CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 1° giugno 2011
488.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (V e VI)
COMUNICATO
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AUDIZIONI INFORMALI

Mercoledì 1o giugno 2011.

Audizione del Presidente dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, Giuseppe Brienza, nell'ambito dell'istruttoria legislativa sul disegno di legge C. 4357, di conversione in legge del decreto-legge n. 70 del 2011, recante «Semestre europeo - Prime disposizioni urgenti per l'economia».

L'audizione informale è stata svolta dalle 9.15 alle 9.55.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 10.10 alle 10.25.

SEDE REFERENTE

Mercoledì 1o giugno 2011. - Presidenza del presidente della V Commissione, Giancarlo GIORGETTI, indi del presidente della VI Commissione Gianfranco CONTE. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Alberto Giorgetti.

La seduta comincia alle 10.30.

DL 70/11: Semestre europeo - Prime disposizioni urgenti per l'economia.
C. 4357 Governo.

(Seguito dell'esame e rinvio).

Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 25 maggio 2011.

Giancarlo GIORGETTI (LNP), presidente, ricorda che nella seduta di ieri e di stamani si è svolto il ciclo di audizioni informali previsto nell'ambito dell'istruttoria legislativa sul provvedimento.

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Maino MARCHI (PD) rileva che ci si trova di fronte ad uno dei numerosi provvedimenti adottati negli ultimi anni in materia economica, caratterizzato dall'obiettivo di effettuare riforme a costo zero. Osserva tuttavia che manca quella scossa necessaria all'economia per stimolare la crescita del Paese. Ricorda che il tasso di crescita degli ultimi dieci anni è stato significativamente inferiore rispetto a quello dei principali paesi europei. Evidenzia come tale analisi sia ben chiara anche nel Documento di economia e finanza e sia stata rappresentata nel corso nelle audizioni che si sono svolte sull'argomento. Sottolinea come bisognerebbe conciliare crescita, risanamento ed equità, precisando come molte questioni siano state affrontate nel provvedimento in maniera parziale, mentre altre necessarie non siano state affatto affrontate. In primo luogo, con riferimento al credito di imposta, nel richiamare il proprio intervento nella seduta del 25 maggio 2011, rileva come le relative modalità non convincano, sottolineando come fosse più efficace quello introdotto dal Governo Prodi nel 2006. In proposito, evidenza come rimanga irrisolto il nodo relativo alle finalità del credito di imposta in questione, se cioè esso sia volto a finanziare le università ovvero ad incentivare gli investimenti nella ricerca delle imprese. In tale ultima evenienza, ritiene che sarebbe stato necessario fare riferimento non alle commesse in favore delle università, ma agli investimenti nella ricerca effettuati dalle imprese, anche avvalendosi di progetti interni. Osserva come sarebbe utile prevedere altri strumenti in sede di esame delle proposte emendative. Fa presente inoltre che sono stati distratti 45 milioni dei 100 stanziati dalla legge di stabilità per la ricerca, mentre si dovrebbe evitare di indebolire tale settore. Anche in riferimento al credito di imposta in favore delle imprese che operano nel Mezzogiorno, rileva che esso si presenta in maniera ben diversa dall'analogo provvedimento assunto dal Governo Prodi nella scorsa legislatura, poiché, anziché riguardare gli investimenti, attiene solo alla quota incrementale di assunzioni. Sottolinea come dovrebbe invece essere prioritario il sostegno per gli investimenti, conferendogli anche una natura stabile al fine di dare un quadro di certezza alle imprese. Rileva che, pur essendo state mantenute al 55 per cento le detrazioni per l'efficientamento energetico delle abitazioni, esse sono state dilazionate in dieci anni dai tre inizialmente previsti, con un impatto negativo sulla convenienza dell'operazione. In proposito, ricorda che dopo la legge di stabilità, che ha previsto le nuove modalità per le richiamate detrazioni fiscali, c'è stata la catastrofe nucleare giapponese e in tutto il mondo vi è una tendenza alla riduzione o all'interruzione dei programmi nucleari. Evidenzia quindi come, in conseguenza di ciò, si debba necessariamente perseguire, da un lato, la strada dell'efficienza e del risparmio energetico e, dall'altro, quello del'incremento delle fonti rinnovabili. Ritiene quindi che occorrerebbe ripristinare la triennalità delle detrazioni energetiche. Con riferimento ai costi dei carburanti, sottolinea come una misura in favore dello sviluppo dovrebbe essere quella di contenere gli aumenti, esercitando il potere già previsto dalla normativa vigente in materia di sterilizzazione fiscale degli incrementi di carburante. In riferimento alle liberalizzazioni, ricorda che il centrodestra non ha adottato alcun provvedimento volto ad ampliare la concorrenza e ad abbattere i costi per i cittadini, ma sembra addirittura orientato a compiere passi indietro rispetto a quelli tracciati dal centrosinistra come dimostra, tra l'altro, il disegno di legge in tema di parafarmacie presentato al Senato dal presidente del gruppo del Popolo della Libertà. In materia fiscale, evidenzia l'esigenza di ripristinare e potenziare il regime semplificato per i piccoli imprenditori previsto dalla legge finanziaria per il 2008. Con riferimento alla questione di Equitalia, richiamando l'audizione del presidente Befera svoltasi nella seduta di ieri, sottolinea l'esigenza, fermo restando il necessario rigore nei confronti degli evasori fiscali, di alleggerire la pressione sulle imprese, anche in considerazione

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degli effetti della crisi. In tema di pagamenti della pubblica amministrazione, evidenzia l'esigenza di procedere ad una revisione della materia in modo da rendere la disciplina almeno più incisiva. Con riferimento alla riforma del codice degli appalti, osserva come sia stato inopportuno procedere attraverso un articolo inserito in un decreto-legge così ampio e non con un provvedimento ad hoc, sottolineando come la materia richieda una riflessione specifica ed un coinvolgimento pieno della Commissione di settore. Fa presente in proposito anche la contraddittorietà delle norme, richiamando in proposito, a titolo di esempio, quanto recentemente accaduto nella provincia di Reggio Emilia, dove la prefettura ha sottoposto agli enti locali un protocollo per evitare infiltrazioni criminali nel conferimento degli appalti pubblici. In particolare, ricorda come il segretario del Comune di Reggio Emilia abbia scritto al sindaco lamentando la contraddittorietà tra il protocollo predisposto dalla prefettura sulla base di uno schema del Ministero dell'interno e le norme di semplificazione recate dal decreto-legge in esame. Chiede quindi di sopprimere l'articolo in questione e di affrontare la materia in un provvedimento apposito. Conclusivamente rileva, riassumendo, anche quanto emerso, a suo avviso, dalle audizioni svoltesi, che il provvedimento si presenta sbagliato in riferimento alle soluzioni alle questioni affrontare e non affronta molte questioni necessarie allo sviluppo del Paese.

Massimo VANNUCCI (PD), richiamando le considerazioni del collega Marchi sui profili di carattere generale del provvedimento in esame, sottolinea preliminarmente l'esigenza che il rappresentante del Governo fornisca gli opportuni chiarimenti sulla copertura finanziaria del decreto-legge, ricordando in particolare che alle disposizioni dell'articolo 7, comma 2, lettere da dd) a gg), sono ascritti effetti di carattere permanente, mentre precedenti misure di contenuto analogo erano state considerate come una tantum.
Per quanto attiene al contenuto del decreto-legge, nel sottolineare come si tratti di un provvedimento parziale e insufficiente, fa presente tuttavia di non volersi iscrivere per questo motivo nel novero di quanti in questi giorni richiedono a gran voce provvedimenti di contenuto diverso da quelli finora adottati dal Governo, sottolineando come in questa fase la richiesta di provvedimenti di contenuto diverso venga soprattutto da esponenti della maggioranza, che contestano l'operato del Ministro dell'economia e delle finanze. Ritiene, tuttavia, che l'approccio fin qui seguito dal Ministro Tremonti sia stato profondamente inadeguato, in quanto troppo spesso, in nome della stabilità della finanza pubblica e di considerazioni meramente ragionieristiche, si è impedito ogni intervento di spesa, anche se suscettibile di determinare effetti positivi per la crescita economica del nostro Paese. In questo contesto, sottolinea come si stiano pagando le conseguenze dell'indecisione dimostrata dal Governo, che più volte è stato costretto a ripristinare disposizioni approvate dalla passata maggioranza successivamente soppresse all'inizio di questa legislatura, come accaduto per il credito d'imposta in materia di spese per ricerca e sviluppo e per le disposizioni in materia di controlli fiscali. Nell'evidenziare come per effetto di tale atteggiamento del Governo siano sostanzialmente stati persi tre anni, rileva come siano finora mancate vere riforme, necessarie alla crescita del nostro Paese. In particolare, evidenzia come non siano previsti interventi volti a promuovere la concorrenza e l'apertura dei mercati, anche attraverso una revisione dei sistemi tariffari, e come le disposizioni in materia di semplificazione fiscale siano troppo deboli. In questa ottica, osserva come anche la risoluzione approvata oggi dalla Commissione finanze della Camera su questi temi sia troppo timida e come bisognerebbe valutare la possibilità di procedere quanto meno ad un ampliamento dei termini per la rateizzazione dei debiti fiscali. Nel soffermarsi, poi, su specifici aspetti del decreto-legge, che intende affrontare presentando

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apposite proposte emendative, esprime in primo luogo, preoccupazione per le disposizioni in materia di contratti bancari contenute nell'articolo 8, che asuo avviso dovrebbero essere soppresse. Analogamente, dichiara di non condividere le disposizioni dell'articolo 8, comma 2, volte ad ampliare la platea dei beneficiari del regime di attrazione europea, estendendo tale regime anche alle attività di direzione e di coordinamento delle imprese. Osserva, infatti, che, pur comprendendo la logica del regime di attrazione europea, l'estensione di tale regime fiscale agevolato anche alle attività di direzione e di coordinamento rischia di avvantaggiare imprese che spostino esclusivamente la propria sede, senza portare alla creazione di nuovi posti di lavoro. Ritiene, pertanto che l'articolo 8, comma 2, del decreto-legge vada soppresso. Con riferimento alle modifiche del codice dei contratti pubblici, osserva come talune delle innovazioni previste rischino di determinare conseguenze anche gravi. In particolare, segnala che si prevede la soppressione della certificazione dell'ottemperanza alle disposizioni in materia di collocamento obbligatorio dei disabili, rischiando di peggiorare una situazione già molto critica.
Si sofferma, poi, sulle disposizioni dell'articolo 3 del decreto, in materia di demanio marittimo e di distretti turistici alberghieri. In particolare, ricorda come la materia fosse stata già affrontata dall'articolo 1, comma 18 del decreto-legge n. 194 del 2009, che, in attesa delle definizioni di una legge-quadro in materia ha disposto la proroga sino al termine del 2005 delle concessioni demaniali marittime in essere. Osserva, tuttavia, che nell'ambito del tavolo costituito al fine di individuare la nuova disciplina non si è raggiunto alcun risultato e che il Governo ha quindi ritenuto di predisporre un intervento che tuttavia non soddisfa le esigenze del settore, nel quale sono impegnate circa 30 mila imprese, che operano su moltissimi chilometri di spiaggia e forniscono un importante contributo all'occupazione. Evidenzia come l'incertezza del quadro normativo abbia determinato un sostanziale blocco degli investimenti nel settore, mettendo a rischio la sopravvivenza di una peculiarità del nostro Paese che merita di essere salvaguardata. Nel sottolineare come l'intervento normativo non si renda necessario ai fini del rispetto della normativa comunitaria, dal momento che la Commissione europea ha censurato le disposizioni relative al cosiddetto diritto di insistenza, volte a prevedere il rinnova automatico per le concessioni che giungono a scadenza, fa presente che il Ministro Fitto aveva assicurato che il Governo si sarebbe impegnato in sede europea al fine di richiedere l'esclusione delle concessioni a fini turistici del demanio marittimo dalla cosiddetta «direttiva servizi». Nel sottolineare come la formulazione delle disposizioni dell'articolo 3 sia ambigua e rischi di determinare rilevanti problemi in sede applicativa, osserva che sarebbe stato opportuno prevedere una diversa disciplina, che, attraverso una revisione complessiva della materia, preveda una modulazione della durata dei diritti riconosciuti in relazione agli investimenti sostenuti e l'attivazione di procedure di gara che contemplino meccanismi di tutela volti ad assicurare indennizzi per gli investimenti sostenuti, nonché un'adeguata tutela dei lavoratori del settore. In questa ottica, nel sottolineare come sarebbe stato opportuno prendere spunto dai contenuti, molto articolati, della risoluzione approvata in modo unanime dal Senato nei giorni scorsi, rileva come sia necessario in questa fase provvedere alla soppressione dei commi 1, 2 e 3 dell'articolo 3, auspicando che la maggioranza non si eserciti nel proporre l'estensione della durata del diritto di superficie ad un arco temporale più ampio. Per quanto attiene alle disposizioni contenute nei commi 4, 5 e 6 dell'articolo 3 in materia di distretti turistici alberghieri, osserva che le disposizioni in esame prevedono una diversa denominazione dei distretti rispetto a quanto indicato nel documento di economia e finanza per il 2011 e nelle prime bozze del decreto-legge, che facevano invece riferimento alla istituzione di distretti turistico-balneari. Nel sottolineare le proprie perplessità

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sull'efficacia delle norme previste dal decreto, ritiene comunque che la delimitazione dei distretti relativamente ai beni del demanio marittimo debba avvenire solo una volta che sia stata definita la nuova disciplina organica del regime concessorio. Ribadendo la rilevanza delle disposizioni dell'articolo 3 nell'ambito dell'economia del provvedimento, invita i componenti delle Commissioni ed il Governo a non sottovalutare gli argomenti che ha evidenziato, esprimendo tuttavia la preoccupazione che nei prossimi giorni l'attenzione sarà concentrata esclusivamente sui temi, pur importanti, dell'attività di riscossione dei tributi

Mario BACCINI (PdL) ritiene che il provvedimento dovrebbe affrontare talune questioni relative all'economia sociale di mercato ed al tema del lavoro e della previdenza. In particolare, richiama i dati recentemente resi noti dall'INPS, secondo cui il numero delle pensioni relative a rapporti di lavoro precari è aumentato di oltre il 17 per cento e che l'importo medio dei relativi assegni è pari a circa 1.500 euro annui. In proposito, sottolinea come il ricorso a contratti a progetto o precari dovrebbe essere legato ad una fase emergenziale e non la regola. Ricorda inoltre come il livello delle pensioni appare comunque in media più basso nel Mezzogiorno, rivolgendo un appello ai responsabili regionali delle politiche sociali e del lavoro anche all'utilizzo più appropriato dei fondi comunitari. Ritiene quindi che servirebbero maggiori strumenti di contrasto alla povertà diffusa. All'uopo, segnala l'opportunità di incrementare l'autoimpiego, favorendo il microcredito per l'apprendistato. Ritiene quindi che si possa procedere a migliorare il provvedimento in relazione a tali aspetti. Conclusivamente, con riferimento alla prospettata fusione tra il Poligrafico e la Sogei, invita a rivedere quanto segnalato dalla Corte dei conti e la normativa europea, che, a suo avviso,potrebbe impedire la fusione, sviluppando una più approfondita riflessione.

Pier Paolo BARETTA (PD) osserva come, ai fini di orientare il dibattito sul provvedimento, appare necessario che il Governo fornisca preliminarmente un chiarimento in ordine ai propri intendimenti, anche in considerazione dei tempi disponibili per l'esame del decreto-legge e della legittima aspettativa che almeno presso questo ramo del Parlamento ci fosse lo spazio per apportare miglioramenti o correzioni al testo presentati dal Governo. Nel rilevare come non sia possibile ipotizzare di ignorare del tutto il contesto politico in cui si trova il Paese, osserva come nell'attuale situazione sarebbe opportuno che la maggioranza cercasse una collaborazione con l'opposizione, dal momento che la presente congiuntura economica richiederebbe una grande coesione sociale, essendo necessario interventi dolorosi che non possono essere realizzati in assenza di un consenso di carattere generale. In questa ottica, rileva, ad esempio, come sarebbe necessario che nei tavoli di lavoro in materia di riforma fiscale fossero coinvolti esponenti delle diverse sensibilità.
Quanto al provvedimento in esame, osserva come le audizioni informali svoltesi in questi giorni abbiano fornito spunti assai interessanti, che il Governo farebbe bene a cogliere, valutando le conseguenti correzioni e integrazioni da apportare al testo del decreto-legge, con ciò dimostrando un atteggiamento di disponibilità e di attenzione, adeguato alle presenti circostanze. Rileva, in ogni caso, come la discussione sul testo del decreto-legge sia pesantemente condizionata dall'attesa della futura manovra di correzione dei conti pubblici, sottolineando come sia assolutamente necessario che il Governo indichi come intenda reperire le necessarie risorse finanziarie e che possa quindi avviarsi una discussione pubblica su questi temi. Un tale chiarimento appare a suo avviso doveroso, anche in considerazione della circostanza che sono decorsi circa tre anni dall'inizio della legislatura e che è quindi opportuno individuare un percorso di lavoro per i prossimi mesi. Per quanto attiene al contenuto delle singole disposizioni del provvedimento, nel richiamare anche le indicazioni emerse nel

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corso delle audizioni informali, evidenzia in primo luogo come il credito di imposta previsto dall'articolo 1 sia riferito al 90 per cento della sola spesa aggiuntiva per ricerca e sviluppo di carattere universitario e rappresenti, pertanto, un incentivo sensibilmente inferiore a quello istituito dalla legge finanziaria per il 2007. Analogamente, rileva come il credito di imposta sia limitato agli investimenti effettuati negli anni 2011 e 2012, mentre sarebbe opportuna un'estensione dell'agevolazione almeno al 2013, al fine di garantire una adeguata programmazione degli interventi. Nel sottolineare, poi, come risorse stanziate siano, in definitiva, modeste, specialmente per quanto riguarda l'esercizio 2011, nel quale la spesa prevista è sensibilmente inferiore ai 100 milioni di euro stanziati dalla legge di stabilità per il 2011, ritiene che il governo dovrebbe valutare la possibilità di individuare ulteriori risorse, eventualmente ricorrendo anche al Fondo per le aree sottoutilizzate, il cui utilizzo nel caso di specie sarebbe, a suo avviso, pertinente. Per quanto riguarda il credito di imposta per il Mezzogiorno previsto dall'articolo 2, ritiene che al fine di garantire l'efficacia della agevolazione ivi prevista potrebbe prevedersi una incentivazione legata non tanto alle nuove assunzioni, ma agli investimenti realizzati. Per altro verso, ritiene che debbano valutarsi correzioni alle disposizioni in materia di riscossione delle imposte, limitando gli automatismi esistenti in fase esecutiva, nonché a quelle in materia bancaria. Per quanto attiene alle disposizioni in materia di appalti pubblici, sottolinea come non sia opportuno procedere ad una ampia revisione del codice degli appalti con un decreto-legge, osservando come occorrerebbe affrontare questi temi in un contesto meno influenzato da considerazioni di carattere congiunturale. Nel sottolineare come un intervento non sufficientemente meditato rischi di produrre effetti opposti a quelli desiderati, invita il Governo a valutare le osservazioni formulate nella seduta di ieri dal Garante per la protezione dei dati personali, che, al di là del loro contenuto, che può anche non essere condiviso, sembrano comunque animate dall'intento di garantire un'effettiva semplificazione degli oneri amministrativi ed una effettiva tutela della riservatezza dei cittadini.
Da ultimo, pur segnalando che il proprio gruppo presenterà proposte alternative a quelle del Governo, che ovviamente la maggioranza potrà valutare e respingere, ribadisce l'esigenza che il testo in esame venga rivisto e migliorato, anche al fine di dare significato al lavoro che le Commissioni sono chiamate a svolgere in questa fase.

Francesco BARBATO (IdV) si dichiara sbigottito per la stridente contraddizione tra il titolo del decreto-legge, che dovrebbe recare misure di sostegno a favore dell'economia nazionale, e l'assoluta mancanza di risorse finanziarie stanziate dal Governo a questo scopo.
Passando ad alcuni aspetti di merito, rileva in primo luogo, con riferimento agli articoli 1 e 2 del decreto, recanti, rispettivamente, agevolazioni tributarie in favore della ricerca e delle assunzioni nel Mezzogiorno, come le organizzazioni rappresentative delle imprese, nel corso delle audizioni svoltesi ieri, abbiano evidenziato come il carattere temporaneo e sperimentale delle misure le renda sostanzialmente inutili, non consentendo agli imprenditori potenzialmente interessati di tenerne conto in sede di programmazione dei propri piani industriali. Tale circostanza dimostra l'assenza di una vera politica industriale del Governo, il quale si limita semplicemente a procedere giorno per giorno, senza fornire alcuna certezza di regole alle imprese. Si tratta, del resto, di un atteggiamento emerso più volte, e testimoniato anche dalla scelta, assunta recentemente dall'Esecutivo, di modificare il regime degli incentivi in favore delle fonti energetiche rinnovabili senza considerare gli impatti che tale modifica determinerà sulle prospettive industriali e finanziarie degli operatori del settore.
A tale proposito rileva come le gravissime lacune nell'azione di politica economica del Governo non consentono di risolvere

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uno dei problemi che da più tempo affligge l'economia nazionale, costituito dalla carenza di investimenti esteri, e rischi addirittura di indurre gli stessi investitori italiani a spostare le proprie risorse all'estero.
Con riferimento ai commi da 1 a 3 dell'articolo 3, in materia di disciplina delle aree del demanio marittimo, evidenzia come la previsione di istituire in tale ambito un diritto di superficie non consenta di superare la procedura di infrazione aperta dalla Commissione europea nei confronti dell'Italia con riferimento alla disciplina delle concessioni di beni del demanio marittimo con finalità turistico-ricreative. Come segnalato dagli stessi rappresentanti delle imprese, tali norme, inoltre, non sembrano nemmeno in grado di venire incontro alle esigenze degli operatori del settore, ad esempio in quanto introducono una differenziazione nel regime applicabile alle spiagge rispetto a quello relativo agli arenili.
In merito alle norme sui distretti turistico-alberghieri, di cui al comma 6 del predetto articolo 3, sottolinea come esse si limitino sostanzialmente a riproporre previsioni già vigenti in materia di distretti, di reti di imprese e di «zone a burocrazia zero» le quali, peraltro, non sono state ancora applicate in mancanza della relativa disciplina di attuazione. Anche in tale caso, dunque, si dimostra l'assoluta inconsistenza delle politiche in favore del Sud previste dal Governo, soprattutto se confrontate con le proposte avanzate su questi temi dal gruppo dell'Italia dei Valori, le quali stanno registrando un crescente apprezzamento da parte di larghi settori della società meridionale, come dimostrato, del resto, dall'elezione a sindaco di Napoli di Luigi De Magistris.
A tale riguardo ritiene che il primo intervento per favorire la crescita delle regioni del Mezzogiorno sia quello di escludere le mafie e le altre organizzazioni criminali da ogni coinvolgimento nelle amministrazioni locali e di eliminare ogni forma di protezione politica o burocratica in favore di amministratori o funzionari collegati o collusi con la criminalità. Evidenzia, come, su questi temi, non sia accettabile attendere l'intervento della Magistratura, e come, invece, la politica debba riprendere ad esercitare la propria funzione per affrontare e risolvere i gravissimi problemi di questa vasta area del Paese.
Le questioni relative alle infiltrazioni delle organizzazioni criminali nelle attività pubbliche si pongono anche con riferimento alla tematica affrontata dall'articolo 4, in materia di costruzione delle opere pubbliche. A tale proposito ricorda che il Presidente dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, Giuseppe Brienza, in occasione della sua odierna audizione dinanzi alle Commissioni riunite, ha evidenziato come la possibilità, riconosciuta dalla disciplina in materia di appalti pubblici alle imprese aggiudicatarie degli appalti, di avvalersi dei requisiti di altre imprese, possa comportare il rischio di elusione delle norme in materia di certificazione antimafia contemplate dalla stessa normativa sugli appalti.
Altrettanto preoccupante, sia pure sotto un diverso profilo, è il fenomeno, anch'esso segnalato dal Presidente Brienza, di imprese di Paesi extra UE, segnatamente cinesi, che acquisiscono contratti di subappalto in Italia, mettendo spesso in grave difficoltà le piccole e medie imprese italiane operanti in tale settore. Anche in questo caso il tema da affrontare è quello di assicurare controlli e sanzioni efficaci nei confronti di quei soggetti imprenditoriali che, non rispettando la normativa in materia di sicurezza e di tutela previdenziale dei lavoratori, sono in condizione di abbattere i prezzi in termini insostenibili per le imprese italiane.
Con riferimento all'articolo 6, che dovrebbe, nelle intenzioni del Governo, ridurre e semplificare gli adempimenti burocratici a carico delle imprese, richiama le forti critiche espresse dal Presidente dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali, Francesco Pizzetti, relativamente alle modifiche apportate al Codice della Commissione dei dati personali, che rischiano di risultare inapplicabili, per

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la genericità della loro formulazione, nonché di indebolire le tutele previste a favore dei cittadini, senza peraltro semplificare gli adempimenti a carico delle imprese.
Un ulteriore aspetto estremamente discutibile del decreto-legge riguarda le modifiche all'articolo 118 del Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia disposte dall'articolo 8, comma 5, lettere f) e g), le quali, in sostanza, consentono alle banche di variare le condizioni dei contratti bancari in essere con clienti diversi dai consumatori e dalle microimprese, lasciando ai clienti stessi, qualora non ritengano di aderire a tali modifiche, la sola possibilità di recedere dal contratto stesso. Evidenzia, infatti, anche sulla scorta delle forti critiche espresse sul punto dai rappresentanti di R.ETE. Imprese Italia e di Confindustria, come tale previsione costituisca un vero e proprio patto leonino in danno delle imprese, soprattutto di piccole e medie dimensioni, le quali si troveranno costrette ad accettare le modifiche proposte dalle banche, non potendo evidentemente fare a meno di disporre di un contratto bancario. Si tratta quindi, a suo giudizio, dell'ennesimo favore fatto dal Governo alla lobby delle banche, che conferma l'orientamento, già ampiamente dimostrato dall'Esecutivo, di favorire i potenti ed i prepotenti colpendo invece i cittadini ed i soggetti più deboli.
Parimenti pericolose per le imprese appaiono altresì le modifiche al regime del Fondo di garanzia per le imprese contenute nel comma 5, lettera b), del medesimo articolo 8, in quanto l'estensione dell'operatività del Fondo anche alla prestazione di garanzie in favore di investimenti da parte di fondi comuni di investimento mobiliari chiusi, rischia di ridurre ulteriormente le risorse che potranno essere impiegate per sostenere le iniziative produttive delle piccole e medie imprese
Per quanto riguarda l'articolo 9, recante disposizioni concernenti il settore della scuola, stigmatizza come l'istituzione, prevista dal comma 3, della Fondazione per il Merito, introduca un ulteriore organismo burocratico del quale non si ravvisa l'esigenza, che consentirà magari di collocare personale gradito al Governo, ma che certamente non fornirà alcun reale contributo per il miglioramento della qualità dei servizi scolastici. In tale contesto ritiene altresì improprio affidare alla neocostituita Fondazione il compito di coordinare la somministrazione delle prove nazionali standard previste dall'articolo 4, comma 1, della legge n. 240 del 2010, affidando in tal modo ad un organismo di impronta privatistica una sorta di controllo sull'operato di un'istituzione pubblica quale la scuola. Anche in questo caso le scelte del Governo contraddicono un'impostazione autenticamente liberale, che vede nella scuola pubblica l'istituzione attraverso la quale consentire a tutti gli studenti meritevoli, indipendentemente dalle rispettive condizioni economiche e sociali, di sviluppare appieno le proprie possibilità e di perseguire, in base al criterio del merito, la propria crescita culturale, professionale e sociale.
Appare altresì del tutto impropria l'istituzione, prevista dall'articolo 10, comma 11, dell'Agenzia nazionale di vigilanza sulle risorse idriche, soprattutto laddove si consideri che su tale settore è già stata istituita, da pochi anni, la Commissione nazionale per la vigilanza sulle risorse idriche. A questo proposito, oltre a segnalare l'erronea formulazione di talune norme, in particolare laddove si crea uno iato temporale tra la soppressione della predetta Commissione nazionale e la nomina dell'Agenzia, evidenzia come l'iniziativa del Governo sembri costituire un'improvvida invasione di campo del Governo su un tema, quello della disciplina dei servizi idrici, che sarà oggetto di uno dei referendum previsti per il 12 ed il 13 giugno prossimo.
Conclusivamente evidenzia come il provvedimento in esame appaia, nel suo complesso, l'ennesimo slogan elettorale lanciato dal Governo, privo tuttavia di adeguate risorse finanziarie ed inadeguato ad affrontare realmente i gravi problemi dell'economia nazionale. Preannuncia quindi l'intenzione del proprio gruppo di

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presentare una serie di emendamenti che, in uno spirito costruttivo, consentano di colmare le lacune del decreto-legge, individuando proposte concrete e puntuali per il rilancio del Paese.

Rolando NANNICINI (PD) ricorda come la maggioranza avesse assunto un atteggiamento volto a negare l'impatto della crisi finanziaria sull'economia italiana, aspettando una ripresa che non c'è stata, ritenendo in proposito sufficiente fare leva sulle paure della gente piuttosto che procedere all'adozione di riforme strutturali. Ricorda che il decreto-legge n. 78 del 2010 ha modificato tale impostazione, introducendo la novità di tagliare la spesa sociale e per l'impiego, senza riuscire tuttavia a bloccare la spesa corrente. Evidenzia come, seguendo ancora tale impostazione non si riuscirebbe a comprendere quanto sta accadendo nel mondo e ricorda in proposito come l'occidente sia passato in una trentina d'anni a produrre dal 70 per cento al 47 per cento del prodotto interno lordo mondiale. Osserva come ci sia una forte tensione sui prezzi delle materie prime, con particolare riferimento al petrolio, ed a fronte di ciò non si attivano i previsti strumenti di sterilizzazione fiscale. Ritiene che il bilancio statale, a suo avviso impegnato su troppi fronti, dovrebbe concentrare risorse sulla ricerca, l'occupazione e lo sviluppo. Rileva che il provvedimento in esame non si inserisce nella logica del semestre europeo, ma è volto a gestire il dolce declino del Paese. Osserva come occorrerebbe ristrutturare profondamente il bilancio dello Stato per un duraturo risanamento e la necessaria inversione di rotta. Richiama un recente intervento della Banca d'Italia in cui si faceva riferimento alla situazione che il Paese ha vissuto negli anni Novanta, caratterizzata da una profonda crisi di fiducia, sottolineando in proposito che in quel periodo si discuteva nel merito di questioni importanti che hanno prodotto interventi strutturali coma la riforma delle pensioni del 1995, mentre oggi tale discussione non è presente. Ritiene che la maggioranza debba invertire la filosofia dell'azione di Governo e svolgere una riflessione culturale precedente rispetto all'adozione delle riforme. In tal senso, osserva come il credito di imposta previsto nel provvedimento, in ragione delle sue modalità applicative, sia in realtà del 13,5 per cento e non del 90 per cento propagandato e come comunque esso sia volto a incentivare le sole commesse alle università, tralasciando investimenti nella ricerca all'interno delle imprese. In riferimento all'articolo 2 e agli incentivi per l'occupazione nel Mezzogiorno, sottolinea come un piano efficace dovrebbe avere almeno una durata triennale, poiché un intervento annuale finisce per risolversi inevitabilmente in una mancia di tipo assistenziale. Richiama inoltre gli interventi svolti sulla questione della disciplina degli appalti pubblici, ribadendo la richiesta di sopprimere le relative disposizioni al fine di trattare la materia in un provvedimento apposito. Con riferimento all'intervento sul codice della proprietà industriale, sottolinea come essa si presenterà pregiudizievole per gli interessi delle imprese italiane.

Maurizio FUGATTI (LNP), relatore per la VI Commissione, ritiene che il ciclo di audizioni tenutesi nell'ambito dell'istruttoria legislativa sul provvedimento, nonché la discussione svolta nella seduta odierna, abbiano consentito di fornire elementi utili per approfondire alcuni aspetti del decreto-legge.
In particolare, ritiene meritevoli di attenzione i rilievi espressi dal Presidente dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, relativi alle tematiche affrontate dall'articolo 4 del decreto-legge, in particolare per quanto riguarda la rotazione delle imprese invitate a partecipare alle procedure negoziate per l'aggiudicazione dei contratti.
Inoltre, reputa interessante il contrasto di opinioni emerso tra l'Autorità Garante per la protezione dei dati personali e la Confindustria in merito alle modifiche al Codice della privacy apportate dall'articolo 6.
Per quel che concerne le problematiche tributarie, ritiene che dovrà certamente essere approfondito il tema della riscossione

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coattiva dei tributi, anche alla luce delle dichiarazioni espresse dal Presidente di Equitalia nel corso della sua audizione.
Un altro tema che costituirà certamente oggetto di analisi è rappresentato dalle norme recate dall'articolo 3, segnatamente per quanto riguarda la disciplina dei beni demaniali, sulla quale R.ETE. Imprese Italia ha espresso taluni rilievi.
Reputa altresì doveroso, anche alla luce delle critiche espresse sul punto da alcuni dei soggetti auditi, verificare le norme concernenti l'articolo 118 del Testo unico bancario, in materia di variazioni nelle condizioni contrattuali nei rapporti bancari, nonché gli interventi relativi alla modifica del meccanismo di calcolo del tasso usurario, sui quali si sono registrate posizioni discordanti.
Esprime quindi la piena disponibilità dei relatori ad affrontare costruttivamente tutti i temi oggetto della discussione ed a valutare le proposte emendative che saranno presentate.

Il sottosegretario Alberto GIORGETTI, con riferimento alle richieste dell'onorevole Baretta in ordine agli intendimenti del Governo, fa presente che l'Esecutivo è senz'altro disponibile a valutare possibili miglioramenti ed integrazioni al contenuto del decreto-legge, osservando tuttavia che nell'ambito dell'attività emendativa non potrà non tenersi conto dei limiti di ammissibilità sottolineati di recente non solo dalla presidenza della Camera, ma anche dallo stesso Capo dello Stato. In questo contesto, ritiene che debbano conciliarsi due esigenze contrastanti, affrontando le questioni che sono state poste nel corso del dibattito e valutando possibili modifiche e integrazione, assicurando tuttavia che il dibattito rimanga comunque nell'ambito delle tematiche oggetto del provvedimento, come richiesto dal Presidente della Repubblica. Per questo, ritiene che l'attenzione si dovrà concentrare su questioni attinenti ai temi affrontati dal decreto, osservando altresì come sarebbe opportuno disporre di tempi adeguati di esame, al fine di pervenire ad un esame approfondito che consenta di evitare, se possibile, una terza lettura. Per quanto attiene al contenuto del provvedimento, osserva preliminarmente come il Governo, pur in un contesto caratterizzato dalla scarsità di risorse disponibili, anche in relazione all'andamento dell'economia internazionale, che presenta in questi giorni taluni segnali preoccupanti, abbia comunque inteso mettere in campo interventi mirati volti a rilanciare l'economia del nostro Paese. Quanto alle questioni di carattere tecnico sollevate con riferimento alla copertura finanziaria del provvedimento e alle richieste di chiarimento contenute nella documentazione predisposta dagli uffici della Camera, illustra il contenuto di alcune note predisposte dal Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, dal Dipartimento delle finanze e dall'Agenzia delle entrate (vedi allegato).

Gianfranco CONTE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, dichiara concluso l'esame preliminare sul provvedimento. Ricorda quindi che il termine per la presentazione degli emendamenti è stato fissato alle ore 16 di lunedì 6 giugno prossimo e rinvia ad altra seduta il seguito dell'esame.

La seduta termina alle 12.50.

ERRATA CORRIGE

Nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari n. 484 del 25 maggio 2011, a pagina 27, sesta riga, e alla prima colonna, diciassettesima riga, le parole: «Proroga dei termini per l'esercizio della delega in materia di federalismo fiscale», sono sostituite dalle seguenti: «DL 70/11: Semestre europeo - Prime disposizioni urgenti per l'economia».