CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 28 settembre 2011
539.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 28 settembre 2011. - Presidenza del presidente Valentina APREA.

La seduta comincia alle 14.55.

Sull'ordine dei lavori.

Valentina APREA, presidente, propone di passare dapprima all'esame in sede consultiva dei disegni di legge nn. 4621 e 4622.

La Commissione concorda.

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Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2010.
C. 4621 Governo, approvato dal Senato.

Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2011.
C. 4622 Governo, approvato dal Senato.

Tabella 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2011 (limitatamente alle parti di competenza).
Tabella 7: Stato di previsione del Ministero dell'istruzione, università e ricerca per l'anno finanziario 2011.
Tabella 13: Stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali per l'anno finanziario 2011.
(Relazione alla V Commissione).
(Seguito dell'esame congiunto, ai sensi dell'articolo 119, comma 8, del regolamento e conclusione - Relazione favorevole sul Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2010 C. 4621. Relazione favorevole sulle disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2011, C. 4622, Tab. 2, limitatamente alle parti di competenza, 7 e 13).

La Commissione prosegue l'esame congiunto dei provvedimenti in oggetto, rinviato nella seduta del 27 settembre 2011.

Emilia Grazia DE BIASI (PD) rileva innanzitutto con riferimento ai tagli all'editoria previsti dai provvedimenti in esame che la misura adottata dal Governo pari a 40 milioni di euro è assolutamente penalizzante, come denunciato anche nel corso dell'Assemblea nazionale del mondo editoriale per l'emittenza cooperativa e non profit svoltosi alla Camera nella giornata odierna e alla quale ha avuto modo di partecipare. Si colpiscono ancora una volta le realtà editoriali medio-piccole, a tiratura locale, e non le grandi testate. Nel momento in cui il settore è già colpito da una profonda incertezza economica per il processo di ristrutturazione in atto con l'ingresso di nuove tecnologie on line, il Governo invece di assecondare il processo in atto con interventi di sostegno, deprime ancora di più il settore. Aggiunge che il regolamento del Governo in materia risulta assolutamente inefficace, oggetto tra l'altro di numerosi ricorsi da parte dei destinatari. Il taglio delle risorse è quindi un colpo mortale per il settore, un colpo che frustra anche l'esercizio del diritto e della libertà di informazione.
In merito al settore dei beni culturali, evidenzia innanzitutto come la scelta di stabilizzare il FUS per la parte di prelievo delle accise sulle benzine non ha consentito di superare la straordinaria difficoltà del settore. Rimane, infatti, ancora fortemente penalizzata la missione specifica del ministero finalizzata alla tutela del patrimonio artistico e culturale, con una rimodulazione della spesa sulle emergenze, come rilevato correttamente dalla Corte dei Conti. Il rigore posto in essere dal Governo dovrebbe infatti avere come contropartita diverse modalità di intervento, superando la moltiplicazione di funzioni, per esempio come quella attualmente esistente per la Domus Aurea dove si sovrappongono competenze di soggetti diversi per la gestione. Al contrario, si interviene esclusivamente con interventi che strozzano il settore senza alcuna previsione finalizzata alla sua riorganizzazione. Aggiunge che il Governo non ha ancora adottato una banca dati unificata dei beni archeologici esistenti, con una profonda carenza organizzativa che penalizza la conoscenza di un patrimonio unico al mondo, anche dal punto di vista turistico. Rileva quindi come il taglio del 45 per cento dei fondi sui giochi del Lotto abbia ulteriormente penalizzato un settore già in crisi, che manca addirittura delle risorse a sostegno degli interventi più urgenti. Ricorda a questo proposito che proprio la scorsa estate l'Accademia di Brera ha subito un grave danno per le piogge che hanno seriamente danneggiato lo Sposalizio della vergine di Raffaello, al

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quale ha fatto seguito un silenzio imbarazzante del direttore generale competente che non ha agito per mancanza di fondi.
Aggiunge, infine, che l'ETI è stato sciolto ma non si è ancora provveduto a definire un piano di interventi a sostegno del personale che è ancora in attesa di sapere quale sarà il suo destino. Precisa che non si tratta di una questione di risorse, visto che lo stesso ministro Galan ha affermato nella sua audizione in Commissione - peraltro ancora non conclusa - che vi sono numerosi residui inutilizzati. È il solito atteggiamento del Governo che non sapendo come intervenire, rinvia decisioni vitali per un settore sempre più penalizzato e certo non aiutato dalle scelte dell'Esecutivo.

Pierfelice ZAZZERA (IdV) preannuncia il voto contrario del suo gruppo sui documenti in esame, manifestando una profonda preoccupazione per la grave situazione del Paese. In particolare, ricorda i tagli lineari che hanno causato un'ingente riduzione di risorse finanziarie per i programmi relativi all'istruzione e alla ricerca, con specifico riferimento, tra l'altro, al diritto allo studio e al sistema universitario e alla formazione post-universitaria. Con riguardo alle competenze del ministero per i beni e le attività culturali, considerate le riduzioni di risorse poste in atto dal Governo, non comprende come potrebbe essere finanziata la crescita in un settore così vitale per il progresso economico del Paese. Anche la Corte dei Conti sostiene, infatti, nella sua relazione che bisognerebbe gestire meglio le risorse attualmente disponibili. Sulla messa in sicurezza degli edifici scolastici, rileva poi come vi sia attualmente un sistema di infrastrutture scolastiche che si pone al di fuori della legge, in quanto non sono state previste le risorse necessarie per l'adeguamento alle misure di sicurezza legislativamente previste. Osserva, infine, come tuttora non siano effettuati investimenti nella ricerca e nell'innovazione che invece potrebbe rappresentare un settore vitale per la crescita del Paese.

Manuela GHIZZONI (PD) preannuncia di voler concentrare il suo intervento sulle parti del Rendiconto generale per l'anno finanziario 2010, relative all'attività del Ministero dell'istruzione, università e ricerca scientifica e tecnologica, nonché sulla Tabella n. 7 dello stato di previsione dello stesso Ministero per l'anno finanziario 2011. Osserva, in via preliminare, come vi sia poca attenzione da parte delle forze della maggioranza sui documenti in esame, che sono invece di straordinaria importanza per comprendere l'attuale situazione economica del Paese e le precarie prospettive di sviluppo in cui esso si trova. Ritiene innanzitutto che il Governo dovrebbe tenere nella dovuta considerazione i rilievi contenuti nella relazione delle Corte dei conti, a partire da quelli della prima parte di essa, che investono aspetti di competenza della Commissione in materia di istruzione e università. Nel merito, ricorda innanzitutto che la Corte dei conti rileva come nella distribuzione delle risorse finanziarie per il sistema scolastico un ruolo centrale sia ancora svolto dal Governo, nonostante il dettato del Titolo V della Costituzione, ai sensi del quale tali competenze dovrebbero essere decentrate; come a dire, alla faccia del federalismo. Osserva, quindi, come la Corte sottolinei che il provvedimento di maggiore importanza per il settore è stato negli anni passati il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008, il quale, come tutti sanno, reca però una normativa di riorganizzazione economica, finalizzata a contenere la spesa del settore, ma non incide nel merito del miglioramento dell'offerta scolastica, i livelli di apprendimento e la funzione educativa della scuola. Aggiunge il fatto gravissimo che da tre anni il Ministero non pubblica i dati statistici sul tempo-scuola, violando così una previsione obbligatoria. In questo modo, per esempio, si impedisce al Parlamento di acquisire tutta una serie di dati fondamentali per la conoscenza dell'organizzazione dell'offerta formativa, tra i quali, per esempio, il dato sulle classi già avviate. Osserva, al riguardo, come la Corte dei Conti abbia rilevato, nella relazione

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in commento, come solo lo 0,5 per cento delle famiglie italiane abbia scelto il modello orario di 24 ore settimanali, dimostrando così l'assoluto e ulteriore fallimento della riforma del settore varata dal ministro Gelmini. Rileva, fra l'altro, come tale riforma abbia anche eliminato la precedente organizzazione scolastica recata dal decreto legislativo n. 59 del 2004, che consentiva il cosiddetto tempo prolungato fino a 33 ore settimanali. A ciò si aggiunge, poi, il calo profondissimo delle iscrizioni agli istituti tecnici e professionali, ove l'avvio delle prime classi nell'anno scolastico passato e in quello in corso ha fatto registrare una diminuzione di circa il 4 per cento.
Esprime rammarico, d'altra parte, per il fatto che il relatore non abbia fatto alcun accenno nella sua relazione al rilievo mosso dalla Corte dei conti, sempre nella parte prima della sua relazione sul Rendiconto dello Stato - per la precisione a pagina 191 - sull'attuale indisponibilità di risorse finanziarie da destinare al recupero delle utilità dell'anno 2011 ai fini della maturazione delle posizioni di carriera e stipendiali del personale del comparto della scuola. Al riguardo, pur in assenza di un sottosegretario, chiede al Governo quali misure abbia previsto per risolvere tale problema, considerato che nulla è indicato nelle disposizioni per l'assestamento del bilancio. Precisa che si tratta di una somma pari a circa 1320 milioni di euro che non solo non risulta prevista, ma non è dato neanche sapere come verrà recuperata. Con riferimento, poi, al problema del precariato, aggiunge che la Corte dei conti evidenzia la necessità - a fronte del completamento del processo di razionalizzazione del personale intrapreso dal Governo - di una politica coerente di immissioni in ruolo, la quale permetterebbe di evitare la formazione di un nuovo precariato. La manovra quindi non solo non favorisce l'immissione in ruolo dei docenti, ma penalizza qualsiasi tipo di turn over. Ricorda, quindi, la grave situazione debitoria delle scuole, riferendo il dato, indicato dalla Corte dei conti, di 1.660 milioni di euro di residui attivi che sono tuttora vantati dagli istituti scolastici nei confronti dello Stato. Con specifico riguardo al servizio di pulizie, la Corte ricorda poi come il 40 per cento degli istituti è costretto ormai a bandire appalti per l'assegnazione del servizio a soggetti esterni, i cui costi sopravanzano quelli derivanti da un'eventuale assunzione di personale a ciò adibito. Si tratta di un numero rilevante di persone, quasi 12.000, la cui posizione, dice la Corte, andrebbe regolarizzata. Sull'edilizia scolastica, d'altra parte, la stessa Corte rileva che gli unici strumenti legislativi che hanno concesso risorse finanziarie certe a ciò finalizzate, sono stati la legge n. 23 del 1996 e la legge finanziaria del 2007, varate da Governi di centro-sinistra, mentre i piani straordinari per la messa in sicurezza degli edifici scolastici varati dal Governo Berlusconi nel 2002 e nel 2008 non hanno prodotto i risultati sperati. Ad oggi, infatti, a distanza di un paio di anni solo 31 scuole hanno aperto procedure di interventi sui 1706 previsti. Stigmatizza quindi il fatto che il Governo abbia adottato in materia una legislazione di stampo elettoralistico, attraverso la concessione di lasciti e prebende a scuole e comunità, prevedendo distribuzioni di risorse mediante l'approvazione di risoluzioni parlamentari, che fra l'altro non sono state ancora spese. Senza alcun criterio, di fatto, se non la costruzione del consenso immediato e la gratificazione del sostegno propagandistico, con una politica dal respiro corto che ha lasciato dietro di sé macerie, non solo in senso figurato. Evidenzia d'altro canto la pietosa vicenda del cosiddetto programma stralcio su cui è stata coinvolta anche la Commissione cultura, peraltro con un sito ancora incerto ai danni della sicurezza delle scuole.
Rileva infine come anche il settore dell'università risulti penalizzato ancora una volta dai provvedimenti varati dal Governo. La Corte dei conti evidenzia al riguardo come il Fondo di finanziamento ordinario (FFO) abbia una consistenza di incerta quantificazione, generando una profonda incertezza per gli atenei che non sono in grado di intraprendere una seria

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politica di programmazione per l'assunzione del personale. Al riguardo, stigmatizza il paradosso dell'attività del Governo in materia, che nel contempo pone, per un verso, il vincolo del 90 per cento tra trasferimenti di risorse e spese fisse e, per altro verso, riduce progressivamente i trasferimenti di risorse a valere sul Fondo di finanziamento ordinario. Ricorda d'altro canto che la stessa Conferenza dei Rettori delle università italiane (CRUI) - espressasi proprio nel corso delle audizioni svolte nell'ambito dell'esame degli schemi di decreto attuativi della legge n. 240 del 2010 - auspicava una diversa valutazione al riguardo, visto che, allo stato, tutti, e sottolinea tutti, gli atenei supererebbero il predetto vincolo del 90 per cento. Rileva che la relazione della Corte dei conti critica l'applicazione del criterio del 90 per cento puro senza i correttivi, per cui nel 2010 ben il 67 per cento degli atenei non ha potuto procedere a nuove assunzioni. Fra l'altro, la stessa Corte dei conti segnala come il sistema universitario sia ormai capace di recuperare un buon 50 per cento di risorse finanziarie da soggetti esterni e circa il 20 per cento dall'Unione europea. Rinvia quindi all'ulteriore giudizio negativo della Corte dei conti sul «diritto allo studio», che dovrebbe prevedere interventi prioritari indirizzati al potenziamento delle risorse e all'implementazione delle provvidenze a favore degli studenti universitari e non ad una sua limitazione, come di fatto oggi accade. Stigmatizza, in particolare, il divario regionale esistente al riguardo, accentuato dalla disparità dell'ammontare delle borse di studio nell'ambito delle diverse regioni e dal confronto europeo, nonché il fallimento dell'istituto dei prestiti d'onore a favore degli studenti, anche a fronte della difficoltà dei giovani laureati di trovare occupazione lavorativa al termine degli studi. Per tutti questi motivi, e per gli ulteriori rilievi critici evidenziati nella relazione della Corte che è costretta ad omettere per ragioni di sintesi, ma ai quali rinvia, preannuncia, anche a nome del suo gruppo, un giudizio assolutamente negativo sui provvedimenti all'esame della Commissione.

Giuseppe GIULIETTI (Misto), condividendo quanto detto in precedenza dai colleghi intervenuti nella discussione, stigmatizza come non vi sia al momento la dovuta interlocuzione tra il ministro Galan e la Commissione, ricordando anche le nomine che sono state effettuate dal Governo nella scorsa settimana relative a Cinecittà Luce. Concordando con quanto detto dalla collega De Biasi, considera assai criticabili le scelte di gestione del dottor Resca, così come anche il finanziamento di 40 milioni di euro male utilizzato per il Palazzo del Cinema di Venezia. Stigmatizza, quindi, il fatto che si siano ulteriormente ridotte le risorse per l'editoria, ricordando, fra l'altro, come sia stato respinto al Senato un emendamento che prevedesse l'indizione di un'asta per le frequenze radiotelevisive, con l'invito ai beneficiari delle concessioni a titolo gratuito a contribuire al fondo per il sostegno finanziario delle altre emittenti.

Valentina APREA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, dichiara concluso l'esame congiunto dei provvedimenti in titolo.

Si passa all'esame della relazione sul disegno di legge recante il rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2010.

Bruno MURGIA (PdL), relatore, propone di riferire favorevolmente sul rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2010 (C. 4621 Governo), rilevando che se è vero che sussistono alcuni rilievi critici nella relazione della Corte dei Conti, vi sono peraltro anche alcune valutazioni positive sull'operato del Governo come per esempio quelle relative alle misure di razionalizzazione adottate. Concorda d'altra parte sulla necessità di audire il dottor Resca in ordine alla gestione commissariale richiamata dai colleghi, stigmatizzando l'assenza alla seduta odierna del rappresentante del

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Governo il quale avrebbe potuto chiarire gli aspetti e i profili problematici emersi nella discussione.

La Commissione approva quindi la proposta di relazione favorevole del relatore.
Si passa all'esame della relazione sul disegno di legge di assestamento.

Bruno MURGIA (PdL), relatore, in merito alle disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2011 (C. 4622 Governo) illustra una proposta di relazione favorevole (vedi allegato), di cui raccomanda l'approvazione.

La Commissione approva quindi la proposta di relazione favorevole del relatore (vedi allegato), nominando il deputato Murgia quale relatore per entrambi i provvedimenti presso la V Commissione.

Disposizioni concernenti il divieto di indossare indumenti o utilizzare altri mezzi che impediscono il riconoscimento personale, l'introduzione del reato di costrizione all'occultamento del volto e modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di cittadinanza.
Testo unificato C. 627 Binetti ed abbinate.

(Parere alla I Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta del 27 settembre 2011.

Emilia Grazia DE BIASI (PD) sottolinea che la legge in esame rappresenta l'ennesima occasione mancata di un Governo che invece di favorire la tolleranza e l'incontro delle culture innalza barriere ideologiche. Si rammarica del fatto che la Commissione riservi solo pochi minuti all'esame di una questione che invece ha già percorso tutta l'Europa, in un dibattito sempre più acceso su come far convivere le differenze religiose e culturali. Ribadisce che si tratta di una mancata occasione poiché mescola vari piani di intervento, in particolare l'esigenza della sicurezza pubblica con la tutela del tratto identitario. Rileva, infatti, come già nell'articolo 1 del provvedimento ci sia il riferimento al burqa e al niqab, che richiama chiaramente l'appartenenza religiosa, quando invece in altri Paesi, la Francia, ad esempio, la legislazione vieta qualsiasi simbolo religioso senza però fare riferimento ad una specifica religione; ferma la contrarietà per i comportamenti che violano i diritti delle donne, soprattutto quando sono conseguenza di costrizione morale o fisica.

Valentina APREA, presidente, rileva che la Commissione è chiamata ad esprimersi sulle parti, limitate, del provvedimento di propria competenza, rimanendo il dibattito nel merito di competenza della Commissione affari costituzionali.

Emilia Grazia DE BIASI (PD) sottolinea come gli aspetti evidenziati abbiano senz'altro una attinenza, anche indiretta, con le competenze della Commissione. In tal senso è la previsione, che naturalmente non condivide, sulla perdita della cittadinanza in conseguenza dei comportamenti vietati dal provvedimento in esame. In conclusione, in mancanza di una maggiore precisione del testo in esame che escluda il riferimento a particolari religioni, preannuncia il voto contrario.

Pierfelice ZAZZERA (IdV) preannuncia il voto contrario sul provvedimento in esame, pur avendo apprezzato l'atteggiamento del relatore, il quale ha inteso attendere gli interventi dei colleghi prima di formulare una proposta di parere. Osserva come il tema sia molto delicato, e che, trattato così com'è nel provvedimento, equivale a gettare benzina sul fuoco. Rileva, fra l'altro, come sia un provvedimento inutile, essendo già previsto dall'ordinamento che nei luoghi pubblici si debba essere sempre riconoscibili. Ricorda, d'altro canto, come anche in alcune aree del Mezzogiorno d'Italia si possano ancora trovare persone che, per tradizione culturale,

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usano coprire il volto. Osserva, quindi, come prevalga in realtà la paura del «diverso», di chi ha una religione e una cultura differenti dalla propria, arrivando per giunta a colpire bambini innocenti che nulla hanno a che vedere con tali divieti. Si dichiara pertanto fermamente contrario alla scelta culturale del divieto in questione.

Renato FARINA (PdL), ricordando innanzitutto l'attività istruttoria svolta anche in sede di Consiglio d'Europa, osserva come il tentativo dello Stato di regolare i segni religiosi sia molto pericoloso. Il problema della sicurezza, che dovrebbe giustificare il provvedimento in esame, in realtà è inesistente, in quanto appare sicuramente più riconoscibile in pubblico chi indossa tali indumenti da chi invece non lo fa. Ricorda, poi, il pensiero del Papa Benedetto XVI, per cui non si può vietare che tali indumenti siano indossati volontariamente, dovendosi invece impedire che ciò venga imposto con la violenza. Di conseguenza, si dichiara favorevole al contenuto degli articoli 2 e 3 del provvedimento, mentre chiede alcuni chiarimenti sull'articolo 1, preannunciando il voto contrario nel caso in cui il testo rimanga inalterato. Ciò, in quanto o il divieto è giustificato, poiché imposto con la violenza, oppure non lo è per questioni di sicurezza che appaiono invece del tutto pretestuose.

Giovanna MELANDRI (PD) concorda con quanto sensatamente affermato dal collega Farina, osservando come le ragioni di sicurezza appaiano del tutto pretestuose: l'ordinamento vigente già impone di essere riconoscibili nei luoghi pubblici. Preannunciando il voto favorevole sull'articolo 2 del provvedimento, auspica che sul tema complessivo la Commissione svolga una riflessione più approfondita.

Valentina APREA, presidente, ribadisce che la Commissione ha una competenza limitata agli aspetti di sua pertinenza, mentre la discussione nel merito del provvedimento va svolta nella Commissione competente in sede referente.

Paola GOISIS (LNP), preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sul provvedimento in esame, osservando come la norma non è mossa dalla paura del «diverso», bensì dalla volontà di favorire e promuovere l'integrazione soprattutto delle seconde generazioni degli immigrati, senza che siano soggetti a costrizioni di sorta in relazione alle scelte di vita effettuate.

Antonio PALMIERI (PdL), relatore, si rammarica innanzitutto del poco tempo a disposizione per svolgere un ragionamento compiuto sull'argomento. Propone, in ogni caso, di esprimere un parere favorevole sul provvedimento in esame. In relazione agli elementi emersi nel corso della discussione, osserva innanzitutto che il burqa e il niqab non sono simboli religiosi, come hanno pure ricordato i rappresentanti delle comunità religiose auditi nella Commissione di merito. In ordine, d'altra parte, alle ragioni di sicurezza e di ordine pubblico che giustificano il provvedimento, ricorda come spesso i terroristi si camuffano con tali indumenti per portare a termine gli attentati. Con riferimento al tema della cittadinanza, inoltre, ricorda che la proposta di legge prevede non tanto che essa sia persa ma che non sia rilasciata a chi abbia infranto la legge. Aggiunge infine che il pensiero di Benedetto XVI, ricordato dal collega Farina, va proprio nel senso del provvedimento in esame, che punisce duramente chi obbliga una donna a indossare il burqa e il niqab contro la sua volontà, proprio come indicato dal Pontefice.

La Commissione approva quindi la proposta di parere favorevole formulata dal relatore.

La seduta termina alle 16.15.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 16.15 alle 16.25.

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AVVERTENZA

Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato stato trattato:

SEDE CONSULTIVA

Disciplina delle professioni nel settore delle scienze estetiche Testo Unificato C. 3107 Milanato ed abbinate (Parere alla X Commissione).

ERRATA CORRIGE

Nei Bollettini delle Giunte e delle Commissioni parlamentari: n. 538 del 27 settembre 2011., a pagina 62, prima colonna, ventottesima riga, la quinta parola è sostituita dalla seguente «conclusione.»; n. 520 del 2 agosto 2011, a pagina 153, seconda colonna, ventesima riga, dopo la seconda parola inserire la seguente «non» e sopprimere dalla quinta all'ottava parola.