CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 28 settembre 2010
374.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

Martedì 28 settembre 2010. - Presidenza del vicepresidente Luigi BOBBA indi del vicepresidente Giuliano CAZZOLA.

La seduta comincia alle 13.40.

Disposizioni per il rafforzamento della competitività del settore agroalimentare.
Nuovo testo C. 2260-A Governo, e abb.

(Parere alla XIII Commissione).
(Esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

Massimiliano FEDRIGA (LNP), relatore, osserva che la Commissione è chiamata ad esprimere il parere di competenza alla XIII Commissione sul nuovo testo del disegno di legge n. 2260-A, recante disposizioni per il rafforzamento della competitività del settore agroalimentare, come risultante dagli emendamenti approvati dalla Commissione di merito. Intende segnalare, a tal riguardo, che la XI Commissione ha già espresso, nella seduta del 4 novembre 2009, un parere favorevole con osservazione sulla precedente versione del provvedimento e che il disegno di legge è successivamente giunto alla discussione in Assemblea, che ne ha tuttavia stabilito il rinvio in Commissione nella seduta dell'11 febbraio 2010; pertanto, il testo sul quale la Commissione è oggi chiamata ad esprimersi rappresenta una sostanziale riformulazione del provvedimento già rinviato in Commissione, il quale, peraltro, è stato sensibilmente modificato nel corso dell'esame in sede referente, a seguito dell'approvazione di diverse proposte di stralcio di articoli originariamente inclusi nel testo, oltre che di numerosi emendamenti di iniziativa parlamentare. Sottolinea, dunque, l'esigenza di concludere rapidamente l'esame in sede consultiva, anche in modo da consentire alla XIII Commissione di riferire all'Assemblea sul nuovo testo del disegno di legge - secondo quanto previsto dal calendario dei lavori

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dell'Aula - al termine della seduta odierna.
Passando al contenuto del provvedimento in esame, segnala che esso contiene un insieme di misure volte a rafforzare la competitività del settore agroalimentare, avuto riguardo principalmente all'attività di contrasto delle frodi nel medesimo settore, nonché all'etichettatura dei prodotti alimentari e a un impiego efficace ed efficiente delle risorse destinate all'amministrazione dell'agricoltura. In questo ambito, fa notare che, per quanto concerne i profili di più diretto interesse della XI Commissione, la Commissione di merito ha approvato la proposta di stralcio dell'originario articolo 5, che dettava specifiche disposizioni per l'impiego di personale ministeriale nei controlli agricoli comunitari. Al contempo, rileva che la stessa Commissione di merito ha approvato, in relazione a tale materia, due appositi emendamenti: in primo luogo, all'articolo 5-bis è stato introdotto un nuovo comma 6, il quale reca una disposizione che - anche al fine di rafforzare l'efficacia dei controlli - prevede il mantenimento dell'indennità di trasferta, nei limiti degli stanziamenti di bilancio, per il personale dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti alimentari (ICQRF) del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali; inoltre, è stata inserita una norma, ora divenuta il comma 7-bis dell'articolo 6, che ha incluso il personale del Corpo forestale dello Stato nell'ambito dei soggetti chiamati a svolgere funzioni di protezione e vigilanza, limitatamente alle persone appartenenti all'amministrazione centrale delle politiche agricole.
Osserva poi che sono state approvate due ulteriori proposte di stralcio, riferite rispettivamente all'ex articolo 7-ter, che prorogava ad una data ormai scaduta il termine per l'applicazione delle agevolazioni contributive nei territori montani particolarmente svantaggiati e nelle zone agricole svantaggiate, e all'ex articolo 7-novies, in tema di requisiti maturati a fini previdenziali agricoli.
In conclusione, preso atto delle norme di interesse della XI Commissione e vista l'importanza del provvedimento in chiave di un rilancio competitivo del settore agroalimentare, formula una proposta di parere favorevole sul provvedimento in esame. Sottolinea, infatti, che un parere favorevole della Commissione rappresenterebbe un preciso segnale diretto a tutelare efficacemente un settore - quello agroalimentare - a suo avviso esposto in modo significativo alla concorrenza sleale di taluni Paesi (in particolare quelli dell'area asiatica), nei quali sussistono condizioni salariali e di sicurezza sul lavoro suscettibili di dar luogo a gravi fenomeni di dumping sociale, nonché standard di qualità dei prodotti ben lontani da quelli italiani.

Ivano MIGLIOLI (PD) dichiara anzitutto di non comprendere l'accelerazione impressa all'esame del provvedimento in titolo, considerata anche la complessità della proposta normativa in oggetto, testimoniata dal suo lungo e articolato iter di discussione, di cui ripercorre a grandi linee lo svolgimento.
Fa notare poi che, allo stato, non appare comprensibile neanche il giudizio positivo proposto dal relatore: il provvedimento, infatti, risulta gravemente limitato nei suoi contenuti rispetto all'impostazione contemplata all'inizio dell'esame parlamentare; alla luce delle numerose proposte di stralcio deliberate dalla Commissione di merito, non è - a suo avviso - sostanzialmente rimasto nulla del testo originario e si prevedono ora esclusivamente disposizioni vaghe sull'etichettatura dei prodotti agricoli, escludendosi diverse altre norme di rilievo a sostegno del settore agroalimentare, introdotte nel corso dell'esame anche grazie al contributo dei gruppi di opposizione. Ritenendo, altresì, che il provvedimento in esame presenti profili di dubbia compatibilità con la normativa comunitaria - rischiando, per questo, di incontrare un giudizio negativo delle istituzioni europee - preannuncia il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore.

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Cesare DAMIANO (PD) dichiara le proprie perplessità sulle modalità di esame estremamente accelerate del provvedimento in titolo, atteso che si tratta di un progetto di legge molto complesso, che ha avuto un iter travagliato e che, pur a fronte di un obiettivo che definisce «pomposo», in realtà rischia di essere approvato in Commissione in tempi assolutamente inadeguati rispetto alle esigenze di un effettivo approfondimento. Fa notare, peraltro, che il testo trasmesso dalla Commissione di merito appare totalmente privo di risorse finanziarie e, dunque, finisce per trasformare il provvedimento in una vuota declamazione di principi, che tuttavia non riesce a risolvere nessuno dei problemi sul tappeto. Invita, quindi, la maggioranza a valutare l'opportunità di riflettere ulteriormente sul testo in esame, evitando di esprimere su di esso un giudizio positivo, che - allo stato - non può di certo essere accettato dal suo gruppo.

Giovanni PALADINI (IdV) fa notare che il provvedimento presenta un ambito di intervento molto limitato, poiché non centra nessun obiettivo di rilancio di un settore, come quello agroalimentare, che meriterebbe maggiore attenzione. Nel lamentare, quindi, l'assoluta esiguità dei tempi concessi all'esame in sede consultiva in Commissione, valuta in termini fortemente negativi l'assenza dal testo di seri impegni economici per il settore; preannuncia, pertanto, il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere favorevole formulata dal relatore.

Teresio DELFINO (UdC) fa notare che la maggioranza e il Governo, con il testo in esame, sembrano indietreggiare rispetto alle precedenti versioni, atteso che nel corso dell'esame sono state introdotte rilevanti modifiche tendenti a svuotarne il contenuto. Fa altresì notare che talune disposizioni, soprattutto in materia di tutela dei prodotti DOC e DOCG, contraddicono quella volontà di semplificazione così a lungo declamata dal Governo in carica, aggravando sensibilmente il carico di oneri burocratici sulle imprese. Nel mettere in evidenza il rischio di inapplicabilità di disposizioni di tale portata, rileva, quindi, un approccio troppo disinvolto in tema di etichettatura dei prodotti e troppo prudente in materia di OGM, dal momento che il testo in esame - su tale ultimo argomento - si limita a rinviare alle norme comunitarie vigenti: in proposito, fa notare che la maggioranza tende a rivendicare il primato della normativa comunitaria solo quando ciò coincide con il suo interesse, dal momento che in altre occasioni, in cui era in gioco il rispetto di questo tipo di disposizioni, non si è registrato un comportamento analogo. Per le ragioni esposte, giudica complessivamente insufficiente il provvedimento trasmesso dalla XIII Commissione.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole formulata dal relatore.

Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario.
C. 3687 Governo, approvato dal Senato, e abb.

(Parere alla VII Commissione).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

Paola PELINO (PdL), relatore, osserva che la VII Commissione ha segnalato l'esigenza di esprimere il parere di competenza sul disegno di legge n. 3687, approvato dal Senato, che nella seduta del 22 settembre scorso è stato adottato come testo base dalla Commissione stessa per il seguito dell'esame in sede referente. Al riguardo, mette in evidenza, anzitutto, che il disegno di legge propone una riforma complessiva e strutturale del settore, i cui obiettivi principali sono sicuramente la valorizzazione del merito dei docenti e degli studenti, la responsabilizzazione degli atenei nella gestione delle risorse, lo sviluppo della qualità e della competitività

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delle università italiane, la disciplina del reclutamento e dei contratti di insegnamento e ricerca; si tratta, pertanto, di un progetto normativo che mira a riformare la governance dell'Università, fondandola sui concetti di responsabilità, autonomia e merito. Rileva, infatti, che in passato è talvolta accaduto che una formale autonomia priva della relativa responsabilità abbia determinato spese senza un sufficiente controllo, aumento della burocrazia e scarse risorse per la ricerca, mentre ora il finanziamento pubblico - se si riuscirà ad approvare definitivamente il provvedimento - dovrà essere erogato sulla base della qualità della didattica e della ricerca, valutata in modo oggettivo, secondo criteri internazionali, in modo da rendere ciascun ateneo responsabile delle scelte liberamente adottate.
Preso atto di questo impostazione complessiva della riforma, si sofferma, quindi, sui profili di più diretto interesse della XI Commissione che si rinvengono nell'ambito del disegno di legge in esame.
Fa presente, in proposito, che l'articolo 5, contenente i principi e criteri direttivi della delega legislativa che si prevede di conferire al Governo per il riordino della disciplina normativa del settore, prevede, tra l'altro, la valorizzazione della figura dei ricercatori, mentre il successivo articolo 6, che definisce lo stato giuridico di professori e ricercatori di ruolo, prevede l'introduzione di criteri oggettivi di verifica dei risultati dell'attività di ricerca sulla base dei quali modulare alcune delle prerogative del corpo accademico, quali la progressione automatica di carriera e la partecipazione a commissioni di valutazione e reclutamento, fatta salva la competenza esclusiva delle università a valutare le attività dei singoli docenti e ricercatori. Contestualmente, tale articolo dispone la semplificazione del regime di autorizzazione per lo svolgimento di attività esterne e contempla incentivi alla mobilità sia dei professori che dei ricercatori universitari, nonché modalità volte a favorire l'internazionalizzazione dell'attività di ricerca e il trasferimento di conoscenze tra università e industria.
Sottolinea che l'articolo 7, in deroga alla disciplina del decreto del Presidente della Repubblica n. 382 del 1980, prevede che i professori universitari, a domanda, possano essere collocati in aspettativa senza assegni per un periodo massimo di cinque anni, anche consecutivi, per lo svolgimento di attività presso soggetti pubblici e privati, operanti in sedi internazionali i quali provvedono al trattamento economico e previdenziale. Segnala poi l'articolo 8, che prevede l'opportuna revisione del trattamento economico dei professori e dei ricercatori universitari, abolendo gli automatismi retributivi e aumentando la retribuzione dei ricercatori neo-assunti; si porta, in tal modo, a compimento quanto inizialmente previsto nella legge n. 43 del 2005. Fa presente, peraltro, che l'articolo 9 prevede l'istituzione di un Fondo di Ateneo per la premialità di professori e ricercatori, rendendo possibili contratti integrativi a favore di professori e ricercatori meritevoli, mentre l'articolo 10 interviene in materia di competenza disciplinare nei confronti del personale.
Rileva, inoltre, che l'articolo 15, relativo al reclutamento, semplifica le procedure di selezione locale, valorizzando l'autonomia dei singoli atenei e dando agli statuti il potere di decidere come realizzare la valutazione comparativa richiesta, che è il presupposto per la proposta di chiamata dei professori e ricercatori; si introducono, altresì, nell'ordinamento i settori concorsuali (per il conseguimento dell'abilitazione disciplinata dal successivo articolo 16), nell'ambito dei quali sono ricondotti gli attuali settori scientifico-disciplinare; in materia di reclutamento, il già citato articolo 16 prevede, appunto, l'abilitazione scientifica nazionale a lista aperta, le cui procedure di chiamata vengono definite ed effettuate, ai sensi dell'articolo 17, a livello locale dai singoli atenei.
Si sofferma poi sull'articolo 19, che riassume in maniera organica le norme che riguardano l'assegnazione del personale e il trattamento fiscale e previdenziale degli assegni di ricerca, mentre con l'articolo 20 sono riviste le norme che

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regolano la stipula dei contratti di insegnamento, per contrastare il diffondersi di forme di precariato, e con l'articolo 21 si porta a compimento la trasformazione della figura di ricercatore avviata dalla legge n. 230 del 2005 con la messa ad esaurimento dei ricercatori a tempo indeterminato e la contestuale previsione di contratti di ricerca, per un triennio, rinnovabili per un altro triennio. Con riferimento a tale aspetto del provvedimento, ritiene che possano esservi margini per un miglioramento - nel momento in cui si passerà all'attuazione della riforma - delle condizioni previste: in proposito, segnala infatti l'esigenza di studiare un percorso attuativo che porti alla soluzione del problema dello stato giuridico dei ricercatori, per quanto concerne, in particolare, il ruolo svolto nell'ambito della didattica, prevedendo altresì misure transitorie in favore degli attuali ricercatori di ruolo, nella prospettiva di un inquadramento dei futuri ricercatori a tempo determinato direttamente nella seconda fascia docente.
Sottolinea, infine, che il successivo articolo 22 stabilisce l'inapplicabilità ai professori e ai ricercatori universitari delle disposizioni sulla prosecuzione del rapporto di lavoro recate dall'articolo 16 del decreto legislativo n. 503 del 1992, mentre l'articolo 23 prevede che, in esecuzione di accordi culturali internazionali che prevedono l'utilizzo reciproco di lettori, le università possano conferire a studiosi stranieri, qualificati e di comprovata professionalità, incarichi annuali rinnovabili per lo svolgimento di attività finalizzate alla diffusione della lingua e della cultura del Paese di origine e alla cooperazione internazionale.
In conclusione, rilevata l'assoluta validità del provvedimento, anche in funzione di una riforma organica del settore dell'università, preannuncia l'intenzione di formulare una proposta di parere favorevole sul disegno di legge in esame.

Marialuisa GNECCHI (PD) osserva che, a differenza di altri Paesi dell'Unione europea, l'Italia non sembra destinata - a causa delle iniziative del Governo in carica - ad investire sul suo futuro e, quindi, sulla formazione dei giovani, come dimostrano i provvedimenti assunti in questa legislatura nel campo dell'educazione primaria - cita, in proposito, la riduzione delle ore di insegnamento - e secondaria, nonché in materia di università e ricerca, ambiti nei quali si è registrato un notevole taglio di risorse, con il risultato di un sostanziale «commissariamento» del Ministro Gelmini da parte del Ministro dell'economia e delle finanze.
Fa presente che il provvedimento in discussone prosegue sulla medesima linea, prevedendo ingenti risparmi di gestione che ricadranno inevitabilmente sulle future generazioni e sulle capacità del Paese di far leva sulle proprie risorse umane ed economiche. Pur giudicando opportuno un ricambio generazionale nel settore dell'insegnamento universitario, ritiene che il meccanismo di pensionamento dei docenti universitari previsto dal testo in esame possa entrare in contraddizione con taluni provvedimenti assunti dal Governo in materia di collocamento a riposo «coatto» nel settore della pubblica amministrazione e di innalzamento dell'età pensionabile delle donne, misure che rilevano lo stato di confusione dell'Esecutivo in materia previdenziale.
Nel formulare, dunque, un giudizio negativo sul provvedimento in esame, osserva, in conclusione, che occorre pensare ad una vera riforma dell'istruzione e dell'università, che preveda un rilancio della ricerca, l'eliminazione del blocco del turn over nel settore pubblico, la stabilizzazione del personale precario e la valorizzazione dei comitati scientifici, facendo affidamento su risorse finanziarie effettive e certe.

Donella MATTESINI (PD) intende anzitutto sollevare una questione di metodo relativa alle prerogative della Commissione, che ritiene siano lese da un'organizzazione dei lavori che impedisce, di fatto, ai parlamentari di discutere in tempi ragionevoli di un provvedimento di tale delicatezza, sul quale la XI Commissione appare, peraltro, competente in misura

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ben più ampia che quella della sede consultiva. Auspica, in tal senso, che la presidenza della Commissione eviti di ridurre questo ramo del Parlamento a mero esecutore delle decisioni del Senato e, per quanto di competenza, non compia forzature dirette a comprimere il dibattito, come invece avverrebbe qualora si decidesse di esprimere entro domani il parere sul provvedimento in titolo.
Svolgendo poi considerazioni di carattere generale sul contenuto del provvedimento, fa notare che la maggioranza appare orientata esclusivamente a portare avanti un progetto di «controriforma» fondato sulla valorizzazione della formazione privata e sulla precarizzazione di quella pubblica, spinta dall'unico scopo di contrastare il clima di protesta sociale che si è nel frattempo diffuso nel Paese. Nel riservarsi di intervenire nel merito più specifico del provvedimento nel prosieguo dell'esame, intende da subito porre in evidenza taluni elementi di criticità presenti nel testo, in particolare all'articolo 21 e all'articolo 22, in materia di assunzione di ricercatori a tempo determinato e di collocamento a riposo dei professori e ricercatori, che rivelano indiscutibilmente, a suo avviso, la volontà dell'Esecutivo di discriminare il settore dell'istruzione pubblica in favore di quella privata.
Ribadisce, in conclusione, la necessità di prevedere un ampliamento dei tempi di discussione, affinché si possano affrontare con serenità tutte le problematiche questioni poste dal provvedimento in esame, anche considerato che presso la Commissione di merito è ancora in corso di svolgimento un'attività istruttoria di carattere conoscitivo, che non si è ancora conclusa.

Elisabetta RAMPI (PD), pur ritenendo necessaria un'ampia riforma del sistema universitario, fa notare che la proposta in esame non appare in grado di rispondere alle esigenze del Paese, mancando di una strategia unitaria e di una visione organica delle questioni in gioco. Sottolinea, infatti, che il testo approvato dal Senato prospetta un intervento ingiusto e fortemente squilibrato, che finisce per mortificare l'offerta formativa a livello accademico.
Osserva infatti che il Governo in carica, a differenza di quelli dei maggiori Paesi europei, dimostra - con il provvedimento in esame - di non voler investire sulla formazione dei giovani, il cui diritto allo studio, peraltro, viene messo seriamente a rischio da un investimento di risorse economiche a dir poco insufficiente. Rileva quindi che l'Esecutivo, in tempi di crisi economica e di elevata disoccupazione, rinuncia a valorizzare il settore dell'istruzione pubblica, procedendo lungo una direzione di precarizzazione dell'università e di «affossamento» della ricerca scientifica, peraltro utilizzando metodi di discussione accelerati e approssimativi - come dimostra l'organizzazione dei lavori del presente provvedimento - gravemente lesivi delle prerogative del Parlamento.
Auspica, in conclusione, che la Commissione possa esaminare il provvedimento in tempi ragionevoli, anche considerato che l'esame in sede referente presso la Commissione di merito appare ben lontano dall'essere concluso.

Maria Grazia GATTI (PD) ritiene inaccettabile un'organizzazione dei lavori che preveda due sole sedute per la discussione di un testo che, presso la Commissione di merito, sembrerebbe destinato ad essere sensibilmente modificato, così come annunciato in una recente apparizione televisiva dallo stesso presidente della VII Commissione, che ha fatto riferimento alla necessità di introdurre nel testo una misura tesa alla gestione transitoria del personale precario dell'università.
Entrando nel merito del provvedimento, dopo avere osservato che un intervento di riforma dell'università sarebbe necessario in vista di un incremento del grado di competitività del Paese, rileva tuttavia che ciò non avviene con il testo approvato dal Senato, che valuta esposto ad un elevato rischio di dequalificazione e nel quale riscontra la mancanza di disposizioni che rilancino realmente i centri di ricerca pubblica e privata, così attivi nel passato in talune università della provincia

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italiana, che tutelino realmente il diritto allo studio dei giovani (soprattutto quelli provenienti da famiglie povere), che contrastino il complessivo decadimento dell'università italiana e il rischio di impoverimento professionale ormai in atto da tempo nel Paese (a differenza di quanto accade in altri Paesi, ad esempio in quelli asiatici), così come testimoniato dagli alti indici di dispersione universitaria e da un generale invecchiamento della classe docente.
Giudica, inoltre, assolutamente insufficiente la parte del provvedimento riguardante i ricercatori dell'università, dal momento che si prevedono nel testo meccanismi di assorbimento di tale personale limitati e inadeguati, non sostenuti peraltro da idonee risorse finanziarie. Dopo aver segnalato l'esistenza di possibili problemi applicativi per determinate categorie di ricercatori in attesa di assunzione, rileva, inoltre, che il provvedimento non prevede strumenti di sostegno al reddito per i ricercatori precari destinati a rimanere fuori da tali procedure di assunzione, per i quali, inoltre, neanche si stabiliscono misure di incentivazione tese a favorirne l'assorbimento presso enti pubblici o privati. A suo avviso, diverso sarebbe il contesto complessivo, se solo si ragionasse in termini pacati sull'opportunità di destinare appositi ammortizzatori sociali alle descritte figure professionali.
Nel dichiarare, in conclusione, la disponibilità del suo gruppo a contribuire a migliorare il testo in esame - così come già avvenuto nel corso dell'iter di discussione presso il Senato - auspica che la Commissione possa beneficiare di un margine temporale idoneo a valutare il testo così come risulterà al termine dell'esame in sede referente presso la Commissione di merito.

Giuliano CAZZOLA, presidente, fa presente che - pur essendovi ancora diversi deputati iscritti a parlare - occorre concludere a questo punto la seduta, essendo imminente l'inizio di votazioni in Assemblea. Quanto alle richieste sinora formulate in ordine all'eventuale ampliamento dei tempi di esame in sede consultiva del provvedimento in titolo, avverte che ne informerà prontamente il presidente della Commissione, fermo restando che la richiesta di espressione del parere sul testo approvato dal Senato è stata trasmessa già al termine della scorsa settimana dalla VII Commissione e che, dunque, il parere stesso dovrà essere reso in termini che consentano di rispettare il complessivo andamento dei lavori parlamentari.
Rinvia, quindi, il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.10.

AVVERTENZA

I seguenti punti all'ordine del giorno non sono stati trattati:

SEDE REFERENTE

Disposizioni concernenti la disciplina degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza.
C. 2715 Damiano e C. 3522 Di Biagio.

Modifica all'articolo 9 della legge 12 marzo 1999, n. 68, in materia di richieste di avviamento dei disabili al lavoro.
C. 473 Anna Teresa Formisano.