CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 21 luglio 2010
356.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

Mercoledì 21 luglio 2010. - Presidenza del presidente Silvano MOFFA. - Interviene il sottosegretario di Stato per la pubblica amministrazione e l'innovazione, Andrea Augello.

La seduta comincia alle 14.15.

Norme per la prosecuzione del rapporto di lavoro oltre i limiti di età per il pensionamento di vecchiaia.
C. 2671 Cazzola, C. 3343 Santagata, C. 3549 Fedriga, C. 3582 Paladini.

(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame dei provvedimenti in titolo, rinviato nella seduta del 6 luglio 2010.

Silvano MOFFA, presidente e relatore, ricorda che nella precedente seduta, dopo che il rappresentante del Governo ha esposto il proprio orientamento, si è convenuto di proseguire il dibattito in Commissione sui provvedimenti in titolo; al riguardo, comunica che è stata nel frattempo assegnata alla Commissione anche la preannunciata proposta di legge n. 3582, a prima firma del deputato Paladini: poiché tale proposta verte su materia identica a quella recata dai progetti di legge in esame, ne è stato disposto l'abbinamento d'ufficio, ai sensi dell'articolo 77, comma 1, del Regolamento.
Fa presente, quindi, che - alla luce dell'avvenuto abbinamento della predetta proposta di legge e attesa l'esigenza di svolgere i necessari approfondimenti sul suo contenuto, oltre che sulle possibili

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modalità di prosecuzione dell'esame del complesso dei progetti di legge abbinati, anche in relazione agli interventi in materia previdenziale previsti dalla manovra economico-finanziaria all'esame della Camera - il dibattito di carattere generale proseguirà alla ripresa dei lavori parlamentari, dopo la prevista sospensione per il periodo estivo; in quella sede, sarà anche possibile valutare lo svolgimento di un ciclo di audizioni informali sui provvedimenti in titolo.
Nessuno chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Disposizioni concernenti la disciplina degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza.
C. 2715 Damiano e C. 3522 Di Biagio.

(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame dei provvedimenti in titolo.

Nedo Lorenzo POLI (UdC), relatore, osserva che la XI Commissione avvia oggi l'esame di due proposte di legge - caratterizzate dalla medesima finalità, ma distinte da una differente impostazione di base - che dettano disposizioni in materia di previdenza e assistenza dei liberi professionisti: obiettivo comune di tali proposte è, in particolare, quello di procedere al riordino degli enti gestori di forme obbligatorie di assistenza e previdenza, anche al fine di garantire una maggiore tutela degli utenti e degli associati. Fa presente, pertanto, che l'odierna relazione introduttiva sarà finalizzata a porre in evidenza i principali elementi contenutistici delle due proposte di legge, segnalandone i profili distintivi e rimettendo al dibattito in Commissione le eventuali valutazioni sulle modalità più opportune per il seguito del loro esame.
Rileva, infatti, che la proposta di legge C. 2715 Damiano interviene sulla disciplina degli enti previdenziali privatizzati dei liberi professionisti, proponendone un riordino organico finalizzato ad affrontare i profili di criticità emersi nel settore a distanza di circa quindici anni dall'adozione dei provvedimenti di privatizzazione; la proposta è volta, in particolare, ad assicurare il rafforzamento degli enti e dei margini di efficienza e di trasparenza delle relative gestioni, nell'interesse del miglioramento e dell'estensione delle prestazioni per gli associati, coerentemente con le linee guida tracciate nel memorandum dell'8 aprile 2008 sottoscritto tra il Ministro del lavoro e della previdenza sociale e l'Associazione degli enti previdenziali privati.
Per converso, fa notare che la proposta di legge C. 3522 Di Biagio reca, invece, una delega al Governo per l'istituzione dell'Ente Nazionale di Previdenza e di Assistenza dei Professionisti (ENPALP), all'interno del quale confluiscono gli enti esistenti, con l'obiettivo di definire un sistema previdenziale unitario ed omogeneo dei liberi professionisti. La finalità di tale proposta, pertanto, è quello di «disboscare» la foresta delle casse privatizzate e costruire un sistema della previdenza dei liberi professionisti, istituendo un Ente nazionale che incorpori, in autonomia, tutte le casse con i loro ordinamenti specifici.
Passando ad esaminare nel dettaglio il contenuto dei due provvedimenti, si sofferma anzitutto sulla proposta di legge C. 2715, composta di 12 articoli, che è stata presentata in una fase precedente all'altro progetto di legge in esame. In proposito, segnala che l'articolo 1 definisce il regime giuridico degli enti previdenziali dei professionisti, ribadendo il contenuto di molte disposizioni vigenti, recate dagli articoli 1 e 2 del decreto legislativo n. 509 del 1994 (in particolare, si esclude che gli enti possano essere oggetto di interventi finalizzati ad assicurare il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica). Rileva poi che l'articolo 2 prevede l'obbligo per gli enti di adottare, nell'esercizio della loro autonomia statutaria, appositi regolamenti riguardanti le modalità di attuazione dello statuto, la disciplina dei contributi e delle prestazioni, le

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regole di contabilità e di redazione dei bilanci di esercizio e preventivi, nonché altri elementi di carattere prevalentemente organizzativo e gestionale. L'articolo 3 reca disposizioni in materia di vigilanza, stabilendo in primo luogo l'istituzione, nell'ambito della struttura amministrativa del Ministero del lavoro e del Ministero dell'economia e delle finanze, di apposite direzioni preposte alla vigilanza sugli enti. Fa notare che l'articolo 4 demanda ad un apposito decreto interministeriale l'individuazione dei parametri necessari per la valutazione di stabilità delle gestioni previdenziali, nonché le modalità di redazione dei bilanci pluriennali di mandato, al fine di promuovere una maggiore efficienza nella gestione dei profili di rischio e di rendimento degli investimenti. Evidenzia quindi che l'articolo 5 estende agli enti previdenziali il regime tributario delle forme pensionistiche complementari, di cui all'articolo 17 del decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, con applicazione di una tassazione sostitutiva dei rendimenti maturati con aliquota più bassa di quella ordinaria, nonché l'imposizione sostitutiva delle prestazioni erogate. Inoltre, si prevede l'applicazione di un trattamento fiscale di miglior favore agli enti che stipulano fra loro accordi di tipo consortile, con lo scopo di perseguire maggiore efficienza gestionale attraverso l'utilizzo congiunto della medesima struttura o attività di servizio, inerenti uno o più funzioni. Fa poi presente che l'articolo 6 istituisce un fondo di garanzia tra gli iscritti, al fine di assicurare stabilità finanziaria e certezza dei trattamenti previdenziali, mentre l'articolo 7 disciplina la possibilità per gli enti di accorparsi tra loro ed includere altre categorie professionali «similari» di nuova istituzione (comprese le professioni non regolamentate), nel caso in cui queste siano prive di una protezione previdenziale pensionistica. Sottolinea, quindi, l'articolo 8, che reca disposizioni volte a garantire l'adeguatezza delle prestazioni erogate dalle Casse professionali, prevedendo, tra l'altro, la possibilità di adottare variazioni in aumento di carattere permanente delle aliquote contributive, attraverso il contestuale incremento dell'aliquota soggettiva (a carico del professionista e legata all'entità del suo reddito) e dell'aliquota integrativa (a carico della committenza, legata al volume d'affari annuale), nel rapporto di 2,5 a 1. L'articolo 9 reca disposizioni in materia di previdenza complementare, riconoscendo la possibilità di aderire alle forme pensionistiche istituite dagli enti anche ai professionisti non iscritti all'ente promotore e agli esercenti professioni non regolamentate. A sua volta, l'articolo 10 prevede la facoltà per gli enti di istituire prestazioni di natura solidaristica in favore dei propri iscritti, comprese forme di integrazione del reddito per sospensione o per cessazione dell'attività professionale. Evidenzia poi che l'articolo 11 dispone la non applicabilità del massimale contributivo ai soggetti iscritti agli enti istituiti ai sensi del decreto legislativo n. 103 del 1996, mentre l'articolo 12 riduce del 50 per cento il numero dei componenti degli organi di indirizzo generale degli enti.
Passando ad esaminare poi la proposta di legge C. 3522, evidenzia che essa si compone di 4 articoli. Al riguardo, si segnala innanzitutto l'articolo 1, che prevede una delega al Governo per l'istituzione dell'Ente Nazionale di Previdenza e di Assistenza dei Professionisti (ENPALP), all'interno del quale confluiscono gli enti esistenti, con l'obiettivo di definire un sistema previdenziale unitario ed omogeneo dei liberi professionisti. Sottolinea, quindi, l'articolo 2, che prevede la possibilità che la normativa statutaria e regolamentare degli enti previdenziali possa prevedere, nell'ambito delle prestazioni a favore degli iscritti, anche forme di tutela sanitaria integrativa, nel rispetto degli equilibri finanziari di ogni singola gestione. Evidenzia poi l'articolo 3, che reca una disciplina transitoria in base alla quale, in attesa dei decreti legislativi di attuazione, le casse professionali possono accorparsi fra loro, nonché includere altre categorie professionali similari di nuova istituzione che dovessero risultare

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prive di una tutela pensionistica e previdenziale. L'articolo 4, infine, reca disposizioni per l'esercizio della delega. In particolare, si prevede che i decreti legislativi vengano adottati su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, previo confronto con le associazioni delle categorie interessate maggiormente rappresentative e con le istanze rappresentative degli enti, degli istituti e delle casse. Gli schemi dei decreti legislativi, corredati della relazione tecnica sugli effetti finanziari, sono trasmessi alle Camere ai fini dell'espressione dei pareri da parte delle Commissioni parlamentari competenti; entro i 30 giorni successivi all'espressione dei pareri, il Governo, nel caso in cui non intenda conformarsi alle condizioni eventualmente formulate relativamente all'osservanza dei principi e dei criteri direttivi della delega, ritrasmette alle Camere i testi, corredati dai necessari elementi integrativi di informazione, per i pareri definitivi delle Commissioni competenti.
Preso atto del contenuto delle due proposte di legge, osserva che entrambe, pur muovendo da presupposti di partenza differenti - un riordino organico dell'attuale sistema esistente delle casse privatizzate, da un lato, la creazione di un nuovo sistema unitario della previdenza dei liberi professionisti, dall'altro - mirano ad assicurare che le casse possano svolgere adeguatamente i propri compiti di tutela previdenziale nei confronti degli iscritti, garantendo al contempo prestazioni adeguate (sia di natura previdenziale sia di carattere solidaristico-assistenziale) e gestioni economiche efficienti e trasparenti. Per tale ragione, giudica utile avviare sin dalla prossima settimana un confronto di carattere generale su tali argomenti; successivamente, alla luce degli spunti che emergeranno dal dibattito, ritiene che si possano valutare le modalità più opportune di approfondimento istruttorio con i soggetti interessati (anche tramite lo svolgimento di audizioni informali), in vista della definizione di un possibile testo condiviso, che incontri possibilmente le volontà e gli intendimenti delle categorie di riferimento.

Silvano MOFFA, presidente, avverte che il dibattito di carattere generale sui provvedimenti in titolo - anche al fine di consentire alla Commissione un approfondimento del contenuto della relazione appena svolta - avrà inizio nella prossima settimana.
Rinvia, quindi, il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 14.35.

SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 21 luglio 2010. - Presidenza del presidente Silvano MOFFA. - Interviene il sottosegretario di Stato per la pubblica amministrazione e l'innovazione, Andrea Augello.

La seduta comincia alle 14.35.

DL 78/10: Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica.
C. 3638 Governo, approvato dal Senato.

(Parere alla V Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta di ieri.

Silvano MOFFA, presidente, avverte che il relatore ha predisposto una proposta di parere favorevole sul provvedimento in esame (vedi allegato).

Teresio DELFINO (UdC), pur convenendo sulla necessità di elaborare una manovra economica al fine di rispettare i vincoli di bilancio e far fronte alla crisi in atto, esprime perplessità sui contenuti di tale operazione, che appare priva di equità e organicità. Dopo aver ricordato che il

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Governo ha gravi responsabilità per l'attuale stato dei conti pubblici, avendo in gran parte sottovalutato le dimensioni della crisi sin dall'inizio, fa notare che ora esso tenta di porvi rimedio con misure inefficaci e mirate a colpire le parti più deboli del contesto sociale e istituzionale, come gli enti locali, i dipendenti pubblici, il Mezzogiorno, i giovani precari.
Pur riconoscendo la necessità che la comunità nella sua interezza sopporti taluni sacrifici, contesta il fatto che essi siano posti a carico solo di alcuni e che altri, per converso, vengano tenuti fuori da qualsiasi forma di sforzo economico. Si interroga, peraltro, sul motivo per il quale l'ENPALS debba essere tenuto fuori dal piano di riorganizzazione degli enti previdenziali e della ragione per cui un soggetto come Equitalia sia deputato al recupero dei crediti dell'INPS, essendo in questo caso palese il rischio di aumentare il contenzioso, a causa di un probabile drastico incremento degli interessi rispetto ai crediti esistenti. Inoltre, pur non dichiarandosi aprioristicamente contrario ad un innalzamento dei requisiti anagrafici delle donne per la maturazione dei diritti pensionistici, al fine di rispondere adeguatamente alle sollecitazioni provenienti dall'Europa, si chiede come mai non si possa registrare un'analoga «reverenza» nei confronti dell'Europa nella materia delle «quote latte».
In generale, ravvisa nella presente manovra di finanza pubblica l'assenza di riforme strutturali in materia di previdenza, fiscalità, lavoro pubblico, sostegno all'occupazione femminile, alle famiglie, alle imprese e agli enti locali, tematiche che, a suo avviso, dovrebbero essere prioritarie nell'agenda politica, in vista del conseguimento degli obiettivi da tempo fissati a livello comunitario. Ritiene, al contrario, che le misure contenute nel provvedimento in esame non facciano altro che amplificare i conflitti sociali e i divari territoriali, come dimostrano le disposizioni relative al Sud, inidonee a rilanciare l'economia in quelle aree depresse.
Manifesta profonde perplessità anche in ordine all'articolo 10 del decreto-legge in esame, nella parte in cui si prevede una compressione del numero delle ore di sostegno, finalizzate all'educazione e all'istruzione dei soggetti disabili, e una limitazione delle altre risorse professionali e materiali necessarie per l'integrazione e l'assistenza, misure che, nonostante siano tese ad arginare forme di abuso, a suo giudizio rischiano di mettere in difficoltà anche i soggetti in regola.
In conclusione, per tutte le ragioni testé esposte, dichiara il convinto orientamento contrario del suo gruppo sul provvedimento in esame, al pari di una forte contrarietà rispetto all'impostazione complessiva della manovra di finanza pubblica.

Donella MATTESINI (PD) fa notare come l'Italia, oltre che da una crisi di natura economica che la parifica agli altri Paesi europei, sia tuttavia caratterizzata anche da un forte elemento di differenza rispetto agli Stati membri dell'Unione europea, ossia da una crisi sociale ed etico-morale, che ha contribuito a sferrare un potente attacco concentrico al sistema istituzionale dello Stato e degli enti locali. Tale dato, a suo giudizio, è ancor più aggravato dall'iniquità della manovra in esame, con la quale - tra le altre cose - si è deciso di non incidere sull'evasione fiscale, con ciò incentivando di fatto anche l'impressionante giro d'affari della criminalità organizzata, che già aveva potuto beneficiare dei vantaggi del cosiddetto «scudo fiscale». In sostanza, si dichiara preoccupata di fronte al dramma di un Paese che deve subire una manovra economica che mette le mani in tasca ai soliti cittadini meno abbienti.
Si sofferma, quindi, sul problema del presente e del futuro delle nuove generazioni, lamentando la mancanza, nel provvedimento in esame, di qualsiasi misura che possa favorirne l'inserimento nel mercato del lavoro ovvero tutelarle dalla perdita dei posti di lavoro, peraltro con contratti spesso di natura flessibile e, dunque, caratterizzati da forme odiose di

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precariato. Ritiene che tali circostanze dimostrino una sostanziale perdita di autonomia da parte dei giovani, incrementando in questi la già marcata assenza di fiducia nel futuro, come affermano anche i dati di una ricerca presentata proprio oggi a Milano, condotta da un istituto specializzato, che riferisce di un livello bassissimo di impiego stabile dei giovani laureati nel mercato del lavoro, pari solo al 6 per cento: di fronte a tali evidenze, ritiene ridicole le misure proposte con la manovra economica, che si limitano, in sostanza, all'introduzione di un periodo di ferma breve per i ragazzi (la cosiddetta «mini-naja»).
Pone in evidenza, inoltre, un pericoloso attacco alla pubblica amministrazione, anche e soprattutto a livello territoriale, che il decreto-legge in esame porta attraverso penalizzazioni alla burocrazia e ai pubblici dipendenti, oltre che con un poderoso taglio di risorse che rischia di determinare l'annullamento dei compiti amministrativi degli enti locali: in questo contesto - in cui si manifesta anche la riduzione della spesa per i contratti a tempo determinato, che giudica incredibile - osserva che la riforma della pubblica amministrazione, nella quale il Ministro Brunetta ha totalmente fallito, rimane comunque un elemento fondamentale per il rilancio del Paese. Poiché, a suo avviso, la manovra in esame si muove in senso esattamente contrario, intende quindi confermare un giudizio totalmente negativo sull'azione del Governo.

Giuliano CAZZOLA (PdL), relatore, osserva preliminarmente che, di fronte ad un dibattito che è stato molto lungo e articolato, vi è l'esigenza di non svolgere una replica troppo diffusa, anche a causa di concomitanti impegni dei deputati di maggioranza in altre Commissioni e del fatto che sono state poste, dai deputati intervenuti, numerose questioni, rispetto alle quali, in qualità di relatore, non è in grado di replicare nel dettaglio, in ragione dei ristretti tempi a disposizione. A tale proposito, peraltro, invita la presidenza a considerare, per il futuro, nuove regole condivise per l'attribuzione dei tempi a disposizione dei singoli interventi, paventando il rischio che, in caso contrario, la maggioranza sia destinata a rimanere sempre «silenziosa», se anche il relatore di un provvedimento, sia pure rilevante, assegnato in sede consultiva non è nelle condizioni di svolgere adeguate considerazioni conclusive per la mancanza di tempo. Ciò premesso, intende tuttavia contestare i dati forniti oggi dal deputato Mattesini in ordine alle percentuali di impiego stabile dei giovani laureati, citando quelli contenuti in recenti studi di Almalaurea, di natura certamente più autorevole, che dimostrano l'esistenza di una realtà ben diversa.
Nell'illustrare, quindi, nel dettaglio la sua proposta di parere favorevole, auspica di avere colto, con talune delle premesse in questa contenute, le principali questioni emerse nel dibattito.

Cesare DAMIANO (PD) intende anzitutto ricollegarsi a talune considerazioni espresse da ultimo dal relatore, facendo notare che il silenzio della maggioranza non può essere imputato ad una presunta demagogica invadenza oratoria della minoranza - colpevole, a suo giudizio, solo di aver svolto il proprio dovere sino in fondo, intervenendo diffusamente nel dibattito di merito al fine di fornire utili elementi di conoscenza - bensì allo scarso grado di partecipazione alle sedute dei deputati che sostengono il Governo, che hanno assistito ai lavori «a ranghi ridotti», rimanendo prevalentemente in silenzio. Riferendosi poi al tema dell'inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, fa presente che la problematica del raccordo tra il mondo dell'istruzione e quello del lavoro, in vista di un impiego professionale adeguato alla propria preparazione, esiste e non può essere ristretta nei margini di una discussione breve e superficiale, richiedendo, piuttosto, adeguati approfondimenti e un confronto serio.
Sul merito del provvedimento in esame, ribadisce la profonda contrarietà del suo gruppo rispetto a misure che giudica inique e incapaci di favorire un rilancio dello

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sviluppo nel Paese, lamentando altresì l'assenza di disposizioni in favore dell'occupazione femminile, del Mezzogiorno, dei giovani precari, nonché la presenza di proroghe in materia di tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro che rischiano di pregiudicare la completa attuazione del decreto legislativo n. 81 del 2008. Pur riconoscendo la disponibilità del relatore ad accogliere talune osservazioni emerse dal dibattito, soprattutto in materia previdenziale, in vista di un ritorno a criteri più flessibili di uscita dal lavoro, fa notare che tale sforzo di confronto rischia di rivelarsi inutile, sia per oggettivi motivi di merito (dal momento che la relazione con il criterio delle aspettative di vita non viene messa in alcun modo in discussione), sia per l'atteggiamento del Governo, il quale, come già dimostrato in occasione dell'esame di un provvedimento di iniziativa parlamentare in materia di ammortizzatori sociali, si dimostra restio a recepire qualsiasi proposta proveniente dal Parlamento.
In conclusione, dopo avere espresso la sua preoccupazione per il destino di migliaia di lavoratori in difficoltà - cassaintegrati, sottoposti a mobilità o disoccupati - che rischiano di vedere posticipato il momento del collocamento a riposo e il riconoscimento dei trattamenti previdenziali, dichiara che il suo gruppo, al fine protestare nei confronti di una manovra finanziaria dal contenuto inaccettabile nonché contro un metodo di lavoro irrispettoso del ruolo del Parlamento, si riserva di abbandonare a breve i lavori della Commissione, non partecipando alla votazione della proposta di parere del relatore, sulla quale, peraltro, il voto sarebbe stato comunque contrario. Auspica infatti che, con tale atteggiamento di fermezza, si possa lanciare un forte segnale di cambiamento nel Paese.

Giovanni PALADINI (IdV), associandosi alle considerazioni testé espresse dal deputato Damiano, preannuncia che il suo gruppo non parteciperà alla votazione della proposta di parere del relatore e abbandonerà, di conseguenza, i lavori della Commissione. Al fine di motivare tale scelta, lamenta sia gravi vizi di metodo - atteso che il Governo, avendo già annunciato che porrà la questione di fiducia, ha reso vana ogni possibile ipotesi di modifica del testo in esame - sia palesi incongruenze di merito, considerato il carattere iniquo di talune misure e l'assenza di qualsiasi forma di intervento in materia di lotta all'evasione fiscale e di sostegno all'occupazione femminile, ai giovani precari, alla formazione e ricerca, alle imprese, alle famiglie e agli enti locali.
Stigmatizza con forza, inoltre, il tentativo di colpire i lavoratori del pubblico impiego, tra cui anche gli appartenenti alle Forze dell'ordine, ai quali, a suo avviso, vengono imposti gravi sacrifici, prendendo atto negativamente della decisione - assunta nell'ambito della manovra - di imporre una modifica delle norme previdenziali senza alcun tipo di concertazione con le parti sociali. Ribadisce, pertanto, la sua profonda contrarietà all'impostazione generale della manovra di finanza pubblica e alla stessa proposta di parere del relatore.

Nedo Lorenzo POLI (UdC) intende anzitutto porre in evidenza le difficoltà di una maggioranza che, a suo avviso, appare incapace di mantenersi salda al proprio interno, costringendo il Governo a porre la questione di fiducia su un provvedimento economico fondamentale come quello in esame e impedendo qualsiasi forma di confronto parlamentare. Osserva poi che il potere governativo è ormai nelle mani del Presidente del Consiglio e del Ministro dell'economia e delle finanze, i soli, a suo avviso, ad imporre determinate scelte al resto della compagine governativa.
Giudica, quindi, la manovra economica in esame non suscettibile di far quadrare veramente i conti pubblici, atteso che essa sembra fare riferimento ad una riscossione di entrate solo eventuale - laddove, ad esempio, si fa riferimento al recupero di somme provenienti dalla lotta all'evasione fiscale - e si sottrae, nel contempo, al dovere di compiere scelte strategiche e strutturali in settori fondamentali.

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In conclusione, nel far presente che il provvedimento in esame contiene evidenti iniquità nei confronti di taluni soggetti - interrogandosi, ad esempio, del motivo per il quale si sia deciso di sopprimere l'IPSEMA e l'ISPELS e non l'ENPALS - ed espressa una contrarietà di fondo rispetto al provvedimento in esame, preannuncia il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore.

Il sottosegretario Andrea AUGELLO fa presente che il Governo esprime condivisione nei confronti della proposta di parere del relatore.

(I deputati dei gruppi del Partito Democratico e dell'Italia dei Valori abbandonano l'aula della Commissione).

La Commissione approva, quindi, la proposta di parere favorevole formulata dal relatore.

La seduta termina alle 15.40.

ATTI DEL GOVERNO

Mercoledì 21 luglio 2010. - Presidenza del presidente Silvano MOFFA.

La seduta comincia alle 15.40.

Schema di decreto legislativo recante istituzione dei ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria.
Atto n. 232.

(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame dello schema di decreto legislativo in titolo.

Antonino FOTI (PdL), relatore, fa presente che lo schema di decreto legislativo in esame è emanato in attuazione della delega contenuta nell'articolo 18 della legge 30 giugno 2009, n. 85, di adesione della Repubblica italiana al Trattato di Prum. Tale legge ha delegato il Governo ad emanare, entro un anno dalla data di entrata in vigore del provvedimento, vale a dire entro il 14 settembre 2010, uno o più decreti legislativi per provvedere all'istituzione di ruoli tecnici nell'ordinamento del personale del Corpo di polizia penitenziaria.
Osserva che il provvedimento si compone di 36 articoli. L'articolo 1 istituisce, dal 1o gennaio 2011, il ruolo dei periti tecnici (articoli 10-23) e il ruolo dei direttori tecnici (articoli 24-30). Le relative dotazioni organiche vengono fissate nella tabella A allegata. L'individuazione dei profili professionali, nonché tutte le modalità attinenti alle procedure concorsuali (preselezione, accertamento idoneità al servizio, composizione delle commissioni esaminatrici, prove di esame e formazione graduatoria finale, categorie di titoli ammessi e relativo punteggio, corsi di formazione) sono demandate a successivi regolamenti di delegificazione del ministro della giustizia, di concerto con il Ministro della pubblica amministrazione e l'innovazione, ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 400 del 1988.
Rileva che per il personale dei ruoli indicati trovano applicazione, per quanto compatibili, le disposizioni dell'ordinamento del personale del Corpo di polizia penitenziaria, salvo quanto diversamente stabilito dal provvedimento in esame. Lo schema inoltre fissa, nell'allegata tabella B, l'equiparazione tra il personale dei ruoli citati con quello che espleta i compiti istituzionali del Corpo di polizia penitenziaria. Per tutti i ruoli è previsto l'accesso alla qualifica iniziale tramite concorso pubblico. È prevista tuttavia la possibilità, per il ruolo dei revisori tecnici, dei periti tecnici e dei direttori tecnici, di una riserva dei posti per il personale del Corpo di polizia penitenziaria in possesso di determinati requisiti. Per tutti i ruoli, inoltre, sono disciplinate le modalità di passaggio da una qualifica all'altra all'interno di ogni ruolo.
Segnala inoltre che, tranne che per il ruolo degli operatori tecnici, si dispone l'obbligo, per i vincitori dei concorsi, di frequentare corsi di formazione, al termine dei quali si verifica l'assunzione.

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Per gli operatori tecnici è prevista la possibilità di assunzione per i superstiti di appartenenti a forze di Polizia deceduti o permanentemente invalidi al servizio a causa del terrorismo e della criminalità organizzata.
Riguardo alle mansioni e funzioni, sottolinea che il personale appartenente al ruolo degli operatori tecnici, articolato in 4 differenti qualifiche, svolge mansioni esecutive di natura tecnica e tecnico-manuale, con capacità di utilizzazione e conduzione di mezzi e strumenti e di dati nell'ambito di procedure predeterminate (articolo 4); il personale appartenente al ruolo dei revisori tecnici, articolato in 3 differenti qualifiche, svolge mansioni esecutive richiedenti conoscenza specialistica nel settore tecnico, al quale è adibito, con capacità di utilizzazione di mezzi e strumenti complessi e di interpretazione di disegni, grafici e dati nell'ambito delle direttive di massima ricevute (articolo 10); il personale appartenente al ruolo dei periti tecnici, distinto nel ruolo dei periti biologi (a sua volta articolato in 4 qualifiche) e in quello dei periti informatici, svolge funzioni che richiedono preparazione professionale specialistica nel settore tecnico al qual e è adibito; infine, il personale appartenente al ruolo dei direttori tecnici, articolato anch'esso nei ruoli dei biologi (a sua volta articolato in 4 qualifiche) ed in quello degli informatici, svolge funzioni richiedenti preparazione professionale di livello universitario, con conseguente apporto di competenza specialistica in studi, ricerche ed elaborazione di piani e programmi tecnologici (articolo 25).
Evidenzia che l'articolo 32 individua le figure professionali, all'interno dei ruoli di nuova istituzione, che assumono le qualifiche di agente e ufficiale di pubblica sicurezza; si prevede, poi, che il personale dei ruoli tecnici possa essere impiegato, in relazione ad esigenze di servizio e limitatamente alle proprie mansioni tecniche, in operazioni di polizia ed in operazioni di soccorso in caso di pubbliche calamità ed infortuni (articolo 33). Ai sensi dell'articolo 34, le questioni attinenti allo stato giuridico del personale dei ruoli tecnici non direttivi sono di competenza di specifiche commissioni, presiedute da un vice capo del D.A.P. o da un dirigente generale in servizio presso il dipartimento e composte da 4 membri. Riguardo al trattamento economico, l'articolo 35 prevede l'equiparazione con quello spettante al personale di pari qualifica del Corpo di polizia penitenziaria, secondo la tabella di equiparazione allegata. Infine, osserva che l'articolo 36 dispone la copertura finanziaria degli oneri.

Silvano MOFFA, presidente, preso atto della relazione appena svolta e attesa l'esigenza di verificare la possibile presenza di un rappresentante del Governo per il prosieguo del dibattito, prospetta l'opportunità di rinviare il seguito dell'esame alle prossime sedute, la prima delle quali è già fissata per la giornata di domani.

Teresio DELFINO (UdC) e Amalia SCHIRRU (PD) dichiarano di condividere la proposta del presidente.

Silvano MOFFA, presidente, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.50.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

Mercoledì 21 luglio 2010.

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.50 alle 16.