CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 12 gennaio 2010
267.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari sociali (XII)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

Martedì 12 gennaio 2010. - Presidenza del presidente Giuseppe PALUMBO. - Interviene il sottosegretario di Stato Eugenia Maria Roccella.

La seduta comincia alle 14.10.

Variazione nella composizione della Commissione.

Giuseppe PALUMBO, presidente, comunica che il deputato Antonio Mereu ha cessato di fare parte della Commissione e che è entrato a farne parte il deputato Giuseppe Drago.

Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento.
C. 2350, testo base, approvato in un testo unificato dal Senato, C. 625 Binetti, C. 784 Rossa, C. 1280 Farina Coscioni, C. 1597 Binetti, C. 1606 Pollastrini, C. 1764-bis, C. 1840 Della Vedova, C. 1876 Aniello Formisano, C. 1968-bis Saltamartini, C. 2038 Buttiglione, C. 2124 Di Virgilio e C. 2595 Palagiano.
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 17 dicembre 2009.

Giuseppe PALUMBO, presidente, avverte che è stato richiesto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sia assicurata anche attraverso l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, dispone l'attivazione del circuito.

Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione respinge l'emendamento Farina Coscioni 1.246.

Maria Antonietta FARINA COSCIONI (PD) desidera, preliminarmente, segnalare ai colleghi che anche in Commissione hanno sostenuto che Eluana Englaro è stata uccisa, che un tribunale della Repubblica italiana ha, proprio in questi

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giorni, escluso tale fattispecie, archiviando l'indagine per omicidio.
Annuncia quindi il ritiro di tutti gli emendamenti e articoli aggiuntivi presentati, passando ad argomentare le ragioni di questa decisione, assunta dopo una lunga riflessione, che intende essere anche un gesto di protesta per quello che è accaduto e sta accadendo in Commissione.
Se ripercorre le varie tappe che hanno segnato la discussione del testo di legge in esame, non può non constatare come essa sia stata segnata da una lunga catena di tentati colpi di mano e di inganni, dal venire meno alla parola data.
Il Senato aveva approvato il testo in esame stabilendo, a proposito di alimentazione e di idratazione artificiali, che si tratta di sostegni vitali e non di terapie e che, dunque, essi non possono essere sospesi anche se la volontà del paziente prevede l'esatto contrario. Aspetti della proposta di legge a suo avviso inaccettabili, perché non si tiene in alcun conto la volontà dell'interessato, della persona dichiarante, e si contraddice in modo clamoroso il principio di libertà di cura, chiaramente espresso nell'articolo 32 della Costituzione.
Ripercorre quindi brevemente le tappe di una vicenda che è insieme sconcertante e avvilente. Approfittando della pausa estiva, il Governo - come del resto aveva anticipato il ministro Sacconi in un'intervista non a caso rilasciata al quotidiano della Conferenza episcopale italiana «Avvenire» - annunciava la sua volontà di procedere a tappe forzate. Il vicepresidente Ciccioli comunicava che nei primi giorni del luglio 2009 era fissato l'inizio della discussione in Commissione del testo di legge approvato dal Senato; in spregio alle obiezioni che da tante parti dello stesso centrodestra si erano levate - e valga per tutte quel che ha detto il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini - il ministro Sacconi faceva sapere che il Governo non era disposto a negoziare in alcun modo la questione relativa all'idratazione e all'alimentazione, «considerati sostegni vitali e non terapie». Insomma, si diceva che quello che veniva considerato un caposaldo della nuova legge non era negoziabile e sarebbe rimasto inalterato.
A fine luglio, venendo meno promesse, assicurazioni, parole date, il capogruppo del Popolo della Libertà in Commissione proponeva di fatto di «strozzare» il dibattito generale e giudicava inutili le audizioni di esperti, medici, malati e delle loro associazioni, in quanto sarebbe stato sufficiente il lavoro effettuato dal Senato; come testo base, inoltre, si sarebbe dovuto adottare il testo di legge trasmesso dal Senato. Una fretta che ha una sola spiegazione: si voleva, in tempi rapidi, portare in dono alle gerarchie vaticane la legge sul testamento biologico.
In autunno, poi, è accaduta una cosa molto grave: il relatore, dopo aver dato assicurazione di essere aperto al dialogo e a posizioni «scientificamente dimostrabili e non frutto di una ideologia», ha invece platealmente contraddetto quello che aveva garantito sarebbe stato il suo modo di procedere, e cioè che si sarebbe tenuto nel debito conto quanto prescrive la Costituzione, la Convenzione di Oviedo, il codice deontologico dei medici, nonché il dibattito in Commissione e le audizioni. Il collega Di Virgilio, infatti, ha annunciato ufficialmente che la discussione sul testamento biologico alla Camera sarebbe ripartita dal testo approvato dal Senato. Non ha, insomma, prestato la minima attenzione alle richieste, avanzate non solo dall'opposizione, ma dall'interno dello stesso Popolo della Libertà, di modificare il testo; sono stati considerati carta straccia, infine, i tre mesi di approfondito dibattito in Commissione, i contributi che sono venuti dalle varie audizioni, le obiezioni e le proposte migliorative o che tentavano comunque di eliminare gli aspetti più assurdi e retrivi del disegno di legge. Il collega Di Virgilio non ha presentato un nuovo testo base e non ha neppure proposto di costituire un Comitato ristretto. Tale modo di procedere è stato, a suo avviso, arrogante e prepotente, al punto che anche i cosiddetti «teo-dem», che su questi temi sono di solito più in

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sintonia con la maggioranza di centrodestra che non con l'opposizione, non hanno ritenuto di assecondarlo.
La verità, a suo avviso, è che si vuole continuare a detenere il potere sui corpi delle persone: evidentemente, ci si divide per una opposta concezione della vita, del diritto alla salute. A suo parere, prima di tutto viene il diritto ad una vita dignitosa fino all'ultimo istante che ciascuno considera degno di essere vissuto, il diritto di scegliere di vivere senza sentirsi dire da altri cosa si può fare.
La maggioranza di centrodestra e il Governo mostrano chiaramente la loro totale, completa indisponibilità ad accogliere gli emendamenti dell'opposizione e finanche a confrontarsi sulle proposte che l'opposizione avanza. I comportamenti che ha sommariamente citato lo dimostrano ampiamente. A questo punto, ritiene che gli emendamenti presentati non abbiano, almeno in sede di Commissione, alcuna ragione d'essere; rischiano, anzi, di costituire un alibi per i comportamenti intolleranti e illiberali della maggioranza. Si riserva, infine, di ripresentarli in Aula, perché la battaglia dei radicali, e spera anche di tutto il centrosinistra e della parte laica del centrodestra, continua, in nome della libertà della ricerca scientifica e dell'affermazione dei diritti umani fondamentali.

Giuseppe PALUMBO, presidente, pur nel massimo rispetto delle considerazioni svolte dalla collega Farina Coscioni, ritiene di dover precisare che da parte della presidenza non vi è stato alcun tentativo di comprimere il dibattito, ma, al contrario, la volontà di garantire un confronto quanto più ampio e sereno possibile.

Domenico DI VIRGILIO (PdL), relatore, dichiara di comprendere e rispettare le opinioni espresse dalla collega Farina Coscioni, ma respinge fermamente le sue critiche all'operato della Commissione, della maggioranza e del Governo, rilevando come nessuno, e tanto meno la presidenza della Commissione, abbia mai cercato di comprimere gli spazi di discussione. Ricorda, anzi, che la collega Binetti ebbe, in passato, a rimproverare il relatore per un presunto ritardo nella proposta di un testo base. Ricorda, altresì, di aver egli stesso presentato alcuni emendamenti volti a migliorare il testo trasmesso dal Senato e che, comunque, l'adozione di questo come testo base rappresenta una scelta quasi naturale e conforme alla prassi.

Livia TURCO (PD) desidera ringraziare la collega Farina Coscioni per una decisione che rappresenta un gesto di disponibilità e di sensibilità nei confronti di tutta la Commissione, che ha inoltre il merito di togliere alla maggioranza un possibile alibi. Ritiene, inoltre, che la collega Farina Coscioni non abbia, con le sue dichiarazioni, mancato di rispetto né alla presidenza della Commissione né al relatore.

Carmelo PORCU (PdL) prende atto positivamente della decisione dell'onorevole Farina Coscioni di ritirare tutti gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi presentati, ma respinge nettamente le accuse di arroganza e prepotenza che la collega ha rivolte alla maggioranza. Ricorda, quindi, che temi tanto delicati devono essere affrontati con grande equilibrio e serenità, come, a suo giudizio, fa il testo approvato dal Senato, che peraltro, nel corso dell'esame alla Camera, sarà ulteriormente migliorato, grazie anche al prezioso lavoro del relatore. Ritiene, infine, che sarebbe stato forse possibile, e perfino preferibile, astenersi da un intervento normativo in questa materia, ma ricorda che il Parlamento è stato costretto ad intervenire a causa delle gravi determinazioni assunte dalla magistratura sulla vicenda di Eluana Englaro.

Paola BINETTI (PD) desidera innanzitutto ringraziare la collega Farina Coscioni per un gesto che, a suo avviso, denota un atteggiamento di disponibilità e collaborazione. Ritiene, peraltro, che non si possa sostenere che la maggioranza ha cercato di comprimere la discussione e di impedire il confronto. Al contrario, il rischio era che

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l'apparente tergiversare della maggioranza, insieme alla ingente quantità degli emendamenti presentati dalla collega Farina Coscioni, impedisse un esame spedito e costruttivo. Alla luce della decisione assunta dalla collega Farina Coscioni, auspica che l'esame del provvedimento possa ora concentrarsi sulle questioni essenziali e concludersi in tempi ragionevoli.

Silvana MURA (IdV) ritiene che il vero limite del confronto che ha avuto sin qui luogo in Commissione consista non tanto nella compressione del dibattito, quanto piuttosto nel ben più grave svuotamento dell'esame, dovuto alla decisione della maggioranza di considerare immodificabili gli aspetti essenziali del testo.

Carla CASTELLANI (PdL) desidera ringraziare ancora una volta il relatore per aver sin qui favorito un esame serio e approfondito del testo. Ritiene, inoltre, che la collega Farina Coscioni, prima di rivolgere alla maggioranza l'accusa immotivata di voler impedire il confronto, dovrebbe riflettere attentamente sulla quantità e qualità degli emendamenti presentati, le quali denotano, a suo avviso, un chiaro intento ostruzionistico.

Rocco BUTTIGLIONE (UdC) osserva che le regole di correttezza parlamentare prevedono che la minoranza abbia la possibilità di tentare di persuadere la maggioranza, ma non un diritto della minoranza a veder accolte la proprie proposte.

Benedetto DELLA VEDOVA (PdL) annuncia voto favorevole sugli identici emendamenti Livia Turco 1.148 e Catanoso 1.16, poiché ritiene che il rinvio agli articoli 575, 579 e 580 del codice penale, mancando in tali articoli e, in generale, nell'ordinamento una precisa tipizzazione del reato di eutanasia, rischi di creare forti dubbi interpretativi, ampliando a dismisura il margine di apprezzamento della magistratura.

Massimo POLLEDRI (LNP), pur condividendo quanto affermato dal collega Della Vedova circa l'opportunità di definire in modo puntuale la nozione giuridica di eutanasia, a suo avviso anche mediante l'introduzione nel codice penale della relativa fattispecie di reato, ritiene che non possano esservi dubbi circa la perseguibilità dell'eutanasia, almeno ai sensi delle norme penali sull'omicidio del consenziente, e che, pertanto, gli emendamenti in discussione debbano essere respinti.

Livia TURCO (PD) ringrazia il collega Della Vedova per le sue considerazioni a sostegno dell'emendamento Livia Turco 1.148, invitando la Commissione a considerare tale emendamento e l'emendamento Livia Turco 1.47, respinto nella precedente seduta, come due parti di un unico intervento modificativo, volto a rendere più coerente il testo in esame. Osserva, infine, che la lettera c) dell'articolo 1, comma 1, sia, nel complesso, poco rispettosa della professione medica.

Alessandra MUSSOLINI (PdL) dichiara di ritenere in parte fondati i rilievi del collega Della Vedova, in quanto il testo in esame fa emergere la volontà di rafforzare il divieto di eutanasia, ma non affronta il problema di fondo, ossia la necessità di tipizzare una autonoma fattispecie di reato. Ritiene, inoltre, che dalla norma in esame emerga un atteggiamento mortificante nei confronti della professione medica.

Laura MOLTENI (LNP) concorda con il collega Polledri nel ritenere che sarebbe utile valutare e verificare la fattibilità dell'introduzione nel codice penale di una nuova fattispecie incriminatrice specifica legata alle condotte eutanasiche. Questa soluzione, peraltro, richiede un esame approfondito, che non può prescindere da un primario coinvolgimento della Commissione giustizia. Sarebbe comunque sbagliato e pericoloso, nelle more di tale intervento, sopprimere, all'articolo 1, comma 1, lettera c), il riferimento agli articoli del codice penale che, attualmente, consentono di perseguire e punire i reati

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riconducibili a ciò che comunemente si indica con il termine «eutanasia».

Rocco BUTTIGLIONE (UdC), premesso che il reato di omicidio include l'ipotesi dell'omicidio eutanasico, ritiene che, in questa fase, l'elaborazione di una nuova fattispecie rischierebbe di far pensare che, per la Commissione, l'eutanasia non sia punibile ai sensi delle vigenti norme penali.

Anna Margherita MIOTTO (PD) ricorda come già l'emendamento Livia Turco 1.47 prevedesse il divieto espresso di eutanasia e come esso sia stato respinto per il voto contrario della maggioranza.

Ileana ARGENTIN (PD) ritiene, in qualità di giurista prima ancora che di politico, che il collega Della Vedova abbia ragione nel sostenere che l'attuale formulazione della lettera c) dell'articolo 1, comma 1, rischia di ingenerare gravi problemi interpretativi.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli identici emendamenti Livia Turco 1.148 e Catanoso 1.16, nonché gli identici emendamenti Livia Turco 1.49 e Mura 1.35.

Giuseppe PALUMBO, presidente, constata l'assenza del presentatore dell'emendamento Catanoso 1.15.

Domenico DI VIRGILIO (PdL), relatore, fa suo l'emendamento Catanoso 1.15 e, per ragioni meramente formali, lo riformula nel senso di sostituire la parola «nonché» con le seguenti: «e quella».

Il sottosegretario Eugenia Maria ROCCELLA esprime parere favorevole sulla nuova formulazione dell'emendamento Catanoso 1.15.

La Commissione approva l'emendamento Catanoso 1.15 (Nuova formulazione), fatto proprio dal relatore (vedi allegato).

Giuseppe PALUMBO, presidente, constata l'assenza del presentatore dell'emendamento Catanoso 1.14: si intende vi abbia rinunciato.
Essendo imminente la ripresa dei lavori in Assemblea, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.05.

AVVERTENZA

I seguenti punti all'ordine del giorno non sono stati trattati:

SEDE REFERENTE

Disposizioni sulle associazioni di tutela delle persone disabili.
C. 1732 Porcu.

Disposizioni per l'incremento dei trattamenti economici a favore degli invalidi civili.
C. 1539 d'iniziativa popolare, C. 1612 Zazzera e C. 2119 Fugatti.

Misure per il riconoscimento dei diritti delle persone sordocieche.
C. 2713 approvata, in un testo unificato, dalla 11a Commissione permanente del Senato.