CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 14 luglio 2009
201.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
COMUNICATO
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INTERROGAZIONI

Martedì 14 luglio 2009. - Presidenza del presidente Silvano MOFFA. - Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Pasquale Viespoli.

La seduta comincia alle 12.20.

5-01600 Damiano: Salvaguardia dei livelli occupazionali per gli stabilimenti SCM di Rimini.

Il sottosegretario Pasquale VIESPOLI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).

Cesare DAMIANO (PD), nel replicare, ringrazia il rappresentante del Governo

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per la risposta fornita ai quesiti posti nella sua interrogazione, che hanno ad oggetto la situazione di grave crisi produttiva e occupazionale di molti dei distaccamenti produttivi della SMC Group, dislocati in diverse zone del territorio nazionale. Al riguardo, manifesta forte preoccupazione per le sorti dei numerosi lavoratori impiegati presso tali stabilimenti e per le modalità con cui si è fatto ricorso allo strumento della cassa integrazione guadagni, in ordine alle quali si augura possa fare luce la verifica ispettiva richiesta dalle organizzazioni sindacali alla sede INPS di Rimini.
In conclusione, preso atto positivamente della disponibilità del Governo ad aprire, in caso di necessità, un tavolo di confronto con tutti i soggetti interessati, si riserva di seguire in futuro gli sviluppi della vicenda, augurandosi che si possa giungere, d'intesa con le parti sociali, ad un accordo chiarificatore in grado di salvaguardare i livelli occupazionali, gli stipendi e le professionalità dei lavoratori di tutti gli stabilimenti coinvolti.

5-01388 Brandolini: Agevolazioni contributive per i lavoratori agricoli.

Il sottosegretario Pasquale VIESPOLI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

Sandro BRANDOLINI (PD) osserva che la risposta del Governo, che giudica puntuale, ha centrato il merito della questione sollevata con la sua interrogazione, legata agli eccessivi ritardi nella liquidazione, da parte dell'INPS, dei recuperi dei maggiori importi pagati dalle aziende agricole che beneficiano delle agevolazioni contributive ad esse riconosciute dalla legge. Nel fare presente di aver potuto personalmente verificare, sul territorio, che tale situazione pone in difficoltà numerose aziende, apprezza il fatto che l'INAIL - che ha sempre eluso il problema - si faccia finalmente carico di riconoscerne l'esistenza. Per queste ragioni, prende atto dell'impegno assunto dal Governo, auspicando che a tale impegno possa fare seguito la definitiva soluzione del problema.

5-01149 Tommaso Foti: Cessazione della trattenuta per il cosiddetto «contributo ex-ONPI».

Silvano MOFFA, presidente, avverte che l'interrogazione in titolo è stata testé sottoscritta dal deputato Vincenzo Antonio Fontana.

Il sottosegretario Pasquale VIESPOLI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3).

Vincenzo Antonio FONTANA (PdL), cofirmatario dell'interrogazione in titolo, prende atto dell'approfondita risposta del rappresentante del Governo, di cui si dichiara parzialmente soddisfatto, in attesa di conoscere con maggiore puntualità quale sarà il riparto dei fondi in questione in favore delle regioni aventi diritto.

Silvano MOFFA, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

La seduta termina alle 12.35.

RISOLUZIONI

Martedì 14 luglio 2009. - Presidenza del vicepresidente Giuliano CAZZOLA. - Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Pasquale Viespoli.

La seduta comincia alle 12.35.

7-00170 Scandroglio: Problematiche relative al trattamento pensionistico dei dipendenti dell'Autorità portuale di Genova.
7-00188 Paladini: Problematiche relative al trattamento pensionistico dei dipendenti dell'Autorità portuale di Genova.
(Seguito della discussione congiunta e rinvio).

La Commissione prosegue la discussione congiunta delle risoluzioni in titolo, rinviata nella seduta del 7 luglio 2009.

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Giuliano CAZZOLA, presidente, ricorda che nella precedente seduta si è convenuto di rinviare il seguito della discussione congiunta delle risoluzioni in titolo, anche in attesa di acquisire le necessarie valutazioni da parte dell'ente previdenziale competente. Ritiene, pertanto, opportuno che il rappresentante del Governo fornisca alla Commissione gli eventuali elementi di conoscenza a sua disposizione, anche al fine di verificare i margini entro i quali si potrà lavorare per una possibile unificazione degli atti di indirizzo in discussione.

Il sottosegretario Pasquale VIESPOLI dà lettura di una documentazione sull'argomento oggetto delle risoluzioni in discussione, che consegna alla Commissione (vedi allegato 4). In considerazione degli elementi riportati nella richiamata documentazione, con cui ha inteso anche fornire i chiarimenti richiesti rispetto alle valutazioni dell'INPS sull'argomento, osserva peraltro che il Governo - con specifico riferimento agli impegni sollecitati nelle risoluzioni in discussione - desidera fornire, in via preliminare, alcune precisazioni sui principali punti sollevati, anche al fine di definire opportunamente i termini della questione.
Relativamente alle azioni poste in essere dall'INPS sulla tematica dell'indebito, fa presente che non si hanno obiezioni a confermare quanto già descritto e realizzato dall'INPS, sulla base degli accordi presi in sede di tavolo tecnico ed in attuazione del principio del legittimo affidamento, relativamente all'abbandono del recupero degli indebiti nei confronti dei beneficiari delle prestazioni pensionistiche, salvo il caso di dolo e i casi di doppio beneficio pensionistico. Al tempo stesso, ritiene che si debba prendere atto che, in assenza di nuovi elementi o documentazioni utili, non appaiono percorribili ulteriori misure di intervento in via amministrativa da parte dell'Istituto.
In ordine all'adozione di una specifica misura di carattere normativo per definire in ogni suo aspetto la complessa problematica, nell'assicurare che la questione è all'attenzione dell'amministrazione, rileva che il Governo deve rinviarne l'eventuale adozione ad un successivo momento, in cui sarà possibile individuare l'idonea copertura finanziaria che la specifica iniziativa richiede. Tuttavia, nel ritenere che la sede più appropriata al fine di individuare una soluzione condivisa della complessa vicenda sia quella parlamentare, fa presente che non si hanno obiezioni a valutare con la necessaria attenzione, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili, eventuali iniziative parlamentari tese a definire la questione.
Infine, in relazione alla possibilità di assumere le opportune iniziative nei confronti dell'Autorità portuale, tese a favorire una definizione amministrativa della questione, insieme con l'INPS, nel rispetto delle disposizioni normative in vigore, segnala che sono stati avviati i contatti con il Ministero vigilante (Ministero delle infrastrutture e dei trasporti), che ha assicurato la propria disponibilità a valutare le necessarie iniziative di competenza nei confronti dell'Autorità portuale medesima.

Michele SCANDROGLIO (PdL), pur comprendendo la prudenza manifestata dal rappresentante del Governo nella seduta odierna, fa presente che la Commissione attendeva un segnale di ulteriore progresso nella vicenda, che sembrava essere ormai giunta ad una fase di più puntuale definizione. In particolare, ritiene che non vi sia alcuna necessità di un intervento normativo urgente, che ovviamente richiederebbe anche l'individuazione della relativa copertura finanziaria, in quanto si potrebbe più facilmente raggiungere, a suo avviso, un punto di raccordo tra ente previdenziale e Autorità portuale, la quale potrebbe - anche con una semplice dichiarazione all'INPS - assumere la responsabilità dei dati elaborati per il calcolo dei relativi trattamenti pensionistici. Giudica, peraltro, evidente che,

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in questo caso, all'INPS ed alla stessa Autorità portuale occorre un sollecito pronunciamento della XI Commissione, che avalli - in qualche misura - l'adozione di una determinazione in tal senso: per queste ragioni, si dichiara disponibile a lavorare ad una possibile unificazione dei testi delle due risoluzione in discussione, rinviando tuttavia ad una fase successiva l'eventuale riflessione su ipotetici interventi di natura legislativa.

Mario TULLO (PD), nell'esprimere preoccupazione per quelli che giudica «passi indietro» rispetto ai progressi sinora compiuti sulla vicenda, fa presente che una soluzione positiva sembrava essere stata individuata, almeno a livello locale. Poiché, ora, si torna ad evocare addirittura problemi di copertura finanziaria, invita la Commissione ad evitare di rendere più difficile una situazione già abbastanza complessa, convergendo su una soluzione unitaria che si limiti ai profili amministrativi, secondo un'intesa peraltro già individuata anche al Senato, con l'approvazione di appositi ordini del giorno sottoscritti da rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari. Si dichiara, pertanto, disponibile ad un ulteriore, breve, rinvio della discussione, al fine di giungere ad un nuovo testo delle risoluzioni in titolo, anche mediante l'eventuale soppressione di taluni degli impegni in esse previsti.

Marialuisa GNECCHI (PD) giudica paradossale la situazione venutasi a creare sulla vicenda oggetto delle risoluzioni in discussione, laddove una interpretazione dell'INPS, difforme da quella dell'Autorità portuale e successiva al pensionamento del personale interessato, ha portato all'insorgenza di un problema che appare, ora, di difficile soluzione. Considerato, peraltro, che la questione interessa un numero molto limitato di persone e che, alla luce dell'odierna illustrazione del rappresentante del Governo, sono stati compresi tutti i passaggi amministrativi della vicenda, invita la Commissione ad individuare una strada praticabile per la chiusura della vertenza. A tal fine, chiede uno sforzo anche da parte dell'INPS, atteso che una soluzione ragionevole sembrava essere stata indicata, almeno a livello regionale.

Giuliano CAZZOLA, presidente, si domanda se, alla luce del dibattito odierno, non vi siano le condizioni per la definizione di un testo unificato delle risoluzioni in discussione, che - in linea con quanto affermato anche dal rappresentante del Governo - possa fornire utili indirizzi per gli interventi da realizzare in via amministrativa, rinviando ad altro momento l'approvazione di eventuali misure di natura legislativa.

Michele SCANDROGLIO (PdL) preannuncia l'intenzione di lavorare celermente alla possibile stesura di un testo unificato delle risoluzioni in titolo, con il contributo di tutti i gruppi interessati.

Il sottosegretario Pasquale VIESPOLI dichiara la propria disponibilità ad adoperarsi per creare un nuovo luogo di confronto tra INPS, Autorità portuale e Governo, che consenta di individuare una possibile forma di linguaggio comune tra le competenti sedi locali e nazionali. Ribadisce, peraltro, che una soluzione in via amministrativa - sia pure entro i limiti in precedenza esposti - apparirebbe preferibile rispetto ad un percorso di natura normativa.

Giuliano CAZZOLA, presidente, preso atto degli orientamenti emersi, ritiene che i gruppi possano lavorare sin d'ora per la possibile definizione di un testo unificato delle risoluzioni in titolo, da formulare in accordo con il rappresentante del Governo, al fine di una sua eventuale approvazione nelle prossime settimane.
Rinvia, quindi, il seguito della discussione congiunta ad altra seduta.

La seduta termina alle 13.

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SEDE CONSULTIVA

Martedì 14 luglio 2009. - Presidenza del vicepresidente Giuliano CAZZOLA, indi del vicepresidente Luigi BOBBA, indi del presidente Silvano MOFFA. - Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Pasquale Viespoli.

La seduta comincia alle 13.

DL 78/09 Provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali.
C. 2561 Governo.

(Parere alle Commissioni riunite V e VI).
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta dell'8 luglio 2009.

Amalia SCHIRRU (PD), pur manifestando una certa soddisfazione per le misure recate a favore dell'occupazione e per il potenziamento di specifici ammortizzatori sociali, di cui rileva l'assoluta necessità in un momento di crisi economica come quello attuale, ritiene che sarebbe stato preferibile promuovere interventi più strutturali, finalizzati ad allungare i termini della cassa integrazione guadagni e ad estenderla ad altre fattispecie di lavoro flessibile. Esprime, altresì, forti perplessità sulle modalità con cui si è inteso provvedere agli oneri provenienti da tali interventi, suscettibili di incidere sul Fondo sociale per l'occupazione e la formazione, istituito per il conseguimento di altri scopi. In proposito, rileva la necessità di svolgere una costante attività di monitoraggio sulle modalità di erogazione dei trattamenti di integrazione salariale, al fine di scongiurare la loro concessione, laddove non ricorrano le condizioni previste dalla legislazione vigente, ed evitare in tal modo un inutile dispendio di risorse. Nel ritenere non più prorogabile un intervento di complessiva riforma del sistema degli ammortizzatori sociali - che comprenda anche i lavoratori attualmente privi di tutele - fa notare che le misure predisposte con il provvedimento in esame hanno un'incidenza limitata ad alcuni settori della grande industria, escludendo le piccole e medie imprese di determinati comparti - tra i quali cita l'artigianato, il turismo e il commercio - le quali, invece, in un periodo di congiuntura economia sfavorevole, richiederebbero che venisse intrapresa una seria politica di rilancio degli investimenti, che miri anche a favorirne l'accesso al credito bancario.
Ritiene che l'azione dell'Esecutivo sia particolarmente inefficace soprattutto in relazione ad alcune realtà del territorio, gravemente colpite dalla crisi economica ed occupazionale, tra cui cita la Sardegna, nell'ambito della quale si registra la chiusura di numerosi stabilimenti produttivi appartenenti ad imprese multinazionali, che, a suo avviso, preferiscono insediare i propri centri di produzione in altri siti, laddove risultano maggiori le possibilità di competere, considerati anche i minori costi legati al trasporto e all'energia.
Pur manifestando una certa soddisfazione per gli interventi rivolti ad agevolare il pagamento delle pubbliche amministrazioni a vantaggio delle imprese per opere già realizzate, sottolinea che da tali misure di sostegno risultano ingiustamente escluse le ASL e le aziende ospedaliere pubbliche, nonché numerose strutture convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, nell'ambito delle quali si registra un notevole calo dell'occupazione. Nel giudicare, poi, condivisibili talune misure assunte in materia di pubblico impiego, ritiene tuttavia che il Governo avrebbe dovuto osare maggiormente, prevedendo per l'assunzione di personale flessibile una riserva di posti superiore al 40 per cento e adottando un più esteso programma di assunzioni, predisposto secondo criteri selettivi idonei ad attribuire priorità ai lavoratori che hanno già espletato procedure concorsuali pubbliche, in settori rilevanti della pubblica amministrazione.
Dopo aver espresso forti perplessità sulle parti del provvedimento relative alle

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visite fiscali del personale pubblico e alle modalità di accertamento delle forme di invalidità civile, che giudica confuse, eccessivamente burocratiche e inadeguate ad individuare in modo chiaro le risorse economiche ed umane necessarie per farvi fronte, dichiara di non condividere talune disposizioni contenute all'articolo 17, laddove - invece di promuovere concrete misure per la stabilizzazione di personale precario - si prevede la trasmissione da parte delle pubbliche amministrazioni ai nuclei di valutazione interni e al Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio (che, a sua volta, redige un rapporto annuale al Parlamento) di un rapporto informativo sulle tipologie di lavoro flessibile e sui lavoratori socialmente utili utilizzati.
Nel ricordare, infine, che il suo gruppo ha già provveduto a presentare presso la Commissione di merito numerosi emendamenti tesi ad un miglioramento del testo in esame, che giudica inefficace a garantire un rilancio economico del Paese, auspica che il relatore possa recepire nella sua proposta di parere i rilievi mossi dai gruppi di opposizione.

Teresio DELFINO (UdC) fa notare che il provvedimento in esame è l'ultimo di una serie di atti di natura finanziaria - inefficaci e slegati tra di loro - che il Governo ha predisposto nel tentativo di contrastare la crisi economica in atto. Ritiene, pertanto, che l'azione del Governo in tale ambito sia stata frammentaria, disarticolata e priva di una visione organica di sistema, essendo stata portata avanti, ad intervalli più o meno regolari, secondo scadenze imposte dalle emergenze che si profilavano progressivamente all'orizzonte. Ritiene che - in luogo di tale modalità di intervento normativo, che definisce «rateizzata» - sarebbe stato preferibile intraprendere politiche di rilancio economico lungimiranti e di più ampio respiro, che, pur non perdendo di vista la necessità di fronteggiare una emergenza, fossero idonee a promuovere interventi strutturali di sostegno alle famiglie, alle piccole e medie imprese e ai lavoratori. Pur non essendo pregiudizialmente contrario alle norme previste all'articolo 1 del provvedimento in esame, in materia di occupazione e di ammortizzatori sociali, che giudica comunque suscettibili di produrre limitati benefici, ritiene che dal loro ambito di applicazione siano escluse numerose categorie di lavoratori flessibili, che risultano, allo stato, totalmente privi di forme di sostegno al reddito, nonostante taluni esponenti del Governo dichiarino il contrario. Fa altresì notare che le misure in questione non affrontano talune altre questioni fondamentali concernenti il mercato del lavoro, legate alla necessità di ampliare l'efficacia temporale degli interventi di integrazione salariale - in armonia con gli orientamenti emersi in sede europea - e all'esigenza di rafforzare i centri per l'impiego, uniformandone la disciplina su tutto il territorio nazionale. Nell'evidenziare la necessità di procedere ad una progressiva, complessiva, stabilizzazione del personale precario della pubblica amministrazione, preannuncia, pertanto, la presentazione presso la Commissione di merito di numerosi emendamenti volti ad estendere le forme di sostegno al reddito alle fattispecie contrattuali flessibili ed a prevedere ulteriori forme di agevolazioni previdenziali, fiscali e di semplificazione amministrativa a sostegno delle iniziative autonome imprenditoriali intraprese dai lavoratori destinatari degli interventi di integrazione salariale. Fa presente, inoltre, che talune di queste proposte emendative intervengono a dettare norme più specifiche e puntuali in materia di accertamento delle invalidità civili e a tutela di particolari categorie di lavoratori, operanti in determinati settori della protezione civile.
Nel prendere atto positivamente del cambiamento di rotta del Governo - rispetto agli orientamenti emersi sino a poco tempo fa - in materia di emersione del lavoro domestico (per lo più straniero), considerato che è allo studio da parte delle competenti autorità governative una ipotesi di modifica del testo in esame, tendente ad introdurre idonee forme di riconoscimento delle attività lavorative di

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assistenza e collaborazione familiare, auspica che il Governo possa prendere in considerazione anche l'ipotesi di prevedere un intervento specifico per gli stranieri entrati legalmente nel nostro territorio, ma divenuti successivamente irregolari, purché siano in possesso di un lavoro. Ritiene che un simile intervento - a differenza della misura di detassazione degli utili reinvestiti in macchinari, contenuta nel provvedimento in esame e destinata solo alla grande industria - andrebbe incontro anche alle esigenze delle numerose piccole e medie imprese che, in costante difficoltà anche in relazione all'acceso al credito, ricorrono sempre più spesso alla manodopera straniera. Pur prendendo atto delle limitatezza delle risorse a disposizione - rispetto alla quale fa notare che l'Esecutivo sembra sempre più orientato verso soluzioni di «finanza creativa» - auspica che la maggioranza, di fronte all'emergenza economica e occupazionale, sappia cambiare registro intraprendendo politiche attive a favore dei ceti sociali più svantaggiati.
In conclusione, nel riservarsi, a nome del suo gruppo, di esprimere una posizione più compiuta sul provvedimento nel corso dell'esame in sede referente, si augura che il relatore possa trarre dalle sue indicazioni utili spunti per la formulazione della propria proposta di parere.

Maria Anna MADIA (PD) fa notare che il Governo in carica, oltre a non intraprendere alcuna iniziativa tesa alla riforma complessiva del sistema degli ammortizzatori sociali, procede secondo un indirizzo politico volto a mortificare i lavoratori precari, ovvero coloro che non risultano garantiti da idonee forme di sostegno al reddito. Nell'esprimere, quindi, profonde perplessità sull'articolo 1 del provvedimento in esame, laddove introduce misure di sostegno per l'attività imprenditoriale posta in essere dai lavoratori destinatari di trattamenti di sostegno al reddito, giudica grave che i lavoratori precari siano esclusi dall'ambito di applicazione di una norma che, peraltro, risulta suscettibile di snaturare lo strumento della cassa integrazione guadagni e di incrinare il rapporto tra il lavoratore e l'azienda, operando, altresì, una illegittima valutazione a priori del livello di produttività delle aziende. Fa notare che l'unico intervento posto in essere dall'attuale esecutivo a favore di talune fattispecie di lavorato flessibili, assunto nell'ambito nel decreto legge n. 185 del 2008, è consistito nel riconoscimento di una indennità dall'importo modesto - dalla cui fruizione, peraltro, sono rimasti esclusi i collaboratori coordinati e continuativi e il cosiddetto «popolo delle false partite IVA» - il cui grado di efficacia è risultato assai limitato, considerato che solo un numero circoscritto di lavoratori ha presentato domanda per beneficiarne.
Pur esprimendo una certa soddisfazione per le norme contenute nel provvedimento in esame in materia di proroga di termini per le assunzioni di personale a tempo indeterminato nell'ambito del pubblico impiego, fa presente che in ordine a tale argomento, in seno alla maggioranza, sembrano registrarsi evidenti contraddizioni, testimoniate dalle dichiarazioni pubbliche rese in più occasioni dal Ministro Brunetta - secondo il quale non vi sarebbero particolari ostacoli all'avvio delle relative procedure di regolarizzazione, sussistendo nella maggior parte sia la volontà delle singole amministrazioni sia le risorse finanziarie - che appaiono in contrasto con l'orientamento complessivo del Governo, non propenso a rimuovere i limiti normativi previsti per l'assunzione di tale personale.
Esprime, altresì, forti perplessità sull'articolo 19 del provvedimento in esame, che estende le disposizioni in materia di divieti o limitazioni alle assunzioni di personale, valevoli per le amministrazioni pubbliche, anche alle società a partecipazione pubblica totale o di controllo, titolari di affidamenti diretti di servizi senza gara, alle società che svolgano funzioni volte a soddisfare esigenze di interesse generale aventi carattere non industriale o commerciale, nonché alle società che svolgono attività nei confronti della pubblica amministrazione a supporto di funzioni

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amministrative di natura pubblicistica. Paventa, pertanto, il rischio che tale disposizione pregiudichi l'efficacia di accordi già siglati con le organizzazioni sindacali, ledendo il legittimo affidamento nutrito dai numerosi lavoratori coinvolti.
In conclusione, ritiene che sia in atto un vero e proprio accanimento da parte del Governo nei confronti del lavoro non garantito, che sembrerebbe essere confermato, del resto, dalle insistenti notizie diffuse dagli organi di stampa circa una imminente pronuncia della Corte costituzionale sulla illegittimità costituzionale della cosiddetta norma «antiprecari», introdotta dall'Esecutivo nel decreto legge n. 112 del 2008, in materia di violazione sulle norme relative alla stipulazione del contratto a termine o alla proroga del medesimo.

Giuliano CAZZOLA (PdL), ricollegandosi a talune considerazioni svolte dal deputato Delfino, osserva che in situazioni difficili come quella che il Paese sta attraversando, il Governo, anziché seguire la strada indicata dalle opposizioni e varare negli ultimi mesi del 2008 un «maxi-piano» che comportasse la mobilitazione di ingenti risorse, ha scelto un'altra impostazione: quella di mettere in campo di volta in volta le politiche più adatte alle situazioni che venivano evolvendo, attraverso l'utilizzo di uno strumento di misurazione flessibile, capace di adeguarsi ai diversi mutamenti. Rileva che fondamentali sono state le scelte di mettere in sicurezza il sistema bancario (e, quindi, quel risparmio delle famiglie che ha poi costituito un argine alla crisi) e nello stesso tempo di organizzare, d'intesa con le regioni, una gigantesca mobilitazione di risorse per sostenere i trattamenti di integrazione salariale, nel momento in cui la richiesta esplodeva e le imprese non sapevano che cosa sarebbe successo il giorno dopo. Nel far notare che il merito di queste due iniziative è oggi comunemente riconosciuto al Governo, ritiene di poter affermare che la crescita delle ore autorizzate di CIG dipenda anche dall'allargamento della platea dei possibili utilizzatori attraverso lo strumento, rozzo ma flessibile, della CIG in deroga.
Sottolinea che il Governo ha sempre accompagnato - appena è stato possibile - provvedimenti in difesa del reddito dei lavoratori e a sostegno delle famiglie, con misure che difendevano direttamente il lavoro attraverso la salvaguardia della struttura produttiva, pur precisando che è stato necessario compiere delle scelte e individuare delle priorità. Osserva che, nonostante il Governo sia stato giustamente sollecitato a fare di più, ben pochi hanno potuto criticare quanto è stato fatto sinora, citando, a conferma della correttezza dell'operato dell'Esecutivo, il basso livello di conflittualità sociale che si riscontra da mesi (per il periodo gennaio-marzo 2009, - 79,4 per cento su tutto il 2008). Ritiene di dover sottolineare con forza il giudizio della grande maggioranza delle organizzazioni sociali ed economiche, le quali spingono il Governo a fare di più nello stesso momento in cui esprimono apprezzamenti per quello che è stato fatto. Osserva che, se il Governo si muovesse con più decisione lungo i percorsi indicati come riforme di carattere strutturale, da lui auspicati, non avrebbe certo il plauso dell'opposizione politica e sindacale, come dimostra la vicenda delle pensioni.
Sottolinea che tutte le volte che il Governo ha portato avanti la sua strategia del «passo dopo l'altro» vi è sempre stato (così come avviene anche nel caso del provvedimento in esame) un equilibrio corretto tra maggiori spese e nuove entrate a copertura, senza fare ricorso a nuove tasse. In proposito, fa notare che non si poteva agire diversamente in presenza di un deficit che, per effetto della crisi, arriva al 5 per cento del PIL a legislazione invariata.
Rileva che, con il provvedimento in discussione, si dà corso ad alcuni interventi importanti per le strutture produttive, nel senso sollecitato dalle organizzazioni economiche (come è avvenuto nei mesi scorsi con l'adozione di misure a sostegno di comparti industriali fondamentali, come quello dell'auto). Per quanto riguarda i profili di diretto interesse

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della XI Commissione, fa notare poi che vi sono alcune misure che tendono ad allontanare il più possibile il momento della separazione tra l'azione e il lavoratore, attraverso il riconoscimento della possibilità di uno sbocco di lavoro autonomo per i lavoratori cui sia riconosciuta una prestazione di tutela del reddito, pur precisando - come sottolineato dal deputato Gatti - che esiste al riguardo un problema di raccordo con l'ordinamento vigente. Fa notare che, con le misure in questione, si offrono delle opportunità nell'ambito di un contesto già esistente, rafforzando il capitale a disposizione per intraprendere un'attività autonoma.
Si sofferma poi sulle norme riguardanti il pubblico impiego - già contenute nel cosiddetto «collegato lavoro», fermo da mesi al Senato - mettendo in evidenza, in particolare, le disposizioni tese a rendere più flessibile la disciplina delle stabilizzazioni. Rileva, in proposito, che il Governo ha agito soltanto ora, perché ha ritenuto di attendere un contesto economico più propizio, da assecondare il più possibile, considerato anche che i dati della CIG di giugno registrano un evidente miglioramento (dopo il picco riscontrato a febbraio). Quanto alla questione dei lavoratori precari, ricorda che in tale campo in tanti hanno fatto soltanto il possibile. Fa presente che i collaboratori godono - grazie ad un Governo di centrosinistra - di una previdenza minore riguardante la malattia, la maternità e gli assegni familiari, finanziata con un contributo dello 0,50 per cento. Citando, in proposito, un saggio pubblicato di recente in materia di flessibilità (titolato «Flexinsicurity»), fa presente che l'indennità di degenza massima per giornata va dai 39 ai 9,7 euro, a seconda dei contributi versati nel periodo di riferimento, sottolineando che i requisiti sono tali da escludere dal beneficio il 25 per cento degli uomini e il 40 per cento delle donne. In proposito, ritiene che, in materia di accesso dei precari alle forme di accesso di sostegno al reddito, sia auspicabile una revisione della disciplina di tali requisiti, pur nella consapevolezza che essi devono comunque continuare a svolgere una essenziale funzione di filtro.
Infine, segnala che nella mozione della maggioranza - a sua prima firma - sul trattamento dei lavoratori precari, all'esame dell'Assemblea in questa settimana, è contenuta la proposta di rendere strutturale l'indennità di reinserimento per i collaboratori in regime di monocommittenza, grazie ad una soluzione assicurativa pubblica ed obbligatoria, che integri il pacchetto della previdenza non pensionistica.

Massimiliano FEDRIGA (LNP), in relazione a talune considerazioni svolte in ordine alla necessità di procedere a una progressiva emersione del lavoro degli stranieri, rileva - al contrario - la necessità di tutelare prioritariamente i lavoratori italiani, atteso che, secondo stime ufficiali, soprattutto in determinati contesti lavorativi e in un periodo di crisi come quello attuale, il livello di competitività sul mercato del lavoro dei cittadini del Paese risulta di gran lunga inferiore rispetto a quello di lavoratori stranieri che, per le condizioni in cui versano, sono disposti ad accettare minori livelli salariali.
Ritiene inoltre necessario prendere atto con soddisfazione degli interventi predisposti sino ad ora dal Governo in materia di strumenti di sostegno al reddito, nei quali ritiene siano state ampiamente comprese diverse categorie di lavoratori flessibili. Inoltre, fa notare che tali forme di intervento in favore di questa tipologia di lavoratori hanno registrato un grado di efficacia maggiore, laddove le amministrazioni locali si sono dimostrate più virtuose nella gestione dei conti pubblici, a conferma di quanto la riforma in senso federale dello Stato possa contribuire sensibilmente a migliorare il rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione ed a responsabilizzare gli stessi enti locali, producendo effetti positivi sull'economia e sull'occupazione.
Infine, in relazione alla tematica della stabilizzazione del personale precario della pubblica amministrazione, osserva che il provvedimento in esame ha introdotto

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norme equilibrate, capaci di operare un giusto contemperamento tra la legittima aspettativa dei lavoratori flessibili a stabilizzare la propria posizione lavorativa e l'esigenza di razionalizzare le pubbliche amministrazioni e di riformarle secondo criteri di produttività e merito. Ritiene, altresì, che in un contesto di risorse limitate, sarebbe auspicabile riconoscere un percorso preferenziale ai soggetti che risultano vincitori di concorso pubblico, rispetto a chi, invece, non ha superato alcuna procedura di selezione del personale, al fine di evitare che il settore pubblico venga inteso alla stregua di un ulteriore «ammortizzatore sociale», ovvero come strumento con cui assorbire il fenomeno della disoccupazione.

Silvano MOFFA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, avverte che la presentazione della proposta di parere del relatore - conformemente a quanto concordato nell'ambito dell'ultima riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi - avrà luogo nell'odierna seduta già fissata al termine delle votazioni della seduta pomeridiana dell'Assemblea.
Rinvia, quindi, il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 14.05.

SEDE REFERENTE

Martedì 14 luglio 2009. - Presidenza del presidente Silvano MOFFA.

La seduta comincia alle 14.05.

Interventi per agevolare la libera imprenditorialità e per il sostegno del reddito.
C. 2424 Antonino Foti.

(Rinvio del seguito dell'esame).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta del 23 giugno 2009.

Silvano MOFFA, presidente, propone, se non vi sono obiezioni, di rinviare ad altra seduta il seguito dell'esame del provvedimento in titolo, attesa l'esigenza di verificare il parere che la Commissione renderà sul decreto-legge n. 78 del 2009, contenente norme di contenuto analogo a quelle recate dal progetto di legge in esame.

La Commissione conviene.

Silvano MOFFA, presidente, rinvia, quindi, il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 14.10.

SEDE CONSULTIVA

Martedì 14 luglio 2009. - Presidenza del presidente Silvano MOFFA.

La seduta comincia alle 18.15.

DL 78/09 Provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali.
C. 2561 Governo.

(Parere alle Commissioni riunite V e VI).
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella odierna seduta antimeridiana.

Silvano MOFFA, presidente, avverte che il relatore, in esito al dibattito sinora svolto, ha predisposto una proposta di parere favorevole con osservazioni sul provvedimento in esame (vedi allegato 5). Comunica altresì che è stata testé presentata, dai deputati Damiano ed altri, una proposta di parere alternativa a quella del relatore (vedi allegato 6).

Vincenzo Antonio FONTANA (PdL), relatore, illustra la sua proposta di parere, facendo presente che essa tiene ampiamente

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conto del dibattito svolto in Commissione. Elenca, quindi, gli elementi positivi del decreto-legge in esame, che intende contribuire a fronteggiare l'attuale fase di difficoltà economica e occupazionale, mirando anche ad un impatto sul complessivo sistema del mondo delle imprese e del lavoro. Si sofferma, quindi, sulle importanti disposizioni di cui all'articolo 1, sottolineando come la sua proposta di parere abbia messo in evidenza l'opportuna finalità del rafforzamento del sistema degli ammortizzatori sociali, unitamente a talune specifiche richieste di modifica del testo, con particolare riferimento ai commi 7 e 8, che traggono chiaramente spunto dalla innovativa proposta di legge n. 2424, di natura più organica ed omogenea, il cui esame in sede referente da parte dell'XI Commissione dovrà proseguire tenendo conto di quanto anticipato dal decreto-legge in esame.
Segnala, altresì, che la sua proposta di parere interviene anche sull'articolo 17, in particolare mediante rilievi finalizzati, tra l'altro, ad assicurare che le politiche di reclutamento nel settore pubblico non pregiudichino l'assunzione di nuovo personale a seguito di procedure concorsuali già concluse. Al contempo, fa presente di avere inserito nel testo il riferimento alla esigenza, che è stata da più parti segnalata, di individuare una soluzione equilibrata al problema dell'emersione del lavoro domestico prestato in favore delle famiglie, attraverso misure selettive, che non configurino sanatorie di tipo generalizzato.
In conclusione, raccomanda l'approvazione della sua proposta di parere, sottolineando che le osservazioni in essa contenute intendono fornire un contributo migliorativo, che può andare anche a vantaggio dell'efficacia dell'intervento normativo promosso dal Governo.

Silvano MOFFA, presidente, ringrazia il relatore per il lavoro svolto e per le approfondite riflessioni poste alla base della sua proposta di parere. Ricorda, quindi, che la deliberazione di competenza della Commissione avrà luogo nella seduta antimeridiana già convocata per domani.
Rinvia, quindi, il seguito dell'esame ad altra seduta.

Legge comunitaria 2009.
Emendamenti C. 2449 Governo.

(Parere alla XIV Commissione).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame degli emendamenti riferiti al provvedimento in titolo.

Silvano MOFFA, presidente, avverte che la XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ha trasmesso, per l'espressione del prescritto parere, l'emendamento Borghesi 6.1 e gli articoli aggiuntivi Cazzola 6.01 e Paladini 6.02, 6.03 e 6.04, presentati direttamente presso tale Commissione, che investono gli ambiti di competenza della XI Commissione. In proposito, ricorda che al parere della Commissione è riconosciuta, in questa fase, una particolare efficacia vincolante. Nello specifico, segnala che, qualora la Commissione esprima parere favorevole su un emendamento, la XIV Commissione è tenuta ad adeguarsi al parere e potrà respingerlo solo per motivi attinenti alla compatibilità con la normativa comunitaria o per esigenze di coordinamento generale; qualora la Commissione esprima parere contrario, la XIV Commissione non potrà procedere oltre nell'esame dell'emendamento medesimo.

Gabriella GIAMMANCO (PdL), relatore, passa ad illustrare gli emendamenti trasmessi dalla XIV Commissione ai fini dell'espressione del parere di competenza, soffermandosi, in primo luogo, sull'emendamento 6.1, a prima firma del deputato Borghesi, che mira ad anticipare alla data del 1o gennaio 2010 l'entrata in vigore delle disposizioni in materia di protezione dei lavoratori dai rischi di esposizione a campi elettromagnetici previste al capo IV del titolo VIII del decreto legislativo n. 81 del 2008. Fa notare, al riguardo, che la

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direttiva 2008/46/CE - a cui il disegno di legge comunitaria ha inteso dare attuazione - modificando la precedente direttiva 2004/40/CE ha prorogato, invece, al 30 aprile 2012 il termine per l'adozione, da parte degli Stati membri, delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi su tale materia all'ordinamento comunitario.
Si sofferma, poi, sugli articoli aggiuntivi 6.02, 6.03 e 6.04, a prima firma del deputato Paladini, volti ad introdurre un nuovo articolo 6-bis nel disegno di legge comunitaria, al fine di dare attuazione specifica alla direttiva 2008/104/CE. In particolare, fa presente che gli articoli aggiuntivi 6.02, lettera a), e 6.03 si propongono di modificare l'articolo 22, comma 5, del decreto legislativo n. 276 del 2003, in materia di contratto di somministrazione, prevedendo che il prestatore di lavoro sia computato nell'organico dell'utilizzatore ai fini dell'applicazione di normative di legge o di contratto collettivo, facendo la media annuale delle presenze di tali prestatori di lavoro presso l'utilizzatore stesso. Inoltre, la lettera b) del già richiamato articolo aggiuntivo 6.02 e l'articolo aggiuntivo 6.04 mirano a sopprimere il comma 9 dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 276 del 2003, facendo venir meno la previsione di una deroga specifica al principio della nullità delle clausole tendenti a limitare la facoltà dell'utilizzatore di assumere il lavoratore al termine del contratto di somministrazione, ammessa - secondo il testo vigente, che invece gli articoli aggiuntivi in questione si propongono di modificare - in presenza del versamento di una adeguata indennità. Con riferimento a tali proposte emendative, ribadisce quanto già affermato nel corso dell'esame del disegno di legge comunitaria, nel senso che - per l'attuazione della direttiva comunitaria 2008/104/CE - appare sufficiente l'avere inserito tale direttiva nell'Allegato B al disegno di legge.
Segnala, infine, l'articolo aggiuntivo 6.01, a prima firma del deputato Cazzola, che si propone di dare attuazione alla sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee, datata 13 novembre 2008 nella causa C-46/07. In particolare, osserva che tale proposta emendativa mira a conferire al Governo una delega legislativa allo scopo di rendere uniforme la normativa che disciplina l'accesso al pensionamento di vecchiaia per i lavoratori e le lavoratrici dei settori pubblici, dettando al riguardo precisi criteri e principi direttivi. Fa notare che si tratta di una proposta di modifica già presentata in più occasioni - sia in Commissione che in Assemblea - nel corso dell'esame del disegno di legge comunitaria 2008 e successivamente ritirata, su specifico invito del rappresentante del Governo, rilevando che lo stesso Governo, in relazione al contenuto di tale proposta emendativa, ha più volte fatto presente che sono allo studio le soluzioni normative più adatte ad assicurare un progressivo allineamento della disciplina in materia di accesso al pensionamento di vecchiaia per gli uomini e le donne, al fine di venire incontro alle richieste provenienti dall'Unione europea. Trattandosi, tuttavia, di una tematica di assoluta delicatezza, ricorda che il Governo ha manifestato l'intenzione di procedere con la massima prudenza, riservandosi di assumere le opportune determinazioni solo al termine di una approfondita riflessione, anche in considerazione della necessità di valutare gli sviluppi della grave crisi economica in atto e le rilevanti difficoltà che si riscontrano sul versante occupazionale, soprattutto dal punto di vista dell'accesso delle donne al mercato del lavoro. Per tali ragioni, pur nella consapevolezza della necessità di prestare la massima attenzione all'argomento e alle osservazioni espresse al riguardo in sede comunitaria, ritiene opportuno rimandare la valutazione di competenza sulla presente proposta emendativa alla giornata di domani, anche in attesa di conoscere l'orientamento più recente del Governo in ordine a tale questione. Rileva, infatti, che proprio oggi è previsto un incontro dell'Esecutivo con le parti sociali, nel cui ambito sarà trattato anche l'argomento in questione: pertanto, nella giornata di domani sarà possibile comprendere gli sviluppi di

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tale incontro e valutare le determinazioni più opportune da assumere al riguardo.
In conclusione, nel ribadire di riservarsi di esprimere un parere più compiuto sull'articolo aggiuntivo Cazzola 6.01, in esito agli opportuni approfondimenti da svolgere in accordo con il Governo, e preso atto del contenuto delle ulteriori proposte emendative presentate, preannuncia comunque l'intenzione di proporre - su queste ultime - l'espressione di un parere contrario.

Cesare DAMIANO (PD), con riferimento all'articolo aggiuntivo Cazzola 6.01, dichiara di concordare sulla proposta di affrontare in una fase successiva il problema dell'innalzamento dell'età pensionabile delle donne nel pubblico impiego. Infatti, pur consapevole delleragioni che hanno portato il presentatore alla predisposizione di tale proposta emendativa, ritiene di non poterne condividere il contenuto, per ragioni sia di metodo che di merito.
Sotto il profilo del metodo, osserva che la materia pensionistica è una materia di grande delicatezza, in quanto genera un forte allarme nel corpo sociale. In questo senso, dichiarandosi un convinto sostenitore della logica della concertazione, ritiene che si debba procedere ad una preventiva valutazione dell'argomento unitamente alle parti sociali; a suo avviso, infatti, soltanto in assenza di una esplicita convergenza, lo stesso Governo potrebbe successivamente sentire il dovere di proseguire per la sua strada. Per tale ragione, considerato anche che proprio oggi è in corso un incontro con le parti sociali sulle misure economiche promosse dal Governo, segnala l'esigenza di soprassedere rispetto alla proposta emendativa presentata.
Passando al merito della questione, sottolinea anzitutto che il Governo sembra dare una lettura della sentenza della Corte di Giustizia comunitaria piuttosto unilaterale, come se la Corte medesima ingiungesse allo Stato italiano una equiparazione tout court dell'età pensionabile di uomini e donne. Al contrario, ritiene che tale interpretazione non sia corretta, considerato anche che l'ingresso delle donne nel mondo del lavoro è, di norma, spostato in avanti rispetto a quello degli uomini e che la stessa permanenza delle donne al lavoro è più breve, senza dimenticare che su di esse grava, molto spesso, anche la maggior parte del peso della cura dei figli. Al riguardo, peraltro, invita la Commissione a considerare che l'attuale sistema previdenziale impedisce alle donne - che già fanno meno carriera degli uomini, con stipendi tendenzialmente più bassi - di utilizzare con facilità la pensione di anzianità.
Nel segnalare che il Ministro Sacconi ha recentemente affermato che per il pubblico impiego si potrebbe anche procedere al recepimento delle indicazioni comunitarie, nel presupposto che i lavoratori pubblici siano più tutelati rispetto a quelli privati, esprime forti dubbi su tale impostazione, atteso che l'apertura di un varco sul versante pubblico rischierebbe di non reggere alle prevedibili incursioni che, di lì a poco, si concentrerebbero anche sul versante privato. In questo senso, nel ritenere di avere sufficientemente motivato le ragioni di un orientamento non favorevole rispetto all'intervento proposto, rimarca l'opportunità di recuperare il concetto di «uscita flessibile», individuando le misure tecniche necessarie a definire una «salita volontaria»; per converso, esprime perplessità sull'azione posta in essere sulla materia da parte del Governo, il quale, se da un lato intende incrementare l'età pensionabile delle impiegate pubbliche, dall'altro - con una norma di legge introdotta l'anno scorso - costringe al prepensionamento forzato numerosi lavoratori del pubblico impiego, che sarebbero, invece, in grado di permanere volontariamente in servizio.
Per tutti i motivi esposti, auspica quindi che il presentatore si persuada a ritirare l'articolo aggiuntivo presentato in XIV Commissione.

Giuliano CAZZOLA (PdL), nel rilevare come il relatore possa liberamente esprimere un parere sul suo articolo aggiuntivo 6.01, fa presente che, in questa sede, non è possibile ritirare la sua proposta emendativa,

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atteso che essa è stata depositata direttamente in XIV Commissione. Peraltro, ritiene che, sul merito della questione, non abbia nulla da rimproverarsi, considerato anche che, a seguito del ritiro di una analoga proposta emendativa riferita al disegno di legge comunitaria 2008, il Governo ha accolto un suo ordine del giorno che è, di fatto, alla base del nuovo intervento normativo ora riproposto.
Fa notare, quindi, che nel suo articolo aggiuntivo 6.01 - che prevede che la riforma sia attuata mediante una delega legislativa - non vi è l'indicazione di alcun numero e vi è, invece, la definizione di un percorso di progressivo raggiungimento dell'obiettivo, limitato al solo settore pubblico, prevedendosi peraltro l'utilizzo dei conseguenti risparmi in favore del lavoro femminile. Nel rilevare, inoltre, come nel privato si possa ricorrere a forme di «pensionamento flessibile», giudica anomalo che rappresentanti del precedente Governo di centrosinistra, che hanno contribuito all'introduzione di «finestre» anche per le pensioni di vecchiaia, manifestino oggi talune perplessità sull'argomento. Ricorda, peraltro, come vi sia l'assoluta opportunità di realizzare un'operazione di uniformità rispetto al regime pensionistico di uomini e donne, non essendo incompatibile con la stessa sentenza comunitaria la previsione di un diverso sistema previdenziale per il lavoro pubblico e quello privato. Rileva, semmai, che la stessa sentenza ha posto più problemi di quelli che si propone di risolvere, anche perché impedisce, di fatto, l'adozione di qualsiasi soluzione di flessibilità.
Ritiene, dunque, di avere prospettato una evoluzione graduale dell'intervento di riforma, che consente di trovare le soluzioni più adeguate, secondo un percorso che si concluderà soltanto nel 2018, trattandosi, a suo giudizio, di una misura che tiene conto anche del fatto che nel pubblico impiego molte donne possono tuttora avvalersi del pensionamento di anzianità. Nel preannunciare di avere presentato una proposta di contenuto analogo, anche se più articolata, con riferimento allo stesso decreto-legge n. 78 (recante la manovra economica «estiva» del Governo), riconosce che l'operazione dell'innalzamento dell'età pensionabile va realizzata con cautela, ma rappresenta comunque una evidente prova di novità, con la quale le istituzioni pubbliche devono sapersi misurare. In questo campo, peraltro, essendo la concertazione con le parti sociali rimessa all'Esecutivo, ritiene che le Camere ben possano procedere in maniera indipendente, pur tenendo conto degli eventuali elementi di difficoltà che dovessero registrarsi sul punto.
Per le ragioni esposte, si riserva di assumere le determinazioni più opportune sull'eventuale ritiro del suo articolo aggiuntivo presso la XIV Commissione, solo dopo aver verificato gli orientamenti del Governo nella seduta già prevista per domani. In ogni caso, preannuncia l'intenzione di continuare a porre la questione, con forza e determinazione, in ogni possibile sede.

Silvano MOFFA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 18.50.