CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 3 novembre 2010
391.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
COMUNICATO

TESTO AGGIORNATO AL 4 NOVEMBRE 2010

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SEDE REFERENTE

Mercoledì 3 novembre 2010. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il Vice Ministro dell'economia e delle finanze Giuseppe Vegas.

La seduta comincia alle 9.45.

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2011).
C. 3778 Governo.

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013.
C. 3779 Governo.

(Seguito dell'esame congiunto e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame congiunto dei provvedimenti, rinviato, da ultimo, nella seduta del 2 novembre 2010.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, comunica che, a causa di un mero errore tipografico, già corretto nell'allegato al Bollettino relativo alla seduta di ieri, sono stati dichiarati inammissibili per carenza di compensazione gli emendamenti Libè 1.194 e Pezzotta 1.195, che devono pertanto essere considerati ammissibili.
Segnala che, con riferimento alle richieste di riesame delle valutazioni in ordine all'ammissibilità delle proposte emendative relative al disegno di legge di stabilità per il 2011 ad un più approfondito esame, possano ritenersi ammissibili

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le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili per estraneità di materia:
Mariani 1.27 che riproduce, in talune parti, disposizioni già in vigore e contenute nella legge finanziaria per il 2007, prorogandone l'efficacia. La richiamata proposta può pertanto essere ritenuta, limitatamente a tali disposizioni, una mera proroga. Conferma invece l'inammissibilità della stessa limitatamente ai commi 1-quinquies, lettera e), come introdotto dal comma 7-bis, al comma 1-sexies, come introdotto dal comma 7-bis, e ai commi 7-ter, 7-quater, 7-quinquies e 7-sexies, che recano disposizioni di carattere ordinamentale;
Borghesi 1.161, limitatamente al comma 7-bis, che incrementa da 500 mila euro a 1 milione di euro la soglia al di sotto della quale si applica il regime di tassazione degli aumenti di capitale delle società;
Borghesi 1.159, limitatamente ai commi 7-bis, 7-ter, 7-quater, che istituiscono un'imposta sulla pubblicità televisiva;
De Micheli 1.222, nel presupposto che l'onere per le penali sia inferiore ai risparmi conseguibili in conto interessi a seguito della rinegoziazione dei mutui, con effetti positivi per la finanza pubblica;
Borghesi 1.135, nel presupposto che le riduzioni di spesa derivanti dall'emendamento si verifichino a partire dal 2011.

Rileva, inoltre, che, ad un più approfondito esame, possono ritenersi ammissibili le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili per carenza o inidoneità della copertura: De Micheli 1.65; Marchi 1.72 e De Micheli 1.73.
Conferma, invece, l'inammissibilità delle seguenti proposte emendative:
1.14 della XII Commissione e Castellani 1.67 volti ad introdurre nuove deduzioni fiscali, innovando la disciplina sostanziale vigente in materia e ponendosi quindi in contrasto con l'articolo 11, comma 3, lettera b), della legge n. 196 del 2009, che consente esclusivamente variazioni di carattere quantitativo;
Meta 1.63 e 1.64 volti a reintrodurre talune detrazioni fiscali per gli abbonamenti ai servizi di trasporto pubblico locale, regionale e interregionale, non più in vigore per l'anno in corso. Ricorda inoltre che l'articolo 1, comma 5, del disegno di legge di stabilità per il 2011 si limita a modificare la normativa in materia di trasferimenti relativi al trasporto pubblico locale e che il successivo comma 7 subordina l'erogazione di risorse per il trasporto pubblico locale alla stipula di nuovi contratti di servizio con Trenitalia Spa rispondenti a criteri di efficienza;
Capitanio Santolini 1.179 che reca una variazione quantitativa che non riguarda tuttavia le fattispecie, di carattere fiscale e contributivo, di cui all'articolo 11, comma 3, lettera b), della legge n. 196 del 2009, bensì i parametri in base ai quali valutare il peso dei componenti il nucleo familiare ai fini della determinazione degli indicatori della situazione economica equivalente (ISEE);
D'Antoni 1.213, limitatamente al comma 7-quater, che istituisce un fondo destinato ad integrare le risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate, prevedendo, pertanto, una norma sostanziale di spesa, non riconducibile al contenuto proprio della legge di stabilità, mentre tali misure possono essere adottate solo attraverso l'inserimento di apposite voci nelle tabelle allegate;
Carlucci 1.345 e De Biasi 1.128, volti in particolare a prorogare incentivi fiscali per il settore dello spettacolo, che hanno tuttavia la natura di crediti d'imposta e non rientrano nelle fattispecie di cui all'articolo 11, comma 3, lettera b), della legge n. 196 del 2009;
Libè 1.189 e 1.308 che, al fine di rifinanziare interventi per la riduzione del rischio idrogeologico, fanno riferimento ad una disposizione di legge che non stanzia

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nuove risorse, ma si limita a finalizzare una quota di fondi già esistenti, distraendoli dalla originaria destinazione;
Libè 1.190 volto ad inserire una voce in Tabella E, facendo genericamente riferimento all'intera legge finanziaria per il 2008, che consta di 3 articoli, composti, rispettivamente, di 387, 642 e 164 commi;
Tocci 1.106, in quanto la finalizzazione di risorse a beneficio di determinati settori da parte della legge di stabilità può avvenire solo inserendo apposite voci nelle tabelle allegate;
Quartiani 1.99 in quanto il rifinanziamento di fondi attraverso norme di carattere sostanziale non è riconducibile al contenuto proprio della legge di stabilità come definito ai sensi dell'articolo 11 della legge n. 196 del 2009;
Zucchi 1.351, in quanto rifinanzia in Tabella E un intervento in conto capitale che, in passato era stato finanziato annualmente in più esercizi e non attraverso una legge recante uno stanziamento pluriennale;
Narducci 1.119 in quanto l'erogazione di contributi attraverso disposizioni di carattere sostanziale non rientra nel contenuto proprio della legge di stabilità, come definito ai sensi dell'articolo 11 della legge n. 196 del 2009;
Narducci 1.117, in quanto non si limita alla proroga di una norma vigente, estendendo detrazioni fiscali, previste dalla legislazione vigente a soggetti non residenti in Italia;
Narducci 1.118, in quanto volto ad introdurre una nuova detrazione fiscale non prevista dalla legislazione vigente;
Misiani 1.71 e De Micheli 1.70, in quanto finanziano interventi in materia di edilizia scolastica senza, tra l'altro, alcun riferimento al Patto di stabilità interno, recando quindi una nuova spesa in contrasto con l'articolo 11 della legge di contabilità;
Marchi 1.82, in quanto la soppressione dei trasferimenti statali e la fiscalizzazione degli stessi è oggetto specifico della delega in materia di federalismo fiscale di cui agli articoli 11 e 12 della legge n. 42 del 2009, non potendo pertanto essere ricondotto all'attuazione del Patto di stabilità interno. Lo stesso articolo 14 del decreto-legge n. 78 del 2010 si limita, del resto, a disporre la neutralità delle riduzioni dei trasferimenti ivi previsti ai fini dell'esercizio delle predette deleghe;
Bocchino 1.367 che, oltre a prevedere una nuova imposta, comporta un complessivo riordino della normativa fiscale sugli affitti e, nel necessitare di una specifica copertura finanziaria, presenta rilevanti profili ordinamentali, esorbitando dal contenuto proprio della legge di stabilità;
Borghesi 1.50 e Marchi 1.77, che, integrando le risorse previste dalla legge finanziaria 2010 da corrispondere ai comuni a titolo di minori entrate ICI, recano un intervento che, pur essendo riconducibile alla materia dei rapporti finanziari tra lo Stato e gli enti territoriali, non appare riconducibile a garantire l'attuazione del Patto di stabilità interno, che rientra nel contenuto proprio della legge di stabilità, ai sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera m), della legge n. 196 del 2009;
Di Giuseppe 1.154, che introduce una nuova detrazione ai fini dell'applicazione delle imposte sui redditi, mentre sono da considerare ammissibili le sole proposte emendative volte a prevedere variazioni meramente quantitative delle aliquote, delle detrazioni e degli scaglioni, le altre misure che incidono sulla determinazione del quantum delle prestazioni esistenti;
Borghesi 1.146, il quale estende anche al 2001 l'applicazione delle disposizioni relative alla concessione di un bonus straordinario alle famiglie, ai lavoratori pensionati e ai soggetti non autosufficienti, confermando una misura di carattere sociale, che non appare riconducibile alla materia tributaria e contributiva, di cui all'articolo 11, comma 3, lettera b), della legge n. 196 del 2009;

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Borghesi 1.161, limitatamente al comma 7-ter, che introduce una nuova esclusione dall'imposizione IRES per gli utili reinvestiti in nuovi macchinari e in nuove apparecchiature, mentre sono da considerare ammissibili le sole proposte emendative volte a prevedere variazioni meramente quantitative delle aliquote, delle detrazioni e degli scaglioni, nonché delle altre misure che incidono sulla determinazione del quantum della prestazione esistenti;
Borghesi 1.143, il quale applica un regime tributario agevolato alle persone fisiche di età inferiore ai 35 anni che intendano avviare un'attività d'impresa, per i primi tre anni di tale attività, non limitandosi quindi ad una variazione meramente quantitativa della disciplina fiscale vigente;
Borghesi 1.159, limitatamente ai commi 7-quinquies e 7-sexies, che destinano le risorse derivanti dall'istituzione di un'imposta sulla pubblicità televisiva a un Fondo per il sostegno delle piccole e medie imprese;
Messina 1.153, il quale prevede la detassazione della tredicesima mensilità erogata ai lavoratori dipendenti, disponendo, quindi, una nuova esenzione dalla imposizione non prevista dalla legislazione vigente, mentre la legge di stabilità che deve limitarsi a introdurre variazioni meramente quantitative della disciplina fiscale esistente;
Borghesi 1.139, il quale prevede la detassazione degli utili reinvestiti in nuovi macchinari e nuove attrezzature, disponendo una nuova esenzione fiscale e non una mera variazione quantitativa della disciplina esistente;
Mura 1.145, il quale rende permanente la disciplina in materia di devoluzione del 5 per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, contemplando un intervento volto al sostegno di particolari attività, che non appare riconducibile alla materia fiscale e non rientra nei contenuti della legge di stabilità ai sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera b), della legge n. 196 del 2009;
Di Giuseppe 1.303, che prevede il rifinanziamento del Fondo per la produzione bieticolo-saccarifera, il quale rappresenta una spesa in conto capitale finanziata, in passato, annualmente, ancorché in più esercizi, e non una spesa pluriennale in conto capitale, e non può pertanto essere inserita nella Tabella E, ai sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera e), della legge n. 196 del 2009;
Borghesi 1.301, che prevede il rifinanziamento dei Fondi di garanzia di cui all'articolo 2, comma 100, lettera a) e b), della legge n. 662 del 1996, i quali, non recano una specifica autorizzazione di spesa, prevedendo solo una destinazione delle somme attribuite al CIPE, mentre nella Tabella E possono essere inserite solo autorizzazioni di spesa in conto capitale di carattere pluriennale;
Vannucci 1.216, che, pur concernendo la finanza locale, non può essere ricondotto nell'ambito delle modifiche alla vigente disciplina del patto di stabilità interno.

Conferma, inoltre, l'inammissibilità delle seguenti proposte emendative per carenza o inidoneità della copertura:
Oliverio 1.23 in quanto la copertura prevista è limitata a 250 milioni di euro nell'anno 2011 a fronte di un onere maggiore di carattere permanente;
Barbato 1.55, in quanto la facoltatività dell'esclusione delle entrate in questione dal saldo rilevante per il patto di stabilità interno comporta una facilitazione nel conseguimento degli obiettivi assegnati agli enti in questione con conseguente riduzione dei risparmi conseguibili dal patto;
Marinello 1.103, in quanto proroga al 2011 la deroga al patto di stabilità interno per le spese in conto capitale di comuni e province, nei limiti dello 0,78 per cento dei residui passivi dei comuni, (misura già

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prevista per il 2010 dai commi 11-12 dell'articolo 14 del decreto-legge n. 78 del 2010) ed eleva fino al 4 per cento il limite per lo scomputo dei residui passivi dal saldo rilevante per le province. Sulla base della relazione tecnica al citato decreto-legge n. 78 del 2010, la proroga al 2011 della deroga, nella misura già prevista per il 2010 dal citato provvedimento, determina maggiori spese pari a 390 milioni di euro, cui dovrebbero aggiungersi ulteriori oneri derivanti dall'aumento della soglia di deroga per le province. La copertura a valere sulla tassazione dei giochi produce gettito non superiore a 125 milioni di euro. Anche ammettendo la possibilità di raddoppiare l'incremento dell'aliquota di tassazione sui giochi fino all'1 per cento, come previsto dall'emendamento, la compensazione risulterebbe insufficiente. Ribadisce in ogni caso che un incremento della predetta aliquota risulta compatibile con previsioni di incremento del gettito soltanto se limitato allo 0,5 per cento;
Borghesi 1.138, in quanto il volume del prelievo erariale sui giochi dipende dalle giocate effettuate. La documentazione tecnica predisposta dai Monopoli di Stato afferma che la crescita del prelievo può avvenire a causa del solo aumento delle giocate a condizione che l'aliquota rimanga fissata intorno al 12 per cento. Conseguentemente l'innalzamento dell'aliquota al 20 per cento appare suscettibile di ridurre il gettito complessivo. Pertanto la copertura disposta non determina il gettito necessario. Rileva, inoltre, che l'onere non tiene conto del meccanismo di saldo e acconto che porta a stimare un onere di 1,75 miliardi nel secondo anno e pari ad 1 miliardo a decorrere dal terzo;
Barbato 1.147, 1.148 e 1.149, in quanto la documentazione tecnica a suo tempo trasmessa dal Governo a sostegno delle norme che hanno introdotto l'attuale sistema di aliquote PREU (articolo 30-bis del decreto-legge n. 185 del 2008) ha evidenziato che il mantenimento del gettito fiscale del settore dipende dall'applicazione di un'aliquota variabile in rapporto inverso rispetto alla raccolta. A tale sistema - entrato in vigore dal 1o gennaio 2009 - è stato attribuito un effetto di incremento del gettito collegato, fra l'altro, sia all'effetto incentivante per gli operatori del settore sia al mantenimento di un'aliquota media intorno al 12 per cento. Gli emendamenti appaiono invece contrastare tale impostazione e potrebbe pregiudicare l'effetto incentivante sia nei confronti degli operatori del settore (in quanto verrebbe meno il modello ad aliquota differenziata, decrescente con l'aumentare della raccolta) sia nei confronti dei giocatori (aumentando il prelievo fiscale sulle somme giocate). Ciò potrebbe determinare un andamento negativo della raccolta e conseguentemente, minor gettito fiscale;
Borghesi 1.155, in quanto gli oneri sono coperti elevando al 20 per cento l'aliquota del prelievo erariale unico (PREU) sulla raccolta da apparecchi da intrattenimento. Segnala a tale proposito che il volume del prelievo erariale sui giochi dipende dalle giocate effettuate. La documentazione tecnica predisposta dai Monopoli di Stato afferma che la crescita del prelievo può avvenire a causa del solo aumento delle giocate a condizione che l'aliquota rimanga fissata intorno al 12 per cento. Conseguentemente l'innalzamento dell'aliquota al 20 per cento appare suscettibile di ridurre il gettito complessivo.

Con riferimento alle richieste di riesame delle valutazioni in ordine all'ammissibilità delle proposte emendative relative al disegno di legge di bilancio, conferma l'inammissibilità delle seguenti proposte emendative:
Marinello 12.1, in quanto nella legge di bilancio non possono essere inserite norme di natura sostanziale volte a destinare risorse, con l'eccezione di quelle aventi carattere meramente contabile, quali quelle relative alla conservazione delle somme iscritte in bilancio e non utilizzate;
Di Biagio 17.4 poiché, oltre a prevedere variazioni compensative di bilancio, modifica la disciplina dei contributi all'editoria;

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Calvisi Tab.2.12, che, pur essendo volto ad adeguare le previsioni di bilancio relative alle somme occorrenti per la regolazione delle quote di entrate erariali devolute alla regione Sardegna, necessita comunque di una copertura finanziaria.

Pier Paolo BARETTA (PD) con riferimento al giudizio di ammissibilità relativo all'emendamento D'Antoni 1.213, osserva come emergano contraddizioni che ritiene necessario chiarire. Pur ritenendo comprensibile la dichiarazione parziale di inammissibilità confermata dal presidente, osserva che la parte ammissibile, concernente la indizione della gara per la vendita delle frequenze televisive digitali, sarebbe solo volta al reperimento di risorse senza una specifica finalizzazione, quindi da utilizzare nel bilancio dello Stato. Ritiene che ciò si potrebbe porre in contrasto con provvedimenti preannunciati dal Governo. Rileva che la motivazione dell'inammissibilità risiede sostanzialmente nella impossibilità di utilizzare con norma sostanziale risorse per lo sviluppo, ma che il Fondo del quale si propone il rifinanziamento è comunque ricompreso nella tabella E allegata alle Legge di stabilità. Osserva quindi che sarebbe stato certamente ammissibile un emendamento volto a utilizzare le risorse derivanti dalla vendita delle frequenze digitali direttamente sulla richiamata tabella. Fa presente che il Partito democratico non ha formulato in questi termini la proposta emendativa in esame per una cautela in ordine alla esatta quantificazione delle risorse rivenienti dall'asta, chiedendo all'uopo la possibilità di riformulare la proposta emendativa, anche con l'ausilio del Servizio del bilancio, al fine di indicare una quantificazione esatta.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, attesa la particolarità della questione sollevata dall'onorevole Baretta, relativa ad una questione di carattere più formale che sostanziale, consente, in via eccezionale, al presentatore di proporre una nuova formulazione dell'emendamento D'Antoni 1.213, del quale si riserva comunque di valutare l'ammissibilità.

Antonio BORGHESI (IdV), nel preannunciare la relazione di minoranza, fa presente che, tra le proposte emendative presentate dal suo gruppo in relazione al disegno di legge di bilancio, vi è il suo emendamento Borghesi 2.1, volto a destinare al Fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato la somma di 1,3 milioni di euro iscritta nel Fondo per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio. Ricorda che tale somma, stanziata dalla cosiddetta legge mancia, non è stata impegnata con la risoluzione parlamentare n. 8-00087 del 30 luglio 2010, in quanto il gruppo dell'Italia dei valori aveva rinunciato a presentare indicazioni a riguardo, chiedendo che la medesima somma fosse utilizzata proprio per l'ammortamento del debito pubblico. Ricorda che, sul punto, il Governo aveva concordato, pur precisando successivamente che a tal fine sarebbe stato comunque necessario un provvedimento normativo. Ritiene quindi scontato che oggi il Governo esprime parere favorevole su tale proposta emendativa. Nell'osservare preliminarmente che talune proposte emendative presentate dal suo gruppo sono state dichiarate inammissibili in tutto o in parte in quanto recanti norme di sviluppo, pur in assenza di un esplicito divieto in tal senso nella legge di contabilità, fa quindi presente di avere selezionato, nell'ambito delle proposte emendative presentate dal suo gruppo, talune particolarmente significative, relative in particolare alla difesa del potere di acquisto delle famiglie e dei lavoratori, al rilancio delle nostre imprese, nonché alla stabilità dei conti con la riduzione del debito pubblico. Con riferimento al primo gruppo, richiama il suo emendamento 1.151 e l'emendamento Cambursano 1.150, volti a modificare la disciplina delle detrazioni fiscali con particolare riferimento alle spese di produzione del debito; l'emendamento Cambursano 1.131, relativo alla detrazione delle spese per i servizi di assistenza e cura per i figli minori o in caso di persone non autosufficienti; il suo emendamento 1.165, volto a rivedere, portandoli a livelli più adeguati, i limiti di reddito previsti per

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poter usufruire delle detrazioni per carichi di famiglia; l'emendamento Messina 1.153, pur dichiarato inammissibile, volto ad introdurre la detrazione relativa alla tredicesima mensilità; il suo emendamento 1.144, volto a destinare le risorse derivanti dalla lotta all'evasione fiscale alla diminuzione della pressione fiscale sui lavoratori dipendenti; il suo emendamento 1.304, volto a rifinanziare il Fondo per le persone non autosufficienti. Con riferimento al secondo gruppo, relativo agli interventi in favore delle imprese, richiama il suo emendamento 1.295, volto a finanziare la realizzazione della banda larga; l'emendamento Cambursano 1.132 in materia di IRAP; il suo emendamento 1.161, volto a detassare gli aumenti di capitale per le piccole e medie imprese; l'emendamento 1.140, volto a prorogare la detrazione del 55 per cento dei risparmi energetici. Con riferimento al Patto di stabilità, segnala gli emendamenti Cambursano 1.51 e 1.52, volti a prevederne una revisione che consenta ai comuni maggiori margini di manovra. Segnala, quindi, con particolare attenzione, gli emendamenti Zazzera 1.102 e 2.247 in materia di università, volti, rispettivamente, al reperimento di risorse per il reclutamento di professori associati e per il rifinanziamento del Fondo universitario. Segnala quindi l'emendamento Di Giuseppe 1.164, relativo alle agevolazioni sulle accise sul gasolio per il riscaldamento nel settore agricolo; l'emendamento Di Stanislao 1.169, volto a consentire l'applicazione anche in favore delle popolazioni colpite dal terremoto de L'Aquila delle disposizioni già previste in occasione di altri eventi simili; il suo emendamento 1.162 e l'emendamento Cambursano 1.156, in materia di produzione di idrocarburi liquidi e gassosi, volti ad aumentare le aliquote di prodotto che il titolare della concessione è tenuto a corrispondere, allineandole ai livelli di altri Paesi europei e occidentali; il suo emendamento 1.159, volto ad introdurre l'imposta sulla pubblicità televisiva; il suo 1.163, volto alla vendita delle frequenze digitali; il suo emendamento 1.157, volto a prevedere una diversa destinazione delle somme destinate alla realizzazione del Ponte sullo stretto di Messina. Ribadisce, quindi, la necessità di comprendere, al termine della odierna discussione, le reali intenzioni del Governo e dei relatori. In particolare chiede che sia chiarito se vi sia una disponibilità a discutere delle tematiche testé richiamate, eventualmente anche attraverso le riformulazioni del caso, chiedendo fin d'ora che vengano comunque espressi i pareri su tutti gli emendamenti presentati.

Giulio CALVISI (PD) con riferimento alla decisione di confermare la dichiarazione di inammissibilità relativa al suo emendamento al disegno di legge di bilancio Tab. 2.12 ribadisce che esso a suo avviso non è volto a recare una nuova spesa, ma semplicemente a trasferire risorse già iscritte nel bilancio dello Stato e anche nel bilancio della regione Sardegna. Sottolinea che il suo emendamento attiene al principio di veridicità del bilancio dello Stato nonché al fatto che tali somme vengono regolarmente iscritte nel bilancio della regione Sardegna, sulla base della previsione contenuta all'articolo 1 comma 834 della legge finanziaria per il 2007. Ricorda che tale previsione normativa, nel riscrivere in parte lo statuto della regione Sardegna, aveva modificato il regime dei trasferimenti, prevedendo, dopo un periodo transitorio, una compartecipazione della regione a quota fissa sull'IVA, sull'IRPEF e sulle altre entrate erariali riferite ai redditi prodotti nella regione. Ricorda che il saldo di questa operazione era pari a maggiori risorse per la regione Sardegna, pari a 1.600 milioni di euro all'anno, a fronte dell'accollo da parte della regione delle spese in materia di sanità, trasporto pubblico locale e continuità territoriale. Rileva che con la legge regionale di bilancio per il 2010, approvata da una maggioranza di centro destra, la regione ha continuato ad iscrivere in bilancio tali somme, mentre il Governo ha trasferito solo la quota spettante sulla base della spesa storica, senza applicare la nuova disciplina. Ricorda che tale problematica era già stata da lui sollevata in sede

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di discussione dell'assestamento ed anche successivamente e che a fronte di tali richieste il Vice Ministro Vegas aveva affermato che le risorse in questione erano iscritte regolarmente nel bilancio dello Stato al capitolo 2797 ma che per la materiale corresponsione si sarebbero dovute attendere le norme di attuazione, a cura di una Commissione paritetica. Ritiene che il problema sia più politico che contabile, poiché il Governo, con il decreto-legge n. 78 del 2010, ha tagliato in maniera molto forte le risorse per gli enti locali, ed inoltre il Parlamento risulta bloccato poiché non ci sono risorse per alcuna riforma e che allo stesso tempo risultano ridotti e comunque bloccati i fondi FAS. Osserva che in tale contesto lo Stato dovrebbe già alla regione Sardegna oltre tre miliardi di euro, una somma vicina al 60 per cento dell'ammontare complessivo del taglio effettuato a tutti i comuni italiani. Osserva inoltre che, ai sensi della normativa contabile, a fianco dell'indicazione del capitolo, occorrerebbe specificare la relativa legge che finanzia il capitolo medesimo, elemento assente nel caso delle risorse oggetto della sua proposta emendativa. Esprime quindi perplessità sulla legittimità costituzionale di una legge di bilancio approvata in questi termini. Ricorda che nel 1983, allorché entro in vigore una riforma per certi versi analoga a quella richiamata dei regimi dei trasferimenti alla regione Sardegna, non vi fu bisogno di alcuna disciplina attuativa e sottolinea che, almeno con riferimento alle entrate derivate alla compartecipazione del gettito IVA e IRPEF, non vi sarebbe bisogno di alcuna normativa di attuazione. Ritiene che la verità sia la mancanza delle risorse in questione ed evidenzia come tali mancate entrate per la regione Sardegna rappresentano una tassa occulta sui sardi di circa 100 euro ciascuno, compresi i minori. Ritiene che avverso la legge di bilancio che le Camere ci accingono ad approvare la regione Sardegna potrà sollevare un conflitto di attribuzione ai sensi dell'articolo 134 della Costituzione.

Anna Margherita MIOTTO (PD), nel segnalare la rilevanza del proprio emendamento 1.338, esprime preoccupazione per la intenzione dichiarata dal Vice Ministro Vegas a importanti organi di stampa di esprimere un parere contrario al rifinanziamento del Fondo per le non autosufficienze, che pure aveva trovato un unanime sostegno nell'ambito della Commissione affari sociali. Al riguardo, sottolinea come il sistema di assistenza sanitaria e sociale nel nostro Paese fosse assicurato dalla presenza di tre pilastri, il Fondo sanitario nazionale, il Fondo per le politiche sociali ed il Fondo per le non autosufficienze, osservando come gli ultimi due fondi intendessero assicurare un intervento di carattere assistenziale volto a colmare i ritardi esistenti rispetto alla situazione dei principali paesi dell'Europa occidentale. Osserva, infatti, che le risorse stanziate nell'ambito del Fondo per le politiche sociali e per il Fondo delle non autosufficienze erano anche in passato piuttosto esigue e, comunque, non erano tali da garantire i livelli essenziali di assistenza, che, tra l'altro, non sono stati ancora puntualmente identificati, in contrasto con lo spirito della legge n. 42 del 2009, secondo il quale la fissazione dei livelli essenziali rappresenta una fase propedeutica alla definizione dei fabbisogni standard. Ritiene, pertanto, che in tale contesto l'azzeramento del Fondo per le non autosufficienze rappresenti un fatto estremamente grave, in quanto si determina la sostanziale cessazione di un canale di finanziamento delle politiche sociali, che non potrà che riverberarsi in senso negativo sugli altri soggetti che sono chiamati a farsi carico delle spese di carattere assistenziale e, in particolare, sulle famiglie. Segnala, infatti, che una quota significativa delle spese sociali sono sostenuti nel nostro ordinamento dai comuni e dalle regioni, che, tuttavia, con la manovra finanziaria realizzata nello scorso mese di luglio hanno subito una drastica riduzione dei trasferimenti statali. Osserva, pertanto, che l'insieme delle misure sopra descritte determina un sostanziale azzeramento delle politiche sociali

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nel nostro Paese, che non potrà non determinare gravissime ricadute di carattere sociale, dal momento che i pur modesti finanziamenti finora previsti rappresentavano il livello minimo di spesa necessario a garantire la sopravvivenza delle famiglie. Dichiara, quindi, di non comprendere l'accanimento del Governo sulle spese di carattere sociale, auspicando che possano reperirsi le risorse necessarie a garantire la prosecuzione degli interventi di tutela delle persone non autosufficienti anche nell'esercizio 2011.

Ivano STRIZZOLO (PD), nel condividere le valutazioni critiche formulate nel corso dell'esame preliminare del provvedimento sull'impianto complessivo della manovra di bilancio per gli anni 2011-2013, osserva come i disegni di legge presentati al Parlamento dimostrino come il Governo non abbia il coraggio di descrivere in modo chiaro e puntuale la situazione economica e finanziaria del nostro Paese. Esprime, inoltre, un giudizio critico sui precedenti provvedimenti di carattere economico e finanziario adottati dal Governo, con particolare riferimento al cosiddetto scudo fiscale, che ha determinato una ingiusta tutela degli evasori fiscali, i quali hanno beneficiato di significativi vantaggi sul piano dell'imposizione, senza essere costretti neppure a riportare nel nostro Paese le risorse indebitamente detenute all'estero. Con riferimento ai disegni di legge in esame, osserva che la manovra per il triennio 2011-2013, non solo non tiene in considerazione le richieste da più parti formulate al Governo, ma non raggiunge neppure l'obiettivo di garantire una adeguata crescita economica e di assicurare la stabilità della finanza pubblica. In questo contesto, richiamando le promesse più volte disattese dal Governo con riferimento al mantenimento dei trasferimenti in favore della minoranza slovena nella regione Friuli-Venezia Giulia, illustra il suo emendamento Tab. C.17, che è volto ad incrementare di 2,2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2011, 2012, 2013 gli stanziamenti riferibili all'autorizzazione di spesa di cui alla legge n. 38 del 2001. In proposito, sottolinea come il finanziamento degli interventi a tutela della minoranza linguistica slovena in Italia, non solo rappresenta un dovere imposto dalla nostra Carta costituzionale e dagli accordi internazionali, ma costituisce uno strumento particolarmente significativo nel quadro della definizione di una euroregione nei territori della regione Friuli-Venezia Giulia, della Carinzia e della Slovenia. Su un piano più generale, osserva che i disegni di legge in esame dimostrano come non sussista la necessaria chiarezza nella disciplina dei rapporti finanziari tra lo Stato e le regioni a statuto speciale. Con particolare riferimento alla regione Friuli-Venezia Giulia, ricorda come nel 1996 fosse stato disposto un incremento delle compartecipazioni riconosciute alla regione, a fronte del trasferimento alla regione stessa degli oneri derivanti dalla gestione del servizio sanitario delle competenze in materia di enti locali. Nel condividere la scelta a suo tempo operata, che ha precorso i temi affrontati dalla riforma costituzionale del 2001, segnala tuttavia come l'interpretazione delle disposizioni che determinarono l'incremento delle compartecipazioni si sia rivelata particolarmente difficoltosa, in quanto per lungo tempo è mancato un accordo in ordine alla base di calcolo sulla quale applicare detto incremento. Le difficoltà applicative sono tuttavia state superate a seguito della adozione del decreto legislativo n. 137 del 2007, che, nell'individuare puntualmente la predetta base di calcolo, ha determinato un incremento delle compartecipazioni riconosciute alla regione Friuli-Venezia Giulia che determina un maggiore gettito quantificabile in circa 480 milioni di euro. In proposito, segnala, tuttavia, che, nonostante sia intervenuto sul punto anche una sentenza della Corte costituzionale, il riconoscimento delle maggiori quote dei proventi erariali è stata subordinata di fatto all'attribuzione di ulteriori funzioni alla regione Friuli-Venezia Giulia. Nell'osservare come, su un piano generale, gli stanziamenti di bilancio relativi ai trasferimenti alle regioni a statuto speciale evidenziano una

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vistosa riduzione, ritiene doveroso che il Governo assicuri maggiore trasparenza nella gestione di tali risorse. A questo riguardo, ricorda altresì che l'articolo 2, comma 21, della legge finanziaria per il 2010 prevedeva il riconoscimento di 200 milioni di euro alla regione Friuli-Venezia Giulia, in attesa della determinazione delle somme da riconoscere ai sensi del decreto legislativo n. 137 del 2007, senza tuttavia chiarire quale sarebbe stato l'esito definitivo del percorso attuativo di tale decreto. Nell'osservare come tali ultime risorse non siano state confermate nel disegno di legge di bilancio per l'anno 2011, chiede al rappresentante del Governo di voler fare finalmente chiarezza sui rapporti finanziari tra lo Stato e la regione Friuli-Venezia Giulia, ritenendo condivisibile la proposta del collega Calvisi di presentare una pregiudiziale di costituzionalità al riguardo.

Massimo VANNUCCI (PD), nell'osservare come la manovra di bilancio per il triennio 2011-2013 elaborata dal Governo sia nel complesso insoddisfacente e inadeguata ad affrontare la grave situazione sociale ed economica del Paese, auspica che la maggioranza decida finalmente di ascoltare le molte richieste che vengono formulate dalle parti sociali e dai cittadini, provvedendo a modificare conseguentemente il testo dei disegni di legge di stabilità e di bilancio trasmessi alle Camere. Passando quindi alle principali questioni che ritiene dovrebbero essere affrontare nell'ambito del disegno di legge di stabilità, segnala in primo luogo l'emendamento Giovanelli 1.38 e l'emendamento Vannucci 1.39, che intendono modificare la disciplina contenuta nel comma 32 dell'articolo 14 del decreto-legge n. 78 del 2010 in materia di divieto di partecipazione degli enti locali di minori dimensioni in società. A tale riguardo, evidenzia, infatti, che il divieto di costituzione di società e l'obbligo di liquidazione delle società giù costituite sono suscettibili di determinare conseguenze finanziarie negative per la finanza pubblica, in quanto la dismissione può determinare effetti negativi per il bilancio dei singoli comuni. In proposito, segnala quindi che l'emendamento Vannucci 1.39 esclude l'obbligo di dismissione nei casi in cui essa determini effetti finanziari negativi per i bilanci dei comuni, mentre l'emendamento Giovanelli 1.39 tende a proporre una formulazione alternativa del comma 32 dell'articolo 14 del decreto-legge n. 78, al fine di meglio interpretare la volontà del legislatore di ridurre gli oneri derivanti dalla partecipazione degli enti territoriali in società. Su un piano più generale, nel sottolineare che la legge di stabilità costituisce la sede propria per affrontare le questioni attinenti alla disciplina del Patto di stabilità interno, segnala l'emendamento 1.97, del quale è primo firmatario, che intende escludere dal Patto di stabilità interno le spese di investimento sostenute dagli enti territoriali con le proprie disponibilità finanziarie e senza il ricorso a mutui o a meccanismi di finanza di progetto con riferimento a determinate categorie di intervento. Ritiene che si tratti di una misura di particolare rilievo che consentirebbe di rilanciare la spesa in conto capitale a livello territoriale, con benefici effetti per l'interno sistema produttivo. Segnala, altresì, l'analogo emendamento Baretta 1.98, che consente a province e comuni che abbiano rispettato il Patto di stabilità interno relativo all'anno 2010 di escludere dal saldo rilevante ai fini del rispetto del medesimo Patto i pagamenti in conto capitale per un importo non superiore al 3 per cento dell'ammontare dei residui passivi in conto capitale risultanti dal rendiconto riferito all'esercizio del 2009. In proposito ricorda che si tratta di un meccanismo analogo a quello già utilizzato in occasione del decreto-legge n. 78 del 2009 per consentire un'accelerazione dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni, segnalando che la proposta emendative determinerebbe un incremento della spesa per investimenti di oltre 1,7 miliardi di euro. Illustra, poi, l'emendamento 1.101 di cui è primo firmatario, che, al fine di superare le problematiche applicative emerse in sede di applicazione del Patto di stabilità interno, intende assumere

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come parametro di riferimento per l'applicazione dei vincoli derivanti dal medesimo Patto, non il saldo finanziario del 2007, ma la media dei saldi finanziari del triennio 2006-2008. Ritiene inoltre importanti le questioni affrontate dall'emendamento Quartiani 1.100 peraltro dichiarato inammissibile, segnalando la necessità di adottare opportuni interventi per garantire il finanziamento delle comunità montane che potrebbero rappresentare una realtà particolarmente importante in un contesto ordinamentale che si muove nella direzione dell'esercizio in forma associata delle funzioni degli enti locali di minori dimensioni.
Fa notare che, nonostante i numerosi tagli di spesa lineari, si registra un costante aumento della spesa corrente. Evidenzia che gli interventi del Governo in ambito economico si riducono di fatto a mere decurtazioni di spesa in conto capitale, il che rappresenta un grave errore per i nocivi effetti in termini di depressione degli investimenti e di palese interdizione della crescita economica. Illustra, quindi, gli emendamenti a sua firma 1.255 e 1.257, tesi a trasferire spese in conto capitale per un ammontare pari ad 1 miliardo e 900 milioni dal Fondo per gli investimenti strutturali in economia, rispettivamente, alla tabella B ovvero alla tabella E, in entrambi i casi alla voce Ministero infrastrutture e trasporti. Segnala che la ratio delle suddette proposte emendative risiede nell'esigenza di apprestare adeguate risorse per consentire il finanziamento del completamento dell'opera strategica «la strada dei due mari», in parte realizzata ma non del tutto usufruibile dall'utenza in alcune rilevanti tratte. Ricorda che la Corte dei conti ha espresso forti rilievi critici sull'incompletezza dei lavori della predetta infrastruttura. Conclude ribadendo che la crescita dell'economia richiede la necessità di attivare adeguati e tempestivi finanziamenti per le opere pubbliche e le infrastrutture strategiche.

Roberto OCCHIUTO (UdC) precisa che il suo gruppo ha convenuto di presentare un numero limitato di proposte emendative affinché sia agevolato il confronto con la maggioranza ed il Governo sui contenuti delle medesime. Invita pertanto il Governo ed il relatore a pronunciarsi in merito a tutti gli emendamenti presentati in modo da rappresentare la posizione della maggioranza sulle diverse questioni poste. Si sofferma quindi sui contenuti dell'emendamento 1.61, teso a sopprimere il comma 5 dell'articolo 1 della legge di stabilità. Rileva che la menzionata disposizione, che consente alle regioni di richiedere al CIPE, in luogo della riduzione delle risorse loro assegnate sul trasporto e sull'edilizia pubblica, di ricorrere a decurtazioni delle risorse del fondo FAS, di fatto riduce notevolmente l'ammontare delle risorse in conto capitale delle regioni, accentuando una criticità che limita fortemente la possibilità di promuovere investimenti da parte autonomie territoriali. Fa notare che la riduzione delle spese in conto capitale delle regioni si è finora attestata su una cifra pari al 20/23 per cento e che la legge di stabilità, con la menzionata previsione che si intende sopprimere, incentiva inopinatamente le regioni a dequalificare la spesa e a renderla di fatto improduttiva. Osserva che anche altri gruppi, come l'MPA, hanno presentato analoghe proposte emendative. Fa notare che non è stata rispettata la previsione del decreto-legge del 1978 secondo cui i suddetti tagli avrebbero dovuto essere concordati entro 90 giorni in sede di Conferenza delle regioni, paventando che il rinvio della definizione dei criteri di riparto delle riduzioni di spesa ad una fase successiva all'approvazione della legge di stabilità possa indurre a forme di iniquità, tenuto conto che le regioni dispongono di quote di risorse FAS notevolmente differenti. Auspica, pertanto, che il Governo ed il relatore intendano approfondire con convinzione l'anzidetta questione.

Maino MARCHI (PD) ravvisa l'opportunità di concentrare l'esame degli emendamenti sulle questioni proprie della legge di stabilità, quali il Patto di stabilità interno ed il fisco, nonché sui profili che

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rivestono un maggiore rilievo in termini di impatto sociale, quali le questioni afferenti alla scuola, all'università ed ai servizi sociali. In relazione alla disciplina del Patto di stabilità interno, ricorda che la decisione di finanza pubblica effettua un espresso richiamo alle previsioni del decreto-legge n. 78, che a sua volta stabilisce di precisarne taluni profili attraverso modalità programmate in correlazione alle previsioni dei decreti legislativi delegati sul federalismo fiscale. Rileva che tale procedura non è stata osservata e che si richiede da più parti una tempestiva modifica dei parametri del Patto di stabilità. Ravvisa quindi l'opportunità che i documenti di bilancio in esame possano rappresentare una sede di confronto e valutazione delle modifiche da apportare al riguardo. Richiama quindi le finalità dell'emendamento 1.65, di carattere programmatico, teso a spostare gli interventi dal versante del deficit, atteso che gli enti locali versano in una condizione di sostanziale equilibrio e dovrebbero essere quindi facoltizzati ad attuare investimenti finora preclusi, al versante del debito pubblico, che evidenzia un rilevante squilibrio dei conti pubblici dello Stato. Nella prospettiva di dell'attuazione del federalismo fiscale, ritiene opportuno che gli enti locali siano tenuti a fornire un adeguato contributo al risanamento del debito pubblico; in tal senso illustra talune proposte emendative che contemplano norme di carattere programmatico volte a conseguire tale risultato. Segnala quindi l'emendamento 1.69 e l'emendamento 1.96, teso quest'ultimo a contenere l'attuale onore sanzionatorio per l'inosservanza dei parametri del patto di stabilità, che ritiene eccessivo per le autonomie territoriali. Si sofferma quindi sull'emendamento 1.85, relativo alla possibilità di proroga nel 2011 dell'intervento delle regioni sul Patto di stabilità interno. Sottopone altresì all'attenzione della Commissione l'emendamento 1.36, teso a rendere omogeneo il trattamento dei comuni che sono al momento soggetti ad una inopportuna differenziazione di disciplina in relazione ai diversi termini di scadenza della approvazione dei relativi bilanci, segnalando quindi i contenuti delle proposte emendative 1.72 e 1.73, relative ai comuni che hanno superato i 5 mila abitanti. Sostiene la necessità di attuare interventi tesi ad incentivare investimenti dei comuni, al riguardo osservando che il risanamento dei conti pubblici delle amministrazioni locali rischia di non produrre gli effetti auspicati, in quanto il taglio degli investimenti rappresenta un evidente limite alle potenzialità di crescita economica degli enti locali. In ordine alle problematiche relative alla riforma del fisco, fa notare che, seppure la legge di stabilità non può prevedere sul punto principi di delega, tuttavia potrebbe stabilire specifici indirizzi, quale in particolare la necessità di contenere gli oneri sostenuti dalle imprese sul costo del lavoro e in materia di IRAP. Reputa peraltro opportuno predisporre interventi volti ad aumentare le risorse disponibili per i redditi medio bassi, che hanno una maggiore propensione ai consumi. In relazione alle politiche sociali e agli interventi in materia di scuola e università, esorta il Governo a non sprecare l'occasione di intervenire in tale sede ed affrontare le relative questioni sulla base delle proposte emendative presentate dai gruppi di minoranza.

Renato CAMBURSANO (IdV) osserva come sui giornali stia emergendo la notizia in base alla quale il Governo ci accingerebbe ad esprimente parere negativo sulle proposte emendative presentate. Chiede quindi al rappresentante del Governo di confermare tale notizia, che svuoterebbe di significato il lavoro della Commissione. Nel richiamare l'intervento svolto dall'onorevole Borghesi, ricorda che gli emendamenti presentati dal gruppo Italia dei Valori riguardano essenzialmente quattro questioni principali: il sostegno alle famiglie e ai lavoratori dipendenti, il sostegno alle imprese e allo sviluppo, la revisione del patto di stabilità e interventi a favore della scuola e dell'università. Chiede quindi al rappresentante del Governo quale sia l'orientamento dell'Esecutivo su queste tematiche specifiche. Esprime inoltre

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una forte preoccupazione per la situazione in cui versa il Paese, anche nelle sue aree più industrializzate e richiama il recente intervento dell'amministratore delegato della Fiat che, sostanzialmente, evidenziava la mancanza di una politica industriale in Italia, sottolineando come manchino gli interventi per la ricerca e l'innovazione e come il calo di vendite della Fiat ha pesanti ripercussione anche su tutto l'indotto. Ritiene che, in tale contesto, il Governo sia stato assolutamente assente. Ribadisce la richiesta di un confronto sulle tematiche sollevate anche se ricorda che, a più riprese, è stato detto che la legge di stabilità non sarebbe la sede adatta per discutere tali questioni. Sottolinea quindi la pesantissima situazione nella quale versano i comuni e gli enti territoriali italiani a seguito dei tagli feroci operati con il decreto-legge n. 78 del 2010. Ricorda che i comuni non hanno più risorse per le politiche sociali e per la famiglia e che la povertà è in forte aumento. In proposito sottolinea che oltre 400 imprese piemontesi sono a rischio di chiusura. Manifesta quindi una piena disponibilità a ragionare nel merito delle questioni, al di là della formulazione degli emendamenti presentati e delle firme che essi recano, poiché l'importante è dare risposte ai problemi degli italiani.

Franco NARDUCCI (PD) sottolinea come, anche nel disegno di legge di stabilità del 2011, manchi ogni segnale per gli italiani all'estero. Ritiene ciò assolutamente incomprensibile in un momento di crisi economica laddove tali soggetti possono fare molto per l'Italia, importando prodotti italiani e facendo impresa in tutto il mondo. Rileva che i tagli per gli italiani all'estero sono proporzionalmente maggiori degli altri tagli effettuai in questi anni, richiamando in proposito la situazione della competente direzione generale del Ministero degli esteri. Osserva come sia sbagliato penalizzare il turismo di ritorno, le imprese italiane all'estero e la stampa italiana all'estero, richiamando in particolare la questione dei tagli per la società Dante Alighieri che passa da un bilancio di 1.4 milioni di euro a soli 600 mila euro, contro gli oltre 200 milioni di euro di cui è dotato un organismo come il British council. In proposito richiama l'emendamento Tab. C.1 della III Commissione, volto a stanziare 800 mila euro per la società Dante Alighieri, ripristinando la precedente dotazione. Sottolinea infine come sia fondamentale per l'economia italiana mantenere vivo il legame con oltre 300 milioni persone che , nel mondo , si sentono legate al nostro Paese, evidenziando come la relativa spesa sia da considerarsi un investimento e non già improduttiva. Chiede quindi di riconsiderare gli emendamenti in materia.

Amedeo CICCANTI (UdC) sottolinea come il gruppo dell'UDC abbia presentato pochi ma significativi emendamenti al disegno di legge di stabilità, che andrebbe riscritto, al fine di favorire una diversa allocazione delle risorse tra i vari programmi e le missioni. Tali proposte emendative, che rappresentano altrettante scelte politiche di tipo strategico, sono in gran parte finanziate attraverso l'aumento delle aliquote sulle rendite finanziarie di natura speculativa. In proposito osserva come sia ben chiaro al suo gruppo la necessità di valutare le ripercussioni di una tale proposta e sottolinea quindi che, in tal senso, è stata prevista l'esclusione per le rendite derivanti da titoli del debito pubblico. Evidenzia inoltre come, pur comprendendo l'esigenza di favorire maggiori investimenti dei risparmiatori italiani nel mercato azionario, tali proposte partano dalla considerazione che, con le manovre effettuate dal Governo attraverso i decreti legge n. 112 del 2008 e n. 78 del 2010, siano stati colpiti esclusivamente i redditi dal lavoro dipendente e sia quindi necessario oggi correggere tale distrazione del Governo. Ricorda inoltre come anche i lavoratori autonomi, duramente colpiti dalla crisi, non abbiano trovato alcun aiuto da parte del Governo. Ricorda che, allo stesso tempo, le richiamate manovre non hanno inciso sui percettori di rendite né sugli evasori fiscali. Fa presente che, con l'aiuto degli uffici della Camera, le

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maggiori entrate derivanti dall'aumento dell'aliquota sulle rendite finanziarie sono state stimate intorno a 600 milioni di euro all'anno, escludendo i titoli di Stato. Sottolinea che il suo gruppo si è anche concentrato sulla revisione del patto di stabilità interno poiché vi sono molti comuni che versano in una situazione particolarmente difficile. In tal senso richiama la notizia, apparsa oggi su un quotidiano, in base alla quale il Governo starebbe studiando un emendamento volto a sterilizzare i residui passivi, sulla base della considerazione che molti comuni, pur avendo le necessarie risorse, non possono utilizzarle per non violare i limiti di spesa imposti dal patto di stabilità. Chiede in proposito al Governo di chiarire tale intenzione. Ricorda inoltre che con la manovra di cui al decreto-legge n. 112 del 2008 si è intervenuto rispetto a bilanci di previsione già approvati, modificando l'impostazione dei medesimi. Sottolinea inoltre l'opportunità di investire sulla cooperazione allo sviluppo, come proposto in taluni emendamenti del suo gruppo, poiché l'Italia non ha rispettato i propri impegni internazionali in materia. Evidenzia inoltre come le proposte emendative dell'UDC siano volte a rimediare ai tagli alle politiche in sostegno delle famiglie, dei giovani, delle persone non autosufficienti promuovano diritto allo studio.
Segnala, inoltre, le questioni attinenti al finanziamento delle scuole paritarie, per le quali anche molti deputati appartenenti alla minoranza hanno mostrato particolare attenzione. In proposito, nel rilevare l'inadeguatezza del sistema di finanziamento previsto dalla legge n. 62 del 2000, che dispone stanziamenti di carattere annuale, ritiene necessario garantire un finanziamento strutturale delle scuole paritarie, assicurando quanto meno il ripristino nel prossimo esercizio dei finanziamenti previsti nel 2010. Richiamando le proprie considerazioni in sede di esame preliminare dei disegni di legge di bilancio e di stabilità, ricorda che le scuole paritarie rappresentano circa il 44 per cento dell'offerta scolastica nelle scuole dell'infanzia, sottolineando che un loro mancato finanziamento rischierebbe di ledere gravemente il principio di libertà di insegnamento garantito dalla nostra Costituzione. Per quanto riguarda, poi, le misure relative allo sviluppo economico, segnala che il proprio gruppo ha presentato diverse proposte emendative volte, in particolare, a sostenere il settore agricolo. In proposito segnala gli emendamenti volti a riconoscere agevolazioni contributive nelle zone montane, anche al fine di contrastare lo spopolamento che contribuisce ad aggravare la già difficile situazione di dissesto idrogeologico dei territori montani, a rifinanziare il Fondo per la razionalizzazione e la riconversione della produzione bieticolo-saccarifera in Italia, nonché a riconoscere incentivi all'intera filiera agroalimentare, anche al fine di contenere la crescita dei prezzi finali nel settore alimentare. Segnala, altresì, le proposte emendative volte a sostenere l'imprenditoria giovanile in agricoltura, a rifinanziare il Terzo Piano Nazionale per la pesca, ad incentivare l'utilizzo del gasolio per riscaldamento nelle coltivazioni sotto serra e a finanziare il Piano irriguo nazionale, in modo da non rendere necessaria la privatizzazione dell'acqua che non è imposta da vincoli derivanti dall'appartenenza all'Unione europea, ma dalla necessità di acquisire risorse private per mantenere il sistema idrico nazionale. Nel richiamare l'importanza della realizzazione della superstrada Fano-Grosseto, sulla quale si è soffermato il collega Vannucci, segnala la necessità di incrementare le dotazioni delle missioni di spesa dal Ministero della giustizia e del Ministero dell'Interno, al fine di garantire che, almeno nelle principali missioni, gli stanziamenti per il 2011 siano al livello di quelli relativi all'esercizio 2010. Ritiene, inoltre, necessaria una diversa allocazione delle risorse nell'ambito della missione Sviluppo sostenibile e tutela dell'ambiente, anche al fine di ripristinare le risorse destinate ad interventi volti a contrastare il dissesto idrogeologico. Giudica, altresì, necessario lo stanziamento di adeguate risorse per la sicurezza stradale e la mobilità, sottolineando come le recenti modifiche al Codice

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della strada richiedano la previsione di adeguati interventi di spesa volti a realizzare misure di prevenzione che accompagnino le nuove previsioni sanzionatorie già efficaci. Nel segnalare come anche la missione Soccorso civile richieda lo stanziamento di adeguate risorse, osserva come, su un piano generale, la politica dei tagli lineari perseguita dal Governo sin dal decreto-legge n. 112 del 2008 si stia dimostrando inadeguata a fronteggiare le esigenze dei diversi settori di spesa, come dimostra un attento esame delle tabelle relative agli stati di previsione dei principali ministeri. In proposito, osserva che, mentre nel periodo dal 2001 al 2005 il Governo di centro-destra ha inteso garantire l'equilibrio dei conti pubblici senza realizzare operazioni di macelleria sociale, in questa legislatura, nonostante le ripetute assicurazioni al riguardo, la politica dei tagli lineari ha finito col determinare gravi ricadute di carattere sociale. Ribadisce, pertanto, la necessità che nella riduzione delle spese si operino dei tagli di carattere selettivo, ritenendo non condivisibile l'idea di affidare alle burocrazie ministeriale il compito di garantire la riqualificazione della spesa attraverso interventi di rimodulazione. Nel giudicare favorevolmente la scelta del legislatore di creare un collegamento tra il sistema degli obiettivi e degli indicatori di bilancio e il sistema di valutazione adottato in attuazione della legge n. 15 del 2009, osserva tuttavia che il sostanziale blocco del meccanismo di premialità disposto con il decreto-legge n. 78 del 2010 determinerà un sensibile affievolimento dei meccanismo di incentivazione esistenti, dal momento che le amministrazioni non potranno corrispondere premi in relazione al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Da ultimo, con riferimento all'ecobilancio allegato al disegno di legge di bilancio, pur ritenendo che si tratti di un documento apprezzabile, osserva che esso non costituisce un indice di una strategia politica del Governo, che fino ad ora, nell'affrontare le tematiche ambientali si è caratterizzato per una divaricazione delle politiche e degli obiettivi tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministero dell'economia e delle finanze, che si è tradotta anche nella individuazione di distinti programmo di spesa allocati in diversi stati di previsione.

Silvia VELO (PD), nel richiamare le proposte emendative presentate dal gruppo del Partito democratico nel corso dell'esame dei disegni di legge di stabilità e di bilancio presso la Commissione trasporti, nonché il contenuto della relazione di minoranza presentata dal medesimo gruppo, osserva come le disposizioni contenute nel decreto-legge n. 78 del 2010, che hanno pesantemente ridotto le risorse destinate al trasporto pubblico locale, incideranno pesantemente sui livelli qualitativi e quantitativi dei servizi pubblici in tale settore. In proposito, richiama quanto emerso nell'indagine conoscitiva in corso presso la Commissione trasporti in materia di trasporto ferroviario, segnalando che in tale sede i rappresentati del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti hanno indicato come la riduzione di circa il 10 per cento dei finanziamenti destinati al servizio universale determinerà una corrispondente riduzione dei servizi riconosciuti e dei chilometri coperti da tale servizio. Osserva, altresì, che il taglio ai trasferimenti regionali operato nella manovra di luglio vanifica sostanzialmente il contenuto delle disposizioni contenute nella legge n. 244 del 2007, che aveva inteso garantire certezza e continuità al finanziamento del trasporto pubblico locale attraverso il riconoscimento di una compartecipazione al gettito delle accise sul gasolio da autotrazione. Ritiene che la riduzione delle risorse prevista dal decreto-legge n. 78 sia assolutamente insostenibile, anche perché essa incide su vincoli contrattuali di carattere pluriennale con la società Trenitalia, osservando come tale giudizio sia ora confermato anche dal Governo, che nell'ambito del disegno di legge di stabilità consente alle regioni di compensare la riduzione dei trasferimenti riferiti al trasporto pubblico locale con risorse provenienti dal Fondo per le aree sottoutilizzate. In ogni caso, osserva che

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già in questa fase si è avviata una discussione tra gli enti e le società interessate al fine di ridiscutere le tariffe e i servizi esistenti, incidendo su una situazione già estremamente difficile per i pendolari, che dal prossimo mese di gennaio incontreranno disagi ancora maggiori degli attuali. Su un piano più generale, ritiene che debba rilevarsi come l'investimento nel trasporto su rotaia rappresenti un intervento di carattere strategico nel nostro Paese, in quanto consentirebbe di ridurre significativamente l'inquinamento e le emissioni di gas serra e di rendere più agevole il traffico delle merci, che nel nostro Paese in molti casi è lento e difficoltoso. Osserva in ogni caso che la scelta compita dal disegno di legge di stabilità di ricorrere a risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate determina un dirottamento di somme da spese di investimento a spese di parte corrente, facendo in modo che, come è stato detto, si bruci la legna per vendere la cenere. A suo avviso si tratta di una scelta sbagliata, che non contribuisce a garantire un adeguato livello di crescita del nostro sistema economico e determina una sostanziale dequalificazione della spesa. Invita, quindi, il rappresentare del Governo e i deputati della maggioranza a porre rimedio ai tagli operati dal decreto-legge n. 78 del 2010, che lo stesso disegno di legge di stabilità considera insostenibili, e a valutare conseguentemente le proposte presentate al riguardo dal gruppo del Partito democratico.
Rileva quindi come il Governo abbia assunto dei precisi impegni in materia di banda larga e come tali impegni non siano stati mantenuti, contribuendo così a determinare una situazione di drammatico ritardo rispetto ad un tema strettamente correlato alla competitività del Paese. Gli interventi del Governo risultano inadeguati anche con riferimento allo sviluppo dei servizi postali, in relazione ai quali non vi è interlocuzione costruttiva da parte della maggioranza.

Alberto FLUVI (PD) ritiene che la politica economica del Governo sia del tutto fallimentare, anche perché, in un periodo di grave crisi economica, questo si è occupato esclusivamente della tenuta dei conti pubblici, senza prevedere alcun intervento per espandere la domanda e gli investimenti. Sottolinea come, d'altra parte, senza seri interventi di stimolo dell'economia, non sia possibile neanche tenere in ordine i conti pubblici. Con riferimento all'intenzione manifestata dal Governo di procedere ad una complessiva riforma del fisco, ritiene che la stessa non sia realizzabile per diversi ordini di motivi. In primo luogo non sembrano sussistere i tempi necessari. Inoltre, non ritiene possibile, come invece affermato dal Ministro Tremonti, che la copertura per la predetta riforma non derivi dai proventi della lotta contro l'evasione fiscale, tenuto conto che la gran parte della manovra finanziaria estiva risulta coperta proprio con le entrate derivanti dalla lotta all'evasione. Vi è quindi un problema di copertura finanziaria non superabile con dichiarazioni improntate ad un rigido quanto sterile rigorismo. A suo giudizio, il dato fondamentale dal quale muovere è la situazione di profonda sperequazione che si è determinata nel tessuto socio-economico, caratterizzato da una sensibile divaricazione della forbice tra i più abbienti ed i meno abbienti, con il 70 per cento dell'IRPEF prelevato dai redditi da lavoro dipendente e dai pensionati, ed il carico fiscale sulle piccole imprese che supera il 50 per cento. Piuttosto che operare una difficile riforma fiscale, ritiene che maggioranza ed opposizione dovrebbero collaborare in modo costruttivo per individuare alcuni interventi mirati che siano volti ad agevolare le famiglie, gli artigiani e le piccole imprese. Si potrebbe, ad esempio, prevedere una adeguata detrazione per i familiari a carico ed aumentare progressivamente la franchigia IRAP per i commercianti e gli artigiani. Queste misure potrebbero essere finanziate con una tassazione sulla speculazione finanziaria. Auspica, infine, che l'attuazione dell'Accordo Basilea 3 non sia utilizzato dal Governo come un paravento dietro il quale nascondere l'incapacità di adottare politiche attive ed efficaci per le imprese.

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Rolando NANNICINI (PD) ritiene che il Governo si sia limitato ad adottare le misure più semplici, quali appunto il controllo della cassa ed il blocco delle spese per investimento, senza sforzarsi si trovare soluzioni più efficaci ed in grado di rilanciare l'economia. Sottolinea come molte questioni rimangano aperte anche sul patto di stabilità interno e riterrebbe grave che le stesse fossero affrontate in un apposito decreto legge, successivo all'approvazione della legge di stabilità, sostanzialmente eludendo in tal modo il dibattito parlamentare.

Oriano GIOVANELLI (PD) illustra i propri emendamenti 1.38 e 1.39, che affrontano la questione della proliferazione delle società costituite dai comuni, e ne raccomanda l'approvazione. Illustra e raccomanda l'approvazione anche degli emendamenti 1.255 e 1.257, sottolineando come il completamento delle opere pubbliche in corso di esecuzione debba essere considerata una priorità.

Erminio Angelo QUARTIANI (PD), nel condividere i contenuti e le finalità delle proposte emendative testè illustrate, manifesta apprezzamento per l'intervento del deputato Vannucci in ordine all'emendamento 1.99 sul fondo per la montagna, in ordine al quale auspica che il Governo ed il relatore si pronuncino con un parere favorevole. Deplora la circostanza che gli interventi normativi che si sono susseguiti negli ultimi anni hanno causato il sistematico depauperamento delle risorse previste a favore delle comunità montane e, in particolare, osserva come si sia giunti al grave azzeramento, per il 2011, delle risorse del fondo per la montagna di cui alla legge n. 97 del 1994. Precisa che con lo svuotamento del menzionato fondo si viene a delineare l'ingiustificato estinguersi delle risorse relative agli investimenti delle comunità montane e non solo delle spese riguardanti il personale, in relazione alle quali ultime era stato presentato l'emendamento 1.100, dichiarato inammissibile. Rammenta ed apprezza, altresì, i contenuti della risoluzione Vannucci in materia di sostegno alla montagna. Nel rilevare che è in corso d'esame presso la competente commissione una specifica proposta di legge in materia di comunità montane, fa notare che l'urgenza dell'intervento esige che, in sede di approvazione della legge di stabilità, si tenti di recuperare almeno 40 milioni di euro per il prossimo triennio a favore della montagna, che con la sua specificità è parte integrante delle politiche dell'Unione europea di coesione sociale ed economica. Sostiene che investire risorse sulla montagna non risponde ad attese e istanze meramente settoriali, ma attiene a profili di tutela e sicurezza ambientale di particolare rilievo. Nel ribadire che la montagna necessita di interventi strutturali e di adeguati investimenti, sollecita il Governo ad offrire opportuni segnali in tal senso, mediante l'accoglimento degli emendamenti presentati in materia.

Maria Teresa ARMOSINO (PdL) dichiara di apprezzare la conduzione della politica economica del Governo e sottolinea che la manovra è stata valutata favorevolmente in sede di Unione europea. Fa notare che gli interventi di contenimento del debito pubblico sono imposti dalla contingenza della crisi economica. Sostiene tuttavia che nell'attuale contesto la politica nel suo complesso non ha più l'autorevolezza morale necessaria per chiedere alla collettività di sostenere i sacrifici che la crisi economica impone. Nel rievocare la sua esperienza di amministratore di provincia, e rigettando le pretestuose critiche sull'infondata opinione circa gli emolumenti di cui disporrebbe in ragione delle diverse cariche che riveste, dichiara di aver maturato la convinzione che non si può assumere la veste di legislatore se non si è prima svolta una funzione di amministratore locale. Rammenta, quindi, taluni episodi esemplari e significativi della sua attività di amministratore, provinciale rilevando che in tale ambito si rende prioritario, pur in condizioni di emergenza di bilancio, assecondare e soddisfare i bisogni primari della cittadinanza, anche per evitare che le

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inadempienze amministrative, con il relativo conseguente contenzioso, alimentino la crescita del debito delle amministrazioni locali. In relazione alle dinamiche che inducono sovente allo squilibrio dei bilanci degli enti locali in relazione ai vincoli fissati dal Patto di stabilità interno, sottolinea che sorgono evidenti criticità in tal senso anche in relazione ai lavori pubblici già appaltati dagli enti locali ed effettuati, in quanto l'onere di saldare i crediti vantati dalle imprese appaltatrici implica inevitabilmente una violazione dei vincoli posti dal predetto Patto di stabilità. Richiama quindi le enormi difficoltà in cui versano le amministrazioni locali e l'assoluto depauperamento delle relative risorse, che si rendono talvolta sufficienti per le sole spese di funzionamento degli uffici e del personale. Sulla base di quanto rilevato, dichiara di voler denunciare con convinzione l'assoluta insufficienza dei contenuti della manovra e sostiene che non voterà la legge di stabilità qualora il Governo non fornisca adeguate garanzie agli enti locali sui contenuti dell'imminente decreto-legge «milleproroghe». Sostiene che in materia di federalismo fiscale è in corso una grave mistificazione rispetto ai pretesi effetti benefici e salvifici che il provvedimento dovrebbe fornire al Paese. Ritiene inappropriato considerare una misura di federalismo fiscale l'imposizione, per i comuni con meno di 5 mila abitanti, di adottare una forma associativa o un'unione con altri comuni. Non reputa affatto utile il federalismo fiscale, nei termini in cui si viene delineando, rispetto all'intento di contenimento dei conti pubblici. Considera esiziale la pretesa differenziazione tra enti locali virtuosi del Nord ed enti non virtuosi del Sud. Ritiene, al contrario, che la politica del Governo in tema di enti locali risulti nefasta su tutti i fronti e foriera di imprevedibili criticità nella gestione del governo del territorio. Contesta gli interventi normativi volti a fissare specifici parametri per i piccoli comuni e, contestualmente, la previsione di pesanti penalizzazioni che incidono su tutti gli enti locali, quale che sia la relativa dimensione. Conclude denunciando la deplorevole, ingente riduzione di risorse per gli enti locali che rende del tutto impossibile il funzionamento dei relativi uffici nonché l'erogazione dei servizi alla cittadinanza. In relazione al tema delle province, stigmatizza l'operato del Governo volto a ridurne i margini di azione attraverso l'ingente decurtazione di risorse; fa notare che ciò pregiudica l'espletamento dei servizi alla collettività e per tale motivo, nella provincia da lei amministrata, intende prospettare una manovra di bilancio che destini le risorse disponibili ai servizi sociali, rinviando al Ministero dell'interno la richiesta di assolvere all'onere delle corrispondenti spese per il personale dell'ente. Esorta il Governo a rendersi disponibile a promuovere, parallelamente all'esame dei documenti di bilancio, una tavolo nel quale discutere le misure in materia di Patto di stabilità interno che intende inserire nel decreto-legge in materia economico-finanziaria di prossima emanazione.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame alla seduta che sarà convocata per le ore 16.30.

La seduta termina alle 13.20.

DELIBERAZIONE DI RILIEVI SU ATTI DEL GOVERNO

Mercoledì 3 novembre 2010. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il Vice Ministro dell'economia e delle finanze Giuseppe Vegas.

La seduta comincia alle 17.15.

Schema di decreto legislativo recante modifiche al codice dell'amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82.
Atto n. 266.

(Rilievi alla I Commissione).
(Esame e conclusione - Rilievi).

Giancarlo GIORGETTI, presidente, in sostituzione del relatore, ricorda che lo

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schema di decreto legislativo in esame reca disposizioni integrative e di modifica del codice dell'amministrazione digitale di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, che, all'articolo 90, contiene una clausola di non onerosità riferita alle disposizioni del codice medesimo. Rileva che il provvedimento è corredato di relazione tecnica che, richiamando, tra l'altro, la clausola di invarianza di cui al citato articolo 90, evidenzia l'assenza di effetti onerosi riferibili alle disposizioni in esame. Segnala che tale neutralità finanziaria è suffragata talvolta dalla valenza meramente programmatica di talune disposizioni introdotte e, in altri casi, dalla specifica finalità delle previsioni, volte a conferire effettività a principi già contenuti nel decreto legislativo n. 82 del 2005. Rileva che viene altresì disciplinata un'apposita procedura - riferita tuttavia alle sole amministrazioni statali - volta a definire, in via amministrativa, tempi e modalità per la progressiva, concreta applicazione di alcune delle innovazioni introdotte, al fine di assicurare la sostenibilità dei relativi oneri rispetto alle risorse disponibili a legislazione vigente (articolo 49, comma 17). Al riguardo, rileva l'opportunità che la neutralità delle disposizioni in esame sia dimostrata sulla base di dati ed elementi di valutazione di carattere finanziario, che tengano anche conto dei presumibili tempi di effettiva applicazione di disposizioni che presentano carattere prevalentemente programmatico. A queste ultime, infatti, potrebbe essere attribuita effettività con determinazioni assunte esclusivamente in via amministrativa anche sulla base di quanto disposto all'articolo 49, comma 17.
Con riferimento agli articoli 1 e 2, recanti Principi generali - Definizioni, finalità e ambito di applicazione, ritiene opportuno acquisire chiarimenti volti a verificare se sia ipotizzabile l'insorgenza di oneri a carico dei soggetti cui è estesa la disciplina del codice dell'amministrazione digitale per l'adeguamento dei propri sistemi informatici.
Per quanto concerne gli articoli da 3 a 7, recanti principi generali - Diritti dei cittadini e delle imprese, con riferimento all'articolo 6, cui la relazione tecnica attribuisce valenza programmatica, si richiamano le considerazioni svolte in premessa circa la necessità di suffragare con elementi di carattere finanziario l'ipotesi di neutralità della norma, anche in ragione dei presumibili tempi di concreta applicazione delle innovazioni da essa prefigurate. Con riferimento alle norme che estendono a tutte le amministrazioni, ivi comprese quelle delle regioni ed enti locali, l'ambito applicativo del codice dell'amministrazione digitale, ritiene opportuno che sia chiarito in base a quali valutazioni si giunga ad escludere l'insorgenza di nuovi o maggiori oneri. Rileva che tale chiarimento dovrebbe essere fornito anche considerato che, secondo la relazione illustrativa, la delega per la riforma del codice dell'amministrazione digitale è stata disposta per «assicurare maggiore effettività alle molte norme la cui attuazione ha, finora, segnato il passo, vuoi per l'inerzia della pubblica amministrazione vuoi per l'oggettiva scarsità delle risorse disponibili». Osserva in proposito che per alcuni enti, di più ridotte dimensioni, in considerazione delle limitate possibilità di bilancio, potrebbero non sussistere le risorse necessarie ad adeguare i propri sistemi informativi, ai nuovi requisiti indispensabili al fine di consentire l'applicazione delle nuove disposizioni. A tal proposito rammenta che la nuova formulazione dell'articolo 3 del codice dell'amministrazione digitale non reca più la clausola che prevedeva l'applicabilità agli enti locali delle disposizioni in esso contenute «nei limiti delle risorse tecnologiche ed organizzative disponibili». Con riferimento alla norma che consente alle pubbliche amministrazioni centrali di avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, di prestatori di servizi di pagamento per consentire ai privati di effettuare i pagamenti attraverso l'utilizzo di carte di debito, di credito o prepagate e di ogni altro strumento di pagamento elettronico disponibile, non ha osservazioni

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da formulare, considerato che tale previsione non ha carattere di obbligatorietà. Risulterebbe, peraltro, opportuno chiarire se, stante la clausola di neutralità per la finanza pubblica, la norma implichi che gli eventuali oneri di riscossione debbano essere messi a carico degli utenti.
Con riferimento agli articoli da 8 a 10, recanti principi generali - Organizzazione delle pubbliche amministrazioni e rapporti fra Stato, regioni e autonomie locali, osserva che la nuova formulazione dell'articolo 15 del codice dell'amministrazione digitale, proposta dall'articolo 9 del testo in esame, sembra destinare la totalità delle economie derivanti dalla riorganizzazione strutturale e gestionale delle pubbliche amministrazioni a finalità di spesa, mentre a legislazione vigente, in applicazione dell'articolo 27 della legge 27 ottobre 2009, n. 150, la quota dei risparmi direttamente destinata a nuove finalità di spesa sembrerebbe non poter eccedere il 30 per cento. Sul punto appare indispensabile un chiarimento da parte del Governo. Per quanto concerne la nuova formulazione dell'articolo 12 del codice dell'amministrazione digitale e la possibilità che la stessa sia finalizzata a rendere vincolante una norma che attualmente ha natura programmatica, rinvia alle considerazioni svolte in premessa e a quelle riferite agli articoli da 3 a 7.
Per quanto concerne gli articoli da 15 a 21, in materia di documento informatico e firme elettroniche - firma elettroniche e certificatori, ritiene opportuno, alla luce di quanto affermato dalla relazione illustrativa, chiarire se DigitPA possa svolgere le funzioni di vigilanza e controllo ad essa assegnate con le risorse disponibili a legislazione vigente. Rileva, infatti, che il flusso di risorse rinveniente da sanzioni ha natura eventuale ed è soggetto a variazioni nel corso degli anni: esso sembrerebbe, di conseguenza, inidoneo a garantire il finanziamento di spese relative ad attività di natura continua ed istituzionale. In merito ai profili di copertura finanziaria, osserva che l'articolo 18, comma 2, capoverso comma 5, prevede che i proventi derivanti dalle sanzioni amministrative previste dall'articolo 32-bis del codice dell'amministrazione digitale, inserito dal comma 2 dell'articolo in esame, siano iscritti nell'apposito capitolo del bilancio di DigitPA. Al riguardo, considera opportuno acquisire un chiarimento da parte del Governo se la finalità della norma sia quella di prevedere che le risorse derivanti dalle sanzioni amministrative debbano essere iscritte negli appositi capitoli di spesa del bilancio dello Stato concernenti le spese relative a DigitPA. In proposito, ritiene necessario che il Governo chiarisca se i proventi delle sanzioni debbano affluire all'entrata del bilancio dello Stato. Rileva che in tal caso, infatti, la disposizione dovrebbe essere riformulata, al fine di prevedere che i proventi delle sanzioni affluiscano all'entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnati agli appositi capitoli di spesa di DigitPA.
Con riferimento agli articoli da 23 a 26, in materia di formazione, gestione e conservazione dei documenti informatici, per quanto concerne la riformulazione dell'articolo 40 del CAD, che prevede che le pubbliche amministrazioni formino gli originali dei propri documenti con mezzi informatici non riproponendo la condizione della disponibilità di idonee risorse tecnologiche, ritiene opportuno che il Governo fornisca elementi volti a confermare che le amministrazioni siano effettivamente nelle condizioni per ottemperare a tali compiti. Segnala che tale conferma appare necessaria, non soltanto con riferimento alla produzione di documenti basati sulla elaborazione di soli testi, quanto soprattutto con riferimento alla produzione di elaborati tecnici, quali ad esempio mappe o planimetrie, che richiedono applicazioni spesso complesse e di carattere professionale e che necessitano, a loro volta, di apparecchiature hardware maggiormente sofisticate. Con riferimento alla disposizione che prevede l'obbligo di protocollazione informatica delle comunicazioni di posta elettronica inviate e ricevute dalle amministrazioni pubbliche, di cui all'articolo 23, comma 2, ritiene che debba essere chiarito se tale obbligo possa determinare un notevole incremento delle

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attività amministrative, con conseguente aggravio di spesa. Osserva che tale chiarimento appare necessario con particolare riguardo all'obbligo di protocollare anche le comunicazioni o lo scambio di informazioni con i cittadini, disposto per effetto del rinvio all'articolo 57-bis, comma 1, del codice dell'amministrazione digitale contenuto nella norma in esame. Per quanto attiene, infine, all'affermazione della relazione tecnica, riferita all'articolo 23, comma 1, del testo in esame, secondo la quale la nuova formulazione dell'articolo 40 del codice dell'amministrazione digitale si limita a dare valenza prescrittiva ad un principio già enunciato dalla legge, rinvia alle osservazioni formulate in premessa e a quelle relative agli articoli da 3 a 7 del provvedimento in esame.
Per quanto concerne gli articoli da 29 a 35, in materia di dati delle pubbliche amministrazioni, con riferimento alle attività da porre in essere al fine di garantire la continuità operativa dei servizi telematici, previste dall'articolo 29 del testo in esame, rileva che la relazione tecnica afferma che le amministrazioni provvederanno con le risorse disponibili a legislazione vigente sulla base delle direttive degli organi di indirizzo politico. Rileva che il tenore letterale della relazione tecnica implica, pertanto, che le attività in questione comportino spese, di cui non viene tuttavia fornita una quantificazione. Considerato che le procedure per la gestione della continuità operativa potranno essere affidate, a norma di legge, anche a soggetti esterni alla PA e che il costo di tale servizio dovrà essere coperto con risorse che abbiano natura permanente, mentre le disponibilità di bilancio esistenti potrebbero non avere tale carattere, ritiene necessario disporre di chiarimenti circa l'entità delle spese da sostenere e delle risorse con cui farvi fronte. Rileva che tali chiarimenti appaiono particolarmente necessari con riguardo ad amministrazioni diverse da quelle statali. Osserva, comunque, che la relazione tecnica afferma che le previsioni normative garantiscono la flessibilità dal momento che l'adozione dei piani di continuità operativa e di disaster recovery presuppongono la redazione dettagliata di studi di fattibilità. Segnala che tali affermazioni sembrano attribuire alla norma un contenuto sostanzialmente programmatico: sul punto appare necessario acquisire l'avviso del Governo.
Ritiene altresì opportuno acquisire precisazioni circa l'esatta portata della disposizione che prevede che l'amministrazione che richiede dei dati in possesso di un'altra sia tenuta a liquidare solo «l'eventuale prestazione di elaborazioni aggiuntive». Ritiene che andrebbe, inoltre, chiarito se il Dipartimento della funzione pubblica disponga delle risorse umane, finanziarie e strumentali necessarie a curare la pubblicazione internet, come previsto dall'articolo 32 del testo in esame, di una pluralità di informazioni concernenti tutte le amministrazioni centrali anche tenendo conto che dette informazioni devono essere oggetto di continuo aggiornamento. Segnala di non avere nulla da osservare con riferimento alle attività di coordinamento assegnate a DigitPA a norma dell'articolo 30 del testo in esame, considerato che la relazione tecnica afferma che le disposizioni si limitano a precisare le modalità con cui la stessa assolve alla propria missione istituzionale. Dichiara, infine, di non avere nulla da osservare, altresì, sulle disposizioni di cui all'articolo 31 del testo in esame che prevedono che le pubbliche amministrazioni promuovano progetti di elaborazione e di diffusione dei dati in loro possesso, tenuto conto della valenza programmatica della norma, evidenziata dalla relazione tecnica.

Il Vice Ministro Giuseppe VEGAS deposita una nota contenente gli elementi di risposta alle osservazioni dei relatori (vedi allegato).

Giancarlo GIORGETTI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, sospende la seduta, che riprenderà al termine dell'esame in sede referente dei disegni di legge di stabilità e di bilancio, anche al fine di consentire a tutti i componenti della Commissione di valutare i

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contenuti della nota depositata dal Vice Ministro Vegas.

La seduta, sospesa alle 17.25, riprende alle 19.45.

Roberto SIMONETTI (LNP), relatore, formula la seguente proposta di parere:

«La V Commissione Bilancio, tesoro e programmazione,
esaminato, per quanto di competenza, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento, lo schema di decreto legislativo recante modifiche al codice dell'amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82 (atto n. 266);
preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo, per cui:
l'estensione delle disposizioni del Codice dell'amministrazione digitale alle società interamente partecipate da enti pubblici o con prevalente capitale pubblico, disposta dagli articoli 1 e 2, oltre a rappresentare uno dei criteri di delega previsti dall'articolo 33, comma 1, lettera o), della legge n. 69 del 2009, non comporta maggiori oneri, ma anzi è suscettibile di determinare la realizzazione di consistenti economie;
le disposizioni degli articoli da 3 a 7, concernenti misure volte a tutelare il diritto dei cittadini e delle imprese di richiedere ed ottenere l'uso delle tecnologie telematiche nelle comunicazioni con tutte le pubbliche amministrazioni, non determinano nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica;
la disposizione di cui all'articolo 6, che estende a tutte le amministrazioni pubbliche l'obbligo di sviluppare l'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, oltre a rivestire valenza programmatica, costituisce un principio fondamentale di coordinamento informativo, statistico e informatico dei dati dell'amministrazione statale, regionale e locale, in applicazione dell'articolo 117, secondo comma, lettera r), della Costituzione, principio cui le regioni e gli enti locali daranno ulteriore attuazione nell'ambito delle proprie potestà legislative e regolamentari, osservando l'invarianza della spesa;
le disposizioni di cui all'articolo 9, nello stabilire la quota dei risparmi derivanti dall'implementazione dei processi di digitalizzazione e dalle conseguenti riorganizzazioni strutturali e gestionali da destinare al finanziamento di nuovi progetti di innovazione, rappresentano la puntuale attuazione della seconda parte del criterio di delega di cui alla lettera b), comma 1, dell'articolo 33 della legge delega;
con riferimento alla quota dei predetti risparmi da destinare all'incentivazione del personale, l'articolo 9 ribadisce il meccanismo di finanziamento del premio di efficienza già previsto dall'articolo 27 del decreto legislativo n. 150 del 2009, stabilendo soltanto una diversa ripartizione di risorse eventuali, derivanti da economie di spesa, senza maggiori oneri per la finanza pubblica;
le sanzioni pecuniarie da introdurre nel codice dell'amministrazione digitale, ai sensi dell'articolo 18 dello schema di decreto, saranno espunte dal testo, recependo una puntuale osservazione formulata in tal senso dal Consiglio di Stato, fatte salve le funzioni di vigilanza e controllo che DigitPA continuerà a svolgere con le risorse disponibili a legislazione vigente;
le pubbliche amministrazioni potranno dare attuazione alle disposizioni per la formazione dei documenti originali con mezzi informatici e per l'utilizzo del protocollo informatico, di cui agli articoli da 23 a 26, con le risorse strumentali disponibili a legislazione vigente;
attualmente tutte le pubbliche amministrazioni formano gli originali dei propri documenti con mezzi informatici e tutte le amministrazioni centrali dispongono di un sistema di protocollo elettronico, risultando, peraltro, in aumento il

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numero di documenti che giungono alle amministrazioni in forma elettronica;
occorre, inoltre, considerare che le amministrazioni hanno previsto ingenti investimenti, pari a circa 231 milioni di euro, nei sistemi di protocollo informatizzati ed è pertanto prevedibile che il numero dei documenti protocollati in modo tradizionale divenga a breve residuale;
con riferimento alla protocollazione informatica delle comunicazioni che provengono da caselle di posta elettronica certificata, le amministrazioni utilizzeranno le funzionalità degli stessi sistemi informatici che già sono in uso per ricevere la corrispondenza, senza aggravio di spesa, posto che non sono previste ulteriori attività amministrative, ma uno snellimento delle procedure di smistamento e di protocollazione;
le attività previste dall'articolo 29, da porre in essere al fine di garantire la continuità operativa dei servizi telematici, sono parte integrante della gestione dei servizi informatici e i relativi costi sono ricompresi nei costi di gestione dei sistemi informativi;
l'articolo 29 non prevede, pertanto, obblighi aggiuntivi per le amministrazioni pubbliche, ma introduce disposizioni per conseguire una maggiore efficacia delle attività per la continuità del servizio a parità di risorse impiegate;
il Dipartimento della funzione pubblica già provvede, con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente, a pubblicare sul proprio sito i dati forniti dalle amministrazioni; posto che i dati sono già trasmessi in formato elettronico, la pubblicazione degli stessi non richiede una specifica elaborazione, né l'impiego di risorse umane e finanziarie aggiuntive;
la nomina del Commissario ad acta di cui all'articolo 36 dovrà avvenire senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica;
DigitPA farà fronte ai propri compiti istituzionali, compresi quelli ulteriori derivanti dalle modifiche al Codice dell'amministrazione digitale previste dal presente schema di decreto, con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente;
ritenuta l'opportunità di unificare in una unica clausola di neutralità le clausole contenute nei commi 15 e 16 dell'articolo 49,

VALUTA FAVOREVOLMENTE

lo schema di decreto legislativo e formula il seguente rilievo sulle sue conseguenze di carattere finanziario:
all'articolo 49 sostituire i commi 15 e 16 con il seguente: «15. DigitPA e le altre amministrazioni pubbliche interessate provvedono all'attuazione del presente decreto legislativo con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».

Il Vice Ministro Giuseppe VEGAS concorda con la proposta di parere del relatore.

La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

La seduta termina alle 19.55.

SEDE REFERENTE

Mercoledì 3 novembre 2010. - Presidenza del vicepresidente Giuseppe Francesco Maria MARINELLO, indi del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il Vice Ministro dell'economia e delle finanze Giuseppe Vegas.

La seduta comincia alle 16.55.

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Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2011).
C. 3778 Governo.

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013.
C. 3779 Governo.

(Seguito dell'esame congiunto e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame congiunto dei provvedimenti, rinviato, da ultimo, nella seduta antimeridiana del 3 novembre 2010.

Giuseppe Francesco Maria MARINELLO, presidente, sospende brevemente la seduta al fine di consentire ai relatori e al rappresentante del Governo di completare l'istruttoria sulle proposte emendative presentate ai fini dell'espressione dei relativi pareri.

La seduta, sospesa alle 17, riprende alle 17.25.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, avverte che l'emendamento Bobba 1.307 è stato ritirato dal presentatore. Comunica, inoltre, che l'onorevole Strizzolo aggiunge la propria firma alle proposte emendative riferite al disegno di legge di stabilità e al disegno di legge di bilancio a prima firma dei deputati Ghizzoni, Mariani e Baretta. Avverte, infine, che l'onorevole Duilio appone la propria firma all'emendamento Bobba 1.343.

Il Vice Ministro Giuseppe VEGAS ringrazia i deputati intervenuti per aver sollevato diverse questioni di notevole rilevanza. Da un punto di vista generale, dichiara di condividere il richiamo dell'onorevole Vannucci alla situazione economica reale del Paese; ad avviso del Governo, tuttavia, proprio la considerazione della condizione economica impone di concentrare gli sforzi sull'obiettivo di garantire la stabilità finanziaria e la tenuta dei conti pubblici, scongiurando, in tal modo, il rischio di un rialzo dei tassi di interesse, che sarebbe deleterio proprio per l'economia reale. Ricorda, altresì, come il disegno di legge di stabilità all'esame della Commissione sia coerente con il quadro di interventi di finanza pubblica definito dal decreto-legge n. 78 del 2010, di cui rappresenta lo svolgimento. Fa presente, inoltre, come nell'ultimo Consiglio dei ministri economico-finanziari dell'Unione europea siano state poste le basi per l'aggiornamento, in maniera concordata, dello strumentario di finanza pubblica degli Stati membri: ciò consentirà un grado più elevato di concertazione delle politiche economiche in ambito europeo, ma comporterà al tempo stesso un'inevitabile cessione di sovranità da parte degli Stati. Ricorda, quindi, come la recente riforma della legge di contabilità abbia escluso dal contenuto proprio della manovra finanziaria le misure di sviluppo, come evidenziato anche dalla nuova denominazione dalla legge di stabilità. Passando, quindi, alle considerazioni dei colleghi che hanno lamentato, per l'appunto, l'assenza di misure di crescita, sottolinea come per il Governo la rimodulazione della pressione fiscale attraverso la riforma della fiscalità costituisca la via principale per perseguire l'obiettivo della crescita economica, sebbene nell'attuale fase economico-finanziaria non sia ipotizzabile l'adozione di misure che comportino una riduzione del gettito. Evidenzia, altresì, come le proposte emendative concernenti interventi a favore di singoli settori o categorie non possano essere valutate positivamente, qualora comportino un aumento della pressione fiscale al fine di assicurarne la copertura finanziaria. Fa presente, quindi, come anche i margini per norme di copertura mediante riduzione degli stanziamenti previsti nella Tabella C allegata al disegno di legge di stabilità siano estremamente ridotti, perché tale riduzione rischierebbe, allo stato, di compromettere il funzionamento di alcuni settori della pubblica amministrazione o, addirittura, l'effettuazione di spese obbligatorie. Osserva, peraltro, come l'indisponibilità del Governo

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ad accogliere proposte volte a modificare i saldi o la struttura dei provvedimenti in esame - indisponibilità dovuta alla funzione che tali provvedimenti assolvono nel rapporto tra il nostro Paese e l'Unione europea - sia compensata dalla possibilità di affrontare nell'ambito del decreto-legge che il Governo si accinge ad emanare alcuni dei problemi sollevati nel corso della discussione, quali, ad esempio, i finanziamenti per le politiche sociali o per l'università. Per quanto concerne, poi, il Patto di stabilità interno, dichiara di comprendere le preoccupazioni espresse, tra gli altri, dall'onorevole Armosino, rispetto alle quali il Governo manifesta la propria disponibilità a valutare l'opportunità di modificare gli aspetti che, in passato, ne hanno resa complessa o eccessivamente penalizzante l'applicazione, quali, ad esempio, il bilancio di riferimento o l'adozione del criterio dei saldi, anziché dei tetti. È in corso, inoltre, un confronto con gli enti locali al fine di verificare la possibilità di consentire l'utilizzo dei residui per le spese in conto capitale, pur nella consapevolezza che tale misura deve essere valutata con estrema cautela, comportando un aumento dell'indebitamento netto della pubblica amministrazione. Quanto al problema del rilancio degli investimenti, sollevato da diversi deputati, sottolinea come il Governo si stia adoperando al fine di risolvere in tempi rapidi gli impedimenti di tipo procedurale che hanno determinato il blocco di alcuni interventi significativi. Ritiene, inoltre, che taluni problemi di natura più puntuale riferiti, ad esempio, agli italiani all'estero o ai territori di montagna, potranno essere meglio valutati nell'ambito del decreto-legge che il Governo si accinge ad adottare. Quanto alla tassazione delle rendite finanziarie, prevista da alcuni emendamenti, ritiene che anche questa misura debba essere valutata tenendo conto del rischio che produca effetti depressivi sull'economia, scoraggiando determinati categorie di investimenti.
Con riferimento al nuovo ordinamento finanziario della regione Sardegna (articolo 1, commi 834 e segg. della legge n. 296/2006), segnala, preliminarmente, che le risorse da devolvere per gli anni 2010 e successivi alla Regione sono determinate, pur in assenza delle specifiche norme di attuazione, considerando le maggiori entrate alla stessa spettanti sulla base del nuovo ordinamento finanziario. Tali somme saranno poi oggetto di rideterminazione e relativo conguaglio una volta emanate le specifiche norme di attuazione che individuino i criteri analitici di determinazione; norme di attuazione che sono in corso di predisposizione. L'erogazione delle predette devoluzioni sono effettuate a valere sul capitolo 2790/2 del MEF che è alimentato dal capitolo 2797, che riguarda tutte le autonomie speciali. Lo stanziamento del capitolo 2790/2, intestato alla regione Sardegna per l'anno 2010, è pari ad euro 4.550 milioni, mentre per l'anno 2011 è stimato sul predetto capitolo 2797 in via provvisoria un importo di circa 5.500 milioni al fine di assicurare alla Regione Sardegna sia il conguaglio per l'anno 2010 che le entrate per l'anno 2011 derivanti dalla piena attuazione dell'ordinamento finanziario, in applicazione delle sopracitate norme di attuazione. Lo stanziamento definitivo sul capitolo 2790/2 per l'anno 2011 sarà adeguato in sede di assestamento in modo da tenere conto delle metodologie di quantificazione previste dalle norme di attuazione. Lo schema di norma di attuazione in materia finanziaria è stato predisposto dal tavolo tecnico coordinato dal Dipartimento delle Finanze con la collaborazione di rappresentanti della regione Sardegna e del Dipartimento della Ragioneria. Su tale schema, per il quale è stato raggiunto in linea di massima un accordo a livello tecnico, permangono criticità in merito alla definizione delle entrate regionali (che la regione vorrebbe estendere anche alle entrate di natura non tributaria), alle disposizioni in materia di accise diverse dal gas naturale e dai tabacchi, alle disposizioni in materia di entrate per giochi e scommesse, in materia di imposte e tasse sugli affari e in riferimento alle entrate residuali, non espressamente disciplinate dalla norma medesima. Esprime, in conclusione,

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parere contrario su tutti gli emendamenti, fatta eccezione per l'emendamento al bilancio Borghesi 2.1, sul quale esprime parere favorevole

Marco MARSILIO (PdL), relatore per il disegno di legge di bilancio, esprime parere contrario su tutti gli emendamenti presentati al disegno di legge di bilancio.

Marco Mario MILANESE (PdL), relatore per il disegno di legge di stabilità, rileva come la discussione svoltasi nella Commissione sia stata di estremo interesse ed abbia avuto ad oggetto argomenti di alto contenuto politico. Dichiara di condividere sostanzialmente l'intervento dell'onorevole Armosino e di avere apprezzato molti degli interventi dei colleghi di opposizione. È quindi per ragioni di carattere meramente tecnico, legate ai limiti della legge di stabilità ed al suo contenuto tipico, che esprime parere contrario su tutte le proposte emendative presentate. Precisa peraltro come taluni emendamenti abbiano un contenuto politicamente condivisibile, riguardando, ad esempio, l'università, i fondi FAS ed il patto di stabilità, ritenendo che tali temi possano essere più opportunamente discussi ed approfonditi nell'ambito di un ulteriore provvedimento.

Pier Paolo BARETTA (PD) prende atto dei pareri contrari espressi dal Governo e dai relatori, rilevando tuttavia come alla base di tale contrarietà vi sia un ragionamento ambiguo che sottintende la convinzione, assolutamente non condivisibile, che la legge di stabilità non sia emendabile. Per il Governo e la maggioranza è ormai usuale ricorrere all'argomentazione secondo la quale i problemi fondamentali dell'economia del Paese non debbano mai essere affrontati immediatamente, nel corso dell'esame di un determinato provvedimento, bensì sempre nel corso dell'esame di un successivo provvedimento che viene in qualche modo preannunciato. Nel caso di specie sembrerebbe quasi inutile discutere della legge di stabilità perché, da quanto risulta anche da notizie di stampa, il Governo avrebbe intenzione di emanare a breve un decreto-legge che riguarderà tutte le tematiche realmente rilevanti di politica-economica. Ritiene quindi inaccettabile che la reale ragione del parere contrario, espresso su tutte le proposte emendative, sia il fatto che dei temi sollevati dall'opposizione si potrà eventualmente discutere nel corso dell'esame del preannunciato citato decreto-legge, senza peraltro alcuna garanzia che ciò accadrà realmente. Al contrario, sottolinea l'importanza di svolgere un approfondito esame degli emendamenti presentati ai disegni di legge di stabilità e di bilancio.

Giulio CALVISI (PD) si associa all'intervento del collega Barretta per le considerazioni generali, che condivide interamente. Prende quindi atto dei pareri espressi dal Governo e dal relatore sugli emendamenti, esprimendo tuttavia il dubbio che potrebbero non riflettere la posizione della maggioranza e che addirittura potrebbe non esserci più una maggioranza nel Parlamento. Quanto alla risposta resa dal Vice Ministro Vegas alla questione da lui posta questa mattina, prende atto che il Governo intende aspettare l'assestamento 2011 per assegnare alla regione Sardegna le somme dovute per il 2010 e per il 2011. Fa tuttavia notare che la somma cui ha fatto cenno il Vice Ministro Vegas, un miliardo di euro l'anno, è insufficiente, dal momento che, dopo il periodo transitorio, alla Sardegna spettano, a saldo dell'operazione di modifica del regime dei trasferimenti, un miliardo e 600 milioni di euro l'anno, risorse peraltro già iscritte a bilancio dalla regione. Ribadisce perciò tutte le perplessità manifestate nell'intervento di questa mattina e si riserva di valutare con il proprio gruppo l'eventuale presentazione in Assemblea di una pregiudiziale di costituzionalità per lesione dello statuto speciale della Sardegna e della Costituzione.

Massimo VANNUCCI (PD) ricorda al sottosegretario Vegas che l'opposizione è responsabile e responsabilmente ha presentato solo emendamenti che assicurino

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l'invarianza dei saldi. Le coperture finanziarie utilizzate per i diversi interventi proposti con gli emendamenti sono, naturalmente, sempre le stesse, ma questo solo perché l'opposizione era consapevole che non tutti gli emendamenti avrebbero potuto essere accolti. Di fronte alle ragionevoli e responsabili proposte dell'opposizione la totale chiusura del Governo e della maggioranza appare ingiustificabile. Il Governo avrebbe potuto e dovuto dire chiaramente quali parti della manovra ritiene indispensabili e quali, invece, suscettibili di modifica. Avrebbe dovuto cioè indicare su quali risorse non solo l'opposizione, ma tutto il Parlamento potesse fare affidamento per finanziare le proprie proposte prioritarie nel rispetto dei saldi complessivi. Questa sarebbe stata una sana dialettica Parlamento-Governo. Si aggiunga che sono stati presentati anche emendamenti privi di costo e tuttavia utili a risolvere precisi problemi, ad esempio in relazione al funzionamento del patto di stabilità. In conclusione, prende atto che il Governo, anziché aprire uno spazio di discussione con il Parlamento, si attesta su una posizione di completo rifiuto delle proposte parlamentari e che, a parte la deputata Armosino, dalla maggioranza non si leva nessuna voce di protesta. Il suo gruppo, tuttavia, non intende rinunciare al dibattito e pretenderà che si utilizzino per intero i tempi disponibili e si esaminino tutti gli emendamenti.

Renato CAMBURSANO (IdV) prende atto che, per quanto riguarda le questioni da lui sollevate nell'intervento di questa mattina, il rappresentante del Governo ha risposto che non se ne può fare nulla perché mancano le risorse. Ugualmente di chiusura è la posizione del Governo rispetto a tutte le altre proposte parlamentari, e questo nonostante il ministro dell'economia e delle finanze abbia dichiarato che risorse disponibili ce ne sono per 7 miliardi. Se ne deve concludere che il Governo non ha nessuna intenzione di tenere conto degli indirizzi che vengono dal Parlamento, a dispetto del fatto che la riforma della contabilità statale, cui maggioranza e opposizione hanno lavorato assieme, prevedeva chiaramente un doppio ruolo del Parlamento: di indirizzo, appunto, e poi di controllo successivo. Si tratta, in definitiva, dell'ennesimo schiaffo al Parlamento, non solo all'opposizione, ma anche alla maggioranza. Quanto poi al decreto-legge che è stato preannunciato per la metà di novembre, è a questo punto evidente che si tratterà di una manovra finanziaria elettorale in attesa di andare al voto. Chiede pertanto formalmente alla presidenza una sospensione dei lavori per consentire ai gruppi di valutare il da farsi dopo il doppio parere contrario di relatore e Governo su praticamente tutti gli emendamenti.

Marco CAUSI (PD) esprime il suo disaccordo rispetto a talune affermazioni del Vice Ministro Vegas e del relatore Milanese, in particolare allorché si vuole far passare il messaggio di una sostanziale in emendabilità della legge di stabilità per motivi che attengono sia gli impegni europei sia al quadro normativo interno. Ricorda in proposito che nella legge n. 196 del 2009 non è scritto in nessuna parte che il disegno di legge di bilancio e quello di stabilità siano inemendabili, mentre il relatore Milanese ha affermato che il suo parere contrario rispetto alle proposte emendative a questo disegno di legge di stabilità sarebbe di natura tecnica, proprio per la sua sostanziale inemendabilità. Sottolinea che, malgrado la redazione delle proposte emendative sulla base dei nuovi criteri previsti dalla legge n. 196 del 2009 non sia stato un lavoro facile, la presidenza ha giudicato comunque ammissibili circa 440 proposte emendative tra disegno di legge di stabilità e di bilancio, dimostrando che tali provvedimenti non sono affatto inemendabili. Con riferimento al nuovo quadro normativo europeo, che ha fatto parlare da parte del Vice Ministro Vegas di una transitoria con riferimento alle modalità di svolgimento della sessione di bilancio in corso, fa presente che le nuove regole relative al semestre europeo non incideranno in alcun modo sulle modalità con cui il Parlamento sarà, anche in

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futuro, chiamato a discutere della legge di bilancio e di quella di stabilità. Ricorda che nel corso dell'esame della nuova legge di contabilità e finanza pubblica, il Partito democratico aveva proposto una anticipazione della Decisione di finanza pubblica, nonché di portare all'attenzione dell'Assemblea il programma di stabilità, come avviene per lo schema di Decisione di finanza pubblica, ma entrambe le proposte sono state respinte dalla maggioranza. Sottolinea che l'anno prossimo, in recepimento delle direttive europee, avremo esattamente una sessione di bilancio europea nei termini proposti dal Partito democratico. Osserva pertanto che le modifiche che si dovranno apportare alla legge di contabilità erano già state anticipate dal Partito democratico. Sottolinea inoltre che il Governo ha disatteso comunque anche le regole vigenti non presentando le linee guida, presentando lo schema di decisione di finanza pubblica con 15 giorni di ritardo e presentando il disegno di legge di stabilità prima delle definitiva approvazione della decisione di finanza pubblica da parte delle Camere. Pur ricordando che la nuova legge di contabilità non consente di introdurre nel disegno di legge di stabilità disposizioni di sviluppo, evidenzia che essa prevede a tal fine lo strumento dei collegati che sono ancorati a tempi parlamentari di approvazione più rapidi. Rileva inoltre che il Governo non ha utilizzato tutte le potenzialità della legge di stabilità non attuando le riforme necessarie al Paese. Osserva che l'intenzione di emanare un decreto-legge in materia economica da parte del Governo, tradisce la volontà di intervenire anche sull'anno in corso, smentendo quanto affermato nella decisione di finanza pubblica poche settimane fa, perché se al contrario si volesse intervenire solo per il futuro sarebbe sufficiente una modifica al disegno di legge di stabilità. Ritiene che, nel caso si intenda procedere ad una modifica dei saldi per l'anno in corso, sarebbe più corretto procedere ad un aggiornamento della decisione di finanza pubblica. Sottolinea inoltre come a fronte delle difficoltà per la maggioranza di gestire la discussione relativa al disegno di legge di stabilità o a trasfondere i cinque punti sui quali il Governo ha recentemente ottenuto la fiducia delle Camere in appositi disegni di legge collegati, si preferisca perseguire una gestione meno trasparente del bilancio attraverso gli strumenti possibili in via amministrativa.

Amedeo CICCANTI (UdC), mentre dichiara di comprendere le ragioni per le quali il Vice Ministro Vegas ha espresso parere contrario su tutte le proposte emendative al disegno di legge di stabilità, dichiara di non comprendere le ragioni per le quali anche i relatori Marsilio e Milanese abbiano adottato lo stesso atteggiamento. Osserva che la maggioranza oggi si presenta diversa rispetto al passato, con il nuovo gruppo FLI che chiede un riconoscimento del proprio ruolo come terza gamba della maggioranza. In proposito, chiede se tale gruppo abbia partecipato alla redazione della manovra e se i relatori abbiano verificato l'accordo di tutte le componenti della maggioranza sulla blindatura dei testi anche dopo l'intervento dell'onorevole Armosino, in considerazione del fatto che dalle agenzie di stampa si apprende che il Gruppo FLI sarebbe pronto a sostenere un proprio emendamento in materia di università. Osserva che il relatore rischia di diventare un relatore di minoranza. Sottolinea come, pur condividendo la necessità di mantenere un alto profilo in sede europea e di salvaguardare l'equilibrio dei conti pubblici, l'UDC non condivide il metodo dei tagli lineari fin qui seguito dal Governo. In proposito, chiede che, fermo restando il rispetto dei saldi indicati all'articolo 1, comma 1, del disegno di legge di stabilità, sia consentito al Parlamento di svolgere attività politica di allocazione di risorse che gli spetta. Chiede sul punto che la maggioranza rifletta al fine di trovare, nei margini consentiti, un equilibrio più generale, ritenendo improprio un rinvio generalizzato delle questioni poste al decreto-legge di proroga termini dei successivi decreti-legge allo studio del Governo. Evidenzia in particolare che, rispetto allo

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strumento del decreto-legge, il Parlamento subisce una compressione delle proprie prerogative, essendosi peraltro affermato nella prassi una sorta di monocameralismo alternato, con riferimento alla conversione dei decreti-legge, che invece potrebbe esercitare in maniera più efficace con riferimento al disegno di legge di stabilità. Richiamando l'intervento dell'onorevole Armosino, sottolinea che le risposte richieste possono essere soddisfatte attraverso modifiche al disegno di legge di stabilità, da effettuare eventualmente anche presso l'altro ramo del Parlamento, ma non in un decreto-legge. Evidenzia che, rispetto al saldo netto da finanziare indicato nella DFP, l'articolo 1, comma 1, del disegno di legge di stabilità indica un saldo maggiore di circa 1238 milioni di euro. Rileva in proposito che, come è stato affermato, tale differenza deriva dalla volontà di mantenere un margine cautelativo, significa che oggi, a saldi invariati, quel margine è disponibile per il Parlamento. Ritiene che basterebbe l'utilizzo di tali risorse per dare risposte in materia di università e di revisione del patto di stabilità come suggerito dall'UDC. Con riferimento in particolare alla revisione del patto di stabilità, ribadisce la richiesta di aumentare almeno fino al 2 per cento il limite per l'utilizzo dei residui passivi, nonché quella di modificare il riferimento temporale rendendolo almeno biennale. Condivide inoltre la richiesta dei Comuni di rendere discrezionale la ripartizione per l'utilizzo delle entrate derivanti dagli oneri di urbanizzazione tra spesa corrente e spesa per manutenzioni. Chiede quindi di capire se ci sono questioni pregiudiziali contro ogni eventuale modifica al disegno di legge di stabilità o se sia possibile, nell'invarianza dei saldi, operare opportune modifiche.
Segnala, altresì, il sostanziale prosciugamento di numerosi fondi destinati al finanziamento di politiche settoriali in materia di gioventù, di politiche sociali, di sostegno alle non autosufficienze, di politiche in favore della famiglia e del diritto allo studio. Osserva come il disegno di legge di stabilità rappresenti la sede opportuna per far fronte a tale drastico ridimensionamento delle risorse, ribadendo che sussistono concreti margini di manovra. Dichiara, quindi, di concordare con la proposta del collega Baretta di sospendere brevemente la seduta al fine di consentire ai rappresentanti dei gruppi di poter valutare le iniziative da assumere dinanzi all'inaspettato atteggiamento di totale chiusura mostrato dai relatori e dal rappresentante del Governo. Osserva, in ogni caso, che l'esame nel merito delle diverse proposte emendative da parte della Commissione e l'eventuale approvazione di alcune di esse rappresenterebbero una importante testimonianza della autonomia del Parlamento rispetto al Governo, che comunque potrebbe sempre decidere di non tenere conto degli orientamenti emersi in Commissione, ponendo la questione di fiducia sul testo iniziale dei disegni di legge di stabilità e di bilancio. Giudica, tuttavia, necessario che il Governo in questa sede si dimostri fedele allo spirito della citazione di Piero Calamandrei contenuta nel discorso tenuto alla Camera dal Presidente del Consiglio lo scorso 29 settembre e si impegni quindi un'effettiva discussione in sede parlamentare delle ragioni della minoranza.

Antonio BORGHESI (IdV) osserva come dalle dichiarazioni dei relatori e del rappresentante del Governo emerga una sorprendente incongruenza. In astratto, ritiene, infatti, che sarebbe possibile comprendere un atteggiamento di totale chiusura da parte della maggioranza e del Governo in ragione dei vincoli imposti al nostro Paese dall'appartenenza dell'unione economica e monetaria. Rileva, tuttavia, che mentre in questa sede i relatori ed il Vice Ministro Vegas si oppongono a qualsiasi modifica dei testi dei disegni di legge trasmessi alla Camera, nel frattempo esponenti del Governo annunciano agli organi di stampa un pluralità di interventi che modificano sostanzialmente le decisioni che la Commissione è chiamata ad assumere nel corso dell'esame della manovra finanziaria. A suo avviso, non è accettabile che in sede di esame della manovra finanziaria

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non possono essere affrontate questioni importanti, come quella del finanziamento del fondo per il funzionamento delle università, dalla quale dipende l'ulteriore corso del disegno di legge attualmente all'esame della Commissione cultura, il cui iter non ha potuto concludersi proprio in ragione della mancanza di adeguate coperture finanziarie. Segnala, peraltro, che alcune delle proposte emendative presentate dal suo gruppo prevedono nuove entrate in relazione alla vendita delle frequenze digitali, senza tuttavia individuare, a seguito della dichiarazione di parziale inammissibilità delle proposte stesse, una destinazione di tali nuove risorse, che potrebbe, quindi, essere individuata nel corso dell'esame del disegno di stabilità da parte della Commissione Bilancio. Rileva, in proposito, che un intervento volto al finanziamento delle università difficilmente potrebbe trovare collocazione in un decreto-legge in materia di proroga dei termini e, pertanto, un'eventuale proposta emendativa in materia rischierebbe di essere dichiarata inammissibile. Nel ribadire, pertanto come il comportamento tenuto dal Governo e dalla maggioranza appaia del tutto illogico ed incomprensibile, concorda sulla richiesta di sospendere brevemente la seduta al fine di consentire ai gruppi dell'opposizione di valutare l'atteggiamento da tenere nell'esame dei disegni di legge di bilancio e di stabilità.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, preso atto delle richieste formulate, sospende la seduta, che riprenderà alle ore 19.30.

La seduta, sospesa alle 19, riprende alle 19.55.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, invita i rappresentanti di gruppo ad esprimere le proprie valutazioni sulle modalità di prosecuzione dei lavori della Commissione.

Antonino LO PRESTI (FLI), ritenendo non del tutto convincenti le motivazioni di ordine politico e tecnico addotte dal Governo al fine di giustificare la propria contrarietà alle proposte emendative presentate dal suo gruppo e da altri colleghi della maggioranza, invita il Vice Ministro Vegas a valutare l'opportunità di riconsiderare il proprio parere su tali emendamenti.

Bruno TABACCI (Misto-ApI) osserva che, alla luce delle considerazioni svolte, tra gli altri, dai colleghi Lo Presti e Armosino, il Governo dovrebbe riconsiderare la propria indisponibilità ad accogliere qualsiasi proposta di modifica dei provvedimenti in esame e la propria decisione di rinviare ogni confronto sul merito degli emendamenti presentati all'esame del decreto-legge che si accinge ad emanare. Ritiene, infatti, che anche la discussione in Commissione dimostri come sia del tutto inopportuna una forzatura del Governo sui tempi di esame, resa tanto più grave dalla preannunciata intenzione di porre la questione di fiducia.

Roberto OCCHIUTO (UdC) invita il rappresentante del Governo a non insistere sulle posizioni espresse poc'anzi, quando ha sostenuto che la collaborazione del Parlamento sarà essenziale nell'ambito dell'esame del decreto-legge da emanare nelle prossime settimane. Ritiene, infatti, che la discussione svolta in Commissione dimostri l'esistenza di alcune questioni politiche che possono essere affrontate senza modificare i saldi dei provvedimenti in esame e che possono dar luogo a un'utile collaborazione tra il Governo e il Parlamento già nel corso dell'esame di detti provvedimenti.

Roberto Mario Sergio COMMERCIO (Misto-MpA-Sud) esprime il proprio disagio per la situazione politica determinata dalla contrarietà del Governo nei confronti di proposte emendative che sono in perfetta sintonia con le posizioni assunte, anche di recente, dallo stesso Governo in Assemblea, come nel caso dell'emendamento relativo al Fondo per le aree sottoutilizzate presentato dal suo Gruppo.

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Auspica, pertanto, che il Governo sia disponibile a rivedere le posizioni assunte.

Pier Paolo BARETTA (PD) si associa alla richiesta dei colleghi che lo hanno preceduto, sottolineando come molte delle proposte emendative in esame si muovano nell'ambito delle coordinate fissate dallo stesso Governo e dalla maggioranza.

Renato CAMBURSANO (IdV) sottolinea il senso di responsabilità del suo gruppo che, pur a fronte delle dichiarazioni critiche di gruppi della maggioranza, invita per l'ennesima volta il Governo a riconsiderare la propria posizione sugli emendamenti presentati, con particolare riferimento a quelli relativi alle imprese, alle famiglie e al Patto di stabilità interno, anziché tentare di trarre profitto dalla situazione chiedendo che si proceda immediatamente con le votazioni.

Gioacchino ALFANO (PdL), premesso che il Governo deve ancora assumere una posizione definitiva su alcuni dei temi sollevati, ritiene che, alla luce degli interventi dei colleghi di maggioranza che lo hanno preceduto, occorra prima che lo stesso Governo chiarisca la propria eventuale disponibilità a rivedere le posizioni assunte. Sottolinea, altresì, come i provvedimenti in esame non pregiudichino in alcun modo la possibilità di affrontare in un momento successivo le questioni sollevate da alcuni colleghi.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, ritenendo che debba essere valutata fino in fondo la possibilità di recepire gli emendamenti compatibili con l'impostazione complessiva dei provvedimenti in esame, propone di sospendere la seduta fino alla mattina di domani, per dar modo al Governo di valutare le richieste avanzate da vari gruppi.

Bruno TABACCI (Misto-ApI) esprime apprezzamento per la proposta del presidente e auspica che possa essere accolta favorevolmente dal Governo.

Antonio BORGHESI (IdV) auspica che il Governo utilizzi la sospensione dei lavori per una nuova valutazione delle proposte emendative presentate da tutti i gruppi, anche di opposizione. Auspica che il Governo, nel rivedere il proprio parere, valuti nuovamente tutti gli emendamenti, e non soltanto quelli di una parte politica.

Pier Paolo BARETTA (PD) chiede che i relatori si pronuncino sull'ipotesi di sospensione dei lavori.

Marco Mario MILANESE (PdL), relatore per il disegno di legge di stabilità, si dichiara favorevole a una sospensione dei lavori in vista dell'auspicata riflessione, che si augura avvenga anche da parte dei presentatori degli emendamenti. Coglie l'occasione per precisare di non aver voluto dire che la legge di stabilità sia in sé inemendabile, ma di aver fatto riferimento a questa particolare legge di stabilità e alla presente fase della vita del Paese.

Marco MARSILIO (PdL), relatore per il disegno di legge di bilancio, si dichiara non contrario al rinvio della seduta, se questo può servire a un lavoro più produttivo nella giornata di domani.

Roberto Mario Sergio COMMERCIO (Misto-MpA-Sud) sottolinea che non è la Commissione ad aver bisogno di una pausa di riflessione, ma il Governo.

Cesare MARINI (PD) ricorda che c'è il problema della forte caduta degli investimenti in opere pubbliche e che gli investimenti sono uno strumento essenziale per il rilancio dell'economia. Si augura pertanto che nella giornata di domani il Governo annunci anche concrete iniziative di investimento: del resto è a questo che serve la legge di stabilità.

Amedeo CICCANTI (UdC) chiede alla presidenza di chiarire in che modo saranno organizzati i lavori nella giornata di domani. Sono infatti possibili due strade: votare tutti gli emendamenti, eventualmente accantonando quelli sui quali il

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Governo intenda svolgere un'ulteriore riflessione, oppure concentrarsi sui soli emendamenti segnalati dai gruppi. Chiede inoltre un chiarimento sull'organizzazione dei tempi di esame.

Francesco BOCCIA (PD) ritiene opportuno sottolineare che l'opposizione si aspetta che domani i lavori riprendano dalla relazione del Vice Ministro Vegas e che, in altre parole, se vi sarà un'apertura rispetto agli emendamenti parlamentari, questa sia nei confronti di tutti i gruppi, e non solo di alcuni.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, ricordato che l'organizzazione dei lavori precedentemente stabilita prevede la conclusione dell'esame nella mattinata o nel primo pomeriggio di venerdì e rilevato che non vi sono al momento ragioni per ritornare su questa decisione, avverte che nella giornata di domani la Commissione proseguirà i suoi lavori dalle 10 alle 12, quindi dalle 14.30 alle 18.15 e, infine, dalle 20.30 alle 22.30 o, al più tardi, alle 23, a meno che sorgano questioni che rendano necessario rivedere l'organizzazione dei tempi. Quanto alle modalità di esame, preso atto che alcuni rappresentanti di gruppo hanno segnalato alla presidenza di non condividere la proposta del deputato Ciccanti di votare i soli emendamenti segnalati dai gruppi, avverte che si procederà alla votazione di tutti gli emendamenti, fermo restando che i gruppi potranno segnalare un numero ragionevole di emendamenti sui quali i relatori e il Governo concentreranno in particolar modo la loro attenzione. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 20.25.

ERRATA CORRIGE

Nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari n. 390 del 2 novembre 2010:
a pagina 9, prima colonna, quarantaseiesima riga, prima delle parole: «Zucchi 1.351» sono aggiunte le seguenti: «1.19 della XIII Commissione»;
a pagina 12, prima colonna, quarantacinquesima riga, le parole «1.4 della XII Commissione» sono sostituite dalle seguenti: «1.14 della XII Commissione»;
a pagina 173, seconda colonna, alle righe ventesima, ventunesima, ventitreesima« e ventiquattresima, la cifra «+ 19.500» è sostituita dalla seguente: «- 19.500» e alle righe ventiseiesima e ventisettesima, la cifra «+ 15.500» è sostituita dalla seguente: «- 15.500».
a pagina 199, seconda colonna, tredicesima e quattordicesima riga, sostituire la cifra: «23.000.000» con la seguente: «18.000.000»;
a pagina 200, prima colonna, seconda e terza riga, sostituire la cifra: «67.300.000» con la seguente: «72.300.000»;
a pagina 205, seconda colonna, seconda riga, sostituire le parole da: «Amministrazione generale e supporto alla rappresentanza generale di Governo e dello Stato sul territorio» con le seguenti: «Ordine pubblico e sicurezza»;
a pagina 208, prima colonna, alle righe undicesima, dodicesima, quattordicesima, quindicesima, diciassettesima e diciottesima, sostituire le parole:» + 105.000.000», con le seguenti : «- 105.000.000»;
a pagina 211, seconda colonna, alle righe ventesima, ventunesima, ventitreesima e ventiquattresima, sostituire le parole:» - 1.500.000», con le seguenti : «+ 1.500.000»;
a pagina 215, seconda colonna, sesta riga, sostituire le parole «350.000.000» con le seguenti «35.000.000»
a pagina 230, prima colonna, alla riga ventottesima, sopprimere le parole «alla voce fabbisogno»;
a pagina 237, dopo le righe ottava e sedicesima, inserire la seguente: «2011:».