CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 26 maggio 2010
329.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
COMUNICATO
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INTERROGAZIONI

Mercoledì 26 maggio 2010. - Presidenza del presidente Paolo RUSSO. - Interviene il sottosegretario di Stato per le politiche agricole alimentari e forestali, Antonio BUONFIGLIO.

La seduta comincia alle 14.10.

5-01538 Negro: Crisi del settore dell'allevamento del coniglio da carne.

Il Sottosegretario Antonio BUONFIGLIO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).

Giovanna NEGRO (LNP), replicando, si dichiara soddisfatta della risposta, anche se fa presente che si sono aggiunti altri problemi e pertanto preannuncia la presentazione di ulteriori atti di sindacato ispettivo.

5-01672 Marco Carra: Ridefinizione della sede della Commissione unica nazionale per la fissazione del prezzo di riferimento per il mercato suinicolo.

Il Sottosegretario Antonio BUONFIGLIO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

Marco CARRA (PD), replicando, ritiene, sebbene la risposta fornita dal Governo sia interessante, di non potersi esprimere né

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in termini positivi né in termini negativi. Ribadisce che la esigenza prospettata nell'interrogazione non muove da rivendicazioni di campanile, ma dalla constatazione che nella piazza di Mantova avviene il 75 per cento delle attività di compravendita di suini. Invita pertanto il Governo ad adoperarsi affinché nella prossima riunione del tavolo di filiera, oltre a diverse questioni sul tappeto, si giunga alla ridefinizione della sede della commissione unica nazionale per la fissazione del prezzo di riferimento per il mercato suinicolo.

5-02516 Sani: Iniziative per la tutela del patrimonio zootecnico dagli attacchi di lupi e ibridi e il rilancio di una strategia di conservazione del lupo.

Il Sottosegretario Antonio BUONFIGLIO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3).

Luca SANI (PD), replicando, si dichiara totalmente insoddisfatto della risposta fornita dal Governo. L'interrogazione infatti poneva un problema circoscritto che sta causando in alcune zone gravi ripercussioni sul tessuto produttivo, generando tensioni sociali e esasperazione negli operatori nonché la graduale scomparsa di aziende zootecniche nel settore interessato dal fenomeno. La risposta del Governo non va tuttavia oltre la presa d'atto del rapporto dell'ISPRA senza assumere alcun impegno. In particolare, il Governo non dà risposte in merito al grave problema della ibridazione, alla tutela delle attività zootecniche e alla sopravvivenza stessa delle locali aziende del settore, senza assumere positive iniziative per una equilibrata presenza del lupo.

Paolo RUSSO, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

La seduta termina alle 14.25.

SEDE REFERENTE

Mercoledì 26 maggio 2010. - Presidenza del presidente Paolo RUSSO. - Interviene il sottosegretario di Stato per le politiche agricole alimentari e forestali, Antonio BUONFIGLIO.

La seduta comincia alle 14.25.

Disposizioni per l'adozione del Programma nazionale di sviluppo rurale.
C. 3472 Paolo Russo.
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame della proposta di legge, rinviato nella seduta di martedì 25 maggio 2010.

Paolo RUSSO, presidente, ricorda che nella seduta di ieri, dopo l'intervento introduttivo del relatore, si è avviato l'esame preliminare della proposta di legge, nel corso del quale è stata discussa la proposta di procedere all'audizione delle regioni.
Al riguardo, pur comprendendo le esigenze organizzative delle regioni, ritiene che tale audizione dovrebbe in ogni caso svolgersi in tempi brevi, tenuto conto che un ritardo nell'adozione dell'intervento legislativo rischia di comprometterne l'efficacia.

Sabrina DE CAMILLIS (PdL), relatore, premesso di condividere la proposta del Presidente di procedere sollecitamente all'audizione delle regioni, intende intervenire sulle questioni sollevate nel corso del dibattito svoltosi nella seduta di ieri.
In primo luogo, osserva che i ritardi registratisi nell'utilizzo dei fondi per lo sviluppo rurale riguardano il complesso delle regioni e non solo alcune di esse. Infatti, come risulta dai dati al 31 marzo 2010 sullo stato di avanzamento delle spese pubbliche complessive effettivamente sostenute rispetto a quelle programmate, la percentuale di avanzamento è pari al 13,39 per cento a livello nazionale, a oltre il 16 per cento per regioni in

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obiettivo competitività e a oltre l'8 per cento per le regioni in obiettivo convergenza. Questi dati - che non possono semplicisticamente ricondursi ad incapacità di programmazione e di spesa da parte dei soggetti preposti - impongono una riflessione sull'esigenza di mettere a punto sistemi più snelli che consentano un più efficace utilizzo delle risorse programmate. Peraltro, i ritardi interessano anche altri fondi strutturali. A suo giudizio, inoltre, il basso livello della spesa induce anche a riflettere sulle modalità attraverso le quali recuperare le risorse.
Dopo aver ricordato anche i problemi connessi al cofinanziamento delle misure per lo sviluppo rurale, chiede al Governo se siano state adottate iniziative per ottenere dall'Unione europea lo slittamento di un anno della regola dell'«n+2». Si rende conto della difficoltà di conseguire tale risultato, anche se la situazione economico-finanziaria a livello europeo potrebbe aprire qualche possibilità in tal senso.
Sottolinea infine che la proposta di legge in esame, è evidentemente volta a manifestare il senso di responsabilità di fronte al rischio del disimpegno di rilevanti risorse finanziarie e proprio per questo motivo è stata sottoscritta dai rappresentanti di tutti i gruppi. Se l'obiettivo è questo, si proceda al confronto con le regioni, ma si valuti comunque la possibilità di una norma che fornisca gli strumenti per conseguire tale obiettivo.

Il Sottosegretario Antonio BUONFIGLIO fa presente che un intervento legislativo è necessario, avendo lo Stato ceduto alle regioni la titolarità nella presentazione dei programmi e a tutela del bilancio. In ogni caso, ribadisce che permane il vincolo di destinazione territoriale delle risorse.
Quanto alla revisione delle regole sul disimpegno nel senso di prevedere una regola dell'«n+3», ricorda che anche altri Paesi europei si trovano in una situazione analoga e che la media della spesa a livello europeo è solo leggermente superiore a quella italiana. Ricorda altresì che la questione fu prospettata in occasione di un incontro con il Commissario europeo sul piano anticrisi per l'agricoltura, come alternativa a nuovi finanziamenti, e che tuttavia non ha avuto seguito. Tuttavia, occorre considerare che il contesto generale è ora ben diverso rispetto a quando appariva prioritario mettere in campo interventi di sostegno anticrisi e, pertanto, l'Unione europea potrebbe essere orientata a non far slittare i tempi stabiliti, peraltro in una fase in cui si discuterà del bilancio agricolo. Inoltre, il primo periodo biennale sarebbe già concluso, in quanto è slittato già di un anno per effetto dell'assegnazione successiva di ulteriori risorse per lo sviluppo rurale.

Giovanna NEGRO (LNP) si domanda se, anche dopo un intervento legislativo come quello in esame, l'Italia rischia di trovarsi successivamente nella stessa situazione. Da questo punto di vista, occorrerebbe approfondire i problemi relativi al cofinanziamento, anche in un confronto con il sistema bancario.

Paolo RUSSO (PdL), presidente, osserva che il Parlamento non può entrare nel merito di questioni che rientrano nella sfera delle competenze regionali.

Giovanna NEGRO (LNP) ritiene necessario almeno svolgere attività di impulso e sollecitazione.

Giuseppina SERVODIO (PD) osserva che la proposta di legge in esame assume una notevole importanza dal punto di vista economico, anche perché appare in controtendenza rispetto agli interventi sulla finanza degli enti territoriali che il Governo sta per varare. Da questo punto di vista, la Commissione può fornire un contributo positivo, con l'iniziativa promossa dai rappresentanti dei gruppi. Tuttavia, appare a tal fine prioritario un confronto con le regioni, anche per creare un positivo rapporto con le stesse e chiarire le finalità dell'intervento legislativo.
Al riguardo, ricorda che il regolamento (CE) n. 1698/2005 prevede che gli Stati membri possono presentare un unico programma nazionale per l'insieme del loro

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territorio oppure una serie di programmi regionali. L'Italia, in considerazione del suo ordinamento costituzionale, ha optato per la seconda ipotesi.
Sottolinea poi che la proposta di legge in esame non implica alcuna valutazione sull'attività delle regioni nella gestione dei programmi di sviluppo rurale. L'idea che sta alla base della proposta è invece quella di prevedere un piano nazionale, come consentito dalla normativa europea, che deve necessariamente essere condiviso con le regioni, anche perché, peraltro, si incrocia con le iniziative già avviate da parte di queste ultime in sede programmatica e attuativa. A suo giudizio, occorre quindi evidenziare, anche sul piano della comunicazione, lo spirito della proposta di legge, che vuole definire uno strumento che sia a vantaggio delle regioni e che certamente non si propone di riassumere a livello centrale risorse e competenze costituzionalmente proprie delle regioni.

Luciano AGOSTINI (PD) ritiene condivisibile l'obiettivo della proposta di legge di evitare la perdita di importanti risorse finanziarie assegnate all'Italia. Osserva poi che se le risorse stesse rimarranno alle regioni che non le hanno spese, senza applicare il principio dell'overbooking, sarebbe interessante, nella prospettiva di un confronto con le regioni, approfondire anche la qualità della spesa e, in particolare, comprendere quanta parte sia stata destinata ad investimenti o ad altre misure.

Il Sottosegretario Antonio BUONFIGLIO, premesso che è lo Stato membro il soggetto nei rapporti con l'Unione europea, ricorda che la scelta in favore della regionalizzazione dei programmi di sviluppo rurale è stata operata nel 2005 anche per volere del Governo, che intendeva evitare contrapposizioni politiche. Sarebbe tuttavia assurdo rischiare ora di perdere risorse assegnate all'Italia.
Dopo aver osservato che i ritardi sono intervenuti anche nell'approvazione dei programmi di sviluppo rurale, invita ad analizzare, quanto alla qualità della spesa, i dati relativi all'andamento della spesa relativa alle singole misure, che risultano essere migliori per le misure di più facile attuazione. Al riguardo, osserva che sarebbe anche interessante verificare l'impatto reale delle misure sul settore agricolo, ciò che tuttavia richiede una prospettiva temporale più ampia.
Ribadisce quindi la sua valutazione estremamente positiva della proposta di legge, che consente all'Italia il recupero di risorse rilevanti, che altrimenti andrebbero perse. Infatti, il piano nazionale sarà costituito dalla somma dei piani regionali, che potranno ancora trovare attuazione. Tuttavia, se rimarranno risorse non utilizzate, il piano nazionale fornirebbe la possibilità di evitare il loro disimpegno, attraverso una riallocazione provvisoria. In sostanza, la proposta in esame prevede non una riscrittura dei programmi regionali, ma la creazione di una cornice nazionale comune.
In proposito, richiama l'attenzione sul fatto che, nel precedente quadro normativo del sostegno allo sviluppo rurale, non era previsto il disimpegno automatico degli impegni di bilancio non utilizzati nel biennio successivo e che le regioni hanno conseguentemente potuto rendicontare le spese nel periodo complessivo di programmazione. Il quadro vigente impone invece un più serrato ritmo di spesa.
Osserva infine che presumibilmente, considerati i meccanismi degli investimenti pluriennali, la situazione negli anni successivi potrebbe risultare più critica.

Paolo RUSSO, presidente, invita a valutare l'esatta portata della proposta di legge che, al comma 2 dell'articolo 1, prevede che nel Programma nazionale di sviluppo rurale per il periodo 2007-2013 confluiranno i programmi di sviluppo rurale delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano, che ne costituiscono l'articolazione operativa e che esso conterrà uno specifico piano di finanziamento, il cui ammontare è costituito dalla somma delle dotazioni finanziarie dei programmi regionali già approvati assicurando la capacità di spesa degli stessi.

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Dichiara quindi di condividere le considerazioni del deputato Servodio, che ha segnalato l'esigenza di una corretta comunicazione circa la finalità della proposta di legge, ovvero quella di evitare la perdita di risorse finanziarie. Precisa al riguardo, dal punto di vista politico, che ha ritenuto di sollecitare i rappresentanti dei gruppi a sottoscrivere la proposta di legge per condividere non il contenuto in assoluto, ma piuttosto l'obiettivo, affinché risultasse evidente che alla base di tale iniziativa non vi è alcuna valutazione di tipo politico sull'attività delle regioni, valutazione che alla Commissione non compete.
In conclusione, fa presente che l'audizione dei rappresentanti delle regioni sarà programmata quanto prima. Rinvia pertanto ad altra seduta il seguito dell'esame.

Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare.
C. 2744 Cenni.
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame della proposta di legge.

Marcello DI CATERINA (PdL), relatore, fa presente che la tutela della biodiversità nel settore agricolo risponde all'esigenza, fortemente sentita negli ultimi anni, di conciliare un'agricoltura produttiva con la tutela degli ecosistemi, mantenendo la complessità e la ricchezza genetica delle specie agricole, sia quelle coltivate che quelle selvatiche.
Ricorda inoltre che il 2010 è l'Anno internazionale della biodiversità, voluto dalle Nazioni Unite per aumentare la consapevolezza delle molte funzioni che la biodiversità svolge per assicurare la vita sulla Terra. In tal senso è stato più volte sottolineato a livello internazionale il ruolo fondamentale che la biodiversità agraria ha nel garantire la salute e la sicurezza alimentare delle popolazioni, anche per fare in modo che la ricerca in agricoltura tenga conto dell'immenso potenziale della diversità genetica delle colture per assicurare raccolti migliori e più sicuri e per far fronte al cambiamento climatico. Numerose e significative sono anche le iniziative a livello comunitario in tema di tutela della biodiversità.
Anche in Italia, che è stata uno tra i primi Paesi a ratificare la Convenzione sulla biodiversità con la legge n. 124 del 1994, il tema è al centro di dibattiti ed iniziative. Proprio in occasione dell'Anno internazionale della biodiversità, si è tenuta nelle giornate del 20-22 maggio presso l'Università «La Sapienza» di Roma, la Conferenza nazionale per la biodiversità organizzata dal Ministero dell'Ambiente e la tutela del territorio e del mare, con lo scopo di fare il punto sulla situazione della diversità biologica in Italia, evidenziare esigenze, indicare proposte.
In tale contesto va inquadrata la proposta di legge C. 2744.
L'articolo 1 stabilisce l'oggetto e la finalità della proposta di legge, volta all'istituzione di un Sistema nazionale di tutela e di valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare. Oggetto di tutela da parte di suddetto Sistema nazionale sono le varietà e razze locali autoctone e non, anche dal rischio di contaminazioni da inquinamento; le colture rurali e le popolazioni animali locali; le tecniche agronomiche.In linea generale si può dire che il sistema di tutela introdotto dalla proposta in esame ricalca quelli istituiti dalle varie leggi regionali, ed è basato essenzialmente sui seguenti punti principali: l'individuazione della risorsa genetica (razza o varietà locale); la caratterizzazione; l'iscrizione all'Anagrafe; la conservazione in situ ed ex situ; la valorizzazione.
L'articolo 2 istituisce l'Anagrafe nazionale della biodiversità di interesse agricolo, rinviando l'individuazione delle modalità dell'istituzione e del funzionamento di essa ad un decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, d'intesa con il Comitato permanente per la biodiversità (di cui all'articolo 7). L'obiettivo, previsto già dal Piano nazionale per la biodiversità di interesse agricolo del 2008, è l'istituzione di un servizio a livello

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centrale che mantenga aggiornato l'elenco delle varietà e razze locali correttamente individuate e caratterizzate, presenti sul territorio e delle diverse iniziative locali ad esse legate, al fine di consentire la diffusione delle informazioni e di ottimizzare le risorse impiegate nella gestione delle risorse genetiche. Si tratta quindi di una banca dati, che offra informazioni aggiornate e complete sulle diverse iniziative, realizzate e progetti ed attività in corso, al fine di consentire la diffusione delle informazioni e di ottimizzare le risorse impiegate nella gestione delle risorse genetiche. L'iscrizione di una varietà o razza locale deve essere preceduta da un'istruttoria fatta a livello centrale, della presenza della corretta caratterizzazione e individuazione della risorsa, della presenza di una corretta conservazione in situ ed ex situ, l'indicazione corretta del luogo di conservazione (banca del germoplasma e coltivatori custodi), la possibilità o meno di disponibilità di materiale di moltiplicazione. In assenza anche di uno di questi elementi, deve essere motivo di non inserimento nella banca dati nazionale. L'articolo è volto altresì a regolare gli effetti giuridici derivanti dall'iscrizione, quali: il riconoscimento delle varietà e le razze locali ; la non brevettabilità; l'impossibilità di costituire oggetto di protezione tramite una privativa dell'Unione europea o nazionale per ritrovati vegetali; l'ascrivibilità nei cataloghi dell'Unione europea e nazionale delle varietà solo come «varietà da conservazione».
L'articolo 3 istituisce la Rete nazionale del germoplasma coordinata dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e dalle regioni e composta dai centri regionali di raccolta per la conservazione ex situ del germoplasma vegetale e animale e dalle Reti nazionali dei coltivatori custodi e degli allevatori di popolazioni animali a rischio di estinzione e di diminuzione genetica. Possono svolgere tali attività i soggetti pubblici o privati dotati di strutture o attività idonee a garantire la conservazione delle risorse genetiche che siano individuati e autorizzati dal Ministero d'intesa con le regioni.
L'articolo 4 istituisce la Rete nazionale dei coltivatori custodi e la Rete nazionale degli allevatori di popolazioni animali a rischio di estinzione e di diminuzione genetica. Tali istituti sono costituiti dalle singole reti locali rispettivamente di coltivatori e di allevatori custodi, iscritte in appositi registri presso il Ministero. La disposizione prevede il supporto della Rete nazionale del germoplasma anche al fine di sperimentare nuove metodologie di conservazione.
L'articolo 5 demanda al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali l'approvazione delle linee guida per la gestione della biodiversità agraria e alimentare, da applicare su tutto il territorio nazionale. Lo scopo della definizione delle linee guida è quello di consentire alle regioni e alle province autonome di usufruire di un sistema comune di individuazione, di caratterizzazione e di valutazione delle varietà e razze locali presenti nei rispettivi territori. Per l'individuazione delle linee guida il Ministro, d'intesa con il Comitato permanente, deve avvalersi del contributo di soggetti esperti scelti mediante procedura ad evidenza pubblica. I compiti di tali soggetti sono dettagliatamente descritti e consistono essenzialmente nell'elaborare indicatori comuni e metodologia comune al fine di consentire il confronto dei dati e dei risultati; definire le modalità per la corretta conservazione in situ ed ex situ delle varietà locali e delle razze locali nonché i criteri per la corretta reintroduzione sul territorio delle varietà e razze locali a rischio di estinzione. Ulteriori compiti attengono all'individuazione dei criteri per l'attività della Rete nazionale di coltivatori nonché per la definizione del rischio di estinzione o di erosione genetica per le principali varietà e razze locali.
L'articolo 6 demanda a successivi provvedimenti del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, l'introduzione di misure specifiche per la conservazione della biodiversità animale di interesse zootecnico. In particolare il Ministro, avvalendosi di soggetti esterni, deve individuare

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e sistematizzare i programmi di recupero, di conservazione e di ricerca sulla biodiversità animale di interesse zootecnico attuati nelle regioni e nelle province autonome di Trento e di Bolzano nonché redigere un inventario completo delle razze locali presenti sul territorio nazionale, allevate in situ, on farm o ex situ o crioconservate presso centri di ricerca o banche locali del germoplasma.
L'articolo 7 istituisce il Comitato permanente per la biodiversità agraria e alimentare, presieduto dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali o da un suo delegato, con compiti di coordinamento e integrazione tra le iniziative e i progetti di tutela della biodiversità agraria e alimentare tra i diversi livelli di governo del territorio.
L'articolo 8, novellando il decreto-legge n. 3 del 2006 sulla protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche, estende il divieto di brevettabilità alle varietà vegetali che siano iscritte all'Anagrafe nazionale della biodiversità, istituita ai sensi dell'articolo 4 del provvedimento in esame, ed alle varietà impiegate nelle produzioni di qualità, contraddistinte dai marchi DOP, IGP, STG, prodotto tradizionale.
Con l'articolo 9 viene istituito un fondo le cui risorse sono destinate sia a sostenere l'attività di tutela della biodiversità sia ad indennizzare i produttori da danni conseguenti ad inquinamento genetico conseguente alla coesistenza delle coltivazioni OGM. Il fondo sarà alimentato dalle sanzioni dovute per i danni causati da inquinamento genetico la cui definizione e quantificazione è demandata al Ministro delle politiche agricole, tenuto ad adottare entro due mesi un decreto dopo avere acquisito l'intesa con la conferenza Stato-regioni
L'articolo 10 è diretto a disciplinare la vendita e lo scambio delle sementi iscritte nel registro nazionale delle «varietà da conservazione» istituito dall'articolo 19-bis della legge n. 1096 del 1971, che disciplina la produzione a scopo di vendita dei prodotti sementieri.
L'articolo 11 prevede l'istituzione da parte di Stato e regioni degli itinerari della biodiversità agraria e alimentare accessibili tramite sito web appositamente dedicato. In tale sito devono essere riprodotte le mappe nazionali delle varietà e delle razze locali, l'indicazione dei centri di conservazione e dei punti di vendita diretta dei prodotti. Dell'esistenza di tali itinerari deve essere data la massima diffusione anche attraverso la realizzazione periodica di campagne d'informazione che promuovano altresì i prodotti commercializzati.
Con l'articolo 12 si attribuisce al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e alle regioni il compito di promuovere l'istituzione di «comunità del cibo e della biodiversità agraria e alimentare», che possono nascere dall'accordo tra i diversi soggetti della catena alimentare, inclusi gli enti pubblici: agricoltori produttori, trasformatori, utilizzatori dei prodotti agroalimentari (gruppi di acquisto solidale, istituti scolastici e universitari, centri di ricerca, mense scolastiche, ospedali e esercizi di ristorazione). Oggetto dell'accordo può essere sia lo studio o lo scambio di informazioni e saperi (sulle varietà vegetali o sulle razze locali, ma anche sulle modalità di coltivazione a minore impatto ambientale), che lo scambio di prodotti a filiera corta o per la vendita diretta.
L'articolo 13, diretto ad incentivare progetti di ricerca sia pubblici che privati a tutela della biodiversità, con il primo comma prevede che nel piano triennale di attività del Consiglio per la ricerca e sperimentazione in agricoltura siano inclusi interventi di ricerca sui seguenti temi: la biodiversità agraria e alimentare e le tecniche necessarie per favorirla, tutelarla e svilupparla; il recupero di pratiche corrette nell'alimentazione umana e animale; il risparmio idrico. Con il secondo comma, infine, si demanda al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali la quantificazione delle risorse che su base annuale, ed a valere sulle risorse a lui attribuite con il bilancio dello Stato ed

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iscritte sullo stato di previsione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, dovranno essere riservate al finanziamento di progetti innovativi sulla biodiversità agraria e alimentare, proposti da enti pubblici e privati.

Paolo RUSSO, presidente, ricorda che, al fine di rendere più agevole il percorso della proposta di legge, sulla materia sarà utile un confronto con il Governo, che sta lavorando sulla materia.
Rinvia pertanto il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.05.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.05 alle 15.10.