CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 13 luglio 2011
510.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

Mercoledì 13 luglio 2011. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Vincenzo Scotti.

La seduta comincia alle 10.40.

Stefano STEFANI, presidente, esprime, anche a nome dei colleghi della Commissione, soddisfazione per l'elezione del collega Mecacci alla presidenza della Commissione democrazia, diritti umani e questioni umanitarie dell'Assemblea parlamentare dell'OSCE, augurandogli buon lavoro.

Ratifica ed esecuzione della Convenzione concernente la competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori, conclusa all'Aja il 19 ottobre 1996.
C. 3739 Volontè, C. 3858 Di Biagio ed altri, C. 3906 Di Stanislao e C. 3947 Schirru ed altri.

(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Stefano STEFANI, presidente, ricorda che la calendarizzazione delle proposte di legge in titolo fa seguito allo svolgimento di più atti di sindacato ispettivo, volti a sollecitare la ratifica della Convenzione

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dell'Aja. Da ultimo, il sottosegretario di Stato alla giustizia Alberti Casellati, nella seduta del 29 giugno scorso, ha riferito sull'imminente conclusione dell'iter interministeriale per la presentazione del disegno di legge di ratifica avente ad oggetto la stessa Convenzione.

Francesco TEMPESTINI (PD), relatore, ricorda che il sottosegretario Alberti Casellati nella risposta fornita all'interrogazione della collega Zampa n. 5-04712 nella seduta del 29 giugno scorso, aveva prospettato l'imminente presentazione del disegno di legge per la ratifica della Convenzione in titolo. Malgrado tale annuncio, in considerazione del ritardo già maturato dall'Italia, l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, della Commissione ha valutato, in via cautelativa, l'opportunità di calendarizzare le proposte di legge di ratifica in titolo al fine di avviare un iter di esame parlamentare. Nell'auspicio che possa al più presto essere abbinato il preannunciato disegno di legge, illustra il provvedimento segnalando che la Convenzione in esame, adottata il 19 ottobre 1996, al termine della XVIII Sessione della Conferenza dell'Aja di diritto internazionale, è finalizzata alla revisione della precedente Convenzione del 5 ottobre 1961 sulla competenza delle autorità e la legge applicabile nel campo della protezione dei minori. Al riguardo, ricorda che la nuova Convenzione, entrata in vigore sul piano internazionale il 1o gennaio 2002 e sottoscritta dal nostro Paese nel maggio 2003, trae origine dall'esigenza di porre rimedio ad alcune aporie emerse nel funzionamento della Convenzione del 1961, soprattutto a seguito dell'entrata in vigore della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989. Ad oggi il quadro normativo internazionale sulla materia è radicalmente mutato. Con la Convenzione di New York si è operato un vero e proprio révirement nella normativa internazionale in materia di infanzia, poiché sono stati introdotti alcuni importanti princìpi volti a garantire ai minori e ai loro diritti una collocazione privilegiata all'interno di ciascun sistema giuridico e sociale. Fra questi merita menzione il principio della centralità della famiglia per un equilibrato sviluppo psico-fisico del minore e quello dell'interesse superiore del minore in forza del quale «in tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza sia delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l'interesse superiore del minore deve essere una considerazione preminente». Si è quindi prodotto un disallineamento tra la Convenzione, ora citata, ed il testo del 1961 che la Convenzione dell'Aja del 1996 cerca di superare.
Quanto ai contenuti, la Convenzione è articolata in sette capitoli riguardanti rispettivamente l'ambito di applicazione, la competenza giurisdizionale, la legge applicabile, il riconoscimento e l'esecuzione delle decisioni, la cooperazione, le disposizioni generali e le clausole finali. Rientrano espressamente nel campo di applicazione della Convenzione i provvedimenti che regolano i rapporti fra genitori e figli e quelli che dispongono sulla protezione dei minori: l'elenco delle materie è contenuto nell'articolo 3 della Convenzione stessa: attribuzione, esercizio e revoca - totale o parziale - della responsabilità genitoriale, nonché sua delega; diritto di affidamento; tutela, curatela e istituti analoghi; designazione e funzioni di qualsiasi persona od organismo incaricato di occuparsi del minore o dei suoi beni; collocamento in famiglia di accoglienza o in istituto anche mediante kafala o istituto analogo; supervisione da parte delle autorità pubbliche dell'assistenza fornita al minore da qualsiasi persona se ne faccia carico; amministrazione, conservazione o disposizione dei beni del minore.
Sottolinea come la ritardata ratifica da parte dell'Italia della Convenzione del 1996 determini una serie di gravissimi problemi a livello di tutela dei minori nel nostro Paese. Si riferisce, per esempio, al problema della kafala, unico istituto giuridico di diritto islamico in grado di consentire l'accoglienza in famiglia dei minori il cui Paese di origine non conosce l'adozione,

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come avviene in alcuni Paesi fra cui il Marocco, nei cui orfanotrofi e istituti vivono circa 65 mila minori abbandonati. Con la ratifica di questa Convenzione, l'istituto della kafala, potrà essere finalmente regolamentato. Attraverso il monitoraggio dell'autorità centrale sarà, quindi, possibile affrontare caso per caso le delicate questioni di compatibilità tra il sistema giuridico italiano, dai risvolti umani drammatici - come nella vicenda del piccolo orfano egiziano Munir, recentemente segnalata dai mass media - e distinguere fra i vari provvedimenti di kafala, previsti dagli ordinamenti di matrice islamica. Al riguardo, precisa che non si tratta di recepire tout court tale istituto ma di integrarlo con una disciplina di livello internazionale.
In estrema sintesi, rispetto alla Convenzione del 1961 la principale novità consiste nella creazione di un'autorità centrale e nell'istituzione di una procedura di «consultazione» fra le autorità dei due Paesi di residenza attuale e di residenza «futura» del minore, che garantirà alle decisioni in materia minorile un riconoscimento il più possibile uniforme nei vari Stati, con il superamento del limite territoriale dello Stato in cui il provvedimento è stato emesso. La ratifica della Convenzione provvederebbe a rimuovere anche le attuali, ingiustificate differenze di trattamento previste dalla normativa vigente in materia di riconoscimento di provvedimenti a protezione di minori adottati all'estero, attualmente subordinati alla possibilità dei minori stessi di ottenere un visto d'ingresso in Italia. In particolare, ai fini del ricongiungimento familiare, ai sensi della legge n. 286 del 1998, i cittadini stranieri residenti in Italia possono chiedere il ricongiungimento, oltre che della prole, anche dei minori stranieri adottati o affidati o sottoposti a tutela. Al contrario, per i cittadini italiani o stranieri membri dell'Unione europea aventi a carico minori stranieri, il ricongiungimento è sottoposto a maggiori limitazioni in relazione alla più ristretta accezione di «familiare» fatta propria dal decreto legislativo n. 30 del 2007.
Per quanto attiene ai criteri di giurisdizione, sottolinea la rilevanza delle norme, di cui all'articolo 5, che attribuiscono la competenza ad adottare le misure volte alla protezione del minore allo Stato in cui è trasferita la residenza abituale del minore. Per tale via, una volta ratificata la Convenzione, l'Italia diverrà competente in ordine all'adozione di successivi provvedimenti di protezione della persona e dei beni minori che hanno trasferito la propria residenza abituale nel proprio territorio.
La presenza di un'autorità centrale, inoltre, permetterà il monitoraggio di ogni minore che fa ingresso in Italia e la conoscenza della storia pregressa di ciascun minore che farà ingresso nel territorio dello Stato, esattamente ciò che avviene attualmente per l'adozione internazionale.
Sottolinea altresì come la ratifica della Convenzione in esame sia obbligatoria per lo Stato italiano in seguito alla decisione del Consiglio europeo del 5 giugno 2008 con cui l'Italia, fra altri Stati, è stata autorizzata alla ratifica stessa entro il 5 giugno 2010, termine spirato senza nulla di fatto. Il mancato riscontro da parte del nostro Paese in merito alla ratifica del provvedimento lascia intravedere, ovviamente, l'imminente rischio che la Commissione europea attivi le dovute sanzioni per la violazione dei trattati, procedura che prevede una fase giudiziale dinanzi alla Corte di giustizia dell'Unione europea e che potrebbe anche comportare una sanzione pecuniaria per il mancato rispetto del diritto dell'Unione europea, anche perché, con il Trattato di Lisbona, in vigore dal 1o dicembre 2009, l'Unione europea ha inserito per la prima volta i diritti dei minori tra gli obiettivi comuni.
Esprime la certezza che nel corso dell'iter parlamentare si potrà pervenire ad un testo più articolato in cui vengano integrate tutte le opportune norme di adeguamento dell'ordinamento interno alle previsioni poste dalla Convenzione e in cui possa essere realizzato l'obiettivo auspicato nel rispetto degli impegni assunti

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per la riduzione della spesa complessiva. In particolare si pone il problema d'individuare l'autorità centrale competente prevista dalla Convenzione: in tale prospettiva è da valutare l'esperienza acquisita dalla Commissione per le adozioni internazionali in materia di protezione dei minori stranieri e previste dalla citata Convenzione dell'Aja del 1993.
Conclude formulando l'auspicio che il Governo presenti al più presto il disegno di legge di ratifica, rivendicando comunque la prerogativa parlamentare di procedere nel più breve tempo possibile.

Il sottosegretario Enzo SCOTTI fa presente che si è di recente concluso un articolato lavoro a livello interministeriale finalizzato alla presentazione di un disegno di legge di ratifica della Convenzione, che non presenta oneri di natura finanziaria.

Aldo DI BIAGIO (PdL) esprime soddisfazione per quanto preannunciato dal sottosegretario Scotti malgrado sia trascorso già un anno dalla scadenza fissata dal Consiglio europeo. Ricorda il contributo dato anche con la presentazione dell'ordine del giorno n. 9/2519-A/5, accolto dal Governo nella seduta del 30 giugno scorso in occasione dell'esame del provvedimento sulla filiazione naturale. Ritiene che sia opportuno che la delicata materia oggetto della Convenzione sia disciplinata nel nostro Paese dallo strumento di diritto internazionale e non dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione o da quella costituzionale.

Marco ZACCHERA (PdL) si associa alle considerazioni del collega Di Biagio circa il valore del traguardo raggiunto ed auspica la rapida adozione da parte della Commissione di un testo unificato dei provvedimenti presentati e vertenti sulla materia in esame.

Stefano STEFANI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica di Croazia e il Governo della Repubblica italiana in materia di cooperazione culturale e d'istruzione, fatto a Zagabria il 16 ottobre 2008.
C. 3744, Rosato ed altri.
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Stefano STEFANI (LNP), presidente e relatore, ricorda che la calendarizzazione della proposta di legge in titolo, sottoscritta da esponenti di maggioranza e di opposizione, raccoglie il diffuso auspicio di tutti i gruppi parlamentari di accelerare l'iter della ratifica dell'Accordo tra Italia e Croazia, nell'ottica dell'imminente adesione della Croazia all'Unione europea. Segnala che l'opportunità di calendarizzare e di procedere speditamente nell'iter di esame del provvedimento in titolo si correla alla visita che il Capo della Stato compirà in Croazia nei prossimi giorni e alla necessità di inviare al Governo di tale Paese un segnale di amicizia e costruttiva collaborazione.
Passando ad illustrare il provvedimento, ribadisce che i colleghi Rosato, Di Biagio, Antonione, Compagnon, Maran e Strizzolo hanno opportunamente presentato la proposta di legge dell'Accordo italo-croato sottoscritto a Zagabria nel 2008, con l'intento di sollecitare l'iniziativa legislativa del Governo al fine di giungere ad una celere ratifica di questo trattato. È infatti evidente la rilevanza, non solo culturale, ma prettamente politica dell'Accordo con un Paese come la Croazia, affacciato sull'Adriatico, di tradizione cattolica e da sempre in contatto con la civiltà latina e veneta, ma che al tempo stesso confina con il mondo slavo-ortodosso.
La Croazia svolge oggi, alla vigilia del suo ingresso nell'Unione europea, una funzione essenziale, ponendosi, per tutta l'area balcanica, come modello di stabilità democratica e di crescita economica, caratterizzata da un pieno inserimento in

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seno all'Alleanza atlantica e da rapporti consolidati con la Slovenia, che prima le si opponeva in ragione di un perdurante contenzioso confinario, quasi superato.
L'Accordo appare largamente giustificato anche dalla presenza di una rilevante minoranza italiana autoctona, forte di 30 mila persone, dislocate nei territori di tradizionale insediamento, in particolare in Istria e nel Quarnero, oltre che in Dalmazia. Essa si riconosce nell'Unione italiana, dispone di un rappresentante al Parlamento croato, di una casa editrice, di una compagnia teatrale, di un Centro di Ricerche Storiche, di 46 istituti scolastici e di 3 dipartimenti di pedagogia. Ricorda inoltre la secolare presenza croata nel Molise e la storica comunità croata di Trieste, che ha contribuito non poco allo sviluppo economico e sociale della città.
La cooperazione tra i nostri due Paesi - che potrà essere ulteriormente approfondita in occasione di una prossima missione della Commissione, programmata alla ripresa dei lavori parlamentari - si sviluppa anche in sedi specifiche, come l'Ateneo UniAdrion e nel quadro dell'Iniziativa adriatico-ionica, chiamata a promuovere a livello regionale anche i temi della cooperazione culturale, turistica e universitaria.
Venendo ai contenuti dell'Accordo, spiccano le disposizioni dell'articolo 2, che fissa gli specifici campi della collaborazione culturale tra i nostri due Paesi, tra i quali, l'archeologia, la conservazione, il restauro, l'editoria e la cooperazione in campo bibliotecario, librario e archivistico. L'articolo 3 si riferisce al campo dell'istruzione, favorendo gli scambi di docenti e di studenti di ogni ordine e grado e incentivando lo studio delle due lingue, mentre gli articoli 4, 5, 7 e 8 disciplinano la collaborazione culturale e artistica, il contrasto del traffico illecito di beni culturali, i diritti d'autore e la rete degli istituti di cultura. L'attuazione dell'Accordo è rimessa ad una Commissione mista italo-croata, i cui oneri non sono peraltro quantificati nel testo del progetto di legge di autorizzazione alla ratifica. Conclude con l'auspicio che il Governo possa utilmente intervenire, con un proprio disegno di legge, nel corso dell'iter di approvazione parlamentare dell'Accordo, individuando correttamente gli oneri finanziari necessari alla sua attuazione.

Il sottosegretario Enzo SCOTTI segnala che, in base a stime elaborate dal Ministero degli affari esteri, gli oneri connessi alla ratifica dell'Accordo si attestano intorno ai 350 mila euro annui. Sottolinea l'opportunità di procedere alla ratifica anche in considerazione delle aspettative del Governo croato in tal senso, e si riserva di meglio precisare la copertura finanziaria nel prosieguo dell'esame.

Marco ZACCHERA (PdL) segnala che il provvedimento in esame chiama in causa la condizione delle comunità italiane residenti in Croazia, soprattutto nella regione della Dalmazia e a Zara, richiamando gli episodi di discriminazione di cui spesso tali comunità sono state vittime, come nel caso del diniego da parte della città di Zara dell'autorizzazione all'apertura dell'asilo italiano. Occorre, a suo avviso, che la ratifica dell'Accordo sia funzionale ad un monitoraggio della situazione per scongiurare ulteriori analoghi episodi, salvaguardando l'insegnamento della lingua italiana che le autorità della ex Jugoslavia si erano limitate a tollerare.

Enrico PIANETTA (PdL) ricorda che l'Accordo in titolo è stato sottoscritto dall'attuale Governo nel 2008 nello specifico intento di migliorare ed intensificare le relazioni italo-croate. Chiede quindi chiarimenti di metodo al fine di comprendere se sia opportuno attendere il preannunciato disegno di legge, evitando di proseguire nell'esame di un testo non maturo per l'approvazione, o se gli aspetti di copertura finanziaria potranno essere risolti diversamente.

Stefano STEFANI, presidente e relatore, sottolinea che il rappresentante del Governo ha indicato la quantificazione finanziaria e che le modalità di esame potranno essere al più presto chiarite, ferma restando

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la sua disponibilità in qualità di relatore a presentare una proposta emendativa recante la clausola di copertura. Ribadisce l'importanza di inviare un segnale alla controparte croata in vista della visita del Presidente della Repubblica e dell'ingresso della Croazia nell'Unione europea. Quanto alle questioni sollevate dal collega Zacchera, osserva che le difficoltà delle comunità italiane sono diverse da zona a zona e che Zara è forse, non casualmente, la città dove si concentrano i maggiori nodi.

Aldo DI BIAGIO (FLIpTP) fa presente che il Parlamento croato ha già provveduto a ratificare l'Accordo e che in occasione della visita del presidente Napolitano a Zagabria gli interlocutori croati faranno prevedibilmente riferimento allo stato dell'iter di ratifica da parte italiana. Esprime, inoltre, anche a nome dei colleghi che hanno presentato la proposta di legge, il ringraziamento per l'inserimento nell'ordine dei lavori della Commissione. Sottolinea che dall'entrata in vigore dell'Accordo potranno derivare vantaggi sul piano delle relazioni bilaterali. Sottolinea la necessità di approvare il provvedimento in uno spirito bipartisan, pur nella consapevolezza delle difficoltà di natura economica. Richiama infine i progressi compiuti dalla Croazia nel cammino verso la democrazia e l'integrazione nel consesso europeo, obiettivi conseguiti anche grazie alla marginalizzazione delle forze politiche nazionaliste.

Franco NARDUCCI (PD), ringraziando i presentatori della proposta di legge in titolo, esprime il sostegno del Partito Democratico al provvedimento e sottolinea che dal 1995 la Croazia ha realizzato traguardi fondamentali, a partire dall'adesione alla NATO. Ricordando le proprie origini molisane, segnala di ben conoscere le questioni riguardanti le nostre comunità in Croazia. Ritiene incomprensibili le ragioni per cui il Governo italiano prima sottoscrive l'Accordo e poi manca nella presentazione del disegno di legge di ratifica sulla base di obiezioni di natura finanziaria. Osserva che ogni accordo bilaterale comporta oneri, seppur minimi, e che la quantificazione prospettata appare sostenibile anche nella presente difficile fase congiunturale. Sottolinea la necessità che il nostro Paese sappia trarre i vantaggi derivanti dall'entrata in vigore dell'Accordo nell'interesse dei nostri concittadini, ai quali sta particolarmente a cuore la questione dell'insegnamento della lingua italiana.

Aldo DI BIAGIO (FLIpTP) sottolinea che l'Accordo sottolinea l'impegno dei due Governi, italiano e croato, ad investire nella sua attuazione.

Stefano STEFANI, presidente e relatore, ritiene che sarebbe incongruo non provvedere alla ratifica dell'Accordo in titolo considerato, sia pure in un altro campo, l'impegno assunto dal Governo italiano per l'invio di tre presidi di forze dell'ordine lungo le coste croate allo scopo di migliorare la polizia turistica.

Il sottosegretario Enzo SCOTTI ribadisce che il Governo, avendo assunto l'impegno per la copertura del provvedimento, valuterà nel prosieguo dell'esame la presentazione di un disegno di legge o di un emendamento di copertura finanziaria.

Stefano STEFANI, presidente e relatore, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 11.20.

RISOLUZIONI

Mercoledì 13 luglio 2011. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Vincenzo Scotti.

La seduta comincia alle 11.20.

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7-00585 Barbi: Sulle politiche di cooperazione allo sviluppo.
(Seguito della discussione e conclusione - Approvazione della risoluzione n. 8-00132).

La Commissione prosegue la discussione della risoluzione in titolo, rinviata nella seduta del 7 luglio scorso.

Stefano STEFANI, presidente, ricorda che, nella seduta precedente, il rappresentante del Governo aveva sottoposto al collega Barbi talune proposte di riformulazione.

Mario BARBI (PD) ritiene che le proposte di riformulazione avanzate appaiono ispirate dalla logica per cui il Governo starebbe già procedendo nella direzione auspicata dalla risoluzione e che si tratterebbe solo di procedere nel lavoro già intrapreso.

Il sottosegretario Enzo SCOTTI precisa che le proposte di riformulazione del Governo seguono un approccio costruttivo, utile ad accelerare e migliorare sul piano qualitativo un processo già avviato.

Mario BARBI (PD) ritiene che, per meglio esplicitare la filosofia di fondo indicata dal sottosegretario Scotti, le proposte di riformulazione debbano essere ulteriormente precisate. Osserva, peraltro, che la chiusura dell'ufficio competente sui temi della cooperazione allo sviluppo che operava presso la Rappresentanza permanente d'Italia presso l'Unione europea non sembra confermare l'impressione di un interesse prioritario da parte del Governo al settore. Anche per questa ragione ritiene di non condividere integralmente la proposta di riformulazione del Governo.
Procede quindi ad riformulazione del primo punto della parte dispositiva della risoluzione del seguente tenore: «a continuare ad operare, in conformità con le Linee Guida 2011-2013 della Cooperazione italiana, e a mettere in campo tutti gli ulteriori interventi necessari per cogliere l'opportunità strategica della cooperazione delegata a livello europeo nell'ambito delle attività di cooperazione allo sviluppo e, conseguentemente, per valorizzare e mettere in sinergia i diversi livelli istituzionali e non (ministeri, ong, mondo cooperativo, enti locali, università, Confindustria, sindacati e fondazioni bancarie) atti a consentire al nostro Paese - superata la procedura di audit in corso, volta ad ottenere la certificazione di idoneità - di poter esercitare il ruolo di donatore leader o di donatore attivo per i progetti di sviluppo europeo;».
Dichiara di fare propria la proposta di riformulazione relativa al secondo punto della parte dispositiva, e, pur esprimendo talune riserve sul riferimento alla compatibilità con le risorse finanziarie disponibili, propone di riformulare il terzo punto del dispositivo nel seguente modo: «a rafforzare il ruolo e la presenza dell'Italia nelle sedi europee, anche mediante ulteriori innesti di personale adeguato e qualificato compatibilmente con le disponibilità finanziarie e di organico, al fine di difendere e promuovere le istanze del nostro Paese nel settore della cooperazione allo sviluppo in ambito europeo».

Il sottosegretario Enzo SCOTTI condivide la nuova formulazione proposta dal presentatore relativa al primo punto del dispositivo. Fa presente che la Rappresentanza permanente d'Italia presso l'Unione europea, malgrado la chiusura dell'ufficio competente sui temi della cooperazione allo sviluppo, continua naturalmente a seguire il tema. Concorda quindi sulla complessiva riformulazione dell'intero dispositivo, fermo restandol'inciso sulla disponibilità di risorse finanziarie, per corrispondere alla presente difficile fase economica.

Mario BARBI (PD) esprime soddisfazione per quanto osservato dal rappresentante del Governo.

Enrico PIANETTA (PdL) ritiene importante rafforzare il settore della cooperazione

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allo sviluppo per consentire al nostro Paese di svolgere il ruolo che gli compete. Condivide il mantenimento dell'inciso sulla questione finanziaria.

Francesco TEMPESTINI (PD) si compiace per la soluzione individuata, ritenendo che le proposte avanzate dal Governo siano condivisibili, di buon senso e conformi ad una risoluzione presentata senza pregiudizi e in uno spirito di collaborazione costruttiva. Sottolinea che l'obiettivo perseguito dal suo gruppo è quello del miglioramento dall'area di attività relativa agli aiuti allo sviluppo, soprattutto sul piano finanziario. In tale ottica ritiene che la clausola sulla sussistenza di disponibilità finanziaria debba considerarsi meramente di stile.

Gianpaolo DOZZO (LNP), preannunciando il voto favorevole del suo gruppo sulla risoluzione come riformulata, ritiene opportuno accelerare la procedura di approvazione della risoluzione tenuto conto di quanto riferito dal sottosegretario Mantica nella seduta del 7 luglio scorso in merito alla procedura di audit della Commissione europea nei confronti dell'Italia e della task force all'uopo istituita. Quanto alla clausola sulla disponibilità finanziaria, che condivide, ritiene che sulla materia occorra procedere con realismo e buon senso.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva quindi la risoluzione n. 7-00585, come riformulata dal presentatore, che assume il n. 8-00132 (vedi allegato).

7-00595 Mecacci: Sulla tutela dei rifugiati iraniani nel campo di Ashraf.
(Seguito della discussione e rinvio).

La Commissione prosegue la discussione della risoluzione in titolo, rinviata nella seduta del 7 luglio scorso.

Stefano STEFANI, presidente, ricorda che come nel caso della risoluzione testé approvata, nella seduta precedente, il rappresentante del Governo aveva sottoposto al collega Barbi talune proposte di riformulazione.

Il sottosegretario Enzo SCOTTI integra la proposta di riformulazione già sottoposta ai presentatori della risoluzione in titolo con l'aggiunta alla fine del sesto punto del dispositivo delle seguenti parole: «a continuare a ricercare, nel rispetto della sovranità dell'Iraq, una soluzione all'attuale situazione dei residenti di Campo Ashraf nel pieno rispetto del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani valutando anche, nel quadro della posizione definita in sede UE, la possibilità di misure a carattere umanitario per singoli individui detentori in Italia dello status di rifugiato».

Matteo MECACCI (PD) valuta positivamente l'approccio alla complessa questione, esplicitato dalle proposte di riformulazione del Governo, esprimendo al riguardo soddisfazione, anche a nome dei colleghi cofirmatari. Ritiene importante valorizzare gli aspetti umanitari e preannuncia la presentazione da parte della collega Zamparutti, cofirmataria della risoluzione, di ulteriori riformulazioni su cui auspica un confronto costruttivo.

Il sottosegretario di Stato agli affari esteri Enzo SCOTTI sottolinea lo sforzo che il Governo italiano pone in essere nel quadro di un diverso approccio da parte delle Nazioni Unite rispetto all'Unione europea. Ritiene che la risoluzione rappresenti l'occasione per aprire un confronto fattivo e possibile a condizione di mantenere i toni su un piano di realismo e senza pretendere di dare con il presente atto di indirizzo definitiva soluzione alla complessa vicenda. Ritiene opportuno valorizzare la piena condivisione del Governo sul terzo e quarto punto del dispositivo, relativi alla questione umanitaria.

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Elisabetta ZAMPARUTTI (PD) concorda sulle proposte di riformulazione del Governo volta a dare risalto ai profili di natura umanitaria. Segnala la propria delusione per quanto dichiarato dal sottosegretario Mantica nella precedente seduta, che ha rivelato un approccio rivolto al passato, indifferente all'evoluzione in senso democratico che il movimento dei Mojaheddin ha subito in tempi recenti. Il sottosegretario Mantica ha anche sottostimato le modalità di intervento da parte dei militari iracheni nel Campo, in contrasto con i filmati registrati e le prove acquisite. Occorre richiamare l'influenza che il regime di Teheran esercita nei confronti del debole governo iracheno e i contenuti del rapporto redatto da Human Rights Watch. A suo avviso, una soluzione pacifica della situazione è resa impossibile dal perdurante assedio al Campo di Ashraf. Per tali ragioni riformula il testo della risoluzione, accogliendo tutte le proposte avanzate dal rappresentante del Governo in questa e nella precedente seduta, ed aggiungendo alla fine del secondo punto del dispositivo così come risultante dalla riformulazione stessa, le seguenti parole: «nonché del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani;». Sottolinea infine l'esigenza di inserire nella risoluzione un riferimento alla necessità dell'intervento del competente Commissario europeo, rimettendosi al rappresentante del Governo per una proposta di riformulazione del testo della risoluzione in tale senso.

Gianpaolo DOZZO (LNP) ricordando lo svolgimento della precedente seduta, riterrebbe più utile procedere nella discussione sui contenuti complessivi della risoluzione in titolo, per poi valutare le eventuali riformulazioni del testo.

Stefano STEFANI, presidente, ritiene che, per economia dei lavori, sia opportuno previamente verificare le posizioni dei presentatori sulle proposte di riformulazione presentate per poi procedere ulteriormente nella riflessione sugli aspetti generali.

Il sottosegretario Enzo SCOTTI, pur ritenendo superflua la nuova formulazione presentata dall'onorevole Zamparutti, in qualità di cofirmataria, relativa al secondo punto del dispositivo in quanto il riferimento al diritto internazionale umanitario è già presente nel testo, si dichiara comunque disponibile ad accettarla. Quanto alla riformulazione relativa al coinvolgimento della Commissione europea, dichiara di condividerla negli aspetti di fondo riservandosi di suggerire un'eventuale proposta di riformulazione nel prosieguo della seduta.

Gianpaolo DOZZO (LNP) avanza il dubbio che la risoluzione, al di là dei doverosi aspetti umanitari, sia finalizzata all'obiettivo ulteriore del riconoscimento dell'MKO, che non condivide assolutamente. Ritiene, infatti, che la transizione democratica del movimento non sia ancora compiuta. Quanto al Campo di Ashraf, ricorda che si tratta di un'enclave che rappresenta una sorta di Stato nello Stato. Ritiene pertanto assai condivisibile il riferimento alla sovranità dell'Iraq, contenuto nella proposta di riformulazione del Governo. Quanto ai profili umanitari, sottopone ai presentatori l'opportunità di segnalare se altri Paesi europei abbiano assunto iniziative di aiuto ai feriti e se tali iniziative non debbano invece trovare una sintesi in un intervento unitario della Commissione europea, anche in considerazione delle iniziative assunte dal Parlamento europeo sulla tematica. In caso contrario, ritiene avvalorata l'ipotesi che la risoluzione persegua l'obiettivo non dichiarato del riconoscimento del movimento dei Mojaheddin del popolo.

Stefano STEFANI, presidente, fa presente l'imminente inizio delle comunicazioni del Governo, in congiunta con le Commissioni esteri e difesa di Camera e Senato, dei Ministri degli affari esteri e della difesa sulle missioni internazionali.

Carlo CICCIOLI (PdL) coglie l'opportunità per esprimere soddisfazione per lo sforzo del Governo ad assumere l'impegno

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del sostegno umanitario ai feriti di Ashraf. Comprende le ragioni che inducono l'Esecutivo ad assumere una linea di diplomazia ma, nell'esercizio di una maggiore autonomia del Parlamento rispetto al Governo su questo terreno, invita a non sostenere le lobby del petrolio, che tutelano il regime di Teheran e la forte componente sciita del Governo iracheno. Ritiene equilibrate le proposte di riformulazione e ritiene che la questione dell'accoglienza dei profughi sia il comune denominatore della vicenda di Ashraf e della crisi in Nordafrica, di cui l'Unione europea si ostina a non farsi carico. Richiama quindi l'accordo sottoscritto dall'MKO nel 2003, che prevedeva il disarmo del Campo di Ashraf nel quadro dell'impegno per la democrazia. Dal 1979 a quella data, l'MKO ha dato un significativo contributo di sangue alle decine di migliaia di vittime del regime di Teheran.

Il sottosegretario di Stato agli affari esteri Enzo SCOTTI ribadisce che la risoluzione non riguarda in alcun modo il riconoscimento dell'MKO ma la sola questione umanitaria. In questo spirito il Governo ha accolto gli impegni indicati nel dispositivo della risoluzione, rinviando ad eventuale altra sede la trattazione degli aspetti di contesto generale. Sottopone quindi ai presentatori un'ulteriore ipotesi di riformulazione relativa al terzo punto del dispositivo nel senso di aggiungere alla fine le seguenti parole: «nonché a sensibilizzare l'Unione europea a promuovere analoga azione anche attraverso l'impulso del Commissario europeo per gli aiuti umanitari».

Elisabetta ZAMPARUTTI (PD) riformula ulteriormente il testo della risoluzione in titolo nel senso testé prospettato dal rappresentante del Governo.

Stefano STEFANI, presidente, rinvia il seguito della discussione ad altra seduta.

La seduta termina alle 12.

AVVERTENZA

I seguenti punti all'ordine del giorno non sono stati trattati:

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

Programma di lavoro della Commissione per il 2011 (COM(2010)623 def.)

Programma di 18 mesi delle Presidenze polacca, danese e cipriota (11447/11).

Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, relativa all'anno 2011 (Doc. LXXXVII-bis, n. 1).

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI