CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 6 maggio 2010
320.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

Giovedì 6 maggio 2010. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI, indi del vicepresidente Fiamma NIRENSTEIN. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Alfredo Mantica.

La seduta comincia alle 8.30.

DL 63/2010 Disposizioni urgenti in tema di immunità di Stati esteri dalla giurisdizione italiana e di elezioni degli organismi rappresentativi degli italiani all'estero.
C. 3443 Governo.

(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

Stefano STEFANI, presidente e relatore, osserva che il Governo ha ritenuto di ricorrere alla decretazione d'urgenza per intervenire su due questioni diverse, ma egualmente assai delicate per i complessi profili che investono. La prima questione attiene alle conseguenze sui rapporti bilaterali delle azioni giudiziarie in corso nei confronti di Stati esteri e di organismi internazionali. La seconda questione attiene alla scadenza degli organismi rappresentativi degli italiani all'estero, ovvero i COMITES e il CGIE, che, come è noto, sono oggetto di un processo di riforma in prima lettura presso il Senato.
Al riguardo considera necessario rilevare in via preliminare l'eterogeneità delle materie trattate, in contrasto con le note indicazioni della legge n. 400 del 1988, evidentemente a causa della particolare necessità ed urgenza. A suo avviso, le

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relative motivazioni, tuttavia, non risultano particolarmente esplicite nella relazione che accompagna il provvedimento, per cui fin d'ora invita il rappresentante del Governo a renderle più dettagliate alla Commissione.
Entrando nel merito, rileva che l'articolo 1, al comma 1, dispone la sospensione dell'efficacia dei titoli esecutivi nei confronti di Stati esteri o di organizzazioni internazionali nel caso in cui sia pendente un giudizio innanzi alla Corte internazionale di giustizia dell'Aja, diretto all'accertamento dell'immunità dalla giurisdizione italiana. Tale giudizio deve avere ad oggetto controversie oggettivamente connesse ai titoli esecutivi.
Il comma 2 dello stesso articolo 1 prevede l'improponibilità o la sospensione dei procedimenti esecutivi e/o conservativi basati su titoli esecutivi la cui efficacia è sospesa.
Il comma 3, infine, reca una norma transitoria, prevedendo l'applicabilità della nuova disciplina anche ai procedimenti in corso ed ai titoli esecutivi perfezionati alla data di entrata in vigore del decreto-legge.
Con riferimento a tali disposizioni, ferma restando la motivazione politico-diplomatica, ritiene che la materia assuma una specifica rilevanza tecnico-giuridica, sia sotto il profilo del diritto internazionale che sotto il profilo del diritto processuale e che pertanto occorrerà tenere nel debito conto il parere che sarà reso dalla Commissione Giustizia. È comunque da osservare che la norma, avendo carattere generale ed astratto, introduce una novità piuttosto significativa nel rapporto tra ordinamento interno ed ordinamento internazionale, per come stabilito dal 1925. D'altra parte, benché non esplicitamente riferito nella relazione, è da ricordare che la nuova disposizione, già entrata in vigore, ha un'immediata ricaduta sul noto contenzioso italo-tedesco, richiamato anche da atti di sindacato ispettivo in sede parlamentare, relativo alle richieste di risarcimento da parte dei lavoratori coatti internati in Germania durante il secondo conflitto mondiale, sia militari che civili. Allo stato, è infatti pendente all'Aja un ricorso tedesco che contesta all'Italia di aver violato i suoi obblighi verso la Germania in base al diritto internazionale, dal momento che la magistratura, ivi inclusa la Corte di Cassazione, ha sinora negato la sussistenza dell'immunità giurisdizionale ed ha proceduto in via esecutiva e cautelare. Per fare un esempio, l'efficacia dell'ipoteca iscritta sulla proprietà tedesca di Villa Vigoni risulta sospesa a seguito dell'entrata in vigore del presente decreto-legge. In attesa di disporre del parere della Commissione Giustizia, al di là delle considerazioni sull'opportunità politica del provvedimento, si può comunque osservare che l'inserimento delle organizzazioni internazionali non appare coerente con l'articolo 34 dello Statuto della Corte internazionale di giustizia, per cui la stessa può essere adita esclusivamente dagli Stati.
Suscita altresì perplessità la previsione che la sospensione operi di diritto e debba quindi essere rilevata d'ufficio e non su istanza di parte, sia per l'ulteriore onere che ne deriverebbe all'amministrazione giudiziaria sia per l'accertamento del requisito dell'oggettiva connessione. A tale proposito, da un punto di vista tecnico-normativo, sarebbe poi più corretto fare riferimento all'improponibilità, più che dei procedimenti esecutivi e/o conservativi, delle relative azioni.
Passando all'articolo 2, esso è invece inteso a prorogare il termine per il rinnovo dei COMITES e del CGIE, il cui mandato quinquennale, già scaduto nel 2009, è stato già oggetto di una proroga al 31 dicembre 2010. Ricorda che tale prima proroga prese le mosse da un ordine del giorno del collega Zacchera, presentato in occasione della legge finanziaria per il 2009. La nuova scadenza è pertanto posta al 31 dicembre 2012 sulla base della già accennata riforma in corso in Parlamento, nonché della tempistica necessaria per gli adempimenti elettorali. Ricorda inoltre che, a seguito delle elezioni del marzo 2004, operano oggi 126 COMITES in 38 Paesi: 69 si trovano in Europa, 23 in America latina, 4 in America centrale, 16 in Nord America, 7 in Asia e 7 in Africa.

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Segnala quindi che il CGIE, nell'ultima assemblea di fine aprile, portando una prevedibile voce di dissenso sulla questione, ha recisamente contestato l'ulteriore proroga, votando all'unanimità un ordine del giorno volto al rispetto delle scadenze poste dall'attuale normativa. La questione pone l'esigenza di contemperare due diversi interessi che non sono però confliggenti: da un lato, c'è l'interesse degli italiani all'estero a rinnovare i loro organismi per assicurarne la rappresentatività; dall'altro, c'è l'interesse degli stessi italiani all'estero a che tali organismi siano funzionali ed adeguati al nuovo quadro politico-costituzionale derivante dalla presenza in Parlamento dei loro eletti, alcuni dei quali hanno chiesto la chiusura del CGIE. È indubbio che esista al riguardo una doverosa responsabilità parlamentare nell'accelerare il processo di riforma in corso. D'altra parte, votare domani come se niente fosse rischierebbe di compromettere il lavoro sin qui svolto. Quanto al calcolo del lasso di tempo che è stato previsto, ritiene che il Governo debba al Parlamento una motivazione più ampia ed articolata rispetto a quella indicata nella relazione.
Osserva, infine, che nella stessa relazione si preannuncia un altro disegno di legge volto ad omologare la procedura elettorale dei COMITES a quella dei parlamentari all'estero. Al riguardo, fa presente che sono troppo note le polemiche che hanno recentemente investito l'attuale procedura elettorale che è certamente da rivedere al più presto, nel segno della trasparenza e della tutela della volontà del singolo elettore.
In conclusione, nel rispetto dei tempi previsti per l'esame del decreto-legge da parte della Commissione, ritiene che le materie oggetto del provvedimento debbano costituire oggetto di attenta valutazione.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA, in merito a quanto osservato dal relatore sulla norma, di cui all'articolo 1, condivide la rilevanza del parere rinforzato che la Commissione Giustizia dovrà esprimere sulla delicata materia e l'osservazione relativa al difetto di competenza delle organizzazioni internazionali rispetto al ricorso alla Corte internazionale di giustizia. Nell'esprimere la disponibilità del Governo ad ogni intervento migliorativo del testo in esame, fa presente l'urgenza di provvedere ad una corretta definizione della questione e scongiurare nuove occasioni di contenzioso nel quadro degli ottimi rapporti bilaterali che intercorrono tra Italia e Germania. Segnala i rapporti di collaborazione tra il Governo e le associazioni degli ex internati militari, finalizzati alla soluzione della controversia pur nella difficoltà di pervenire ad una precisa quantificazione degli aventi diritto e dell'intera procedura.
In merito all'articolo 2, auspica un confronto caratterizzato da franchezza e, dando risalto alla connessione del provvedimento in titolo con il progetto di riforma all'esame del Senato, sottolinea la contrarietà del Governo ad ogni ipotesi che comporti la soppressione dei COMITES mentre esprime sostegno alla proposta di potenziamento degli stessi e di ridefinizione del CGIE, malgrado talune proposte avanzate da parlamentari dei due schieramenti ne chiedano l'abolizione. Richiamando le prevedibili reazioni di protesta da parte del CGIE rispetto al progetto di riforma, sottolinea la valorizzazione del ruolo delle regioni, testimoniato dal rafforzato rapporto di collaborazione tra il CGIE e la Conferenza Stato-regioni. Fa presente quindi la valorizzazione della dinamica di dialogo tra COMITES, CGIE e Parlamento.
Quanto alle note vicende relative alle procedure di svolgimento del voto degli italiani all'estero, il Governo conferma la volontà di procedere ad un miglioramento del sistema di regole in termini di trasparenza e correttezza del processo elettorale.
Ricordando le ragioni che hanno determinato la battuta d'arresto dei lavori al Senato malgrado l'ampio consenso guadagnato dal progetto di riforma definito dalla Commissione esteri di quel ramo del Parlamento, fa presente l'opportunità che gli elettori procedano al rinnovo dei COMITES

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secondo la logica insita nel progetto di riforma, che contempla anche importanti novità per garantire la partecipazione delle donne e dei giovani.
Chiarisce infine che la scadenza del 31 dicembre 2012 è stata individuata tenendo conto della prevedibile durata dell'iter di esame alla Camera alla luce dei tempi impiegati al Senato per la definizione del progetto di riforma.

Franco NARDUCCI (PD), associandosi all'auspicio espresso dal sottosegretario Mantica per un dibattito franco, ricorda che il rinnovo delle cariche degli organi rappresentativi degli italiani all'estero è stato previsto nel 2010 e che una nuova proroga, che porta a otto anni la durata del mandato elettivo, rischia di compromettere definitivamente la vitalità dei COMITES e del CGIE, che sono basati sulla volontarietà dell'impegno da parte degli eletti. Ricorda quindi che l'ordine del giorno presentato dal collega Zacchera, richiamato dal relatore, aveva per obiettivo la soluzione di questioni finanziarie e fa presente che, alla luce della natura volontaria delle cariche elettive, l'attuale sistema di voto per corrispondenza non è stato segnato da episodi di brogli o irregolarità ma ha, al contrario, incrementato la partecipazione. Auspica pertanto che la proroga per lo svolgimento delle elezioni sia fissata tutt'al più al 30 giugno del 2011 per sollecitare i gruppi parlamentari a procedere speditamente nel processo di riforma e per dare certezze a coloro che al momento ricoprono le cariche elettive presso gli organi di rappresentanza degli italiani all'estero.

Marco FEDI (PD), in generale, osserva che le norme di cui all'articolo 2 rappresentano il portato di una decisione politica del Governo, a differenza delle disposizioni recate dall'articolo 1 del decreto-legge. Ricorda di avere sollecitato più volte nella sede del Comitato permanente sugli italiani all'estero l'approfondimento sui contenuti del processo di riforma, in corso al Senato, al fine di razionalizzare e accelerare il successivo iter di esame presso questo ramo del Parlamento. Nel richiamare i precedenti interventi di proroga per il rinnovo delle elezioni degli organi consultivi che sono stati disposti alla luce della riforma apportata con la legge n. 459 del 2001, ritiene che si debba procedere al rinnovo delle cariche nei tempi previsti e contemporaneamente al lavoro sulla riforma. Sottolinea che una proroga ulteriore, come quella prospetta nel provvedimento, rischia di delegittimare gli eletti e che i COMITES e il CGIE costituiscono una sede importante per garantire il raccordo tra il Paese e le comunità degli italiani all'estero.

Gianni FARINA (PD), nel ricordare che nel 2004 si è provveduto al rinnovo degli organi consultivi tenendo conto delle importanti novità introdotte con la legge n. 459 del 2001, fa presente che tali organi hanno ragion d'essere solo se in grado di avanzare proposte e se ascoltati dal Governo e dal Parlamento. Ritiene che, in vista delle prossime elezioni politiche del 2013, un rinvio delle elezioni dei COMITES e del CGIE al dicembre del 2012 comporta il rischio di un'ulteriore proroga al 2013 anche ai fini di mere economie di costi. Condivide l'analisi di chi vede nel rinvio delle elezioni un presupposto per il progressivo grave affaticamento degli organi consultivi, per i quali sarebbe invece opportuno procedere ad un rinnovo immediato. A suo giudizio, il CGIE rappresenta una realtà da innovare in modo da promuovere una rete degli organi presenti sul territorio che sia in grado di garantire un legame tra la rappresentanza parlamentare e le comunità degli italiani all'estero. Conclude osservando che la proposta di riforma all'esame del Senato è destinata a sortire effetti catastrofici anche perché, con la riduzione drastica del numero di tali organi, contribuisce a concentrare i poteri consultivi nelle mani di pochi e a smantellare in modo inesorabile tutto il sistema che si fonda sugli organi consultivi. Concludendo, prospetta come reazione all'ulteriore proroga le dimissioni in massa degli attuali componenti rimasti in carica.

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Antonio RAZZI (IdV) ritiene opportuno che le elezioni per il rinnovo dei COMITES abbiano luogo nel 2010 o al massimo entro il primo semestre del 2011. Quanto al CGIE, ricorda di avere presentato un proposta di legge per la sua soppressione alla luce della novità rappresentata dai parlamentari eletti all'estero. Sottolinea, infine, la necessità di garantire trasparenza alle modalità di voto all'estero tramite il superamento del voto per corrispondenza, rammentando in proposito di avere presentato un'ulteriore proposta di legge.

Fabio PORTA (PD) intende, innanzitutto, precisare che il testo del provvedimento in esame non si riferisce alla riforma degli organismi di rappresentanza degli italiani all'estero ma solo all'ulteriore rinvio del loro rinnovo, osservando però che nell'intervento del rappresentante del Governo le due questioni sono apparse strettamente connesse.
Ritiene che la riforma della rappresentanza non sia una priorità alla luce di questioni come il drammatico taglio dei fondi apportati al settore degli italiani all'estero, un maggior coinvolgimento dei giovani italiani nel mondo e la riflessione sul voto all'estero per le elezioni politiche. In ogni caso, giudica l'articolo 2 del provvedimento sbagliato nel metodo, non essendo il decreto-legge lo strumento più adatto per affrontare la questione, e nel merito, in quanto si prevede un sostanziale raddoppio della durata di organi elettivi.
Rileva, infine, come difficilmente l'approvazione della riforma della rappresentanza potrà avvenire alla Camera in tempi rapidi in quanto il testo unificato adottato dal Senato appare assai distante dalle proposte di legge presentate presso questo ramo del Parlamento.

Marco ZACCHERA (PdL) esprime rammarico per la difficoltà del Comitato permanente sugli italiani nel mondo, da lui presieduto, ad operare con efficacia su tali tematiche a causa della perdurante assenza dei colleghi di maggioranza dai lavori. A suo modo di vedere, la posizione del Governo in merito alla riforma degli organi di rappresentanza deriva dai mutamenti anche di natura generazionale che si sono prodotti nelle nostre comunità nel mondo. Ritiene che la riforma dei COMITES e del CGIE debbano procedere di pari passo e che il rinvio delle elezioni entro il 31 dicembre 2012 non precluda la possibilità di indire l'appuntamento elettorale prima di questa data, qualora la riforma sia completata con tempestività. Preannuncia pertanto la presentazione di un ordine del giorno al fine di ottenere un impegno del Governo in tale direzione. Condivide la proposta di riduzione del numero dei COMITES contestando che le procedure di voto per tale organo di rappresentanza non si siano prestate in passato a brogli. Nel considerare essenziale apportare correttivi dell'attuale sistema di selezione della rappresentanza degli italiani all'estero nella direzione di una maggiore trasparenza e correttezza, invita il rappresentante del Governo a considerare la presentazione presso questo ramo del Parlamento di un disegno di legge che recepisca l'oggetto dell'accordo raggiunto al Senato nella difficoltà di sbloccare in tempi ravvicinati il processo parlamentare là avviato. In conclusione, chiede che sia eventualmente chiarito il ruolo giocato da eventuali problemi di ordine finanziario nella decisione sulla proroga delle elezioni di COMITES e CGIE.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA rassicura l'onorevole Zacchera che i fondi per lo svolgimento delle elezioni sono già stanziati e che è in corso un confronto con il Ministero dell'economia e delle finanze per disporre un finanziamento anche negli anni successivi. Quanto alla proposta relativa alla presentazione di un disegno di legge, ritiene che le proposte di legge presentate alla Camera evidenziano profonde differenze di vedute tra i gruppi e che, pertanto, un avvio del lavoro sulla riforma dei COMITES e del CGIE potrebbe avere luogo solo dopo un confronto accurato tra i diversi schieramenti. Né è prospettabile la presentazione alla Camera di un nuovo progetto di riforma, difforme da quello definito al Senato, in considerazione dei lunghissimi tempi già trascorsi.

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Nella consapevolezza che il rinvio delle elezioni costituisce un'assunzione di responsabilità per il Governo e il Parlamento rispetto ai temi della riforma, conferma il proprio favore alla proroga delle elezioni finché la riforma non sarà perfezionata, eventualmente anche prima della data ultima indicata nel decreto-legge.

Stefano STEFANI, presidente e relatore, sentiti i rappresentanti dei gruppi, fissa il termine per la presentazione degli emendamenti alle ore 10 di mercoledì 12 maggio e, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Bosnia-Erzegovina, dall'altra, con Allegati, Protocolli e Atto finale con dichiarazioni allegate, fatto a Lussemburgo il 16 giugno 2008.
C. 3446 Governo, approvato dal Senato.

(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

Stefano STEFANI, presidente e relatore, illustra il provvedimento in titolo osservando che esso è finalizzato ad integrare la Bosnia nel contesto politico ed economico europeo, anche nella prospettiva di una futura candidatura all'ingresso nell'Unione europea. Sottolinea che l'ASA con la Bosnia-Erzegovina è l'ultimo Accordo di questo tipo in ordine temporale concluso dall'Unione europea, ad eccezione del Kosovo, e che tutti i Paesi dei Balcani occidentali sono ora dotati di stabili ed articolate relazioni contrattuali con l'Unione europea.
Segnala che l'Accordo è stato firmato al Lussemburgo il 16 giugno 2008, contestualmente all'Accordo interinale, che ha reso operative, a partire dal 1o luglio 2008 le disposizioni riguardanti gli scambi, le questioni commerciali ed i trasporti. La Commissione europea nella sua ultima relazione, dell'ottobre scorso, sul percorso d'integrazione della Bosnia-Erzegovina ha evidenziato come il Paese abbia compiuto progressi molto limitati per quanto riguarda la conformità con i criteri politici: il clima politico interno si è deteriorato ed è tuttora caratterizzato da una retorica incendiaria e da minacce al buon funzionamento delle istituzioni; l'attuazione delle riforme è stata rallentata dalla mancanza di consenso e di volontà politica e dalla complessità del quadro istituzionale. Come indicato dallo stesso sottosegretario Mantica, il 17 febbraio scorso, alla vigilia della missione della Commissione nella regione, vi è purtroppo, nella classe politica bosniaca, la consapevolezza che il 2010 sarà «bruciato» dalle schermaglie pre-elettorali, in vista delle consultazioni politiche che si terranno nel mese di ottobre, come abbiamo verificato direttamente a Sarajevo insieme ai colleghi Antonione e Fassino.
Rileva quindi che l'ASA, analogamente a quello stipulato con il Montenegro, presenta alcuni elementi di novità rispetto agli Accordi precedenti. In particolare, include una disposizione, l'articolo 112, che subordina l'erogazione dell'aiuto comunitario sia all'ottenimento di risultati concreti da parte della Bosnia-Erzegovina nel conformarsi ai criteri politici di Copenaghen, sia all'impegno per l'attuazione delle riforme democratiche. È inoltre prevista, all'articolo 129, la facoltà dei firmatari di sospendere l'Accordo, con effetto immediato, qualora l'altra Parte venga meno ad uno dei suoi elementi essenziali. L'Accordo introduce un sistema di clausole che consente di esportare verso l'Unione beneficiando di un trattamento preferenziale, anche se parte della lavorazione delle merci proviene da Stati terzi (il così detto cumulo diagonale delle regole di origine). Tali clausole hanno trovato applicazione a decorrere dalla data di entrata in vigore dell'Accordo interinale (1o luglio 2008).
Sottolinea che l'obiettivo primario dell'Accordo con la Bosnia-Erzegovina è il consolidamento dei legami tra le Parti e l'instaurazione di intense e durature relazioni. L'Accordo prevede un dialogo politico regolare sulle questioni bilaterali e internazionali e favorisce lo sviluppo del

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commercio - attraverso la creazione di una zona di libero scambio tra la Comunità e la Bosnia-Erzegovina - degli investimenti e della cooperazione tra le Parti in numerosi settori, tra cui anche giustizia e affari interni.
L'Accordo, inoltre, sancisce la disponibilità della UE ad integrare il più possibile la Bosnia-Erzegovina nel contesto politico ed economico dell'Europa. L'Accordo riconosce infatti la qualità del Paese come potenziale candidato all'adesione alla UE sulla base del Trattato sull'Unione europea e del rispetto dei criteri definiti dal Consiglio europeo di Copenaghen.
Quanto al disegno di legge, già approvato dal Senato il 28 aprile scorso, osserva che esso si compone di quattro articoli: i primi due recano, rispettivamente, l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione dell'Accordo di stabilizzazione e associazione CE-Bosnia-Erzegovina. L'articolo 3 reca la clausola di copertura degli oneri derivanti dal provvedimento, pari a euro 6.940 annuo a decorrere dal 2010, ai quali si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 3 della legge 4 giugno 1997, n. 170. Ricorda che il ricorso a tale copertura, ormai consueto, non incide sugli obiettivi della lotta alla desertificazione, ma su fondi di natura amministrativa ormai non utilizzabili.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA fa presente che l'Accordo è finalizzato a consentire la realizzazione di una «macro-regione» nei Balcani occidentali secondo la linea perseguita dall'Italia anche nell'ambito dell'Iniziativa Adriatico-Ionica.

Stefano STEFANI, presidente, avverte che, nessun altro chiedendo di intervenire, è concluso l'esame preliminare del provvedimento, che sarà trasmesso alle Commissioni competenti per l'espressione dei pareri. Come di consueto, se non vi sono specifiche segnalazioni da parte dei gruppi, si intende che si sia rinunziato al termine per la presentazione degli emendamenti. Nessuno chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Malawi sulla promozione e protezione degli investimenti, fatto a Blantyre il 28 agosto 2003.
C. 3365 Governo.

(Seguito dell'esame e conclusione).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta del 28 aprile scorso.

Stefano STEFANI, presidente, comunica che sono pervenuti i pareri favorevoli delle Commissioni Affari costituzionali, Giustizia, Bilancio, Finanze e Attività produttive.

Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione delibera di conferire il mandato al relatore, onorevole Repetti, di riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

Stefano STEFANI, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi. Sospende quindi la seduta in considerazione dell'imminente inizio delle votazioni presso l'Assemblea.

La seduta, sospesa alle 9.50, è ripresa alle 12.45.

Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa allo sdoganamento centralizzato, concernente l'attribuzione delle spese di riscossione nazionali trattenute allorché le risorse proprie tradizionali sono messe a disposizione del bilancio dell'UE, fatta a Bruxelles il 10 marzo 2009.
C. 3356 Governo.

(Seguito dell'esame e conclusione).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta del 28 aprile scorso.

Fiamma NIRENSTEIN, presidente, comunica che sono pervenuti i pareri favorevoli

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delle Commissioni Affari costituzionali, Bilancio, Finanze, Attività produttive e Politiche dell'Unione europea.

Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione delibera di conferire il mandato al relatore, onorevole Pianetta, di riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

Fiamma NIRENSTEIN, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.

La seduta termina alle 12.50.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'Ufficio di presidenza si è riunito dalle 12.50 alle 12.55.