CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 15 settembre 2010
368.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
COMUNICATO
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RISOLUZIONI

Mercoledì 15 settembre 2010. - Presidenza del presidente Silvano MOFFA. - Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Pasquale Viespoli.

La seduta comincia alle 14.15.

Variazioni nella composizione della Commissione.

Silvano MOFFA, presidente, comunica che i deputati Nicola Cosentino, Antonino Lo Presti e Marco Marsilio entrano a far parte della Commissione e che i deputati Carmelo Briguglio, Aldo Di Biagio e Marcello Taglialatela cessano di farne parte.
Nel rivolgere un saluto di benvenuto ai nuovi componenti, intende altresì esprimere un sincero ringraziamento ai deputati che hanno lasciato la Commissione, per il prezioso contributo sinora fornito.

7-00364 Moffa: Iniziative concernenti le vittime dell'esposizione all'amianto nello stabilimento Goodyear di Cisterna di Latina.
(Seguito della discussione e conclusione - Approvazione della risoluzione n. 8-00089).

La Commissione prosegue la discussione della risoluzione in titolo, rinviata nella seduta del 29 luglio 2010.

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Silvano MOFFA, presidente, ricorda che nella precedente seduta è iniziata la discussione della risoluzione in titolo; in quella occasione, il rappresentante del Governo si è riservato di esprimere una più compiuta valutazione degli impegni contenuti nell'atto di indirizzo, chiedendo di poterne rinviare la deliberazione ad altra seduta, anche al fine di garantire un appropriato coordinamento tra i dicasteri interessati.

Il sottosegretario Pasquale VIESPOLI osserva che la risoluzione in discussione sollecita una riflessione più che mai attuale sulla tematica della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro, ribadendo in proposito che l'Esecutivo, fin dal suo insediamento, ha posto tra le proprie priorità l'innalzamento del livello di tutela dei lavoratori, attraverso la completa attuazione del testo unico sulla sicurezza, di cui al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e successive modificazioni ed integrazioni. Ritiene, peraltro, che non si possa non rilevare che il fenomeno infortunistico non si contrasta unicamente con il completamento del quadro giuridico di riferimento, ma anche attraverso una serie di azioni pubbliche e private dirette a migliorare la prevenzione e i livelli di tutela in tutti gli ambienti di lavoro. In questo senso, giudica importante ricordare che il testo unico ha previsto una disciplina ancora più impegnativa con riferimento al rapporto tra appaltante e appaltatore, introducendo il «Documento unico di valutazione dei rischi da interferenza», al fine di poter disporre di una compiuta conoscenza di tutti gli elementi necessari per svolgere il lavoro in condizioni di sicurezza. Fa presente, inoltre, che molte delle iniziative dirette all'attuazione del testo unico sono state devolute alla Commissione consultiva per la salute e sicurezza sul lavoro, composta in maniera paritaria e tripartita da rappresentanti delle amministrazioni pubbliche centrali competenti in materia, delle regioni, dei sindacati e delle organizzazioni dei datori di lavoro: la predetta Commissione si è più volte riunita, al fine di affrontare le questioni specificamente devolute alla sua competenza, tra le quali cita, a titolo esemplificativo, l'elaborazione di linee metodologiche per la valutazione dello stress lavoro-correlato e l'individuazione delle regole di funzionamento della cosiddetta «patente a punti» per il settore edile. Ricorda poi che, allo scopo di promuovere la diffusione di informazioni in materia di sicurezza, nella consapevolezza dell'assoluto rilievo che riveste in questo ambito la conoscenza e la formazione, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha messo a disposizione dell'utenza una sezione del proprio sito Internet.
Per quanto concerne, quindi, gli specifici impegni richiesti al Governo con l'atto di indirizzo in titolo, osserva, in primo luogo, che l'intero Esecutivo non può che auspicare che la drammatica vicenda dei lavoratori della Goodyear, i cui diritti sono stati riconosciuti in sede giudiziale, possa trovare al più presto una positiva conclusione. In tal senso, si dichiara in grado di assicurare la massima disponibilità del Governo all'apertura di un eventuale tavolo di confronto con tutti i soggetti istituzionalmente coinvolti, nel rispetto delle reciproche competenze, nell'ambito del quale portare all'attenzione e monitorare le questioni ancora aperte, nell'interesse primario dei lavoratori drammaticamente coinvolti e delle loro famiglie, che ancora attendono giustizia.

Antonio BOCCUZZI (PD), nel ringraziare il presidente per aver presentato la risoluzione in discussione, ponendo con ciò all'attenzione del Parlamento la tematica importante della sicurezza sul lavoro, coglie l'occasione per stigmatizzare le dichiarazioni di recente rese in materia dal Ministro Tremonti (sia pur parzialmente smentite in una fase successiva), in occasione di un evento pubblico tenuto a Bergamo, dalle quali si trae la chiara ostilità nei confronti di norme che giudica fondamentali e che, invece, sono considerate - dall'attuale maggioranza - come regole oppressive rispetto alla libera iniziativa economica. Chiede, pertanto, al rappresentante del Governo se le predette

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dichiarazioni siano in linea con quanto testé affermato a nome del suo dicastero, domandandosi se non vi siano i presupposti per valutare l'organizzazione di un'audizione in Commissione dello stesso Ministro Tremonti, al fine di chiarire la sua posizione sull'argomento.

Gaetano PORCINO (IdV), nel ringraziare il presidente per essersi fatto promotore della risoluzione in discussione, nella quale sono in gioco fondamentali diritti individuali e sociali meritevoli della massima tutela, si chiede per quale motivo i familiari delle vittime debbano essere costretti ad arrivare al punto di promuovere un'azione giudiziaria al fine di ottenere il risarcimento di danni che hanno causato ormai conseguenze terribili e ineliminabili. Si interroga se non sia il caso di promuovere, piuttosto, un'azione preventiva più mirata, che affronti il tema generale della tutela della salute e della sicurezza di quelle migliaia di lavoratori costretti in contesti lavorativi disagiati e ad elevato rischio di incidenti. Ritiene necessario, quindi, sollecitare l'avvio dell'iter di esame delle proposte normative che intervengono sulla materia dell'esposizione all'amianto, giacenti da tempo in Parlamento, al fine di evitare che l'atteggiamento negligente dello Stato, oltre che ricadere in primo luogo sui diretti interessati, con danni gravissimi alla salute, vada a coinvolgere i familiari delle vittime, per i quali, comunque, auspica un intervento urgente del Governo.

Cesare DAMIANO (PD) auspica l'approvazione della risoluzione in titolo, al fine di porre rimedio ad una situazione di grande incertezza, che vede molte famiglie in attesa di un risarcimento riconosciuto con sentenze passate in giudicato. Manifestato apprezzamento per la disponibilità del rappresentante del Governo ad avviare un tavolo per la risoluzione della vicenda in questione e per l'attenzione prestata alle tematiche della sicurezza del lavoro (come quella connessa ai rischi derivanti dallo stress di lavoro-correlato), si augura che un tale positivo atteggiamento possa segnare l'inizio di un nuovo corso all'interno della compagine governativa, finora caratterizzato da una certa ostilità nei confronti della normativa sul lavoro, vista il più delle volte come un ostacolo burocratico. In proposito, ricorda che in materia il Governo in carica ha adottato provvedimenti tendenti a rendere più difficoltosa la tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro (come l'eliminazione della responsabilità solidale dei committenti nel sistema degli appalti), rispetto ai quali occorre porre rimedio al più presto, con un'azione di carattere totalmente opposto.
Quanto alla questione più specifica posta con la risoluzione in discussione, si chiede, in conclusione, quali possano essere in concreto le iniziative urgenti che il Governo può mettere in atto al fine di garantire il riconoscimento dei diritti legittimamente rivendicati dai familiari delle vittime, augurandosi che si possa passare rapidamente dalle parole ai fatti.

Teresio DELFINO (UdC), pur manifestando apprezzamento per l'iniziativa assunta a tutela delle vittime dell'esposizione all'amianto, ritiene necessario che il Governo persegua come prioritario l'obiettivo più generale del miglioramento delle condizioni di sicurezza dei lavoratori, svolgendo un'azione di monitoraggio costante e capillare sul territorio, al fine di evitare il ripetersi di incidenti sul lavoro, il più delle volte determinati da una carenza di vigilanza e da una insufficiente valutazione dei rischi collegati allo svolgimento dell'attività lavorativa stessa.
Passando al tema più specifico dell'atto di indirizzo in discussione, auspica l'approvazione della risoluzione, al fine di dare attuazione ad un fondamentale e sacrosanto principio di diritto, riconosciuto anche in sede giudiziaria, a favore dei familiari delle vittime dell'esposizione all'amianto.

Massimiliano FEDRIGA (LNP), giudicando meritoria l'iniziativa assunta a tutela dei familiari delle vittime dell'esposizione

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all'amianto nello stabilimento Goodyear, che testimonia la grande considerazione tenuta dall'intera Commissione per tematiche tanto delicate, ricorda tuttavia che l'Italia è uno dei Paesi più virtuosi a livello comunitario in materia di tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro. Nel ritenere, in ogni caso, essenziale mantenere elevato il livello di attenzione su tali materie, auspica l'approvazione della risoluzione in discussione, nel cui dispositivo si potrebbe anche inserire un inciso teso ad impegnare il Governo ad affrontare la problematica in senso più generale, non limitandosi, quindi, alla risoluzione del singolo caso descritto nel presente atto d'indirizzo.

Antonino FOTI (PdL), nel preannunciare il voto favorevole del suo gruppo sulla risoluzione in titolo, auspica che, grazie all'approvazione di tale atto d'indirizzo, il Governo possa avviare al più presto un tavolo di confronto, che coinvolga anche il livello interministeriale, in vista del dovuto risarcimento a favore dei familiari delle vittime dell'esposizione all'amianto.

Silvano MOFFA, presidente, ringrazia tutti i gruppi per la preannunciata adesione ad una risoluzione che affronta un tema delicato, tuttora in attesa di soluzione. Quanto alla questione, più generale, della piena attuazione della normativa per l'esposizione all'amianto, osserva che la riforma è bloccata anche a causa della mancanza di adeguate risorse; peraltro, ricorda come la Commissione abbia promosso le intese con il Senato per poter avviare l'esame delle numerose proposte di legge in materia ad essa assegnate, senza tuttavia trovare l'accordo con l'altro ramo del Parlamento, che ha ritenuto di procedere nell'iter, già iniziato, del provvedimento a prima firma del senatore Casson. Auspica, quindi, che l'esame di questo testo presso il Senato proceda in maniera sollecita, atteso anche che la Commissione di merito ha già svolto il previsto ciclo di audizioni.
Passando al merito della sua risoluzione, nel ringraziare il Governo per l'ausilio fornito, ricostruisce le vicende che hanno interessato i familiari delle vittime dello stabilimento di Cisterna di Latina, segnalando come vada scongiurato il tentativo che una importante multinazionale come la Goodyear possa individuare soluzioni di comodo per eludere una sentenza del giudice italiano. Al contempo, riconosce l'esigenza di ampliare - in termini più generali - l'impegno al Governo, contemplando, accanto alla grave situazione descritta nell'atto di indirizzo, anche il complesso delle situazioni che presentano caratteristiche simili. A questo proposito, presenta una nuova versione della propria risoluzione (vedi allegato), di cui raccomanda l'approvazione da parte della Commissione.

Giuliano CAZZOLA (PdL), in relazione alla nuova versione della risoluzione testé presentata, si domanda quale sia il significato da attribuire alla definizione di «tavolo di confronto generale» in essa contenuta.

Silvano MOFFA, presidente, fa notare che la definizione richiamata intende prevedere che il tavolo che il Governo si impegna a costituire possa monitorare - come richiesto dallo stesso Esecutivo e da numerosi gruppi oggi intervenuti - tutte le questioni aperte sul territorio, partendo ovviamente dalla grave situazione della Goodyear di Cisterna di Latina.

Il sottosegretario Pasquale VIESPOLI esprime un orientamento favorevole sulla nuova versione della risoluzione in discussione.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la nuova versione della risoluzione in discussione, che assume il numero 8-00089.

La seduta termina alle 14.40.

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ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

Mercoledì 15 settembre 2010. - Presidenza del presidente Silvano MOFFA. - Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Pasquale Viespoli.

La seduta comincia alle 14.40.

Sull'ordine dei lavori.

Donella MATTESINI (PD) intende sfruttare l'occasione della presenza del sottosegretario Viespoli per ricordare che, prima della sospensione dei lavori parlamentari, in esito alla discussione di una risoluzione presentata dal suo gruppo, il rappresentante del dicastero del lavoro e delle politiche sociali aveva dato la propria disponibilità a dare vita ad una sede di confronto in merito al problema della tutela dei posti di lavoro del personale operante nel settore dei servizi di pulizia e sorveglianza nelle scuole. Si domanda, pertanto, quali siano stati gli sviluppi di tale vicenda.

Il sottosegretario Pasquale VIESPOLI assicura che provvederà personalmente a convocare, in tempi rapidi, il preannunciato tavolo di confronto, per affrontare il problema dei rapporti di lavoro in essere negli appalti scolastici.

Silvano MOFFA, presidente, ritiene che il rappresentante del Governo abbia fornito un'indicazione ragionevolmente certa circa la convocazione del tavolo di confronto, che non potrà che avvenire in tempi quanto mai rapidi.

Libro verde: Verso sistemi pensionistici adeguati, sostenibili e sicuri in Europa.
COM(2010)365 def.

(Esame, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del Regolamento e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

Giuliano CAZZOLA (PdL), relatore, fa presente che la Commissione avvia, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, l'esame di un interessante atto dell'Unione europea, il cosiddetto «Libro verde sulle pensioni», che - come previsto dalla richiamata norma regolamentare - può concludersi con l'approvazione di un documento finale, in cui la Commissione stessa esprime il proprio avviso sull'opportunità di possibili iniziative conseguenti. Al riguardo, infatti, osserva che sul Libro verde «Verso sistemi pensionistici adeguati, sostenibili e sicuri in Europa» la Commissione europea ha avviato una procedura di consultazione, organizzata mediante la predisposizione di alcune domande a cui i soggetti interessati sono invitati a rispondere: si tratta di una prassi comune per le iniziative dell'Unione Europea, con l'obiettivo di coordinare, secondo un disegno il più possibile coerente, le posizioni e i problemi riguardanti i singoli paesi e i relativi sistemi pensionistici. Fa notare, quindi, che le domande sono caratterizzate da un alto contenuto tecnico-giuridico e dall'esigenza di individuare soluzioni operative sulle principali questioni attinenti ai sistemi pensionistici, alle loro riforme e modernizzazioni, con particolare riferimento alle competenze della UE; tale impostazione, utilmente pratica, non esime, peraltro, dallo svolgere alcune considerazioni generali in premessa, che ritiene possano essere riferite, in particolare, ai quesiti da 1 a 4 e 14 del citato Libro verde e che intende brevemente riassumere.
Segnala anzitutto che sarebbe sicuramente importante se l'Unione europea assumesse un ruolo di indirizzo più efficace rispetto alle esperienze fino ad ora seguite attraverso il «Metodo del coordinamento aperto», basato sostanzialmente su pratiche un po' burocratiche di «moral suasion», dal momento che la materia del welfare è riservata alle politiche dei singoli Stati; le indicazioni della UE devono riguardare non solo l'adeguatezza dei trattamenti (che non può non risultare, in una logica di corretta distribuzione del rischio,

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dalla somma della previdenza obbligatoria a ripartizione e di quella privata a capitalizzazione), ma anche la sostenibilità dei sistemi, essendo questa la condizione necessaria (anche se non sufficiente) per affrontare le sfide delle trasformazioni demografiche e occupazionali che tanto preoccupano - soprattutto alla luce della crisi economica e finanziaria - l'Unione, come risulta non solo dal Rapporto sull'invecchiamento del 2009 e dallo stesso Libro verde, laddove si afferma che: «La recente crisi finanziaria ed economica ha aggravato e amplificato gli effetti della marcata tendenza all'invecchiamento della popolazione. Le sue ripercussioni negative sulla crescita economica, sui bilanci pubblici, sulla stabilità finanziaria e sull'occupazione hanno acuito l'urgenza di una riforma delle pensioni e in particolare di una modifica delle condizioni di acquisizione dei diritti pensionistici. La crisi ha messo in luce la necessità di fare di più per migliorare l'efficienza e la sicurezza dei regimi pensionistici, che non costituiscono soltanto uno strumento che assicura condizioni di esistenza dignitose alle persone anziane, ma anche la giusta ricompensa di una vita di lavoro». Sempre a proposito di adeguatezza dei trattamenti, a suo giudizio, va poi tenuta presente la necessità di prevedere forme di solidarietà a carico della fiscalità generale - nei casi in cui il montante contributivo non assicuri un trattamento pensionistico «dignitoso» - a favore, soprattutto, di coloro che hanno avuto una vita lavorativa caratterizzata da rapporti di lavoro discontinui e precari; allo stesso modo, deve essere affrontata la questione della difesa, nel tempo, del valore della pensione, che non può essere affidata alla sola salvaguardia del potere d'acquisto eroso dall'inflazione, ma deve in qualche modo essere ragguagliata agli incrementi della produttività complessiva del Paese, mediante un collegamento operativo alla dinamica delle retribuzioni dei lavoratori attivi. Più in generale, rileva che il crollo del PIL, in conseguenza della grave crisi economica e finanziaria, ha, nei fatti, determinato un notevole incremento dell'incidenza della spesa pensionistica sul prodotto, determinando l'anticipo di scenari attesi più avanti, quando si sarebbe verificato l'accesso al pensionamento delle «coorti dei baby boomers»: il nuovo ruolo di indirizzo dell'Unione potrebbe, dunque, consistere nella formulazione, nel quadro del «Metodo del coordinamento aperto», di proposte e suggerimenti, rivolti a ciascun Paese, sulla base di una specifica istruttoria sui problemi dei diversi sistemi pensionistici; in sostanza, il «Metodo del coordinamento aperto» in materia pensionistica dovrebbe assumere le caratteristiche, nell'ambito dell'Ecofin, dell'esame che attualmente è riservato alle manovre finanziarie annuali.
Sottolinea poi che lo spazio che il Libro verde riconosce ai temi della previdenza privata e ai fondi professionali rappresenta un riconoscimento del ruolo strategico che il secondo pilastro può e deve svolgere in una prospettiva di riforma del settore: un sistema a due pilastri - proprio perché ripartisce il rischio ora sulla finanza pubblica ora sui mercati finanziari - è sicuramente più solido di un sistema limitato al solo pilastro obbligatorio e pubblico. A questo proposito, sulla base dell'esperienza compiuta soprattutto in Italia, ritiene che si possa arrivare alla conclusione che lo sviluppo del secondo pilastro è fortemente condizionato dall'ammontare delle risorse che confluiscono alla previdenza obbligatoria, nel contesto di disponibilità reddituali limitate. Osserva che in Italia si è cercato di ovviare a tale inconveniente di carattere strutturale mettendo a disposizione dei lavoratori il trattamento di fine rapporto (TFR) maturando e facendone la principale fonte di finanziamento della previdenza privata; questa misura, tuttavia, ha avuto, a causa di diversi motivi, finora efficacia limitata (solo il 27 per cento dei lavoratori dipendenti del settore privato aderiscono a un fondo pensione complementare) e ha lasciato scoperti quei settori del mercato del lavoro che non dispongono del TFR, per i quali si rende opportuno pensare a forme più accentuate di deducibilità fiscale dei contributi versati o a forme limitate e

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volontarie di opting out rispetto alle aliquote della contribuzione obbligatoria. Fa notare che si tratta, in sostanza, di destinare alla previdenza complementare, nella misura del possibile, risorse (e quindi oneri) già gravanti sul costo del lavoro delle imprese e sul reddito netto dei lavoratori, dovendo tenersi conto, infatti, che, a fronte di un onere pari al 33 per cento della retribuzione destinato alla previdenza obbligatoria, di circa il 7 per cento riferito al TFR, non resterebbe una base economica adeguata per i versamenti ai fondi pensione e alle altre forme di previdenza complementare, se non si cercasse di riconvertire qualcuna di queste voci che già hanno finalità di copertura pensionistica, utilizzando pertanto, sulla base di un'opzione volontaria, una parte della attuale contribuzione obbligatoria, a carico dei datori e dei lavoratori, a favore della previdenza privata.
Segnala, altresì, che l'innalzamento dell'età effettiva di pensionamento era un obiettivo già coerente con la Strategia di Lisbona, la quale aveva assunto, ai fini degli obiettivi occupazionali previsti nel 2010, il conseguimento di un tasso di impiego pari al 50 per cento per le persone in età compresa tra 55 e 64 anni: le indicazioni del Consiglio di Barcellona, nel 2002, avevano reso coerenti gli aspetti attinenti al mercato del lavoro con quelli riguardanti i sistemi pensionistici (e il loro equilibrio a fronte della impennata costante e progressiva dell'attesa di vita), preconizzando interventi che allungassero di 5 anni, entro il 2010, l'età media effettiva di pensionamento. Fa notare che le riforme hanno sicuramente ritardato l'uscita dal mercato del lavoro, sia delle lavoratrici che dei lavoratori (nel 2009, in piena crisi, i lavoratori con più di 55 anni sono aumentati di 125.000 unità, proprio per effetto delle modifiche apportate alle regole del pensionamento), ma si rimane lontani dall'obiettivo indicato, il cui raggiungimento è stato riprogrammato nell'ambito della strategia «Europa 2020»: in proposito, si ritiene utile prevedere, come indicazione della UE, meccanismi di adeguamento automatico dell'età pensionabile all'evoluzione demografica come, peraltro, disposto in Italia a partire dal 2015; ma si considera, altresì, necessario adottare meccanismi di pensionamento flessibile, in grado di rispondere anche a differenti propensioni delle persone, ovviamente in un contesto in cui vi sia un'effettiva corrispondenza tra l'importo della pensione e l'ammontare dei contributi versati durante l'intera vita lavorativa. Per tali ragioni, osserva che anche da questo punto di vista il ruolo della previdenza complementare è importante, per consentire a chi lo desideri di accedere al pensionamento in anticipo senza però vedersi troppo ridurre il trattamento complessivo. Intende rilevare, in conclusione della sua esposizione introduttiva, che il buon esito dell'obiettivo del prolungamento della vita attiva dei lavoratori anziani non può dipendere solamente da nuove e più rigorose regole in materia pensionistica, ma deve trovare un'adeguata risposta in misure contrattuali riguardanti l'orario, le politiche formative e di organizzazione del lavoro, allo scopo di consentire l'impiego effettivo e proficuo degli anziani, rimuovendo o attenuando, anzitutto, gli effetti di eventuali normative discriminatorie, in base all'età sul mercato del lavoro, solitamente definite attraverso l'attenuazione o addirittura l'esclusione di ogni forma di tutela giuridica nel caso di licenziamento di lavoratori che abbiano già maturato il diritto a pensione: si tratta, a suo giudizio, di una ricerca delicata, che deve saper contemperare i problemi delle imprese (da incoraggiare con adeguati incentivi) e quelli di lavoratori, ma la questione non può essere elusa. Rileva, infatti, che il rapporto sul mercato del lavoro 2009 del CNEL indica per il Paese una prospettiva molto seria sul versante demografico nel prossimo decennio (il medesimo di «Europa 2020»), prevedendo che usciranno complessivamente dal mercato del lavoro 8 milioni di lavoratori, i quali non saranno sostituiti non solo da nuove leve di cittadini, ma neppure da un più consistente ingresso di lavoratori stranieri.
Svolte le preliminari considerazioni di carattere generale, riferite in particolare

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alle questioni poste dalla domande da 1 a 4 e 14, passa quindi ad esaminare i quesiti più specifici contenuti nei punti successivi del Libro verde, riguardanti la previdenza privata. Rispetto a tali punti, intende riportare taluni elementi di valutazione, che potrebbero costituire la base per il dibattito in Commissione e per l'indicazione di eventuali linee di risposta da inserire in un documento finale, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento.
Quanto all'attività transfrontaliera dei fondi pensione (quesito n. 5), rileva che è sicuramente necessario favorire la mobilità dei lavoratori all'interno dell'Unione; anche l'attività transfrontaliera dei fondi pensione può contribuire a tal fine: questo è proprio uno degli scopi della vigente Direttiva europea in materia di fondi pensione occupazionali, ma essa è in vigore ancora da poco per poterne giudicare appieno l'adeguatezza a questo riguardo. Ritiene, pertanto, che sia opportuno dare ulteriore corso alla sperimentazione della direttiva, prima di prevederne modifiche, anche al fine di meglio valutare gli interventi da apportare.
Con riferimento ai quesiti n. 6 e n. 7, fa notare che il problema della mobilità transfrontaliera delle pensioni (ossia la portabilità del montante in caso di mobilità del lavoratore al di fuori dei confini del Paese di appartenenza) si pone soprattutto per le forme a beneficio definito, che in Italia sono poche, confinate ai casi preesistenti alle riforme, dal momento che si è compiuta, per le forme di nuova istituzione, la scelta della contribuzione definita. Peraltro, giudica senz'altro utile garantire ai lavoratori che intendano muoversi all'interno dell'Unione che non vengano intaccati i propri diritti anche per quanto riguarda le pensioni complementari (questione già sostanzialmente risolta per le pensioni di base). Ritiene, quindi, opportuno che siano superati i limiti che tuttora impediscono a chi cambia lavoro di portare con sé quanto accantonato in un eventuale fondo professionale, essendo ciò, in Italia, in larga misura già stato realizzato. Riguardo all'Europa, ove non fosse possibile garantire un'adeguata portabilità del montante versato, osserva che si potrebbe almeno pensare ad una forma di totalizzazione, evitando che alcuni periodi di iscrizione e di versamento possano andare perduti, come oggi può ancora avvenire in alcuni paesi.
In tema di ampliamento degli spazi d'intervento della direttiva (quesito n. 8), rileva che l'attuale Direttiva regola soltanto i fondi occupazionali autonomi, e non quelli interni, tra cui i cosiddetti «patrimoni separati di destinazione», né i piani meramente individuali: è, pertanto, forte l'interesse dell'Italia che l'ambito della Direttiva sia esteso, in particolare, a tipologie tipiche dell'esperienza interna, come i Piani individuali pensionistici (Pip) e i Fondi aperti ad adesione individuale. Al contempo, in relazione ai fondi a contribuzione definita (quesito n. 9), che sono i più importanti nella realtà italiana, fa notare che la vigente Direttiva non detta regole specifiche. Peraltro, segnala che potrebbe risultare utile fissare a livello europeo la predisposizione di codici di buone pratiche in materie quali la gestione e il controllo dei rischi di investimento; al riguardo, al fine di elevare al probabilità di conseguire rendimenti adeguati, ma al contempo limitare il rischio di investimento (che nei fondi a contribuzione definita grava sugli iscritti), andrebbe favorita l'adozione, da parte dei fondi, di schemi di tipo life-cycle, che consentano agli iscritti di usufruire di una riallocazione automatica della loro posizione previdenziale da investimenti azionari a impieghi più prudenziali: tali schemi dovrebbero essere adottati come soluzione di default, in modo tale da fungere da punto di riferimento per gli iscritti, ferma restando la possibilità per gli stessi di compiere liberamente scelte diverse.
Si sofferma, poi, sul regime di solvibilità dei fondi a beneficio definito (quesiti n. 10 e n. 11), ritenendo che per i fondi pensione sia più utile ed opportuno un modello specifico, diverso e più semplificato di quello previsto per le assicurazioni e per gli istituti di credito; in tal senso, giudica positiva anche la definizione di un sistema di fondi di garanzia su indicazione

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europea. Quanto all'informazione sui prodotti pensionistici (quesito n. 12), osserva che ogni rafforzamento delle prescrizioni minime di informazione è senz'altro auspicabile, anche se intende ancora notare che le regole vigenti in Italia, su impulso della COVIP, collocano le esperienze italiane in una posizione di avanguardia.
Infine, con riferimento alle opzioni di «default» (quesito n. 13), ritiene opportuno, come già osservato in relazione al quesito n. 9, che vi siano degli orientamenti comuni rivolti ad applicare ai lavoratori iscritti le soluzioni in linea di principio per loro più convenienti - in ragione delle specifiche condizioni di età e di reddito di ciascuno - rispetto all'iscrizione ai fondi, alla contribuzione e alla tipologia degli investimenti; ciò, peraltro, senza negare loro la possibilità di decidere diversamente, qualora essi ritengano che la soluzione fissata come «default» (in difetto di una loro scelta) sia da loro considerata inadeguata.
In conclusione, ritiene che il Libro verde possa rappresentare un'utile occasione di riflessione e analisi per il Parlamento e che, pertanto, la Commissione possa tentare di raccogliere in un documento finale le proprie indicazioni in materia. A tal fine, prospetta l'opportunità, nelle more del dibattito, di rimettere ad una prossima riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, la definizione delle modalità per lo svolgimento dell'attività istruttoria, tenendo conto dei tempi previsti per la conclusione della procedura a livello comunitario e, dunque, dell'esigenza di rispettare questi tempi per l'eventuale adozione di una posizione in ambito parlamentare.

Silvano MOFFA, presidente, intende ringraziare, in modo non formale, il relatore per il lavoro svolto, con il quale ha consentito di rappresentare in maniera efficace il senso di un documento complesso e tecnicamente molto articolato.

Marialuisa GNECCHI (PD), pur dichiarando che il suo gruppo è disponibile a discutere delle questioni poste dal documento comunitario in esame in ordine al futuro sviluppo dei sistemi pensionistici nell'Unione europea, in una logica di inclusione delle parti interessate nel percorso di consultazione, ritiene preliminarmente necessario fare chiarezza circa le linee di tendenza operanti all'interno del sistema previdenziale italiano, considerato che l'ultima manovra economico-finanziaria, a suo giudizio, ha contribuito a rendere più confuso il quadro normativo vigente, intaccando taluni «principi cardine» dello Stato sociale.
Fa notare, in proposito, che il Governo, con il decreto-legge n. 78, approvato peraltro grazie alla posizione della questione di fiducia, nel perseguire pervicacemente l'obiettivo dell'innalzamento dell'età pensionabile - soprattutto quella delle donne - ha reso impossibile l'applicazione di alcuni importanti istituti connessi al ricongiungimento dei diritti pensionistici maturati, prevedendo, peraltro, finestre di uscita automatiche suscettibili di posticipare la pensione dei lavoratori, anche in presenza di una contribuzione pari a 40 anni. Osserva, pertanto, che il Governo in carica, a differenza dei Governi precedenti, a suo avviso molto attenti a ricercare una consultazione adeguata con la base dei lavoratori e con le parti sociali, ha introdotto riforme strutturali in campo previdenziale senza tenere nella debita considerazione la salvaguardia dei diritti acquisiti e il rispetto dei requisiti precedentemente maturati, forzando la discussione e il confronto in Parlamento.
Pur ribadendo l'attenzione del suo gruppo sul provvedimento in questione, ritiene, in conclusione, che sia inutile interrogarsi sul futuro del sistema pensionistico in Europa, se non si esaminano in precedenza, con la necessaria attenzione, gli effetti negativi che determinati provvedimenti rischiano di produrre nell'impianto previdenziale italiano.

Silvano MOFFA, presidente, alla luce del contenuto della relazione introduttiva e dell'intervento testé svolto, ritiene utile organizzare in maniera appropriata il seguito

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dell'attività istruttoria della Commissione in ordine al provvedimento in esame; ricorda, in proposito, come l'obiettivo principale consista soprattutto nell'individuare possibili risposte ai quesiti del Libro verde, verificando la possibile definizione di una posizione del Parlamento sul tema dell'armonizzazione dei sistemi pensionistici in ambito europeo, piuttosto che svolgendo un'analisi del sistema italiano. A tal fine, anche in attesa di acquisire la possibile disponibilità del Commissario europeo competente a partecipare ad una audizione in Commissione, giudica opportuno rimettere all'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, le determinazioni circa le modalità di prosecuzione del lavoro istruttorio, fermo restando che la prossima settimana sarà convocata una nuova seduta, da dedicare al seguito del dibattito sull'atto in esame.

Cesare DAMIANO (PD), accolta con favore la prospettiva di un seguito del dibattito sin dalla prossima settimana, auspica che la Commissione possa anche programmare, in tempi ragionevoli, un ciclo di audizioni informali, che - a suo avviso - non potranno non coinvolgere anche il Ministro Sacconi, oltre che il Commissario europeo competente.

Silvano MOFFA, presidente, preso atto delle richieste appena formulate, che giudica opportune, e ribadita l'esigenza che le relative determinazioni organizzative siano rimesse all'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.15.

SEDE REFERENTE

Mercoledì 15 settembre 2010. - Presidenza del presidente Silvano MOFFA.

La seduta comincia alle 15.15.

Disposizioni concernenti la disciplina degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza.
C. 2715 Damiano e C. 3522 Di Biagio.

(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame dei provvedimenti in titolo, rinviato nella seduta del 21 luglio 2010.

Cesare DAMIANO (PD), nel dichiararsi disponibile a svolgere sin da oggi il proprio intervento di carattere generale, prospetta alla presidenza l'esigenza di indicare le modalità più opportune per il seguito dell'attività istruttoria della Commissione sui provvedimenti in titolo, attesa anche l'eventualità di dare seguito a quanto già indicato dal relatore, nel senso di effettuare un ciclo di audizioni informali dei principali soggetti interessati.

Silvano MOFFA, presidente, ritiene opportuno rinviare alla prossima settimana il seguito del dibattito di carattere generale sui provvedimenti in esame, a conclusione del quale si potrà valutare - nell'ambito dell'Ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi - come procedere in relazione all'attività istruttoria proposta dal relatore.

La Commissione conviene.

Silvano MOFFA, presidente, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Disposizioni concernenti la sospensione e la revoca del trattamento pensionistico per i soggetti sottoposti a misure restrittive della libertà personale o condannati per reati di terrorismo o di criminalità organizzata.
C. 3541 Fedriga.

(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta del 22 luglio 2010.

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Massimiliano FEDRIGA (LNP), relatore, in considerazione del dibattito già svolto nella precedente seduta, si dichiara disponibile a recepire le osservazioni formulate dai deputati in quella sede, in vista del superamento di taluni aspetti del provvedimento suscettibili di criticità sotto il profilo costituzionale. Si riferisce, in particolare, all'articolo 1, comma 1, e alla questione della sospensione del trattamento pensionistico a seguito della pronuncia di una sentenza di primo grado, in ordine alla quale giudica utile intervenire con puntuali proposte di modifica. Nel ritenere, pertanto, che vi siano sufficienti margini di intervento per rendere il testo ancor più coerente con la stessa Costituzione, auspica che sul provvedimento possa registrarsi un'ampia convergenza dei gruppi.

Amalia SCHIRRU (PD) ribadisce che il testo appare suscettibile di forti rilievi critici, anche sotto il profilo costituzionale, che richiederebbero un'attenta riflessione. Fa presente, infatti, che l'intervento normativo in oggetto rischia di ledere principi fondamentali contenuti nella Carta costituzionale, pregiudicando anche i diritti sociali dei familiari del soggetto condannato per reati di terrorismo o di criminalità organizzata, anche qualora essi non siano stati in alcun modo coinvolti nelle richiamate attività illecite. Giudicando iniquo pregiudicare diritti di soggetti per i quali è già stata individuata una giusta sanzione penale in sede giudiziaria, anche considerando la funzione rieducativa della pena, prospetta ai presentatori di ritirare la proposta di legge in titolo, non esistendo, a suo avviso, alcun margine di miglioramento del testo, sia sul piano del merito sia su quello del rispetto della stessa Costituzione.

Giuliano CAZZOLA (PdL), facendo seguito a quanto affermato nella precedente seduta, manifesta talune riserve sul testo in esame, che, a suo giudizio, presenta profili di dubbia legittimità costituzionale, sui quali auspica che il relatore possa svolgere un'attenta riflessione. In proposito, ritiene necessario prestare attenzione alla questione della sospensione del trattamento pensionistico a seguito della pronuncia di una sentenza di primo grado, nonché alla problematica inerente agli elementi di distinzione tra le prestazioni assistenziali dello Stato e i diritti connessi a trattamenti assicurativi sorti a seguito del versamento dei contributi previdenziali. Su quest'ultimo aspetto, infatti, fa presente che riterrebbe ingiusto un intervento teso a colpire un trattamento pensionistico, laddove esso fosse il risultato della contribuzione versata dall'interessato nel coso degli anni e non dell'azione solidaristica della società (presente, al contrario, nei trattamenti assistenziali), giudicando altresì paradossale prevedere un'ulteriore sanzione per chi ha comunque già pagato il proprio conto con la società. Auspica, in conclusione, che il relatore possa tener conto di tali aspetti, modulando in modo più adeguato l'intervento in oggetto.

Nedo Lorenzo POLI (UdC) invita la Commissione a svolgere ulteriori approfondimenti sul testo in esame, che, allo stato, appare inadeguato, soprattutto laddove prevede addirittura l'esclusione dei trattamenti previdenziali prima che sia passata in giudicato una sentenza. Ritiene, altresì, iniquo colpire il sacrosanto diritto alla pensione dei cittadini - anche laddove essi siano stati ritenuti responsabili di gravi reati, per i quali è comunque già intervenuta una sanzione penale - che deriva dal legittimo versamento di contributi previdenziali, rischiando di intaccare, peraltro, i diritti sociali dei familiari dello stesso condannato. Auspica pertanto che si possa addivenire ad una soluzione rispondente alle finalità del provvedimento, ma più in linea con i principi costituzionali.

Ivano MIGLIOLI (PD) osserva che il giudizio negativo del suo gruppo sul provvedimento in esame non deriva da un atteggiamento di indulgenza nei confronti dei condannati per reati di terrorismo o di criminalità organizzata, ma da una ponderata valutazione degli aspetti di dubbia

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legittimità costituzionale del testo in questione (segnalati nel tempo, a più riprese, dalla stessa Corte costituzionale), laddove, nella sostanza, si prevede una sorta di «pena accessoria» nei confronti di tali soggetti, ancor prima che vi sia una sentenza passata in giudicato.
Ritiene, quindi, sbagliato colpire diritti sociali maturati legittimamente da tali soggetti, quando erano liberi cittadini, tenuto conto, peraltro, che la funzione repressiva nei loro confronti è stata già svolta con l'applicazione delle norme di diritto penale.

Massimiliano FEDRIGA (LNP), relatore, in relazione alle diverse questioni poste, intende anzitutto ricordare come analoghi problemi non siano sorti al momento di esaminare il provvedimento - già concluso in sede referente dalla XI Commissione - che intende prevedere l'esclusione dei familiari superstiti condannati per omicidio del pensionato o dell'iscritto a un ente di previdenza dal diritto alla pensione.

Maria Grazia GATTI (PD), intervenendo per una precisazione, segnala che nel caso appena richiamato si tratta di negare un beneficio indiretto - la pensione di reversibilità - in favore di colui che si è reso responsabile dell'omicidio dell'avente diritto.

Massimiliano FEDRIGA (LNP), relatore, nel ribadire che, a suo giudizio, i due provvedimenti non presentano particolari differenze, segnala altresì che la giurisprudenza costituzionale, evocata oggi per criticare la proposta di legge in esame, in realtà afferma che la revoca del beneficio non può essere collegata all'entità della pena, bensì alla tipologia della stessa, come correttamente previsto dal provvedimento. Rileva, inoltre, che il testo non dispone la revoca - ma la semplice sospensione - del beneficio a seguito della sentenza di primo grado, proprio per attendere il passaggio della sentenza in giudicato.
Nel confermare, quindi, la propria disponibilità a migliorare il provvedimento, insiste per la sollecita prosecuzione del suo esame, evitando di determinare incomprensibili dilazioni: a tal fine, invita i gruppi - piuttosto che a disporre un generico rinvio a successivi approfondimenti - a concludere il dibattito di carattere generale e confrontarsi nel merito del testo, eventualmente anche con la presentazione di emendamenti soppressivi, a fronte dei quali sarà possibile capire con chiarezza quali siano i reali orientamenti della Commissione sull'argomento.

Silvano MOFFA, presidente, nel precisare che non intende entrare nel merito del provvedimento, ritiene che la richiesta testé formulata dal relatore sia corretta sotto un profilo procedurale, essendo comprensibile che - al termine del dibattito di carattere generale - si intenda procedere con la presentazione e l'esame degli emendamenti. Fa presente, peraltro, come - anche a fronte della complessità dell'argomento - vi sia l'opportunità di concludere l'esame preliminare alla presenza di un rappresentante del Governo; ritiene, dunque, necessario differire alla prossima settimana la chiusura del dibattito di carattere generale, invitando l'Esecutivo ad intervenire nel corso dell'esame, in modo da poter successivamente proseguire nelle ulteriori fasi dell'iter.

Massimiliano FEDRIGA (LNP), relatore, nel condividere l'ipotesi formulata dal presidente, intende altresì richiamare l'attenzione della Commissione sull'esigenza di attivarsi per sollecitare l'invio, da parte dell'INPS, dei dati sulla platea dei soggetti interessati dalle disposizioni della proposta di legge in titolo, già richiesti in via informale ormai da circa sei mesi.

Silvano MOFFA, presidente, assicura che la presidenza si farà carico del sollecito richiesto, precisando tuttavia che la raccolta dei dati in questione non appare affatto facile.

Massimiliano FEDRIGA (LNP), relatore, pur riconoscendo la difficoltà di fornire

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un quadro esatto e dettagliato della situazione, ritiene ingiustificabile che l'INPS non disponga di dati in materia.

Ivano MIGLIOLI (PD), intervenendo per una precisazione in ordine alla prosecuzione dell'esame della proposta di legge in titolo, fa presente che il suo gruppo - al contrario di quanto sembrerebbe apparire da alcune considerazioni del relatore - non intende assolutamente adottare atteggiamenti dilatori, essendo disponibile da subito a confrontarsi su eventuali proposte emendative riferite al testo.

Silvano MOFFA, presidente, preso atto degli orientamenti emersi e assicurato che provvederà a verificare la presenza del Governo per la prossima settimana, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Modifica all'articolo 9 della legge 12 marzo 1999, n. 68, in materia di richieste di avviamento dei disabili al lavoro.
C. 473 Anna Teresa Formisano.

(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta del 29 luglio 2010.

Cesare DAMIANO (PD) giudica opportuno rinviare ad altra seduta il dibattito di carattere generale sul provvedimento in titolo, attesa anche l'esigenza di valutare la portata dei numerosi interventi normativi che stanno convergendo o stanno per essere proposti - in ambito parlamentare - sulla legge n. 68 del 1999. Segnala, peraltro, alla presidenza che un dibattito approfondito sull'argomento non può prescindere dalla presentazione alle Camere della prescritta relazione sullo stato di attuazione della citata legge n. 68, la cui ultima edizione è stata inviata al Parlamento nel luglio 2008: ne auspica, pertanto, la sollecita trasmissione da parte del Governo.

Teresio DELFINO (UdC), relatore, pur comprendendo le ragionevoli questioni poste dal deputato Damiano, si domanda quale possa essere l'ambito temporale previsto per la ripresa dell'esame del provvedimento in titolo, in ordine al quale si dichiara nuovamente disponibile - come già preannunciato nella precedente seduta - ad apportare le necessarie integrazioni.

Silvano MOFFA, presidente, nel ritenere che le determinazioni circa le modalità di prosecuzione dell'iter possano essere demandate all'Ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.40.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

Mercoledì 15 settembre 2010.

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.40 alle 16.