CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 9 luglio 2009
200.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (V e VI)
COMUNICATO
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AUDIZIONI INFORMALI

Giovedì 9 luglio 2009.

Audizioni nell'ambito dell'esame, in sede referente, del disegno di legge C. 2561, di conversione del decreto-legge n. 78 del 2009, recante «Provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali».
Audizione di rappresentanti della Confindustria.

L'audizione informale è stata svolta dalle 9.15 alle 10.05.

Audizione di rappresentanti dell'UGL.

L'audizione informale è stata svolta dalle 10.15 alle 11.05.

Audizione di rappresentanti della Confesercenti, della Confartigianato, della CNA, della Confcommercio e della Casartigiani.

L'audizione informale è stata svolta dalle 11.05 alle 12.25.

SEDE REFERENTE

Giovedì 9 luglio 2009. - Presidenza del presidente della V Commissione, Giancarlo GIORGETTI, indi del Presidente della VI Commissione, Gianfranco CONTE. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Alberto Giorgetti.

La seduta comincia alle 12.25.

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DL 78/09: Provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali.
C. 2561 Governo.

(Seguito dell'esame e rinvio).

Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta dell'8 luglio scorso.

Antonio BORGHESI (IdV) rileva preliminarmente che la copertura del provvedimento appare assai discutibile. In particolare ritiene poco credibile che il meccanismo delle compensazioni fiscali di cui all'articolo 10 frutti a partire dall'anno 2010 un miliardo di euro. Al riguardo chiede più puntuali elementi in ordine alle modalità con le quali si è giunti a tale qualificazione. Segnala, peraltro, che il Governo si è mosso nella lotta all'evasione fiscale in direzione opposta rispetto a quella dichiarata dalla disposizione, ad esempio con la soppressione degli elenchi fornitori e più in generale indebolendo il sistema dei controlli antielusione. Analogamente risultano poco credibili gli effetti finanziari positivi ascritti alle norme in materia di paradisi fiscali di cui all'articolo 12. Tali norme si pongono peraltro in contraddizione con l'annunciato scudo fiscale, rispetto al quale si configura un'autentica correità dello Stato in un'operazione di riciclaggio del denaro sporco, in quanto a suo giudizio dello scudo fiscale si gioveranno in primo luogo le organizzazioni malavitose per far rientrare patrimoni illeciti in Italia. In proposito, rileva che l'unico modo per contrastare l'evasione è considerare inesistenti le operazioni effettuate nei paradisi fiscali, e che, al contrario, l'orientamento del Governo è quello di indebolire la black list collocando invece molti Stati nella cosiddetta «lista grigia», con l'applicazione di un regime meno rigido in cambio di generici impegni ad aderire ad accordi internazionali in materia di contrasto ai paradisi fiscali. Sul punto ricorda anche che nei paradisi fiscali compiono operazioni consistenti non solo le imprese di proprietà del Presidente del Consiglio ma anche altri importanti soggetti economici italiani come l'ENI, mentre il ministro Tremonti deve ancora rispondere ad una sua interrogazione sulle operazioni effettuate in paradisi fiscali da Unicredit, Intesa San Paolo e Barclays che hanno consentito a questi gruppi di non vedere soggetti a tassazione utili assai consistenti.
Con riferimento al merito del provvedimento, rileva che il suo gruppo ha preferito non presentare pregiudiziali di costituzionalità, pur ricorrendo i presupposti per la loro presentazione, in quanto nel medesimo provvedimento sono raccolti interventi di proroga di termini, interventi finanziari e addirittura il rifinanziamento delle missioni internazionali, rispetto al quale peraltro si augura che si possano realizzare le condizioni per lo stralcio già richiesto con forza da più parti. Osserva che, quindi, se le pregiudiziali non sono state presentate, è stato per senso di responsabilità in considerazione dell'attuale situazione di grave crisi economica. In tal senso, rileva che tuttavia gli interventi del decreto risultano insufficienti e tardivi. Ciò vale in primo luogo per le misure in materia di ammortizzatori sociali che sono ancora indirizzati ai lavoratori a tempo indeterminato. Ricorda che al riguardo la mozione del suo gruppo propone soluzioni alternative più efficaci, peraltro proposte anche negli scorsi mesi, al fine di estendere le misure in questione a tutti i lavoratori con contratto a tempo determinato o interessati da altre tipologie di lavoro precario quando siano stati superati i trentasei mesi di lavoro, comunque realizzati, nell'arco degli ultimi cinque anni. Constata l'insufficienza delle misure del decreto anche con riferimento alla riduzione del costo delle operazioni bancarie e preannuncia la presentazione di un emendamento che istituisca per i costi delle operazioni bancarie una sorta di «TAEG» comprensivo di ogni costo, rispetto al quale individuare un valore percentuale massimo superato il quale si verifica la fattispecie dell'usura.
Rileva poi che l'articolo 5 non rappresenta una detassazione degli utili ma un

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incentivo all'acquisto. Contesta poi la scelta di adottare la tabella ATECO per definire gli interventi da incentivare, rilevando quindi che sarebbe stato meglio detassare le risorse delle imprese miranti al rafforzamento del capitale delle imprese.
Con riferimento alla export banca di cui all'articolo 8, rileva che anche in questo caso non sono stanziate risorse aggiuntive. Osserva poi che la Cassa depositi e prestiti sarebbe stato più opportuno che venisse utilizzata per il rimborso dei crediti delle pubbliche amministrazioni, per i quali invece le risorse sono insufficienti. Esprime quindi un giudizio assai critico sulla disposizione dell'articolo 11 che nasconde il rischio di mettere il bavaglio a fonti di informazioni indipendenti in materia di politica economica e sociale. Annuncia pertanto che la proposta emendativa del suo gruppo chiederà che la banca dati da realizzare in attuazione di tale decreto venga messa sotto il controllo dell'ISTAT. Riguardo all'imposta sostitutiva sulle plusvalenze derivanti da valutazione di metalli preziosi non industriali di cui all'articolo 14, osserva che risulta necessario attendere la valutazione della BCE. Denuncia infine che si stanno depotenziando, con le disposizioni dell'articolo 19, le misure poste in essere nella scorsa legislatura per contrastare i costi delle società pubbliche, per le quali si prevede invece un aumento dei membri dei consigli di amministrazione.
Contesta poi la disposizione sull'indennizzo per obbligazionisti e azionisti Alitalia di cui ai commi 3 e 4 dell'articolo 19. Rileva infatti che la liquidazione dell'indennizzo per i titoli a tre anni si tradurrà in concreto nella corresponsione del 50 per cento del valore nominale. Non è chiaro poi in che modo avverrà il rimborso contestuale di obbligazionisti e azionisti. Esprime infine le proprie perplessità per la sottrazione di 100 milioni alla sicurezza e per l'ulteriore rinvio della class action. Sollecita quindi il Governo ad una rapida presentazione delle proposte emendative, se possibile già entro la giornata odierna. Segnala peraltro che se tra queste proposte emendative rientrasse lo scudo fiscale è indispensabile disporre di tempi adeguati per la necessaria valutazione e chiede di differire di qualche ora il termine per la presentazione degli emendamenti.

Roberto OCCHIUTO (UdC) rileva preliminarmente come il provvedimento in esame si sostanzi in una sommatoria di microinterventi sganciati da una strategia generale di contrasto alla crisi e appaia di conseguenza molto lontano da quello che avrebbe richiesto la gravità della situazione economica, tuttora comprovata non soltanto da tutti gli indicatori - tra i quali quelli concernenti il PIL, nonostante la leggerissima previsione al rialzo effettuata, da ultimo, dal Fondo monetario internazionale, e quelli relativi al settore del credito - ma anche dalla conoscenza diretta che i singoli deputati hanno delle difficoltà nelle quali si dibattono, nelle rispettive realtà territoriali, le imprese, molte delle quali non saranno in grado di riprendere l'attività dopo la chiusura estiva.
Ritiene, in particolare, che il decreto-legge sia negativamente caratterizzato dalla mancanza di politiche di sostegno ai redditi dei lavoratori, nonché dall'assenza, eccezion fatta per taluni marginali interventi nel settore degli sfratti e in materia di commissione di massimo scoperto, di misure a sostegno delle famiglie, le quali potrebbero costituire, come ha osservato anche il Segretario generale dell'UGL nel corso delle audizioni informali svoltesi stamani, un importante volano per rilanciare i consumi. A tale proposito, preannuncia la presentazione di proposte emendative volte a prevedere la regolarizzazione delle cosiddette «badanti», che, oltre a soddisfare le esigenze di tante famiglie, farebbe emergere una notevole quantità di rapporti di lavoro, con indubbio beneficio anche per l'erario e per l'ente di previdenza.
Evidenzia inoltre come, dopo il sostanziale fallimento degli interventi recati nei decreti - legge cosiddetti «salva banche» e dei Tremonti-bond, appaiano del tutto

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insufficienti - malgrado le dichiarazioni reiteratamente rilasciate dal Ministro dell'economia e delle finanze circa la necessità di una maggiore responsabilizzazione degli istituti di credito - anche le misure relative al settore del credito contenute nel provvedimento in esame.
Osserva, peraltro, come alla manovra avrebbe dovuto accompagnarsi, nell'attuale contesto, anche la ripresa di un processo di riforma volto ad ammodernare l'architettura dello Stato, al duplice fine di aiutare il sistema economico ad uscire dalla crisi e di renderlo più agile e più competitivo, onde evitare che esso stenti a rimettersi in carreggiata, quando gli altri Paesi europei riprenderanno il loro percorso di sviluppo.
Rileva altresì come il provvedimento in esame per la prima volta non contenga, diversamente dagli altri precedentemente adottati dal Governo in carica, interventi finalizzati al potenziamento delle infrastrutture, sebbene queste ultime costituiscano una leva fondamentale per lo sviluppo del Paese.
Pur non condividendo una logica rivendicativa, che finisce per alimentare un'odiosa contrapposizione tra Sud e Nord, ed esprimendo anzi apprezzamento per il tentativo, compiuto con l'articolo 22 del decreto-legge, di sanzionare quelle regioni che si dimostrino incapaci di assicurare il risanamento finanziario, il riequilibrio economico-finanziario e la riorganizzazione dei propri sistemi sanitari, ritiene che un'ulteriore, grave lacuna del provvedimento sia rappresentata dalla totale assenza di misure a favore del Mezzogiorno, il quale potrebbe svolgere, invece, proprio in considerazione dei più ampi margini di crescita, una funzione trainante ai fini del rilancio dell'intera economia italiana.
Passando ad una prima valutazione di alcuni interventi specifici, in merito ai quali esprimerà un orientamento definitivo all'esito dell'esame delle proposte emendative, soprattutto in relazione all'atteggiamento che sarà assunto al riguardo dal Governo, manifesta forti perplessità in merito alla detassazione degli investimenti recata dall'articolo 5 del decreto-legge. Al riguardo, nel rilevare come la norma sembri avvantaggiare soltanto le imprese operanti in una parte del Paese, auspica che nel prosieguo dell'esame sia possibile addivenire ad una nuova formulazione della disposizione, che elimini ogni ambiguità - derivante dalla dizione utilizzata nella rubrica - circa il fatto che l'agevolazione non si riferisce solo agli utili reinvestiti, ma a tutti gli investimenti, che ampli l'ambito di applicazione del beneficio anche ad altre tipologie di macchinari e che preveda un termine di scadenza dell'agevolazione più lungo, al fine di consentire di fruirne anche a quelle imprese che non otterranno la consegna dei macchinari entro il 30 giugno 2010.
Reputa incongrue, inoltre, le modalità di copertura delle misure in tema di ammortizzatori sociali contemplate dall'articolo 1, preannunciando a tale proposito la presentazione di proposte emendative volte ad evitare che le disposizioni recate dall'articolo si trasformino in una sorta di incentivo per le imprese a licenziare i propri dipendenti.
Con riferimento al tema degli aiuti alle imprese, giudica condivisibile, invece, la richiesta, avanzata dal Presidente della Confindustria nel corso delle odierne audizioni informali, di ripristinare il credito d'imposta automatico per gli investimenti in ricerca e sviluppo.
In merito all'articolo 2, recante un ulteriore intervento sulla disciplina della commissione di massimo scoperto, ritiene opportuno correggerne il contenuto, al fine di abbassare dallo 0,5 allo 0,2 per cento la misura massima trimestrale di tale commissione.
Ritiene quindi che avrebbero dovuto essere più coraggiose e incisive le disposizioni del provvedimento relative alla pubblica amministrazione. Da tale punto di vista, nel rilevare come l'efficacia delle norme contenute nell'articolo 9, miranti ad accelerare i pagamenti della PA, rischi di essere frustrata a causa dell'esclusione delle aziende sanitarie dal novero delle amministrazioni pubbliche tenute a rispettarle, sottolinea la necessità di aprire un

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confronto circa il rispetto del Patto di stabilità interno da parte degli enti locali. Osserva, peraltro, che la disposizione suscita perplessità anche in relazione al fatto che non è ancora intervenuta l'approvazione del disegno di legge di assestamento del bilancio di previsione per l'anno finanziario 2009, il quale dovrebbe indicare le risorse per il pagamento dei debiti pregressi.
Con riferimento, poi, alle disposizioni in materia di proroga del finanziamento delle missioni internazionali che vedono impegnati contingenti delle Forze armate italiane, auspica che le stesse formino oggetto di un provvedimento ad hoc, in quanto la loro inclusione all'interno del decreto-legge potrebbe costituire un insormontabile ostacolo all'eventuale espressione, su di esse, di un orientamento favorevole da parte della propria parte politica.
Nel prendere atto della decisione degli uffici di presidenza delle Commissioni riunite di non prevedere un ulteriore differimento del termine per la presentazione degli emendamenti, osserva, infine, come il Governo si renderebbe responsabile dell'ennesima, grave lesione delle prerogative del Parlamento qualora, dopo avere posto le premesse per un confronto nel merito, ne disattendesse le risultanze ponendo la questione di fiducia su un testo diverso da quello esaminato e approvato dalle Commissioni.

Amedeo CICCANTI (UdC), riservandosi di intervenire più ampiamente nel corso dell'esame del provvedimento in Assemblea, sottolinea che, come evidenziato più volte dalle parti sociali nel corso delle audizioni informali svoltesi nella giornata odierna, la manovra prevista dal decreto in esame appare un intervento privo di pretese, che si prefigge essenzialmente scopi di manutenzione normativa. Si tratta, a suo avviso, di una mini-manovra estiva, che non ha nulla a che vedere con quella realizzata lo scorso anno con il decreto-legge n. 112, il quale, in un orizzonte di programmazione triennale, aveva impostato un'ampia azione di riforma e di contenimento delle spese delle pubbliche amministrazioni. Il limite del decreto-legge approvato la scorsa estate deriva dalla circostanza che il provvedimento era stato calibrato in riferimento ad un contesto economico e finanziario che non teneva conto degli effetti della crisi successivamente manifestatasi, come dimostrano con particolare evidenza le disposizioni relative alla cosiddetta Robin tax. Sarebbe pertanto stato opportuno, a suo avviso, emanare in questa fase un provvedimento analogo al decreto-legge n. 112, che tuttavia si facesse carico delle conseguenze della crisi economica e finanziaria in atto. Ritiene, invece, che il Governo stia procedendo ad una manovra economica «a rate», con interventi che configurano una politica che può definirsi di intrattenimento. Rileva, infatti, che nel corso dell'ultimo anno il Governo ha emanato ben quattro provvedimenti di urgenza in materia economica e finanziaria, adottando, quindi, con una cadenza trimestrale provvedimenti-spot, a carattere essenzialmente propagandistico. Gli interventi adottati, tuttavia, non hanno inteso, a suo giudizio, affrontare in un'ottica sistematica le problematiche poste dalla crisi economica, ma hanno avuto sostanzialmente lo scopo di rispondere a sollecitazioni provenienti di volta in volta dagli operatori economici. In questo quadro, sottolinea come il decreto-legge oggi in esame intenda rispondere principalmente alle sollecitazioni del presidente della Confindustria, che nel corso dell'assemblea di Assolombarda aveva richiesto al Governo misure di immediata attuazione, da realizzare entro cento giorni, per fronteggiare il possibile aggravarsi dei conflitti sociali esistenti nel Paese, ipotizzando in particolare una riedizione degli sgravi fiscali per gli investimenti produttivi. Come rilevato dallo stesso presidente della Confindustria nel corso dell'odierna audizione, tuttavia, le misure adottate, pur potendo contribuire al mantenimento della coesione sociale, non affrontano in maniera diretta i problemi strutturali della nostra economia, che si sono ulteriormente aggravati a seguito dell'attuale crisi economica. Evidenzia,

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peraltro, che la decisione di non affrontare gli aspetti più problematici della situazione economica del nostro Paese costituisce una costante nel comportamento dell'attuale Ministro dell'economia e delle finanze che, già in occasione della crisi del 2001, proponeva di affrontare le questioni poste dall'elevato rapporto tra deficit e prodotto interno lordo con interventi volti ad agire principalmente sul denominatore di tale rapporto. Tale strategia, che non ha prodotto particolari successi, ha indotto il Governo nella XIV legislatura ad adottare numerosi interventi di carattere non strutturale, attraverso il ricorso a condoni fiscali, condoni edilizi, cartolarizzazioni e operazioni di swap, in assenza di una reale azione di contenimento della spesa pubblica. Al termine della legislatura si è potuto constatare come l'effetto complessivo dell'azione di Governo avesse determinato un incremento della spesa pubblica al quale aveva fatto riscontro un'inversione del trend virtuoso di contenimento del debito pubblico. La descritta linea di azione politica trova, a suo avviso, conferma nelle disposizioni del decreto-legge in esame, che reca misure prive di carattere strutturale, le quali, tra l'altro, spesso non immediatamente efficaci.
Per altro verso, ritiene particolarmente grave la scelta dell'Esecutivo di non introdurre nell'attuale quadro economico misure di sostegno ai consumi, rilevando che tale scelta sembra dimostrare che le misure agevolative recentemente introdotte nel settore automobilistico non corrispondevano ad una precisa opzione di politica economica, ma facevano semplicemente seguito alle pressioni esercitate da importanti settori industriali. Giudica, peraltro, che la scelta dell'Esecutivo avrebbe potuto, comunque, essere comprensibile qualora fosse dettata dall'intenzione di agire sul versante dell'offerta, promuovendo incrementi di produttività nel sistema industriale e nelle pubbliche amministrazioni. Tuttavia, gli interventi previsti dal decreto non sembrano muoversi lungo questa direttrice, in particolare per quanto attiene alle misure relative alle pubbliche amministrazioni, che appaiono avere carattere essenzialmente punitivo. In questo contesto, a suo avviso, sarebbe stato assolutamente necessario prevedere ulteriori interventi di liberalizzazione, in particolare nel settore dei servizi, in quanto misure in questo campo potrebbero avere positivi effetti selettivi sul lato dell'offerta, premiando le imprese più efficienti e produttive, che hanno maggiori possibilità di superare indenni l'attuale situazione di crisi. Anche in questo campo, tuttavia, il decreto in esame appare estremamente carente, essendo previsto solo un timido tentativo di introdurre liberalizzazioni nel settore energetico. A suo avviso, tuttavia, sarebbe stato necessario maggiore coraggio e si sarebbero dovuti raccogliere numerosi spunti contenuti nell'ultima relazione annuale del presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. A tale riguardo giudica particolarmente sorprendente la circostanza che il precedente Esecutivo, che pure era sostenuto da movimenti di ispirazione comunista, con i decreti Bersani aveva agito in modo particolarmente incisivo nel settore delle liberalizzazioni, mentre l'attuale Governo, il cui Ministro dell'economia e delle finanze si richiama fortemente alle regole del libero mercato, è rimasto sostanzialmente inattivo.
Ritiene, in estrema sintesi, che le linee direttrici di possibili interventi per contrastare efficacemente la crisi economica e per precostituire le basi per una ripresa siano stati ben delineati dall'editoriale di Mario Monti apparso qualche giorno fa sulle pagine del Corriere della Sera. In primo luogo, l'editoriale indica come sia assolutamente necessaria una riduzione strutturale della spesa pubblica, e in particolare della spesa di carattere previdenziale, che nei provvedimenti governativi è stata oggetto di interventi di portata limitatissima e di carattere frammentario e contraddittorio. L'estrema debolezza evidenziata da molti aspetti della riforma Dini e la continua crescita del peso della spesa pensionistica nell'ambito del sistema di welfare del nostro Paese richiederebbero, a suo avviso, una riforma organica

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ed incisiva, che consenta di destinare nuove risorse ad interventi sociali urgenti, da indirizzare prevalentemente ai lavoratori precari, la cui situazione, già difficile, è stata resa drammatica dalla crisi economica e finanziaria in atto. In questo contesto, ritiene che ci si debba assolutamente fare carico della condizione di precarietà di molti lavoratori, evidenziando come la flessibilità del mercato del lavoro non debba limitarsi a costituire una fonte di benefici per i datori di lavoro. Una comparazione a livello europeo evidenzia in modo chiaro l'urgenza di un intervento nel settore previdenziale, in quanto le spese del nostro Paese in questo campo ammontano a circa il 14 per cento del prodotto interno lordo, a fronte dell'8-9 per cento della Gran Bretagna, del 10 per cento della Francia e dell'11 per cento della Germania. In modo assolutamente speculare, il nostro Paese è quello che a livello europeo destina minori risorse alla tutela dei lavoratori, stanziando somme che corrispondono circa all'1,8 per cento del prodotto interno lordo, a fronte dell'8 per cento reso disponibile in Francia. Ritiene, pertanto, alla luce del quadro sopra descritto assolutamente prioritario un intervento che non abbia carattere episodico nel settore degli ammortizzatori sociali e della cassa integrazione guadagni, sottolineando come sarebbe necessario destinare risorse anche all'introduzione del quoziente familiare.
Anche nel settore della formazione del capitale umano gli interventi del Governo appaiono, a suo avviso, assolutamente inadeguati, essendo volti fondamentalmente a conseguire risparmi di spesa. In questo quadro, ricorda, in particolare, le misure introdotte dal decreto-legge n. 112 del 2008, che, intervenendo a modificare la cosiddetta riforma Moratti, si prefiggevano l'obiettivo di produrre risparmi su base triennale per circa 9,5 miliardi di euro. Un'altra direttrice di intervento, anch'essa segnalata nel ricordato editoriale di Mario Monti è quella del potenziamento del sistema infrastrutturale, ma anche in questo caso il decreto-legge in esame appare assolutamente deficitario. Per quanto attiene invece alla liberalizzazione dei servizi, in particolare alla riforma dei servizi pubblici, il provvedimento oggi in discussione appare muoversi nella direzione opposta a quella auspicata, intervenendo con disposizioni che rinviano ulteriormente la definizione dei processi di riordino delle partecipazioni societarie pubbliche.
Si riserva, infine, di svolgere nel prosieguo dell'esame del provvedimento più puntuali osservazioni su specifiche disposizioni del decreto, e in particolare su quelle relative al rimborso dei titolari di azioni e obbligazioni dell'Alitalia e all'imposta sulle plusvalenze sui metalli preziosi.

Cesare MARINI (PD) rileva che il provvedimento rischia di essere inutile e manifesta un atteggiamento del Governo di «resistenza passiva» nei confronti della crisi. Conseguentemente il provvedimento non prevede interventi per lo sviluppo, sul credito alle imprese, sulle infrastrutture, sulle piccole e medie imprese. Ricorda infatti che se la FIAT è stata aiutata negli scorsi mesi, poco è stato fatto per le piccole e medie imprese. Ora si parla di moratoria sul debito ma anche questa rischia di essere insufficiente. Osserva che il provvedimento non prevede nulla per il Sud. In proposito, annuncia la presentazione di un emendamento che consenta l'utilizzo delle risorse comunitarie destinate alle politiche di coesione nei territori interessati da tali politiche anche per investimenti in macchinari ad alto contenuto innovativo.

Bruno TABACCI (UdC) osserva che, collocando il provvedimento nel contesto più ampio della politica economica del Governo, il quadro che ne emerge risulta assai deludente. In questo primo anno è infatti mancata la necessaria spinta innovativa e riformatrice, così come non si è registrata l'annunciata «messa in sicurezza dei conti pubblici». Rileva infatti il deterioramento dei conti pubblici, rispetto al quale non è ammissibile tacciare di catastrofismo gli organismi indipendenti che la denunciano. La crisi infatti non è, come è stato pure autorevolmente dichiarato, di natura psicologica,

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e la situazione italiana è peggiore di quella media europea.
In questo quadro, il provvedimento risulta assai riduttivo, in coerenza con l'inopportunità teorizzata da autorevoli esponenti del Governo, come i ministri Tremonti e Sacconi, di porre in essere le necessarie riforme strutturali. Rileva infatti che, ad esempio, non si è affrontata la riduzione strutturale della spesa pubblica, poiché non rappresenta sicuramente un modo serio di affrontare la questione quello dei tagli lineari posti in essere con il decreto-legge n. 112 del 2009. In questo modo infatti si sottraggono risorse in maniera indiscriminata: questa politica è all'origine, ad esempio, del taglio di risorse anche alla sicurezza, che stride peraltro con l'annunciata istituzione delle «ronde». Rileva poi non solo l'esigenza di una riforma pensionistica ma anche di una riforma della spesa sanitaria, per la quale invece le limitate misure di riduzione della spesa farmaceutica previste dal provvedimento pongono solo le premesse per successivi ripiani della spesa a piè di lista. In proposito, ricorda che la spesa sanitaria sta vivendo una fase critica a causa dell'intreccio perverso in materia tra i vasti poteri riconosciuti alle regioni e ai relativi presidenti, da un lato, e i meccanismi di selezione dei dirigenti delle ASL, dall'altro lato. Insieme segnala l'esigenza di una maggiore liberalizzazione dei servizi. Non ritiene infatti saggio «galleggiare sulla crisi» in quanto un Presidente del Consiglio che vanta i tassi di popolarità dichiarati dall'attuale Capo del Governo dovrebbe avere il coraggio di investire questo capitale politico in una coraggiosa opera di riforme, oppure avere il coraggio di dichiarare che le riforme invece non servono e basta l'ordinaria amministrazione. In questa ottica, rileva che il governo, come testimonia anche il provvedimento in esame, non ha una visione del futuro: pone, ad esempio, il problema degli ammortizzatori sociali, per cui rimangono privi di copertura 1.630.000 lavoratori, come denunciato dal Governatore della Banca d'Italia, il quale peraltro è stato per questo oggetto di attacchi. Allo stesso tempo, constata che la detassazione dell'articolo 5 scatta in realtà solo dal 2011.
Conclude riferendosi alle misure per azionisti e obbligazionisti Alitalia di cui all'articolo 19; in proposito osserva che il Governo si sta comportando come il Governo argentino. Infatti la disposizione prevede un indennizzo non pieno ma limitato e parziale per un prestito obbligazionario, quello del 2005, sulla cui solidità aveva garantito lo stesso Tremonti, allora come oggi ministro dell'economia il quale aveva ottenuto contestualmente l'autorizzazione in sede comunitaria ad un aumento di capitale per l'Alitalia. Giudica grave anche il comportamento nei confronti degli azionisti, i quali avrebbero ricevuto un trattamento migliore se fosse stata accolta l'offerta di Air France. Rileva che comunque questa è solo l'ultima conseguenza di un più complessivo atteggiamento di disprezzo per i diritti degli azionisti Alitalia, testimoniato anche dal fatto che il Commissario straordinario della società ha ceduto gratuitamente alla new company CAI gli slot di Alitalia, che costituivano invece uno dei pochi attivi della compagnia di bandiera.

Ivano STRIZZOLO (PD) ritiene che il decreto-legge in esame, che giudica complessivamente inadeguato, insufficiente e tardivo, sia conseguenza del colossale errore strategico che l'Esecutivo ha commesso lo scorso anno, quando ha dilapidato ingenti risorse per finanziare i provvedimenti per Alitalia e per l'abolizione dell'ICI sulla prima casa, anziché investirle, anche aumentando di un 1 per cento il rapporto tra deficit e PIL, come proposto dall'opposizione, per dare un immediato sostegno all'economia. Operando in tal modo, il Governo avrebbe precostituito le condizioni per consentire una più veloce ripresa economica, così come sta avvenendo in altri Paesi europei, i cui governanti hanno compiuto per tempo le scelte che il nostro Paese ha invece evitato di effettuare. Al contrario, l'Esecutivo in carica si è ostinato a varare provvedimenti disorganici che, lungi dal determinare il risanamento dei conti pubblici,

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hanno fatto assumere alla crisi dimensioni ancora più drammatiche.
Nel riservarsi di svolgere più approfondite considerazioni in occasione dell'esame delle proposte emendative, al cui accoglimento è da intendersi sin d'ora condizionata la valutazione definitiva della sua parte politica sul provvedimento, rileva come le disposizioni dallo stesso recate appaiano in taluni casi peggiorative, soprattutto per quanto riguarda la situazione delle piccole e medie imprese.
Esprime quindi forti perplessità in merito alle misure propagandistiche contenute nell'articolo 1, in materia di occupazione e potenziamento degli ammortizzatori sociali, alle quali non si può riconoscere alcuna portata effettiva, dal momento che alcune imprese stanno già chiudendo e molte altre si apprestano a farlo dopo l'estate.
Giudica incongrue, inoltre, le norme recate dall'articolo 9 del decreto-legge in tema di accelerazione dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni, la cui applicazione è subordinata all'espletamento di una procedura macchinosa che ne frustrerà, in concreto, gli effetti, nonché all'individuazione, in sede di assestamento di bilancio, delle necessarie risorse finanziarie.
Parimenti discutibili appaiono le previsioni contenute nell'articolo 10, in materia di compensazione dei crediti IVA, in relazione alle quali preannuncia la presentazione di emendamenti volti ad elevare il limite di 10.000 euro oltre il quale le compensazioni sono subordinate all'apposizione del visto di conformità, al fine di alleviare gli oneri che tale previsione potrebbe determinare per le piccole e medie imprese, le quali già versano in una condizione di estrema difficoltà.
Per quanto concerne gli interventi urgenti per le reti dell'energia, contenuti nell'articolo 4, considera inaccettabile ricorrere ancora una volta alla figura del Commissario straordinario per la realizzazione di opere di rilievo strategico per il Paese, rilevando come il ricorso a tali procedure derogatorie rischi di stravolgere ingiustificatamente l'attuale disciplina in materia e di non assicurare un adeguato contemperamento tra le esigenze infrastrutturali e quelle della tutela della salute e dell'ambiente.
Nell'auspicare, infine, che il Governo manifesti disponibilità ad accogliere le proposte emendative che l'opposizione presenterà - in particolare quelle relative al raddoppio delle somme corrisposte a titolo di CIG ordinaria, all'aumento degli importi degli assegni familiari ed all'incremento dal 20 al 60 per cento dell'assegno di disoccupazione - condivide la necessità, evidenziata anche dai relatori, che l'Esecutivo fornisca chiarimenti circa l'effettiva disponibilità delle risorse stanziate e il reale impatto della manovra sui conti pubblici.

Ignazio MESSINA (IdV) sottolinea innanzitutto l'assoluta insufficienza del decreto-legge in esame, le cui misure non sono in alcun modo in grado di sostenere le imprese coinvolte nell'attuale crisi, ma possono, al più, attribuire qualche beneficio alle aziende sane.
Al contrario, il Governo avrebbe dovuto porre in essere misure ben più incisive e concrete per far fronte alla gravissima recessione economica in atto, incidendo innanzitutto sul problema, segnalato anche dal Governatore della Banca d'Italia, relativo alla difficoltà di accedere ai finanziamenti bancari, in particolare da parte delle piccole e medie imprese.
In tale contesto sarebbe necessario affrontare il tema relativo alla differenza nelle condizioni di accesso al credito per le imprese meridionali rispetto a quelle situate nelle altre zone del Paese, che comporta una differenza nei tassi di interesse passivi ai danni delle prime pari a circa l'1,7 per cento, ad esempio istituendo un Fondo di garanzia che colmi tale disparità di trattamento.
Al contrario, anche questo provvedimento del Governo rappresenta una penalizzazione per il Mezzogiorno, in quanto, per l'ennesima volta, le risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate, prevalentemente destinato al Meridione, vengono utilizzate per finanziare i trattamenti

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di cassa integrazione guadagni che, come è noto, sono per lo più fruiti dalle imprese centrosettentrionali.
Passando a talune questioni specifiche, rileva come le disposizioni di cui all'articolo 2, comma 2, reintroducano sostanzialmente il meccanismo di capitalizzazione trimestrale degli interessi passivi, segnalando quindi la necessità di ridurre dallo 0,5 allo 0,2 l'ammontare massimo del corrispettivo per le commissioni di massimo scoperto e di prevedere la capitalizzazione annuale di tale commissione.
In merito all'articolo 5, sottolinea l'esigenza che la detassazione degli investimenti ivi prevista sia finalizzata alle iniziative di investimento per il miglioramento della sicurezza e delle condizioni di lavoro. Rileva, inoltre, la necessità di estendere l'applicazione della misura agevolativa anche alle imprese che non registrino utili, prevedendo a tal fine per queste ultime la detrazione dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro, nonché di ampliare l'ambito di applicazione del beneficio anche ad altre categorie di beni.
In merito all'articolo 9, recante disposizioni per favorire il pagamento dei debiti pregressi delle pubbliche amministrazioni, ritiene fondamentale estendere l'intervento anche al settore sanitario, nel quale si registra circa il 90 per cento dell'ammontare complessivo dei crediti vantati dalle imprese nei confronti del settore pubblico.
Esprime quindi la valutazione complessivamente negativa del proprio gruppo sull'intero provvedimento, che rappresenta l'ennesima iniziativa propagandistica del Governo e che, se non adeguatamente migliorato, costituirà un'ulteriore presa in giro dell'Esecutivo nei riguardi delle famiglie e delle imprese italiane, le quali incontrano difficoltà sempre più grandi a superare l'attuale fase di profonda recessione.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, dichiara concluso l'esame preliminare del provvedimento, ricordando che il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato alle ore 10 di lunedì 13 luglio prossimo. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 14.15.

ERRATA CORRIGE

Nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari n. 199 di mercoledì 8 luglio 2009 a pagina 12, seconda colonna, dalla quarantaduesima riga, le parole da «Ricorda» a «comuni» sono sostituite dalle seguenti: «Ricorda che gli istituti di credito hanno escogitato anche l'apertura di fidi se gestori del servizio di tesoreria che fanno pagare interessi alle imprese creditrici delle pubbliche amministrazioni»; a pagina 13, prima colonna, dalla quinta riga, le parole: «si prevede anche la possibilità» sono sostituite con le seguenti: «si stabilisce il potere»; alla medesima pagina, medesima colonna, dalla ventiduesima riga le parole: «da 2 miliardi nel 2008 e di 600 mila nel 2010» sono sostituite dalle seguenti: «dai 2 miliardi di euro nell'anno 2008 ai 600 mila euro nell'anno 2010»; alla medesima pagina, medesima colonna, dalla ventiquattresima riga le parole: «tra gli enti locali» sono sostituite dalle seguenti: «tra le regioni».