dalle regioni e province autonome.
Darà, quindi, conto, vista anche la precedente relazione che è entrata nel merito del Piano, in modo sintetico del contenuto del documento, evidenziando, in modo specifico, le novità introdotte rispetto alla precedente versione dello schema. In linea generale, il Piano sanitario nazionale (PSN) è il principale strumento di programmazione sanitaria, attraverso cui, in un dato arco temporale (pari al triennio), vengono definiti gli obbiettivi da raggiungere attraverso l'individuazione di attività e strategie strumentali alla realizzazione delle prestazioni istituzionali del Servizio sanitario nazionale. In particolare, con il PSN devono essere definiti gli standard di assistenza che il Servizio sanitario nazionale assicura a tutti i cittadini.
Lo schema di Piano si compone di una premessa, cinque capitoli e di due allegati.
Tra le modifiche inserite in premessa viene introdotta la questione dell'opportunità di individuare sedi istituzionali e procedure specifiche per il coordinamento tra il livello centrale e le autonomie territoriali, allo scopo di assicurare la governance di un sistema complesso e superare le diseguaglianze territoriali.
Fa presente, quindi che il Capitolo 1 (Il Servizio sanitario nazionale nel contesto europeo e strategie di internazionalizzazione) e, in particolare, il paragrafo 1.5 (Criticità del sistema e prospettive di miglioramento) espone una valutazione generale del sistema sanitario italiano. Si afferma che esso, contraddistinto «dall'unicità dell'assicuratore pubblico e dalla compresenza equilibrata seppur variabile di erogatori pubblici e privati», si colloca in una posizione di assoluto rispetto nelle graduatorie internazionali circa la tutela della salute della popolazione, la qualità complessiva delle prestazioni ed il livello di spesa in rapporto al prodotto interno lordo. Il documento rileva altresì che, secondo le statistiche OCSE, il tasso in Italia della spesa sanitaria, pubblica e privata, in rapporto al PIL (8,9 per cento) si colloca ad un livello di poco superiore a Regno Unito e Spagna, ma al di sotto di Francia e Germania. Di fronte a tale «valutazione favorevole», in termini di costo-benefici, emergono «seri elementi di criticità», quali: l'inappropriatezza di alcune prestazioni, come il ricorso improprio - soprattutto in alcune regioni - ai ricoveri ospedalieri e ai pronto soccorso, «dovuto all'organizzazione ancora insufficiente della medicina generale e al livello medio dei servizi territoriali e di assistenza domiciliare integrata»; le lunghe liste di attesa; l'ingiustificato livello di spesa farmaceutica per abitante in alcune regioni; un livello qualitativo dei servizi sanitari molto differenziato, circostanza che spinge spesso i cittadini a rivolgersi alle strutture di regioni diverse da quella di residenza, al fine di usufruire di cure adeguate. Il documento sottolinea poi che in questo quadro generale occorre tener conto anche dei fattori negativi, specie nel lungo periodo, per la spesa sanitaria, rappresentati dall'invecchiamento della popolazione e dall'incremento delle patologie croniche; peraltro, il medesimo progresso

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della medicina, pur elevando il livello delle cure, tende a determinare un aumento dei costi.
Riguardo alle modifiche apportate a questo capitolo segnala l'introduzione, nel paragrafo 1.2.4 (Rapporto con i cittadini e partecipazione degli utenti) di una trattazione dedicata alla umanizzazione delle cure: viene sottolineata la necessità di adottare politiche di umanizzazione per orientare l'organizzazione verso la centralità della persona umana, riducendo l'abuso di farmaci, evitando ricoveri non necessari, facendo un uso appropriato delle prestazioni diagnostiche, contenendo gli interventi chirurgici e così via. Ulteriori modifiche sono poi state apportate al paragrafo 1.6 (Risorse umane del Servizio sanitario nazionale), sul tema della prospettata futura carenza dei medici dipendenti del Servizio sanitario nazionale, sottolineando, tra l'altro, la possibilità di promuovere interventi di carattere finanziario e/o normativo per favorire l'accesso alle scuole di specializzazione di un numero maggiore di neo-laureati.
Il capitolo 2 individua le dodici azioni per lo sviluppo del Servizio sanitario nazionale. Per quanto attiene alla prevenzione viene sottolineata la centralità della prevenzione primaria, e, in tale contesto, viene ritenuto di grande rilievo il rapporto con i territori ed il ruolo del medico di medicina generale (MMG) e del pediatra di libera scelta (PLS), sollecitati ad intervenire, non solo in ambito diagnostico-terapeutico, ma anche informativo ed educativo.
Per quanto riguarda le azioni per il controllo dei determinanti ambientali, alla luce degli indirizzi europei ed internazionali, il documento individua alcuni obiettivi di grande scala sui temi congiunti di ambiente e salute, prevedendo l'inserimento delle priorità di salute nelle politiche e norme settoriali su aria; acqua; rifiuti e suolo; cambiamenti climatici; sicurezza alimentare; sicurezza chimica; per le azioni per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, viene sottolineato come le nuove forme di lavoro, le nuove categorie di lavoratori e i processi di decentramento ed esternalizzazione di interi cicli produttivi richiedano un'opera di costante monitoraggio e nuovi strumenti di analisi e di intervento coordinato tra le Istituzioni.
Per quanto riguarda la sanità pubblica veterinaria e benessere animale, la situazione sanitaria del patrimonio zootecnico italiano viene considerata sotto controllo, pur permanendo in alcune parti del territorio situazioni critiche. Le azioni e le attività messe in campo, conformi alla nuova strategia per la salute degli animali dell'Unione europea (2007-2013), non sono più concentrati sul prodotto finale, ma distribuiti lungo tutto il processo di produzione.
Per la sicurezza degli alimenti e nutrizione viene sottolineata l'esigenza di dare piena applicazione alla normativa europea, al fine di colmare le lacune interpretative evidenziatesi in alcuni settori, primo fra tutti quello dei controlli ufficiali. Il Piano sanitario nazionale analizza quindi nel dettaglio i vari aspetti e le criticità legati alla sicurezza alimentare: ambiente e catena alimentare; nutrizione e dietetica; sicurezza degli alimenti di origine vegetale; igiene degli alimenti di origine non animale; igiene degli alimenti di origine animale; tecnologie di produzione e materiali a contatto con gli alimenti e piano nazionale integrato.
Per quanto attiene l'Health Impact Assessment, la valutazione d'impatto sulla salute, è diretta a rilevare gli effetti positivi e negativi prodotti sullo stato di salute della popolazione da politiche o progetti, in settori anche non sanitari (esempio ambiente, urbanistica, trasporti, viabilità). In questo ambito è valutata azione prioritaria da svolgersi nel prossimo triennio lo sviluppo a livello locale e regionale di gruppi di lavoro multidisciplinari in grado di svolgere attività di HIA attraverso la promozione dell'integrazione delle competenze.
Per la centralità delle cure primarie e delle strutture territoriali, il Piano sanitario nazionale sottolinea lo stretto legame esistente tra le cure primarie e il territorio e propone una migliore definizione dell'assistenza primaria sia sul piano della

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governace che della gestione. Per quanto riguarda la governance, ovvero la dimensione strategica, viene prevista una più puntuale redazione e gestione degli strumenti di programmazione territoriale/distrettuale, degli accordi con la medicina convenzionata e del processo di valutazione e di miglioramento continuo. Ugualmente viene sottolineato come anche la gestione, ovvero la dimensione operativa delle cure primarie, possa essere perfezionata favorendo e sostenendo forme organizzative quali le aggregazioni funzionali territoriali, i processi d'integrazione (percorsi diagnostico-terapeutici, integrazione tra ospedale e territorio, integrazione socio-sanitaria, integrazione a livello informatico/informativo) e la formazione continua. In tale contesto, il medico di medicina generale diviene attore fondamentale del governo della domanda e dei successivi percorsi sanitari. In materia di continuità assistenziale, il modello assistenziale proposto è orientato alla continuità delle cure con il disegno di appositi percorsi e la presa in carico costante dell'assistito da parte di un team caratterizzato da competenze sociali e sanitarie. È altresì previsto il monitoraggio mediante adeguati strumenti di valutazione di appropriatezza, anche tenuto conto di quanto reso disponibile attraverso il sistema tessera sanitaria.
Fa presente, poi, che l'obiettivo nel triennio è implementare la rete assistenziale definendone i nodi e le interrelazioni funzionali in un sistema gestionale e relazionale tra professionisti. Vengono definite le caratteristiche della rete assistenziale territoriale che, oltre ai posti letto territoriali gestiti dal MMG e dal personale infermieristico comprende varie tipologie di strutture residenziali chiamate a rispondere ai diversi bisogni sociosanitari secondo un gradiente differenziato di intensità assistenziale.
Il Piano sanitario nazionale rinvia infine al ruolo peculiare svolto, a livello territoriale, dalle circa diciottomila farmacie presenti complessivamente in Italia. Le modifiche inserite in tale ambito riguardano il paragrafo 2.7.1.(Cure primarie), integrato con un riferimento alla cartella clinica digitale quale condizione necessaria della continuità informativa nei rapporti tra professionisti e alla valorizzazione del ruolo e delle competenze del personale infermieristico nella gestione delle malattie croniche.
Per quanto attiene alla riorganizzazione della medicina di laboratorio e della diagnostica di laboratorio e per immagini, dopo aver rilevato che la medicina di laboratorio costituisce una componente fondamentale dei processi assistenziali e che nel panorama nazionale si evidenziano diversi assetti organizzativi dei laboratori clinici, spesso caratterizzati da un numero eccessivo di strutture al di sotto di una massa critica accettabile sotto il profilo prestazionale, il documento ricorda come nel marzo 2009 l'AGENAS ha pubblicato le «Linee di indirizzo per la riorganizzazione dei Servizi di Medicina di Laboratorio nel Servizio Sanitario Nazionale» e che, sulla scorta di tale pubblicazione, il Ministero della salute ha trasmesso alla Conferenza delle regioni e delle province autonome una proposta di accordo tra Governo e regioni sui criteri per la riorganizzazione delle reti di offerta di diagnostica di laboratorio, con particolare riguardo alle strutture private accreditate. Le indicazioni fornite dal documento evidenziano una serie di punti cardine tra i quali si ricordano la stretta interrelazione tra rete ospedaliera e tipo di laboratorio, il ruolo della formazione continua e della ricerca, la necessità di definire un sistema di verifica esterna della qualità. Per le reti ospedaliere, nell'ambito della tematica dello sviluppo e dell'implementazione delle reti ospedaliere e dei processi assistenziali, viene poi affrontata, tra l'altro, la questione della riconversione dei piccoli ospedali che hanno difficoltà a garantire nel tempo il perfezionamento delle competenze professionali necessario a garantire la sicurezza e a minimizzare i rischi per i pazienti. Per questi presìdi occorre quindi prevedere lo sviluppo di una duplice integrazione verso gli ospedali maggiori e verso le funzioni assistenziali distrettuali.

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Quanto alle modifiche introdotte in tema di reti ospedaliere, segnala che nel paragrafo 2.9.3, riguardante la rete dell'emergenza urgenza è stata inserita una considerazione relativa al carattere fondamentale del raccordo tra il sistema dell'emergenza urgenza ed il servizio di continuità assistenziale e all'opportunità di istituire un nuovo livello di assistenza - tra l'Assistenza distrettuale e quella ospedaliera - denominato Assistenza sanitaria urgente. Infine, è stato inserito un paragrafo (2.9.4) relativo alla mobilità ospedaliera interregionale, prevedendo la definizione di accordi tra le regioni per superare le disparità regionali ed individuare la quota di mobilità da considerarsi strutturale o modificabile.
Per la riabilitazione, dopo aver rilevato che il miglioramento delle condizioni di vita ha determinato un incremento delle persone con malattie croniche e disabilità e un crescente ricorso alla riabilitazione, il documento individua nel percorso riabilitativo unico il contesto nel quale si completano le componenti sanitarie con quelle non sanitarie dell'intervento riabilitativo. In tale ambito si inserisce il progetto riabilitativo individuale, unico per ciascuna persona, stabilito dallo specialista in riabilitazione in condivisione con gli altri professionisti, in conformità ai parametri di menomazione, attività e partecipazione sociale elencati nella International Classification of Function (ICF), modello unificante introdotto dall'OMS nel 2001.
Per la valutazione delle nuove tecnologie sanitarie, l'Health Technology Assessment (HTA) è una valutazione complessiva e sistematica delle conseguenze assistenziali, economiche, sociali ed etiche provocate dalle tecnologie sanitarie. Negli ultimi anni anche in Italia questo metodo è diventato oggetto di crescente interesse e acceso dibattito in ambito sanitario. Il metodo tuttavia è ancora da perfezionare richiedendo lo sviluppo di iniziative di vario genere e di un'attività di coordinamento centrale. Il Piano sanitario nazionale sottolinea come la complessità del quadro degli interessi da conciliare consiglia di delineare, inizialmente, un assetto di tipo sperimentale da consolidare o modificare opportunamente dopo la verifica dei risultati dei primi anni di operatività.
Osserva, poi, che per quanto attiene agli investimenti per l'ammodernamento strutturale e tecnologico del Servizio sanitario nazionale viene sottolineata la necessità di proseguire nel processo di ammodernamento del patrimonio strutturale e tecnologico del Servizio sanitario nazionale accompagnato da una crescente attenzione ad un'allocazione sempre più efficace ed efficiente degli investimenti ai fini del contenimento della spesa sanitaria pubblica. Una particolare attenzione viene dedicata anche all'aspetto della sicurezza negli edifici sanitari.
Fa presente, quindi, che il Capitolo 3 riguarda il monitoraggio, l'appropriatezza e l'uniformità dei livelli essenziali di assistenza (LEA). Viene affermata l'esigenza sia di un processo di aggiornamento dei medesimi - nonché delle condizioni di «appropriatezza» o «non appropriatezza» nell'erogazione delle relative prestazioni - sia di un monitoraggio sull'attuazione.
Il documento si sofferma, in particolare, sul problema delle liste d'attesa e individua, al riguardo, dieci obiettivi da raggiungere nel triennio, tra i quali l'individuazione e lo sviluppo di percorsi diagnostico terapeutici (PDT) nell'area cardiovascolare e oncologica, la gestione degli accessi attraverso l'uso diffuso del sistema CUP sulla base di quanto previsto dall'Intesa Stato-Regioni del 29 aprile 2010, il monitoraggio, in via sistematica, dei tempi massimi regionali sui siti web di Regioni e P.A. e di Aziende sanitarie pubbliche e private accreditate, a garanzia della trasparenza e dell'accesso alle informazioni su liste e tempi di attesa. Viene inoltre posto un particolare accento sul tema del governo clinico e della sicurezza delle cure.
Secondo tale visione sistemica deve essere garantito lo sviluppo di una strategia di governance integrata che metta in relazione e crei sinergia tra gli aspetti clinici, gestionali ed economici, nonché quelli della ricerca e dello sviluppo, della sicurezza dei pazienti e degli operatori, dell'informazione e valutazione delle tecnologie

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sanitarie. L'obiettivo perseguito - specificato, poi in alcune specifiche azioni da intraprendere in attuazione del Programma nazionale per la Promozione permanente della Qualità nel Servizio sanitario Nazionale -, è pertanto quello di orientare il sistema affinché il contenimento dei costi e la gestione efficiente dei servizi non sia disgiunto dal perseguimento della qualità, efficacia, sicurezza ed appropriatezza delle prestazioni.
Rileva, poi, che le modifiche introdotte in tale ambito riguardano il paragrafo 3.2 (Nuovo sistema informativo sanitario: strumento di riferimento nazionale per la misura dei Livelli Essenziali di Assistenza). In particolare viene evidenziato che l'evoluzione del nuovo sistema informativo sanitario avviene sulla base di un piano di azione predisposto dalla cabina di regia del NSIS, in relazione ad indirizzi strategici definiti.
Il Capitolo 4 concerne alcune tematiche di sistema, vale a dire ricerca e innovazione sanitaria, applicazione della tecnologia all'informazione e della comunicazione in ambito sanitario, assistenza farmaceutica, dispositivi medici, accreditamento delle strutture di offerta, e, infine, la tematica fasi della vita, con l'indicazione delle varie e specifiche tipologie di assistenza, dal percorso nascita all'età senile. Le modifiche introdotte, nel tema fasi della vita, riguardano l'inserimento di due nuovi paragrafi dedicati, rispettivamente, all'età pediatrica (4.6.2), con una separata trattazione dell'assistenza primaria, di quella ospedaliera, e all'adolescenza (4.6.3).
Infine, il Capitolo 5, espone alcuni strumenti di valutazione del Piano sanitario nazionale.
Come già ricordato il documento è poi corredato da due allegati riguardanti i mutamenti demografici ed epidemiologici (Allegato A) e le patologie rilevanti (Allegato B).
Le modifiche apportate riguardano l'allegato B. Nel paragrafo B7 (Dipendenze patologiche), in tema di tossicodipendenze, sono stati aggiornati i dati del quadro epidemiologico. È stato poi inserito un nuovo paragrafo B.8, concernente le malattie reumatiche croniche caratterizzate da una progressiva compromissione della qualità della vita delle persone affette, a causa della perdita di autonomia che determinano. Infine, nel paragrafo B.11 (Cure palliative e terapia del dolore) è stato inserito il richiamo alle iniziative di sensibilizzazione quali la giornata nazionale del sollievo.
Alla luce di quanto sinteticamente esposto, preannuncia una proposta di parere favorevole, riservandosi comunque di formalizzarla dopo aver ascoltato le considerazioni di coloro che vorranno intervenire nel dibattito.

Gero GRASSI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 13.

SEDE CONSULTIVA

Martedì 18 ottobre 2011. - Presidenza del presidente Giuseppe PALUMBO. - Interviene il Ministro della salute Ferruccio Fazio.

La seduta comincia alle 14.10.

Legge comunitaria 2011.
C. 4623 Governo.

(Relazione alla XIV Commissione).
Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nel 2010.
Doc. LXXXVII, n. 4.

(Parere alla XIV Commissione).
(Seguito dell'esame congiunto e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame congiunto dei provvedimenti in titolo, rinviati nella seduta del 6 ottobre 2011.

Giuseppe PALUMBO, presidente, ricorda che nella scorsa seduta l'onorevole D'Anna ha svolto la relazione illustrativa

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sul disegno di legge comunitaria e sulla relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nel 2010. Avverte, inoltre, di aver sostituito il relatore, onorevole D'Anna, con l'onorevole Scandroglio.
Poiché nessuno ha chiesto di intervenire in sede di discussione generale sui provvedimenti, dichiara concluso l'esame preliminare.
Avverte, pertanto, che risultano presentati tre emendamenti al disegno di legge comunitaria (vedi allegato 3).
Prima di dare la parola al relatore e a coloro che intendono intervenire al riguardo, desidera far presente che uno degli emendamenti presentati, il 3.01 dell'onorevole Ceccacci Rubino, affronta il delicato tema della sperimentazione sugli animali, esaminato in diverse occasioni dalla Commissione e sempre con grande equilibrio. Anche questa volta, pertanto, auspica che si riesca a giungere ad una formulazione dell'emendamento che rispetti, da un lato, la salute e il benessere degli animali e, dall'altro, le esigenze della ricerca scientifica, anche al fine di evitare che la ricerca e la sperimentazione in Italia incontrino ostacoli tali da far si che esse potranno essere svolte solo all'estero.

Michele SCANDROGLIO (PdL), relatore, dopo aver espresso condivisione per le considerazioni testé svolte dal Presidente Palumbo, ritiene opportuno che l'articolo aggiuntivo 3.01 sia riformulato, al fine di attenuare alcuni dei criteri direttivi, ivi previsti, che il Governo dovrà rispettare in sede di emanazione dei decreti legislativi per l'attuazione della direttiva 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici. Invita, infine, i colleghi della Commissione ad approfondire le questioni oggetto dell'emendamento citato ed auspica che su di esso si sviluppi un proficuo dibattito.

Il ministro Ferruccio FAZIO desidera svolgere alcuni rilievi in ordine all'articolo aggiuntivo 3.01, relativo alla problematica della sperimentazione scientifica sugli animali. In primo luogo, giudica assolutamente corretto e condivisibile un approccio al tema che rispetti la vita e la salute degli animali e che implichi che ogni tipo di sperimentazione possa essere effettuato solo dopo aver accertato l'assenza di qualunque dolore o sofferenza per l'animale. In secondo luogo, apprezza e concorda sull'incentivazione di metodi alternativi a cui far ricorso sia per la ricerca scientifica di base che per quella applicata. Ciò premesso, ritiene che l'emendamento 3.01, che invita a valutare con grande attenzione, debba essere riformulato, tenendo conto, dell'esigenza di non recare nuovi oneri per la finanza pubblica per quanto riguarda l'implementazione di metodi alternativi all'uso di animali a fini scientifici e la formazione di personale esperto. Da riformulare appare, altresì, sia il punto relativo al divieto di utilizzo di scimmie antropomorfe, cani, gatti e specie in via d'estinzione che, a suo avviso, dovrebbe venir meno quando tale utilizzo risulti obbligatorio da legislazioni o da farmacopee nazionali o internazionali o si tratti di ricerche finalizzate alla salute dell'uomo o delle specie coinvolte, condotte in conformità ai principi della direttiva 2010/63/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, previa autorizzazione del Ministero della salute, sentito l'Istituto Superiore di Sanità, sia la parte relativa al divieto di effettuare esperimenti che non prevedono anestesia o analgesia, qualora provochino dolore all'animale. La riformulazione preannunciata è naturalmente suscettibile di essere ulteriormente modificata, qualora ciò dovesse emergere dal dibattito.

Giuseppe PALUMBO, presidente, poiché risultano diversi iscritti a parlare su questo punto, invita il relatore e il Governo a dare intanto il parere sugli altri due emendamenti presentati e, successivamente, ad approfondire le questioni oggetto dell'articolo aggiuntivo 3.01.

Michele SCANDROGLIO (PdL), relatore, esprime parere favorevole sugli emendamenti 1. 1 D'Incecco e 1.2 Callegari.

Il ministro Ferruccio FAZIO esprime parere favorevole sull'emendamento 1.1 e

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parere favorevole sull'emendamento 1.2, purché riformulato nel senso di inserire il Ministro della salute tra i Ministri concertanti.

La Commissione approva l'emendamento D'Incecco 1.1.

Laura MOLTENI (LNP) fa proprio l'emendamento Callegari 1.2 e lo riformula nel senso indicato dal Ministro Fazio.

La Commissione approva l'emendamento Callegari 1.2, fatto proprio dall'onorevole Laura Molteni (nuova formulazione).

Gabriella GIAMMANCO (PdL), intervenendo sull'articolo aggiuntivo 3.01 di cui raccomanda l'approvazione, fa presente che esso non pone limiti effettivi alla sperimentazione poiché, come stabilito alla lettera b), esso delega il Governo a vietare l'utilizzo di primati non umani, cani, gatti, specie in via d'estinzione, a meno che non risulti obbligatorio da legislazioni o da farmacopee nazionali o internazionali. La proposta emendativa limita, quindi, solo la ricerca di base, quella investigativa, che non dà certezze, mentre le farmacopee nazionali o internazionali non risultano assolutamente pregiudicate.
Per quanto riguarda poi i metodi alternativi, le risulta che questi siano condivisi anche dal Ministero della salute, che ha infatti emanato un decreto per individuare nell'Istituto zooprofilattici di Brescia quale centro di riferimento per la ricerca sui metodi alternativi. Pertanto, auspica che vengano stanziati adeguati fondi finalizzati proprio alla implementazione e alla valorizzazione di metodi alternativi all'uso di animali a fini scientifici.

Paola BINETTI (UdCpTP) osserva che, sulla materia in discussione, assume un rilievo considerevole l'esperienza concreta. Sostiene, al riguardo, che nessun progresso in medicina si sarebbe potuto affermare in assenza di una netta differenziazione tra la posizione dell'uomo e quella delle altre creature. Evidenzia che gli animali sono sempre stati assoggettati a forme di sperimentazione su cui occorre naturalmente esigere correttezza, rispetto e divieto di trattamenti crudeli. Paventa tuttavia il rischio che l'unico soggetto su cui si potrà realizzare la sperimentazione è l'uomo che si trova in condizione di fragilità, il malato. Osserva che l'articolo 32, comma 2, della Costituzione ha rappresentato una risposta alla sciagurata sperimentazione sull'uomo che avveniva nei campi di concentramento in epoche non lontane e sancisce pertanto il primato dell'uomo che va sempre salvaguardato. Dichiara pertanto il proprio orientamento contrario sull'articolo aggiuntivo 3.01 Ceccacci e reputa necessario che si raggiunga un più elevato livello di professionalità e competenza nella ricerca, anche attraverso l'utilizzo di adeguati comitati etici che sottopongano ad accurata verifica le modalità della sperimentazione sugli animali. Nel ribadire che tutti gli studi scientifici sono resi possibili dalla sperimentazione sugli animali, avanza al Governo la richiesta che si impegni a fondo per salvaguardare il primato della persona ed il rigore scientifico nella sperimentazione. Rifiuta, in definitiva, anche nel campo della sperimentazione medica, qualsiasi orientamento volto a mettere sullo stesso piano la natura umana e quella animale.

Carla CASTELLANI (PdL), facendo riferimento all'intervento della collega Binetti, evidenzia come l'articolo aggiuntivo in discussione sia di fatto volto a vietare l'uso di violenza o crudeltà nell'utilizzo degli animali a fini di sperimentazione e ricerca scientifica. Tale finalità è totalmente salvaguardata nella riformulazione proposta dal Ministro, che conferma il divieto categorico di abusi e violenze sugli animali. Ricorda, tra l'altro, come già diversi anni fa quando lei stessa ebbe ad effettuare anestesie su animali utilizzati a fini di ricerca per i trapianti di reni si usasse la massima attenzione sia sulle anestesie sia sul decorso post-operatorio. Invita quindi la Commissione a tenere fermo il divieto di usare crudeltà nei confronti degli animali e contemporaneamente

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a non compromettere le finalità della ricerca scientifica.

Domenico DI VIRGILIO (PdL), concordando con le colleghe Binetti e Castellani che lo hanno preceduto, condanna fermamente l'uso di violenza o crudeltà sugli animali utilizzati per la ricerca e invita tuttavia a non sottovalutare il rischio che certe rigidità contenute nell'articolo aggiuntivo possano poi portare a limitare fortemente se non a bloccare la ricerca. Concorda, infine, con la riformulazione proposta dal Ministro.

Gianni MANCUSO (PdL) fa notare che nel suo gruppo coesistono tesi diverse e posizioni articolate sul tema in oggetto. Per tale motivo, comprende le motivazioni che hanno portato alla presentazione dell'articolo aggiuntivo 3.01 Ceccacci, da lui sottoscritto; rammenta, al riguardo, lo sdegno causato dalla scoperta di un allevamento di cani di razza beagles nella provincia di Brescia destinati all'estero per essere utilizzati nella sperimentazione medica. Su tale tema la sensibilità dell'opinione pubblica verso gli animali è molto forte ed occorre quindi prestare una profonda attenzione alle problematiche evidenziate dai contenuti del menzionato articolo aggiuntivo. Apprezza la posizione del ministro che intende valutare favorevolmente il predetto articolo aggiuntivo, qualora venisse accolta dal presentatore una riformulazione che ne recupera i profili di merito di maggior rilievo. Conclude, ritenendo opportuna una equilibrata regolamentazione sull'utilizzo degli animali nella ricerca e nella sperimentazione medica; esprime perplessità invece nei confronti di chi propugna un divieto assoluto di tale utilizzo, che pregiudicherebbe certamente il progresso scientifico e sposterebbe all'estero la ricerca.

Antonio PALAGIANO (IdV), dopo aver ricordato come la fase 1 della ricerca sia effettuata sull'uomo sia sano che malato - anch'esso quindi oggetto di sperimentazione -, non comprende come si possa prescindere dallo sperimentare gli effetti di un farmaco anche sugli animali, fatta salva comunque l'esigenza di tutelare la salute e il benessere degli animali stessi e seguendo la fisiologica progressione delle varie specie, come avviene nel resto del mondo.

Giuseppe PALUMBO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 14.45.

SEDE REFERENTE

Martedì 18 ottobre 2011. - Presidenza del presidente Giuseppe PALUMBO. - Interviene il sottosegretario di Stato per la salute Eugenia Maria Roccella.

La seduta comincia alle 14.45.

Disposizioni per consentire l'impianto degli embrioni abbandonati giacenti presso i centri italiani di procreazione medicalmente assistita.
C. 2058 Palagiano e C. 4308 Farina Coscioni.

(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato, da ultimo, nella seduta dell'11 ottobre 2011.

Paola BINETTI (UdCpTP), dopo aver ricordato che la legge n. 40 del 2004 reca tra i propri obiettivi la disciplina degli embrioni congelati e sancisce il profilo della tutela dell'embrione e del principio della non produzione di embrioni ulteriori rispetto a quelli necessari, fa presente che il testo in esame debba stabilire, a suo avviso senza riserve, che gli embrioni possono essere utilizzati solo nei casi e nei modi previsti dalla legge. Ricorda che non ci sono parametri scientifici idonei a definire con esattezza il termine della vita di un embrione e, al riguardo, sottolinea che in alcuni casi gli embrioni sono stati impiantati anche dopo dieci anni di vita. Fa notare che uno dei profili di particolare

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complessità del provvedimento riguarda la questione dell'adozione degli embrioni e la necessità di un coordinamento del testo in esame con le prescrizioni della legge sulle adozioni. Osserva poi che le coppie in attesa di adozione sono sottoposte a controlli molto rigorosi e rileva che nel testo in esame non vi è alcuna disposizione che regoli le misure precauzionali connesse all'adozione dell'embrione; il che rappresenta una lacuna da correggere. Altro quesito particolarmente delicato, fa notare, attiene alla necessità di attuare una tracciabilità del percorso biologico. Al riguardo, paventa il rischio che si possa generare un flusso favorevole alla fecondità eterologa, preclusa dalla legge n. 40. Si chiede, quindi, dove saranno conservati gli embrioni che possono essere dati in adozione; in particolare sostiene l'opportunità che siano osservate elevate garanzie di professionalità sull'attività dei centri interessati e ritiene che non tutte le strutture debbano dar luogo al processo di adottabilità ma soltanto quelle che rispondano a determinati standard, al fine di salvaguardare al meglio i valori che la legge intende tutelare. Fa notare che un ulteriore profilo di criticità del testo attiene alla sorte degli embrioni che vengono fatti abortire nei casi di impianto multiplo nell'ambito di un processo di adozione. Rileva che un embrione dato in adozione costituisce un'acquisizione unica di destino umano e occorre attivare pertanto un procedimento articolato con elevate forme di garanzia e competenze integrate degli operatori. Occorre altresì rendere possibile un'accurata selezione del genitore e prevedere un'attenta verifica su altri profili, quali ad esempio l'età delle madri e la presenza di un processo di assistenza continuativo. Sottolinea che il valore del provvedimento attiene in primo luogo all'affermazione che l'embrione è una vita umana ed il suo destino è quello di nascere; pertanto, ribadisce, a tutela di tale principio, che il complessivo sistema normativo deve poter regolare tutte le questioni critiche che si pongono e che sono ad esso connesse.

Domenico DI VIRGILIO (PdL), intervenendo sull'ordine dei lavori, chiede se possa intervenire in una prossima seduta o se invece si intende chiudere la discussione generale nella seduta odierna.

Giuseppe PALUMBO, presidente, fa presente che, in particolare per tematiche importanti e delicate quali quelle etiche, non ha mai inteso comprimere il dibattito parlamentare e che, pertanto, l'onorevole Di Virgilio così come gli altri che volessero intervenire lo potranno fare senz'altro anche nelle prossime sedute.

Luciana PEDOTO (PD), riprendendo quanto già osservato nelle scorse sedute, invita la Commissione e il Governo a considerare che molte disposizioni contenute nel provvedimento in esame possono formare oggetto di un regolamento più che di un atto legislativo e che, in questa sede, si dovrà piuttosto provare a capire come disciplinare la sorte degli embrioni che non saranno ricompresi nelle procedure di adozione e ne rimarranno esclusi.

Giuseppe PALUMBO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.

AVVERTENZA

Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:

SEDE REFERENTE

Nuove norme in materia di animali d'affezione e di prevenzione del randagismo e tutela dell'incolumità pubblica.
Testo unificato C. 1172 Santelli e Ceccacci Rubino, C. 1236 Mancuso, C. 1319 Tortoli, C. 1370 Alessandri, C. 2359 Anna Teresa Formisano, C. 586 Compagnon, C. 1565 Mancuso, C. 1589 Livia Turco e Viola, C. 2343 Farinone, C. 2405 Minardo e C. 2665 Mannucci.