CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 29 settembre 2010
375.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 29 settembre 2010. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI.

La seduta comincia alle 10.10.

Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare qualità ed efficienza del sistema universitario.
C. 3687 Governo ed abb., approvato dal Senato.

(Parere alla VII Commissione).
(Esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Renato FARINA (PdL), relatore, illustra il disegno di legge in titolo rilevando che esso rappresenta un progetto di riforma che muove dalla consapevolezza soltanto attraverso la valorizzazione del merito; il finanziamento che premia la buona amministrazione nella tutela della qualità; la selezione dei migliori, con il necessario rigore specie a livello docente; ed infine una internazionalizzazione che non disperda nel contempo la nostra specificità; solo a queste condizioni potremo superare lo stallo e la decadenza. Essi sono dovuti - in un elenco rapsodico e senza entrare nei fattori per così dire invisibili, e quasi spirituali - all'appiattimento retributivo, al finanziamento dei vari atenei su base storica e egalitaria, alla parcellizzazione campanilistica delle sedi con enormi dispendi di denari e provincializzazione dei saperi, alle assunzioni per anzianità e alla rinunzia alla dimensione internazionale; Questo ed altro ha determinato la cattiva qualità della formazione universitaria.
Sottolinea che due importanti indagini internazionali, pubblicate recentemente, evidenziano il grave ritardo dei nostri atenei, a conferma del carattere emergenziale che assume ormai la «questione educativa» nel nostro Paese. Il primo di questi studi è il rapporto OCSE sull'istruzione che documenta che le nostre università,

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fuori dai confini, sono quasi del tutto ignorate. Appena il 2 per cento degli studenti stranieri che decide di proseguire il proprio percorso formativo all'estero, infatti, sceglie l'Italia come mèta. Nel nostro Paese ci sono ancora pochissimi corsi in lingua inglese. In ogni caso il nostro risultato appare più positivo di quello di altri paesi, come la Spagna (1,9 per cento), l'Austria (1,6 per cento), la Cina (1,5 per cento) ed il Belgio (1,3 per cento).
L'altro dato è prodotto dal World University Rankings, che dal 2004 propone una graduatoria qualitativa degli atenei del mondo. Ebbene, mentre al vertice si registra una clamorosa novità, cioè che Harvard per la prima volta cede il posto a Cambridge, occorre scendere giù, al centosettantaseiesimo posto, per trovare un'università nostrana: è l'ateneo di Bologna, che perde due posizioni rispetto al 2009. Ne guadagna quindici, invece, la Sapienza di Roma, passata al centonovantesimo posto.
Le nostre università, dunque, non attraggono studenti dall'estero: non è un problema da poco, se consideriamo che siamo oggi di fronte ad una vera e propria globalizzazione dei saperi e che, ovviamente, la competitività generazionale non va misurata in ambito interregionale, ma internazionale. La scala delle abilità va predisposta in un'ottica come minimo europea. Ottimizzando le risorse, garantendo un percorso più professionalizzante ai ricercatori, e gestendo al meglio il ricambio generazionale dei docenti, attraverso un termine perentorio - come prevede il progetto di riforma - per il pensionamento. Dall'OCSE ci arriva quindi il monito all'investimento sul capitale umano: sappiamo che sulla scena internazionale l'Italia non compete soltanto con le sue imprese ma anche con le sue istituzioni, con le scuole, università, centri di ricerca. Non a caso si parla di competitività del «sistema paese» e l'istruzione è, al riguardo, un fattore di tenuta e di stimolo di fondamentale importanza.
In questa prospettiva, assumono quindi un peculiare rilievo le misure volte complessivamente ad arricchire il grado di apertura internazionale del nostro sistema universitario.
In primo luogo, nella definizione del ruolo degli organi universitari di vertice, l'attribuzione al rettore del compito di proporre i piani di internazionalizzazione dell'ateneo, nell'ambito del processo di programmazione strategica triennale (articolo 2).
Anche nella riarticolazione interna degli atenei statali, disciplinata sempre dall'articolo 2 e che sarà attuata mediante modifiche statutarie da parte dei singoli atenei, si prevede espressamente il rafforzamento dei processi d'internazionalizzazione, anche attraverso una maggiore mobilità dei docenti e degli studenti, programmi integrati di studio, iniziative di cooperazione universitaria per attività di studio e di ricerca. Si consolida in questo modo l'esperienza messa in moto dall'articolo 1-ter del decreto-legge n. 7 del 2005 che ha esteso l'ambito della programmazione includendovi anche i programmi di internazionalizzazione.
È opportuno in questa sede richiamare le linee di indirizzo per la programmazione delle università relativa al triennio 2007-2009 definite con decreto ministeriale 3 luglio 2007, n. 362, che considerano l'internazionalizzazione obiettivo strategico da perseguire in coerenza con gli impegni assunti nella «Dichiarazione di Bologna» del 19 giugno 1999 e con gli indirizzi della Commissione europea. L'internazionalizzazione - sia intesa come realizzazione di progetti di ricerca internazionali che come grado di apertura internazionale del corpo docente - diviene poi un importante parametro per i meccanismi di valutazione delle politiche di reclutamento degli atenei elaborati dall'Agenzia nazionale per la valutazione del sistema universitario (ANVUR).
Il progetto di riforma disciplina infine lo status dei lettori universitari la cui istituzione è prevista da accordi internazionali di cooperazione culturale. L'articolo 23 prevede infatti che, in esecuzione di tali accordi, le università possano conferire

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a studiosi stranieri qualificati e di comprovata professionalità incarichi annuali rinnovabili per lo svolgimento di attività finalizzate alla diffusione della lingua e della cultura del Paese di origine e alla cooperazione internazionale. L'intervento colma in questo modo il vuoto normativo - da più parti stigmatizzato - determinato dall'abrogazione della vecchia normativa.
Nel preannunciare una proposta di parere favorevole, sottolinea come il disegno riformatore delineato dal Ministro Gelmini, ulteriormente perfezionatosi nel suo iter al Senato e che potrà ulteriormente arricchirsi nel corso dell'esame presso questo ramo del Parlamento, vada nella direzione giusta, puntando coraggiosamente a superare la visione di un'università che, dal '68 ai giorni nostri, è stata concepita soltanto come semplice terreno per dislocare il potere e applicare lottizzazioni politiche e culturali.

Stefano STEFANI, presidente, coglie l'opportunità di rivolgere ai colleghi Pianetta e Barbi, presenti in questa seduta, apprezzamento per il buon esito della missione a New York, svolta la scorsa settimana in occasione del Summit delle Nazioni Unite sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e cui hanno preso parte in qualità di presidente e componente del Comitato permanente istituito sul tema presso la Commissione.

Enrico PIANETTA (PdL), nel ringraziare il presidente Stefani per il riconoscimento al lavoro svolto dai rappresentanti del Comitato permanente sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio che hanno preso parte all'importante Summit di New York, esprime apprezzamento al relatore per avere condotto un'analisi sul provvedimento in titolo che valorizza e qualifica l'azione del Governo. Sottolinea l'importanza dell'internazionalizzazione del nostro sistema universitario come parte di un processo di apertura alla dimensione internazionale necessaria in tutti i settori del nostro Paese contro il rischio di marginalizzazione. Osserva che gli atenei italiani si sono purtroppo storicamente caratterizzati per la chiusura verso l'esterno e che pertanto le nuove norme sono destinate a rappresentare un eccezionale fattore di incentivazione al cambiamento. È quindi necessario che i ricercatori italiani avviino rapporti di cooperazione con altri Paesi divenendo parte di una rete internazionale della conoscenza utile al progresso complessivo del sistema accademico. In ambito universitario occorre promuovere inoltre rapporti di collaborazione con i Paesi in via di sviluppo per dare attuazione alle più recenti tendenza della politica internazionale emerse durante i lavori del citato Summit dell'Onu sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.
Alla luce di quanto osservato, preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore.

Marco ZACCHERA (PdL), integrando le considerazioni del collega Pianetta, alle quali si associa, ritiene che il processo di internazionalizzazione delle università italiane, avviato dal disegno di legge in titolo, debba comportare la rottura di determinati tabù provvedendo, ad esempio, a facilitare il riconoscimento degli esami e dei titoli conseguiti, così come introdurre la pratica delle lezioni in teleconferenza dall'estero. A tal proposito sono necessari accordi tra le università e una più ampia diffusione di corsi tenuti in lingua inglese. Segnala inoltre che l'emigrazione italiana più recente è tutta collegata al fenomeno della cosiddetta «fuga dei cervelli», come ha dimostrato anche una verifica svolta nel comune di Verbania, di cui è sindaco. Ricorda che in passato molti esponenti delle classi dirigenti dei Paesi in via di sviluppo si formavano accademicamente in Italia, a differenza di quanto si verifica oggi. Auspica, in conclusione, che l'internazionalizzazione del sistema universitario

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costituisca una linea di fondo dominante del progetto di riforma in esame.

Renato FARINA (PdL), relatore, illustra una proposta di parere favorevole sul provvedimento in titolo (vedi allegato), auspicando che gli spunti illustrati dal collega Zacchera possano divenire oggetto di un ordine del giorno da presentare nel prosieguo dell'iter di esame del provvedimento.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere del relatore.

La seduta termina alle 10.30.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 10.35 alle 10.40.