CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 23 febbraio 2010
286.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

Martedì 23 febbraio 2010. - Presidenza del presidente Angelo ALESSANDRI. - Interviene il sottosegretario di Stato alle infrastrutture e ai trasporti Bartolomeo Giachino.

La seduta comincia alle 10.50.

Ratifica ed esecuzione dei Protocolli di attuazione della Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi, con annessi, fatta a Salisburgo il 7 novembre 1991.
Nuovo testo C. 2451 Governo e abb., approvato dal Senato.

(Parere alla III Commissione).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame.

Manuela LANZARIN (LNP), relatore, ricorda che il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica dei nove Protocolli alla Convenzione delle Alpi era già stato presentato al Parlamento nelle scorse due legislature senza riuscire ad ottenere l'approvazione definitiva. Rileva, quindi, che il disegno di legge governativo di autorizzazione alla ratifica dei Protocolli alla Convenzione delle Alpi, approvato dal Senato il 14 maggio scorso, consta di tre articoli; a questo sono state abbinate due proposte di legge di ratifica dei Protocolli alla Convenzione delle Alpi, presentate dagli onorevoli Zeller ad altri (C. 12) e dall'onorevole Froner ed altri (C. 1298).
Rileva, anzitutto, che il provvedimento in titolo è finalizzato a garantire una strategia globale per la conservazione delle Alpi, che costituiscono uno dei principali spazi naturali d'Europa, e habitat di molte specie animali e vegetali minacciate.
Per quanto riguarda la Convenzione internazionale, ricorda che essa è stata firmata a Salisburgo nel 1991 da sei Paesi dell'arco alpino (Austria, Svizzera, Francia, Germania, Italia e Liechtenstein), nonché da un rappresentante della Commissione europea, e successivamente dalla Slovenia e dal Principato di Monaco. La ratifica della Convenzione da parte italiana è avvenuta con la legge 14 ottobre 1999, n. 403, e la Convenzione è entrata in vigore per il nostro Paese il 27 marzo 2000. La Convenzione, che si configura come un accordo-quadro, fissa gli obiettivi per una corretta politica ambientale, per la salvaguardia delle popolazioni e delle culture locali e per l'armonizzazione tra gli interessi economici e la tutela del delicato ecosistema alpino, stabilendo i criteri cui dovrà ispirarsi la cooperazione fra i Paesi interessati, in ottemperanza ai principi della prevenzione, della cooperazione e della responsabilità di chi causa danni ambientali. A tali fini, le Parti si sono impegnate ad assumere misure adeguate, anche attraverso la successiva adozione di specifici Protocolli - dei quali appunto con il provvedimento in esame si chiede l'autorizzazione alla ratifica - come viene specificato nell'articolo 2 della Convenzione medesima.
Numerosi i settori nei quali le Parti si sono impegnate a collaborare nella direzione della messa in atto di una politica globale che garantisca la conservazione e la protezione dell'area alpina. La conservazione dell'equilibrio ambientale è considerata strettamente connessa al mantenimento della popolazione residente nelle forme tradizionali di insediamento; a tal fine la Convenzione impone la garanzia delle necessarie infrastrutture nonché le condizioni economiche che evitino il progressivo spopolamento delle aree alpine, anche attraverso la pianificazione territoriale. La Convenzione si pone altresì l'obiettivo di promuovere e salvaguardare l'agricoltura di montagna e la silvicoltura, al fine di assicurare l'interesse della collettività in armonia con l'ambiente. Nel campo del turismo, è prevista la limitazione delle attività che danneggiano l'ambiente, anche attraverso l'istituzione di zone di rispetto.
Osserva che il settore dei trasporti è preso in considerazione con il fine di ridurre gli effetti nocivi ed i rischi derivanti dal traffico a livelli tollerabili per

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l'uomo, la fauna, la flora ed il loro habitat, favorendo il trasferimento su rotaia in particolare dei trasporti di merci e realizzando infrastrutture adeguate, senza discriminazioni di nazionalità.
Per quanto riguarda l'energia, obiettivo della Convenzione è di ottenere forme di produzione, distribuzione ed utilizzazione dell'energia compatibili con l'ambiente, e di promuovere il risparmio energetico.
Anche la raccolta, il riciclaggio ed il trattamento dei rifiuti dovranno avvenire in forme adeguate, favorendo la prevenzione nella produzione di rifiuti.
Passando ad esaminare i nove Protocolli di attuazione della Convenzione per la protezione delle Alpi, ricorda che il Protocollo nell'ambito della pianificazione territoriale e dello sviluppo sostenibile prevede l'elaborazione di diversi strumenti di pianificazione a livello locale, capaci di combinare gli aspetti dello sviluppo con il rispetto e la valorizzazione dell'ambiente, consentendo uno sviluppo regionale che offra serie opportunità di lavoro alle popolazioni interessate. L'obiettivo principale del Protocollo sulla protezione della natura e tutela del paesaggio consiste nello stabilire norme internazionali volte a proteggere, curare e ripristinare, se necessario, la natura e il paesaggio nel territorio alpino, in modo da assicurare l'efficienza funzionale degli ecosistemi, la conservazione degli elementi paesaggistici e delle specie animali e vegetali selvatiche insieme ai loro habitat naturali, la capacità rigenerativa e la produttività delle risorse naturali, la diversità, la peculiarità e la bellezza del paesaggio naturale e rurale.
Il Protocollo sull'agricoltura di montagna prevede principalmente di incentivare l'agricoltura di montagna, considerando le peculiari condizioni delle zone montane nell'ambito della pianificazione territoriale, della destinazione delle aree, del riordinamento e del miglioramento fondiario, nel rispetto del paesaggio naturale e rurale.
Il Protocollo sulle foreste montane è stato aperto alla firma il 27 febbraio 1996, nel corso della IV Conferenza delle Alpi di Brdo, in Slovenia, e non risulta firmato dalla sola Unione europea. Esso contempla in generale la predisposizione delle strutture di base per la pianificazione forestale, mantenendo le funzioni protettive delle foreste di alta quota e la loro rilevanza dal punto di vista economico ed ecologico. Nel Protocollo sulle foreste montane le Parti contraenti si impegnano a istituire riserve forestali naturali in numero ed estensione sufficienti, nonché ad apprestare gli strumenti di finanziamento delle misure di incentivazione e compensazione.
I Protocolli sull'energia, la difesa del suolo e il turismo sono stati aperti alla firma il 16 ottobre 1998, nel corso dei lavori della V Conferenza delle Alpi svoltasi a Bled (Slovenia). Anche questi tre Protocolli non risultano firmati dall'Unione europea.
Il Protocollo sull'energia persegue l'obiettivo di migliorare la compatibilità ambientale dell'utilizzo dell'energia nell'arco alpino, anche mediante i risparmi ottenuti con l'utilizzazione razionale dell'energia. La preferenza viene accordata alle fonti energetiche rinnovabili, e in zona alpina questo significa anzitutto agli impianti idroelettrici: questi però devono rispettare la funzione ambientale dei corsi d'acqua e l'integrità del paesaggio, consentendo a fiumi e torrenti la conservazione di flussi idrici minimi, come verranno definiti, ed evitando comunque eccessive oscillazioni nel livello delle acque, anche in funzione delle possibilità migratorie della fauna.
Il Protocollo sulla difesa del suolo prevede anzitutto che i terreni meritevoli di protezione vengano inclusi nelle aree protette, vista l'indubbia rilevanza ambientale della loro buona conservazione. In generale il Protocollo raccomanda un uso contenuto del terreno e del suolo, nonché delle risorse minerarie e delle attività estrattive.
Il Protocollo sul turismo persegue l'obiettivo generale di contribuire ad uno sviluppo sostenibile del territorio alpino grazie ad un turismo rispettoso dell'ambiente, impegnando le Parti ad adottare specifici provvedimenti e raccomandazioni che non trascurino gli interessi né della

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popolazione locale né dei turisti. Le Parti contraenti intendono inoltre promuovere una maggiore cooperazione a livello internazionale tra le rispettive istituzioni competenti, dando particolare rilievo alla valorizzazione delle aree di confine e coordinando le attività turistiche e ricreative che tutelino l'ambiente.
Il Protocollo sulla composizione delle controversie ha il compito di colmare una lacuna della Convenzione base, che, in effetti, non ha previsto particolari meccanismi in caso di divergenti interpretazioni, fra le Parti, delle disposizioni di essa o dei Protocolli successivi.
Segnala che il Protocollo sui trasporti è stato espunto dall'articolo 1 in seguito ad un emendamento approvato in III Commissione, in ragione della delicatezza degli aspetti economici e ambientali che esso rivestiva, concernendo una regione di passaggio come quella alpina nonché la realizzazione di opere di protezione delle vie di trasporto contro i rischi naturali, speculare a quella della tutela dell'ambiente naturale e umano dall'impatto dei trasporti. Ricorda, in proposito che tali perplessità erano state sollevate anche in occasione della discussione svoltasi in sede comunitaria, nella quale il Governo italiano ha ottenuto che la sottoscrizione della Convenzione fosse accompagnata da una dichiarazione interpretativa mirante a chiarire la portata degli articoli 8 (Valutazione di progetti e procedura di consultazione interstatale) ed 11 (Trasporto su strada). Ricorda, al riguardo, che la questione di maggior problematicità era rappresentata in particolare dall'articolo 11 del Protocollo sui trasporti e che già nel corso dell'esame del provvedimento al Senato, l'8a Commissione Lavori pubblici, comunicazioni, nella seduta del 5 maggio 2009, aveva espresso alla Commissione esteri un parere favorevole con un'osservazione volta ad auspicare che l'articolo 11, comma 1, del Protocollo sui trasporti - che prevede il divieto di costruzione di nuove strade di grande comunicazione per il trasporto transalpino - venisse interpretato nel senso che tale divieto non si applicasse alle grandi opere stradali di interesse transnazionale.
Rileva, quindi, che i commi 1 e 2 dell'articolo 1 del provvedimento autorizzano, rispettivamente, la ratifica e l'esecuzione dei Protocolli alla Convenzione delle Alpi analiticamente elencati al comma 1 medesimo. Il comma 3 stabilisce che lo Stato, le regioni e gli enti locali adotteranno gli atti e le misure previsti dai Protocolli di cui si autorizza la ratifica, mantenendo fermo quanto disposto dall'articolo 3, della legge 14 ottobre 1999, n. 403, circa le attribuzioni della Consulta Stato-Regioni dell'Arco alpino. Mediante delibere della Conferenza unificata Stato-Regioni, Città e Autonomie locali, di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono stati disciplinati i rapporti e il coordinamento tra la Consulta Stato-Regioni dell'Arco alpino e la Conferenza unificata. La Consulta - alla quale è demandato il compito di individuare le strutture amministrative locali che dovranno attuare la Convenzione e i Protocolli specifici - viene convocata periodicamente dalla Conferenza Stato-Regioni. Alla Consulta Stato-Regioni dell'arco alpino dovranno essere sottoposti i Protocolli, nella fase di negoziazione, prima della loro approvazione in sede internazionale.
L'articolo 2 quantifica l'onere del provvedimento, valutato in 445.000 euro per l'anno 2009 e individua la relativa copertura finanziaria nel bilancio 2009-2011 nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2009, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri. L'articolo 3, infine, dispone l'entrata in vigore della legge per il giorno successivo a quello della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Preannuncia, quindi, un parere favorevole sul nuovo testo del disegno di legge in esame.

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Daniele MARANTELLI (PD) chiede chiarimenti in ordine alla soppressione della lettera i) del comma 1 dell'articolo 1 del disegno di legge in esame relativo alla ratifica del Protocollo nell'ambito dei trasporti.

Manuela LANZARIN (LNP), relatore, ribadisce che la III Commissione ha ritenuto di approvare un emendamento soppressivo della lettera i) del comma 1 dell'articolo 1, espungendo dal provvedimento l'autorizzazione alla ratifica del relativo protocollo, in ragione, presumibilmente, delle problematiche cui accennava nella relazione testé svolta.

Angelo ALESSANDRI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia ad altra seduta il provvedimento in esame.

Istituzione di un Fondo per il restauro, il recupero e la valorizzazione culturale, religiosa, turistica e sociale del complesso monastico di San Giovanni Battista del Monte Venda.
C. 2298 Goisis.

(Parere alla VII Commissione).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame.

Guido DUSSIN (LNP), relatore, ricorda che la Commissione è chiamata ad esprimere - anche ai fini del trasferimento alla sede legislativa - il prescritto parere alla VII Commissione (Cultura, scienza ed istruzione) sulla proposta di legge C. 2298 recante «Istituzione di un Fondo per il restauro, il recupero e la valorizzazione culturale, religiosa, turistica e sociale del complesso monastico di San Giovanni Battista del Monte Veda».
Ricorda, in particolare, che tale proposta di legge concerne la predisposizione e il finanziamento di un progetto per la realizzazione di interventi di recupero, restauro e valorizzazione del patrimonio storico, architettonico, artistico, culturale e religioso del complesso monastico di San Giovanni Battista del Monte Venda.
Rileva che il Monte Venda, inizialmente antica meta di eremiti e, successivamente, luogo di culto, fu abbandonato dai monaci nel 1916 a causa delle condizioni critiche in cui versava. Oggi il complesso monastico, di proprietà della Fondazione Monte Venda ONLUS, ubicato in un ambito boschivo non particolarmente curato, attiguo ad un comprensorio dismesso dell'Aeronautica militare, si presenta - secondo quanto riporta la relazione illustrativa alla proposta di legge - in stato di degrado, sussistendo solo i muri perimetrali della chiesa, la torre campanaria e, parzialmente, i tracciati dei chiostri.
Il progetto di recupero del complesso monastico, da attuarsi entro il 2014, è volto al conseguimento degli obiettivi relativi al recupero architettonico del complesso monastico, al ripristino di tratti dell'antico tracciato indicante gli insediamenti pre-romani, al restauro dei manufatti d'interesse storico-culturale esistenti nella zona, all'inventario del materiale documentario e librario già appartenente all'antica biblioteca del monastero, attualmente custodito negli archivi di Stato di Padova e di Venezia nonché alla costituzione di un museo e di una biblioteca storica aperta al pubblico, con una sezione specializzata per i libri in forma digitale destinati ai portatori di handicap visivo. Ulteriori finalità dell'intervento sono individuate nella costituzione di laboratori dedicati alla formazione nel campo del restauro di mobili, oggetti e arredi sacri e dell'arte del ricamo dei tessuti, nello studio delle tradizioni monastiche per la preparazione di medicamenti erboristici e alla coltivazione del vitigno dell'»uva schiava», nella preparazione di prodotti dell'apicoltura, con connessa costituzione di un alveare, nonché nell'allestimento di spazi interattivi mirati a progetti scolastici didattico-formativi.
La relazione illustrativa alla proposta di legge evidenzia che la Fondazione ha già predisposto il progetto di recupero, approvato dalla Soprintendenza per i beni ambientali e architettonici del Veneto Orientale. Il progetto è dettagliatamente descritto nella relazione in cui si dà,

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inoltre, conto del piano crono-finanziario, per un importo totale stimato di 23.111.000 euro. In particolare, nella relazione si prevede che il progetto prevede il restauro e il risanamento conservativo del complesso monastico attraverso un intervento articolato in tre fasi successive, per un tempo totale di realizzazione di trentasei mesi.
Per la realizzazione del progetto, la proposta di legge prevede la costituzione di un Fondo nello stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali, con una dotazione complessiva di 24 milioni di euro per il quinquennio 2009-2013, da trasferire direttamente alla Fondazione Monte Venda ONLUS, in cinque annualità.
La Fondazione, entro il 31 marzo di ogni anno e fino al termine della realizzazione del progetto, presenta poi alla competente Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici una relazione giurata sui lavori svolti nell'anno precedente, sullo stato di avanzamento della realizzazione del progetto e sull'impiego del finanziamento ottenuto.
Ciò premesso, fa presente che il provvedimento in esame non presenta profili problematici in relazione agli ambiti di competenza della VIII Commissione; preannuncia, pertanto, una proposta di parere favorevole sul provvedimento in esame.

Angelo ALESSANDRI, presidente, nessun chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Dichiarazione di monumento nazionale e contributo per l'esecuzione dei restauri interni ed esterni della Basilica di San Petronio in Bologna.
C. 2955 Garagnani.
(Parere alla VII Commissione).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame.

Angelo ALESSANDRI (LNP), presidente e relatore, ricorda che la Commissione è chiamata ad esprimere - anche ai fini del trasferimento alla sede legislativa - il prescritto parere alla VII Commissione (Cultura, scienza ed istruzione) sulla proposta di legge C. 2955 recante «Dichiarazione di monumento nazionale e contributo per l'esecuzione dei restauri interni ed esterni della basilica di San Petronio in Bologna».
Rileva, in particolare, che, ai sensi dell'articolo 1, la Basilica di San Petronio in Bologna è dichiarata monumento nazionale. Il successivo articolo 2 provvede, invece, alla concessione di un contributo di 7.429.000 euro destinato al restauro degli interni e dell'esterno dell'edificio.
Rammenta, quindi, che nella relazione illustrativa della proposta si evidenzia come la stessa intende concorrere alla conservazione e valorizzazione della Basilica di San Petronio - di proprietà della diocesi - in vista del trecentocinquantesimo anniversario del compimento dei lavori della sua costruzione.
Aggiunge, altresì, che secondo la medesima relazione, il riconoscimento quale monumento nazionale della Basilica «non è motivato soltanto dal valore architettonico dell'edificio e dai tesori d'arte conservati al suo interno, ma considera anche il significato e la rilevanza degli eventi la cui memoria rimane ad esso legata».
Per quanto riguarda i profili di competenza della VIII Commissione, nel rilevare positivamente che l'articolo 2 della proposta di legge in esame prescrive che i lavori di restauro della Basilica siano completati entro il 2012 - sulla base di un programma degli interventi, integrato da uno specifico piano finanziario e dai relativi progetti esecutivi presentati dal Capitolo della Basilica e approvati dalla competente soprintendenza -, ricorda che per gli appalti di lavori pubblici concernenti i beni mobili e immobili e gli interventi sugli elementi architettonici e sulle superfici decorate di beni del patrimonio culturale tutelati dal decreto legislativo n. 42 del 2004 (cosiddetto «Codice dei beni culturali e del paesaggio»), come è il caso in questione, si applicano alcune norme speciali

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del cosiddetto «Codice appalti» (gli articoli da 197 a 205 del decreto legislativo n. 163 del 2006.
Tali norme consentono - ad esempio - che l'esecuzione dei lavori può prescindere dall'avvenuta redazione del progetto esecutivo, la quale, ove sia stata ritenuta necessaria in relazione alle caratteristiche dell'intervento e non venga effettuata dalla stazione appaltante, è effettuata dall'appaltatore ed è approvata entro i termini stabiliti con il bando di gara o con lettera di invito. Sottolinea, inoltre, che sempre in virtù delle richiamate norme speciali, l'affidamento dei lavori può comprendere, oltre all'attività di esecuzione, quella di progettazione successiva al livello previsto a base dell'affidamento laddove ciò venga richiesto da particolari complessità, avendo riguardo alle risultanze delle indagini svolte.
Tutto ciò premesso, ritiene che il provvedimento in esame sia del tutto in linea con la richiamata normativa, oltre che essere essenziale se davvero si vuole completare entro il 2012 l'indispensabile intervento restauro di uno monumento dei più belli, più amati e più visitati della regione Emilia-Romagna. Nel rilevare, infine, che il provvedimento non presenta profili problematici in relazione agli ambiti di competenza della VIII Commissione, conclude preannunciando la presentazione di un parere favorevole.
Nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Legge comunitaria 2009.
C. 2449-B Governo, approvato dalla Camera e modificato dal Senato.

(Relazione alla XIV Commissione).
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame, rinviato il 17 febbraio 2010.

Alessandro BRATTI (PD) svolge, a nome del gruppo del partito democratico, alcune osservazioni critiche su alcuni degli articoli del provvedimento in esame, illustrando le proposte emendative predisposte in materia. In particolare, si sofferma sull'articolo 16 che detta al Governo principi e criteri direttivi in ordine al recepimento della normativa europea in materia di cattura e stoccaggio di biossido di carbonio (CO2) per sottolineare l'esigenza che le relative attività - in Italia si ha notizia di un solo caso relativo alla cattura di CO2 a Brindisi e al suo stoccaggio a Cortemaggiore - siano assoggettate a valutazione di impatto ambientale (VIA), anche in ossequio all'obiettivo indicato dalla richiamata normativa europea di massima trasparenza e informazione al pubblico degli atti compiuti e delle attività esercitate.
Svolge, quindi, ulteriori osservazioni in ordine al contenuto dell'articolo 19, che, in relazione al recepimento delle direttive comunitarie sulla tutela penale dell'ambiente, ritiene, al riguardo, che, stante le numerose modifiche apportate al Codice ambientale negli ultimi anni e nonostante l'indirizzo a suo tempo formulato dalla Commissione con cui si richiamava l'esigenza che i nuovi reati fossero inseriti all'interno del medesimo Codice, risulti preferibile che tali nuove fattispecie penali vengano inserite all'interno del decreto legislativo n. 231 del 2001. Critica, infine, il contenuto degli articoli 20 e 21 del provvedimento in esame, il primo dei quali opera una inaccettabile riclassificazione dei rifiuti inerti, incomprensibile sul piano tecnico-giuridico e portatrice di nuovi problemi per gli operatori del settore, mentre il secondo modifica pesantemente il Codice ambientale, intervenendo, peraltro, in modo del tutto incoerente e disorganico, quasi che si volesse soddisfare interessi lobbistici, con il rischio di lasciare irrisolti numerose situazioni altrettanto meritevoli di essere considerate nell'ambito di una revisione organica della normativa vigente. Conclude, annunciando, da un lato, che il gruppo del partito democratico è pienamente disponibile a confrontarsi sul merito della proposta emendative, dall'altro, che il suo voto dipenderà da quanto le

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osservazioni svolte saranno tenute in considerazione dalla maggioranza e dal Governo.

Angelo ALESSANDRI, presidente, avverte che sono stati presentati emendamenti ed articoli aggiuntivi al disegno di legge in esame (vedi allegato 1).

Mauro PILI (PdL), relatore, in considerazione della complessità di taluni degli emendamenti presentati, chiede che il relativo esame possa essere previsto in una seduta successiva, al fine di poter meglio svolgere l'istruttoria necessaria.

Alessandro BRATTI (PD) concorda con la proposta formulata dal relatore.

La Commissione conviene.

Angelo ALESSANDRI, presidente, rinvia, quindi, il seguito dell'esame ad altra seduta.

Sui lavori della Commissione.

Angelo ALESSANDRI, presidente, con riferimento alle audizioni informali che la Commissione si appresta a svolgere nell'ambito della risoluzione 7/00218 Tommaso Foti, ricorda che la Commissione ha iniziato l'esame della stessa risoluzione il 24 novembre 2009. La risoluzione in titolo mira ad impegnare il Governo su una materia, la gestione unica del servizio idrico integrato da parte dei comuni, che è anche oggetto delle proposte di legge sul servizio idrico (C. 2, di iniziativa popolare, e C. 1951, Messina ed altri) delle quali la Commissione ha iniziato l'esame nel gennaio 2009. Fa presente che la Presidenza, acquisito informalmente l'assenso dei rappresentanti dei gruppi, in relazione alla eventuale improcedibilità relativa all'esame della risoluzione, ha valutato che l'esame delle proposte di riforma del servizio idrico sopra citate, richiede, per la complessità e l'estensione dei dispositivi normativi, adeguati tempi di lavoro e di approfondimento che non sono facilmente valutabili; la risoluzione in oggetto, invece, tocca un unico, puntuale tema - quello dell'estensione dell'adesione facoltativa alla gestione unica del servizio idrico integrato ai comuni con popolazione fino a 3.000 abitanti anziché fino a 1.000 - che si è posto all'attenzione del Parlamento a causa della sua urgenza ed indifferibilità. Ritiene pertanto di poter procedere con la sua discussione, anche in considerazione che le proposte di legge C. 2 e C. 1951 non risultano inserite nel calendario dell'Aula.

La Commissione prende atto.

La seduta termina alle 11.15.

AUDIZIONI INFORMALI

Martedì 23 febbraio 2010.

Audizione di rappresentanti di ANEA, ANCI e Lega delle autonomie locali, nell'ambito della discussione della risoluzione 7-00218 Tommaso Foti: Adeguamento dei limiti per la gestione in proprio del servizio idrico nei piccoli comuni.

L'audizione informale è stata svolta dalle 13.30 alle 13.50.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Martedì 23 febbraio 2010. - Presidenza del presidente Angelo ALESSANDRI. - Interviene il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo.

La seduta comincia alle 14.20.

Angelo ALESSANDRI, presidente, avverte che si procederà allo svolgimento degli atti di sindacato ispettivo all'ordine del giorno che, come concordato nell'ambito dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, le interrogazioni a risposta immediata hanno ad oggetto questioni relative alla protezione dell'ambiente e alla tutela del territorio e

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del mare. Ai sensi della citata norma regolamentare, le interrogazioni potranno essere illustrate dal presentatore, per non più di un minuto.
A ciascuna interrogazione risponderà il ministro per non più di tre minuti. L'interrogante, o altro deputato del medesimo Gruppo, ha diritto di replicare, per non più di due minuti.
Ricorda altresì che, ai sensi dell'articolo 135-ter, comma 5, del Regolamento, la pubblicità delle sedute per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata è assicurata anche tramite la trasmissione attraverso l'impianto televisivo a circuito chiuso. Ne dispone pertanto l'attivazione.

5-02527 Ghiglia: Reperimento delle risorse necessarie per il completamento della bonifica del sito inquinato di Serravalle Scrivia.

Franco STRADELLA (PdL) illustrando l'interrogazione di cui è cofirmatario, sottolinea che, a seguito del resoconto dell'attività svolta dal Prefetto di Alessandria in qualità di commissario delegato per l'attuazione degli interventi straordinari per la messa in sicurezza e lo smaltimento di rifiuti pericolosi ubicati presso lo stabilimento «Ecolibarna» in Serravalle Scrivia (Alessandria), una quota parte dell'importo finanziario, già reso disponibile con precedenti atti, è risultato «perento» e quindi non effettivamente utilizzabile. Chiede quindi al Ministro quali provvedimenti intenda adottare per sbloccare tale quota fino ad oggi non effettivamente utilizzabile per garantire i necessari finanziamenti per completare la bonifica del sito dell'Ecolibarna di Serravalle Scrivia.

Il ministro Stefania PRESTIGIACOMO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

Franco STRADELLA (PdL), in sede di replica, si dichiara soddisfatto per la risposta fornita dal Ministro in ordine alla questione delle somme «perenti». Pur comprendendo, inoltre, che nella situazione attuale sia difficile reperire immediatamente le ingenti risorse necessarie al completamento della bonifica del sito inquinato, formula l'auspicio che il Governo ponga in essere ogni sforzo per dare continuità all'azione già intrapresa per la messa a disposizione, con continuità, degli stanziamenti occorrenti per dare una soluzione definitiva al problema in questione.

5-02528 Nucara: Iniziative per la messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico, con particolare riferimento alla situazione delle regioni Calabria e Sicilia.

Francesco NUCARA (Misto-RRP) illustrando l'interrogazione in titolo di cui è firmatario, fa presente che il problema delle frane esiste ormai da anni e che, in ordine al disastro avvenuto a Messina, il documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sulle politiche per la tutela del territorio, la difesa del suolo e il contrasto agli incendi boschivi, approvato dalla VIII Commissione nella seduta del 3 novembre 2009, abbia sottolineato come tale disastro fosse da considerare solo l'ultimo di una lunga serie di disastri da dissesto idrogeologico che hanno colpito il Paese negli ultimi anni. Aggiunge che il tema della difesa del suolo ponga un problema complesso, quale quello delle risorse finanziarie di cui il Ministero dell'ambiente gode per affrontare la questione della messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico, le quali, fino ad oggi, si sono rivelate di scarsa entità, nonché quello dell'uso di tali scarse risorse che dovrebbero essere destinate prioritariamente a favore di interventi assolutamente necessari.
Sottolinea la necessità di intervenire tempestivamente per la messa in sicurezza del territorio al fine di evitare il perpetrarsi di situazioni disastrose come quelle che si sono succedute negli ultimi mesi. A tale proposito reputa opportuno che vengano garantiti finanziamenti al fine di consentire la predisposizione di progetti

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da parte dei Comuni e delle Autorità di bacino senza alcun passaggio presso le Regioni.

Il ministro Stefania PRESTIGIACOMO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3). Aggiunge poi che è in atto, in ordine alle situazioni a più alto rischio idrogeologico, un confronto con le regioni e con le Autorità di bacino e che si sta operando sulla base dei piani per l'assetto idrogeologico (PAI) da queste ultime predisposti, dei quali viene quindi verificato l'aggiornamento. Ritiene che, in primo luogo, debbano essere finanziati gli interventi per la messa in sicurezza del territorio su cui si registra una priorità assoluta e che tali finanziamenti non debbano in alcun modo essere frazionati, come accaduto in passato.
Con riferimento alla situazione di Maierato, fa presente che il fenomeno franoso, pur essendo ancora in corso, risulta in via di regressione. Aggiunge che non sempre i fenomeni di dissesto idrogeologico possono essere impediti, pur in presenza di un'accurata attività di prevenzione. Ritiene comunque indubbio che uno sviluppo edilizio in luoghi a rischio idrogeologico o in zone dove la costruzione risulta consentita sulla base di piani regolatori redatti in assenza di un'accurata conoscenza del suolo. A tale proposito ritiene che una più forte collaborazione tra enti locali consentirebbe di frenare l'abuso edilizio, e quindi di arginare i rischi di dissesto idrogeologico.

Francesco NUCARA (Misto-RRP) ringrazia il Ministro per la risposta di cui si dichiara soddisfatto. In particolare, ritiene che le affermazioni del Ministro relative al fatto che le risorse finanziarie disponibili saranno impiegate prima di tutto per mettere in sicurezza le zone a rischio idrogeologico molto elevato siano molto importanti, così come è importante l'impegno a non perpetuare gli errori del passato con la polverizzazione degli stanziamenti. Conclude, formulando l'auspicio che le politiche per la messa in sicurezza del territorio tornino a conformarsi alla disciplina prevista dalla legge n. 183 del 1989, dando più forza alle Autorità di bacino e ridimensionando, all'opposto, il ruolo delle regioni che, troppo spesso, appare improntato a ragioni politiche ed elettoralistiche. Ribadisce che le considerazioni svolte dal Ministro rafforzano il proprio giudizio di piena soddisfazione per la risposta fornita. Anche per questa ragione, ritiene doveroso sottoporre al Ministro una valutazione diversa da quella riferita circa la imprevedibilità di calamità naturali come quelle che hanno colpito alcune zone della Sicilia e della Calabria. Con specifico riferimento alla frana di Maierato, ad esempio, ribadisce che essa era ampiamente prevedibile, essendo l'effetto inesorabile dell'abbandono e della mancata manutenzione di quel territorio, e che, proprio questa in tragica occasione sarebbe opportuno chiedere conto agli organi di governo regionali dell'inaccettabile sperpero di risorse pubbliche e del pessimo uso degli oltre 11 mila forestali calabresi che avrebbero senz'altro potuto evitare l'attuale disastro di quel territorio.

5-02529 Libè: Situazione della discarica di Tiedoli sita nel territorio del comune di Borgo Val di Taro.

Mauro LIBÈ (UdC) illustra l'interrogazione in titolo sottolineando il perdurare di una situazione di pericolo che rischia, a causa della distrazione degli enti locali, di far ricadere sui cittadini le conseguenze del mancato intervento per la messa in sicurezza della discarica. Nel ricordare che lo stesso Presidente della Comunità montana ha dichiarato la preoccupazione per la situazione attuale in cui versa la discarica, sollecita il Governo ad un intervento il più tempestivo possibile.

Il ministro Stefania PRESTIGIACOMO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 4).

Mauro LIBÈ (UdC), prendendo atto di quanto affermato dal Ministro, sottolinea che l'intendimento della interrogazione

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era quello di sapere se il Governo, per quanto di sua competenza, intenda intervenire sollecitamente al fine di porre in condizioni di sicurezza la discarica in esame.

5-02530 Togni: Istituzione del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti.

Renato Walter TOGNI (LNP), illustrando l'interrogazione di cui è primo firmatario, sottolinea le perplessità manifestate dagli operatori del settore in ordine al sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti di cui al decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 17 dicembre 2009, nonché i dubbi sulla legittimità del citato decreto ministeriale.

Il ministro Stefania PRESTIGIACOMO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 5).

Renato Walter TOGNI (LNP), in sede di replica, si dichiara parzialmente soddisfatto della risposta fornita dal Ministro, in ordine ai dubbi - evidenziati nell'interrogazione - sulla legittimità del decreto ministeriale istitutivo del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI). Fa presente che invece permangono le perplessità relativamente a quegli aspetti del sistema su cui si sono concentrati i rilievi critici degli operatori del settore. Ritiene quindi che, fermo restando la bontà dell'obiettivo perseguito dal SISTRI, in particolare il controllo e la repressione delle attività illecite connesse con il ciclo di gestione e di smaltimento dei rifiuti, andrebbe valutata l'opportunità dell'introduzione di nuove modalità operative del sistema medesimo al fine di non gravare gli operatori del settore di obblighi ulteriori.

5-02531 Mariani: Attività contrattuale della Sogesid s.p.a.

Raffaella MARIANI (PD) illustra l'interrogazione in titolo, rilevando come occorra maggiore trasparenza in riferimento sia alle attività espletate dalla società sia alle procedure di affidamento dei lavori e che da tempo la Commissione ha chiesto di poter ascoltare i rappresentanti della Sogesid senza averne acquisito fino ad oggi la relativa disponibilità.

Il ministro Stefania PRESTIGIACOMO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 6).

Raffaella MARIANI (PD) ringraziando il Ministro per l'esaustiva ed articolata risposta, che si riserva di approfondire, rileva che, comunque, permangono taluni dubbi relativamente alla sovrapposizione delle attività espletate dalla Sogesid rispetto a quelle di competenza dell'ISPRA, nonché alla distorsione del mercato che l'affidamento di alcune attività alla Sogesid genera rispetto alle altre imprese del settore che non godono di un collegamento diretto con il Ministero. Nel sottolineare come vi si stata una gestione superficiale da parte di alcune Direzioni del ministero nella gestione delle risorse destinate alla messa in sicurezza dal rischio idrogeologico, auspica che la Commissione possa avere un confronto diretto con i rappresentanti della Sogesid sulle attività in atto e sulle procedure seguite dalla medesima società.

Angelo ALESSANDRI, presidente, dichiara concluso lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 15.

INTERROGAZIONI

Martedì 23 febbraio 2010. - Presidenza del presidente Angelo ALESSANDRI. - Interviene il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Stefania Prestigiacomo.

La seduta comincia alle 15.

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5-02188 Margiotta: Misure normative per la salvaguardia nella rappresentanza territoriale negli organi di Governo degli enti parco nazionali.

Il ministro Stefania PRESTIGIACOMO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 7).

Salvatore MARGIOTTA (PD) ringrazia il ministro della risposta, sottolineando che l'interrogazione nasceva da una preoccupazione espressa dalla Federazione italiana parchi; prende atto positivamente di quanto affermato dal Ministro sul fatto che è allo studio del dicastero una proposta di riforma degli enti parco.

Sui lavori della Commissione.

Ermete REALACCI (PD) richiama l'attenzione del ministro dell'Ambiente e della Commissione sulle notizie apparse sugli organi di stampa in ordine alla predisposizione in corso, da parte del Ministero dell'Ambiente, di un pacchetto di misure di contrasto dell'inquinamento atmosferico, con particolare riferimento alle regioni dell'area padana. Al riguardo, chiede al ministro se non ritenga opportuno che su tale pacchetto di misure, anche in ragione dell'importanza del tema in questione, avvii un confronto in Parlamento con tutte le forze politiche.

Il ministro Stefania PRESTIGIACOMO rassicura il deputato Realacci e la Commissione sul fatto che non appena sarà approntato il programma di misure per la lotta all'inquinamento atmosferico, sarà sua cura portarlo all'attenzione del Parlamento. Rileva, altresì, che non è in suo potere, né nelle sue intenzioni, condizionare in alcun modo il libero svolgimento, da parte degli organi di stampa, delle proprie attività. Conferma, peraltro, che, a fronte delle procedure d'infrazione aperte dagli organi comunitari nei confronti dell'Italia per il superamento dei limiti di polveri sottili (PM10) presenti nell'aria - soprattutto nelle grandi città e nell'area della pianura Padana -, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha assunto un'iniziativa politica, che richiede, oltre al coinvolgimento di altri dicasteri - a partire da quelli dello sviluppo economico e delle politiche agricole -, delle regioni e degli enti locali, finanziamenti adeguati alla serietà del problema rappresentato dalla cattiva qualità dell'aria delle città italiane. Aggiunge che il suo ministero è attualmente impegnato anche sul fronte comunitario per verificare la possibilità di rendere maggiormente flessibili i limiti attualmente imposti dalla normativa comunitaria in materia di qualità dell'aria, soprattutto con riferimento ad aree del Paese come la pianura Padana o a città come Milano, che risentono pesantemente della situazione dei territori confinanti. Conclude, auspicando che la Commissione e tutte le forze politiche presenti in Parlamento concorrano positivamente all'approvazione di misure strutturali per il miglioramento della qualità dell'aria nelle città italiane. Coglie, infine, l'occasione per esprimere il proprio apprezzamento per i comuni che in questi giorni hanno disposto il blocco della circolazione stradale, che ad oggi rappresenta uno dei pochissimi strumenti a disposizione degli enti locali per combattere l'inquinamento atmosferico.

La seduta termina alle 15.15.