CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 22 aprile 2010
313.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (VI e X)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

Giovedì 22 aprile 2010. - Presidenza del presidente della X Commissione, Andrea GIBELLI - Interviene il sottosegretario alla semplificazione amministrativa, Francesco Belsito.

La seduta comincia alle 9.25.

DL 40/10: Disposizioni tributarie e finanziarie urgenti in materia di contrasto alle frodi fiscali, di potenziamento e razionalizzazione della riscossione tributaria, di destinazione dei gettiti recuperati al finanziamento di un Fondo per incentivi e sostegno della domanda in particolari settori.
C. 3350 Governo.

(Seguito dell'esame e rinvio).

Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 20 aprile 2010.

Franco CECCUZZI (PD) sottolinea preliminarmente come le risorse destinate al finanziamento degli interventi previsti dal decreto-legge n. 40 del 2010 siano assolutamente inadeguate per rispondere agli attuali bisogni dell'economia italiana, a maggior ragione ove si consideri l'impostazione eterogenea del provvedimento, che pretende di conseguire troppi obiettivi, sia pure avendo di mira, in qualche caso, finalità condivisibili.
Esprime quindi forti perplessità in merito alla copertura relativa alla dotazione del Fondo, istituito dal comma 1 dell'articolo 4, per il sostegno della domanda finalizzata ad obiettivi di efficienza energetica, ecocompatibilità e di miglioramento della sicurezza sul lavoro, al cui finanziamento concorrono 300 milioni di euro, provenienti, per 200 milioni, dalle misure recate dagli articoli 1, 2 e 3, per 50 milioni di euro dalle risorse disponibili iscritte in conto residui del Fondo per la finanza d'impresa di cui alla legge finanziaria 2007 e per i restanti 50 milioni di euro dalla corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa per il 2010 relativa al credito d'imposta per investimenti nell'attività di ricerca e sviluppo di cui all'articolo 2, comma 236, della legge finanziaria 2010.
In particolare, evidenzia come la determinazione della somma che costituirà la dotazione del predetto Fondo per il

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sostegno della domanda sia in gran parte riferita al maggior gettito atteso da misure fiscali di cui non si possono conoscere, al momento, i concreti effetti, e sia stata effettuata, di conseguenza, secondo un criterio preventivo del tutto opinabile.
Rileva, inoltre, come il decreto-legge abbia generato aspettative destinate a rimanere deluse, ove si consideri che, stando alle dichiarazioni, peraltro inopportunamente trionfalistiche, del Ministro Brunetta, le prenotazioni relative agli incentivi previsti dal provvedimento sarebbero di gran lunga superiori a quelle che potranno essere soddisfatte.
A tale riguardo, osserva come ciò costituisca un'ulteriore testimonianza del difficile rapporto tra cittadini e istituzioni, già comprovato dall'astensionismo registrato nelle ultime consultazioni elettorali, che ha raggiunto livelli mai toccati in tutta la storia dell'Italia repubblicana, e che è da ricondurre anche al discutibile modo in cui l'Esecutivo gestisce i suoi rapporti con il Parlamento.
Passando a un'analisi dell'attuale situazione economica, sottolinea come i dati diffusi dalla Banca d'Italia, da un lato, segnalino la grave condizione nella quale si trovano i consumatori e le imprese e, dall'altro, non autorizzino a formulare, al momento, previsioni favorevoli. Infatti, sono diminuiti del 2,8 per cento i consumi e di circa il 13 per cento gli investimenti, mentre il reddito disponibile delle famiglie si è ridotto del 2 per cento, si sono assottigliati i redditi di lavoro e d'impresa, è aumentata la mortalità delle microimprese, ed una brusca caduta si registra nel settore dell'auto, nel quale le vendite sono calate del 43 per cento.
A fronte di tale quadro desolante, che è reso ancor più drammatico dalla diminuzione delle entrate tributarie, segnatamente di quelle derivanti dall'imposizione diretta, il provvedimento non soltanto non propone rimedi risolutivi, ma reca interventi scarsamente utili, che non stimolano la domanda ma la tengono sostanzialmente in una situazione di stand by.
Evidenzia quindi come un'azione di effettiva rivitalizzazione dell'economia italiana presupponga una politica incentrata sulla difesa dei redditi e del lavoro, cui mirano le proposte avanzate dal Partito Democratico, che prevedono: un più esteso ricorso agli ammortizzatori sociali, necessario per fronteggiare gli effetti delle crisi aziendali; la reintroduzione delle norme sulla tracciabilità dei pagamenti e un maggiore utilizzo della moneta elettronica, al fine di contrastare più efficacemente l'evasione fiscale; interventi volti a mitigare l'impatto delle nuove regole elaborate dal Comitato di Basilea sul patrimonio delle banche, segnatamente allentando i vincoli nazionali alla deducibilità delle perdite su crediti; l'adozione di protocolli d'intesa con le banche, sul modello di quello stipulato in Toscana, nei quali si preveda, tra l'altro, che la valutazione del merito di credito delle imprese sia effettuata in base ai dati di bilancio del 2008, anziché del 2009, onde evitare che la stessa sia influenzata in senso negativo dagli effetti della crisi; un'accelerazione nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni alle imprese fornitrici di beni e servizi; una più efficace politica industriale.
Preannuncia, infine, la presentazione di proposte emendative volte a consentire la deducibilità degli interessi corrisposti agli intermediari finanziari dai soggetti che acquistano beni contemplati dal decreto-legge ricorrendo al credito al consumo. Sottolinea, in particolare, come tale misura, in considerazione del sempre maggiore ricorso dei consumatori al credito finalizzato, consentirebbe di incentivare la domanda dei predetti beni, evitando le incertezze cui le disposizioni contenute dal provvedimento hanno dato vita.

Ludovico VICO (PD) sottolinea preliminarmente che affronterà gli aspetti specifici del provvedimento d'urgenza durante l'esame degli emendamenti. In questo intervento, intende invece soffermarsi sulla questione più generale dello stanziamento di risorse per gli interventi previsti nel decreto-legge. Lamenta che l'attività del Parlamento è fortemente condizionata dal prevalente esame di provvedimenti di iniziativa governativa per i quali sempre più

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spesso le risorse sono reperite con modalità del tutto opinabili. Osserva che sono stati, per così dire, svuotati i fondi speciali: nella Tab. A della legge finanziaria per il 2010 è stata stanziata la somma irrisoria di 12 milioni di euro, mentre nelle legislature precedenti le risorse per i fondi speciali ammontavano a circa un miliardo di euro. Pertanto, le tabelle A e B, che hanno una funzione di accantonamento per la copertura delle future leggi dello Stato italiano, sono state dotate di risorse estremamente esigue. Sottolinea che, nel corso della legislatura, si è continuamente assistito ad operazioni di «travaso» di risorse da una parte all'altra, che comunque penalizzano di volta in volta un settore del Paese. Chiede, quindi, alla maggioranza e al Governo di chiarire in maniera onesta lo stato delle finanze italiane, poiché la Ragioneria generale dello Stato, più volte richiamata sulla questione, ha dato risposte insoddisfacenti adducendo la motivazione della mancanza di capienza. Ritiene che, in realtà, le uniche risorse disponibili siano gestite direttamente dal Governo senza alcuna chiarezza e trasparenza nei confronti del Parlamento. Ribadisce, infine, che prima di entrare nel merito delle disposizioni in esame, si deve affrontare la questione fondamentale della chiarezza dei rapporti tra istituzioni e Paese nel suo complesso.

Paola DE MICHELI (PD) esprime innanzitutto stupore per la velleitaria pretesa della maggioranza di curare con rimedi assolutamente insufficienti il grave malessere che affligge il nerbo del sistema produttivo del Paese, evidenziando come il provvedimento, al di là delle dichiarazioni propagandistiche del Governo lanciate alla vigilia della recente competizione elettorale, è destinato a rimanere inchiodato e sostanzialmente privo di effetti a causa dell'insufficienza delle risorse stanziate.
Ritiene, quindi, che la maggioranza abbia perso l'ennesima occasione per impostare una seria politica industriale, la quale rappresenta, anzi, la grande assente nel contesto delle iniziative assunte dal Governo Berlusconi nei primi due anni della legislatura. A tale riguardo, rileva come l'elaborazione e la conseguente attuazione di una positiva azione dell'Esecutivo presupponga una visione complessiva dei problemi, un approccio costruttivo, l'utilizzo di strumenti appropriati, volti a incentivare le imprese, ma anche a richiamarle al rispetto dei propri doveri nei confronti della collettività, nonché spirito di servizio nei confronti della società civile. Evidenzia, peraltro, come proprio quest'ultimo requisito risulti del tutto assente nel modello cui si sono ispirati i provvedimenti dell'Esecutivo, in molti casi apparsi finalizzati a perseguire interessi non dell'intera comunità ma di singoli.
In particolare, evidenzia la mancanza di una politica organica a favore delle piccole e medie imprese. In proposito, sotto il profilo delle erogazioni da parte del sistema finanziario, ritiene debba essere evitata, innanzitutto, una valutazione del merito di credito delle aziende effettuata sulla base dei bilanci del 2009, le cui risultanze sono inevitabilmente influenzate, in senso negativo, dalla crisi che ha colpito l'economia internazionale. Inoltre, reputa necessario adottare misure di sostegno a favore della produzione, dell'export e della capitalizzazione delle imprese, impostando, secondo una proposta avanzata dal Partito Democratico, piani regionali basati su una logica di crescita non biennale o triennale ma almeno settennale.
Giudica, quindi, insufficiente il decreto-legge, non solo sotto gli aspetti quantitativo e qualitativo, ma anche sotto il profilo della gestione degli incentivi, demandata a organismi esterni alla pubblica amministrazione, le cui articolazioni sarebbero state sicuramente in grado di provvedere all'erogazione di somme non certo ingenti.
Rileva inoltre come le misure recate dal provvedimento risultino sganciate da un disegno complessivo di rilancio in grado di dare risposte realmente significative all'apparato produttivo nazionale, anche quando esse sono sostanzialmente condivisibili, come nel caso della detassazione di una quota del reddito d'impresa corrispondente all'ammontare di investimenti

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in ricerca industriale e sviluppo precompetitivo, finalizzati alla realizzazione di campionari nei settori di industria tessile e di attività di confezione di articoli di abbigliamento.
Ritiene, pertanto, indispensabile introdurre numerose modifiche nel testo, prima che lo stesso giunga all'esame dell'Assemblea. In particolare, segnala la necessità di migliorare le disposizioni riguardanti le situazioni di crisi delle società di riscossione delle entrate degli enti locali, di chiarire l'ambito applicativo dell'articolo 5, in tema di attività edilizia libera, di prevedere uno specifico intervento in relazione alla crisi della società Eutelia, nonché di reperire fonti di finanziamento atte a evitare la distrazione di risorse dal Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. Preannuncia, inoltre, iniziative parlamentari del proprio gruppo finalizzate a risolvere in via definitiva la questione dell'applicazione dell'IVA agli importi dovuti a titolo di tariffa d'igiene ambientale.
Formula, in conclusione, un giudizio complessivamente negativo sul decreto-legge, nel quale non vi è traccia delle riforme economiche propagandate attraverso i mezzi di comunicazione di massa, sottolineando come al Governo in carica non manchino soltanto le risorse, ma anche le idee e il coraggio per realizzarle.

Francesco BARBATO (IdV), riservandosi di svolgere nel prosieguo dell'esame più approfondite considerazioni relative alle singole disposizioni recate dal decreto-legge, ricorda come anche le associazioni sindacali che hanno partecipato alle audizioni informali svolte nelle precedenti sedute abbiano evidenziato il fatto che il provvedimento avvantaggia prevalentemente le regioni del Settentrione, nelle quali è concentrata la gran parte dell'apparato produttivo nazionale.
A tale riguardo, sottolinea, quindi, come il provvedimento acuisca il divario tra Nord e Sud del Paese, che ha storicamente caratterizzato la realtà socio-economica italiana e che, al contrario, sarebbe interesse dell'intera Nazione cercare di correggere.

Andrea GIBELLI (LNP), presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, dichiara concluso l'esame preliminare, ricordando che il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato alle ore 16 della giornata odierna.
Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 9.55.