CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 4 maggio 2011
475.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (V e VII)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

Mercoledì 4 maggio 2011. - Presidenza del presidente della V Commissione Giancarlo GIORGETTI. - Intervengono i sottosegretari di Stato per l'economia e le finanze Luigi Casero e Alberto Giorgetti.

La seduta comincia alle 8.30.

DL 34/2011: Disposizioni urgenti in favore della cultura, in materia di incroci tra settori della stampa e della televisione, di razionalizzazione dello spettro radioelettrico, di moratoria nucleare, di partecipazioni della Cassa depositi e prestiti, nonché per gli enti del Servizio sanitario nazionale della regione Abruzzo.
C. 4307 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 3 maggio 2011.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, fa presente che sono state presentate 120 proposte emendative e che si riserva di comunicare successivamente le relative valutazioni di ammissibilità.

Renato CAMBURSANO (IdV), intervenendo sull'ordine dei lavori, richiamando il proprio intervento in sede di Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite V e VII, chiede se siano state trasmesse l'analisi tecnico-normativa e l'analisi di impatto della regolamentazione e se la loro eventuale mancanza pregiudica la possibilità di iniziare l'esame del provvedimento.

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Il sottosegretario Alberto GIORGETTI fa presente che tali documenti saranno a disposizione delle Commissioni in una prossima seduta.

Antonio BORGHESI (IdV), in via preliminare, osserva che ai fini dell'esame del provvedimento si rende necessaria l'acquisizione di elementi informativi ulteriori, riferiti in particolare ai profili di competenza della Commissione bilancio. A tale riguardo, ritiene che il Governo dovrebbe fornire puntuali chiarimenti in ordine agli effetti delle disposizioni dell'articolo 1, il quale prevede il ricorso con finalità di copertura finanziaria all'incremento dell'accisa sui carburanti, ricordando che in passato l'Esecutivo aveva espresso un parere contrario a tale modalità di copertura, evidenziando come essa fosse suscettibile di determinare effetti inflazionistici, con evidenti ricadute negative sull'andamento dell'economia. Rileva, tuttavia, che la relazione tecnica allegata al provvedimento non contiene alcuna indicazione con riferimento a tali effetti e chiede, pertanto, al rappresentante del Governo di fornire puntuale documentazione in materia, anche al fine di preservare la ragionevolezza delle decisioni e, quindi, l'autorevolezza della Commissione bilancio.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, fa presente che il rappresentante del Governo potrà fornire i chiarimenti richiesti in sede di replica.

Massimo VANNUCCI (PD) fa presente di avere presentato una proposta emendativa relativa alle calamità naturali recentemente occorse nelle regioni Marche, Abruzzo e Basilicata. In particolare, chiede al Governo quanto possa aumentare il prelievo fiscale sui carburanti, atteso che il livello attuale è già particolarmente elevato. Ricorda che con il recente decreto-legge in materia di proroga di termini, si è stabilito che le regioni facessero fronte ai danni causati da calamità naturali in primo luogo attraverso un aumento delle addizionali e, in caso di insufficienza del gettito, intervenisse lo Stato, attraverso il Fondo della protezione civile, con un aumento delle accise sui carburanti. Osserva come tali disposizioni ledano la competitività del sistema e le ritiene comunque inadeguate a fronteggiare emergenze di ampia portata. Ritiene pertanto preferibile una deroga al patto di stabilità che consenta agli enti che dispongono di risorse di potere effettuare spese a valere sulle medesime e a quelli che non dispongono di fondi propri di poter contrarre prestiti per fare fronte alle emergenze. Pur comprendendo che il provvedimento in esame potrebbe non essere la sede più adeguata per affrontare il problema, sottolinea l'importanza di cominciare a sollevare la questione. Richiama quindi le altre proposte emendative a sua prima firma, ricordando che esse sono volte, rispettivamente, a prevedere che l'adozione della Strategia energetica nazionale avvenga entro 60 giorni e non entro un anno come attualmente previsto dal testo, attesa l'urgenza del provvedimento, e a sottoporre a parere vincolante delle Camere il decreto di cui all'articolo 7 del provvedimento, relativo alla definizione dei requisiti delle società che potranno essere acquisite dalla Cassa depositi e prestiti S.p.A.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, in considerazione del numero degli iscritti, fa presente che gli interventi dovranno essere contenuti entro limiti temporali compatibili con la decisione, assunta in sede di Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite V e VII, di concludere l'esame del provvedimento entro la giornata odierna.

Renato CAMBURSANO (IdV) dichiara la propria contrarietà in ordine all'orientamento testé espresso dalla presidenza.

Giuseppe GIULIETTI (Misto) osserva innanzitutto come il provvedimento in esame possa essere definito un inno al conflitto di interessi. Invita quindi a riflettere sull'articolo 5 che mira a rinviare il referendum sul nucleare, osservando come la norma metta in atto in realtà solo

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un trucco indecente, in spregio alla correttezza istituzionale. Ricorda infatti che lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri ha ammesso che l'articolo 5 ha l'esclusiva funzione di evitare il rischio referendario e non di favorire lo sviluppo delle energie alternative. Nei fatti, il Presidente del Consiglio ha fornito un'interpretazione autentica della predetta norma che contrasta con le motivazioni che della stessa danno gli atti che accompagnano il decreto-legge in discussione. Ricorda, fra l'altro, che i comitati referendari sono protetti a livello costituzionale, dopo la raccolta delle firme, e andrebbero quindi tutelati adeguatamente nelle rispettive prerogative. Con riguardo, poi, alle norme del provvedimento concernenti la cultura, rileva come vi sia stato un impegno comune tra i gruppi di maggioranza e opposizione per ottenere un rifinanziamento del settore, al fine di consentire la sopravvivenza di molte istituzioni culturali che altrimenti sarebbero state seriamente penalizzate dai tagli alle risorse finanziarie decisi in precedenza dallo stesso Governo. Osserva, tuttavia, come le risorse destinate alla cultura dal provvedimento in esame siano finanziate con un aumento delle accise sulla benzina, poiché non si è voluto intervenire, ad esempio, con una tassa di scopo sul fatturato dei grandi gruppi radiotelevisivi, come invece è prassi in altri grandi Paesi occidentali. Con riguardo alla norma recata dall'articolo 4, ritiene infine particolarmente dannosa la sottrazione di capacità trasmissiva delle emittenti locali a favore di quelle nazionali, facendo così venir meno le potenzialità di un dibattito democratico sul territorio. Invita, quindi, a stralciare alcune parti del provvedimento che, per le ragioni predette, considera estremamente negative.

Ermete REALACCI (PD), pur rilevando che il provvedimento in esame presenta numerosi aspetti interessanti,fa presente che nel proprio intervento si soffermerà esclusivamente sulle disposizioni di cui all'articolo 5 del decreto-legge. A tale riguardo, ricorda come il Partito Democratico avesse espresso la propria contrarietà al ritorno all'energia nucleare ben prima dell'incidente nella centrale di Fukushima, ritenendo erronea tale scelta sul piano strategico, anche in ragione dei costi connessi a tale opzione di approvvigionamento energetico. In questo contesto, pur prendendo atto di quanto dichiarato dal Ministro Tremonti sui costi sostenuti dagli altri Paesi per lo smaltimento delle scorie e per il decommissioning degli impianti obsoleti, osserva che molti Paesi europei hanno scelto di rinunciare all'energia nucleare non tanto per effetto di pronunce referendarie, ma a causa dei rilevanti costi di tale forma di energia. Diversamente da quanto avviene in Francia e Italia, infatti, nella grande maggioranza degli altri Paesi i costi sono sostenuti dagli operatori privati e non trasferiti sui cittadini e le imprese. In ogni caso, sottolinea come non sempre la paura sia una cattiva consigliera e, quindi, sia opportuno un impegno a riconsiderare in modo serio la politica energetica del nostro Paese. Ricorda, in proposito, come già nei prossimi giorni, in coincidenza con le prossime elezioni amministrative, avrà luogo un referendum consultivo popolare regionale riguardante l'installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive, mentre il Governo stia cercando di vanificare il quesito referendario nazionale, anche al fine di rendere più difficile il raggiungimento del quorum sul quesito relativo al legittimo impedimento. Nel sottolineare come in questa ottica si debba valutare anche la sostanziale assenza di informazioni relative alle consultazioni referendarie nella televisione pubblica, rileva come sia indecoroso perpetrare un inganno ai danni dei cittadini attraverso una disposizione ambigua che al comma 1 e al comma 8 sembra confermare quanto pubblicamente dichiarato dal Presidente del Consiglio dei ministri, in ordine alla ripresa del programma di produzione dell'energia nucleare, mentre gli altri commi si muovo in direzione contraria abrogando le disposizioni vigenti in materia. In questo contesto, ritiene che il Governo dovrebbe fare chiarezza, precisando se si intenda effettivamente fare un

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passo indietro - e, in questo caso, andrebbe disposta l'abrogazione dei commi 1 e 8 dell'articolo 5, come previsto dalle proposte emendative presentate dal Partito Democratico - ovvero ingannare gli elettori. In proposito, osserva che anche gli organismi e le aziende interessate abbiano rivisto le proprie strategie di comunicazione dopo il recente incidente nucleare giapponese, cancellando il convegno dal titolo «È possibile una nuova Chernobyl?» e facendo scomparire le immagini di centrali nucleari dalle campagne pubblicitarie.

Emilia Grazia DE BIASI (PD) stigmatizza che il decreto-legge oggetto della discussione venga denominato «decreto cultura», rilevando come di norme sulla cultura ne contenga ben poche, limitandosi la materia a soli due articoli. Al riguardo, sottolinea invece che i provvedimenti più significativi, contenuti nell'articolato del decreto-legge, riguardano altre materie, come l'energia nucleare e le competenze ulteriori da assegnare alla Cassa depositi e prestiti S.p.A. Rileva quindi che il provvedimento rimedia solo parzialmente allo «scempio» operato dal Governo con i tagli indiscriminati applicati a tutto il mondo della cultura. Proprio per tale motivo non si dichiara completamente soddisfatta circa il disposto reintegro del Fondo unico per lo spettacolo (FUS), per complessivi 149 milioni. Evidenzia infatti al proposito che tale reintegro, sì importante, è però dovuto essenzialmente alle forti e unitarie sollecitazioni che tutto il mondo della cultura ha costantemente avanzato nei confronti delle Istituzioni. Ricorda, al riguardo, che è stata condotta una battaglia lunga e condivisa per contrastare tagli governativi che erano arrivati al 36,6 per cento delle risorse complessive. Tale ridimensionamento voluto dal Governo avrebbe avuto come conseguenza la chiusura di larga parte delle produzioni cinematografiche, teatrali, musicali, dei circhi e degli spettacoli viaggianti, di tutto lo spettacolo dal vivo.
Aggiunge quindi che ci sarebbe necessità, rispetto ad un mero reintegro delle risorse finanziarie, di ben altro strumento normativo, un provvedimento-quadro volto alla sistematizzazione di tutto il settore dello spettacolo dal vivo, provvedimento al quale la Commissione cultura ha lungamente lavorato in maniera condivisa. Rileva, al riguardo, come la necessità di tale provvedimento-quadro sia testimoniata anche dai dati relativi alla ripartizione dei fondi del FUS tra i vari settori, ripartizione che ancora appare sbilanciata e sperequata. Ricorda quindi che la legge 29 giugno 2010, n. 100 avrebbe bisogno di forte sostegno finanziario, ai fini di una vera stabilizzazione del comparto. Rammenta in proposito gli ordini del giorno sulla defiscalizzazione per gli investimenti privati nel settore, presentati nel corso della discussione sulla legge, di cui non si è tenuto affatto conto. Ritiene infatti che sia molto grave non liberare le grandi potenzialità insite nell'intervento privato che procede congiuntamente con gli incentivi pubblici. Aggiunge in proposito che i dati forniti da Federculture evidenziano proprio come il privato è sollecitato a intervenire solo in presenza di un forte intervento pubblico. Sottolinea inoltre che il mercato non può essere l'unico parametro di valutazione per il mondo della cultura; per tale motivo denuncia la sua profonda insoddisfazione per un reintegro delle risorse finanziarie che non tiene conto di un fabbisogno in realtà molto più elevato. Ritiene, dunque, improcrastinabile l'approvazione della proposta di legge-quadro sullo spettacolo dal vivo all'esame della Commissione cultura. A tal proposito, ricorda che nell'ambito del complesso delle norme in materia di federalismo fiscale non è presente nulla che riguardi la cultura, citata nel solo Codice delle autonomie locali, mentre la recente sentenza della Corte costituzionale n. 153 del 21 aprile 2011, ha ribadito il concetto, presente nella proposta di legge sullo spettacolo dal vivo, che per il settore cultura vi è bisogno di una compartecipazione di competenza tra Stato e regioni. Rileva quindi che non vi è traccia di ciò nel decreto del Governo, mentre l'Italia - che dispone di tanta parte del patrimonio

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artistico e storico mondiale, ed è un'eccellenza europea per il suo sistema museale e archeologico - continua ad investire cifre irrisorie per la conservazione e la tutela di tale patrimonio.
Ritiene infine che l'aumento delle accise sulla benzina per finanziare la cultura rappresenti ancora una volta una tassazione indiretta dei cittadini italiani, tassazione non dichiarata dal Governo, mentre sarebbe stato possibile studiare altre soluzioni per consentire alle piccole e medie imprese a pagare di meno.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, invita l'onorevole De Biasi a concludere il suo intervento.

Emilia Grazia DE BIASI (PD), replicando, ritiene di avere il diritto di intervenire compiutamente, ancor più in quanto rappresentante di un gruppo di minoranza. Nel merito, ricorda quindi che sono più le piccole e medie imprese taglieggiate dal provvedimento sulle accise della benzina, che quelle culturali che avranno un giovamento. Per ciò che concerne la vicenda di Pompei, parzialmente oggetto del testo in esame, ritiene che si possa senz'altro parlare del «gioco delle tre carte». Sottolinea, infatti, che si mette mano ad un dramma di rilevanza mondiale con provvedimenti dai profili molto preoccupanti sia sul versante del personale che si vuole mettere in campo, sia per gli aspetti urbanistici e di tutela del paesaggio. Evidenzia quindi come vi sia un'indubbia necessità di personale, ritenendo pertanto utile riaprire le graduatorie per le assunzioni. Sottolinea tuttavia che si tratta di graduatorie vecchie di anni e che comunque è necessario far ripartire concorsi nazionali ai fini dell'assunzione di personale di professionalità specializzata - anche in archeologia - maggiormente aggiornato. Rammenta, infine, la questione dell'ALES S.p.A., a cui dal testo in esame è affidata la realizzazione dei lavori previsti. A tal proposito, ricorda che l'ALES S.p.A. dal 2009 è passata al Ministero per i beni e le attività culturali e che la società è composta da lavoratori socialmente utili, quindi appartenenti ad un certo profilo che non ritiene possa essere adatto alla realizzazione e al coordinamento di lavori archeologici di alta specializzazione necessari alla conservazione del sito di Pompei. Sottolinea altresì che occorrerebbe l'assunzione di archeologi specializzati, essendo altrimenti possibile che anche soggetti con profili professionali non specialistici possano concorrere alla tutela e valorizzazione del patrimonio artistico di Pompei.
Sempre con riguardo all'area archeologica di Pompei, in particolare per ciò che riguarda il comma 6 dell'articolo 2, ritiene che si possa parlare di una sovrapposizione di norme che non delegificano e non fanno chiarezza. Stigmatizza il fatto, in particolare, che terreni esterni al perimetro delle aree archeologiche possano non essere soggetti al rispetto delle leggi urbanistiche e di tutela del paesaggio. Ritiene che su tale punto sia necessario un approfondimento al quale si potrà tranquillamente accedere, avendo finora il Governo dimostrato che non vi è urgenza di intervenire in materia. Sottolinea, infine, come ancora una volta le Commissioni parlamentari si trovino nell'impossibilità di discutere i provvedimenti in modo approfondito. Ritiene, al riguardo, che il Parlamento venga frustrato nei suoi diritti fondamentali, auspicando quindi in un sussulto di dignità da parte di tutti i gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione. Evidenzia infine come i temi trattati interessino tutti i cittadini e il futuro del Paese, mentre il modo di affrontarli da parte del Governo denuncia il rispetto dei soli valori monetari.

Ricardo Franco LEVI (PD) manifesta in via preliminare il suo imbarazzo ad intervenire in un dibattito dagli esiti per molti versi condizionati, in quanto il Governo ha dichiarato la volontà di non modificare il testo del decreto-legge in esame. Nel merito, ritiene che gli articoli 3 e 4 del provvedimento, in particolare, evidenzino un modo di legiferare erroneo, allorché si perseguono interessi particolari. Nel dettaglio, con riguardo all'articolo

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3, osserva come parrebbe un elemento positivo la nuova proroga del divieto, per i soggetti che esercitano attività televisiva in ambito nazionale attraverso più di una rete, di acquisire partecipazioni in imprese editrici di giornali quotidiani o partecipare alla costituzione di nuove imprese editrici di giornali quotidiani. Tuttavia evidenzia, quale profilo negativo della norma, come nella prassi si porrà il problema di determinare la valutazione del valore economico del Sistema integrato delle comunicazioni (SIC), in ordine al rispetto della soglia individuata nei ricavi superiori all'8 per cento di tale valore. Al riguardo, rileva come i limiti posti dalla norma appaiano in realtà finalizzati a non consentire alle società commerciali Sky Italia e Telecom Italia S.p.A. di intraprendere l'attività di impresa nel settore dell'editoria di giornali quotidiani. In relazione all'articolo 4, poi, condividendo quanto detto dal collega Giulietti, rileva l'indecente sottrazione di capacità trasmissiva alle emittenti locali, con danno per il dibattito democratico sui territori. Rileva poi, sempre con riguardo all'articolo 4, che l'aggravio procedurale derivante dalla nuova disciplina di assegnazione delle frequenze radiotelevisive locali è suscettibile di mettere a rischio la possibilità di avere degli introiti finanziari dalle aste per le frequenze, da cui ricavare risorse per finanziare anche il settore della cultura. In conclusione, osserva che diverse norme contenute nel decreto-legge in esame risultano essere, in effetti, dannose sotto più profili.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, fa presente che, in considerazione del numero degli iscritti e della volontà dei medesimi di svolgere articolati interventi nell'ambito dell'esame preliminare, la presidenza non si avvarrà della facoltà prevista dall'articolo 79, comma 1, del Regolamento, di organizzare le modalità del dibattito, stabilendo limiti per la durata degli interventi. Tale circostanza peraltro comporterà, in considerazione della decisione, assunta in sede di Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite V e VII, di concludere l'esame del provvedimento entro la giornata odierna, una compressione dei tempi per l'esame delle proposte emendative presentate.

Renato CAMBURSANO (IdV) rileva preliminarmente che, come emerge anche dalla documentazione predisposta dagli uffici della Camera, i requisiti di necessità ed urgenza per l'adozione di un decreto-legge ai sensi dell'articolo 77, secondo comma, della Costituzione sarebbero rinvenibili solo riguardo a specifici aspetti delle disposizioni sul nucleare, in particolare, in riferimento al piano europeo di per il riesame della sicurezza delle centrali, sottolineando in proposito che ciò riguarderebbe comunque solo i paesi dotati di centrali nucleari. Osserva che l'unica necessità alla base del decreto sarebbe quella di impedire lo svolgimento del referendum, sostenuto anche dall'Italia dei Valori, mettendo a tacere i cittadini che hanno sottoscritto la richiesta. Rileva che il Ministro dello sviluppo economico si occupa troppo di televisione, trascurando la politica industriale, richiamando in proposito due risposte ad interrogazioni a risposta immediata a sua prima firma rese nelle sedute del 23 marzo e del 6 aprile 2011. In particolare, fa presente che nella prima delle richiamate sedute, il Ministro, malgrado anche il Consiglio regionale del Veneto, con il presidente della regione Zaia, si sia pronunciato a favore del referendum, ha confermato l'esigenza di ridurre la dipendenza dalle fonti fossili, che avevano indotto il Governo a riconsiderare l'opzione nucleare. Evidenzia che, nella successiva seduta del 6 aprile 2011, lo stesso Ministro Romani, ha affermato che sarebbe un errore grave affidare il futuro energetico dell'Italia e le scelte strategiche per i prossimi anni alla «pancia» e non ai risultati della ricerca scientifica e tecnologica e alla razionalità. In relazione alle richiamate dichiarazioni del Ministro, osserva che l'articolo 5 del provvedimento in esame si presenta come bifronte, da un lato, i commi da 2 a 7, riprendendo il quesito referendario abrogano le disposizioni sul nucleare, ma, dall'altro, il comma

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1, nel richiamare il futuro sviluppo tecnologico, tradirebbe la volontà del Governo di ritornare sull'argomento e il comma 8 conferma la realizzazione del parco tecnologico. Ritiene che sia chiara da ciò l'intenzione del Governo di aggirare la volontà referendaria e la sovranità popolare. Con riferimento all'articolo 7, osserva che la disposizione è collegata al provvedimento esaminato ieri dall'Assemblea sullo svolgimento delle assemblee societarie, sottolineando come l'esigenza di una dilazione delle medesime fosse già stata posta in passato per consentire ai piccoli azionisti di organizzarsi in caso di scalate. Ricorda che mentre il Presidente del Consiglio, a margine del recente vertice italo-francese, aveva dichiarato, in maniera a suo avviso condivisibile, di volere rispettare il mercato, con tali disposizioni si va nella direzione opposta, il tutto mentre Lactalis lancia l'offerta pubblica di acquisto totalitaria su Parmalat. Nel rivendicare di avere sempre sostenuto l'opportunità di ampliare il ruolo della Cassa depositi e prestiti S.p.A., soprattutto con riferimento alla possibilità di sostenere gli enti locali, sottolinea che le disposizioni di cui all'articolo 7 rischiano di pregiudicare il ruolo della Cassa depositi e prestiti S.p.A. e, contrariamente a quanto annunciato dal Ministro Tremonti, non sono in linea con le analoghe disposizioni adottate in Francia e Germania. Con riferimento all'articolo 4, richiamando l'intervento svolto dall'onorevole Giulietti, si appella anche alla sensibilità della Lega Nord, chiedendo un'azione a tutela delle emittenti locali.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, rinvia il seguito dell'esame alla seduta pomeridiana.

La seduta termina alle 9.45.

SEDE REFERENTE

Mercoledì 4 maggio 2011. - Presidenza del vicepresidente della V Commissione Giuseppe Francesco Maria MARINELLO, indi del presidente della V Commissione Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Alberto Giorgetti.

La seduta comincia alle 15.15.

DL 34/2011: Disposizioni urgenti in favore della cultura, in materia di incroci tra settori della stampa e della televisione, di razionalizzazione dello spettro radioelettrico, di moratoria nucleare, di partecipazioni della Cassa depositi e prestiti, nonché per gli enti del Servizio sanitario nazionale della regione Abruzzo.
C. 4307 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta antimeridiana del 4 maggio 2011.

Giuseppe Francesco Maria MARINELLO, presidente, comunica che sono state presentate centoventi proposte emendative riferite al disegno di legge C. 4307, di conversione del decreto-legge n. 34 del 2011 (vedi allegato). In proposito, ricorda che, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, non possono ritenersi ammissibili le proposte emendative che non siano strettamente attinenti alle materie oggetto dei decreti-legge all'esame della Camera. Ricorda, inoltre, che la lettera circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997 sull'istruttoria legislativa precisa che, ai fini del vaglio di ammissibilità delle proposte emendative, la materia deve essere valutata con riferimento ai singoli oggetti e alla specifica problematica affrontata dall'intervento normativo. Fa presente, infine, che nella seduta dell'Assemblea della Camera dei deputati del 22 febbraio 2011 è stata data lettura, nel corso dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 225 del 2010, di una lettera del Presidente della Repubblica indirizzata ai Presidenti di Camera e Senato, nella quale, tra l'altro, è stato autorevolmente osservato come «l'inserimento nei decreti di disposizioni non strettamente attinenti ai

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loro contenuti, eterogenee e spesso prive dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza, elude il vaglio preventivo spettante al Presidente della Repubblica in sede di emanazione dei decreti-legge. Inoltre, l'eterogeneità e l'ampiezza delle materie non consentono a tutte le Commissioni competenti di svolgere l'esame referente richiesto dal primo comma dell'articolo 72 della Costituzione e costringono la discussione da parte di entrambe le Camere nel termine tassativo di 60 giorni». Comunica quindi che sono da ritenersi inammissibili le seguenti proposte emendative: De Biasi 1.1, Ghizzoni 1.2 e De Biasi 1.3, volte a posticipare la decorrenza delle misure di riduzione dei costi degli apparati amministrativi previsti dai commi 5, 8 e 9 dell'articolo 6 del decreto-legge n. 78 del 2010; Ghizzoni 1.4, che reca modifiche all'articolo 14, comma 9, del decreto-legge n. 78 del 2010, il quale dispone limiti alle assunzioni di personale per gli enti pubblici; Ghizzoni 1.7, che prevede che non si applichi la riduzione del 50 per cento prevista dall'articolo 7, comma 24, del decreto-legge n. 78 del 2010, dei contributi erogati dal Ministero per i beni e le attività culturali ad enti, istituti e fondazioni e altri organismi; Ghizzoni 1.9, che autorizza la spesa di 4 milioni di euro per ciascuno degli anni 2011, 2012 e 2013, per garantire il funzionamento della Consulta dei comitati nazionali e delle edizioni nazionali di cui alla legge n. 420 del 1997; Lolli 1.10, che autorizza la spesa di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2011 e 2012 a carico del fondo unico per lo spettacolo in favore di soggetti destinatari di sovvenzioni aventi sede legale o operativa nella città de L'Aquila; Motta 1.11, che assegna un contributo di 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2011, 2012 e 2013 alla fondazione Teatro Regio di Parma; Lolli 1.01, che proroga l'applicazione delle disposizioni di cui al decreto ministeriale 6 agosto 2009 a favore degli organi aventi sede legale o operativa nella città de L'Aquila destinatari da almeno un triennio delle sovvenzioni. La proposta emendativa assegna, inoltre, un contributo aggiuntivo straordinario di 5 milioni di euro al comune di L'Aquila, a valere sulla dotazione finanziaria dei fondi di ARCUS S.p.A.; Catone 3.1, recante misure in sostegno del settore dell'editoria, finalizzate al mantenimento dei livelli occupazionali dei giornalisti operanti nel settore; gli identici Sardelli 4.1 e Distaso 4.10 volti ad incrementare l'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 61, della legge di stabilità 2011, relativa ai contributi per l'emittenza televisiva locale e radiofonica locale e nazionale; gli identici Sardelli 4.4 e Distaso 4.7 volti a novellare l'articolo 1, comma 61, della legge di stabilità 2011 relativo ai contributi per l'emittenza televisiva locale e radiofonica locale e nazionale, escludendoli dal taglio lineare disposto ai sensi del comma 13 del medesimo articolo e modificando le modalità di copertura; gli identici Sardelli 4.2 e Distaso 4.9 volti ad ridurre la quota di competenza delle amministrazioni statali del canone di abbonamento alla radiotelevisione devoluta in favore dell'emittenza televisiva locale e radiofonica locale e nazionale, contestualmente determinando l'ammontare dei contributi per tali soggetti; gli identici Sardelli 4.3 e Distaso 4.8 volti a consentire agli operatori di rete in ambito locale la fornitura di servizi di trasmissione e diffusione in favore di tre fornitori di contenuti in ambito nazionale; gli identici Sardelli 4.5 e Distaso 4.6 volti a stabilire l'applicazione di una numerazione automatica dei canali della televisione digitale terrestre per le emittenti locali che superino l'80 per cento della copertura sul territorio nazionale; Distaso 4.12 e Gentiloni Silveri 4.22 volti a consentire agli operatori televisivi locali che trasmettono su più dell'80 per cento del territorio nazionale la facoltà di diffondere fino a quattro programmi di fornitori di servizi di media audiovisivi nazionali; Toccafondi 6.1 volto ad autorizzare l'INPS a destinare alla spesa per il personale relativa alla somministrazione di lavoro le economie di gestione realizzate nell'anno 2011, allo scopo di garantire il sostegno al reddito, il contrasto alle frodi in materia di invalidità civile e la lotta all'evasione contributiva;

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Ceccacci Rubino 6.01 finalizzato a concedere ai dirigenti scolastici che intendano iscriversi ad un nuovo corso di laurea l'esenzione totale da tasse e contributi universitari; Vannucci 6.02, che prevede deroghe al patto di stabilità interno per le spese relative alle calamità naturali che hanno colpito i territori delle regioni Marche, Abruzzo e Basilicata; Della Vedova 7.01, che modifica il comma 1 dell'articolo 37 del decreto legislativo n. 188 del 2003, recante disposizioni in materia di regolazione del trasporto ferroviario; Raisi 7.02, che prevede la soppressione dell'articolo 29, comma 1, del decreto-legge n. 78 del 2010, recante misure di semplificazione fiscale; Raisi 7.03, che prevede modifiche all'articolo 24, comma 1, in materia di contrasto al fenomeno delle imprese in perdita «sistemica»; Raisi 7.04, che prevede la soppressione dell'articolo 30 del decreto-legge n. 78 del 2010, recante potenziamento dei processi di riscossione dell'INPS; Raisi 7.05, che sopprime il comma 1 dell'articolo 31 del decreto-legge n. 78 del 2010, recante preclusione alla autocompensazione in presenza di debito su ruoli definitivi; Raisi 7.07, che modifica l'articolo 17, comma 1, del decreto legislativo n. 241 del 1997, recante disposizioni in materia di versamento unitario e compensazione; Raisi 7.09, che prevede la soppressione dell'articolo 75-bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, recante disposizioni in materia di dichiarazione stragiudiziale del terzo; Raisi 7.08, che modifica l'articolo 50, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, recante disposizioni in materia di termine per l'inizio dell'esecuzione; Raisi 7.010, che modifica l'articolo 18, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973, recante disposizioni in materia di contabilità semplificata per le imprese minori; Raisi 7.011, che delega il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi volti a semplificare gli adempimenti fiscali a carico delle imprese e riordinare il quadro dei controlli e delle verifiche induttive sulle attività economiche; Moroni 7.012, che introduce l'articolo 7-bis, recante disposizioni in materia di rivalutazione dei beni immobili.

Eugenio MAZZARELLA (PD) osserva come nell'esame del provvedimento si stia oscillando tra il pathos delle rimostranze dell'opposizione e la rassegnazione della maggioranza, poiché i lavori parlamentari non porteranno verosimilmente a modifiche al testo dello stesso. Osserva che appare evidente la subordinazione della Commissione cultura alla Commissione bilancio, che a sua volta risulta subordinata alla volontà del Governo. Per quanto concerne la questione dei finanziamenti alla cultura, ricorda come qualche settimana fa si siano alla fine trovate le risorse per il finanziamento anche del Parco dello Stelvio, mentre sono state dimezzate le risorse finanziarie per gli istituti culturali. Invita quindi a vigilare attentamente sulla spendita delle pur poche risorse assegnate, sottolineando il fatto che non sono previste puntuali modalità di attuazione della spesa delle somme oggetto di finanziamento.

Antonio BORGHESI (IdV) con riferimento all'articolo 1, rileva che sarebbe opportuna la predisposizione di una nota tecnica da parte del Governo per una valutazione degli effetti connessi all'aumento delle accise sui carburanti disposto ai sensi del comma 4. In particolare, ricorda che il Governo ha sempre espresso parere contrario sulla possibilità di utilizzare una tale forma di copertura. Osserva che, al di là delle questioni di carattere finanziario, il provvedimento in esame pone diverse problematiche anche nel merito. Sempre in riferimento all'articolo 1, osserva che esso, di fatto, preconizza il mancato conseguimento delle somme indicate nella legge di stabilità per il 2011 per la vendita delle frequenze radiotelevisive. Richiama in proposito una nota depositata dal Ministero dell'economia e delle finanze presso la Commissione bilancio del Senato della Repubblica nella quale, in risposta ai rilievi formulati dalla Commissione nel corso dell'esame del decreto-legge, si rende noto che sono stati già

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predisposti, sia pur in via provvisoria, gli accantonamenti lineari sugli stanziamenti di bilancio rimodulabili relativi ai singoli Ministeri. In merito a ciò chiede chiarimenti al Governo. Rileva peraltro che, in riferimento all'aumento delle accise, gli stessi uffici della Camera hanno espresso perplessità in ordine all'effettivo gettito in relazione alla elasticità della domanda di carburanti. Con riferimento all'articolo 2 rileva che sono previste talune deroghe rispetto alla normativa urbanistica che, non riferendosi esclusivamente all'area degli scavi archeologici di Pompei, sarebbero illegittime costituzionalmente per mancanza di ragionevolezza. Osserva peraltro che, attraverso le richiamate disposizioni, verrebbe meno la funzione di controllo da parte delle autorità amministrative preposte alla tutela del territorio. Con riferimento ai nuovi compiti affidati alla società ALES S.p.A., osserva che essi non rientrano, malgrado essa sia interamente partecipata dallo Stato, nell'ambito dell'oggetto sociale della medesima società. Ricorda inoltre che l'articolo in questione prevede deroghe al blocco delle assunzioni. Con riferimento ai profili finanziari recati all'articolo 2, richiama le osservazioni contenute nella documentazione predisposta dagli uffici della Camera ed in particolare rileva che non risultano definite in modo esaustive le risorse finanziarie connesse alla realizzazione al programma di interventi di cui ai commi 1 e 2 e, con riferimento all'utilizzazione del fondo delle aree sottoutilizzate, ricorda che il Governo ha ribadito la necessità di mantenere comunque ferme i vincoli del Patto di stabilità, limitando, di fatto, fortemente la portata applicativa della disposizione. Con riferimento al comma 3 chiede al Governo di chiarire se le assunzioni previste in deroga alla vigente normativa superino anche la disposizione di cui all'articolo 9, comma 25, del decreto-legge n. 78 del 2010 volta ad evitare assunzioni in posizione sopranumeraria. Con riferimento all'articolo 3, rileva che sarebbe stata preferibile una formula volta a prevedere in via automatica l'individuazione della soglia oltre la quale applicare il divieto di incroci tra il settore della stampa e della televisione. Con riferimento all'articolo 4, nel richiamare le osservazioni svolte nella documentazione predisposta dagli uffici della Camera in merito alla copertura, osserva che si ripropone il solito conflitto di interessi relativo al Presidente del Consiglio, con l'introduzione di disposizioni volte a danneggiare il settore delle emittenti locali in favore delle emittenti nazionali. Sottolinea in proposito la necessità di garantire maggiore equità nel settore, richiamando le proposte avanzate dall'Italia dei Valori in merito. Con riferimento alla questione all'abbandono dell'energia nucleare osserva che esso rappresenta un mero espediente per evitare il referendum, richiamando in proposito la giurisprudenza della Corte costituzionale relative alle condizioni necessari per evitare lo svolgimento di un referendum in presenza della modifica del quadro normativo di riferimento. Richiamando quindi l'intervento dell'onorevole Cambursano in riferimento all'articolo 7, si riserva di svolgere ulteriori considerazioni in occasione dell'esame delle proposte emendative.

Manuela GHIZZONI (PD) interviene sull'articolo 1, comma 1, lettera c), del provvedimento in esame, in materia di autorizzazione di spesa di 7 milioni di euro per gli enti e gli istituti culturali. Al riguardo, precisa che interverrà nella discussione con l'ottimismo della volontà, soprassedendo alla dichiarata volontà del Governo di non emendare il testo in oggetto. Sottolinea quindi che vi è una schizofrenia palese che pervade il provvedimento in esame, ed in particolare l'articolo a cui fa riferimento, che riguarda le istituzioni culturali che la Commissione cultura ben conosce, essendosi soffermata più volte su di esse per la mancanza di erogazione di contributi da parte del Governo. Ritiene al riguardo doveroso sottolineare che nell'articolo 1, comma 1, lettera c), manca il riferimento agli enti che potranno essere finanziati, come evidenziato anche dal Comitato per la legislazione nel suo parere. Ricordando più in

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generale che gli enti e gli istituti culturali da tempo sono soggetti a numerosi e incisivi tagli di risorse, sottolinea l'indeterminatezza di tale dettato normativo, di cui anche la collega Carlucci ha dato conto nella sua relazione. Chiede quindi che il Governo chiarisca se gli istituti in questione siano quelli rientranti nella tabella triennale della legge n. 534 del 1996 o se questi siano quelli estromessi; ovvero se ad essere estromessi siano i Comitati nazionali, i quali da due anni non ricevono alcun finanziamento. Al riguardo, sottolinea l'evidente carenza di risposta politica nei confronti di questi enti. Pur mettendosi in conto il finanziamento di 7 milioni di euro a regime, rileva come il Governo si sia dimenticato però di cancellare la norma «odiosa» inserita con il decreto-legge n. 78 del 2010, che aveva tagliato la metà delle risorse a tali istituti. Evidenzia, inoltre, che il Governo ha anche accolto un ordine del giorno in sede di discussione al Senato del provvedimento in esame, il quale prevede che i 7 milioni di euro stanziati siano da assegnare prioritariamente a quegli enti e istituti che si distinguono per ricerche linguistiche e culturali su base territoriale. Al riguardo, ricorda che lo stesso Ministro Bondi nella sua audizione presso la Commissione cultura, aveva invece assicurato che sarebbero stati scelti istituti ed enti a carattere nazionale, che potessero rappresentare gli indirizzi culturali del Paese. Concludendo, chiede in che modo si abbia intenzione di assegnare effettivamente le risorse stanziate, seppure di misera entità. Sottolinea inoltre che l'approvazione di un ordine del giorno specifico dedicato a questo tema non sarebbe efficace, in quanto verrebbe vanificato quello già approvato al Senato. Ritiene, infine, che il Governo non possa a fare a meno di specificare in maniera dettagliata a quali enti ed istituti culturali destinare tali risorse.

Giuseppe Francesco Maria MARINELLO (PdL), presidente, fa presente che, in considerazione dell'esigenza di garantire che, come deciso dall'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite V e VII, l'esame del provvedimento si concluda entro la giornata odierna e della circostanza che sono già disponibili le proposte emendative presentate, gli interventi in sede di esame preliminare potrebbero intendersi riferiti anche al complesso degli emendamenti.

Pier Paolo BARETTA (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, dichiara di non condividere le affermazioni della presidenza, ricordando come le decisioni sull'organizzazione dei lavori siano state assunte a maggioranza.

Renato CAMBURSANO (IdV), associandosi alle considerazioni del collega Baretta, ribadisce che il suo gruppo non condivide le decisioni assunte in ordine all'organizzazione dei lavori dall'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite.

Pierfelice ZAZZERA (IdV) osserva innanzitutto come il provvedimento in esame non si occupi dei problemi concreti dei cittadini, ma tenda invece a bloccare un'azione democratica rappresentata dal referendum. Rileva quindi come il decreto-legge rechi disposizioni su materie molto diverse, dovendo in origine ovviare ai tagli alle risorse finanziarie assegnate al settore della cultura, problema che però non giunge a soluzione. Il provvedimento, in particolare, appare legato al conflitto di interessi del Presidente del Consiglio dei ministri, poiché mira ad impedire ai cittadini di abrogare in via referendaria anche la legge sul legittimo impedimento. Il conflitto del Presidente del Consiglio risulta manifesto anche nella norma che preclude in sostanza ad altri concorrenti di entrare nel settore radiotelevisivo, essendo il Presidente proprietario di uno dei due grandi gruppi che esercitano l'attività di impresa nel settore.
Con riguardo, nel dettaglio, alle disposizioni recate dagli articoli 1 e 2 del provvedimento di competenza della Commissione cultura, rileva innanzitutto come il Governo abbia fatto marcia indietro

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rispetto al suo precedente intendimento politico, in quanto con il ripristino, pur insufficiente, delle risorse finanziarie per la cultura, ha ammesso esplicitamente di aver sbagliato allorché aveva effettuato i precedenti tagli alle stesse risorse. Ricorda, al riguardo, come l'unico Governo ad aver aumentato le risorse destinate al FUS sia stato quello di centrosinistra. Con riguardo, poi, al reperimento della copertura finanziaria necessaria, osserva come il Governo abbia operato un aumento delle accise sulla benzina, nonostante il Governo stesso manifesti sempre l'indirizzo politico di non aumentare la pressione fiscale sui cittadini. Ricorda, inoltre, il carattere solo eventuale degli introiti finanziari collegati all'esperimento delle gare relative alle frequenze radiotelevisive. Segnala poi la necessità di una legge-quadro in materia culturale, favorendo gli imprenditori che vogliono investire nel settore. Stigmatizza quindi il fatto che il finanziamento di 7 milioni di euro previsto dal decreto-legge in favore di enti culturali non preveda criteri puntuali di riparto, e non comprende pertanto quale potrà essere la destinazione effettiva di tali risorse. In merito all'articolo 2, poi, osserva come il sistema di esecuzione dei lavori affidato alla società ALES corra il rischio di trasformarsi in uno simile a quello poi essere emerso per la Protezione civile diretta dal dottor Bertolaso, in quanto si potrà derogare a varie norme in materia di appalti e controlli antimafia, senza che sia previsto alcun controllo sulla trasparenza della gestione finanziaria. Invita quindi a valutare l'opportunità di derogare alla disciplina urbanistica per quanto riguarda le costruzioni nel perimetro esterno del sito archeologico di Pompei. Stigmatizza, infine, come sulle frequenze radiotelevisive la disciplina sia dettata in sostanza dallo stesso Presidente del Consiglio dei Ministri, proprietario di una delle due grandi imprese del settore, impedendo così l'ingresso nel mercato a eventuali imprenditori concorrenti.

Maria Letizia DE TORRE (PD) ritiene che il provvedimento in esame fornisca l'occasione di riflettere sulla materia. Rileva, infatti, che la V Commissione ha un ruolo importante per quanto concerne l'equilibrio finanziario, ma ciò non appare sufficiente, laddove occorre, invece, essere coerenti anche con la normativa di settore vigente, di competenza della Commissione cultura. Aggiunge, al riguardo, che le tensioni manifestatesi nel corso della riunione di ieri dell'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite V e VII dimostrano che il modo di legiferare perseguito è incoerente e, come tale, non fornisce certezze e stabilità. Rimangono sul tappeto, quindi, le questioni da risolvere, come quella dell'articolo 2 su Pompei, che deroga alla normativa vigente senza raggiungere l'obiettivo auspicabile della coerenza. Il Ministro Galan ha sottolineato che 2,5 milioni di visitatori non sono sufficienti, ma rileva che la normativa in esame non fornisce soluzioni a questo riguardo. Dubbi vi sono anche sugli articoli 3 e 4 che sembrano incongrui. Quanto, per esempio, ai tempi per la presentazione di un progetto preliminare, ritiene che non abbia senso cambiarli alla luce del fatto che la normativa in vigore prevede già situazioni di urgenza. Date le rilevate incongruenze nelle deroghe alla normativa urbanistica, osserva poi che non si otterrà il risultato cercato, ovverosia quello di vedere il sito di Pompei ben curato. Si rischia, invece, di penalizzare, piuttosto di far crescere, il Paese, a causa delle solite operazioni di emergenza. Auspica, infine, che si possa favorire una cultura democratica e di legalità, lontano da azioni «a spot», cioè a tempo determinato, che non tutelano il territorio ma lo penalizzano.

Giulio CALVISI (PD), richiamando le considerazioni critiche formulate dai deputati dal proprio gruppo parlamentare, sottolinea come il provvedimento in esame presenti un contenuto estremamente eterogeneo che rende particolarmente difficile individuare quali siano le linee di intervento che indirizzano la politica del Governo. Osserva, infatti, che le disposizioni del decreto-legge in primo luogo

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intendono porre parziale rimedio a danni creati dallo stesso Governo con la riduzione delle risorse destinate al Fondo unico per lo spettacolo e, in secondo luogo intendono rimediare ai danni di immagine conseguenti ai crolli che hanno interessato l'area archeologica di Pompei. Per altro verso, ritiene che le disposizioni dell'articolo 5, con l'abrogazione di disposizioni in materia di impianti nucleari costituiscono un'autentica truffa per gli elettori, che non potranno esprimersi sul referendum indetto in materia, osservando altresì come non mancano disposizioni riconducibili a precisi interessi del Presidente del Consiglio dei Ministri, quali quelle relative alla razionalizzazione dello spettro radioelettrico. Per quanto attiene ai profili attinenti alla quantificazione degli oneri derivanti dal decreto, esprime valutazioni critiche sulla scelta del Governo di utilizzare con finalità di copertura degli interventi in materia di sostegno alla cultura le risorse derivanti dall'incremento delle accise sui carburanti. Osserva, infatti, che tali scelte di finanziamento rappresentano il frutto di una precisa opzione politica, sottolineando come per l'attuale Governo la cultura rappresenta un onere da coprire a carico della fiscalità generale e non è mai intesa come un settore nel quale investire per promuovere lo sviluppo economico del Paese. Per quanto attiene più specificamente agli effetti finanziari dell'incremento dell'accisa, richiama i dati contenuti nella relazione tecnica allegata al disegno di legge presentato al Senato, evidenziando come gli effetti dell'aumento finiranno per essere traslati in misura non esattamente quantificabile sui cittadini e sulle imprese. Nel ricordare come il 6 aprile 2011 sia stato pubblicato il provvedimento con il quale il direttore dell'Agenzia delle dogane ha provveduto ad incrementare le aliquote di accisa, osserva che il differenziale annuo tra le maggiori entrate che si realizzeranno e gli oneri dei quali si prevede la copertura potrebbe non assicurare un margine prudenziale qualora si consideri la possibilità di una diversa dinamica dei consumi e l'eventualità di una perdita di gettito conseguente alla possibilità di detrarre un maggiore ammontare di IVA ovvero di dedurre maggiori costi ai fini delle imposte sui redditi per tutto il comparto dei veicoli aziendali. Con riferimento all'articolo 2, nel richiamare le considerazioni di merito già formulate dai componenti dei gruppi dell'opposizione della Commissione cultura, si sofferma sull'utilizzo con finalità di copertura finanziaria delle risorse derivanti dal Fondo per le aree sottoutilizzate destinate alla regione Campania. Nel sottolineare come sia stato già programmato l'utilizzo di tali risorse nell'ambito del programma di interesse strategico regionale, osserva come la disposizione in esame si inserisca all'interno di una congiuntura nella quale si sta procedendo ad una rimodulazione dell'utilizzo delle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate,anche alla luce delle più recenti delibere del Comitato del CIPE, nel quadro di una interlocuzione con il Ministro Fitto. Osserva altresì come in questa fase sulla materia intervenga le disposizioni dello schema di decreto legislativo attuativo della delega contenuta nella legge n. 42 del 2009 in materia di interventi in favore delle aree sottoutilizzare e come il Ministro Fitto abbia assunto precisi impegni in ordine alla rimozione del blocco delle risorse destinate ai programmi di interesse regionale nel quadro di una concertazione degli enti territoriali interessati e in accordo con l'Unione europea. Nel sottolineare, pertanto, come l'articolo 2 del decreto-legge prevedendo l'utilizzo di risorse derivanti dal Fondo per le aree sottoutilizzate destinate alla regione Campania, intervenga su una concertazione in corso, ribadisce come la disposizione si muova in linea di continuità con la politica perseguita dal Governo in questi anni. Evidenzia infatti che, una volta prosciugate le risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate destinate alle amministrazioni centrali, l'Esecutivo sta ora utilizzando le risorse destinate alle regioni, mettendo a rischio anche l'utilizzo dei fondi strutturali messi a disposizione dell'Unione europea.

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Pier Paolo BARETTA (PD) preliminarmente osserva che se fosse in maggioranza non lascerebbe alle forze di opposizione la gestione esclusiva del dibattito su un provvedimento come quello in esame. Ricorda in proposito la perdurante assenza, anche in occasione di altri importanti dibattiti presso la Commissione bilancio, di interventi di deputati appartenenti ai gruppi di maggioranza. Osserva che, se vi fosse stata una maggiore interlocuzione, probabilmente il dibattito sarebbe stato più celere ed efficace. Sottolinea come il dibattito presso le Commissioni riunite sia stato eccessivamente compresso e ritiene imbarazzante la mancanza di importanti pareri come quello della Commissione attività produttive. Con riferimento all'articolo 1, rileva che la copertura attraverso un aumento dell'accisa sui carburanti, dell'intervento in favore della cultura, pare condivisibile, sebbene insufficiente, rischia di avere effetti recessivi per l'economia. Ricorda che, negli ultimi due anni, il Partito Democratico ha proposto diverse modalità di copertura sempre respinte dal Governo ivi compresa quella sulle accise che oggi viene riproposta. Invita quindi il Governo a modificare la forma di copertura individuata per l'articolo 1. Con riferimento all'articolo 3, osserva che i tempi previsti sono troppo stretti e che sarebbe stato più opportuno prorogare il termine ad una data successiva alle elezioni del 2013 come si è inteso fare per l'adozione della manovra correttiva dei conti pubblici. Con riferimento alla questione del nucleare, richiamando la discussione effettuata in occasione dell'esame del Documento di economia e finanza, nel sottolineare l'opportunità dell'abbandono dei programmi per la realizzazione di centrali nel nostro Paese, osserva che vengono sospesi anche le ricerche. Ritiene che la posizione assunta dal Presidente del Consiglio dei ministri in proposito sia stata esagerata e richiama l'intervento del Ministro Tremonti che ha sostenuto come dall'abbandono dei programmi nucleari potranno discendere conseguenze rilevanti negli assetti economici europei. In particolare, sottolinea come la scelta, pur salutare, di procedere alla revoca dei programmi nucleari avrà un forte costo per i Paesi più avanzati in tale ambito. Sottolinea come, nello stesso momento in cui il Governo decide l'abbandono del nucleare, è stata però prevista anche la cessazione degli incentivi per le fonti rinnovabili. Evidenzia quindi la mancanza di un piano energetico nazionale, precisando che talune proposte del Partito Democratico sono volte a rimediare a tale situazione. Con riferimento alle proposte emendative relative all'articolo 7, fa presente che il Partito Democratico ha proposto due soluzioni alternative: da un lato, l'abrogazione tout court della disposizione, dall'altro l'introduzione di paletti per l'azione della Cassa depositi e prestiti S.p.A. Ritiene che tali soluzioni non siano in contraddizione e fa presente che la Cassa depositi e prestiti S.p.A. non può essere paragonata alla vecchia IRI, rischiando di diventare piuttosto simile alla vecchia EFIM con la conseguenza che lo Stato si ridurrebbe al salvataggio di imprese in difficoltà. Ritiene necessaria una discussione seria in Parlamento sullo stato sull'economia, ricordando l'esempio della Francia, che pur essendo il Paese più protettivo nei confronti delle proprie imprese, è anche risultato uno dei più attrattivi per gli investimenti stranieri,. Sottolinea come vi sia una connessione tra le disposizioni richiamate e il decreto annunciato dal Governo in materia di sviluppo economico, confermandosi quindi la necessità di una seria discussione sulla politica economica del Paese. Sottolinea come l'occasione rappresentata dal provvedimento in esame sia stata persa e ribadisce l'auspicio ad una maggiore interlocuzione con la maggioranza.

Gioacchino ALFANO (PdL), relatore per la V Commissione, ritiene che l'intervento dell'onorevole Baretta abbia fornito numerosi spunti di riflessione e, riservandosi di intervenire ulteriormente per rispondere ai rilievi dei colleghi interventi, fa presente che i relatori ed il Governo stanno valutando le soluzioni idonee ad evitare che si consumi una frattura con le opposizioni

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con riferimento alle questioni sollevate nel dibattito.

Maria COSCIA (PD) ricorda che già altri colleghi sono intervenuti per sottolineare la volontà espressa dal Governo, ora attenuata dalle dichiarazioni testé fatte dal relatore Alfano, di volere ridurre i termini temporali del dibattito e non consentire l'approfondimento di un decreto-legge che l'Esecutivo continua ad identificare come un atto di risanamento al vulnus grave arrecato con i precedenti tagli alla cultura. Sottolinea, inoltre, che il decreto-legge in discussione è poi divenuto un testo omnibus, tralasciando ciò che doveva essere il cuore del provvedimento, e cioè le disposizioni a favore della cultura. Al riguardo, rammenta il lungo lavoro svolto in Commissione sia per conseguire il reintegro del FUS, sia ai fini dell'approvazione della proposta di legge sullo spettacolo dal vivo, per la quale molto hanno lavorato in maniera condivisa le colleghe Carlucci e De Biasi. Ricorda, quindi, che molto è stato fatto per tentare di ridare alla cultura una sua dignità dopo i gravosi tagli lineari che sono arrivati quasi progressivamente ad azzerare il FUS. Coglie, ora, nelle parole del relatore Alfano un'apertura ed un atteggiamento non pregiudiziale, differente da quello precedentemente espresso, volto a varare il decreto-legge nel testo licenziato dal Senato.
Ricorda che sul nucleare la X Commissione non ha avuto neanche il tempo di potersi esprimere. Auspica quindi che le parole del relatore possano preludere all'apertura di un reale confronto, al fine di giungere ad un risultato condiviso, come è stato fatto più volte in Commissione cultura. Intervenendo in particolare sugli articoli 1 e 2, sottolinea che il reintegro delle risorse finanziarie è un atto di resipiscenza, soprattutto in un Paese per il quale la cultura rappresenta un bene primario, una risorsa insostituibile ed un volano di crescita, di occupazione qualificata che significa progresso economico e possibilità di grande attrazione turistica. Al riguardo, ricorda che gli enti locali che storicamente negli anni hanno puntato alla cultura, godendo di una crescita più ampia di altri enti. A tal proposito, ricorda i risultati raggiunti a Roma dalle giunte di centrosinistra che consentirono, investendo nella cultura, una crescita della città, maggiore del doppio del resto del Paese. Osserva, quindi, che non si tratta solo di ripristinare i fondi tagliati, ma che occorre avere una visione di base diversa. Giudica importante, ma non sufficiente, il risultato raggiunto, dovuto alla mobilitazione di tutto il mondo della cultura e all'azione parlamentare intrapresa dalla minoranza e, in particolare, dal Partito democratico. Evidenzia che, di fronte al reintegro, si tratta di chiarire le modalità e i criteri con i quali tali cifre verranno ripartite. Ritiene, inoltre, utile sottolineare, per ciò che riguarda l'area archeologia di Pompei, che il provvedimento in esame non presenta alcun tratto di serietà, in quanto dispone potenziamenti per l'area ma senza stanziare fondi adeguati, basandosi solo su risorse finanziarie già destinate al Mezzogiorno e su fondi parimenti già destinati alle sovrintendenze di Napoli e Pompei. Inoltre, come già sottolineato dal collega Baretta, sottolinea il tema centrale della copertura finanziaria. Ritiene, infatti, che l'aumento delle aliquote delle accise sui carburanti sia inadeguato, ricordando fra l'altro che tale modalità di copertura era stata, a suo tempo, negata per il risanamento dopo il terremoto in Abruzzo. Sottolinea, infine, che si tratta di una copertura finanziaria discutibile, che mette platealmente «le mani nelle tasche degli italiani», tassando in sostanza la generalità dei cittadini. Concludendo, auspica che vi sia la possibilità di approfondire la discussione in base alla disponibilità fornita dal relatore Alfano.

Giuseppe Francesco Maria MARINELLO, presidente, alla luce dell'andamento dei lavori, convoca immediatamente un ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite, al fine di deliberare in ordine alla prosecuzione dell'esame del provvedimento.

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La seduta, sospesa alle 17.25 riprende alle 17.40.

Giovanni LOLLI (PD) ricorda, in relazione alla copertura finanziaria recata dai commi 4 e 5 dell'articolo 1, che egli stesso tempo fa aveva proposto una copertura che prevedeva un aumento dell'aliquota dell'accisa sulla benzina a favore della città de L'Aquila. Tale proposta era stata bocciata dal Governo sulla base di due distinte motivazioni: in primo luogo, sulla base del fatto che qualunque aumento delle aliquote delle accise resta incorporato per sempre nei prezzi al dettaglio della benzina; in secondo luogo, sulla base del fatto che l'aumento dell'aliquota dell'accisa sulla benzina costituisce, in sostanza, una nuova tassa e, quindi, si concreta in una misura inflattiva. Chiede quindi al Governo di illustrare le motivazioni in base alle quali abbia ritenuto ora di accedere ad un aumento dell'aliquota delle accise, pure per una causa assolutamente condivisibile, quale il finanziamento del settore della cultura. Al riguardo, invita, mediante l'utilizzo di tale modalità di copertura, che il Governo ha mostrato ora di volere utilizzare, ad effettuare anche gli opportuni interventi a favore del patrimonio storico e culturale esistente nel centro storico della città de L'Aquila.
Inoltre, con riguardo alle disposizioni recate dall'articolo 6 del provvedimento in esame, ricorda preliminarmente come sia stato modificato - spostandolo al 2010 - il parametro annuale su cui computare per il 2011 il limite della spesa per il personale a tempo determinato o con convenzioni ovvero con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, nonché la spesa relativa a contratti di formazione-lavoro, ad altri rapporti formativi, alla somministrazione di lavoro, nonché a lavoro accessorio. Evidenzia come, dopo la distruzione dell'ospedale della città de L'Aquila a seguito del terremoto, le relative attività vengono tuttora espletate nella sede appositamente costruita in occasione del G-8. Ricorda, fra l'altro, che con il taglio previsto verrebbero meno circa 350 tra medici e personale paramedico, chiedendo quindi che venga sospesa tale misura. Stigmatizza, al riguardo, il fatto che gli eventuali oneri finanziari saranno a valere sull'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 14, comma 5, del decreto-legge n. 39 del 2009, destinato ad interventi di ricostruzione in Abruzzo e alle altre misure a favore della popolazione colpita dal sisma dell'aprile 2009. Ricorda che lo stesso Governo ha dichiarato, tuttavia, come non intenda poi, nei fatti, procedere all'utilizzazione di tali risorse. Al riguardo, evidenzia negativamente il fatto che il Governo negli atti ponga l'indicazione di tagli alla spesa, che poi contraddice in dichiarazioni successive, chiedendo in definitiva di chiarire la sua reale volontà.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, comunica che è stato chiesto alla Presidenza di riesaminare alcune delle pronunce di inammissibilità relative alle proposte emendative presentate. Con riferimento all'emendamento Ghizzoni 1.7, che prevede che non si applichi la riduzione del 50 per cento dei contributi erogati dal Ministero per i beni e le attività culturali ad enti, istituti e fondazioni e altri organismi, prevista dall'articolo 7, comma 24, del decreto-legge n. 78 del 2010, persegue una finalità di sostegno al settore della cultura analoga a quella di cui all'articolo 1, comma 1, lettera c), e ritiene che possa essere ritenuto ammissibile.
Con riferimento all'emendamento Ghizzoni 1.9, che autorizza la spesa di 4 milioni di euro per ciascuno degli anni 2011, 2012 e 2013, per garantire il funzionamento della Consulta dei comitati nazionali e delle edizioni nazionali di cui alla legge n. 420 del 1997, ritiene chela proposta emendativa possa essere ritenuta ammissibile per le medesime ragioni evidenziate con riferimento all'emendamento Ghizzoni 1.7.
Riguardo all'emendamento Motta 1.11, che assegna un contributo di 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2011, 2012 e 2013 alla fondazione Teatro Regio di Parma, ritiene che la proposta emendativa possa essere ritenuta ammissibile per le

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medesime ragioni evidenziate con riferimento agli emendamenti Ghizzoni 1.7 e Ghizzoni 1.9.
Con riferimento all'emendamento Gentiloni Silveri 4.22, rileva che esso è volto a consentire agli operatori televisivi locali che trasmettono su più dell'80 per cento del territorio nazionale la facoltà di diffondere fino a quattro programmi di fornitori di servizi di media audiovisivi nazionali e disciplina, pertanto, una materia che non può ritenersi omogenea e strettamente attinente alla specifica problematica oggetto dell'articolo 4 che, da un lato, differisce il termine per stabilire il calendario definitivo per la transizione della trasmissione digitale terrestre e, dall'altro, detta una nuova disciplina di assegnazione delle frequenze radiotelevisive.
Con riferimento all'articolo aggiuntivo Vannucci 6.02, osserva come l'articolo 6 si limiti a dettare disposizioni con esclusivo riferimento ad una singola calamità naturale e limitatamente ad un singolo aspetto del Servizio sanitario nazionale. L'articolo aggiuntivo in questione introduce invece una deroga di portata generale al Patto di stabilità interno per tutte le spese relative alle calamità naturali che hanno interessato tre diverse regioni, non potendo pertanto ritenersi attinente «alla specifica problematica affrontata dall'intervento normativo».

Laura FRONER (PD) esprime perplessità in merito all'assegnazione del provvedimento alle Commissioni riunite V e VII per l'esame in sede referente, osservando come alla X Commissione, competente per materia riguardo all'articolo 5, che rappresenta uno dei contenuti fondamentali del decreto-legge, è stato richiesto soltanto un parere che, peraltro, la Commissione non è stata in grado di esprimere, non avendo potuto effettuare alcun approfondimento. Ricorda inoltre come le Commissioni VII e X abbiano di recente esaminato in seduta congiunta uno schema di decreto legislativo in materia di impianti di produzione di energia elettrica nucleare. Osserva inoltre come riguardino materie di competenza della X Commissione anche altri profili del provvedimento quali l'articolo 1, nella parte in cui incrementa le accise sui carburanti con riflessi significativi sui consumatori, e l'articolo 7, che prevede l'assunzione di partecipazioni azionarie da parte della Cassa depositi e prestiti in società di rilevante interesse nazionale anche in considerazione delle ricadute per il sistema economico-produttivo del Paese.

Maino MARCHI (PD) osserva preliminarmente come il decreto-legge in esame testimoni efficacemente, nelle sue diverse disposizioni, l'assenza di una politica economica e industriale del Governo. In primo luogo, rileva infatti come l'Esecutivo persista nell'atteggiamento finora seguito di trascurare il potenziale economico dei beni culturali, nonostante il nostro Paese sia uno dei più ricchi di testimonianze storiche e culturali. Pur rilevando come il provvedimento contenga anche aspetti positivi, in quanto è volto a correggere parzialmente gli errori commessi in occasione delle più recenti manovre finanziarie, sottolinea come il risultato finale delle manovre compiute sia che la dotazione del Fondo unico per lo spettacolo per l'anno 2011 sarà sensibilmente inferiore a quella prevista nel 2008, ultimo anno del Governo di centrosinistra, nonostante l'incremento della pressione fiscale. Evidenzia, infatti, che mentre la legge finanziaria per il 2008 prevedeva uno stanziamento per il medesimo esercizio di oltre 510 milioni di euro, la dotazione del Fondo unico per lo spettacolo per l'anno 2011 sarà pari a soli 422 milioni di euro, destinati a ridursi a circa 411 milioni di euro negli anni 2012 e 2013. A suo giudizio, tali dati confermano come il Governo persegua una politica di disinvestimento nel settore, sulla base della convinzione che con la cultura non si mangia, raggiungendo il difficile risultato di ridurre i finanziamenti aumentando nel contempo il livello di imposizione. A tale ultimo riguardo, ritiene poi particolarmente inappropriato il ricorso ad un incremento sulle accise sui carburanti in presenza di un incremento dei prezzi di prodotti energetici sui mercati

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internazionali. Nel ricordare come in molte passate occasioni il Governo abbia espresso un parere contrario rispetto all'utilizzo con finalità di copertura di un incremento delle accise sui carburanti, sottolinea come in occasione dell'esame della proposta di legge C. 2128 in materia di potenziamento del trasporto pubblico ferroviario, il rappresentante del Governo avesse sottolineato come l'incremento delle accise si ponesse in contrasto con le linee generali di politica economica del Governo, in ragione della spinta inflazionistica derivante da tale incremento. Nel chiedersi, pertanto, se tali linee generali siano nel frattempo cambiate, evidenzia come in presenza di un incremento dei prezzi dei carburanti dovuto all'incremento del costo del petrolio si dovrebbe piuttosto pensare a una sterilizzazione degli effetti fiscali. Ritiene, pertanto, del tutto erronea la scelta del Governo di disporre in questa fase un ulteriore incremento del carico fiscale sui carburanti, ribadendo l'opportunità di provvedere ad un alleggerimento della tassazione su tali prodotti in ragione dell'aumento delle entrate derivanti dall'incremento dei prezzi sui mercati internazionali. Per quanto riguarda le disposizioni dell'articolo 5, ricorda come nella bozza del Programma nazionale di riforma presentata dal Governo nello scorso mese di novembre l'intera politica energetica del Governo si incentrasse sulla ripresa della produzione nel nostro Paese dell'energia nucleare, ponendo in secondo piano le politiche di risparmio energetico e di sostegno alle fonti di energia rinnovabili. Rileva, tuttavia, come a seguito dell'incidente nucleare di Fukushima le politiche energetiche siano radicalmente cambiate, anche per il timore di un possibile esito delle consultazioni referendarie che precludesse la prosecuzione del programma di produzione di energia elettrica nucleare. Il Governo non ha però operato una scelta chiara, dal momento che da un lato sopprime numerose disposizioni in materia di impianti nucleari e, dall'altro, lascia comunque impregiudicata ogni scelta al riguardo, consentendo al Governo di poter elaborare entro 12 mesi la strategia energetica nazionale. Al riguardo, ritiene che il Governo dovrebbe fare chiarezza in ordine alle proprie intenzioni, osservando che se l'intenzione del Governo è quella di proseguire nel programma di produzione di energia nucleare, dovrà coerentemente affrontare la consultazione referendaria già convocata. Nel sottolineare come appaia sconcertante la scelta di eludere il referendum da parte di una maggioranza che evoca sempre il consenso popolare che la sostiene, ribadisce come la politica energetica perseguita dal Governo abbia compiuto in questi mesi errori gravissimi, mettendo in crisi un settore particolarmente rilevante come quello della produzione di energia da fonti rinnovabili. Gli errori commessi in questa materia rischiano, a suo avviso, di determinare gravi conseguenze per il sistema produttivo del nostro Paese, dal momento che le imprese sono chiamate a sostenere costi di produzione assai rilevanti a causa dei differenziali di prezzo esistenti rispetto agli altri Paesi europei ed auspica, pertanto, la definizione di una efficace politica energetica da parte dell'Esecutivo. Per quanto riguarda, infine le disposizioni di cui all'articolo 7, osserva che il Governo dovrebbe chiarire quale sia la sua strategia in materia di partecipazioni statali, precisando in particolare se intenda procedere alla costituzione di un nuovo IRI o un nuovo EFIM. In questo contesto, ritiene che dovrebbero essere fissati limiti e condizioni più precisi di quelli contenuti nel testo del decreto-legge in esame, assicurando altresì modalità più stringenti di coinvolgimento del Parlamento. In particolare, osserva che attualmente l'articolo 7 si limita a prevedere la trasmissione alle Camere del decreto ministeriale chiamato a definire i requisiti delle società oggetto di possibile acquisizione da parte della Cassa depositi e prestiti S.p.A., senza prevedere tuttavia alcuna forma di esame di tale decreto. A suo avviso, la rilevanza dei temi affrontati dal provvedimento richiederebbe invece la previsione di più efficaci forme di indirizzo e di controllo da parte delle Camere. Conclusivamente, ritiene

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quindi che, al fine di correggere disposizioni essenziali nell'ambito del provvedimento, si rendano necessari profondi interventi al decreto-legge in esame.

Marco CAUSI (PD) con riferimento all'articolo 7 invita la maggioranza e il Governo ad una riflessione più approfondita, rilevando come nella discussione politica degli ultimi giorni la modifica della disciplina relativa alla Cassa depositi e prestiti S.p.A. è stata enfatizzata. Rileva in proposito che l'Istituto già a normativa vigente può possedere partecipazioni azionarie, come peraltro effettivamente accade. Richiama una nota del Ministero dell'economia e delle finanze depositata presso la Commissione bilancio del Senato della Repubblica il 15 aprile 2011 con la quale è stato chiarito come l'intervento normativo in questione sia sostanzialmente volto ad ampliare la tipologia e la possibilità di intervento della Cassa depositi e prestiti. Osserva come si tenti di riutilizzare uno strumento vecchio come quello delle partecipazioni statali. In proposito, sottolinea che non vi è una particolare difficoltà rispetto a ciò da parte del suo gruppo, ma avverte che un nuovo utilizzo di tale strumento necessiterebbe di una riflessione sia sotto il profilo della valutazione delle principali analoghe esperienze europee sia sugli errori commessi nel passato. Riguardo alla prima questione, richiamando la documentazione predisposta dagli uffici della Camera, richiama in particolare l'esperienza francese del Fond strategique d'investissement e della Caisse des dépots et consignations. Con riferimento alla seconda questione, ricorda che l'esperienza italiana delle partecipazioni statali è stata considerata come un modello da studiare tra gli anni '50 e '70, sottolineando che essa non va utilizzata per il mero salvataggio industriale, ma dovrebbe essere collegata ad una valutazione della competitività e della strategicità dei settori, evidenzia inoltre come un altro punto sensibile sia rappresentato dai criteri di selezione della governance, che ha dimostrato taluni limiti sul finire della cosiddetta prima Repubblica. Richiamando l'intervento svolto dall'onorevole Antonio Martino nella seduta di ieri nell'Assemblea, sottolinea come non abbia senso festeggiare la scalata della Chrysler da parte della Fiat, poiché rappresenta l'esportazione di capitali italiani all'estero e combattere l'ingresso di stranieri in imprese italiane che, al contrario, rappresenta un investimento di denaro estero in Italia. In proposito richiama le esperienze di Nuovo Pignone e di Telettra che, a seguito dell'acquisizione da parte di gruppi stranieri, occupano oggi importanti e strategiche posizioni nel mercato e realizzano importanti investimenti in Italia. Propone di sostituire in riferimento all'interesse nazionale come criterio per difendere gli assetti proprietari delle imprese italiane con il concetto dello sviluppo delle frontiere tecnologiche. Con riferimento alla questione della governance, sottolinea come si tratti di una questione attinente ai rapporti tra Governo e Parlamento e ricorda come, vigente il vecchio sistema delle partecipazioni statali, il Governo trasmetteva alla Camera una relazione annuale, dando conto anche dei piani di sviluppo industriale. Ritiene che sarebbe necessario ripristinare tali elementi di conoscenza a disposizione del Parlamento. Con riferimento alle procedure di nomina degli organi delle società partecipate ritiene che sarebbe necessaria una discussione politica e ricorda il metodo utilizzato dal Presidente Ciampi, quando era Ministro del tesoro durante il Governo Prodi dal 1996 al 1998, nominando nei consigli di amministrazioni delle società partecipate dirigenti dello stesso Ministero del tesoro, sulla scorta dell'esperienza dei grandi gruppi privati. Propone quindi di sopprimere l'articolo 7, al fine di discutere del riassetto della Cassa depositi e prestiti S.p.A. in un apposito provvedimento, evitando un approccio dettato da esigenze contingenti e assicurando a tal fine la disponibilità del suo gruppo.

Giuseppe Francesco Maria MARINELLO (PdL), presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, dà la parola ai

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relatori e al rappresentante del Governo per le repliche.

Gioacchino ALFANO (PdL), relatore per la V Commissione, rinunciando a replicare, si riserva di intervenire in sede di esame degli emendamenti.

Il sottosegretario Alberto GIORGETTI replicando ai deputati intervenuti nel corso della discussione, fa presente che nella giornata di domani verranno trasmesse alle Commissioni l'analisi tecnico-normativa e l'analisi sull'impatto della regolamentazione come richiesto dall'onorevole Cambursano. Ricorda quindi come il Governo abbia provveduto a presentare l'aggiornamento della relazione tecnica che tiene conto delle modifiche apportate al provvedimento dal Senato e ne illustra i contenuti. Con riferimento all'articolo 1, commi 1 e 2, ribadisce che il taglio lineare, previsto quale clausola di salvaguardia da norma primaria a tutela degli equilibri di finanza pubblica, è comunque solo eventuale, essendo connesso all'attuazione di quanto disposto dall'articolo 1,commi 8 e seguenti della legge 220 del 2010, i cui risultati peraltro appaiono maggiormente garantiti dalle modifiche apportate con il presente decreto legge con riferimento anche al previsto anticipo al 30 giugno 2012 , rispetto alla data del 31 dicembre 2012 previsto dalla legge di stabilità per il 2011, per la liberazione delle frequenze da parte degli attuali occupanti. In ogni caso, rappresenta che, attualmente, è allo studio un'apposita norma al fine di assicurare una migliore flessibilità gestionale alle Amministrazioni, in relazione alle riduzioni lineari degli stanziamenti previste nell'eventualità di un insuccesso dell'asta per le frequenze radioelettriche dall'articolo 1, comma 13, quarto periodo, della legge n. 220 dal 2010, nel caso siano disposti, a mero titolo cautelativo, corrispondenti accantonamenti di bilancio per assicurare la necessaria copertura nel 2011. Rileva che in tale situazione, al fine di garantire la suddetta flessibilità, la norma allo studio consentirebbe, per effettive, motivate e documentate esigenze delle Amministrazioni, variazioni tra gli accantonamenti gestionali, che possono essere disposte anche tra programmi appartenenti a Missioni diverse. La neutralità sui saldi di finanza pubblica è assicurata dalla prevista l'invarianza degli effetti sull'indebitamento netto e dalla preclusione dell'utilizzo degli stanziamenti di conto capitale per finanziare spese correnti.
In ordine ai commi da 3 a 5 dell'articolo 1, evidenzia che l'aumento dell'accisa di 0,73 centesimi per la benzina ed il gasolio determina un impatto, sui consumi delle famiglie, che si traduce in un aumento diretto della spesa complessiva di circa lo 0,07 per cento. A tale risultato si perviene tenendo conto che il peso del consumo dei carburanti sul totale dei consumi delle famiglie è circa il 5 per cento. Afferma quindi che l'aumento medio dei prezzi dei carburanti, tra il maggio 2010 ed il maggio 2011, è di circa il 16 per cento; applicando tale aumento per l'anno 2011 ai consumi delle famiglie, si verificherà un aumento della misura dell'1 per cento circa della spesa delle stesse.
Tenendo conto che l'aumento dell'accisa sui carburanti e della relativa IVA incide per il 7 per cento sull'aumento dei carburanti stessi, si perviene a maggiori spese per le famiglie, dovuto alla variazione delle accise, pari al valore sopra indicato dello 0,07 per cento, di modesta entità.
Con riferimento all'articolo 2, commi 1 e 2, per quanto attiene alle risorse finanziarie connesse alla realizzazione del programma di interventi e alle relative modalità di copertura finanziaria, all'utilizzazione del FAS e alla eventuale accelerazione della spesa nell'utilizzo delle risorse della soprintendenza, conferma in primo luogo che si tratta di utilizzo delle risorse FAS attinenti al programma di interesse strategico regionale (FAR), peraltro ancora non sottoposto al CIPE. Sottolinea come, in ogni caso, tale utilizzo non comporti effetti in quanto le risorse sottostanno ai vincoli del Patto di stabilità interno. Per quanto concerne l'utilizzo delle risorse della soprintendenza, si chiarisce che non si ritiene possano verificarsi

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effetti negativi, trattandosi di utilizzi coerenti con le finalità e le tempistiche originariamente previste.
Con riferimento al comma 3 dell'articolo 2, fa presente che le disposizioni previste dal citato articolo 9, comma 25, restano ferme nei confronti dell'Amministrazione interessata. Rileva, pertanto, che la citata disposizione troverà applicazione anche nei confronti del Ministeri per i beni e le attività culturali, seppur nei limiti delle vacanze di organico esistenti nell'ambito della dotazione organica del personale della predetta amministrazione assicurando, quindi, le riduzioni di spesa previste dalla vigente normativa.
Afferma che tale circostanza si evince dalla lettura della relazione tecnica, la quale specifica che restano fermi gli adempimenti di cui all'articolo 2, comma 8-bis, del decreto legge n. 194, che prevede riduzioni delle dotazioni organiche del personale della amministrazioni pubbliche. Tale ultima norma è strettamente connessa al richiamato articolo 9, comma 25, del decreto legge n.78 del 2010 che detta disposizioni in ordine alle eventuali situazioni di soprannumerarietà verificatesi all'esito delle misure di riduzione previste dall'articolo 2, comma 8-bis. Fa inoltre presente che la disposizione non comporta effetti finanziari negativi atteso che le assunzioni sono autorizzate nel rispetto dei limiti delle facoltà assunzionali previste dalla normativa vigente in materia.
Con riguardo al successivo comma 4, esclude eventuali effetti di riclassificazione della spesa della società ALES, dal momento che la convenzione da stipularsi con la Soprintendenza speciale di Napoli e Pompei riguarda esclusivamente i servizi resi e non il personale appartenente alla medesima società ALES. Con riferimento al comma 8, ribadisce che la disposizione ha come finalità la semplificazione delle procedure che comunque non potrà avere effetti di portata rilevante, tenuto conto che, proprio per evitare squilibri finanziari, la disposizione stessa ha previsto che occorre preliminarmente assicurare l'assolvimento degli impegni già presi a carico delle disponibilità dei fondi di tesoreria delle singole soprintendenze. In ogni caso, rinvia al Ministero dei beni culturali per ulteriori informazioni.
Per quanto attiene all'articolo 5, rappresenta che si è provveduto alla trasmissione dell'aggiornamento della relazione tecnica al provvedimento, debitamente verificata, come previsto dall'articolo 17, comma 8 della legge 196 del 2009. Rileva a riguardo che i dati relativi ai quantitativi di carburante utilizzati nella relazione tecnica provengono dalle rilevazioni del Ministero dello sviluppo economico. La non coincidenza con le tabelle ufficiali pubblicate è dovuta alla conversione dei quantitativi da peso a volume. Afferma che nelle tabelle pubblicate sul sito del predetto Ministero i valori sono espressi in tonnellate, mentre, ai fini del calcolo dell'accisa, che è commisurata ai litri, i valori devono essere convertiti tramite la densità convenzionale del prodotto. Nello specifico, la densità della benzina uso autotrazione ha un peso specifico che varia da 0,720 a 0,775 kg/litro e, nell'analisi in questione, è stato assunto il valore convenzionale di 0,736 kg/l, pertanto, 7,649 milioni di tonnellate/0,736 corrispondono a 10,383 milioni di litri che è esattamente il dato indicato nella relazione tecnica. Il gasolio uso autotrazione ha invece una densità che varia da 0,820 a 0,845 kg/litro e, nello specifico è stata assunta la densità convenzionale di 0,840 kg/I, pertanto 19,408 milioni di tonnellate/0,840 corrispondono a 23,084 milioni di litri, pari al dato contenuto nella relazione tecnica. Tali quantitativi vengono quindi utilizzati per le varie ipotesi di modifica delle aliquote vigenti che ammontano, attualmente, a 564 euro per 1000 litri per la benzina e a 423 euro per mille litri di gasolio. Relativamente all'osservazione circa l'assunzione nella relazione tecnica dell'invarianza dei consumi di carburante per l'anno 2011 rispetto a quelli dell'anno precedente, rileva che tale invarianza è motivata dal fatto che dopo una consistente diminuzione di consumi dovuta alla crisi economica, ci sono segnali positivi di ripresa che fanno ritenere ragionevole un assestamento di consumi, tenuto anche

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conto che i consumi petroliferi sono da considerarsi per larga parte anelastici rispetto all'andamento dei prezzi. Si è tuttavia ridotta, prudenzialmente, la stima del consumo di benzina complessivamente di circa il 3 per cento negli anni 2012 e 2013, per lasciarla poi costante negli anni successivi. Mentre per il gasolio, oggetto di un costante aumento dei consumi nell'ultimo decennio, la stima del consumo, altrettanto prudenzialmente, è stata mantenuta sempre costante. Riguardo alla considerazione che i soggetti titolari di partita IVA possano detrarre maggiore IVA a credito o dedurre maggiori oneri, sottolinea che effettivamente per i soggetti intermedi il maggior gettito IVA è neutralizzato in tutto o in parte dalla maggiore IVA a credito o dal maggiore costo deducibile dalle imposte dirette. Tuttavia, in considerazione del fatto che la maggior parte di tali operatori è rappresentata dagli autotrasportatori (per i quali l'incremento è sterilizzato), rileva che tale fenomeno è ritenuto trascurabile e limitato fondamentalmente al comparto gasolio. Evidenzia, peraltro, che il maggior gettito indicato nella relazione tecnica è stato stimato sulla base di criteri prudenziali, come sopra già sottolineato, ed è tale da garantire ampiamente, per ogni annualità, la copertura degli oneri derivanti dal provvedimento, anche considerando gli effetti negativi relativi alla maggiore detraibilità IVA o, nei caso di soggetti con IVA indetraibile, al maggior onere deducibile ai fini delle imposte dirette. Circa il possibile sfasamento temporale tra il momento in cui maturerà il diritto al rimborso del maggior onere conseguente all'aumento delle accise sui carburanti a favore degli esercenti l'autotrasporto, e quello in cui esso verrà utilizzato, osserva che tale meccanismo, introdotto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 277/2000, è già operativo per tali soggetti, e comporta la presentazione di un'apposita istanza per la fruizione del rimborso maturato.
Con riferimento alle considerazioni svolte dall'onorevole Vannucci in merito alla sua proposta emendativa 6.02, osserva come legislazione vigente sia già possibile derogare al patto di stabilità interno per fronteggiare gli effetti delle calamità naturali ma solo entro precisi limiti che non possono essere superati al fine di assicurare il rispetto dei saldi di finanza pubblica.
Con riferimento all'articolo 7, relativo alla Cassa depositi e prestiti, fa presente che si è trattato dell'elemento qualificante del confronto tra maggioranza e opposizione che ha avuto luogo al Senato. La linea scelta dal Senato è volta ad evitare che l'Unione europea possa ricomprendere la Cassa nell'ambito della pubblica amministrazione. In questo senso ha sino ad oggi operato il Governo come evidenziato, tra l'altro, dalla presenza nella Cassa di soci privati quali le fondazioni bancarie. La questione di fondo sottesa all'articolo 7 è quella dell'opportunità o meno che lo Stato svolga un ruolo nella politica economica. In ambito internazionale, per il coordinamento delle politiche economiche e di bilancio, sono stati attivati strumenti simili, come nel caso della Francia, a quelli che il Governo sta tentando di predisporre. Non ritiene peraltro che si tratti di strumenti necessariamente di carattere permanente poiché potrebbero, viceversa, rivelarsi di carattere transitorio e legati all'attuale fase di difficoltà economiche. Per quanto concerne le misure del provvedimento relative al settore culturale, dopo aver ricordate le critiche avanzate alla riforma Bondi, osserva come il Governo abbia operato una scelta in controtendenza rispetto ai precedenti interventi di riduzione della spesa pubblica, che ritiene meriti apprezzamento anche perché individua risorse di carattere pluriennale e non una tantum. Rileva infine come nel corso della discussione in Commissione e in Assemblea sarà possibile approfondire ulteriormente i contenuti del provvedimento.

Giuseppe Francesco Maria MARINELLO, presidente, ringrazia il Governo per le risposte complete ed esaurienti e, ricordando che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite ha stabilito che nella

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giornata di domani la seduta avrà inizio alle ore 9, per concludersi entro le ore 12, fa presente che la seduta verrà sospesa al momento della chiama dei deputati, al fine di consentire ai componenti delle Commissioni e ad eventuali sostituti di prendere parte alle votazioni del Parlamento in seduta comune nei tempi più brevi consentiti.

Renato CAMBURSANO (IdV), intervenendo sui lavori della Commissione, osserva, come, di regola durante le votazioni dell'Assemblea sia preclusa la convocazione delle Commissioni. Fa presente, inoltre, che i chiarimenti forniti dal sottosegretario Alberto Giorgetti meritano di essere opportunamente approfonditi e, pertanto, ritiene che essi postulino una riapertura dell'esame preliminare.

Giuseppe Francesco Maria MARINELLO, presidente, nel far presente che l'esame preliminare si è concluso, a norma di Regolamento, con la replica del rappresentante del Governo, che non può ritenersi in alcun modo suscettibile di riaprire la discussione, ribadisce che le Commissioni potranno riunirsi, secondo la prassi, nel corso della chiama dei senatori, per poi sospendere i propri lavori al fine di consentire ai deputati di prendere parte alle votazioni del Parlamento in seduta comune.

Manuela GHIZZONI (PD), nel ringraziare il sottosegretario Giorgetti per i chiarimenti forniti alle Commissioni, osserva, tuttavia, che non vi è stata risposta da parte del sottosegretario alle richieste di chiarimento da lei formulate, con specifico riferimento alla questione della destinazione dei sette milioni di euro previsti dalla lettera c) del comma 1 dell'articolo 1. Ritiene necessario che nella seduta già prevista per domani il rappresentante del Governo competente, auspicabilmente il Ministro o comunque il sottosegretario Giro, fornisca i chiarimenti richiesti.

Giuseppe Francesco Maria MARINELLO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame del provvedimento alla seduta che sarà convocata alle ore 9 di giovedì 4 maggio.

La seduta termina alle 19.20.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 17.25 alle 17.35.