CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 13 luglio 2010
351.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

Martedì 13 luglio 2010. - Presidenza del vicepresidente Giuseppe Francesco Maria MARINELLO. - Interviene il Vice Ministro dell'economia e delle finanze Giuseppe Vegas.

La seduta comincia alle 15.05.

Variazioni nella composizione della Commissione.

Giuseppe Francesco Maria MARINELLO, presidente, comunica che cessano di far parte della Commissione l'onorevole Pierluigi Bersani e l'onorevole Andrea Orlando, che ringrazia per il lavoro svolto, ed entrano a farne parte l'onorevole Marina Sereni e l'onorevole Paola De Micheli, alle

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quali formula i migliori auguri di buon lavoro.

Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2009.
C. 3593 Governo.

Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2010.
C. 3594 Governo.

(Seguito dell'esame congiunto e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame congiunto dei provvedimenti, rinviato nella seduta dell'8 luglio 2010.

Il Vice Ministro Giuseppe VEGAScomunica preliminarmente che, per un mero errore tipografico, a pagina LIII dello stampato recante il disegno di legge di assestamento (C. 3594), all'ottava riga la parola: «funzionamento» deve leggersi: «finanziamento». Per quanto attiene ai chiarimenti richiesti nella seduta dell'8 luglio 2010 e, in particolare, alla richiesta di audizione di taluni ministri sulle significative riduzioni proposte con il disegno di legge di assestamento, fa presente che per i Ministeri dello sviluppo economico e della giustizia non risultano riduzioni di spesa a livello complessivo delle relative tabelle, né rilevanti riduzioni a livello di singolo capitolo.
Per quanto riguarda il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, premesso che per l'intera tabella risulta comunque una maggiore spesa di circa 28,6 milioni di euro, rileva che l'unica consistente riduzione apportata riguarda i capitoli relativi alle supplenze a tempo determinato, per l'importo complessivo di 150 milioni; tali riduzioni, disposte in relazione alle effettive esigenze, hanno consentito la compensazione dei maggiori stanziamenti, per pari importo, proposti per i capitoli concernenti supplenze brevi.
Osserva che le principali riduzioni dello stato di previsione del Ministero dell'interno hanno riguardato il Dipartimento per gli affari interni e territoriali ed il Dipartimento della Pubblica sicurezza. Per il primo Dipartimento, rileva che vi è una riduzione pari a 88.161.431 euro dovuta ad una modifica normativa che ha limitato il rimborso dell'IVA corrisposta dagli enti locali sui servizi non commerciali affidati a soggetti esterni all'amministrazione ai soli servizi resi nei confronti di utenti che pagano una tariffa e che una ulteriore riduzione per 229.000.000 euro è dovuta ad una rideterminazione dei contributi concessi dallo Stato agli enti locali sulle rate di ammortamento dei mutui nonché alla rinegoziazione dei mutui contratti dagli enti medesimi con la Cassa depositi e prestiti. Per il Dipartimento della Pubblica sicurezza, sottolinea che le riduzioni di bilancio sono quelle relative ai contributi sociali per la Polizia di Stato a carico del datore di lavoro sulle competenze accessorie ed all'IRAP sulle competenze accessorie, rispettivamente per 47.527.285 euro e per 12.787.280 euro, risultato di un adeguamento degli stanziamenti all'imponibile delle competenze accessorie a favore del personale della Polizia di Stato. A fronte di reiterate economie rilevate in sede di consuntivo degli esercizi trascorsi, fa presente che l'Amministrazione ha ritenuto di rivedere i suddetti oneri richiedendo una riduzione dei relativi stanziamenti.
In ordine ai chiarimenti richiesti sui rapporti tra assestamento e decreto-legge n. 78 del 2010, rileva che occorre considerare, in via generale, che vi è un coordinamento, essenzialmente riferito all'impostazione dei due provvedimenti. In tal senso, infatti, le proposte di assestamento formulate dalle Amministrazioni sono state sottoposte, peraltro come di consueto, ad attenta, scrupolosa e rigorosa revisione, risultando il rigore adottato nella suddetta revisione strettamente in armonia con le disposizioni emanate, nel frattempo, al fine del contenimento della spesa pubblica e, in particolare, con quelle del decreto-legge n. 78 del 2010. Nello specifico, invece, rappresenta che non sussiste alcuna correlazione tra le proposte di

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riduzioni di spesa, contenute nel disegno di legge di assestamento, relative alle regioni ed agli enti locali riferite in particolare alle risorse - stanziate sul Ministero dell'economia e delle finanze - da attribuire alle Regioni a statuto ordinario a titolo di compartecipazione all'IVA, connesse all'andamento della spesa sanitaria 2010 con le riduzioni dei trasferimenti della manovra finanziaria contenuta nel decreto-legge n. 78 del 2010, previste a decorrere dal 2011. Sottolinea che le riduzioni dei suddetti trasferimenti dall'anno 2011, infatti, non si riferiscono alla compartecipazione IVA, bensì al concorso alla manovra per le Autonomie territoriali, attuato attraverso le regole del patto di stabilità interno, mediante riduzione dei trasferimenti spettanti alle regioni a statuto ordinario, con esclusione della sanità. Al contrario, osserva che lo stanziamento del capitolo dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze relativo alla compartecipazione IVA, che concorre al finanziamento del Servizio sanitario nazionale insieme ad altre fonti, fra le quali rilevano l'IRAP e l'addizionale regionale all'IRPEF, è stato semplicemente adeguato, con l'assestamento, in conseguenza dell'aggiornamento dei gettiti attesi dall'IRAP e dall'addizionale regionale all'IRPEF che finanziano il Servizio sanitario nazionale per il 2010, come recepiti nel riparto del fabbisogno sanitario su cui la Conferenza permanente per i rapporti fra lo Stato, le regioni e le province autonome ha già espresso la prescritta intesa. Rileva che detto adeguamento, relativo all'esercizio 2010, garantisce in pieno il finanziamento del Servizio sanitario nazionale per il medesimo anno e non è, quindi, in alcun modo correlato alla manovra di finanza pubblica, che peraltro è relativa agli esercizi 2011 e successivi.

Massimo VANNUCCI (PD), rileva che, solo apparentemente, i dati che emergono dalla lettura dei disegni di legge di rendiconto e di assestamento possono sembrare confortanti, poiché essi sono rapportati al 2008, anno particolarmente negativo per le finanze pubbliche. Osserva tuttavia che, rispetto al 2008, il rendiconto 2009 dimostra un ulteriore peggioramento della situazione. Ricorda in proposito che nel 2008 la spesa corrente aveva superato l'88 per cento e che, con l'assestamento, vi era stata una sostanziale riscrittura del bilancio, con un saldo netto da finanziare che passava dai 32 ai 69 miliardi e l'autorizzazione all'emissione di titoli del debito pubblico da 23 a 90 miliardi. Fa presente che, in quell'occasione, l'allora sottosegretario Vegas aveva giustificato la situazione dicendo che, in un momento di crisi, non si poteva perseguire una politica eccessivamente restrittiva. Osserva inoltre che la Corte dei conti aveva espresso rilievi critici sull'attendibilità di talune poste del bilancio. Sottolinea che, rispetto a quella situazione, dai documenti in esame non emerge alcun miglioramento. In proposito, rileva come, anche rispetto agli esercizi di riferimento, la Corte dei conti esprime preoccupazioni e perplessità e che proprio oggi l'ISTAT ha comunicato il nuovo record storico del debito pubblico. Osserva che la Corte dei conti ha sottolineato l'aumento dei residui attivi e passivi e ritiene che vi sia contraddizione tra i dati che emergono e la manovra adottata dal Governo ed ora all'esame del Senato, che a fronte di un debito pubblico quasi integralmente imputabile allo Stato, ha scelto di penalizzare le regioni e gli enti locali. Rileva quindi che vi è stato un calo delle entrate tributarie per 7 miliardi di euro circa, compensati però dall'aumento delle entrate derivanti dai giochi, che dimostra la disperazione sociale di una parte crescente della popolazione. Sottolinea come, malgrado le misure adottate, anche per quest'anno vi è un aumento delle spese correnti per circa 9 miliardi, compensato in parte dalla riduzione delle spese in conto capitale per circa 4 miliardi. Osserva che le minori spese per interessi, sono sostanzialmente state trasferite sul versante della spesa corrente. Ritiene che l'approccio al momento di crisi sia stato inadeguato e che non si siano affrontati i nodi veri. Ricorda come negli Stati Uniti, paese sulla cui politica estera esprime comunque riserve, abbiano adottato

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interventi molto pesanti ed una riforma sanitaria, mentre l'Italia è rimasta ferma. Esprime critiche sulla gestione dei residui, aumentati significativamente, e per l'aumento dell'ammontare di titoli pubblici che potranno essere emessi, che sale fino a 82 miliardi. Rileva quindi che nel disegno di legge di assestamento si registra un taglio per circa 2 miliardi alle regioni, destinato a sommarsi a quelli previsti dal decreto-legge n. 78 del 2010, all'esame del Senato.

Antonio BORGHESI (IdV), riservandosi di intervenire con maggiore ampiezza nel corso del seguito dell'esame dei disegni di legge, ritiene necessario che il rappresentante del Governo fornisca ulteriori chiarimenti in ordine alle riduzioni delle risorse destinate, nell'ambito del bilancio dello Stato, alle regioni e agli enti locali. In particolare, rileva come sulla base delle precisazioni testé fornite dal vice ministro Vegas, pare potersi evincere che la proposta di riduzione delle spese delle amministrazioni locali, riferita essenzialmente alle risorse da attribuire alle Regioni a statuto ordinario a titolo di compartecipazione all'IVA, sono da considerare aggiuntive rispetto a quelle previste dal decreto-legge n. 78 del 2010. Ritiene, pertanto, necessario che il Governo chiarisca puntualmente le ragioni della riduzione delle somme trasferite a titolo di compartecipazione all'IVA, dal momento che tale andamento non appare riconducibile alla dinamica delle entrate riferite all'imposta sul valore aggiunto, per le quali si prevede una riduzione di poco più di un miliardo di euro, che determinerebbe una corrispondente riduzione della quota di pertinenza regionale non superiore a 500 milioni di euro.

Renato CAMBURSANO (IdV) osserva preliminarmente che dal rendiconto emerge un sostanziale scostamento rispetto alle previsioni annunciate dal Ministro dell'economia e delle finanze e, quindi, una sostanziale bocciatura della politica del Governo. Pur ricordando che vi sono cause internazionali per l'attuale crisi, osserva che esse non hanno influenzato solo il sistema italiano. Rileva come, a fronte della riduzione della spesa per interessi, dovuta al calo dei tassi di interesse, vi è un significativo aumento del deficit, pari al 5,3 per cento del prodotto interno lordo. Osserva che nel 2009 il debito pubblico è aumentato in valore assoluto di oltre 160 miliardi di euro e che, secondo i dati diffusi oggi, nei primi sei mesi del 2010 esso è ulteriormente cresciuto di 67 miliardi. Esprime preoccupazione per l'azzeramento dell'avanzo primario e rileva come la pressione fiscale sia aumentata con notevoli sacrifici per i cittadini. Sottolinea come, malgrado i tagli già operati con il decreto-legge n. 112 del 2008, che doveva avere un'efficacia triennale, la spesa corrente è ancora aumentata di oltre 9 miliardi di euro, parzialmente compensata dalle minori spese in conto capitale. Esprime quindi critiche per la gestione dei residui, significativamente aumentati e sottolinea che la manovra, attualmente all'esame del Senato, comporterà un'ulteriore contrazione delle risorse a disposizione del sistema delle autonomie locali.

Lino DUILIO (PD), ritiene utile svolgere alcune brevi riflessioni di carattere generale sui disegni di legge all'esame della Commissione, richiamando per aspetti di maggiore dettaglio le considerazioni del collega Vannucci. In primo luogo, richiama le affermazioni del relatore in ordine al ruolo del disegno di legge di approvazione del rendiconto, che costituisce una fornisce una «fotografia» della situazione reale del bilancio dello Stato, che integra quella fornita dal bilancio di previsione e consente di verificare il reale andamento della finanza pubblica nell'esercizio di riferimento. Al riguardo, rileva come tutto, tranne la personale cortesia dei presenti, sia contro l'Esecutivo. Osserva, infatti, che il rendiconto riferito all'esercizio 2009 consente una prima valutazione dell'operato del Governo ed invita il vice ministro Vegas ad effettuare un esame dei risultati raggiunti nei primi due anni e mezzo della XIV legislatura e nei

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primi due anni della presente legislatura, che, a suo avviso, dimostrano l'esistenza di una linea di continuità nelle politiche economiche perseguite del Governo. Rileva, in proposito, come con gli Esecutivi sostenuti dall'attuale maggioranza si assista ad un costante peggioramento della situazione della finanza pubblica e ad un incremento delle spese correnti, accompagnato spesso da una contrazione della spesa per investimenti. Fa presente come nella presente legislatura il Governo e la maggioranza stiano ricorrendo con troppa facilità alla giustificazione della crisi economica internazionale per spiegare andamenti negativi della finanza pubblica che non sempre possono ricondursi alla pur grave situazione internazionale. Nell'osservare come il continuo richiamo di tale giustificazione stia, di fatto, precludendo ogni seria analisi degli attuali andamenti della finanza pubblica, si chiede quali effetti abbiano sortito le misure adottate dal Governo per «mettere in sicurezza» la finanza pubblica, a partire dal decreto-legge n. 112 del 2008, che ha aperto la strada alla presentazione, su base annuale, di manovre triennali con le quali l'Esecutivo non migliora il quadro finanziario complessivo, ma cerca di tamponare le falle di conti che fanno ormai acqua da tutte le parti. Per quanto attiene alla nuova struttura del bilancio, pure richiamata nella relazione introduttiva dall'onorevole Girlanda, rileva che sarebbe stato opportuno ripercorrere più puntualmente l'evoluzione che ha portato all'adozione della nuova struttura del bilancio in missioni e programmi, manifestando il timore che molte delle disposizioni contenute nella nuova legge di contabilità e finanza pubblica rimangano semplici enunciazioni di principio in assenza di una adeguata attività di implementazione delle innovazioni introdotte dalla legge n. 196 del 2009. Ritiene, quindi, necessario che il Governo chiarisca cosa si sta facendo per attuare la nuova legge di contabilità e finanza pubblica, con particolare riferimento alle numerose deleghe in essa contenute, che rischiano di rimanere prive di effetti.
Su un piano generale, ritiene particolarmente grave che nei primi anni di legislatura si sia registrata una costante crescita delle spese correnti e un continuo assestamento al ribasso delle entrate, frutto di previsioni fin troppo ottimistiche. Quanto al primo profilo, osserva che la politica dei tagli lineari seguita dal Governo può astrattamente essere sostenibile in una fase iniziale, ma diventa inefficace, se non controproducente, negli esercizi successivi, nei quali si interviene con continue riduzioni della spesa che prescindono da una valutazione della qualità e delle finalità delle spese sostenute. In questo contesto, ritiene che una più seria riflessione dovrebbe essere condotta anche con riferimento alla funzionalità e all'efficienza della pubblica amministrazione, superando l'ottica della lotta all'assenteismo propriadel ministro Brunetta, che, seppure condivisibile sul piano dell'etica pubblica, rischia di rivelarsi sterile sul piano dell'efficienza amministrativa. Per quanto attiene al versante delle entrate, rileva come già i risultati dell'esercizio 2009 evidenzino chiaramente i rischi derivanti dall'iscrizione di poste valutate troppo ottimisticamente, sottolineando come rischi analoghi si pongano anche in relazione a molte delle disposizioni della manovra finanziaria alla quale sono ascritti significativi effetti in termini di maggiori entrate. Nel complesso, valuta estremamente preoccupante l'andamento della finanza pubblica, ricordando la forte contrazione del prodotto interno lordo, l'azzeramento dell'avanzo primario, che ha assunto un valore negativo nel 2009, nonché la situazione della finanza decentrata, che appare sostanzialmente fuori controllo, ad eccezione del comparto riferito alla spesa sanitaria, che è stato possibile controllare più puntualmente grazie all'introduzione del Patto sulla salute.

Giulio CALVISI (PD) ricorda che l'articolo 1, comma 834, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, ha riformato il titolo terzo dello Statuto speciale della Sardegna definendo, all'articolo 8, a partire dal 2010, un nuovo regime di regolamentazione

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della compartecipazione della Regione Sardegna alle entrate erariali dello Stato e che l'entrata in vigore di tale normativa fa sì che, proprio nell'esercizio finanziario 2010, per la Regione Sardegna, a fronte di un accollo delle spese in materia di sanità e di quelle connesse al trasferimento delle funzioni relative al trasporto pubblico locale ed alla continuità territoriale, la compartecipazione alle entrate erariali non sia limitata al gettito riscosso in regione. In attuazione di tale disciplina, alla Sardegna sarebbero spettati circa 3,2 miliardi di euro. Rileva che, ad oggi, tali risorse non risultano stanziate nell'apposito capitolo di bilancio, il 2797 relativo al Fondo occorrente per l'attuazione dell'ordinamento regionale delle regioni a statuto speciale. Ricorda come, sul punto, in occasione della discussione del disegno di legge di bilancio di previsione per il 2010, era stato presentato l'ordine del giorno Cicu n. 9/2937-A/7, accolto dal Governo nella seduta del 17 dicembre 2009, volto proprio a chiedere il trasferimento delle somme spettanti alla Sardegna sul richiamato fondo. Chiede quindi che si provveda almeno attraverso l'assestamento. Pur comprendendo le difficoltà che si possano incontrare nell'iscrizione nel bilancio di cassa, chiede che il relativo stanziamento sia iscritto almeno in quello di competenza, al fine di dare attuazione alla richiamata norma della finanziaria 2007, facendo presente in proposito che la regione Sardegna ha già iscritto in bilancio le relative somme, ponendosi quindi un problema di attendibilità del bilancio stesso, ovvero di quello dello Stato. Ritiene comunque che proseguire nello stanziamento di una somma di circa 4,7 miliardi di euro sulla base del criterio della spesa storica, sarebbe comunque un modo per non attuare la disposizione della finanziaria 2007.

Giuseppe Francesco Maria MARINELLO, presidente, sulla base delle intese intervenute tra i gruppi, rinvia il seguito dell'esame congiunto dei provvedimenti ad una seduta che potrà essere convocata al termine delle votazioni della seduta pomeridiana di oggi.

La seduta termina alle 15.55.

DELIBERAZIONE DI RILIEVI SU ATTI DEL GOVERNO

Martedì 13 luglio 2010. - Presidenza del vicepresidente Giuseppe Francesco Maria MARINELLO. - Interviene il Vice Ministro dell'economia e delle finanze Giuseppe Vegas.

La seduta comincia alle 15.55.

Schema di decreto del Presidente della Repubblica recante regolamento di attuazione in materia di servizi pubblici locali di rilevanza economica.
Atto n. 226.
(Rilievi alla I Commissione).
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento, e conclusione - Rilievi e osservazione).

La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto del Presidente della Repubblica, rinviato nella seduta del 6 luglio 2010.

Il Vice Ministro Giuseppe VEGAS, richiamando preliminarmente i chiarimenti forniti dal Dipartimento per gli affari regionali nella nota depositata il 1o luglio 2010, relativamente alla richiesta di chiarimenti sui possibili effetti sul patto di stabilità interno derivanti dall'onerosità delle procedure di gara di cui all'articolo 3, comma 3, lettera e), e all'articolo 8, comma 8, i quali prevedono che la valutazione delle offerte sia effettuata da una commissione nominata dall'ente affidante composta da soggetti esperti nella specifica materia del bando, segnala che tali eventuali oneri potranno essere sostenuti dagli enti interessati nel rispetto dei vincoli previsti dallo stesso patto di stabilità. Per quanto riguarda l'articolo 5, comma 3, segnala la necessità di stabilire le modalità

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e la modulistica per l'assoggettamento al patto di stabilità interno delle società in sede di attuazione dell'articolo 2, comma 2, lettera h), della legge 5 maggio 2009, n. 42, in materia bilancio consolidato, anziché con il decreto ministeriale di cui all'articolo 18, comma 2-bis del decreto-legge n. 112 del 2008.

Massimo BITONCI (LNP), relatore, formula la seguente proposta:
«La V Commissione Bilancio, tesoro e programmazione,
esaminato, per quanto di competenza, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento, lo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante regolamento di attuazione in materia di servizi pubblici locali di rilevanza economica (atto n. 226);
rilevato che le disposizioni dello schema di decreto non sono suscettibili di determinare effetti finanziari diretti;
visto il parere del Consiglio di Stato, espresso nell'adunanza della sezione consultiva per gli atti normativi del 24 maggio 2010;
preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo per cui:
il provvedimento in esame intende nel suo complesso rafforzare la concorrenza nel settore dei servizi pubblici locali, in modo da migliorare la qualità di tali servizi e ridurne i costi per i cittadini e la pubblica amministrazione;
il Consiglio di Stato ha condizionato il proprio parere favorevole sullo schema in esame ad una modifica dell'articolo 2, comma 1, che preveda l'adozione da parte degli enti locali di una delibera quadro che evidenzi per i settori sottratti alla liberalizzazione i fallimenti del sistema concorrenziale e i benefici derivanti dal mantenimento di un regime di esclusiva del servizio;
gli eventuali oneri derivanti dalla costituzione e dal funzionamento delle commissioni previste dall'articolo 3, comma 3, lettera e), e dall'articolo 8, comma 8, dello schema in esame potranno essere sostenuti dagli enti locali interessati nell'ambito dei vincoli derivanti dal patto di stabilità interno,

VALUTA FAVOREVOLMENTE

lo schema di decreto del Presidente della Repubblica e formula il seguente rilievo sulle sue conseguenze di carattere finanziario: all'articolo 5, comma 3, sostituire le parole da: «con il decreto» fino a »successive modificazioni» con le seguenti: «in sede di attuazione di quanto previsto dall'articolo 2, comma 2, lettera h), della legge 5 maggio 2009, n. 42, e successive modificazioni, in materia di bilancio consolidato.»;
e formula la seguente osservazione:
valuti la Commissione di merito, al fine di favorire maggiore concorrenzialità nella gestione dei servizi pubblici locali, l'opportunità di circoscrivere con maggiore puntualità i casi in cui è consentita l'attribuzione di diritti di esclusiva ai sensi dell'articolo 2, in linea con quanto indicato nel parere espresso dal Consiglio di Stato, sezione consultiva per gli atti normativi, il 24 maggio 2010».

Antonio BORGHESI (IdV) chiede se il parere del Consiglio di Stato richiamato nella proposta del relatore utilizzi effettivamente l'espressione «fallimenti del sistema concorrenziale».

Giuseppe Francesco Maria MARINELLO, presidente, precisa che tale espressione, che intende sintetizzare il contenuto del parere del Consiglio di Stato, è utilizzata nella nota depositata dal rappresentante del Governo il 1o luglio 2010.

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La Commissione approva la proposta del relatore.

La seduta termina alle 16.05.

SEDE CONSULTIVA

Martedì 13 luglio 2010. - Presidenza del vicepresidente Giuseppe Francesco Maria MARINELLO. - Interviene il Vice Ministro dell'economia e delle finanze Giuseppe Vegas.

La seduta comincia alle 16.05.

Disposizioni in materia di usura e di estorsione, nonché di composizione delle crisi da sovraindebitamento.
Ulteriore nuovo testo C. 2364, approvato dal Senato e abb.

(Parere alla II Commissione).
(Esame e conclusione - Parere favorevole con condizioni, ai sensi dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione).

La Commissione inizia l'esame dell'ulteriore nuovo testo delle proposte di legge.

Giuseppe Francesco Maria MARINELLO, presidente, in sostituzione del relatore, fa presente che il provvedimento recante disposizioni in materia di usura e di estorsione, nonché di composizione delle crisi da sovraindebitamento è già stato esaminato dalla Commissione bilancio nella seduta del 19 gennaio 2010, ricordando come in quella occasione, la Commissione bilancio avesse espresso un parere favorevole, formulando alcune condizioni ai sensi dell'articolo 81, quarto comma della Costituzione. Segnala che successivamente la Commissione giustizia, nella seduta del 27 maggio 2010, ha approvato alcuni emendamenti presentati dal Governo al fine di superare i rilievi espressi dalla Commissione bilancio. In particolare, segnala che ad eccezione degli emendamenti riferiti all'articolo 22, comma 6, e all'articolo 25-bis, gli altri emendamenti non recepiscono il contenuto delle condizioni formulate dalla Commissione bilancio, ma modificano le disposizioni che le stesse avevano ad oggetto.
Fa presente, in primo luogo, che la Commissione giustizia non ha recepito la condizione, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, che con riferimento all'articolo 2, comma 1, lettera d), numero 1, richiedeva la soppressione della norma in esame relativa alla proroga, in favore delle vittime di richieste estorsive, dei termini di scadenza di adempimenti amministrativi, del pagamento di ratei dei mutui nonché di ogni atto esecutivo. Osserva, inoltre, che non è stata recepita la condizione, anch'essa volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, che con riferimento all'articolo 2, comma 1, lettera b-bis), capoverso Articolo 18-ter, comma 2, richiedeva l'inserimento di una clausola di neutralità finanziaria nell'ambito della novella alla legge n. 44 del 1999.Osserva, poi, con riferimento all'articolo 2, comma 1, lettera d), capoverso 7-ter, che il parere della Commissione bilancio imponeva come condizione, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, la soppressione del capoverso 7-ter, che, in caso di debiti nei confronti dell'erario o di enti previdenziali non poneva a carico dell'esecutato interessi e sanzioni dalla data di inizio dell'evento lesivo. Fa presente che la Commissione giustizia, in luogo della soppressione, ha previsto - con l'approvazione dell'emendamento 2.301 del Governo - che non siano poste a carico dell'esecutato le sole sanzioni. Al riguardo, ritiene che andrebbe acquisita conferma che l'esonero dal pagamento delle sanzioni non comporti il venire meno di entrate scontate ai fini dei saldi di finanza pubblica. Per quanto attiene all'articolo 14, comma 1, ricorda che nel parere della Commissione bilancio si poneva come condizione che l'accordo di ristrutturazione dei debiti, di cui all'articolo 14, assicurasse comunque l'integrale soddisfazione dei crediti assistiti da privilegio, tra i quali

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rientrano anche quelli relativi a tributi. Al riguardo, segnala che la Commissione giustizia ha recepito tale condizione, con l'emendamento del 14.300 del Governo, disponendo che il piano debba assicurare il pagamento dei predetti crediti privilegiati «ai quali i creditori non abbiano rinunciato anche parzialmente». In proposito, a suo avviso, andrebbe verificato se l'esclusione del pagamento di detti crediti anche nel caso di rinuncia parziale ai medesimi possa comportare riflessi a carico della finanza pubblica. Da ultimo, con riferimento all'articolo 18, comma 5, segnala che una delle condizioni contenuta nel parere della Commissione bilancio disponeva la soppressione del comma 5 dell'articolo 18 e che la Commissione giustizia, in luogo della soppressione, ha approvato l'emendamento 18.300 del Governo, che circoscrive la portata del rinvio all'articolo 182-ter, ultimo comma, della legge fallimentare, contenuto nella norma in esame, limitandolo alle sole disposizioni «procedimentali». Al riguardo, ritiene che andrebbe acquisita conferma che il rinvio normativo, nella nuova formulazione approvata dalla Commissione, sia idonea ad escludere effetti di gettito dovuti all'applicazione di disposizioni di carattere fiscale ovvero altre conseguenze negative per la finanza pubblica.

Il Vice Ministro Giuseppe VEGAS, con riferimento all'articolo 2, comma 1, lettera d), numero 1, osserva che le disposizioni sono idonee ad aumentare gli oneri a carico dello Stato, ma che, stante l'indeterminatezza dei soggetti destinatari, non è possibile determinare le minori entrate a carico del bilancio dello Stato che conseguirebbero dall'approvazione della norma. Per quanto riguarda l'articolo 2, comma 1, lettera d), numero 4), rileva che si tratta di sanzioni, non necessariamente di natura fiscale, rispetto alle quali, stante l'indeterminatezza dei soggetti destinatari, non è possibile determinare le minori entrate che conseguirebbero dall'approvazione della norma. Per quanto attiene alla nuova formulazione dell'articolo 14, comma 1, fa presente che non vi sono conseguenze dal punto vista finanziario. Con riguardo al nuovo testo del comma 5 dell'articolo 18, rileva, in via generale, che la modifica operata dalla Commissione di merito, nel tentare di superare i rilievi e le criticità rilevate dalla Commissione, fa esplicito riferimento non più all'istituto della transazione fiscale in quanto tale, ma alle sole disposizioni procedurali ad essa riferibili. Osserva tuttavia che, pur in presenza della limitazione dell'ambito di applicazione alle sole disposizioni procedimentali, in quanto compatibili, le disposizioni contenute nel comma in esame fanno comunque riferimento, nel loro complesso all'istituto della transazione fiscale. Pertanto, in mancanza di una esplicita specificazione, ritiene non potersi escludere il rischio di applicabilità parziale agli accordi di ristrutturazione dei debiti, di cui all'articolo 14 del provvedimento, di talune disposizioni aventi potenziali effetti negativi in termini di gettito erariale determinati dall'estensione generalizzata della rinuncia a crediti tributari e previdenziali di norma indisponibili. Ritiene necessario quindi sopprimere la richiamata disposizione o, in alternativa, precisare che l'estensione dell'istituto della transazione fiscale deve avere come necessario presupposto l'avvenuta dichiarazione di vittima dell'usura del debitore, poiché solo in tal caso, infatti, appare giustificabile l'applicazione dell'istituto della transazione fiscale, in quanto il soggetto vittima del reato di usura sarebbe oggettivamente impossibilitato all'adempimento delle proprie obbligazioni, comprese quelle di natura tributaria.

Maino MARCHI (PD), richiamando considerazioni già svolte in occasione dell'esame di altri provvedimenti legislativi, rileva come troppo spesso il Governo reciti diverse parti nella medesima commedia, sostenendo provvedimenti nelle commissioni di merito per poi esprimere valutazioni diametralmente opposte nell'ambito della Commissione bilancio. Ricorda, quindi, come nel parere del 19 gennaio 2010 la Commissione bilancio avesse sostanzialmente affossato le disposizioni più

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innovative del provvedimento, sottolineando come non possa ipotizzarsi un serio intervento volto a contrastare l'usura che non disponga contestualmente lo stanziamento di adeguate risorse finanziarie. Ritiene, pertanto, che il Governo e la maggioranza dovrebbero impegnarsi per individuare, anche nel difficile contesto economico attuale, adeguate risorse per garantire la copertura finanziaria del provvedimento, in quanto, qualora fossero riproposte integralmente le condizioni contenute nella proposta di parere del 19 gennaio 2010, il provvedimento rappresenterebbe una inutile legge-manifesto, senza reali effetti benefici per le vittime dell'usura.

Giuseppe Francesco Maria MARINELLO, presidente, formula la seguente proposta di parere:
«La V Commissione,
esaminato l'ulteriore nuovo testo della proposta di legge C. 2364 e abb., recante disposizioni in materia di usura e di estorsione, nonché di composizione delle crisi da sovraindebitamento;
preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo, secondo il quale:
l'articolo 2, comma 1, lettera d), numero 1), che dispone l'estensione a dodici mesi, con la possibilità di una ulteriore proroga per ulteriori dodici mesi, della proroga degli atti aventi efficacia esecutiva avviate nei confronti dei soggetti che abbiano richiesto e per i quali sia stata richiesta l'elargizione per le vittime di richieste estorsive, determina effetti negativi per la finanza pubblica;
dall'esclusione del pagamento dei crediti assistiti da privilegio nel caso di rinuncia anche parziale ai sensi dell'articolo 14, comma 1, non deriveranno effetti negativi a carico della finanza pubblica;
è necessario precisare che l'applicazione delle disposizioni procedimentali di cui all'articolo 182-ter, ultimo comma, del regio-decreto n. 267 del 1942, previsto dall'articolo 18, comma 5, non determini l'estensione della disciplina della transazione fiscale agli accordi previsti dal provvedimento in esame;
rilevata l'esigenza di confermare la condizione già formulata nel parere del 19 gennaio 2010, con riferimento 2, comma 1, lettera b-bis), capoverso Art. 18-ter;
ritenuto che dall'esonero del pagamento delle sanzioni di cui all'articolo 2, comma 1, lettera d), numero 4, capoverso 7-ter non deriveranno minori entrate a carico della finanza pubblica, in quanto le risorse derivanti dall'applicazione di tali sanzioni non sono determinabili e, quindi, non sono scontate negli andamenti tendenziali di finanza pubblica,

esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti condizioni, volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione:
all'articolo 2, comma 1, lettera b-bis), capoverso Art. 18-ter, sostituire il comma 2 con il seguente: «2. All'attuazione delle disposizioni di cui al comma 1, gli enti locali provvedono, nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica ad essi assegnati ai fini del patto di stabilità interno, a carico dei propri bilanci.»;
all'articolo 2, comma 1, lettera d), sopprimere il numero 1);
all'articolo 18, sostituire il comma 5 con il seguente: 5. L'accordo è revocato di diritto se il debitore non esegue integralmente, entro 90 giorni dalle scadenze previste, i pagamenti dovuti alle Agenzie fiscali ed agli enti gestori di forme di previdenza e assistenza obbligatorie».

Il Vice Ministro Giuseppe VEGAS concorda con la proposta di parere.

Maino MARCHI (PD), nel richiamare quanto affermato in precedenza, ricorda che, mentre il Ministro Maroni ha comunicato una diminuzione del numero delle

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denunce per il reato di usura, l'associazione SOS impresa ha invece sostenuto di aver verificato un aumento del fenomeno. Osserva quindi che le norme in esame potrebbero non rivelarsi efficaci. Pur riconoscendo un miglioramento del testo, rispetto al parere precedentemente adottato dalla Commissione, annuncia l'astensione del suo gruppo.

Giuseppe Francesco Maria MARINELLO, presidente, rileva con soddisfazione che il collega Marchi ha colto lo sforzo di formulare una proposta di parere che tenga conto della particolare delicatezza dei temi affrontati dalla proposta in esame.

Renato CAMBURSANO (IdV), nel rilevare come l'annuncio di una possibile regressione del fenomeno dell'usura nel nostro Paese non risponda al vero e possa comunicare un messaggio sbagliato ai cittadini, annuncia l'astensione del proprio gruppo sulla proposta di parere formulata dal presidente in sostituzione del relatore.

Amedeo CICCANTI (UdC) annuncia il voto favorevole del proprio gruppo sulla proposta di parere.

La Commissione approva la proposta di parere formulata dal presidente in sostituzione del relatore.

La seduta termina alle 16.15.

SEDE REFERENTE

Martedì 13 luglio 2010. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il Vice Ministro dell'economia e delle finanze Giuseppe Vegas.

La seduta comincia alle 18.40.

Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2009.
C. 3593 Governo.

Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2010.
C. 3594 Governo.

(Seguito dell'esame congiunto e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame congiunto dei provvedimenti, rinviato nella seduta pomeridiana odierna.

Maino MARCHI (PD), richiamando il contenuto degli interventi dei colleghi Duilio e Vannucci, ai quali si associa, segnala in primo luogo l'esigenza che il rappresentante del Governo fornisca ulteriori chiarimenti in ordine alla riduzione delle risorse trasferite alle regioni a statuto ordinario a titolo di compartecipazione IVA, ritenendo, in particolare, necessario acquisire informazioni più puntuali in ordine all'intesa espressa dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano.
Per quanto attiene, più specificamente, ai contenuti del disegno di legge di approvazione del rendiconto e del disegno di legge di assestamento, osserva come tali provvedimenti legislativi sembrino porsi in sostanziale contraddizione con i contenuti della manovra finanziaria contenuta nel decreto-legge n. 78 del 2010. Sottolinea, infatti, che tanto il rendiconto per l'esercizio 2009, quanto l'assestamento per l'anno 2010 evidenzino dati migliorativi, da un lato, rispetto alle previsioni definitive per l'esercizio ormai concluso e, dall'altro, rispetto alle previsioni contenute nella legge di bilancio per l'anno 2010. Rileva, tuttavia, come, a fronte di tale situazione, che non sembra presentare elementi di insormontabile criticità, il Governo abbia adottato una manovra finanziaria estremamente rilevante, che determinerà nel prossimo triennio una correzione dei conti pubblici per circa 25 miliardi di euro. In proposito, pur comprendendo come gli interventi correttivi si siano resi necessari a seguito dell'aggravarsi della crisi finanziaria greca, osserva come la manovra prevista dal

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decreto-legge n. 78 si muova su una direttrice di politica economica già seguita in occasione dell'adozione del decreto-legge n. 112 del 2008, che prevede interventi correttivi sulle spese senza introdurre adeguate misure di sostegno all'economia reale in grado di contribuire ad una crescita del prodotto interno lordo. Si tratta, a suo avviso, di una scelta di politica economica che meriterebbe di essere riconsiderata, in quanto negli ultimi due anni e mezzo il Governo ha inteso perseguire interventi correttivi sulla finanza pubblica, volti al contenimento del debito e del deficit pubblico, senza considerare adeguatamente che, ai fini del rispetto dei vincoli derivanti dall'adesione all'unione monetaria europea, rilevano i rapporti tra tali grandezze finanziarie ed il prodotto interno lordo. Ritiene, pertanto, che il Governo dovrebbe adottare politiche macroeconomiche volte a contrastare il calo del prodotto interno lordo, che negli ultimi due esercizi si è contratto, nel complesso, di circa 6 punti percentuali, osservando come le misure fin qui messe in campo evidenzino la totale assenza di una politica industriale e di interventi che consentano la ripresa, entro tempi ragionevoli, di un percorso di crescita economica. Sotto altro profilo, rileva come i dati contenuti nei disegni di legge di rendiconto e di assestamento confermino come gli enti locali e le regioni abbiano assicurato un significativo contributo al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica, attraverso una consistente riduzione dei disavanzi di esercizio sia dei comuni che delle province. In proposito, segnala come tale contributo, riconosciuto anche dalla Corte dei conti, abbia comportato il pagamento di un prezzo molto caro da parte dei cittadini, dal momento che le minori disponibilità finanziarie hanno comportato una penalizzazione delle politiche degli enti territoriali, che ha interessato anche spese per interventi di carattere sociale. A fronte di tale situazione già difficile, con il decreto-legge n. 78 del 2010 si è, invece, deciso di ridurre drasticamente i trasferimenti agli enti territoriali, determinando una ulteriore penalizzazione di enti che già avevano compiuto un rilevante sforzo per rispettare i vicoli derivanti dall'applicazione del patto di stabilità interno. In questo contesto, nel ritenere che la stessa attuazione del federalismo fiscale prevista dalla legge n. 42 del 2009 sia a rischio, in quanto vengono decurtate risorse essenziali per il buon funzionamento degli enti territoriali, osserva come la politica finora seguita dal Governo nei confronti degli enti locali si sia dimostrata miope. Sottolinea, infatti, come nella fase più acuta della crisi si sia sostanzialmente impedito a tali enti di poter contribuire a fronteggiare la situazione di crisi, non consentendo la realizzazione di investimenti, essenziali al rilancio del prodotto interno lordo, in nome del rispetto degli obiettivi derivanti dall'applicazione del patto di stabilità interno, ed ora, con il decreto-legge n. 78 del 2010 si stia prevedendo un drastico taglio dei trasferimenti che non potrà che ulteriormente aggravare la situazione finanziaria di tali enti.

Antonio BORGHESI (IdV), con riferimento al disegno di legge di approvazione del rendiconto generale, evidenzia come su un piano generale, nell'esercizio 2009, si sia riscontrato un incremento delle entrate correnti, pari a circa 9,6 miliardi di euro rispetto al rendiconto riferito all'esercizio precedente, al quale corrisponde un incremento di circa 8,9 miliardi di euro delle spese correnti, che non hanno quindi arrestato il trend di crescita registrato negli ultimi esercizi. Sul piano della qualità della spesa, rileva criticamente come, rispetto all'esercizio 2008, si sia riscontrata una contrazione di circa 4,1 miliardi di euro delle spese in conto capitale, mentre la spesa per consumi intermedi si è incrementata di circa 1,7 miliardi di euro. Si tratta, a suo avviso, di una situazione assai grave, che è caratterizzata da una contrazione delle risorse destinate agli investimenti e alla crescita economica - significativa, in tal senso, è la riduzione di quasi 3 miliardi di euro dei contributi agli investimenti riconosciuti ad amministrazioni pubbliche - e da un incremento delle spese correnti, che può essere sostenuto

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solo grazie al contenimento della spesa per interessi passivi, che rispetto all'esercizio precedente, si riduce di circa 6,6 miliardi di euro. Giudica, inoltre, preoccupante la circostanza che, mentre i consumi intermedi continuano a crescere, interventi di contenimento, anche incisivi, si realizzano con riferimento alle missioni relative al diritto alla mobilità e all'istruzione scolastica, per la quale nel 2009 si registra una riduzione di oltre 1,7 miliardi di euro. Segnala, poi, come i residui attivi al termine dell'esercizio 2009 si siano incrementati di circa 30 miliardi di euro, registrando una variazione di oltre 18 punti percentuali, a testimonianza di una gestione delle entrate che evidenzia rilevanti criticità, mentre i residui passivi sono aumentati di circa 6,6 miliardi di euro, confermando una tendenza alla crescita che il precedente Governo aveva saputo contrastare ed invertire, portando i residui passivi da circa 115 miliardi di euro a circa 88 miliardi di euro.
Per quanto riguarda il disegno di legge di assestamento, osserva in primo luogo come le entrate finali facciano segnare una contrazione per circa 37 miliardi di euro rispetto al rendiconto riferito all'esercizio 2009, mentre le spese finali si riducano rispetto al medesimo esercizio di poco più di 8 miliardi di euro, anche in questo caso prevalentemente in ragione della minore spesa per interessi passivi, determinando, quindi, un saldo netto da finanziare pari ad oltre 55 miliardi di euro. Con riferimento alla composizione della spesa, rileva una ulteriore crescita dei consumi intermedi, che aumentano di circa 500 milioni di euro, ed il calo dei trasferimenti alle amministrazioni pubbliche, più volte richiamato nel corso del dibattito, che interessa in particolare i trasferimenti alle regioni a statuto ordinario. Quanto alle singole amministrazioni, rileva come gran parte dei ministeri abbiano visto una riduzione degli stanziamenti rispetto ai dati contenuti nel rendiconto riferito all'esercizio 2009, che ha interessato un particolare il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministero dell'interno. Nel complesso, sottolinea come vi sia una generale contrazione delle diverse categorie di spesa e delle singole missioni, che ha colpito in modo evidente anche le missioni relative a giustizia, ordine pubblico, soccorso civile, istruzione ed università.

Amedeo CICCANTI (UdC) rileva che il disegno di legge relativo al rendiconto rappresenta talune criticità delle situazione complessiva della finanza pubblica. In particolare, osserva che, nell'esercizio precedente, si riscontrava un aumento del prodotto interno lordo pari all'1 per cento, un incremento dell'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni rispetto al prodotto interno lordo pari al 2,7 per cento, un avanzo primario con un segno positivo pari al 2,5 per cento ed un debito pubblico di 1663,5 miliardi, pari al 106,1 per cento del prodotto interno lordo. Osserva che, in tale contesto, gli interventi adottati con il decreto-legge n. 112 del 2008, nonché la nuova articolazione del bilancio, secondo missioni e programmi, avrebbero dovuto contribuire positivamente all'efficienza della spesa pubblica. Rileva che, al contrario, gli indici relativi all'esercizio 2009 hanno sia disatteso l'auspicio di una progressiva riduzione del debito pubblico sia deluso l'aspettativa di un miglioramento dei conti pubblici, registrandosi in particolare, come peraltro segnalato dal procuratore generale della Corte dei conti, una flessione del prodotto interno lordo pari al 5 per cento, un incremento dell'indebitamento netto fino a 80,8 miliardi, pari al 3,3 per cento del prodotto interno lordo, una contrazione dell'avanzo primario con un segno negativo dello 0,6 per cento del prodotto interno lordo e un significativo incremento del debito pubblico, che ha raggiunto la cifra di 1760,76 miliardi, pari al 115,8 per cento del prodotto interno lordo. Sottolinea quindi come la situazione di crisi abbia comportato un decremento della crescita delle entrate fiscali e la pressione fiscale abbia registrato un ulteriore aumento, raggiungendo il 43,2 per cento. Esprime quindi preoccupazione per la crescita,

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del 4,2 per cento, della spesa primaria corrente. Ricorda che la manovra di bilancio, in sintesi, è stata basata su due pilastri: da un lato, la tutela dell'equilibrio dei conti pubblici e, dall'altro, il sostegno alle imprese ed alle famiglie. Osserva che la grave crisi economia non ha consentito di ridurre il disavanzo, né di incrementare il prodotto interno lordo, ricordando peraltro che, a causa del forte debito pubblico, in Italia, il ricorso a politiche espansive anticicliche non poteva che essere limitato. Ritiene che la tendenza all'aumento della spesa corrente, cui il Governo tenta di porre rimedio attraverso le misure contenute nel decreto-legge n. 78 del 2010, all'esame del Senato, non sia stata corretta per tempo. Ritiene scorretto individuare in capo alle istituzioni comunitarie la responsabilità per le misure contenute nella richiamata manovra, che appaiono invece necessitate dal contesto italiano, ove non è stata ancora attuata quella necessaria opera di riorganizzazione amministrativa che sarebbe stata indispensabile, in luogo di una semplice «manutenzione». In proposito, ricorda che, quando il Governo Amato nel 1992 varò una manovra di 90.000 miliardi di lire, furono adottate anche importanti riforme strutturali della pubblica amministrazione, del pubblico impiego, della sanità e degli enti locali, che posero i presupposti per affrontare le criticità della spesa pubblica. Ritiene che oggi, al contrario, manchi un'azione analoga. Osserva che, nel 2009, si è accentuata la caduta del PIL, dopo la contrazione già avvenuta a partire del secondo e dal terzo trimestre del 2008, per effetto della riduzione degli investimenti e del calo delle esportazioni, dovuto alla crisi del commercio mondiale ad alla minore competitività dei prodotti nazionali a fronte dei minori prezzi dei manufatti esteri. Sottolinea come sia mancata una politica volta a destinare adeguate risorse a sostegno della competitività della nostra economia, agendo in particolare sulla riduzione del cuneo fiscale e quindi sulla riduzione del costo del lavoro. Evidenzia che tale tematica, d'attualità durante il Governo Prodi del 2006, è stata tuttavia completamente abbandonata nella XVI legislatura. Fa presente inoltre che, nel 2009, a fronte di un calo delle entrate dell'1,9 per cento, si è registrato un preoccupante aumento della spesa pubblica del 3 per cento, raggiungendo così la soglia del 52,5 per cento del prodotto interno lordo, evidenziando un meccanismo perverso per cui la crescita della spesa è maggiore della crescita del prodotto interno lordo. Richiama quindi le stime del Governatore della Banca d'Italia, secondo le quali, nel biennio 2008-2009, il prodotto interno lordo è sceso di 6 punti e mezzo, gli investimenti del 16 per cento, le esportazioni del 22 per cento, mentre l'incidenza della Cassa integrazione guadagni è salita del 12 per cento. Sul versante delle entrate, sottolinea i risultati conseguiti nella lotta all'evasione fiscale, in particolare attraverso l'applicazione dei cosiddetti istituti deflativi del contenzioso - accertamento con adesione, acquiescenza e conciliazione giudiziale - che, comportando la diminuzione della conflittualità nei rapporti con i contribuenti e favorendo l'immediata riscossione delle somme dovute, hanno fatto registrare un incremento del 60 per cento rispetto al 2008 della relativa quota di incassi. A tal proposito, ritiene che la lotta all'evasione, perseguita anche attraverso talune disposizioni del decreto-legge n. 78 del 2010, sia da rafforzare ulteriormente anche attraverso un sistema efficace di contrasto di interessi, sul modello del fisco americano, pur senza arrivare necessariamente all'adozione, in toto, di quel modello. A tal proposito, sottolinea gli importanti risultati ottenuti in tal senso con il riconoscimento della possibilità di ottenere sgravi fiscali per le manutenzioni edili o per l'efficientamento energetico, ricordando che, in tali casi, le eventuali minori entrate sono state abbondantemente superate dai proventi derivanti dall'emersione del sommerso. Con riferimento alla finanza regionale e locale, osserva preliminarmente che, nel corso del 2010, attraverso l'emanazione dei decreti attuativi del federalismo fiscale, saranno introdotte significative novità, evidenziando come già con le leggi n. 42 e 196 del 2009 si sia cercato di

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perseguire l'armonizzazione contabile dei bilanci dei diversi livelli di governo, la cui disomogeneità impediva una lettura complessiva. Ritiene che tale intervento consentirà di lavorare più efficacemente per stabilizzare l'indebitamento complessivo, andando oltre il sistema dei tagli lineari. Rileva quindi che, relativamente al sistema delle autonomie, il Governo avrebbe dovuto dimostrare maggiore coraggio, perseguendo una razionalizzazione complessiva a partire da quella delle province. Ricorda che, secondo il rapporto dell'Unioncamere del 2009, alla data del 30 giugno 2009, le società partecipate dagli enti locali risultano essere 3.626 e comportano, secondo le visure estratte dal Registro delle imprese, 39.604 cariche di componenti di consigli di amministrazione e collegi sindacali, riferite ad un numero di 26.331 persone, oltre a 4.000 cariche di dirigenti e tecnici. All'uopo rileva che sarebbe preferibile affidare tali ultimi incarichi a soggetti interni alle amministrazioni regionali e locali, conseguendo così risparmi ed evitando duplicazioni. Esprime rammarico per tale mancata opera di razionalizzazione, dovuta a qualche componente della maggioranza contrario a ciò. Pur dichiarandosi consapevole della necessità, nell'attuale contesto, di chiedere sacrifici a tutti, comprese le fasce più deboli, ritiene che occorra affrontare i problemi della cattiva amministrazione e degli sprechi che ancora vi sono. Sottolinea come i tagli alla politica siano invece divenuti tagli alla democrazia e come tale problema si possa risolvere dando un esempio di capacità di Governo, attraverso un'azione di razionalizzazione della spesa. Fa presente che, nel caso in cui il Governo e la maggioranza da soli non riescano in tale impresa, sarebbe giusto che si facessero aiutare da altre forze politiche.

Rocco GIRLANDA (PdL), relatore, pur evidenziando come dagli interventi svolti emergano molti elementi condivisibili, ricorda il particolare momento economico per l'Italia e per l'Europa. Sottolinea come le cause della situazione finanziaria estremamente negativa registratasi nel 2008, ereditata dall'attuale maggioranza, siano da rinvenire in una crisi economica senza precedenti. Evidenzia come la crisi abbia colpito in modo molto severo paesi come la Spagna, governata da Zapatero, che pure aveva adottato politiche molto diverse da quelle italiane e dove ora si registra un numero di case di nuova costruzione invendute superiore al milione di unità. A proposito della manovra economica in discussione presso l'altro ramo del Parlamento, ricorda come non vi siano solo le reazioni critiche delle regioni, ma come, ad esempio, l'ANCI abbia, in un documento ufficiale, condiviso sostanzialmente le misure di rigore adottate. Fa presente che la maggioranza sostiene convintamente la politica economia del Governo e ritiene necessario il rigore nella gestione dei conti pubblici nell'attuale contesto economico.

Il Vice Ministro Giuseppe VEGAS, dichiara di dissentire da molti degli interventi svolti. Sottolinea come il 2009 sia stato un anno difficile, ma come il 2010 offra segnali di relativa tranquillità. Ricorda come l'assestamento dell'esercizio precedente si sia presentato molto peggiorativo, con un significativo incremento della spesa, che serviva, in quella fase, per dare un qualche respiro all'economia. Rileva comunque che la situazione italiana non ha mai raggiunto i livelli di drammaticità riscontrati in altri paesi. Osserva che la crisi, in atto da circa due anni, si dipana effettivamente in maniera mutevole e quindi richiede interventi di tipo dinamico, in tal senso ritiene che gli interventi di cui al decreto-legge n. 78 del 2010 non potevano comunque essere anticipati. Fa presente che si è scelto di non adottare politiche di tipo keynesiano perché, come dimostrato da autorevoli studiosi, esse non necessariamente sono le migliori in un simile contesto e perché, nel contesto italiano caratterizzato da un debito pubblico molto elevato, l'ulteriore espansione della spesa pubblica avrebbe avuto effetti negativi. Ricorda inoltre che i mercati finanziari sono oggi caratterizzati dalla corsa verso i titoli pubblici ritenuti più

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affidabili, quindi si è registrata una corsa verso i titoli tedeschi, facendo così aumentare il differenziale nei rendimenti con i titoli del debito pubblico italiano. Fa presente tuttavia che tale situazione sarebbe sensibilmente peggiore se l'Italia avesse registrato il medesimo livello di crescita del debito, avutosi negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Francia. Ritiene che le scelte politiche adottate dal Governo abbiano garantito la maggiore tranquillità possibile al paese e che occorra proseguire sulla strada del rigore nei conti. Evidenzia inoltre come l'iniezione di liquidità nell'economia di un solo paese non avrebbe necessariamente gli effetti sperati sul prodotto interno lordo e come sia all'uopo necessario individuare risposte in sede europea per affrontare i problemi strutturali del basso livello di crescita e dell'invecchiamento della popolazione. Rileva che il rendiconto registra l'andamento negativo dello scorso esercizio, ma che dall'assestamento emergono segnali di relativa tranquillità, pur tenendo presente l'aleatorietà dell'andamento dei mercati finanziari internazionali. Ribadisce la necessità di adottare misure correttive dei conti e ritiene positivo che il Parlamento, pur nella comprensibile complessità dell'esame, non abbia inteso modificare i saldi fissati con il decreto-legge n. 78 del 2010.
Con riferimento agli ulteriori chiarimenti richiesti dall'onorevole Borghesi con riferimento alla riduzione dei trasferimenti alle regioni a statuto ordinario, fa presente che la compartecipazione relativa al finanziamento del Servizio sanitario nazionale è cosa distinta e diversa rispetto all'andamento del gettito IVA. Precisa, infatti, che la compartecipazione IVA destinata al finanziamento del Servizio sanitario nazionale deriva dall'esigenza di garantire il livello del finanziamento del servizio medesimo programmato a legislazione vigente, coprendo l'eventuale differenza rispetto a quanto realizzato in termini di gettito di IRAP e addizionale regionale all'IRPEF. Fa presente, inoltre, che la compartecipazione IVA finanzia anche funzioni non sanitarie e questo, evidentemente, influisce sul livello definitivo dell'aliquota di compartecipazione e sul valore complessivo in termini assoluti della compartecipazione, definiti con due distinti decreti del Presidente del Consiglio dei ministri.
Per quanto attiene ai chiarimenti richiesti dall'onorevole Calvisi, rileva che l'articolo 1, commi 834 e successivi, della legge finanziaria 2007, ha modificato l'ordinamento finanziario della regione Sardegna attribuendo a tale regione una maggiore compartecipazione alle entrate erariali che entra a regime a decorrere dall'anno 2010 e opera con un tetto di spesa predeterminato per gli anni 2007, 2008 e 2009. Sottolinea come la piena attuazione di quanto disposto dalla citata legge finanziaria 2007 sia subordinata all'approvazione, da parte della Commissione paritetica, prevista dallo statuto speciale della Regione medesima, di una apposita norma di attuazione, che deve stabilire i criteri di determinazione delle singole entrate e che, allo stato, non risulta ancora approvata. Osserva, pertanto, che lo stanziamento del capitolo di spesa destinato all'erogazione delle risorse relative alla suddetta compartecipazione è stato determinato per la quota relativa alla Sardegna soltanto sulla base delle stime fornite dal Dipartimento delle finanze, attesa l'impossibilità di una puntuale quantificazione, da parte della Ragioneria generale dello Stato, delle varie entrate.

Lino DUILIO (PD), ritenendo meritevole di approfondimento le considerazioni di carattere generale del vice ministro Vegas, dichiara, tuttavia, di non condividere le valutazioni secondo le quali i risultati registrati dal rendiconto e l'aggiornamento delle previsioni contenuto nel disegno di legge di assestamento rappresentino dati sostanzialmente ineluttabili. Al riguardo, ricorda come più volte nella fase più acuta della crisi il Partito democratico avesse invitato il Governo ad incrementare le spese in conto capitale in misura pari ad un punto percentuale del prodotto interno lordo, al fine di sostenere gli investimenti nel momento più delicato

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della crisi economica e finanziaria. Ricorda, tuttavia, che il Governo e la maggioranza, con una significativa inversione di tendenza rispetto agli orientamenti manifestati nel corso della passata legislatura, si sono strenuamente opposti a politiche di crescita e di sviluppo in nome dell'esigenza di assicurare il raggiungimento di un rapporto tra deficit e PIL pari al 3 per cento. Sottolinea come il Governo abbia invece perseguito una politica di estrema prudenza, che lo ha sostanzialmente spinto ad aspettare inerte gli eventi esterni e non ha consentito non solo di raggiungere, ma nemmeno di avvicinare gli obiettivi fissati in sede europea. Nel rilevare come ora anche la bontà delle politiche keynesiane venga messa in discussione, si chiede quali siano le politiche che il Governo intenda adottare nei prossimi anni, osservando come il controllo dei conti pubblici rappresenti senz'altro uno strumento assai importante per la stabilità economica e monetaria del nostro Paese, ma non possa costituire l'unico obiettivo dell'azione di Governo. Non ritiene, peraltro, possibile ipottizare che le politiche volte a sostenere la crescita economica siano realizzate a livello europeo, sottolineando come le già scarse risorse disponibili per tali politiche siano pressoché totalmente finalizzate alle politiche di coesione e alla politica agricola comune. Non ritenendo, quindi, possibile una efficace politica a sostegno della crescita economica a livello europeo, al di là delle affermazioni di principio proprie della Strategia UE 2020, ribadisce l'esigenza di adottare opportuni interventi in materia a livello nazionale, dal momento che - in assenza di misure significative - non può immaginarsi un sentiero di crescita diverso da quello che si va delineando per l'anno in corso, nel quale la crescita del prodotto interno lordo non dovrebbe superare, secondo le stime più favorevoli, un punto percentuale. Giudica, pertanto, in modo estremamente critico l'assenza del tema della crescita dall'agenda politica del Governo e della maggioranza. Dal momento che lo stesso relatore ha sottolineato come il rendiconto dovrebbe rappresentare l'occasione per fare il punto sull'andamento della situazione economica e finanziaria del Paese, chiede al Governo di chiarire quali siano i suoi intendimenti per il futuro, dal momento che non ci si può limitare ad una politica esclusivamente improntata al contenimento delle spese. A questo riguardo, peraltro, osserva come interventi più efficaci di riduzione delle spese correnti erano stati avviati nel corso della precedente esperienza governativa, quando era stata intrapresa il processo di analisi e revisione della spesa, ribadendo come il ricorso ai tagli lineari rappresenti uno strumento rozzo e volgare di contenimento dei costi delle amministrazioni pubbliche, che può essere utilizzato solo in casi di assoluta necessità, dal momento che esso perde la propria efficacia a seguito della reiterazione delle riduzioni di spesa. Nel complesso, giudica, quindi, insoddisfacente la politica perseguita dal Governo e dalla maggioranza, rilevando come, nonostante i tagli ripetutamente praticati, le spese correnti abbiano continuato a crescere, mentre le entrate di carattere abbiano segnato una apprezzabile riduzione. Ritiene, quindi, necessario che l'Esecutivo e la maggioranza, oltre a realizzare un più efficace contenimento delle spese, dovrebbero finalmente preoccuparsi non solo del numeratore dei rapporti deficit/PIL e debito/PIL, ma anche del denominatore di tali frazioni, realizzando serie politiche di sostegno alla crescita economica del Paese. Giudica pertanto necessario avviare un serio dibattito su questi temi, in quanto, in assenza di un mutamento di approccio, a suo avviso, il Governo continuerà ad attendere fatalisticamente gli eventi esterni, coniugando una certa prudenza sul versante della spesa con la speranza di una ripresa delle esportazioni.

Giulio CALVISI (PD), nel ringraziare il vice ministro Vegas per la risposta fornita, sottolinea come essa appaia comunque deludente. Ritiene difficile comprendere quali possano essere le difficoltà che si riscontrano per la Sardegna, anche rispetto alle altre regioni italiane, nell'accertamento della compartecipazione all'IVA.

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Evidenzia come il suo gruppo avesse, sin da subito, ritenuto non opportuno subordinare l'efficacia delle modifiche allo statuto della regione Sardegna all'approvazione delle norme di attuazione demandata alla commissione paritetica. Fa presente che in ogni caso tale procedura avrebbe, a suo avviso, potuto avere solo effetti sul bilancio cassa, ma non su quello di competenza, nel quale si sarebbero dovute iscrivere le risorte da attribuire in attuazione della finanziaria 2007. Chiede quindi come si intenda risolvere la situazione, avendo la regione Sardegna iscritto nel proprio bilancio le entrate spettanti ai sensi delle nuove disposizioni statutarie. Fa presente che il Governo, nel caso in cui avesse ritenuto illegittima la previsione contenuta nella legge di bilancio della regione Sardegna, avrebbe dovuto procedere all'impugnazione della medesima e ricorda che dall'iscrizione a bilancio di tali somme derivano conseguenze anche sull'applicazione del patto di stabilità. Ritiene che, se si decidesse, al contrario, di finanziare la spesa storica, con uno stanziamento di 4,7 miliardi di euro, la regione dovrebbe fare ricorso al fine di ottenere l'attuazione di una precisa disposizione di legge. Chiede quindi come si intenda procedere.

Il Vice Ministro Giuseppe VEGAS ricorda che il maggiore finanziamento è previsto come corrispettivo di un accollo, da parte della regione Sardegna, di determinate funzioni, quindi nelle more della definizione delle norme di attuazione ad opera della commissione paritetica, che costituiscono un necessario presupposto giuridico, a fronte dell'invarianza del trasferimento, non potrà che corrispondere l'invarianza delle funzioni. Sottolinea quindi che in mancanza di un presupposto giuridico non si può pervenire all'iscrizione di alcuna somma nel bilancio di competenza. Evidenzia quindi che non necessariamente con la legge di assestamento si deve dare attuazione alla disposizione della finanziaria 2007 richiamata dall'onorevole Calvisi, ben potendo qualsiasi provvedimento di legge adottato nel corso dell'anno incidere sul bilancio dello Stato, modificando l'allocazione delle risorse.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, dichiara concluso l'esame preliminare congiunto dei provvedimenti in titolo e rinvia il seguito dell'esame alla seduta di domani.

La seduta termina alle 20.05.