CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 21 luglio 2009
206.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
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RISOLUZIONI

Martedì 21 luglio 2009. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri Alfredo Mantica.

La seduta comincia alle 14.

Sui lavori della Commissione.

Stefano STEFANI, presidente, comunica che è stato richiesto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sia assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

Alessandro MARAN (PD) chiede un'inversione dell'ordine del giorno, al fine di iniziare la seduta con la discussione della risoluzione sull'integrazione europea dei Balcani occidentali.

Stefano STEFANI, presidente, accoglie la richiesta del deputato Maran, non essendovi obiezioni.

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7-00194 Stefani: Sull'integrazione europea dei Balcani occidentali.
(Discussione e conclusione. - Approvazione della risoluzione numero 8-00049).

Stefano STEFANI, presidente, nell'illustrare la risoluzione presentata sull'integrazione europea dei Balcani occidentali, ne sottolinea la natura bipartisan, considerato che l'atto di indirizzo in oggetto reca oltre alla sua firma quella dei presidenti dei due maggiori gruppi di maggioranza e opposizione, gli onorevoli Antonione e Maran. Esprime pertanto il proprio compiacimento per la visione condivisa e il convinto appoggio che sia la maggioranza che l'opposizione non mancano di assicurare quando si tratta di contribuire al processo di integrazione europea dei Paesi dei Balcani occidentali. L'iniziativa conferma peraltro un impegno di lungo periodo assunto dalla Commissione esteri della Camera che anche in questa legislatura ha fissato la questione dei Balcani occidentali tra le proprie priorità, a partire dalla missione a Belgrado svolta nel dicembre 2008, dalla risoluzione sull'integrazione europea della Serbia, da lui presentata e approvata all'unanimità dalla Commissione lo scorso 22 gennaio, fino alla più recente partecipazione nel mese di marzo dell'onorevole Maran come rappresentante della Commissione all'VIII Riunione del Forum parlamentare di Cettigne, ma soprattutto all'avvio dell'esame del disegno di legge ratifica dell'Accordo di stabilizzazione e di associazione tra l'Unione europea e la Repubblica di Montenegro.
Per quanto riguarda il testo in discussione, anche alla luce delle novità prodottesi nelle fasi successive alla presentazione della risoluzione, riformula il penultimo punto della parte dispositiva al fine di impegnare il Governo a promuovere in particolare il celere completamento del processo di liberalizzazione dei visti per i cittadini dell'Ex-Repubblica jugoslava di Macedonia, Serbia e Montenegro, ad incoraggiare Albania e Bosnia a proseguire nell'attuazione delle misure richieste nelle rispettive Road Map, nonché a condurre con convinzione un'azione di tipo politico-diplomatico volta a rimuovere i veti posti all'entrata in vigore dell'Accordo interinale tra UE e Serbia ed all'avvio delle ratifiche dell'ASA da parte degli Stati membri, oltre che a proseguire celermente il percorso di ratifica degli Accordi di Stabilizzazione e di Associazione con il Montenegro e la Bosnia-Erzegovina.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA, nel ringraziare per l'opportunità data al Governo di ribadire la propria attenzione ai Balcani occidentali, ricorda che la Commissione europea, lo scorso 15 luglio, ha avviato la liberalizzazione dei visti per FYROM; Serbia e Montenegro, escludendo per il momento Albania e Bosnia-Erzegovina. Soffermandosi sulla difficile situazione di tale ultimo Paese, che sta vivendo una fase delicata anche sotto il profilo della missione Althea e del ruolo del Rappresentante speciale dell'UE, sottolinea l'importanza di un gesto di apertura e di speranza dell'Unione anche in vista delle elezioni dell'ottobre 2010 e delle necessarie riforme costituzionali.
Fa quindi riferimento al perdurante problema della denominazione della FYROM, menzionando l'ipotesi prospettata di chiamarla «Macedonia del Nord», ma dando atto della persistente opposizione greca. Considera particolarmente problematico anche il blocco dell'adesione della Croazia per il contenzioso sollevato dalla Slovenia circa le acque territoriali con particolare riguardo al porto di Capodistria. Nel solidarizzare con il tentativo di mediazione messo in atto dal commissario europeo Rehn, esprime l'auspicio che possano riprendere i contatti tra i rispettivi premier, dopo l'avvicendamento al vertice di Zagabria. In generale, rammenta come la questione dei confini si ponga criticamente per tutti gli stati successori dell'ex Jugoslavia e possa perciò essere oggetto di facili strumentalizzazioni. Rivendicata l'azione dell'Italia sulla Slovenia per una soluzione della controversia, sottolinea il rilievo per la regione dell'Iniziativa Adriatico-Jonica, di cui la Serbia ha

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chiesto di restare parte nonostante la separazione dal Montenegro. Accennato infine agli investimenti italiani nel settore energetico, esprime il parere favorevole del Governo sul testo ed in particolare sul dispositivo come riformulato dal presentatore.

Alessandro MARAN (PD) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo, sottolineando l'importanza di non disperdere il patrimonio di fiducia e consenso verso l'Europa che si è formato nell'opinione pubblica dei Paesi dei Balcani occidentali.

Matteo MECACCI (PD), nel condividere le finalità della risoluzione, chiede chiarimenti al Governo circa il veto in sede europea nei confronti dell'applicazione in via interinale dell'Accordo di stabilizzazione e di associazione con la Serbia, in connessione con la questione dei criminali di guerra.

Aldo DI BIAGIO (PdL) richiama l'importanza degli accordi in materia energetica con la Bosnia-Erzegovina.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA fa presente che allo stato il veto è posto dalla sola Olanda, nonostante la chiarezza dei rapporti resi noti circa gli sforzi del governo serbo per la cattura dell'ultimo grande criminale di guerra ancora a piede libero. Ricorda positivamente il fatto che anche parte dell'opposizione serba ha votato in favore dell'Accordo di stabilizzazione e di associazione.

Stefano STEFANI, presidente, chiede chiarimenti al rappresentante del Governo circa il suo riferimento la situazione del porto di Capodistria.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA chiarisce che il porto di Capodistria è coinvolto nella controversia sloveno-croata in relazione al movimento delle navi. Ricorda che anche l'Italia ha una questione aperta con Lubiana.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva all'unanimità la risoluzione n. 7-00194 come riformulata, che assumerà il numero 8-00049 (vedi allegato 1).

7-00183 Boniver: Sulla situazione dei diritti umani in Birmania.
(Discussione e conclusione. - Approvazione della risoluzione numero 8-00048).

Margherita BONIVER (PdL), prima firmataria della risoluzione in titolo, ne ricorda la genesi a partire dalla volontà di solidarizzare con la signora Aung San Suu Kyi nel giorno del suo ultimo compleanno. Alla luce dei successivi sviluppi, ne riformula il testo della parte motiva che si concluderebbe con le seguenti parole: «nel corso della visita nel Paese svoltasi all'inizio di luglio il Segretario generale dell'ONU Ban Ki-Moon non ha potuto avere un colloquio con Aung San Suu Kyi ed al suo ritorno ha ribadito la necessità della liberazione di tutti i prigionieri politici, dell'avvio di un dialogo costruttivo e dello svolgimento nel 2010 di elezioni libere, corrette ed inclusive; analogo auspicio è contenuto anche nel comunicato diramato il 20 luglio 2009 al termine dell'incontro dei ministri degli esteri dell'ASEAN svoltosi in Thailandia». Riformula altresì il secondo paragrafo del dispositivo con le seguenti parole: «ad agire, di concerto con i partner dell'Unione europea, al fine di adottare ogni misura ritenuta adeguata verso la Birmania, ivi compreso un possibile rafforzamento dell'attuale regime sanzionatorio, senza escludere di valutare eventuali interventi relativi agli strumenti di intermediazione assicurativa e finanziaria;».
Osserva che la prima riformulazione è motivata dall'intercorsa visita in Birmania del Segretario generale dell'ONU, Ban Ki Moon, che è stata la presa d'atto del fallimento collettivo della comunità internazionale. La Giunta militare birmana si è confermata impermeabile ad ogni appello, mentre proseguono e si intensificano le

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persecuzioni contro Aung San Suu Kyi e gli oppositori. Manifesta viva preoccupazione poi per le prossime elezioni politiche che offriranno alla Giunta la possibilità di auto perpetuarsi.
Quanto alla seconda riformulazione, motiva l'alleggerimento del dispositivo sulla base dell'esigenza di dare al Governo maggiori margini di trattativa in sede europea. Rammenta che la formulazione originaria era stata ispirata dall'importante audizione svolta con la dottoressa Cecilia Brighi. Conclude con una nota di pessimismo sulla tragica situazione della popolazione birmana.

Stefano STEFANI, presidente, nel dare la parola al deputato Fassino, gli esprime il vivo apprezzamento di tutti i colleghi della Commissione per il lavoro che svolge nella sua qualità di inviato speciale dell'UE per la Birmania.

Piero FASSINO (PD), nel concordare sulla difficoltà della situazione descritta dalla risoluzione in esame, condanna la gestione unilaterale da parte della Giunta militare del cosiddetto processo di democratizzazione. Le proposte di mediazione dell'inviato ONU Gambari non hanno infatti avuto alcun esito: non si è aperto il dialogo con l'opposizione politica né con le minoranze etniche; non si è allentata la repressione né si è avviata una gestione consensuale, mentre duemila detenuti politici resterebbero incarcerati. A fronte di una situazione talmente chiusa, osserva che la visita del Segretario generale dell'ONU allo stato attuale sembra aver mancato l'obiettivo, anche se occorrerà attenderne il resoconto integrale. Colpisce negativamente il mancato incontro con Aung San Suu Kyi, motivato incredibilmente dalla sua posizione processuale. Il solo risultato è rappresentato da un generico impegno per rispettare nelle elezioni del 2010 gli standard internazionali.
Nel rimarcare come la Birmania resti una priorità dell'agenda internazionale e come debba continuare la pressione sul suo governo, richiama il passaggio cruciale delle elezioni del 2010 che la Giunta militare terrà comunque. La comunità internazionale è impegnata perché questa occasione possa essere il primo passo di una possibile transizione, ma resta pronta a rigettarne l'esito ove un simile spiraglio non si apra. Al riguardo, ritiene essenziale la liberazione di Aung San Suu Kyi, l'apertura del dialogo e la riforma della legge elettorale.
Invita quindi la Commissione a riflettere su alcuni fattori di novità delle ultime settimane che configurano un atteggiamento più determinato dei Paesi asiatici, soprattutto Cina, India e Indonesia. Anche presso il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti è in corso una policy review che potrebbe condurre ad un orientamento più pragmatico. Dà poi notizia dell'intesa raggiunta tra la presidenza svedese dell'UE e quella successiva spagnola per un'iniziativa politica congiunta volta a sbloccare la situazione, d'intesa con l'inviato speciale. Coglie peraltro l'occasione per ringraziare il Ministro Frattini per il supporto che riceve nell'espletamento di tale mandato.
Nell'approvare il testo presentato e riformulato dalla collega Boniver, sottopone alla sua attenzione alcune ulteriori riformulazioni. Propone innanzitutto di modificare il paragrafo della parte motiva sulle imprese italiane come segue: «alcune imprese italiane continuano ad avere rapporti commerciali con la Birmania, nei settori sanzionati dalla UE. In alcuni casi, oltre ad infrangere una decisione europea, fatto di per sé grave, potrebbero contribuire allo sfruttamento di una manodopera priva di qualsiasi protezione giuridica e al saccheggio delle risorse naturali del Paese;». Propone inoltre di integrare il dispositivo con il seguente paragrafo, da collocarsi in terza posizione: «a garantire le risorse finanziarie necessarie per proseguire il contributo italiano all'azione umanitaria per le popolazioni colpite dal ciclone Nargys e per i profughi, in particolare sostenendo l'azione delle ONG e delle Agenzie internazionali delle Nazioni Unite e i programmi dell'Unione europea;». Propone infine di concludere la risoluzione con il seguente impegno ulteriore al Governo: «a sostenere l'azione del

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Segretario generale dell'ONU e del suo Rappresentante e dell'Inviato speciale dell'Unione europea.».

Margherita BONIVER (PdL) accetta le proposte di riformulazione avanzate dal collega Fassino, ringraziandolo per il suo operato.

Matteo MECACCI (PD) sottolinea l'esigenza che l'Italia prosegua negli interventi di cooperazione allo sviluppo anche bilaterale nei confronti della Birmania, soprattutto con riferimento alle organizzazioni democratiche in esilio.

Piero FASSINO (PD) ricorda l'impegno della cooperazione italiana sia in territorio birmano che ai suoi confini a favore di profughi e rifugiati.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA esprime il parere favorevole del Governo sul testo della risoluzione come riformulata dal presentatore ed in particolare sul dispositivo. Con riferimento all'impianto sanzionatorio europeo, ricorda che è stato prorogato l'ultima volta lo scorso 27 aprile. Dà atto all'onorevole Fassino del grande impegno profuso nell'incarico di inviato speciale dell'UE per la Birmania, che rappresenta per l'Italia un importante riconoscimento.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva all'unanimità la risoluzione, come riformulata, che assume il numero 8-00048 (vedi allegato 2).

7-00193 Narducci: Sul processo di razionalizzazione della rete degli Uffici all'estero.
(Discussione e conclusione. - Approvazione della risoluzione numero 8-00050).

Franco NARDUCCI (PD), primo firmatario della risoluzione in titolo, ne illustra il contenuto osservando che essa nasce da uno spirito costruttivo che ha raccolto l'offerta di dialogo del Governo al Parlamento. Ribadisce come un'ulteriore destrutturazione della rete consolare rappresenti uno svantaggio soprattutto economico per il nostro Paese ed una nuova penalizzazione per le nostre comunità all'estero che costituiscono un'importantissima risorsa strategica.
Invita a valutare al riguardo i fatti nuovi della protesta dei concittadini nelle realtà interessate dal provvedimento, senza distinzione di schieramento politico; della nascita di numerosi comitati locali contro la chiusura degli uffici consolari; dell'appello inviato al Ministro Frattini da rappresentanti di molte istituzioni politiche straniere in particolare tedesche; dei riflessi negativi manifestatisi sui mezzi di comunicazione che hanno dato ampio risalto al malcontento dei nostri connazionali.
A titolo di esempio, menziona le rassicurazioni circa la sussistenza dei consolati australiani che lo stesso Presidente del Consiglio avrebbe dato al suo omologo di Canberra a margine del G8 dell'Aquila.
Ritiene, quindi, che ci siano tutte le condizioni per riconsiderare la manovra progettata, anche alla luce dei tempi che saranno necessari per l'informatizzazione. Insiste comunque sull'insostituibile funzione dei consoli anche per il raccordo con gli uffici ICE e le locali Camere di commercio. Cita il caso della Svizzera, il quarto partner commerciale dell'Italia, in cui l'ICE non è presente. Ribadisce l'insostenibilità delle scarse risorse finanziarie comunque a disposizione della rete. Pur ringraziando per le offerte di locali che sono pervenute da autorità estere, considera che il prestigio del nostro Paese ci imponga di provvedere autonomamente.
Ribadisce la gravità delle conseguenze che deriverebbero dalle previste chiusure di sedi in particolare in Svizzera e in Germania, su cui si è già più volte soffermato, da ultimo presso il Comitato permanente istituito in seno alla Commissione.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA, nel confermare l'apertura del Governo al dialogo, fa presente che la rete consolare italiana è la seconda al mondo dopo quella

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statunitense. Ricorda che, sulla base dei dati AIRE, risultano censiti all'estero circa 4 milioni di cittadini italiani, per metà concentrati in America Latina. Richiama l'incidenza della legislazione in materia di cittadinanza che ha ancora margini molto ampi di riconoscimento. Venendo al testo della risoluzione, contesta l'uso nel dispositivo del verbo «congelare» che rischia di lasciar cadere nel nulla tutto il processo avviato. Ribadisce invece l'impegno a procedere a metà ottobre alla sperimentazione dei nuovi sistemi informatici con la partecipazione dei parlamentari delle Commissioni interessate per verificare le potenzialità del cosiddetto sportello permanente consolare. Tali sportelli potrebbero anche trovare ospitalità in sedi locali, in considerazione del radicamento delle comunità italiane all'estero, senza escludere l'appoggio dei consoli onorari e dei patronati. Fa presente come ancora non sia stata disposta la chiusura di nessuna sede, precisando di essere aperto a valutare ogni indicazione parlamentare, ferma restando l'esigenza di delimitarne il livello di approfondimento. Chiede buona fede nello svolgimento del dialogo con il Parlamento, altrimenti si dovrebbe arrivare alla dichiarazione di non poter chiudere alcun consolato - prevedendo però allora lo stanziamento delle risorse necessarie - mentre invece il mondo cambia e la rete dovrebbe seguirne il ritmo, come dimostrano le sedi di Bombay e di Dubai. Ripetendo che il congelamento è un principio inaccettabile, ritiene che il piano presentato abbia aperto un processo e non sia quindi un articolo di fede intoccabile. Auspica tuttavia la concentrazione del confronto parlamentare, che rischia di disperdersi in troppe sedi dal momento che alle Commissioni permanenti si affiancano i Comitati specializzati, senza dimenticare il CGIE. Sottolinea la novità della triennalità del piano presentato, rispetto ai provvedimenti assunti di anno in anno dal precedente esecutivo.

Franco NARDUCCI (PD) chiarisce che il congelamento previsto nel dispositivo della risoluzione da lui presentata sarebbe comunque limitato nel tempo.

Aldo DI BIAGIO (PdL) rimarca i punti di criticità e debolezza della rete consolare italiana e condivide gli obiettivi di razionalizzazione e snellimento, ma contesta la chiusura di oltre venti sedi, riferendosi in particolare a Detroit, Saarbrücken, Philadelphia e Norimberga. Manifesta viva preoccupazione per il grave danno che ne deriverebbe alla struttura economica, sociale e culturale del Paese, all'erogazione dei servizi alle collettività all'estero, ai rapporti commerciali. Richiama al riguardo la grande mobilitazione degli italiani all'estero, le petizioni ricevute, gli autorevoli interventi dei politici locali. Auspicando la revisione del piano ministeriale, rileva l'esiguità dei risparmi sottesi.
Propone conclusivamente, anche a nome dei colleghi Pianetta, Picchi, Angeli, Berardi, Biancofiore, al primo firmatario della risoluzione una riformulazione del dispositivo nei seguenti termini: «a riconsiderare le modalità di razionalizzazione degli uffici consolari all'estero, promuovendo un'accelerazione del processo di revisione e ammodernamento delle procedure amministrative, nonché l'informatizzazione destinata al funzionamento del «consolato digitale», e a presentare il progetto complessivo al Parlamento e al CGIE entro il 2009; a verificare le modalità transnazionali di accesso alle strutture consolari da parte dei nostri cittadini per evitare loro di dover percorrere centinaia di chilometri (esempio: Mulhouse/Basilea anziché Metz), nonché ad avviare una consultazione volta al recepimento dell'indirizzo da parte delle competenti Commissioni parlamentari e un coinvolgimento degli organismi di rappresentanza delle nostre comunità all'estero sul dimensionamento futuro della rete diplomatico-consolare italiana nel mondo.».

Furio COLOMBO (PD) contesta il riferimento del sottosegretario Mantica al precedente esecutivo che, pur avendo chiuso taluni consolati, non ha mai fatto mancare le risorse al Ministero degli esteri. Denuncia

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la discrasia tra le presunte «economie di guerra» del piano ministeriale e i proclami del Presidente del Consiglio sulla gloria dell'Italia nel mondo. Invita il Governo a trovare un punto di equilibrio che non porti al declassamento del Paese. Facendo riferimento all'esperienza personale maturata negli Stati Uniti, come direttore dell'Istituto di cultura di New York, come presidente della FIAT USA e del GEI, richiama il grande attaccamento per il nostro Paese non solo dell'emigrazione storica, ma anche delle nuove generazioni e di tutta la società statunitense. Nel richiamarsi al radicamento della presenza italiana in molte città, come Detroit e Philadelphia, i cui consolati si vorrebbe inopinatamente chiudere, ricorda la felice collaborazione intercorsa con l'allora console generale a New York, Alberto Boniver, che ebbe il merito di rilanciare la festa nazionale del 2 giugno, facendone un evento di quella metropoli. Contesta poi il ricorso ai consoli onorari che non ritiene degno di un paese come l'Italia. Conclude rimarcando la delusione degli italiani di tutte le generazioni e dei tanti statunitensi che amano l'Italia.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA, segnalando che, sulla base dei dati AIRE, risiedono negli Stati Uniti circa 130 mila cittadini italiani, invita a concordare parametri statistici che siano conosciuti e riconosciuti da tutti. Osserva poi che la Francia ha 57 consoli onorari in territorio italiano.

Marco FEDI (PD) osserva che il dispositivo della risoluzione che è in discussione parte da una richiesta precisa: congelare la manovra di «razionalizzazione» che è stata proposta dal Governo e contestualmente verificare, far progredire, accelerare il processo di modernizzazione sia delle procedure amministrative che delle dotazioni tecnologiche, dell'informatizzazione. In questo senso, nella risoluzione si propone il coinvolgimento pieno delle Commissioni parlamentari competenti e degli organismi di rappresentanza delle comunità italiane nel mondo.
In queste settimane di protesta, di iniziative che hanno riguardato Durban, Adelaide, Brisbane, e che riguarderanno Liegi e tante altre città toccate dalla proposta di «razionalizzazione» è emersa - almeno a suo avviso - una volontà comune: non rifugiarsi in un semplice rifiuto, ma rendersi disponibili a lavorare per assicurare l'individuazione di possibili risparmi, ove la questione si ponesse in termini di risorse, evidenziando anche dove realizzare detti risparmi, come ad esempio sugli affitti esorbitanti di alcune sedi, oppure in direzione di una maggiore efficienza,
Con riferimento a rimedi come le agenzie consolari, gli sportelli consolari, i consolati onorari, ritiene che si perda sempre qualcosa, per cui si rende necessaria una fase di ulteriore approfondimento, oltre la conflittualità relativa al tradizionale confronto tra maggioranza, Governo ed opposizioni.
Invitando il Governo a cogliere tale opportunità, ringrazia comunque il sottosegretario Mantica per la disponibilità al dialogo e ne comprende le ragioni contrarie all'uso del termine «congelamento», precisando che però non dovrebbe essere inteso come un periodo di mera dilazione e potrebbe quindi in tal senso essere mantenuto. Occorre infatti a suo avviso un confronto preliminare sui criteri. La sua parte politica non si sottrae del resto anche ad affrontare la riforma della cittadinanza, come dimostrano gli atti della I Commissione permanente della scorsa legislatura. Sottolinea come punto fermo il forte senso dello Stato manifestato dalle comunità italiane nel loro attaccamento alle sedi consolari ed alla presenza del corpo diplomatico, per cui occorre garantire un giusto equilibrio in termini di risorse umane che non penalizzi tale decisiva categoria, realizzando una rete estesa, ma più efficiente e meno costosa.

Fabio PORTA (PD) chiarisce come la rete consolare non serva solo alle comunità italiane all'estero, ma anche alla promozione del turismo e del commercio. Dichiara di non comprendere il metodo

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che avrebbe ispirato il piano di ristrutturazione né quale ne sia la logica ovvero le reali motivazioni, lamentando il mancato confronto preventivo con la rappresentanza parlamentare, oltre che con le collettività, le associazioni ed i sindacati. Associandosi alle considerazioni sulla modestia dei risparmi previsti, protesta invece per la scarsità dei fondi a cui è costretta la nostra rete estera, al punto che, ad esempio, da Brasilia è stato fortemente ridotto l'inoltro del corriere diplomatico. Manifesta quindi stupore per il contrasto tra tale mancanza di risorse e il ruolo internazionale cui il Paese aspira, da ultimo rivendicato in occasione del G8 all'Aquila. Invita quindi il Governo a riconsiderare il piano in questione.

Aldo DI BIAGIO (PdL) rinnova la proposta di riformulazione del dispositivo precedentemente illustrata.

Franco NARDUCCI (PD), nell'accettare la proposta del collega Di Biagio, riformula in tal senso la risoluzione di cui è primo firmatario.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA esprime il parere favorevole del Governo sul testo della risoluzione ed in particolare sul dispositivo come riformulato, pur non apprezzando l'espressione «consolato digitale» che vi figura. Dichiara che il Governo accetta gli impegni ivi contenuti nel senso che fino al 31 dicembre si procederà soltanto ai declassamenti e non alle chiusure di sedi e che comunque il processo in corso sarà sottoposto in autunno alle verifiche richieste. Ringrazia infine la Commissione per il dialogo che si è avviato.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva all'unanimità la risoluzione n. 7-00193 come riformulata, che assumerà il numero 8-00050 (vedi allegato 3).

La seduta termina alle 15.55.

SEDE CONSULTIVA

Martedì 21 luglio 2009. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Alfredo Mantica.

La seduta comincia alle 16.

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013.
Doc. LVII, n. 2.

(Parere alla V Commissione).
(Esame ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 1, del regolamento, e conclusione. - Parere favorevole).

La Commissione inizia l'esame del Documento in titolo.

Stefano STEFANI, presidente, avverte che la Commissione è chiamata ad esprimere un parere alla Commissione Bilancio, secondo quanto previsto all'articolo 118-bis del regolamento. Da un punto di vista procedurale, al pari dell'esame dei disegni di legge finanziaria e di bilancio, l'esame del DPEF coinvolge tutte le Commissioni permanenti, chiamate ad esprimere un parere alla Commissione Bilancio per le questioni di propria competenza. La Commissione Bilancio, al termine di un'attività conoscitiva svolta congiuntamente al Senato, predispone una relazione per l'Assemblea, che inizia l'esame del Documento non oltre 30 giorni dall'assegnazione del provvedimento alle Commissioni. L'esame del DPEF si conclude con l'approvazione, nei due rami del Parlamento, di una risoluzione che rende vincolanti per il Governo obiettivi e indicazioni programmatiche.

Enrico PIANETTA (PdL) relatore, illustra il provvedimento il DPEF per gli anni 2010-2013, approvato dal Consiglio dei ministri il 15 luglio 2009, rilevando che esso reca il nuovo quadro di finanza pubblica per il periodo 2009-2013, aggiornato

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alla luce delle nuove previsioni di carattere macroeconomico, nelle quali, pur in un quadro di prospettive tuttora incerte, si evidenziano segnali di attenuazione delle spinte recessive; ciò anche a seguito delle misure adottate tra la fine del 2008 ed i primi mesi del 2009, per fronteggiare la crisi economica. Nonostante le misure adottate dai rispettivi governi, persistono fattori di rischio nell'andamento congiunturale dei paesi industrializzati. La dinamica degli investimenti potrebbe risentire dell'irrigidimento dei meccanismi di erogazione del credito al settore privato, in un contesto nel quale permane un'elevata avversione al rischio. Ulteriore fattore di rischio per la solidità della ripresa mondiale è il venir meno degli stimoli fiscali e monetari nel medio termine, considerati anche gli alti livelli di indebitamento degli Stati che sostengono la ripresa.
Sottolinea che il DPEF 2010-2013 presenta una revisione delle stime di crescita dell'economia italiana per l'anno in corso e per il 2010. In particolare, per il 2009 il PIL è stimato ridursi del -5,2 per cento, rispetto al -4,2 per cento indicato nella Relazione Unificata sull'Economia e la Finanza pubblica (RUEF) presentata nell'aprile scorso. Una inversione del ciclo è prevista a partire dal 2010, anno nel quale il prodotto dovrebbe ricominciare a crescere ad un tasso pari allo 0,5 per vento. Nel triennio successivo la crescita media annua è prevista attestarsi al 2 per cento, con una ripresa abbastanza sostenuta per effetto dell'atteso recupero del commercio internazionale e degli effetti di rimbalzo da livelli produttivi rimasti molto contenuti. Il DPEF sottolinea come l'economia italiana si presenti meno esposta ai fattori specifici della crisi finanziaria, grazie ad alcune caratteristiche strutturali quali il ridotto indebitamento delle famiglie rispetto alla media dell'area dell'euro; la minore vulnerabilità del settore immobiliare; una redditività del settore bancario superiore agli altri paesi dell'area dell'euro. In conseguenza del protrarsi della situazione congiunturale negativa, il DPEF 2010-2013, oltre a stimare una ulteriore contrazione della crescita del PIL nel 2009 (-5,2 per cento), rivede al ribasso anche l'obiettivo di indebitamento netto, fissandolo al 5,3 per cento del PIL per il 2009, rispetto al 4,6 per cento indicato dal Governo ad aprile nella citata Relazione Unificata per l'Economia e la Finanza pubblica (RUEF).
Osserva che il quadro tendenziale dei conti di finanza pubblica prospetta per il 2010 un indebitamento netto pari al 5 per cento del PIL, in miglioramento di 0,3 per cento rispetto al livello di deficit fissato per il 2009. Per gli anni successivi, si evidenzia una discesa progressiva dell'indebitamento netto che si mantiene peraltro ampiamente al di sopra del livello del 3 per cento per tutto il periodo. Infine, per quanto attiene al rapporto debito pubblico/PIL, la previsione per il 2009 è fissata al 115,3 per cento, più alta di 9,6 punti percentuali rispetto al risultato raggiunto nel 2008, mentre arriverebbe al 118,2 per cento nel 2010. A partire dal 2011, il debito pubblico dovrebbe tornare a ridursi, attestandosi al 118 per cento in tale anno, per poi continuare a scendere in modo più significativo nel biennio successivo, collocandosi al 114,1 per cento nel 2013.
Venendo ai profili di competenza della III Commissione, sottolinea il riferimento, nell'ambito del capitolo dedicato all'attuazione del programma di governo, alla ratifica del Trattato di Lisbona, alla ratifica del Trattato italo-libico nonché alle proroghe della partecipazione italiana alle missioni internazionali. Si riprendono, infine, alcune misure inserite nel decreto-legge anticrisi su cui questa Commissione si è già soffermata in sede consultiva. Mi riferisco alle misure di contrasto al fenomeno dei cosiddetti «paradisi fiscali» e agli arbitraggi fiscali internazionali, in attuazione delle intese raggiunte tra gli Stati aderenti all'OCSE; al nuovo ruolo di svolto dalla Cassa Depositi e Prestiti in sinergia con la SACE, finalizzato ad abbassare i costi di finanziamento a medio termine delle imprese esportatrici; nonché all'opportunità

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di valorizzare lo sviluppo dell'interscambio commerciale italiano verso i Paesi dell'area mediterranea.
Infine, evidenzia il contributo dato dall'Italia alla strategia globale in tema di economia e commercio internazionale, definita in occasione del Vertice G8 de L'Aquila, con particolare riferimento alla prospettiva di conclusione del Round di Doha, all'attenzione alla dimensione sociale della crisi, allo sviluppo di standard e principi comuni in tema di finanza internazionale a partire dal cosiddetto «Lecce Framework», che sarà sottoposto al prossimo Summit G20 di Pittsburgh.
Ai fini di una più completa comprensione del nodo problematico delle risorse poste a disposizione della nostra politica estera, ritiene opportuno «anticipare», in un certo senso, alcune considerazioni sui profili di competenza della Commissione contenuti nel disegno di legge di assestamento per l'anno finanziario 2009, attualmente all'esame dell'altro ramo del Parlamento. Gli stanziamenti previsti, fissati in 2.045,11 milioni di euro dalla legge di bilancio per il 2009, rappresentano poco meno dello 0,4 per cento delle spese finali riguardanti il complesso dei ministeri.
Il disegno di legge di assestamento per il 2009 conferma sostanzialmente questi dati: le previsioni per il 2009 si assesterebbero infatti, per il Ministero degli affari esteri, a 2.163,93 milioni di euro con un incremento di 118,82 milioni di euro, in larga parte imputabile alle esigenze poste dalla proroga delle missioni internazionali di pace (63,21 milioni di euro) e da quelle emerse (55,16 milioni di euro) per l'integrazione di spese indifferibili, tenuto conto della situazione della finanza pubblica e delle capacità operative dell'Amministrazione. Si tratta comunque di una quota percentuale molto ridotta, in linea con una tendenza alla contrazione delle risorse poste a disposizione della nostra politica estera che dura ormai da troppi anni. Lo 0,4 per cento è sicuramente troppo poco per una rilevante potenza economica a livello globale e per uno degli Stati che maggiormente contribuisce al bilancio delle Nazioni Unite. Si tratta di una nota dolente non si può fare a meno di evidenziare ancora una volta, stante l'inadeguatezza delle risorse stanziate per il Ministero degli affari esteri rispetto al ruolo dell'Italia nel mondo. D'altra parte, la tendenza verso una graduale e inesorabile riduzione di risorse a favore della politica estera italiana appare di lungo periodo e non certo riconducibile alle responsabilità di questa legislatura. In conclusione, alla luce delle considerazioni fin qui svolte, prospetta la presentazione di una proposta di parere favorevole sul documento in titolo, sulla base degli ulteriori elementi che potranno emergere dal dibattito.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA segnala tra le maggiori novità evidenziate dal DPEF, per quanto concerne le competenze del Ministero degli affari esteri, nell'obiettivo di rafforzare ed accrescere il sostegno istituzionale alla proiezione internazionale del nostro Paese, l'istituzione della «Cabina di regia per l'Italia Internazionale», sulla scorta del forte impulso politico impresso dai Ministri degli affari esteri e dello sviluppo economico. Si tratta di uno strumento flessibile e non burocratico che prevede la continua collaborazione, ai massimi livelli amministrativi, delle due Amministrazioni coinvolte e delle diverse istituzioni interessate.
Per quanto concerne la rete delle sedi italiane all'estero, segnala la realizzazione di due nuovi strumenti gestionali, volti ad introdurre elementi di flessibilità ed a semplificare le procedure per le spese di funzionamento, consentendo altresì il ricorso a finanziamenti provenienti da sponsorizzazioni e donazioni: il Fondo di sede (o cap. 1613) che, attraverso la progressiva unificazione di numerosi capitoli di bilancio, consente oggi agli uffici all'estero di disporre di un unico finanziamento per le spese di funzionamento con significativi miglioramenti in termini di flessibilità e semplificazione delle procedure di spesa; il Fondo speciale, previsto dalla legge n. 296 del 2006 e istituito con decreto ministeriale 5 ottobre 2007, che per la prima volta consente alle sedi di disporre, accanto ai finanziamenti di bilancio, di entrate proprie

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provenienti da donazioni e sponsorizzazioni, da destinare al finanziamento di attività di istituto, contratti di servizio, manutenzione degli immobili e spese di funzionamento delle sedi. Segnala inoltre che con il disegno di legge di assestamento, all'esame dell'altro ramo del Parlamento, è inoltre prevista per la prima volta l'assegnazione al bilancio del Ministero degli affari esteri di una quota delle maggiori entrate di ciascun anno provenienti dalla applicazione della tariffa consolare, certificate con decreto del Ministro degli affari esteri, nel limite di 40 milioni di euro. Si tratta quindi di un'importante innovazione che trova nel disegno di legge oggi all'esame la sua prima concreta applicazione. Sul versante della razionalizzazione della rete consolare, prospetta un'azione di riassetto delle processi organizzativi e dei metodi di lavoro, in coerenza con quanto previsto dal Piano industriale per la Pubblica Amministrazione, lungo due principi-guida: riorganizzazione dei processi e dei moduli organizzativi e semplificazione delle procedure mediante il ricorso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione.
Infine, rileva che, in tema di cooperazione allo sviluppo, l'Italia è al momento indietro per quanto riguarda il rispetto degli impegni quantitativi: a sensi di quanto concordato dal Consiglio Europeo di Barcellona nel 2002, infatti, il rapporto APS/PIL nel 2006 avrebbe dovuto essere pari allo 0,33 per cento, mentre la percentuale italiana si è attestata allo 0,20 per cento, per scendere allo 0,19 per cento nel 2007 e attestarsi allo 0,22 per cento nel 2008. Sarà quindi priorità del Governo la messa a punto di un piano di riallineamento verso l'adempimento degli impegni in materia di aiuto pubblico allo sviluppo assunti anche nell'ambito dell'Unione Europea e riconfermati dal G8 de l'Aquila. Nel contempo, la cooperazione italiana è impegnata per l'eliminazione di sprechi e duplicazioni nel quadro dell'Agenda di Accra sull'efficacia degli aiuti e per concorrere attivamente sul piano internazionale all'affermazione di un concetto evolutivo di aiuto allo sviluppo.

Paolo CORSINI (PD) preannuncia il voto contrario del suo gruppo sulla prospettata proposta di parere favorevole del relatore in considerazione del fatto che, contrariamente a quanto esposto dal sottosegretario Mantica, nel Documento di programmazione economico-finanziaria all'esame non sono presenti riferimenti alle questioni di competenza di questa Commissione. Emerge, in altre parole, la lacunosa attenzione da parte dell'attuale Governo verso la politica estera dell'Italia, come peraltro il collega Pianetta non ha mancato di segnalare quando ha parlato di «note dolenti», esprimendo così lo sconforto presente nella stessa maggioranza parlamentare. Inoltre, osserva che il Documento si fonda su una non condivisibile impostazione della situazione dell'Italia nell'attuale congiuntura internazionale che evidenzia una sottovalutazione della gravità della crisi che sta interessando il nostro Paese.

Enrico PIANETTA (PdL), relatore, presenta una proposta di parere favorevole sul Documento in titolo, che procede ad illustrare (vedi allegato 4).

Paolo CORSINI (PD), integrando le proprie considerazioni alla luce della proposta testé formulata dal relatore, ritiene che il parere confermi le perplessità già avanzate considerato che solo gli ultimi capoversi della premessa riguardano le materie di competenza della III Commissione. In generale, si evidenzia la tendenza a favore di grandi enunciati di principio sui temi di politica internazionali senza la previsione di adeguati strumenti di sostegno.

Margherita BONIVER (PdL) non concorda con le considerazioni del collega Corsini. Indubbiamente il Documento in titolo risente del generale contesto di crisi internazionale, che impone al Governo innanzitutto di operare per la buona gestione dei conti pubblici, considerato che il nostro Paese si colloca al vertice della classifica dei Paesi OCSE con il maggior debito pubblico. A suo avviso, la proposta di parere favorevole formulata dal collega

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Pianetta contiene aspetti importanti, quali la presa di visione dell'effettiva minor esposizione del nostro Paese agli effetti più negativi della crisi; inoltre al forte calo del PIL nel nostro Paese non ha fatto riscontro il grave innalzamento della disoccupazione, come è invece avvenuto in Spagna. Anche le misure di contrasto ai paradisi fiscali e i riferimenti al reperimento delle risorse per fare fronte agli impegni assunti in occasione del Vertice G8 sono rilevanti ed attestano la presenza di aspetti significativi di competenza del Ministero degli affari esteri. Nell'auspicare che alla ripresa della situazione economica corrisponda anche un incremento degli impegni in materia di politica estera, richiama le significative conclusioni del Forum Economico Euro-Med, svoltosi in questi giorni a Milano, per il rilancio di un'area di libero scambio nel Mediterraneo. Alla luce di tali considerazioni, preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere favorevole del relatore.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole, predisposta dal relatore, sul Documento in titolo.

La seduta termina alle 16.35.

SEDE REFERENTE

Martedì 21 luglio 2009. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri Alfredo Mantica.

La seduta comincia alle 16.35.

Ratifica ed esecuzione del protocollo relativo ai residuati bellici esplosivi (Protocollo V), annesso alla Convenzione di Ginevra del 10 ottobre 1980 sulla proibizione o la limitazione dell'uso di alcune armi convenzionali che possono essere considerate dannose o aventi effetti indiscriminati, fatto a Ginevra il 28 novembre 2003, con allegato.
C. 1076 Sarubbi.

(Seguito esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta del 19 maggio 2009.

Stefano STEFANI, presidente, ricorda che nella precedente seduta era stato formulato l'auspicio per una sollecita presentazione da parte del Governo del disegno di legge di ratifica del protocollo in esame.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA segnala che il Consiglio dei ministri, nella riunione del 15 luglio scorso, ha deliberato il disegno di legge di ratifica del protocollo in titolo, il cui testo si differenzia da quello della proposta di legge in esame essenzialmente per quanto riguarda gli aspetti di copertura finanziaria.

Franco NARDUCCI (PD), relatore, auspica la sollecita presentazione al Parlamento dell'iniziativa legislativa del Governo ai fini di un esame abbinato con la proposta di legge in titolo.

Stefano STEFANI, presidente, in vista della presentazione del disegno di legge di ratifica da parte del Governo, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo Euromediterraneo sul trasporto aereo, fra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il Regno del Marocco, dall'altro, fatto a Bruxelles il 12 dicembre 2006.
C. 2542 Governo.

(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

Francesco TEMPESTINI (PD), relatore, illustra il provvedimento in titolo osservando che l'Accordo euromediterraneo sul trasporto aereo tra la Comunità europea ed il Marocco, concluso il 12 dicembre 2006, costituisce un significativo superamento

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della precedente - e tuttora vigente - dimensione bilaterale nel campo degli accordi sui servizi aerei. Infatti, oltre ad aprire gradualmente i rispettivi mercati del trasporto aereo esso prevede l'allineamento completo delle parti contraenti - in questo caso del Marocco - ad alcuni elementi di base della legislazione comunitaria, come la sicurezza dei voli, la tutela della concorrenza, la gestione del traffico aereo, la tutela dei consumatori e dell'ambiente.
Sottolinea che l'accordo in esame è il primo stipulato con un Paese non europeo sulla scia delle linee-guida inaugurate dalla Commissione europea nel marzo 2005, allo scopo di giungere alla conformità degli accordi bilaterali - vigenti nel settore tra ciascuno Stato membro e paesi terzi - con la normativa comunitaria in vigore. Va peraltro ricordato lo stretto legame tra l'accordo in esame e l'accordo euromediterraneo di associazione tra la Comunità europea e il Marocco, in vigore dal 1o marzo 2000, che ne costituisce in qualche modo la cornice, al punto tale che il comma 3 dell'articolo 28 dell'accordo in esame prevede la cessazione dei suoi effetti o la sospensione di essi, nel caso dell'eventuale cessazione o sospensione dell'accordo di associazione. Passando propriamente al contenuto dell'accordo in esame, esso si compone di un preambolo, 30 articoli e 6 allegati. Già nelle premesse - come nota la relazione introduttiva al disegno di legge di autorizzazione alla ratifica - sono contenuti i punti principali che hanno ispirato la stipula dell'Accordo, il cui articolo 1 procede a una serie di definizioni, tra le quali spiccano quella di «licenza comunitaria di esercizio», quella di «convenzione» - che si riferisce alla Convenzione sull'aviazione civile internazionale di Chicago del 1944 -, nonché la precisa delimitazione dei concetti di sovvenzione, prezzo, onere di uso e, infine, della SESAR (attuazione tecnica del progetto della Commissione «Cielo unico europeo»). Il Titolo I dell'Accordo è dedicato alle disposizioni economiche, e comprende gli articoli 2-13. L'articolo 2 concerne i diritti di traffico e stabilisce le possibilità operative concesse ai sensi dell'accordo ai vettori di una parte con riferimento al territorio dell'altra parte: in nessun caso, tuttavia, i vettori europei in Marocco e quelli marocchini nel territorio dell'Unione europea potranno effettuare servizio di mero trasporto interno. In base all'articolo 3 le autorità competenti di una parte contraente rilasciano celermente al vettore aereo dell'altra parte contraente che ne abbia fatto richiesta le autorizzazioni previste, subordinatamente una serie di condizioni, che si possono riassumere essenzialmente nell'appartenenza effettiva della proprietà prevalente del vettore che ha richiesto l'autorizzazione al territorio di una delle parti contraenti l'accordo in esame, nonché nella subordinazione del vettore medesimo al controllo regolamentare effettivo e costante da parte dello Stato di riferimento, e, infine, nel soddisfare il vettore tutti i requisiti legislativi, regolamentari ed amministrativi in vigore per l'esercizio del trasporto aereo internazionale del territorio della parte contraente che rilascia l'autorizzazione. Il disposto dell'articolo 4 è strettamente correlato al precedente articolo, poiché riguarda i casi di revoca, sospensione o limitazione delle autorizzazioni di esercizio. Ai sensi dell'articolo 5 sarà il comitato misto istituito dall'accordo in esame, con decisione preliminare, a stabilire le questioni relative alla partecipazione di maggioranza o al controllo effettivo di un vettore aereo: nella decisione verranno altresì precisate le condizioni di gestione dei servizi oggetto dell'accordo, inclusi quelli implicanti paesi terzi. In base al successivo articolo 6 vige l'obbligo di osservanza delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative nel territorio di ciascuna delle parti contraenti l'accordo. Particolarmente rilevanti risultano gli obblighi in capo a passeggeri ed equipaggi in relazione alle normative sull'immigrazione e sulle misure sanitarie. Per quanto riguarda la concorrenza, sulla scorta dell'articolo 7 è prevista l'applicazione delle pertinenti disposizioni (Titolo IV) dell'Accordo di associazione CE-Marocco,

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salvo che per eventuali norme più specifiche contenute nell'accordo in esame.
Segnala che il Titolo IV dell'Accordo, di cui fanno parte gli articoli dal 33 al 41 compreso, s'intitola «Pagamenti, capitali, concorrenza e altre disposizioni economiche». In tale contesto le Parti contraenti si impegnano ad autorizzare, in una moneta liberamente convertibile, tutti i pagamenti relativi ad operazioni correnti. Esse garantiscono inoltre, a partire dall'entrata in vigore dell'Accordo, la libera circolazione dei capitali relativi ad investimenti diretti in Marocco insieme alla liquidazione e al rimpatrio dei corrispondenti profitti. In materia di concorrenza l'Accordo prevede che alle imprese marocchine venga applicata la normativa comunitaria. Le Parti assicurano, inoltre, come stabilisce l'articolo 39, un'adeguata ed efficace tutela dei diritti di proprietà intellettuale, industriale e commerciale, in conformità ai massimi standard internazionali. L'articolo 10 disciplina la materia delle esenzioni fiscali e daziarie su carburanti, lubrificanti, materiali di consumo, provviste di bordo, pezzi di ricambio, che siano necessari per la effettiva operatività dei servizi aerei: si tratta di previsioni largamente utilizzate, su base di reciprocità, nei trattati internazionali, rispetto alle quali peraltro l'autorità competente conserva facoltà di supervisione e controllo.
Osserva che l'analisi tecnico-normativa che accompagna il provvedimento sottolinea, con riferimento all'articolo 10, le esenzioni fiscali e daziarie ivi previste: nella relazione introduttiva, d'altra parte, è riportato il parere dell'Agenzia delle dogane, per la quale solo una parte del gettito che in virtù di quelle esenzioni verrà a mancare riguarderà la finanza pubblica italiana, giacché i dazi doganali da tempo costituiscono pro-quota una risorsa propria della Comunità europea, sottratta alle competenze nazionali. Segnala al proposito come meritevole di approfondimento la possibilità di una più puntuale quantificazione della parte di mancato gettito di competenza dello Stato italiano. Concludono il Titolo I gli articoli 11, 12 e 13, in base ai quali è vietato per una parte imporre ai vettori dell'altra parte oneri d'uso superiori a quelli imposti ai propri vettori aerei impegnati in analoghi servizi internazionali. D'altra parte è prevista la libertà di fissazione delle tariffe per i servizi di trasporto aereo svolti ai sensi dell'accordo in esame; rimangono comunque soggette alla normativa comunitaria le tariffe relative ai trasporti che non esulano dal territorio della UE. Infine, le parti si comunicano vicendevolmente le statistiche relative all'attività dei propri vettori nei trasporti internazionali ai sensi del presente accordo.
Il Titolo II, dedicato alla cooperazione in campo normativo, è composto dagli articoli 14-20. In base all'articolo 14, concernente specificamente la sicurezza aerea, le parti si impegnano ad applicare la pertinente normativa comunitaria quale analiticamente specificata nella parte A dell'allegato VI. In particolare, è prevista la facoltà di ispezione a bordo e attorno ad un aeromobile impiegato nel traffico aereo internazionale, a fini di controllo dei documenti e dello stato della macchina.
Particolare rilievo assume l'articolo 15, il cui comma 1 richiama tutta una serie di convenzioni internazionali in materia, mentre la restante parte dell'articolo 15 riguarda la cooperazione tra le parti al fine di un'efficace protezione dell'aviazione civile da ogni forma di minaccia. In particolare, le parti si conformano alle norme per la protezione dell'aviazione civile raccomandate dall'Organizzazione internazionale competente (ICAO) ed allegate alla Convenzione sull'aviazione civile internazionale. Gli articoli 17-20 riportano l'impegno delle parti al rispetto della normativa comunitaria nei campi, rispettivamente, della protezione dell'ambiente, della tutela dei consumatori, dei sistemi telematici di prenotazione e per quanto concerne gli aspetti sociali. Il Titolo III, composto dagli articoli 21-30, contiene le disposizioni istituzionali e finali. In particolare, l'articolo 22 istituisce un comitato misto per la gestione e attuazione dell'accordo, che può formulare raccomandazioni ma anche adottare decisioni vincolanti

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per le parti. Il comitato si riunisce almeno una volta l'anno, ma ciascuna delle parti può chiedere una riunione del medesimo per risolvere questioni di interpretazione o di applicazione dell'accordo. L'articolo 23 è invece dedicato alla risoluzione delle controversie, che in primis vanno sottoposte al Consiglio di associazione istituito dall'accordo euromediterraneo di associazione CE-Marocco. In mancanza di una decisione risolutiva della controversia si ricorrerà alla procedura arbitrale. L'articolo 26 riguarda il rapporto dell'accordo in esame con altri strumenti pattizi, e dispone che il presente accordo sostituisca quelli bilaterali vigenti tra il Marocco e alcuni degli Stati membri dell'Unione europea, salvo le parti da esso non coperte. Per quanto concerne gli allegati, il primo di essi riguarda i servizi concordati e la specifica delle rotte, mentre l'allegato II elenca gli accordi bilaterali fra il Marocco e gli Stati membri della Comunità europea che l'accordo in esame è destinato a sostituire. L'allegato III riporta l'elenco delle autorità competenti a rilasciare le autorizzazioni di esercizio e i permessi tecnici. L'allegato IV contiene disposizioni transitorie, mentre l'allegato V elenca gli Stati europei non comunitari (quelli dello Spazio economico europeo) ai cui cittadini l'accordo ammette possa far capo prevalentemente la proprietà di un vettore aereo europeo.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA sottolinea la rilevanza dell'Accordo in esame che costituisce il primo caso di accordo con un Paese terzo in materia di trasporto aereo, ancor prima che un simile accordo sia siglato con gli Stati Uniti. Sottolinea che la ratifica dell'Accordo consentirà al nostro Paese di godere di benefici immediati in termini di investimenti, di liberalizzazione e apertura dei rispettivi mercati aerei. Per tali ragioni auspica un sollecito iter di ratifica del disegno di legge in titolo.

Stefano STEFANI, presidente, avverte che, nessun altro chiedendo di intervenire, è concluso l'esame preliminare del provvedimento, che sarà trasmesso alle Commissioni competenti per l'espressione dei pareri. Come di consueto, se non vi sono specifiche segnalazioni da parte dei Gruppi, si intende che si sia rinunziato al termine per la presentazione degli emendamenti. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 16.45.