CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 11 novembre 2010
396.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
COMUNICATO

TESTO AGGIORNATO AL 12 NOVEMBRE 2010

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ATTI DEL GOVERNO

Giovedì 11 novembre 2010. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Intervengono il Ministro per la semplificazione normativa Roberto Calderoli, il Vice Ministro dell'economia e delle finanze Giuseppe Vegas, il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Alberto Giorgetti e il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Francesco Belsito.

La seduta comincia alle 9.30.

Schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di fabbisogni standard di comuni, città metropolitane e province, ai sensi della legge 5 maggio 2009, n. 42.
Atto n. 240.
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del Regolamento, e conclusione - Parere favorevole con condizioni e osservazioni).

La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto, rinviato, da ultimo, nella seduta del 10 novembre 2010.

Rolando NANNICINI (PD) rileva preliminarmente un problema di metodo con riferimento all'espressione del parere sul decreto in esame. In proposito osserva che il Governo ha annunciato che i decreti attuativi della legge n. 42 del 2009 sarebbero strati adottati entro il mese di dicembre, ricordando tuttavia che, a tal fine, è necessario il parere della Conferenza unificata per l'espressione del quale essa ha a disposizione 30 giorni, nonché quello delle Commissioni parlamentari per cui sono previsti 60 giorni salvo proroga. Rileva quindi che tale termine non potrà evidentemente essere rispettato, come al contrario annunciato dal Governo. Osserva inoltre che, in caso di crisi, tale procedura potrà peraltro essere interrotta. Con riferimento agli schemi di decreti già approvati dal Governo, sottolinea come essi siano stati trasmessi in una forma parziale, tanto da dover essere poi riempiti di contenuti dal Parlamento.
Con riferimento al provvedimento in esame, sottolinea come le proposte di parere presentate modifichino in maniera estremamente significativa la procedura per l'indicazione specifica dei fabbisogni standard. Sempre sul piano del metodo, ricorda che l'articolo 2, comma 2, lettera e), della legge n. 42 del 2009 aveva previsto insieme la determinazione dei costi e dei fabbisogni standard e che la lettera f) del medesimo comma aveva previsto la determinazione specifica dei medesimi. Osserva che il testo presentato dal Governo non attua totalmente la delega, poiché rimanda ad un successivo provvedimento la definizione dei costi standard e non la rispetta nella parte in cui impone una precisa determinazione dei fabbisogni. Ricorda inoltre che la Costituzione, all'articolo 117, secondo comma lettera m), attribuisce allo Stato la competenza esclusiva in ordine alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni su tutto il territorio nazionale. In proposito sottolinea che sarebbe stata necessaria almeno la determinazione degli obiettivi di servizio, ribadendo comunque la necessità di una esatta individuazione delle funzioni al fine di determinare i fabbisogni. Manifesta quindi delusione anche con riferimento alla soluzione prospettata attraverso le modifiche all'articolo 8, nella parte in cui si fa rivivere il criterio della spesa storica per il trasferimento di risorse agli enti locali. Annuncia quindi il voto contrario del suo gruppo e il sostegno, nel caso in cui il parere proposta dal relatore non venisse approvato, alla proposta presentata dall'onorevole Baretta, evidenziando come occorra proseguire nell'attuazione della legge n. 42 del 200, sulla quale il Partito Democratico si era astenuto, nel rispetto della Costituzione e senza gli atteggiamenti propagandistici tenuti dal Governo.

Renato CAMBURSANO (IdV), intervenendo per le dichiarazioni di voto, richiama integralmente il contenuto dell'intervento svolto nella seduta di ieri, segnalando,

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peraltro, che il comma 29 dell'emendamento presentato dal Governo al disegno di legge di stabilità sia in qualche modo connesso allo schema di decreto legislativo in esame, in quanto prevede un finanziamento della società Sose e dell'istituto per la finanza e l'economia locale, connesso ai compiti attribuiti a tale organismo ai fini della definizione dei fabbisogni e dei costi standard. Su un piano generale, ribadisce che lo schema trasmesso dal Governo non appare compatibile con la disciplina costituzionale in materia di delega legislativa e determina un sostanziale svuotamento dei compiti attribuiti alle Commissioni parlamentari dalla legge n. 42 del 2009, in quanto il Parlamento si limiterà a valutare a posteriori il lavoro svolto da Sose S.p.a. e Ifel, che, pertanto, si approprieranno delle competenze proprie delle Camere. Alla luce di queste considerazioni, annuncia il voto contrario del gruppo Italia dei Valori sulla proposta di parere del relatore, rilevando come sia stato disatteso l'auspicio da lui più volte espresso nel corso dell'esame del provvedimento di un recepimento nella proposta di parere con osservazioni formulate dalle opposizioni. Rileva, infatti, che il provvedimento in esame non consentirà l'auspicato passaggio dal criterio della spesa storica a quello dei costi e dei fabbisogni standard, in quanto esso ha finalità essenzialmente propagandistiche, dal momento che, insieme con la legge di stabilità, rischia di essere l'ultimo atto adottato dal Governo in questa legislatura. Giudica, pertanto, grave il fatto che la maggioranza per esigenze elettorali rischi di far fare un salto nel buio all'intero sistema delle autonomie locali e alla Repubblica italiana nel suo complesso.

Massimo VANNUCCI (PD), nel richiamare l'intervento dell'onorevole Nannicini, ribadisce che il decreto sul calcolo dei fabbisogni standard di comuni e province avrà il voto contrario del Partito Democratico e delle altre forze di opposizione, osservando che esso rappresenta un'occasione mancata per mettere a frutto i principi più innovativi contenuti nella legge delega sul federalismo fiscale. Ritiene che il Governo e la sua maggioranza abbiano premura di approvare qualsiasi atto e non si preoccupano delle superficialità, delle contraddizioni, degli errori e delle omissioni di cui è pieno il provvedimento in esame, nonostante alcune positive correzioni apportate al testo originario proposto dal Governo durante il lavoro della Commissione bicamerale. Rileva che due soprattutto solo le aree di maggiore criticità: il mancato raccordo fra procedure di calcolo dei fabbisogni standard e definizione dei livelli essenziali delle prestazioni per l'erogazione dei servizi alla persona costituzionalmente garantiti, in particolare nel campo dell'assistenza, dell'istruzione e delle altre funzioni fondamentali degli enti locali; l'assenza di garanzie finanziarie sufficienti per far partire effettivamente il processo e per governarlo nel corso del tempo. Sottolinea i pesanti tagli apportati nel bilancio dei prossimi tre anni, soprattutto a carico dei Comuni, pari a 2,5 miliardi di euro, di cui non si dovrebbe tenere conto in fase di attuazione del federalismo e ancor di più l'assenza di riferimenti ai processi che dovrebbero in futuro garantire la convergenza verso i costi e i fabbisogni standard e verso il livelli essenziali e gli obiettivi di servizio. Ricorda che tali elementi erano tutti presenti nella legge delega, che però il provvedimento in esame rinuncia ad attuare.
Ricorda che il Partito Democratico ha presentato in Commissione bicamerale una proposta alternativa, ad opera del relatore, senatore Stradiotto, su cui si è realizzata un'ampia convergenza di tutte le opposizioni e anche il Governo e la maggioranza hanno dovuto apportare alcune modifiche all'iniziale testo proposto dal Ministro Calderoli, che, a suo avviso, è apparso vuoto di contenuti. Richiama in proposito la previsione introdotta nel decreto secondo la quale il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che adotterà la nota metodologica per le procedure di calcolo dei fabbisogni standard sarà trasmesso al Parlamento per il parere

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della Commissione bicamerale e delle Commissioni bilancio di Camera e Senato.
Sottolinea che, su altri punti di merito, le proposte alternative avanzate dal Partito Democratico e non accettate dal Governo e dalla maggioranza avrebbero configurato un'attuazione dei principi presenti nella legge delega. Ricorda, in particolare, in tale proposta: una precisa definizione dei raccordi da stabilire fra livelli essenziali, obiettivi di servizio e fabbisogni standard; l'avvio un processo per la definizione dei livelli essenziali nei settori costituzionalmente garantiti che ne sono ancora privi; l'ancoraggio per l'applicazione delle metodologie di calcolo che, in assenza della determinazione dei livelli essenziali di prestazioni, non potrebbero che fotografare l'esistente e chiarimenti della differenza fra metodi di calcolo finalizzati al riparto di somme predeterminate e metodi di calcolo finalizzati invece alla costruzione di indicatori di costo, di efficienza, di efficacia e di appropriatezza; la definizione nel dettaglio del processo di convergenza da realizzare ai sensi non solo della legge n. 42 del 2009, ma anche della legge n. 196 del 2009; la descrizione con maggiore precisione delle metodologie statistiche da utilizzare nel processo di definizione dei fabbisogni standard; e il coordinamento con il disegno di legge all'esame del Senato recante la Carta delle autonomie. Stigmatizza, infine, la scelta del relatore di proporre un parere fotocopia di quello presentato dalla maggioranza in Commissione bicamerale, che non corrisponde ai compiti specifici della Commissione, ribadendo pertanto, come annunciato dall'onorevole Nannicini, il voto contrario del Partito Democratico.

Claudio D'AMICO (LNP) annuncia il convinto voto favorevole del proprio gruppo sulla proposta di parere formulata dal relatore, sottolineando come tale proposta sia frutto dell'ottimo lavoro svolto dal Ministro Calderoli e dal relatore Bitonci. Esprime grande soddisfazione per l'ulteriore passo compiuto nella direzione del federalismo, evidenziando come in questa legislatura il Governo abbia ben operato ed auspicando che tale lavoro possa proficuamente proseguire nei prossimi mesi.

Massimo BITONCI (LNP), relatore, ricorda che sono state recepiti molte delle proposte di modifica, richiamando in proposito le proposte di parere presentate dai gruppi dell'Udc, dall'Idv e dal Partito Democratico. In particolare, rileva che il testo originariamente proposto è stato modificato, recependo come osservazioni talune vitali proposte. Nel ringraziare tutti i colleghi intervenuti nel dibattito, raccomanda l'approvazione della proposta di parere da lui presentata nel testo riformulato.

La Commissione approva la proposta di parere del relatore (vedi allegato 1).

La seduta termina alle 10.05.

SEDE REFERENTE

Giovedì 11 novembre 2010. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Intervengono il Vice Ministro dell'economia e delle finanze Giuseppe Vegas e il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Alberto Giorgetti.

La seduta comincia alle 10.05.

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2011).
C. 3778 Governo.
Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013.
C. 3779 Governo.
(Seguito dell'esame congiunto e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame congiunto dei provvedimenti, rinviato, da ultimo, nella seduta del 10 novembre 2010.

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Giancarlo GIORGETTI, presidente, riservandosi di comunicare nel corso della seduta le sue valutazioni in ordine all'ammissibilità delle proposte emendative riferite all'emendamento 1.500 del Governo, avverte che non è ancora pervenuta la relazione tecnica che sarà comunque necessaria al fine di completare il vaglio di ammissibilità.

Ivano STRIZZOLO (PD) chiede al rappresentante del Governo di chiarire se, rispetto al testo dell'emendamento presentato nella seduta di ieri, vi saranno integrazioni con particolare riferimento agli incentivi per l'efficienza energetica di cui ci si attendeva e si auspicava l'inserimento nel richiamato emendamento 1.500 del Governo.

Il Vice Ministro Giuseppe VEGAS conferma che il testo è quello depositato dal Governo nella seduta di ieri mentre potranno esservi proposte emendative relative al disegno di legge di bilancio.

Gabriele TOCCAFONDI (PdL) chiede al rappresentante del Governo di chiarire l'esatta portata del comma 47 dell'emendamento 1.500 del Governo, con particolare riferimento alla materia del finanziamento delle scuole paritarie non statali. Ricorda, infatti, come in ambito parlamentare fosse emersa una richiesta sostanzialmente unanime di ripristinare gli stanziamenti previsti negli anni scorsi, sottolineando come anche il Ministro dell'economia e delle finanze, talune dichiarazioni pubbliche, abbia fornito precise assicurazioni in tal senso. A tale proposito, segnala come il fondo destinato all'istruzione scolastica non statale avesse una dotazione di 536 milioni di euro nell'anno 2010, mentre il bilancio preventivo prevede uno stanziamento di soli 281 milioni di euro, inferiore quindi di 255 milioni di euro rispetto all'esercizio precedente. Osserva come in questo contesto il comma 47 dell'emendamento 1.500 del Governo, destinando 800 milioni di euro alle finalità indicate nell'elenco 1 allegato alla legge finanziaria per il 2010, preveda una integrazione delle poste di bilancio esistenti allo stato, che tuttavia, sulla base del tenore letterale della disposizione, non sembrerebbe poter eccedere l'importo di 150 milioni di euro. Chiede, pertanto, al rappresentante del Governo se tale interpretazione possa considerarsi corretta, segnalando che, se così fosse, si registrerebbe una riduzione degli stanziamenti destinati alle scuole paritarie di almeno 105 milioni di euro per l'anno 2011. In proposito, osserva come il mancato reintegro delle somme stanziate nell'anno 2010 creerebbe evidenti problemi per il funzionamento del sistema dell'istruzione non statale, che si ripercuoterebbe negativamente anche sulla finanza pubblica, atteso che il costo per il bilancio dello Stato di uno studente di una scuola paritaria è pari a circa 500 euro, a fronte dei 6.000 necessari per un allievo di una scuola statale. Auspica, pertanto, che si possa procedere all'integrale reintegro degli stanziamenti finalizzati alle scuole paritarie, ricordando come oltre cento parlamentari del PdL avessero formulato una precisa richiesta in tal senso, ottenendo precise rassicurazioni dal Ministro Tremonti.

Massimo VANNUCCI (PD), nel richiamare l'intervento dell'onorevole Toccafondi relativo alle scuole non statali, fa presente di essere invece sensibile a tutte le finalità previste dall'elenco 1 allegato alla legge finanziaria per il 2010. In proposito rileva che il comma 47 dell'emendamento 1.500 del Governo prevede solo un limite massimo al rifinanziamento degli interventi di cui al richiamato elenco 1, mentre non vi è alcuna specificazione in ordine all'entità delle singole voci. Sottolinea la necessità di specificare tale ripartizione, anche al fine di evitare una scelta discrezionale del Governo sull'allocazione di tali risorse.

Simonetta RUBINATO (PD), associandosi alle considerazioni del collega Toccafondi, sottolinea come il mancato reintegro delle dotazioni finanziarie del il fondo destinato all'istruzione scolastica non statale

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determinerà l'insorgenza di una grave emergenza in alcune regioni d'Italia, e, in particolare, nella regione Veneto, che già sta affrontando in questi giorni le drammatiche conseguenze delle recenti avversità atmosferiche. Nel segnalare gli appelli rivolti ai parlamentari e al Governo dalla Federazione italiana scuole materne, osserva che nella regione Veneto circa il 70 per cento dell'offerta di istruzione per i bambini dai tre ai sei anni di età è assicurata da scuole paritarie, che forniscono servizi a circa 98.000 bambini e assicurano circa 8.550 posti di lavoro a insegnanti e personale ausiliario. Nel sottolineare, quindi, che la riduzione di circa il 47 per cento degli stanziamenti di bilancio mette a rischio la possibilità di assicurare un indispensabile servizio pubblico, rileva che i mancati trasferimenti non potranno che determinare un incremento delle rette praticate, che potrebbe dimostrarsi insostenibile per molte famiglie. In questa difficile situazione, che non sembra peraltro destare la preoccupazione del Ministro Gelmini, a suo avviso non può farsi a meno di un deciso intervento che provveda al rifinanziamento nei termini richiesti, consentendo eventualmente agli enti locali di poter provvedere alla costruzione di nuovi istituti scolastici, attraverso le opportune modifiche alla disciplina del Patto di stabilità interno.

Massimo POLLEDRI (LNP) ritiene che l'emendamento 1.500 del Governo vada analizzato nel suo complesso. Dà atto positivamente del programma triennale dell'università e richiama l'intervento dell'onorevole Toccafondi, sottolineando come sia importante per la maggioranza il rispetto del principio di sussidiarietà. Osserva come sia singolare sentire esponenti della sinistra esprimersi a sostegno delle scuole non statali, ricordando in proposito le posizioni assunte dalla vice presidente Bindi e che nella passata legislatura vi era una parte consistente della allora maggioranza contraria ideologicamente alle scuole cattoliche. Esprime, quindi, ottimismo sulla possibilità che su tale tema si possa addivenire ad una soluzione positiva, attesa la forte spinta che proviene in tal senso dai gruppi della Lega e del PdL.

Amedeo CICCANTI (UdC), nel ricorda i problemi derivanti dal taglio a carico della scuola non statale, sottolinea la necessità di ripristinare almeno lo stanziamento previsto per il 2010, consapevole della difficoltà di tornare ai livelli antecedenti a tale data. Osserva che la scuola non statale è una parte integrante del sistema di istruzione e che non si tratta quindi di contrapporre le scuole pubbliche a quelle paritarie. Nel richiamare quanto affermato dalla Federazione italiana scuole materne, rileva che le scuole materne non statali coprono il 44,5 per cento del fabbisogno complessivo nazionale. Ritiene quindi che vi sarebbe un danno enorme nel caso in cui queste dovessero chiudere a seguito del mancato ripristino dei finanziamenti al livello del 2010. Sottolinea che, mentre il costo medio di un alunno in una scuola materna non statale è pari a 500 euro all'anno per lo Stato, in una statale tale costo arriva a 6 mila euro annui. Conclusivamente, osserva come il danno per le scuole paritarie sia un danno per tutto il Paese.

Pietro FRANZOSO (PdL) ricorda che il problema delle scuole paritarie si protrae da molto tempo e che vi è una larga maggioranza in Parlamento favorevole a risolverlo. Richiama in proposito il recente comunicato del ministro Tremonti in cui è stata garantita un'integrazione del finanziamento relativo alle scuole non statali. Rileva che, malgrado gli interventi proposti nell'emendamento 1.500 del Governo, resta ancora da individuare circa il 30 per cento delle risorse necessarie per tale settore. Rivolge quindi un appello al Governo e al relatore al fine di risolvere, anche alla luce delle posizioni assunte dal ministro Tremonti, tale questione, confidando di potere addivenire al reintegro complessivo del fondo per le scuole non statali al livello del 2010.

Maino MARCHI (PD) osserva preliminarmente che la portata dell'emendamento

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1.500 del Governo non è pienamente valutabile, poiché, per quanto attiene ai profili finanziari, esso non è corredato della prescritta relazione tecnica e, quanto al merito, la ampiezza dei temi affrontati dalla proposta emendativa non consente una agevole analisi delle implicazioni delle diverse disposizioni. Con riferimento al tema del finanziamento delle scuole non statali, nell'associarsi alle richieste di portare gli stanziamenti al livello che essi avevano nell'esercizio 2010, sottolinea come la legge n. 62 del 2000, che prevede il finanziamento di tali istituzioni scolastiche, fu approvata da un Governo sostenuto da una maggioranza di centrosinistra e assicura il sostegno non solo alle scuole cattoliche e alle scuole paritarie, ma anche a tutte le scuole gestite da enti pubblici diversi dallo Stato.
Per quanto attiene, poi, ai temi affrontati dall'emendamento presentato dal Governo segnala come non sia prevista la proroga degli incentivi fiscali per il miglioramento delle prestazioni termiche degli edifici. Al riguardo, nel dichiarare di non condividere la scelta del Governo, osserva come tale scelta contraddica in sostanza quanto affermato nel progetto di Programma nazionale di riforma trasmesso alle Camere in questi giorni. Segnala, infatti, che in tale documento si sottolinea la particolare efficacia delle detrazioni fiscali del 55 per cento destinate alla riqualificazione energetica degli edifici dalle quali sono derivati vantaggi in termini di risparmio energetico, di emersione di lavoro irregolare e di maggiori entrate tributarie. Chiede, pertanto, al Governo di voler indicare se intenda procedere alla proroga delle agevolazioni previste in materia in un prossimo provvedimento, ovvero integrare l'emendamento presentato con riferimento al disegno di legge di stabilità.

Ivano STRIZZOLO (PD) osserva come l'emendamento 1.500 del Governo non fornisca risposte soddisfacenti a molte delle richieste formulate nel corso del dibattito sul disegno di legge di stabilità. In particolare, rileva l'insufficienza degli interventi in materia di università e ricerca, sottolineando l'assenza di adeguati finanziamenti per le borse di studio destinate agli studenti più meritevoli. Segnala, inoltre, la mancata proroga al 2011 delle agevolazioni fiscali destinate alla riqualificazione energetica degli edifici, che, come evidenziato dal collega Marchi, oltre a contribuire in modo sensibile agli obiettivi fissati dal protocollo di Kyoto in materia di riduzione di emissione di gas serra, hanno spiegato benefici effetti in termini di emersione di prestazioni di lavoro irregolare e di maggiori entrate fiscali. Osserva, altresì, che le richiamate agevolazioni fiscali hanno contribuito a una positiva evoluzione tecnologica nel settore dell'efficienza energetica e hanno rappresentato un'importante misura di sostegno alle piccole e medie imprese operanti in tale settore. Osserva, altresì, che l'emendamento presentato dal Governo non reca adeguati interventi in materia di tutela dell'ambiente e del territorio, sottolineando, invece, come tali interventi sarebbero estremamente necessari al fine di prevenire i gravi disastri ambientali che troppo spesso si verificano nel nostro Paese. Nel richiamare l'emergenza di questi giorni in Veneto e in Friuli Venezia Giulia, evidenzia l'esigenza di adottare opportune azioni di carattere preventivo volte ad affrontare le gravi situazioni di rischio idrogeologico esistenti, sottolineando come, a fronte di una spesa immediata, si produrrebbero evidenti benefici di lungo periodo, anche in termini di migliore qualità della vita dei cittadini. Si sofferma, poi, sul contenuto dell'articolo 10, introdotto dall'emendamento 1.500 del Governo, che introduce un'articolata disciplina dei rapporti finanziari tra lo Stato e la regione Friuli Venezia Giulia. In proposito, nel ricordare come sulla materia sia intervenuto di recente un accordo fra lo Stato e la regione, osserva come le questioni attinenti al sistema di finanziamento della regione Friuli Venezia Giulia siano state affrontate di recente anche da una pronuncia della Corte costituzionale, la quale, pronunciandosi sulla disciplina contenuta nel decreto legislativo n. 137 del

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2007, ha fatto finalmente chiarezza sulle maggiori quote dei proventi erariali spettanti a tale regione, precisando che il riconoscimento di tali proventi non può essere subordinato all'attribuzione di nuove funzioni alla regione stessa. Osserva, invece, che l'accordo sottoscritto dalla regione Friuli Venezia Giulia, che è alla base della disposizione contenuta nell'emendamento governativo, disattende in sostanza la pronuncia della Corte costituzione, prevedendo che la regione Friuli contribuisca all'attuazione del federalismo fiscale nella misura di 370 milioni annui. In proposito, osserva che il contributo previsto dall'emendamento appare del tutto slegato dal procedimento di attuazione del federalismo fiscale, in quanto interviene in una fase nella quale non sono ancora stati individuati i parametri essenziali per la quantificazione del contributo delle autonomie speciali al processo in atto. Nel rilevare, pertanto, come il disegno di legge di stabilità non sia la sede propria per affrontare questi temi, sottolinea come la regione Friuli Venezia Giulia abbia sbagliato nell'accettare l'accordo proposto dal Governo, in quanto avrebbe dovuto limitarsi a negoziare le misure contenute nel comma 1 dell'articolo 10. Osserva, invece, come le restanti disposizioni dell'articolo 10 siano prive di fondamento giuridico e determinino una sostanziale elusione della richiamata pronuncia della Corte costituzionale, in quanto consentono l'attribuzione alla regione Friuli Venezia Giulia di funzioni amministrative attualmente esercitate dallo Stato. Nel ribadire, quindi, la gravità dell'errore commesso dall'amministrazione regionale, che più volte ha assicurato che lo Stato avrebbe finalmente riconosciuto le somme dovute in attuazione del decreto legislativo n. 137 del 2007, ritiene che sarebbe stato più corretto che lo Stato, in ragione della particolare situazione finanziaria, provvedesse ad una rateizzazione delle risorse da attribuire alla regione Friuli Venezia Giulia piuttosto che ricorrere ad un meccanismo ambiguo e complesso attraverso il quale le somme riconosciute con una mano sono riprese con l'altra. Invita, pertanto, il Governo a voler riconsiderare le questioni segnalate, provvedendo ad una conseguente modifica dell'articolo 10, che sarebbe introdotto con l'emendamento 1.500.

Renato CAMBURSANO (IdV) preliminarmente osserva che, non essendo ancora pervenuta la relazione tecnica sull'emendamento 1.500 del Governo, occorrerebbe rivedere il termine per la presentazione dei subemendamenti. In secondo luogo, sottolineando come sia clamorosa l'assenza nel richiamato emendamento 1.500 del Governo degli incentivi per l'efficienza energetica, chiede al Governo se intenda porvi rimedio, sottolineando che, in caso contrario, si violerebbero anche gli impegni relativi agli obiettivi previsti dalla strategia UE 2020 e dichiarati nel programma nazionale di riforma all'esame della Commissione. In terzo luogo, con riferimento alle scuole non statali, ritiene che la questione sia stata posta correttamente dall'onorevole Toccafondi, mentre respinge le considerazioni dell'onorevole Polledri, sottolineando come la parte politica che in passato si era opposta alla concessione dei finanziamenti alla scuola non statale non è ora rappresentata in Parlamento. Conclusivamente ritiene che sia necessaria una quantificazione esatta ed una specifica ripartizione delle risorse di cui al comma 47 dell'emendamento 1.500 del Governo.

Lino DUILIO (PD), associandosi agli interventi dei colleghi che lo hanno preceduto, chiede al rappresentante del Governo di voler chiarire le ragioni per le quali le somme destinate al finanziamento delle scuole non statali abbiano subito una riduzione assai maggiore rispetto a quella che ha interessato le altre poste di bilancio. Osserva, infatti, che lo stanziamento previsto nel bilancio di previsione per l'anno 2011 è pari a poco più della metà di quello finora destinato alle medesime finalità, ricordando come lo stanziamento attuale ammonti a 281 milioni di euro a fronte dei 536 milioni di euro stanziati per il precedente esercizio. Nel segnalare come, in occasione dell'esame della legge

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finanziaria per il 2010, fosse stato previsto un integrale reintegro degli stanziamenti in materia, attraverso un'apposita finalizzazione di spesa nell'ambito dell'Elenco 1 allegato alla medesima legge, auspica che il Governo dimostri un'effettiva sensibilità per il tema del finanziamento delle scuole non statali, provvedendo a stanziare i 255 milioni di euro necessari al reintegro dei fondi destinati a tale scopo nell'esercizio 2010.

Aldo DI BIAGIO (FLI) sottolinea l'importanza delle risorse in favore delle scuole non statali che rappresentano una garanzia di stabilità e una sicurezza per le famiglie italiane. Nel dichiarare di condividere le osservazioni dei colleghi intervenuti, si dichiara convinto della possibilità di addivenire ad una positiva soluzione della questione.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, desidera preliminarmente fare presente che il Governo, al fine di favorire l'esame parlamentare, ha articolato l'emendamento 1.500 in una pluralità di articoli alla quale sarà più agevole riferire i subemendamenti. Rileva tuttavia che, all'esito dell'esame in Commissione, sarà opportuno ricondurre il contenuto dell'emendamento, anche a seguito delle pronunce di ammissibilità, nell'ambito di un articolo unico.
Comunica di avere effettuato una prima valutazione di ammissibilità dell'emendamento 1.500 del Governo sulla base dei criteri enunciati nella seduta della Commissione del 26 ottobre scorso, nonché dei criteri, che espliciterà tra breve, già enunciati e condivisi nella riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, del 9 novembre scorso.
Tuttavia, premette come la valutazione di ammissibilità in questione debba in ogni caso tenere conto di un fatto politico di primaria rilevanza. Segnala, infatti, che la Commissione ha condiviso, all'unanimità, la scelta del Governo di inserire nella legge di stabilità il contenuto di un decreto-legge che aveva la finalità di promuovere lo sviluppo dell'economia nazionale in una molteplicità di ambiti ed era stato concepito con criteri estranei a quelli che presiedono la definizione del contenuto proprio della legge di stabilità. Ritiene che tale circostanza debba essere adeguatamente considerata anche tenendo conto dell'opinione dei gruppi al riguardo, le cui valutazioni assumono a questo punto un'oggettiva rilevanza per quanto riguarda le decisioni da assumere in ordine all'ammissibilità dell'emendamento 1.500.
Rileva che il carattere in una qualche misura provvisorio della valutazione di ammissibilità che si accinge a compiere è inoltre legato al fatto che non disponiamo ancora di una relazione tecnica, strumento assai utile al fine di valutare compiutamente i profili finanziari degli emendamenti. Inoltre, a prescindere da tale circostanza, ritiene evidente che una proposta emendativa di tale complessità debba essere valutata anche acquisendo l'opinione dell'Esecutivo in merito alla misura in cui le singole disposizioni concorrono al conseguimento degli obiettivi della manovra finanziaria.
Ricorda preliminarmente che, già nella scorsa sessione di bilancio, quando il contenuto proprio della legge finanziaria era definito da disposizioni introdotte in via sperimentale e di durata temporanea sostanzialmente coincidenti con quelle presenti nell'articolo 11 della legge n. 196 del 2009, in fase di valutazione dell'ammissibilità delle proposte emendative, in relazione alla evidente e ampiamente riconosciuta esigenza di fronteggiare gli effetti della crisi economico finanziaria nell'ambito della manovra congiunturale di bilancio, sono state ritenute ammissibili «le proposte emendative di carattere macroeconomico che incidano sulla allocazione delle risorse al fine di assicurare gli equilibri finanziari, di salvaguardare il sistema di sicurezza sociale e di orientare lo sviluppo dell'economia nazionale».
Osserva che il contenuto della proposta emendativa presentata dal Governo appare in linea generale giustificato dalle stesse motivazioni e volto al perseguimento delle medesime finalità che, lo scorso anno,

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hanno condotto ad ampliare i criteri di ammissibilità in modo circoscritto e rigorosamente finalizzato ad interventi di carattere macro economico evidentemente connessi alla complessiva manovra economico finanziaria.
Ritiene, inoltre, opportuno considerare che il quadro normativo fissato dalla legge 196, nel quale si colloca la legge di stabilità, anche se appena approvato, è condizionato, fin dalla sua prima applicazione, dal nuovo scenario delineato in ambito europeo in tema di coordinamento delle politiche economiche, che comporterà ulteriori modifiche cosiddetto «semestre europeo» e che, conseguentemente, la seconda parte dell'anno sarà dedicata a recepire sul piano legislativo, e quindi innanzitutto, ma non solo, attraverso la legge di stabilità e la legge di bilancio, quanto contenuto, in particolare, nel programma di stabilità e nel programma nazionale di riforma. Ritiene, pertanto, verosimile che si accentui l'esigenza, già espressa dal Governo, di introdurre nell'ordinamento disposizioni di carattere economico-finanziario nel corso della sessione di bilancio.
Rileva, pertanto, che la presentazione di emendamenti del Governo strettamente connessi alla manovra economico finanziaria, il generale consenso manifestato in ambito parlamentare a questa iniziativa unitamente alle nuove prospettive derivanti dalle innovazioni introdotte a livello europeo e alla presentazione del progetto di programma nazionale di riforma avvenuto nei giorni scorsi giustificano una revisione dei criteri di ammissibilità come originariamente definiti.
A riguardo, ritiene che vada innanzitutto ribadita l'inammissibilità di proposte emendative recanti norme di delega, di carattere ordinamentale o organizzatorio, o che prevedano interventi di natura microsettoriale o localistica. Analogamente a quanto stabilito nella scorsa sessione di bilancio e in considerazione dell'urgenza di affrontare tempestivamente talune problematiche che richiedono l'impiego di risorse finanziarie di importo rilevante, afferma, invece, di potere ritenere ammissibili le proposte emendative di carattere macroeconomico che incidano sull'allocazione delle risorse al fine di assicurare gli equilibri finanziari, di salvaguardare le funzioni fondamentali dello Stato sociale e di orientare lo sviluppo dell'economia nazionale. Segnala che resta inteso come, in conformità a quanto già dichiarato nella seduta del 2 novembre scorso, in riferimento alle misure che comportano aumenti di entrata o riduzioni di spesa, le proposte emendative potranno essere ritenute ammissibili solo se i relativi profili ordinamentali saranno limitati al minimo necessario a sostenere la previsione di carattere finanziario.
Aggiunge che, in seguito a tale integrazione dei criteri di ammissibilità, vanno riconsiderate le proposte emendative presentate e dichiarate inammissibili che potrebbero, a questo punto, risultare, in tutto o in parte, ammissibili.
Per quanto riguarda l'emendamento del Governo 1.500, alla luce dei criteri di ammissibilità enunciati nella seduta del 26 ottobre, come integrati nella seduta odierna, comunica che, ad un primo esame, possono considerarsi inammissibili per estraneità di materia le seguenti disposizioni:
il comma 29 che, al fine di favorire l'attuazione del federalismo fiscale, autorizza la spesa in favore della società Sose s.p.a. e dell'Istituto per la finanza e l'economia locale ai quali lo schema di decreto legislativo in materia di fabbisogni standard degli enti locali all'esame delle Camere ha attribuito una serie di compiti di natura tecnica;
il comma 34 che finanzia la prosecuzione di interventi delle forze armate per il controllo del territorio;
il comma 41 che proroga la possibilità di considerare prestazioni di lavoro accessorio le attività lavorative di natura occasionale in tutti i settori produttivi e presso gli enti locali e non sembra produrre effetti di carattere finanziario, fatta salva la possibilità di una diversa valutazione in base alla relazione tecnica;
il comma 47, che destina 800 milioni di euro alle finalità indicate nell'Elenco 1 allegato alla legge finanziaria dello scorso anno e relative ad un complesso di interventi di carattere eterogeneo, senza destinare risorse ai singoli interventi e risultando di portata indeterminata. Tale disposizione, pertanto, conformemente a quanto stabilito in sede di pronuncia ammissibilità dello scorso anno, potrebbe ritenersi ammissibile, solo qualora il Governo provveda a ripartire l'importo previsto tra i diversi interventi dell'allegato 1;

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i commi da 49 a 53 che potrebbero produrre effetti finanziari nel 2010 e non nel triennio considerato dal bilancio pluriennale, fatta salva la possibilità di una diversa valutazione in base alla relazione tecnica;
i commi 61 e 62 che aumentano i contributi all'editoria, mentre il comma 64 potrebbe considerarsi ammissibile ove correttamente riformulato in termini di rifinanziamento dello stanziamento iscritto nella tabella C allegato al disegno di legge di stabilità riferito alla legge n. 67 del 1987;
il comma 67 che incrementa di 45 milioni i contributi per l'emittenza televisiva;
il comma 78, lettera e), che disciplina i rapporti tra le autorità preposte all'attività ispettiva e di vigilanza in materia tributaria e gli organi di polizia giudiziaria, al fine di rafforzarne la relativa azione e non sembra produttivo di effetti finanziari, nonché per le stesse ragioni, la lettera f) del medesimo comma che prevede la stipula di un'intesa in conferenza unificata per la prevenzione i contrasto ed il recupero della ludopatia conseguente a gioco compulsivo;
il comma 79 ai sensi del quale il Ministero dell'economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, deve avviare l'aggiornamento dello schema tipo di convenzione accessiva alle concessione per l'esercizio dei giochi pubblici e che non appare produttivo di effetti finanziari;
il comma 80 che reca l'elenco analitico dei requisiti che debbono possedere i concessionari dei giochi che accettino di sottoscrivere le convenzioni di cui al comma 79 e dei relativi obblighi cui gli stessi sono tenuti ad adempiere ed appare privo di risvolti finanziari;
il comma 81 ai sensi del quale i soggetti già concessionari possano sottoscrivere l'atto di integrazione della convenzione accessiva per adeguarne i contenuti ai principi di cui al comma 80 ed appare presentare un carattere meramente ordinamentale;
il comma 84 ai sensi del quale il Ministero dell'economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, deve istituire un elenco relativo ai soggetti operanti nel settore dei giochi e sembra presentare carattere meramente ordinamentale.

Riguardo ai commi da 78 a 84, si riserva una valutazione definitiva sulla base della relazione tecnica.
Ritiene, inoltre, ad una prima valutazione, inammissibile in quanto estraneo per materia, il contenuto di interi articoli del provvedimento:
l'articolo 2 che presenta un carattere prevalentemente ordinamentale e riguarda la materia dell'accordo bonario e dell'arbitrato nei contratti pubblici. In particolare, l'articolo è volto, in primo luogo, a escludere il giudizio arbitrale, devolvendo alla giurisdizione ordinaria le controversie relative ai mancati pagamenti nell'esecuzione dei contratti di appalti pubblici. In secondo luogo, la disposizione modifica la disciplina dell'accordo bonario di cui all'articolo 240 del Codice degli appalti, sia elevando il requisito economico oltre il quale è possibile accedere a tale procedimento, sia modificando disposizioni di carattere procedurale. In terzo luogo, esso è volto a modificare l'articolo 240-bis, al fine di escludere dalla riserva gli aspetti progettuali già oggetto di verifica. Infine, è volto a sostituire l'articolo 241 che disciplina i casi in cui è vietato il ricorso all'arbitrato;
l'articolo 3 che presenta un carattere prevalentemente ordinamentale e reca disposizioni in materia di semplificazione dei contratti pubblici. In particolare, reca modifiche all'articolo 38 del Codice degli appalti in materia di requisiti di ordine generale per la partecipazione alle procedure di affidamento delle concessioni e degli appalti. La disposizione modifica, inoltre, gli importi entro i quali è possibile ricorrere a forme semplificate di affidamento dell'appalto, la disciplina per la concessione di lavori pubblici non presenti nella programmazione triennale. La disposizione modifica, inoltre, i termini per la pubblicazione dei bandi di gara;
l'articolo 4, che reca disposizioni prevalentemente ordinamentali di semplificazione in materia urbanistica, edilizia e di segnalazione certificata di inizio attività. In particolare, si prevede che le Regioni possano, con proprie leggi, modificare i criteri urbanistici, e si individuano i casi in cui i comuni possono omettere la relazione

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acustica ai fini dell'esercizio dell'attività urbanistica. L'articolo dispone, inoltre, misure ordinamentali in materia di sportello unico per l'edilizia. Infine, sono presenti disposizioni volte a modificare taluni aspetti della disciplina della Conferenza dei servizi;
l'articolo 6, che reca disposizioni volte a contrastare le frodi assicurative e, in particolare, al comma 1 sopprime la disposizione contenuta nell'articolo 642 del codice penale, in materia di fraudolento danneggiamento dei beni assicurati e mutilazione fraudolenta della propria persona, secondo la quale per tale delitto si procede a querela di parte; al comma 2 modifica l'articolo 134 del codice delle assicurazioni private, relative all'attestazione sullo stato del rischio nell'assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile relativa ai veicoli a motore e ai natanti; al comma 3 modifica l'articolo 148 del codice delle assicurazioni private, relative alla procedura di risarcimento nell'assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile relativa ai veicoli a motore e ai natanti; al comma 4 modifica l'articolo 1915 del codice civile relativo all'inadempimento da parte dell'assicurato dell'obbligo di avviso o di salvataggio; al comma 5 modifica l'articolo 10-bis del decreto-legge n. 78 del 2010, in materia di accertamenti in materia di micro-invalidità conseguenti ad incidenti stradali;
l'articolo 7 che reca disposizioni in materia di riduzione degli oneri amministrativi e, in particolare, al comma 1 dispone che negli atti normativi non possano, di norma, essere introdotti nuovi oneri regolatori o amministrativi a carico di privati senza contestualmente ridurne o eliminarne altre di pari importo; al comma 2, in relazione alle modifiche di cui al comma 1, modifica la disciplina dell'analisi dell'impatto della regolamentazione (AIR), di cui all'articolo 14 della legge n. 246 del 2005; al comma 3 prevede che gli schemi di atti normativi da sottoporre al Consiglio dei ministri non possano essere iscritti all'ordine del giorno se non corredati da una relazione che rechi le indicazioni di cui al comma 2.

Nell'ambito dell'articolo 8, che reca disposizioni in materia di Patto di stabilità interno per gli enti locali, il comma 34 proroga agli anni 2011, 2012 e 2013 l'efficacia delle disposizioni di cui all'articolo 2, comma 8, della legge finanziaria 2008, ai sensi della quale i proventi delle concessioni edilizie e delle sanzioni previste dal testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, possono essere utilizzati per una quota non superiore al 50 per cento per il finanziamento di spese correnti e per una quota non superiore ad un ulteriore 25 per cento esclusivamente per spese di manutenzione ordinaria del verde, delle strade e del patrimonio comunale, il comma non sembrerebbe riconducibile al contenuto del Patto di stabilità interno.
Segnala, infine, come l'articolo, 10 che reca disposizioni relative ai rapporti finanziari tra lo Stato e la regione Friuli Venezia Giulia e, sia volto a modificare una legge costituzionale la quale, tuttavia, è suscettibile di essere modificata con legge ordinaria solo qualora su tale legge si sia previamente espressa la Regione Friuli Venezia Giulia. Tale articolo potrà essere posto in votazione solo quando il Governo avrà fornito rassicurazioni al riguardo.
Comunica, inoltre, che, alla luce della intervenuta modifica dei criteri di ammissibilità, devono considerarsi altresì riammessi i seguenti emendamenti, già dichiarati inammissibili nella seduta del 2 novembre: Velo 1.30, Commercio 1.41, Meta 1.64 e 1.63, 1.4 della XII Commissione, gli identici Castellani 1.67, Commercio 1.289 e 1.14 della XII Commissione, De Micheli 1.70, Misiani 1.71, Ceccuzzi 1.354, Ciccanti 1.181, Tullo 1.210, Borghesi 1.146, Borghesi 1.161, limitatamente al comma 7-ter, Borghesi 1.143, Borghesi 1.142, Borghesi 1.159, Tocci 1.106, limitatamente al comma 7-quater, D'Antoni 1.213, Zazzera 1.170, Borghesi 1.157, limitatamente al comma 7-quater, Borghesi 1.140, limitatamente

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alla seconda parte, Siragusa 1.125, Ciccanti 1.185, Commercio 1.365, Commercio 1.346, limitatamente alla lettera b), Vannucci 1.368.
Ritiene necessario che i Gruppi valutino compiutamente le comunicazioni da lui rivolte e il Governo fornisca i chiarimenti richiesti entro le ore 13 in modo da consentire alla Presidenza di assumere una decisione definitiva in merito.

La seduta sospesa alle 11.20, riprende alle 13.30.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, a seguito della riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, comunica le valutazioni definitive relative all'emendamento del Governo 1.500.
Il comma 41 dell'articolo 1, proroga la possibilità di considerare prestazioni di lavoro accessorio le attività lavorative di natura occasionale in tutti i settori produttivi e presso gli enti locali. Dalla relazione tecnica si evince che la disposizione non ha effetti finanziari e non può, pertanto, ritenersi ammissibile.
Il comma 47 dell'articolo 1 destina 800 milioni di euro alle finalità indicate nell'Elenco 1 allegato alla legge finanziaria dello scorso anno relative ad un complesso di interventi di carattere eterogeneo, senza quantificare le risorse per i singoli interventi. Tale disposizione, pertanto, conformemente a quanto stabilito in sede di pronuncia ammissibilità dello scorso anno, potrebbe ritenersi ammissibile solo qualora il Governo provveda a ripartire l'importo previsto tra interventi di carattere omogeneo nell'ambito di quelli ricompresi nell'allegato 1.
I commi da 49 a 53 sembrerebbero produrre effetti finanziari nel 2010 e non anche nel triennio considerato dal bilancio pluriennale. Dalla relazione tecnica si evince tuttavia che le agevolazioni contributive entreranno a regime nel 2011 e che gli effetti relativi al 2010 evitano una problematica sospensione dell'efficacia delle norme vigenti. Tali commi sono, pertanto, da ritenersi ammissibili.
Riguardo ai commi da 78 a 84, sui quali si era espresso in occasione della prima valutazione in ordine alla ammissibilità degli emendamenti, osserva che la relazione tecnica, con riguardo ai commi da 70 a 78 complessivamente considerati, stima un possibile maggior gettito per l'anno 2011 non inferiore a 277 milioni di euro. I commi da 79 a 82 determinano, invece, complessivamente un maggior gettito pari a 40 milioni di euro per il 2011. Infine, dai commi 83 e 84 deriva un maggior gettito pari a 125 milioni di euro per il 2011. Alla luce delle dettagliate indicazioni della relazione tecnica, i commi da 78 a 84 sono da ritenersi ammissibili.
Ritiene, inoltre, inammissibili per estraneità di materia gli articoli 2, 3, 4, 6, e 7 dell'emendamento 1.500 il cui contenuto ha avuto modo di illustrare nella precedente pronuncia in ordine all'ammissibilità dell'emendamento 1.500 del Governo.
Nell'ambito dell'articolo 8, che reca disposizioni in materia di Patto di stabilità interno per gli enti locali, il comma 34, il comma non sembra riconducibile al contenuto del Patto di stabilità interno e non può pertanto ritenersi ammissibile.
Segnala, infine, come all'articolo 10 dell'emendamento, da lui precedentemente illustrato, riguardo, il Governo ha fatto presente che esiste un accordo tra lo Stato e la Regione Friuli Venezia Giulia in merito ai contenuti della norma in questione. Tale articolo è, pertanto, da ritenersi ammissibile.
Tenendo conto di quanto emerso nel dibattito svoltosi in sede di Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, comunica che sono stati riammessi anche i seguenti emendamenti: 1.15 della XIII Commissione, Commercio 1.25, Oliverio 1.24, Di Giuseppe 1.26, Narducci 1.119, e Levi 1.290.

Antonio BORGHESI (IdV) chiede chiarimenti in ordine alla concezione di omogeneità richiesta per considerare ammissibile il comma 47 dell'emendamento 1.500 del Governo. Ritiene in proposito

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necessario riprendere i criteri con cui è stato predisposto l'elenco 1 allegato alla legge finanziaria per il 2010. Invita inoltre a chiarire le valutazioni in ordine ai commi da 49 a 53 e chiede infine di differire il termine per la presentazione dei subemendamenti.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, ribadisce la necessità di specificare le risorse da destinare agli interventi ai quali rinvia il comma 47 dell'emendamento 1.500 del Governo, evitando accorpamenti incongrui.

Ivano STRIZZOLO (PD) con riferimento all'articolo 10 dell'emendamento 1.500 del Governo, ritiene che occorra chiarire ulteriormente le modalità relative alla compartecipazione sui redditi da pensione con riferimento alle annualità successive al 2010, osservando come tali entrate non sono ancora previste nel progetto di bilancio. In proposito chiede quale sia l'avviso del Governo.

Il sottosegretario Alberto GIORGETTI si riserva di fornire all'onorevole Strizzalo le risposte in merito ai chiarimenti richiesti.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, conferma il termine per la presentazione dei subemendamenti fissato alle ore 18 della giornata odierna.

Antonio BORGHESI (IdV) insiste sulla necessità di differire il termine per la presentazione dei subemendamenti.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, nel fare presente che la decisione sul termine per la presentazione dei subemendamenti è stata assunta in ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, conferma il termine delle ore 18 per la giornata odierna. Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame dei provvedimenti alla seduta che sarà convocata per le ore 18.30 di oggi.

La seduta termina alle 13.40.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 11.30 alle 12.10.

AUDIZIONI

Giovedì 11 novembre 2010. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il Ministro per le politiche europee Andrea Ronchi.

La seduta comincia alle 12.20.

Audizione del Ministro per le politiche europee Andrea Ronchi in relazione al Progetto di Programma nazionale di riforma per l'attuazione della Strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva - Europa 2020.
(Svolgimento, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, e conclusione).

Giancarlo GIORGETTI, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati. Introduce quindi l'audizione.

Il ministro Andrea RONCHI svolge una relazione sui temi oggetto dell'audizione.

Intervengono, per formulare quesiti ed osservazioni, i deputati Renato CAMBURSANO (IdV), Lino DUILIO (PD), Maino MARCHI (PD), ai quali replica il Ministro Andrea RONCHI.

Intervengono, per formulare ulteriori quesiti ed osservazioni, i deputati Gabriele TOCCAFONDI (PdL) e Sandra ZAMPA (PD), ai quali replica il Ministro Andrea RONCHI.

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Giancarlo GIORGETTI, presidente, ringrazia il Ministro per il suo intervento e per la disponibilità manifestata. Dichiara, quindi, conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 13.25.

N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.

AUDIZIONI INFORMALI

Giovedì 11 novembre 2010.

Audizione di rappresentanti di Confindustria, SVIMEZ e R.ETE.Imprese Italia in relazione al Progetto di Programma nazionale di riforma per l'attuazione della Strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva - Europa 2020.

L'audizione informale si è svolta dalle 14 alle 17.

SEDE REFERENTE

Giovedì 11 novembre 2010. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il Vice Ministro dell'economia e delle finanze Giuseppe Vegas.

La seduta comincia alle 18.30.

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2011).
C. 3778 Governo.
Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013.
C. 3779 Governo.
(Seguito dell'esame congiunto e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame congiunto dei provvedimenti, rinviato, da ultimo, nell'odierna seduta antimeridiana.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, fa presente che il Governo ha presentato gli emendamenti Tab.2.70 e Tab.2.71 (vedi allegato 2) al disegno di legge di bilancio. Con riferimento all'emendamento Tab. 2.70, che integra le risorse destinate alle spese di funzionamento della Camera, al fine di ovviare ad un difetto di comunicazione istituzionale che ha determinato una errata quantificazione della dotazione finanziaria della Camera dei deputati per l'anno 2013, rileva che l'emendamento integra anche le risorse destinate all'Agenzia del demanio, all'ISTAT e alle spese di personale degli Ente parco, dell'ISPRA, e dell'Istituto superiore di sanità. Al relativo onere si provvede mediante la corrispondente del programma Fondi di riserva e speciali della missione Fondi da ripartire. Al riguardo, segnala che la relazione allegata all'emendamento specifica che la copertura è effettuata a valere sul Fondo di riserva per le spese obbligatorie e d'ordine. Al riguardo, si segnala che il programma interessato dalle variazioni non reca risorse rimodulabili (si tratta in particolare del programma 21.1 dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze). Come segnalato, ribadisce tuttavia che la variazione ha carattere meramente tecnico e intende rimediare al mancato recepimento della richiesta di dotazione da parte della Camera dei deputati. Rileva che le suddette variazioni si ritengono ammissibili nel presupposto che il Governo chiarisca che nel Fondo di riserva per le spese obbligatorie e d'ordine permangano le disponibilità necessarie a far fronte alle esigenze che si verificheranno nel corso degli esercizi di riferimento.
Segnala che l'emendamento Tab. 2.71 integra le risorse relative ai contratti di servizio della Rete ferroviaria italiana e del piano di ammodernamento degli autoveicoli dell'arma dei carabinieri ,iscritte, rispettivamente, negli stati di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze e del Ministero della difesa. Afferma che è, inoltre, prevista un assegnazione di risorse da attribuire ai comuni a titolo di compensazione dell'abolizione dell'ICI sulla

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prima casa e che al relativo onere si provvede mediante la corrispondente del programma Fondi di riserva e speciali della missione Fondi da ripartire. Al riguardo, rileva che la relazione allegata all'emendamento specifica che la copertura è effettuata a valere sul Fondo di riserva per le spese impreviste, segnalando che alcuni dei programmi interessati dalle variazioni non recano risorse rimodulabili (si tratta, in particolare, del programma 2.3 dello stato di previsione del Ministero dell'interno e del programma 25.2 dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze). Osserva inoltre che il programma 9.1 dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze reca risorse rimodulabili di conto capitale. Fa presente che le suddette variazioni si ritengono ammissibili nel presupposto che il Governo chiarisca che tali variazioni si rendono necessarie per far fronte a spese non derogabili e che nel Fondo di riserva per le spese impreviste permangano le disponibilità necessarie a far fronte alle esigenze impreviste che si verificheranno nel corso degli esercizi di riferimento. Stabilisce infine il termine per la presentazione di subemendamenti alle ore 10 di domani.

Il Vice Ministro Giuseppe VEGAS, dopo avere illustrato gli emendamenti Tab. 2.70 e Tab. 2.71, presentati dal Governo, osserva che, con riferimento alle problematiche connesse al patto di stabilità interno, e, in particolare, con riguardo ai profili di criticità segnalati dagli enti locali, con specifico riferimento all'assenza nell'ambito dell'emendamento del Governo di misure compensative rispetto alle esigenze dagli stessi rappresentate, con l'emendamento al disegno di legge di Bilancio depositato nella tarda mattina di oggi, il Governo ha previsto una assegnazione di 344 milioni di euro da attribuire ai comuni per l'anno 2008 a seguito dell'abolizione dell'ICI sull'abitazione principale, disposta dall'articolo 1, comma 1, del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 luglio 2008, n. 126, e del conseguente rimborso da parte dello Stato.
In tal modo, il Governo ritiene di aver recepito pienamente le esigenze derivanti dalle certificazioni presentate dai comuni per l'anno 2008 ai sensi dell'articolo 77-bis, comma 32, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, da cui è emerso un mancato rimborso della minore imposta accertata per l'anno 2008 pari a euro 344 milioni di euro, somma che, appunto, è stata integralmente riconosciuta con l'emendamento presentato in data odierna. Per quanto concerne il contenuto specifico dell'emendamento 1.500 osserva come lo stesso, con la disposizione riferita al patto di stabilità, tra l'altro, tenda a sterilizzare gli effetti peggiorativi connessi con il taglio dei trasferimenti introdotti dal comma 2 dell'articolo 14 del decreto-legge 78 del 2010. In particolare, il nuovo meccanismo di attribuzione dell'obiettivo consente di parametrare il saldo programmatico in maniera uniforme su ogni ente sia perché è basato su una variabile, la spesa corrente, meno erratica del saldo (che era il parametro preso a riferimento nel vecchio meccanismo) e sia perché riferito ad un intervallo temporale più ampio dell'anno e quindi tale da ridurre sensibilmente gli inconvenienti connessi a fatti gestionali di natura straordinaria. Tuttavia, il passaggio dal vecchio metodo - previsto dall'articolo 77-bis del decreto-legge 112 del 2008, in base al quale l'obiettivo è determinato applicando ai saldi di competenza mista del 2007 le percentuali previste dal comma 3 del medesimo articolo - al nuovo metodo determina, per alcuni enti, un peggioramento dell'obiettivo, tale da renderne arduo il conseguimento e da richiedere una significativa rideterminazione della programmazione finanziaria pluriennale già posta in essere sulla base del vecchio obiettivo. Per tale motivo, per il solo anno 2011, è stata prevista una correzione tesa a dimezzare la distanza fra gli obiettivi calcolati con il vecchio metodo e quelli calcolati con le modalità prima descritte. Tale correzione non produce effetti negativi sui

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saldi di finanza pubblica in quanto la perdita in termini di saldo programmatico conseguente alla rimodulazione al ribasso degli obiettivi che aumentano rispetto al vecchio metodo è compensata, per pari importo, dall'aumento dell'obiettivo per gli enti che, con il nuovo meccanismo, sperimentano una riduzione del vecchio obiettivo. Osserva infine come, limitatamente all'anno 2011, è prevista l'introduzione di misure correttive volte a ridurre i saldi obiettivi determinati. Per quanto riguarda poi la problematica relativa alla ammissibilità del comma 47 dell'articolo 1 che rifinanzia il cosiddetto «Fondo Letta», fa presente che, in sede di verifica della ammissibilità del comma 47, ne è stata rilevata la portata indeterminata in quanto carente di una specifica destinazione di risorse ai singoli interventi. Fa presente inoltre che è stato osservato come i profili di ammissibilità potrebbero essere superati con il riparto dell'importo previsto tra interventi di carattere omogeneo. Al riguardo, rileva che le esigenze di maggiore determinatezza sono già soddisfatte attraverso il richiamo alle medesime finalità già compiutamente individuate nell'elenco allegato alla legge finanziaria per il 2010, che ora viene appunto rifinanziato. Inoltre osserva come la procedura stabilita dal comma 250 dell'articolo 2 della legge n. 191 del 2009 garantisca comunque ampi margini di verifica da parte del Parlamento ed in particolare delle Commissioni parlamentari competenti per i profili di carattere finanziario, mantenendosi ferma la possibilità di adeguata motivazione da parte del Governo, ove questo non intenda conformarsi alle condizioni formulate dalle Camere con riferimento ai profili finanziari in sede di parere reso nell'ambito della valutazione dello schema di DPCM che deve comunque essere trasmesso al Parlamento. Tale garanzia di verifica è ancor più tutelata per quanto concerne l'ultima voce dell'allegato 1, per la quale la citata disposizione di cui al comma 250 dell'articolo 2 della legge n. 191 del 2009 prevede in questo caso il parere conforme delle Camere sullo schema di DPCM da adottare per il riparto delle somme. Sebbene ciò consenta di superare ampiamente i profili di criticità evidenziati in sede di ammissibilità in ordine alla indeterminatezza della disposizione, fa presente che, tuttavia, secondo il Governo, ove mai residuino dubbi ulteriori, si possa fare ricorso alla individuazione di macroaree omogenee destinate a dare maggiore contezza dei contenuti della citata ultima voce in esame, nei termini seguenti: misure di particolare valenza sociale destinate a soggetti in condizioni di svantaggio sociale o socio familiare, nonché di disagio economico o a lavoratori interessati da crisi congiunturali di settore; misure di riequilibrio socio economico e destinate alla promozione dello sviluppo del territorio; sostegno alle attività di ricerca, assistenza e cura dei malati oncologici con particolare riferimento alle esigenze emergenti per i centri integrati con strutture di ricerca e sviluppo di tecnologie innovative; interventi urgenti e indifferibili nei settori dell'istruzione e sostegno a scuole ed università non statali e istituti statali di istruzione universitaria di alta formazione dottorale con ordinamento speciale inseriti nel sistema universitario italiano; interventi straordinari a sostegno del settore editoriale, nel quadro di compatibilità comunitaria, a fronte dell'andamento dei costi delle materie prime utilizzate; comunità degli esuli italiani; consolidamento e diffusione della pratica sportiva, con particolare riferimento alle esigenze dei giovani. Allo stesso tempo (anche in considerazione delle variazioni derivanti dalle dichiarazioni di inammissibilità di altre misure) ritiene che andrebbe chiarito anche che le eventuali risorse finanziarie che residuano all'esito dell'attuazione delle misure previste dalla presente legge sono versate al fondo per gli interventi strutturali di politica economica di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito con modificazioni dalla legge 27 dicembre 2004, n. 303.
Per quanto riguarda la problematica connessa alle scuole paritarie osserva che il comma 47 dell'articolo 1 dell'emendamento 1.500 del Governo nello stanziare

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risorse pari 800 milioni di euro per l'anno 2011, per il rifinanziamento delle finalità specificate nell'elenco 1 allegato alla legge finanziaria dello scorso anno, ha posto un tetto di spesa per ciascuna finalità, prevedendo che ad ognuna di esse non possa essere destinato un importo superiore all'importo indicato nel predetto elenco per l'anno 2010. Osserva inoltre che lo stanziamento per l'anno 2010 per tale finalità è stato di 130 milioni, pienamente compatibile con la disponibilità complessiva allocata di 800 milioni. Inoltre rileva che, a riprova della particolare sensibilità del Governo rispetto a tale esigenza, tale tetto di spesa può essere derogato proprio per il sostegno alle scuole non statali, per le quali è prevista la possibilità di una maggiorazione ulteriore di 20 milioni di euro.

Antonio BORGHESI (IdV) ricorda che il presidente della Commissione aveva avanzato al Governo la richiesta di specificare con esattezza gli importi previsti per gli interventi recati dal comma 47 dell'articolo 1 dell'emendamento 1.500 del Governo e che a tale richiesta sarebbe stata correlata la pronuncia di ammissibilità stessa.

Massimo VANNUCCI (PD) chiede, in considerazione dell'ammissibilità del maxiemendamento, e alla luce dei criteri di revisione citati, la riammissione del suo emendamento 1.368. In secondo luogo, considerando che il Governo ha presentato gli emendamenti Tab.2.70 e Tab.2.71 e che è stato fissato alle dieci di domani mattina il termine per la presentazione dei subemendamenti, chiede al Governo di fornire nel frattempo il dato relativo ai fondi di riserva e speciali del programma 25.2 della missione 25, fondi da ripartire, a cui fa riferimento nel comma 47. In terzo luogo, ritiene che il Governo debba rapportarsi meglio alle decisioni assunte dalla Commissione bilancio e fornire le spiegazioni richieste, poiché ritiene che la ripartizione dei fondi, per le finalità indicate nell'elenco 1, allegato alla legge 23 dicembre 2009, n. 191, presenti profili di criticità. Invita pertanto il Governo a maggior senso di responsabilità e a non rinviare il problema in modo vago a successivi decreti emanati dal Presidente del Consiglio dei ministri.

Lino DUILIO (PD), nel richiamarsi alle questioni connesse al comma 47, rivendica il senso di responsabilità dimostrato dall'opposizione che ha consentito modifiche alla legge di stabilità che viceversa non avrebbe consentito modificazioni. Ritiene però che si sia esagerato in questa concessione, soprattutto considerando che nelle precedenti legislature su questioni di assai minore rilevanza si sono frapposti notevoli difficoltà. Ricorda infatti che il presidente della Commissione aveva dichiarato che il comma 47 si sarebbe potuto ritenere ammissibile solo nella misura in cui gli importi relativi alla dotazione di 800 milioni di euro fossero stati chiaramente declinati. Invita pertanto il Governo a chiarire le voci che verranno finanziate da questo importo, ritenendo doversi giudicare inammissibile lo stesso comma 47 se privo di tali specificazioni. Ritiene dunque necessario che i lavori della Commissione siano sospesi finché non sia precisata l'articolazione delle destinazioni finanziarie del comma 47, anche con riferimento al taglio operato ai fondi della scuola paritaria. Ribadisce la richiesta che il Governo chiarisca le ragioni dell'entità particolarmente elevata del taglio operato sui finanziamenti alle scuole paritarie.

Rolando NANNICINI (PD) ritiene che l'articolo 8, comma 2, lettere a) e b), che l'emendamento 1.500 del Governo intende introdurre nel disegno di legge di stabilità, sia in contrasto con l'articolo 14, comma 1, del decreto-legge n. 78 del 2010 e che esso risulti fortemente peggiorativo nei riguardi delle autonomie locali. Evidenzia, inoltre, come da un'attenta lettura delle Tabelle degli stati di previsione dei Ministeri dell'interno e dell'economia e delle finanze emerga come i tagli a carico delle autonomie locali ammontino a 7,9 miliardi di euro e non, come è stato annunciato, a 6,3 miliardi. A tale ultimo riguardo, deposita

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una tabella con l'illustrazione puntuale di detti tagli, suddivisi per capitoli di spesa.

Amedeo CICCANTI (UdC) chiede alla presidenza di precisare se, quando il Governo chiarirà come intenda ripartire gli 800 milioni di euro di cui al comma 47 dell'articolo 1 del disegno di legge stabilità, che l'emendamento 1.500 del Governo è volto ad aggiungere, i deputati disporranno di un termine adeguato per proporre modificazioni di detta ripartizione. Chiede, inoltre, se, qualora il Governo non presentasse una proposta di ripartizione, i deputati avranno la facoltà di avanzare proposte al riguardo.

Gian Luca GALLETTI (UdC) ritiene discutibile la scelta di finanziare il mancato introito dell'ICI per l'anno 2008 e il trasporto pubblico locale con variazioni alla legge di bilancio, anziché alla legge di stabilità. Ritiene, inoltre, che il Governo non abbia fornito rassicurazioni adeguate con riferimento al finanziamento delle scuole paritarie. Invita, infine, il Governo a creare le condizioni affinché le opposizioni possano tenere l'atteggiamento responsabile che viene loro richiesto.

Pier Paolo BARETTA (PD) chiede che sia prorogato il termine per la presentazione di subemendamenti agli emendamenti del Governo e che, se il Governo non proporrà una precisa ripartizione degli interventi da realizzare con gli 800 milioni di euro di cui al comma 47 dell'articolo 1 dell'emendamento 1.500 del Governo, sia consentito ai deputati di proporla.

Marco MARSILIO (PdL), relatore per il disegno di legge di bilancio, precisa, rivolto al collega Galletti, che gli stanziamenti relativi al mancato introito ICI per l'anno 2008 e al contratto di servizio con RFI trovano il loro titolo giustificativo nella legislazione vigente e, pertanto, non sono in alcun modo volti a introdurre nuove spese. Appare pertanto perfettamente corretto farvi fronte mediante modifiche al disegno di legge di bilancio.

Maino MARCHI (PD) chiede al viceministro Vegas se possa confermare l'impegno assunto dal Ministro Ronchi di prorogare lo sgravio fiscale del 55 per cento per il risparmio energetico, inserendo a tal fine una norma nel cosiddetto decreto-legge «milleproroghe».

Giancarlo GIORGETTI, presidente, rinnova l'invito al Governo a integrare il comma 47 dell'articolo 1 del disegno di legge di stabilità, che l'emendamento 1.500 del Governo è volto ad introdurre, al fine di superare i profili di inammissibilità evidenziati.

Il vice ministro Giuseppe VEGAS precisa che, da un punto di vista strettamente contabile, gli 800 milioni di cui al comma 47 in discorso determinerebbero un miglioramento dei saldi qualora questa parte dell'emendamento fosse dichiarata inammissibile e, pertanto, non potrebbero essere utilizzati per altre finalità. Fa presente, comunque, che il Governo intende accogliere l'invito del Presidente a precisarne la ripartizione. Conferma, quindi, quanto dichiarato dal Ministro Ronchi in merito agli sgravi fiscali del 55 per cento per il risparmio energetico. Chiarisce altresì, rivolto al collega Galletti, che è legittimo fare ricorso ai Fondi di riserva per compensare il mancato introito dell'ICI per l'anno 2008. Precisa infine, rivolto al collega Nannicini, che, con riferimento al Patto di stabilità interno, gli effetti della manovra in esame non si discostano, se non in misura marginale, da quanto previsto dal decreto-legge n. 78 del 2010.

Simonetta RUBINATO (PD) invita il Governo a chiarire se quanto ha proposto trovi la condivisione delle autonomie territoriali, atteso che gli effetti di tali norme appaiono nettamente peggiorativi rispetto al quadro, già penalizzante, delineato dal decreto-legge n. 78 del 2010. Sottolinea, altresì, come ancora una volta

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il Governo salvaguardi singoli enti, come il comune di Roma, o singole categorie di spesa, come le spese per i grandi eventi, mettendo invece a rischio le funzioni fondamentali degli enti locali e omettendo completamente di premiare gli enti virtuosi. Ricorda, infine, come alcuni enti locali abbiano l'assoluta necessità di procedere ad assunzioni per garantire l'assolvimento delle funzioni essenziali.

Massimo VANNUCCI (PD) rinnova l'invito a sviluppare un lavoro comune, in seno alla Commissione, per il miglior impiego delle risorse già previste nel comma 47 dell'articolo 1 del disegno di legge finanziaria, eventualmente integrandolo con gli stanziamenti attualmente presenti nei fondi speciali e di riserva. A suo avviso, pur non avendo avuto in tal senso alcuna informazione dal Governo, nei suddetti fondi vi sono risorse per circa 1.600 milioni di euro.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, avverte che il Governo ha presentato gli emendamenti al disegno di legge di bilancio Tab. 2.72 e Tab. 6.12 (vedi allegato 2), che non presentano profili di inammissibilità, facendo presente che il termine per la presentazione di subemendamenti è fissato per domani alle ore 10. Nessun altro chiedendo di intervenire, sospende quindi la seduta, che riprenderà alle ore 21.

La seduta, sospesa alle 19.45 riprende alle 21.20.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, comunica che il Governo ha preannunciato una riformulazione del proprio emendamento 1.500, riferito al comma 47 dell'articolo 1. Il nuovo testo articolerebbe alcune voci - segnatamente quelle concernenti la destinazione dei 5 per mille IRPEF e quella relativa ai contributi per le scuole non statali - riferendole espressamente alle norme di legge che ne definiscono la destinazione, mentre per altre voci di spesa non compare uno specifico riferimento normativo. Pertanto, non sarebbe possibile al momento sciogliere la riserva in ordine all'ammissibilità della suddetta proposta.

Massimo VANNUCCI osserva che, ove non si intenda modificare la logica secondo cui la ripartizione delle risorse avviene sulla base dell'elenco 1 allegato alla legge n. 191 del 2009, occorre allora quantomeno evitare di ampliare il novero delle potenziali finalizzazioni. Risulterebbe invece che nel testo proposto dall'Esecutivo compare un nuovo finanziamento per il settore dell'editoria, pari a circa 30 milioni di euro, settore che non era ricompreso nell'elenco.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad un'altra seduta.

La seduta termina alle 21.30.

ESAME DI DOCUMENTI

Giovedì 11 novembre 2010. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il Vice Ministro dell'economia e delle finanze Giuseppe Vegas.

La seduta comincia alle 21.15.

Progetto di Programma nazionale di riforma per l'attuazione della Strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva - Europa 2020.
Doc. CCXXXVI n. 1.
(Seguito esame ai sensi dell'articolo 124, comma 2, del Regolamento e rinvio).

Renato CAMBURSANO (IdV) presenta una proposta di riformulazione della risoluzione n. 7-00431 Toccafondi (vedi allegato 3).

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Giancarlo GIORGETTI, presidente, fa presente che nella giornata di domani si procederà esclusivamente alle dichiarazioni di voto e alla votazione della risoluzione presentata dal relatore. Rinvia, quindi, il seguito dell'esame del documento alla seduta convocata per le ore 9.30 di domani.

La seduta termina alle 21.20.

ERRATA CORRIGE

Nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari n. 390 del 2 novembre 2010, a pagina 10, prima colonna, ventiduesima riga, le parole: «Della Vedova 1.01» sono sostituite dalle seguenti: «1.01 della XIII Commissione».