CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 15 ottobre 2009
233.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

Giovedì 15 ottobre 2009. - Presidenza del presidente Andrea GIBELLI, indi del vicepresidente Raffaello VIGNALI. - Interviene il viceministro dello sviluppo economico, Adolfo Urso.

La seduta comincia alle 10.

Disposizioni per la tutela e la commercializzazione di prodotti italiani.
C. 219 Mazzocchi, C. 340 Bellotti, C. 426 Contento, C. 477 Anna Teresa Formisano, C. 896 Lulli, C. 1593 Cota e C. 2624 Reguzzoni.

(Seguito esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 6 ottobre scorso.

Andrea GIBELLI, presidente, avverte i colleghi che, come richiesto nella precedente seduta, è stato posto in distribuzione il materiale relativo alle audizioni informali svolte nella scorsa legislatura nell'ambito dell'esame delle proposte di legge C. 664 Forlani e D'Agrò, e C. 848 Lulli recanti «Norme per la riconoscibilità e tutela dei prodotti italiani».
Avverte altresì che il viceministro Urso ha comunicato che giungerà con qualche minuto di ritardo. Sospende quindi brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 10.10, è ripresa alle 10.30.

Il viceministro Adolfo URSO sottolinea che il Governo segue con la massima attenzione le proposte di legge in titolo sottoscritte da parlamentari di tutti i gruppi. Ricorda che il Governo è già intervenuto sulla materia trattata, da ultimo con l'articolo 16 del decreto-legge n. 135 del 2009 (cosiddetto decreto antinfrazioni), in corso di esame presso il Senato, in materia di made in Italy e di prodotti interamente italiani. Il principio che muove l'azione del Governo, d'altro canto, non è solo la tutela del made in Italy, ma anche del consumatore e del

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suo diritto ad essere correttamente informato. Per questo motivo, nel citato articolo 16 si chiarisce che si intende realizzato interamente in Italia il prodotto o la merce classificabile come made in ltaly ai sensi della normativa vigente per il quale il disegno, la progettazione, la lavorazione ed il confezionamento sono compiuti esclusivamente sul territorio italiano. Rileva che nel Paese vi è molta insofferenza nei confronti della normativa attuale di rango europeo che non prevede l'obbligo di indicare la provenienza del prodotto in base ad una normativa che l'Italia è impegnata a modificare dal 2003. Ritiene che ora si sia giunti ad una fase decisiva per rivedere la normativa europea sul made in. Ricorda che la proposta di regolamento approvata nel dicembre 2005 non è mai stata sottoposta al vaglio della Commissione europea e annuncia che potrebbe a breve riprendere il suo iter; a partire dalla prossima settimana infatti sono previsti appuntamenti molto significativi. Il 20 ottobre si riunirà a Strasburgo il Comitato made in che già nella scorsa legislatura riuscì a far approvare dal Parlamento europeo una mozione favorevole all'etichettatura obbligatoria dei prodotti. Fa presente che in questa sede si incontrerà con il Commissario europeo al commercio, Catherine Ashton, e con altri parlamentari che hanno sottoscritto la costituzione del Comitato. Ritiene che nella medesima sede potrà essere elaborato un nuovo testo regolamentare che auspica possa ottenere il più ampio consenso in sede europea. Il testo dovrebbe recare disposizione sull'etichettatura obbligatoria dei prodotti e delle merci in entrata applicabile a tutti i settori strategici dei prodotti made in Italy. L'obiettivo fortemente perseguito dal Governo è di ottenere un nuovo regolamento sulla materia in un arco di tempo sufficientemente breve quantificabile in sei mesi, risultato che ritiene possibile, se si riuscirà a lavorare in maniera coordinata sia in sede nazionale che europea.

Andrea LULLI (PD), nel ringraziare il viceministro, auspica che il nuovo regolamento sull'etichettatura obbligatoria possa essere approvato in un arco di tempo così breve. Propone che la X Commissione si attivi anche presso le omologhe Commissioni degli altri Parlamenti nazionali dell'Unione europea per discutere le tematiche del made in e, in particolare, con quelle di Germania, Gran Bretagna e Francia che manifestano le maggiori perplessità sulla materia.
Sottolinea che l'Unione europea è l'unico grande mercato mondiale in cui non esiste l'etichettatura di origine delle merci in entrata, mentre negli Stati Uniti, in Giappone e in Cina vi è una legislazione molto rigorosa con la quale ovviamente si devono quotidianamente confrontare le nostre imprese esportatrici. Sottolinea che nella Costituzione europea, accanto al principio di libera circolazione delle merci, sussistono quelli del diritto alla corretta informazione e della tutela del consumatore. Osserva, tuttavia, che l'Italia si presenta agli importanti appuntamenti preannunciati dal viceministro Urso in modo non omogeneo essendo in campo una molteplicità di interessi non tanto sul versante politico, quanto su quello economico e imprenditoriale; è necessario - a suo avviso - che queste divergenze emergano con chiarezza. Soprattutto per quanto riguarda le grandi firme del made in Italy, ritiene che una politica di trasparenza che dichiari chiaramente il Paese in cui il prodotto è stato «lavorato» non costituisca un abbattimento del suo valore commerciale. In questo senso, intende evidenziare non solo il valore etico della trasparenza, ma anche la ricaduta positiva che una simile scelta potrebbe avere per l'industria italiana. Ricorda in proposito un'inchiesta condotta qualche anno fa dall'edizione statunitense di Vogue, ripresa anche dal Wall Street Journal, che scatenò una polemica molto accesa contro il made in Italy, la cui conclusione era che la nostra industria vendeva a «prezzi occidentali» prodotti realizzati a «costi orientali».

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Manifesta disponibilità ad approfondire le proposte di legge in titolo e a seguire gli sviluppi in sede europea, ma richiama l'attenzione sugli aspetti connessi alla lotta all'illegalità e alla contraffazione che sul nostro territorio finora non è stata assolutamente efficace. Ribadisce, infine, che vi è necessità di fare chiarezza tra le diverse e spesso contrastanti posizioni delle nostre realtà produttive sul made in per condurre un confronto politico serio sia in sede nazionale che europea.

Il viceministro Adolfo URSO ritiene che il testo del nuovo regolamento possa essere pronto in tempi piuttosto rapidi e assicura l'impegno del Governo a portare il testo all'esame del Consiglio europeo entro i prossimi sei mesi, auspicando che anche le forze produttive italiane si impegnino in sede europea per il raggiungimento di questo importante risultato.

Matteo COLANINNO (PD), dichiara di condividere appieno l'intervento del collega Lulli; nel ricordare preliminarmente di essere firmatario della proposta di legge C. 2624 Reguzzoni, chiede delucidazioni sui possibili profili di rischio per alcuni settori produttivi, nel senso di consentire, approvando le proposte in esame, una diversa reciprocità sulle disposizioni relative all'etichettatura che possa penalizzare alcune tipologie di aziende esportatrici. Chiede cioè se sono stati individuati alcuni settori «critici» che, privi di marchi forti e magari operando con l'utilizzazione di una componentistica prevalentemente non italiana, possano andare incontro a penalizzazioni nella commercializzazione dei loro prodotti.

Marco Giovanni REGUZZONI (LNP), nell'esprimere convinto apprezzamento per l'impegno annunciato dal Governo circa l'approvazione rapida in sede europea di un nuovo regolamento relativo all'etichettatura obbligatoria, auspica un iter accelerato delle proposte di legge a tutela del made in Italy, nella convinzione che vi siano le condizioni politiche, dovute anche alla sfavorevole congiuntura economica in atto, per l'approvazione di un testo che tuteli in modo efficace i prodotti italiani. Considera rilevante la rapidità delle decisioni anche per indurre la Commissione europea ad affrontare tali tematiche senza ulteriori ritardi. Occorre, a suo giudizio, dare seguito alle legittime aspettative del mondo imprenditoriale che vive momenti di crisi drammatica, soprattutto sul versante della tutela dei posti di lavoro. Condivide le osservazioni del collega Lulli circa la deprecabile circostanza che vede l'Unione europea come unico mercato non regolamentato in cui si è scelto di anteporre le regole sulla libera circolazione delle merci a quelle della tutela del consumatore e della trasparenza delle informazioni sui prodotti. Sottolinea al riguardo che la produzione tessile italiana garantisce un'eccellente qualità e rigorosi controlli anche sul versante sanitario che non sono richiesti per produzioni analoghe in altri Paesi.
Rispetto alle considerazioni svolte dal collega Lulli circa l'esistenza di conflitti interni alla realtà produttiva, condivide l'esigenza di ricercare iniziative comuni sia in sede europea che in ambito nazionale, assumendo posizioni anche decise sulle quali si potrà trovare un punto di mediazione. Ritiene, infine, assai importante la lotta alla contraffazione che certamente rappresenta un fenomeno preoccupante in quanto scoraggia senz'altro il mercato dei beni «griffati» con impatto assai negativo sulla vita delle imprese e sulle famiglie dei lavoratori del settore. Ribadisce quindi la necessità di un rapido esame dei provvedimenti in titolo.

Enzo RAISI (PdL), relatore, nell'apprezzare i risultati dell'azione svolta dal Governo nelle ultime settimane, condivide la necessità di fare chiarezza sulle diverse posizioni del mondo imprenditoriale italiano in materia di made in, al fine di giungere rapidamente all'approvazione di una nuova normativa. Auspica, pertanto, una forte accelerazione nell'esame delle proposte di legge in esame e che ciascuno

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si assuma le proprie responsabilità, con riferimento soprattutto i grandi gruppi industriali che riguardo all'etichettatura obbligatoria dei prodotti in entrata hanno spesso manifestato posizione ambigue. Sul tema della lotta alla contraffazione, ritiene che l'Italia abbia già norme sufficientemente rigorose che, tuttavia, non vengono applicate. Oltre alla Francia, solo l'Italia dispone di una legislazione che prevede pene non solo per chi vende, ma anche per chi acquista prodotti contraffatti. In questo senso, ritiene debba essere sottolineata la responsabilità delle amministrazioni locali circa il rispetto della normativa vigente anziché prevedere un inasprimento delle pene, che potrebbe risultare persino controproducente. Condivide, infine, la necessità di tempi rapidi di esame dei provvedimenti in titolo e ritiene che i passi in avanti condotti in Europa facciano ben sperare per una soddisfacente soluzione normativa sia in sede comunitaria che nazionale.

Andrea LULLI (PD), nel ribadire un orientamento favorevole riguardo ad un iter rapido delle proposte in esame, chiede alla presidenza se sia possibile abbinare, a quelle già in discussione, anche la proposta di legge di cui è primo firmatario (C. 131) che prevede l'introduzione di un sistema di controlli sui prodotti tessili al fine di tutelare la sicurezza e la salute dei consumatori.
Per quanto concerne il tema della contraffazione, ritiene che si tratti di un grave fenomeno di cui non si conosce del tutto l'effettiva portata. A tale proposito, ricorda che ha presentato insieme ad altri parlamentari una proposta di legge recante l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale. Ritiene infatti che, attraverso l'istituzione di una Commissione d'inchiesta, il fenomeno della contraffazione possa essere utilmente compreso nelle sue cause più profonde e solleciterebbe l'attenzione su un grave reato notevolmente diffuso sul territorio nazionale.

Il viceministro Adolfo URSO ribadisce che un sistema di etichettatura obbligatoria esiste in gran parte del mondo e che la normativa che anche l'Italia si accinge auspicabilmente ad approvare, riguarderà i prodotti finiti e non i singoli componenti.
A tale riguardo, ricorda che nel 1983 una famosa sentenza della Corte di giustizia europea obbligò la Gran Bretagna a cancellare la normativa approvata in tema di tutela del made in, in quanto si riteneva che tale legislazione fosse di ostacolo allo sviluppo del mercato interno europeo. Osserva che attualmente non potrebbe essere legittimamente sollevato un rilievo di tale natura in quanto il mercato interno tra i Paesi dell'Unione europea si è ormai notevolmente sviluppato e diverso è il contesto commerciale in cui gli Stati membri sono chiamati a legiferare. Viceversa, sottolinea che l'introduzione di una normativa, anche a carattere nazionale, potrebbe essere considerata di maggior tutela della trasparenza dell'informazione ai consumatori.
Sul tema della tutela della salute dei consumatori, sollevato dal collega Lulli, ritiene che sia un aspetto da non trascurare anche perché si tratta di uno di quegli argomenti che possono in qualche modo far breccia in Europa ed aiutare a sbloccare eventuali situazioni di impasse.
Sulla questione della lotta alla contraffazione, ritiene che occorra garantire l'applicazione ed il rispetto delle norme così come una adeguata informazione dei cittadini che troppo spesso ignorano che l'acquisto di un prodotto contraffatto è un reato. Sottolinea infine che attualmente esistono varie forme di concorrenza sleale sia sotto forma di dumping in senso stretto, sia sotto forma di accordi bilaterali fra Stati che aprono corridoi preferenziali a determinate merci. In questo quadro ritiene, infine, che occorrano certamente iniziative in più direzioni anche in sede europea.

Raffaello VIGNALI (PdL), presidente, segnala anzitutto al collega Lulli che la

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proposta di legge sulla sicurezza dei prodotti tessili da lui citata è assegnata alla XII Commissione e quindi non è possibile procedere ad un abbinamento; indi, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 11.40.

RISOLUZIONI

Giovedì 15 ottobre 2009. - Presidenza del vicepresidente Raffaello VIGNALI. - Interviene il viceministro per lo sviluppo economico, Adolfo Urso.

La seduta comincia alle 11.40.

7-00186 Monai: Benefici sulla bolletta elettrica a favore di cittadini in gravi condizioni di salute che utilizzano apparecchiature medico-terapeutiche ad elevato consumo energetico.
(Discussione e rinvio).

La Commissione inizia la discussione della risoluzione in oggetto.

Raffaello VIGNALI, presidente, ricorda che l'ordine del giorno reca la discussione della risoluzione 7-00186, recante benefici sulla bolletta elettrica a favore di cittadini in gravi condizioni di salute che utilizzano apparecchiature medico-terapeutiche ad elevato consumo energetico.
Invita l'onorevole Favia, sottoscrittore della risoluzione a prima firma Monai, ad illustrarla.

David FAVIA (IdV), segnala anzitutto che la risoluzione che si appresta ad illustrare è sottoscritta da colleghi appartenenti a tutti i gruppi parlamentari e questo dato rende esplicita la sua rilevanza. Questo atto di indirizzo infatti mira a tutelare una categoria di persone particolarmente svantaggiate, ovvero coloro che possono sopravvivere soltanto con l'ausilio di apparecchiature elettromedicali connesse costantemente con erogatori di energia elettrica; l'utilizzo di tali apparecchiature comporta costi rilevanti, non solo di consumo diretto di energia, ma anche derivanti dal contemporaneo utilizzo di altri utensili domestici, quali ad esempio condizionatori e climatizzatori, necessari a coloro che devono permanere in ambienti chiusi, oltreché connessi alla necessità, in molti casi, di stipulare contratti di fornitura di energia elettrica superiori a 3 kilowatt, come noto molto più onerosi. Ricorda che l'argomento in questione fu sollevato anche da una precedente interrogazione presentata dal suo gruppo, alla quale il governo rispose di avere esteso, su proposta dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, il «bonus» sociale per l'energia elettrica anche a favore dei cittadini in gravi condizioni di salute che utilizzano apparecchiature ad elevato consumo di energia elettrica; peraltro, la compensazione riconosciuta ammonta a 150 euro annui e solo per contratti di fornitura non superiore a 3 kilowatt. Nella realtà, spesso le persone in questione sono costrette a stipulare contratti per forniture elettriche superiori ai 3 kilowatt onde evitare continue interruzioni nell'erogazione di energia, e comunque l'importo accordato appare insufficiente a coprire le spese effettive.
Con l'interrogazione presentata si vorrebbe quindi impegnare il governo su tre questioni:
prevedere la gratuità delle forniture elettriche per le apparecchiature mediche necessarie alla sopravvivenza;
riconoscere una compensazione tariffaria maggiore a quella attualmente prevista;
riconoscere la compensazione anche per contratti superiori ai 3 kilowatt.

Il viceministro Adolfo URSO informa che lo scorso 10 settembre, in un incontro fra il Ministeri dello sviluppo, dell'economia e del lavoro, con l' Autorità per l'energia elettrica e il gas, è stata già

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valutata l'opportunità di una compensazione integrale della spesa per l'utilizzo delle apparecchiature medico-terapeutiche; a tale proposito è stata tuttavia evidenziata la necessità di procedere alla definizione di un elenco delle apparecchiature stesse, cosa a cui il ministero del welfare sta provvedendo. In ogni caso, al fine di evitare alcuni costi amministrativi di rilievo, connessi alla necessità di calcolare i consumi caso per caso, appare preferibile che venga definito un compenso forfetario.
Propone quindi una riformulazione della parte della risoluzione relativa agli impegni del governo che lascia agli atti della Commissione e alla valutazione dei presentatori (vedi allegato).

David FAVIA (IdV), si riserva naturalmente di valutare accuratamente la proposta di riformulazione avanzata dal governo che però, come primo impatto, appare alquanto indeterminata, mentre esprime condivisione sull'opportunità di compilare un elenco delle apparecchiature elettromedicali che danno diritto alla compensazione. Invita peraltro il governo ad essere meno attento agli interessi delle aziende distributrici di energia e più sensibile alle situazioni, spesso drammatiche, di cittadini già sufficientemente svantaggiati.
Si dichiara in conclusione disponibile ad una mediazione ma domanda al governo di compiere uno sforzo ulteriore.

Raffaello VIGNALI, presidente, ritiene necessaria un'attenta valutazione del testo della risoluzione perché appare opportuno evitare che gli oneri di questa operazione, sulla quale esprime piena condivisione, e della quale è peraltro cofirmatario, si scarichino sul costo delle bollette energetiche dei cittadini. Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito della discussione ad altra seduta.

La seduta termina alle 12.15.