CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 20 luglio 2010
355.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Giustizia (II)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

Martedì 20 luglio 2010. - Presidenza del presidente Giulia BONGIORNO. - Interviene il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giacomo Caliendo.

La seduta comincia alle 13.50.

Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali.
C. 1415-B Governo, approvato dalla Camera e modificato dal Senato.

(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato il 14 luglio 2010.

Giulia BONGIORNO, presidente, avverte che il rappresentante del gruppo del PD ha chiesto che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante l'attivazione audiovisiva del circuito chiuso, della quale chiede l'attivazione.

Enrico COSTA (PdL) si dichiara contrario all'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso.

Giulia BONGIORNO, presidente, preso atto della contrarietà espressa dall'onorevole

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Costa, avverte che la pubblicità dei lavori sarà assicurata dal resoconto sommario.
Avverte che sono stati presentati emendamenti e articoli aggiuntivi (vedi allegato 1) nonché subemendamenti (vedi allegato 2) al provvedimento in esame. Avverte altresì che oggi un ulteriore emendamento è stato presentato dal Governo (vedi allegato 3). Fissa quindi alle ore 9 di domani 21 luglio 2010 il termine per la presentazione di eventuali subemendamenti all'emendamento 1.800 del Governo.

Donatella FERRANTI (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, esprime in primo luogo forte disappunto per la contrarietà che l'onorevole Costa ha manifestato a che i lavori della Commissione, su un provvedimento tanto importante quale quello in esame, siano adeguatamente pubblicizzati, consentendo alla stampa e quindi ai cittadini e di seguire in diretta i lavori volti ad approvare il testo sulle intercettazioni. A suo parere in questo modo la maggioranza intende mettere un bavaglio al Parlamento.

Giulia BONGIORNO, presidente, specifica che ciascun deputato è legittimato ad esprimere la propria contrarietà all'attivazione degli impianti a circuito chiuso, come ha appena fatto l'onorevole Costa.

Donatella FERRANTI (PD), dopo aver ribadito il proprio disagio per l'atteggiamento della maggioranza, sottolinea, a nome del partito democratico, l'inopportunità politica che il sottosegretario per la giustizia, Giacomo Caliendo, continui a seguire i lavori della Commissione in relazione all'esame del disegno di legge sulle intercettazioni nonostante risulti coinvolto, anche attraverso le risultanze di intercettazioni telefoniche, nella vicenda della cosiddetta P3. Ricorda che il Partito democratico ha, proprio per tale coinvolgimento, presentato una mozione di sfiducia nei confronti del sottosegretario della quale si attende l'inserimento nel calendario dei lavori dell'Assemblea. Tale situazione dovrebbe, a suo parere, indurre il Governo a tenere nei confronti del Parlamento una condotta trasparente e lineare, che, peraltro tutelerebbe anche lo stesso sottosegretario Giacomo Caliendo, facendo eventualmente seguire il provvedimento dallo stesso Ministro della giustizia. Ritiene che l'atteggiamento del Governo sia di una gravità politica che va oltre lo stesso eventuale esito positivo della mozione presentata e della eventuale fondatezza della inchiesta nella quale è comunque coinvolto il sottosegretario. Pur augurandosi che i fatti ascritti al sottosegretario non abbiano un rilievo penale, auspica che questi, per la gravità politica della situazione nella quale si trova, scelga personalmente di non partecipare ai lavori della Commissione relativi alla riforma delle intercettazioni.

Giulia BONGIORNO, presidente, facendo presente che risultano iscritti a parlare sulla questione sollevata dall'onorevole Ferranti molti deputati, avverte che, non trattandosi di un tema strettamente inerente all'esame del provvedimento all'ordine del giorno, ma che ha comunque una attinenza a questo, sia pur sotto il profilo politico, interverrà un deputato per ciascun gruppo.

Enrico COSTA (PdL) sottolinea quanto l'intervento dell'onorevole Ferranti sia inopportuno e del tutto erroneo, riferendosi ad una persona corretta e competente quale il sottosegretario Caliendo, che ha sempre partecipato con scrupolo ed attenzione ai lavori della Commissione, dimostrando sempre una grande attenzione anche per le tesi dell'opposizione, cercando di privilegiare il dibattito ed il contraddittorio. Questo intervento è peraltro in netto contrasto con quanto avviene solitamente in Commissione giustizia, dove il dibattito si svolge per affrontare e risolvere problemi giuridici reali e concreti, senza sfociare in pregiudizi di parte, come invece ha appena fatto l'onorevole Ferranti strumentalizzando questioni estranee all'oggetto dell'esame

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della Commissione giustizia. Ritiene che comunque l'atteggiamento poco costruttivo da parte del gruppo del PD sia testimoniato anche dai circa 400 emendamenti ostruzionistici presentati, attraverso i quali certamente non si può arrivare ad un miglioramento del testo trasmesso dal Senato. Invita, pertanto, i deputati dell'opposizione a misurarsi su questioni di merito relative al testo in esame piuttosto che in questioni meramente ideologiche e strumentali.

Matteo BRIGANDÌ (LNP) preliminarmente, alla luce dell'intervento dell'onorevole Ferranti, tiene a precisare la condivisione del suo gruppo alla contrarietà, espressa dall'onorevole Costa, circa l'attivazione degli impianti a circuito chiuso. Risulta infatti evidente come questa sia stata chiesta dall'onorevole Ferranti proprio per pubblicizzare maggiormente il proprio intervento, del tutto strumentale, contro il sottosegretario Caliendo, al quale esprime in pieno la propria solidarietà. Sottolinea inoltre che lo strumentale atteggiamento dell'onorevole Ferranti nei confronti del sottosegretario Caliendo non tiene neanche conto delle garanzie costituzionali, secondo le quali una persona è innocente finché non sia condannata con sentenza passata in giudicato. Inoltre questo atteggiamento sembra essere dettato da quella visione di «democrazia giudiziaria» che nel Paese, come rilevato dallo stesso Presidente della Camera, si è andata ad affermare proprio sotto la spinta di alcune forze politiche che hanno utilizzato la magistratura per sconfiggere la controparte.

Federico PALOMBA (IdV), pur avendo apprezzato in molte occasioni le capacità del sottosegretario Caliendo nel trovare soluzioni di sintesi tra diverse esigenze, rappresenta a nome del proprio gruppo la totale inopportunità politica che il Governo sia rappresentato in questa occasione dal predetto sottosegretario. Tiene a sottolineare che tale contrarietà non è dettata da ragioni di carattere personale nei confronti del sottosegretario, quanto da considerazioni di natura meramente politica, le quali dovrebbero indurre il Governo a far seguire dal ministro i lavori della Commissione.

Il sottosegretario Giacomo CALIENDO in primo luogo tiene a precisare che da parte sua vi è sempre stato il massimo rispetto per il Parlamento. Rileva che gli onorevoli Ferranti e Palomba ben conoscono la sua storia professionale. In quarant'anni di magistratura e negli ultimi due anni da sottosegretario ha sempre adottato atti legittimi e corretti. In nessuna occasione ha mai perseguito interessi di chicchessia, interferendo in decisioni prese da organi istituzionali. A tutti è noto quanto da magistrato egli abbia sempre dedicato il massimo interesse a questioni inerenti la deontologia professionale dei magistrati e dei liberi professionisti nonché la moralità degli stessi nell'esercizio delle loro funzioni. Proprio in ragione di una concezione morale dell'esercizio delle funzioni pubbliche ed, in particolare, di quelle politiche, quali quelle svolte come senatore e rappresentante del Governo, ha deciso, una volta assunte queste cariche, di dimettersi da qualsiasi altra carica o funzione. Per tale ragione ha scelto di andare in pensione nonché di dimettersi da incarichi da lui ricoperti anche in riviste scientifiche. Questa scelta è stata dettata dalla sua convinzione che ogni politico deve essere scevro dal rischio di qualsiasi condizionamento esterno.
Per quanto attiene alla scelta di continuare a partecipare ai lavori della Commissione in merito alla riforma delle intercettazioni, tiene a sottolineare che ogni suo intervento è fatto in rappresentanza del ministro della giustizia e del Governo nella sua interezza e non certo per ragioni personali. Proprio per poter acquisire quella che poteva essere la posizione del ministro e del Governo sulle centinaia di emendamenti presentati la scorsa settimana a ridosso della seduta, aveva chiesto alla Commissione una sospensione dei lavori di 48 ore. L'esito di questa sospensione è l'emendamento che oggi ha presentato,

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dopo aver lavorato intensamente prendendo spunto non solo dagli emendamenti presentati dall'onorevole Costa e dal relatore, ma anche da quelli dell'opposizione. L'emendamento oggi presentato potrebbe anche non convincere pienamente sotto il profilo meramente tecnico, ma sicuramente non può non essere considerato come una testimonianza dell'onestà del suo impegno nel seguire i lavori parlamentari. Proprio in questa ottica dichiara di voler continuare a partecipare all'elaborazione del testo sulla riforma della disciplina delle intercettazioni. Conclude, citando Martin Luther King, e dicendo che: alla fine saranno ricordate non le parole dei propri nemici ma, nell'eventualità, il silenzio degli amici.

Giulia BONGIORNO, presidente, ritiene che la questione sollevata dall'onorevole Ferranti possa considerarsi conclusa. Ritornando all'esame del provvedimento trasmesso dal Senato, ricorda che nella seduta odierna il Governo ha presentato un emendamento, per il quale ritiene di fissare alle ore 9 di domani il termine per la presentazione di subemendamenti.

Donatella FERRANTI (PD) ribadendo che nel suo intervento non vi è nulla di personale contro il sottosegretario Giacomo Caliendo, essendo esso dettato piuttosto da considerazioni di carattere politico, sottolinea l'incongruità del termine per la presentazione dei subemendamenti, ritenendo che la complessità dell'emendamento del Governo sia tale da richiedere un termine ben più lungo.

Enrico COSTA (PdL) e Matteo BRIGANDÌ (LNP) non condividono assolutamente i rilievi dell'onorevole Ferranti circa l'incongruità del termine per la presentazione di subemendamenti.

Federico PALOMBA (IdV) e Roberto RAO (UdC) ritengono invece il termine troppo ristretto.

Giulia BONGIORNO, presidente, rileva che la fissazione del termine è dettata anche dai tempi di calendarizzazione del provvedimento, il cui esame in Assemblea dovrà iniziare la prossima settimana dopo l'esame del decreto legge relativo alla manovra finanziaria.

Donatella FERRANTI (PD) ribadisce a nome del suo gruppo che il termine è del tutto incongruo, riferendosi peraltro ad un emendamento su cui il Governo e deputati della maggioranza hanno lavorato fuori dal Parlamento per almeno quattro giorni. Ritiene che il Presidente debba garantire un termine adeguato per poter approfondire l'emendamento in tutti i suoi diversi aspetti. In caso contrario verrebbero calpestati i principi fondamentali della democrazia parlamentare, strozzando in maniera grave il lavoro della Commissione, che si limiterebbe unicamente a ratificare decisioni prese altrove.

Federico PALOMBA (IdV) pur sottolineando come il suo gruppo abbia sempre rispettato le decisioni regolamentari del Presidente, onorevole Bongiorno, sottolinea l'incongruità del termine appena fissato, rilevando come, da una sommaria lettura dell'emendamento, emerga la complessità delle soluzioni adottate. Vi è poi il dato politico del quale non si può tenere conto del mutamento di strategia del Governo che in un primo momento ha scelto di far presentare i propri emendamenti al rappresentante della maggioranza, vi sono poi delle enormi perplessità che esprime sulla ricevibilità di questo emendamento, come di altri presentati dall'onorevole Costa, sotto il profilo del rispetto della cosiddetta «doppia conforme». In sostanza, la maggioranza anziché prendere atto che si è oramai arrivati ad un testo impresentabile che, a causa delle successive letture, da parte dei due rami del Parlamento, non è più recuperabile, cerca di modificare anche quelle disposizioni del tutto sbagliate sulle quali Camera e Senato si sono espresse nella medesima maniera. Ribadisce sottolineando l'esigenza di maggior tempo per poter meglio esaminare l'emendamento del Governo.

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Enrico COSTA (PdL) ritiene, sulla base dei circa 400 emendamenti ostruzionistici presentati dal gruppo del PD, che la richiesta di un termine maggiore fatta dall'onorevole Ferranti sia meramente strumentale e non dettata dall'esigenza di studiare l'emendamento per poi cercare di migliorarlo ulteriormente. Inoltre rileva che il gruppo del PD dovrebbe ben conoscere il tema toccato dall'emendamento del Governo considerato che questo si ispira anche ad emendamenti presentati da tale gruppo.

Lorenzo RIA (UdC) esprime perplessità per il diverso modo di considerare le esigenze di opposizione e maggioranza, considerato che a quest'ultima è stato dato tutto il tempo necessario per superare le proprie divisioni interne. La sospensione di circa una settimana che è stata concessa al Governo ed il breve termine che ora si vuole dare per la presentazione dei subemendamenti sono la testimonianza di tale incongruenza. Chiede pertanto che, come è stato dato seguito nella scorsa settimana alla richiesta del Governo di rinviare l'inizio dell'esame degli emendamenti, sia fissato un termine superiore a quello indicato dalla Presidente.

Rita BERNARDINI (PD) che il termine che il Presidente intende fissare sia del tutto incongruo, tenuto conto che l'emendamento presentato dal Governo rappresenta una riscrittura sostanziale di una parte importante del testo. A suo parere le modifiche che tale emendamento intende apportare al provvedimento in esame sono di una entità tale da far sorgere seri dubbi sotto il profilo della loro ammissibilità alla luce dei principi dettati dall'articolo 70, comma 2, del Regolamento.
Esprime una forte contrarietà al fatto che alcuni gruppi si oppongano apertamente alla trasparenza dei lavori parlamentari, in quanto in questo modo si dimentica che il Parlamento deve svolgere la propria attività nell'interesse dei cittadini, i quali debbono essere messi nelle migliori condizioni per poterli seguire. Qualora dovesse continuare questo atteggiamento platealmente ostruzionistico da parte della maggioranza rispetto alle esigenze di trasparenza dei lavori della Commissione, non esclude che, per garantire tale trasparenza, possa ricorrere a strumenti di «disobbedienza civile» che possono raggiungere l'obiettivo di informare i cittadini.
In merito alla questione sollevata dall'onorevole Ferranti sulla partecipazione ai lavori della Commissione del sottosegretario Giacomo Caliendo, osserva come debba essere considerata favorevolmente la scelta di firmare personalmente l'emendamento del Governo, assumendo in tal modo la diretta e personale responsabilità del suo contenuto. Si potrà poi discutere se questo emendamento possa essere considerato o meno a suo vantaggio. Tuttavia, osserva che qualsiasi risposta si possa dare, rimane il fatto che di tale emendamento il sottosegretario Caliendo rivendica direttamente la responsabilità.
In merito alla preannunciata mozione di sfiducia nei confronti del sottosegretario Caliendo, ricorda che i radicali sono sempre stati contrari a qualsiasi mozione di sfiducia individuale ritenendo che la responsabilità del Governo sia collegiale.

Marilena SAMPERI (PD) sottolinea come quello in esame sia un provvedimento delicatissimo e relativo ad una materia sulla quale si dibatte da anni. Evidenzia quindi come, a fronte dei contatti informali durati per giorni, nel corso dei quali la maggioranza ha potuto valutare le modifiche da apportare al testo, l'opposizione chieda soltanto un termine congruo per approfondire le predette modifiche. Ritiene che taluni interventi dei colleghi della maggioranza rischiano di rompere gli equilibri e le dinamiche che hanno caratterizzato sinora i lavori della Commissione e rileva, in particolare, come l'onorevole Costa non possa stabilire quali emendamenti l'opposizione possa o meno presentare. Sottolinea quindi come l'opposizione abbia il diritto di utilizzare tutti gli strumenti messi a disposizione dal regolamento, non ritenendo che una maggioranza i cui comportamenti

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sono molto discutibili possa sindacare questo diritto.

Giuseppe CONSOLO (PdL) ritiene estremamente singolare che il Governo presenti un emendamento che recepisce taluni dei rilievi dell'opposizione e che, ciononostante, l'opposizione protesti. La realtà, a suo giudizio, è che l'opposizione protesta perché considera la compattezza della maggioranza sugli emendamenti come una sconfitta. Stigmatizza poi il tentativo di utilizzare l'impianto audiovisivo a circuito chiuso al solo scopo di screditare pubblicamente il sottosegretario Caliendo, che merita invece il pieno rispetto e la stima di tutti i membri della Commissione. Sottolinea, infine, l'inutilità della discussione relativa alla congruità del termine per i subemendamenti, atteso che il presidente della Commissione ha già assunto una decisione al riguardo.

Anna ROSSOMANDO (PD) rileva come l'emendamento oggi presentato dal Governo sia il frutto di quattro giorni di intenso lavoro della maggioranza, sottolineando come l'intensità del lavoro abbia forse reso la maggioranza medesima nervosa e particolarmente reattiva. Il dibattito tuttavia non può svolgersi solo all'interno della maggioranza e, al fine di garantire un corretto e fisiologico dibattito parlamentare, occorre concedere all'opposizione un termine sufficientemente ampio per esaminare l'emendamento oggi presentato dal Governo, che interviene su punti nevralgici del provvedimento.

Antonino LO PRESTI (PdL) ritiene che la discussione che si sta svolgendo sulla congruità del termine per la presentazione dei subemendamenti all'emendamento del Governo, nei termini in cui si sta svolgendo, sia mortificante per la Commissione e per i suoi membri.

Pietro TIDEI (PD) auspica che nell'odierno dibattito l'arroganza non prevalga sul buon senso e sottolinea come sia del tutto inopportuno che l'emendamento oggi presentato dal Governo sia sottoscritto dal sottosegretario Caliendo. Ritiene che sia necessario fissare un termine più ampio per la presentazione dei subemendamento e dichiara che, ove il termine non fosse ampliato, non si potrebbe certamente contestare all'opposizione il ricorso a tutti gli strumenti regolamentari per fare valere le proprie ragioni.

Francesco Paolo SISTO (PdL) nel replicare all'onorevole Tidei, rileva come alzare il tono della voce non renda più convincenti. Sottolinea quindi come l'opposizione, da un lato, abbia confessato di fare ostruzionismo e, dall'altro, chieda un termine più ampio per farlo. Ritiene che il termine fissato dal presidente sia certamente congruo per un esame di merito dell'emendamento presentato oggi dal Governo. Ritiene, inoltre, che la firma del sottosegretario Caliendo sul predetto emendamento non solo non sia affatto inopportuna, ma renda onore all'intero Parlamento.

Cinzia CAPANO (PD) nel replicare all'onorevole Consolo, precisa che la richiesta si attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso non aveva alcuno scopo ostruzionistico ed è stata fatta in considerazione dell'importanza di un provvedimento sul quale probabilmente la maggioranza si sfalderà.

Luigi VITALI (PdL) esprime piena e totale solidarietà al sottosegretario Giacomo Caliendo, ritenendo vergognosa la strumentale aggressione del Partito democratico nei suoi confronti.
Ricorda che la disciplina della pubblicità dei lavori della Commissione è disciplinata dal Regolamento e che, in caso di opposizione, non si possono attivare le riprese a circuito chiuso. Ritiene pertanto che la discussione sul punto abbia natura soltanto dilatoria e ostruzionistica.
Sottolinea inoltre come l'emendamento del Governo recepisca molti dei rilievi dell'opposizione e come lo stesso sia, in sostanza, l'emendamento che l'opposizione ha sempre sperato che il Governo presentasse.

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L'odierna discussione sul termine di presentazione dei subemendamenti è quindi priva di senso e costituisce un mero pretesto per portare avanti una battaglia di tipo ideologico. D'altra parte l'opposizione ha oggi dichiarato esplicitamente di fare ostruzionismo.

Ignazio MESSINA (IdV) ritiene che si sia distorto il dibattito su una legittima pretesa dell'opposizione e precisa che il gruppo dell'Italia dei valori non ha mai dichiarato di fare ostruzionismo. Di fronte ad un emendamento importante del Governo è necessario concedere un termine congruo per l'esame dello stesso e per la presentazione di eventuali subemendamenti. In questo modo si vuole solo impedire all'opposizione di dare il suo contributo al dibattito.

Giulia BONGIORNO, presidente, ricorda come nel corso dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, siano state ricordate le peculiarità del provvedimento, che essendo giunto in seconda lettura alla Camera, è stato iscritto nel calendario dei lavori dell'Assemblea, a partire dal 29 luglio prossimo, senza che l'inizio dell'esame da parte di questa sia condizionato dalla conclusione dell'esame in Commissione. Ciò significa che devono essere organizzati i lavori della Commissione in modo da rispettare il predetto termine. Anche la fissazione del termine per la presentazione di subemendamenti si inserisce in tale contesto. Per questo motivo è stato stabilito un termine che è, al contempo, congruo e tale da consentire l'inizio dell'esame in Assemblea nel termine prestabilito. In considerazione della richiesta dei gruppi di opposizione, tuttavia, il predetto termine viene differito dalle ore 9 alle ore 11 di domani 21 luglio 2010.
Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 14.50.

SEDE CONSULTIVA

Martedì 20 luglio 2010. - Presidenza del presidente Giulia BONGIORNO.

La seduta comincia alle 14.50

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Serbia, dall'altra, con Allegati, Protocolli e Atto finale e Dichiarazioni, fatto a Lussemburgo il 29 aprile 2008.
C. 3620 Governo.

(Parere alla III Commissione).
(Esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Jean Leonard TOUADI (PD), relatore, rileva come l'Accordo in esame rappresenti lo strumento principale del Processo di stabilizzazione e di associazione (PSA), promosso dalla Commissione europea già nel maggio 1999 ed approvato dal Consiglio Affari Generali del giugno successivo, che ha definito la nuova strategia comunitaria nei confronti della regione balcanica e rappresenta tuttora il quadro di riferimento delle relazioni dell'Unione con i Paesi dei Balcani occidentali (Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Serbia, Montenegro, così come Kosovo).
Il PSA è nel contempo un processo bilaterale e regionale, in quanto instaura saldi legami tra ciascun paese e l'Unione europea ed al tempo stesso incoraggia fermamente la cooperazione regionale tra i paesi dell'area, che costituisce peraltro parte integrante del percorso di avvicinamento all'Europa. Le finalità del PSA sono: favorire la stabilizzazione della situazione politica e istituzionale dei singoli Paesi e dell'intera regione; sostenere il processo di transizione verso l'economia di mercato attraverso una rafforzata cooperazione commerciale ed economica; promuovere

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la cooperazione regionale; incoraggiare il progressivo allineamento di tutti i Paesi coinvolti agli standard europei ed internazionali.
L'obiettivo di fondo del PSA è quello di integrare i Paesi dei Balcani occidentali nel contesto politico ed economico europeo e porre le basi per la futura adesione all'Unione Europea, prospettiva riconosciuta dal Consiglio europeo di Santa Maria da Feira del 19-20 giugno 2000 e riconfermata dal Consiglio europeo di Salonicco nel 19-20 giugno 2003. Gli strumenti principali del PSA sono: relazioni contrattuali bilaterali con i singoli Paesi (Accordi di Stabilizzazione e Associazione); una massiccia assistenza finanziaria ed economica da parte della UE, attraverso lo strumento di assistenza di pre-adesione IPA; la previsione di concessioni commerciali (Misure commerciali autonome).
L'ASA con la Serbia è il quinto accordo di questo tipo concluso con l'Unione europea dopo quelli con l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia, la Croazia, Albania, Montenegro, a cui ha fatto seguito il 18 giugno 2008 quello con la Bosnia-Erzegovina.
Tutti i Paesi dei Balcani occidentali - ad esclusione del Kosovo - sono quindi ora dotati di stabili ed articolate relazioni contrattuali con l'Unione Europea, centrando così un obiettivo perseguito da tempo dall'Unione Europea e fortemente sostenuto da parte italiana.
Con specifico riferimento agli ambiti di competenza della Commissione giustizia, segnala che il titolo VII disciplina la cooperazione nel settore della giustizia, libertà e sicurezza. Le Parti riconoscono l'importanza del rafforzamento delle istituzioni amministrative e giudiziarie, dell'indipendenza del sistema giudiziario e del miglioramento della sua efficienza, della riorganizzazione delle Forze di polizia, della lotta alla corruzione ed alla criminalità organizzata (articolo 80). La Serbia si impegna ad assicurare l'adeguamento della propria legislazione a quella comunitaria per quanto concerne la protezione dei dati personali, istituendo uno o più organi di controllo indipendenti (articolo 81). È prevista l'istituzione di un ambito di cooperazione, bilaterale e regionale, in materia di visti, controlli alle frontiere, asilo e immigrazione nonché controllo dell'immigrazione illegale (articolo 82).
Nell'ambito dell'azione di prevenzione e controllo dell'immigrazione clandestina le Parti, che accettano di riammettere i propri cittadini presenti illegalmente sui rispettivi territori, decidono altresì di applicare integralmente l'accordo di riammissione, firmato il 18 settembre 2007 ed entrato in vigore il 1o gennaio 2008, contestualmente all'Accordo di facilitazione del rilascio dei visti (articolo 83).
Le Parti si impegnano a collaborare anche nella lotta al riciclaggio di denaro, alla criminalità e finanziamento del terrorismo e ad altre attività illecite (tratta di esseri umani, contrabbando, traffico di armi) e nella lotta alla droga (articoli 84-87).
Il disegno di legge di ratifica ed esecuzione non pone questioni di particolare rilievo.
Propone quindi di esprimere parere favorevole.

Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta del relatore.

DL 78/2010: Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica.
C. 3638 Governo, approvato dal Senato.

(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Luigi VITALI (PDL), relatore, rileva come il provvedimento in esame, approvato dal Senato, sia volto a convertire il decreto-legge n. 78 del 2010, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica.

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Ricorda che la Commissione giustizia è chiamata ad esprimere un parere sulle sole disposizioni rientranti nei propri ambiti di competenza.
Segnala quindi, in primo luogo, l'articolo 6, comma 21-quinquies, introdotto dal Senato, che prevede l'emanazione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri volto a disciplinare i termini e le modalità per la vendita dei titoli (azioni, obbligazioni, Bot, Cct, ecc.) oggetto di sequestro nell'ambito di procedimenti penali o per l'applicazione di misure di prevenzione antimafia ed il cui ricavato debba affluire al cosiddetto «Fondo unico giustizia».
Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri deve essere emanato entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, su proposta del ministro dell'economia, con il concerto dei ministri della giustizia e dell'interno.
Finalità del decreto è quella di garantire la massima rapidità possibile: nel versamento al Fondo di quanto ricavato dalla vendita dei titoli (che deve in ogni caso avvenire entro 10 giorni dalla notifica del provvedimento di sequestro); in caso di dissequestro dei titoli, nella restituzione all'avente diritto «esclusivamente di quanto ricavato della vendita», fermi restando i limiti di utilizzo dei beni e valori sequestrati previsti dall'articolo 2 del decreto-legge n. 143 del 2008.
L'articolo 7, comma 31-bis, aggiunto durante l'esame al Senato, autorizza la spesa di 2 milioni di euro per l'anno 2011, allo scopo di permettere lo svolgimento delle funzioni di Autorità nazionale anticorruzione da parte del Dipartimento della funzione pubblica, ai sensi dell'articolo 6 della legge n.116 del 2009.
L'articolo 9, comma 22, modificato dal Senato, reca disposizioni specifiche per il personale di cui alla legge 19 febbraio 1981, n. 27 (magistrati, avvocati e procuratori dello Stato).
In particolare, esso conferma, in relazione agli adeguamenti retributivi previsti dall'articolo 24 della legge 448 del 1998, che per detto personale non saranno erogati, senza possibilità di recupero, né gli acconti per gli anni 2011, 2012 e 2013 né il conguaglio per il triennio 2010-2012. Al fine, però, di evitare che il meccanismo di computo triennale possa comportare un trascinamento degli effetti di blocco retributivo oltre il 2013, la norma prevede il criterio - di valenza programmatica - con il quale operare i suddetti adeguamenti retributivi per gli anni successivi 2014 e 2015.
Il maxi emendamento del Governo approvato al Senato ha poi sostituito il contenuto dei periodi dal secondo al sesto del comma 22 stabilendo: una riduzione del 15 per cento per l'anno 2011, del 25 per cento per l'anno 2012 e del 32 per cento per l'anno 2013 della cosiddetta «indennità giudiziaria» di cui all'articolo 3 della legge n. 27 del 1981, istituita originariamente a favore dei magistrati ordinari «in relazione agli oneri che gli stessi incontrano nello svolgimento della loro attività» e poi estesa ai magistrati del Consiglio di Stato, dei tribunali amministrativi regionali, della Corte dei conti e della giustizia militare nonché agli avvocati e procuratori dello Stato.
La norma precisa che la riduzione dell'indennità giudiziaria non opera ai fini previdenziali.
Precisa altresì la non applicazione al personale in questione di talune previsioni dell'articolo 9 e, segnatamente: del comma 1 (blocco della retribuzione) e del comma 21, secondo e terzo periodo (disapplicazione dei meccanismi di progressione automatica dello stipendio e della limitazione ai fini giuridici delle progressioni di carriera nel triennio 2011-2013). Tali disposizioni, pertanto, restano applicabili al restante personale in regime di diritto pubblico di cui all'articolo 3 del decreto legislativo n. 165 del 2001.
Rimangono, quindi, applicabili ai magistrati, avvocati e procuratori dello Stato le disposizioni dell'articolo 9, comma 2, che prevedono - in considerazione della eccezionalità della situazione economica internazionale e tenuto conto delle esigenze prioritarie di raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica concordati in sede europea - la riduzione dei trattamenti economici complessivi dei singoli

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dipendenti, anche di qualifica dirigenziale, delle amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione.
Le riduzioni operano nei seguenti termini: per importi superiori a 90.000 euro lordi annui, riduzione del 5 per cento per la parte eccedente il predetto importo fino a 150.000 euro; per importi superiori a 150.000 euro lordi annui, riduzione del 10 per cento per la parte eccedente i 150.000 euro.
In ogni caso, a seguito della predetta riduzione il trattamento economico complessivo non può essere comunque inferiore a 90.000 euro lordi annui.
Inoltre, la riduzione del 5 e del 10 per cento prevista non opera ai fini previdenziali.
La disposizione si applica nel periodo dal 1o gennaio 2011 al 31 dicembre 2013.
L'articolo 9, comma 35-bis, introdotto nel corso dell'esame al Senato, reca una disposizione interpretativa dell'articolo 32 della legge 22 maggio 1975, n. 152 «Disposizioni a tutela dell'ordine pubblico».
Il suddetto articolo 32 stabilisce che nei procedimenti penali a carico di ufficiali o agenti di pubblica sicurezza o di polizia giudiziaria o dei militari in servizio di pubblica sicurezza per fatti compiuti in servizio e relativi all'uso delle armi o di altro mezzo di coazione fisica, la difesa può essere assunta - a richiesta dell'interessato - dall'Avvocatura dello Stato o da libero professionista di fiducia dell'interessato medesimo. Nel caso di nomina del libero professionista, le spese di difesa sono a carico del Ministero dell'interno, salva rivalsa se vi è responsabilità dell'imputato per fatto doloso.
Il comma in esame chiarisce, in particolare, che le spese di difesa in questione, anche diverse dalle anticipazioni, sono liquidate dal Ministero dell'interno, sempre a richiesta dell'interessato che si è avvalso del libero professionista di fiducia.
L'articolo 29, comma 7, modifica innanzitutto l'articolo 319-bis del codice penale. Tale ultima disposizione prevede una circostanza aggravante del delitto di cui all'articolo 319 del medesimo codice (corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio) riferita ai casi in cui l'omissione o il ritardo di atti d'ufficio, così come il compimento di atti contrari ai doveri d'ufficio, abbia per oggetto il conferimento di pubblici impieghi o stipendi o pensioni o la stipulazione di contratti nei quali sia interessata l'amministrazione alla quale il pubblico ufficiale appartiene. La disposizione in esame estende l'operatività dell'aggravante in questione ai casi in cui il fatto ha ad oggetto il pagamento o il rimborso di tributi.
La seconda parte del comma 7 prevede, poi, secondo quanto si legge nella relazione di accompagnamento al disegno di legge, un intervento normativo finalizzato ad aumentare la deflazione del contenzioso ottenibile mediante gli istituti della transazione fiscale, dell'adesione all'accertamento e della conciliazione giudiziale.
In sostanza si prevede che, con riguardo alle valutazioni di diritto e di fatto operate ai fini della definizione del contenzioso mediante i predetti istituti, la responsabilità dei soggetti sottoposti alla giurisdizione della Corte dei Conti in materia di contabilità pubblica sia limitata alle ipotesi di dolo.
La relazione di accompagnamento spiega come la previsione sia giustificata dalla «particolare complessità delle valutazioni cui sono chiamati i responsabili degli atti e provvedimenti in parola: tali valutazioni vengono effettuate sulla base dei mezzi di prova ammessi in materia tributaria che, come noto, soffrono di particolari limitazioni». Sottolinea inoltre la permanenza della «responsabilità disciplinare conseguente alla inosservanza, anche in caso di colpa, della normativa e della prassi amministrativa, la quale può determinare l'irrogazione di gravi sanzioni fino al licenziamento del dipendente».
In ordine alla limitazione di responsabilità in esame appare inoltre opportuno richiamare la giurisprudenza costituzionale, che ha ribadito quanto affermato anche in più risalenti pronunce e

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cioè che «non v'è alcun motivo di dubitare che il legislatore sia arbitro di stabilire non solo quali comportamenti possano costituire titolo di responsabilità, ma anche quale grado di colpa sia richiesto ed a quali soggetti la responsabilità sia ascrivibile (sentenza n, 411 del 1988), senza limiti o condizionamenti che non siano quelli della non irragionevolezza e non arbitrarietà» (confronta Corte costituzionale n. 371 del 1998).
L'articolo 48, modificato dal Senato, introduce alcune novelle al regio decreto n. 267 del 1942 (legge fallimentare), con specifico riferimento alla disciplina del concordato preventivo e dell'accordo di ristrutturazione dei debiti.
In particolare, il comma 1 inserisce l'articolo 182-quater, il quale interviene in materia di crediti prededucibili, prevedendo, tra l'altro, in particolare, che siano prededucibili i crediti derivanti da finanziamenti in qualsiasi forma effettuati da banche e intermediari finanziari in esecuzione di un concordato preventivo ovvero di un accordo di ristrutturazione dei debiti omologato.
Il comma 2 interviene invece sull'articolo 182-bis della legge fallimentare in tema di accordi di ristrutturazione dei debiti, integrandone la disciplina, con riferimento anche al divieto di iniziare o proseguire le azioni cautelari o esecutive.
Il comma 2-bis dell'articolo 48, introdotto con il maxiemendamento approvato al Senato, aggiunge alla legge fallimentare l'articolo 217-bis che prevede ipotesi derogatorie di esenzione dai reati di bancarotta, con la finalità di coordinare il quadro normativo con le modifiche introdotte dall'articolo 48 del decreto-legge in esame.
Il comma 2-bis prevede che le disposizioni di cui all'articolo 216, terzo comma, e 217 della legge fallimentare non si applichino ai pagamenti e alle operazioni compiuti: in esecuzione del concordato preventivo di cui all'articolo 160; di un accordo di ristrutturazione dei debiti omologato ai sensi dell'articolo 182-bis; ovvero del piano di cui all'articolo 67, terzo comma, lettera d) della legge medesima.
La disposizione prevede pertanto una causa di esclusione della punibilità rispetto alle fattispecie incriminatrici sopra richiamate, escludendo che alle stesse possano essere ricondotti i pagamenti e le operazioni compiuti in esecuzione di un concordato preventivo, di un accordo di ristrutturazione dei debiti ovvero di un piano di cui all'articolo 67, terzo comma, lettera d) della legge fallimentare.
L'articolo 48-bis, comma 1, disposizione introdotta con il maxiemendamento approvato al Senato, autorizza il Ministero della giustizia, in aggiunta alle facoltà di assunzione già previste dalla normativa vigente, ad assumere entro definiti limiti di spesa i vincitori di concorso per magistrato ordinario già ultimato alla data di entrata in vigore della legge di conversione del provvedimento in esame. Nella sostanza, il concorso interessato alla disposizione in esame è quello bandito dal ministero della giustizia con decreto ministeriale 27 febbraio 2008 per 500 posti di magistrato ordinario e recentemente concluso. La relazione tecnica al maxiemendamento del Governo approvato al Senato riferisce che l'autorizzazione all'assunzione riguarda i 250 vincitori del concorso. Essendo comunque già consentita, secondo la normativa vigente, l'assunzione di 35 unità (ovvero il 20 per cento delle cessazioni avvenute nel 2009), la norma in esame permette di assumere i rimanenti 215 vincitori.
L'ultimo periodo dell'articolo 48-bis precisa che la copertura finanziaria è assicurata grazie all'utilizzo delle maggiori entrate derivanti dall'aumento del contributo unificato nei processi civili e amministrativi. L'articolo 48-bis, comma 2, aumenta infatti del 10 per cento gli importi dovuti per l'iscrizione a ruolo nel processo civile (compresa la procedura concorsuale e di volontaria giurisdizione) e nel processo amministrativo.

Giulia BONGIORNO, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.10.

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ATTI DEL GOVERNO

Martedì 20 luglio 2010. - Presidenza del presidente Giulia BONGIORNO.

La seduta comincia alle 15.10.

Schema di decreto del Presidente della Repubblica in materia di rilascio delle informazioni antimafia a seguito degli accessi e accertamenti nei cantieri delle imprese interessate all'esecuzione di lavori pubblici.
Atto n. 217.

(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del Regolamento e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto, rinviato il 13 luglio 2010.

Giulia BONGIORNO, presidente, avverte che il relatore, onorevole Torrisi, ha presentato una nuova proposta di parere, che tiene conto dei rilievi espressi dall'onorevole Contento nella precedente seduta (vedi allegato 4).
Nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.15.

AVVERTENZA

Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI