CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 8 luglio 2009
199.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (V e VI)
COMUNICATO

TESTO AGGIORNATO AL 9 LUGLIO 2009

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SEDE REFERENTE

Mercoledì 8 luglio 2009. - Presidenza del presidente della VI Commissione, Gianfranco CONTE, indi del presidente della V Commissione, Giancarlo GIORGETTI, indi del vicepresidente della VI Commissione, Cosimo VENTUCCI. - Intervengono il Ministro per la semplificazione normativa, Roberto Calderoli, e il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Alberto Giorgetti.

La seduta comincia alle 14.30.

DL 78/09: Provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali.
C. 2561 Governo.

(Seguito dell'esame e rinvio).

Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 7 luglio scorso.

Gianfranco CONTE, presidente, ricorda che la Conferenza dei Presidenti di gruppo, nella riunione odierna, ha confermato che la discussione in Assemblea sul provvedimento avrà luogo a partire dalla giornata di lunedì 20 luglio prossimo. Alla luce di tale decisione, rimangono confermate le decisioni in merito all'organizzazioni dei lavori delle Commissioni riunite assunte dagli uffici di presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi, nella riunione congiunta di ieri.
Informa inoltre che nella seduta di domani si procederà, come stabilito, alle audizioni informali dei rappresentanti della Confindustria, delle organizzazioni sindacali, della Confcommercio, della Confesercenti, della Confartigianato e della CNA.
Al termine delle audizioni proseguirà la discussione sul provvedimento, al fine di concludere l'esame preliminare nella stessa giornata di domani.

Renato CAMBURSANO (IdV), nel richiamare le considerazioni già svolte nella riunione dell'ufficio di presidenza di ieri, sottolinea che il Governo ha rovesciato sul Parlamento provvedimenti di entità tale da rendere impossibile un necessario approfondimento, come il provvedimento in esame, il disegno di legge di assestamento e la riforma della legge n. 468, a cui si aggiungerà probabilmente lo scudo fiscale. Segnala poi che il susseguirsi di iniziative

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anticrisi, dimostra la sottovalutazione della crisi operata dal Governo, che costituisce il maggiore scandalo dello stesso, come ha rilevato di recente anche «The Economist». In proposito, richiama le sue dichiarazioni di un anno fa in cui si sottolineavano rischi di trasferimento sul piano sociale della crisi. Per contro il DPEF e la manovra triennale dello scorso anno non recavano gli interventi necessari. Ricorda in proposito che gli Stati Uniti hanno stanziato il 5,9 per cento del PIL contro la crisi, la Cina oltre il 4 per cento mentre l'Italia, prima del presente provvedimento, solo lo 0,3 per cento. Evidenzia che, in conseguenza di questa passività, l'indebitamento delle pubbliche amministrazioni è risultato del 9,3 per cento nel primo trimestre e il calo delle entrate pari ad oltre il 5 per cento. Anche la riduzione del ricorso alla CIG nel secondo trimestre è fisiologico e non rappresenta un'inversione di tendenza come segnalato anche dalla Banca d'Italia. Si è pure registrato un calo dei consumi intermedi di oltre il 6 per cento e continua, come rilevato dall' ANCE, una contrazione delle spese in conto capitale. Con riferimento al provvedimento, rileva che lo stesso prevede un intervento per il 2009 pari a solo l'0,1 per cento del PIL. Ricorda che i principali interventi sono quelli destinati alla riqualificazione dei lavoratori delle imprese. Osserva che tuttavia non è certo che le imprese possano accollarsi parte dei costi delle attività di riqualificazione e formazione, come previsto dall'articolo 1, in considerazione della situazione di crisi. Altro intervento significativo è quello della detassazione degli utili reinvestiti. Osserva che tuttavia si tratta unicamente di un contributo per il ricambio di macchinari, pur constatando con soddisfazione che si tratta di un ravvedimento rispetto alla stretta sulle agevolazioni operata nel 2002 dal Ministro Tremonti. Ritiene inoltre che non sono precisate modalità per la necessaria verifica dei bilanci aziendali per l'individuazione dell'importo degli investimenti previsto. Invita quindi la maggioranza a riflettere sul fatto che invece le risorse necessarie per gli interventi anticrisi potrebbero essere individuate facendo pagare chi non ha versato quanto dovuto in occasione del condono fiscale approvato dalla XIV legislatura, reperendo in questo modo 5 miliardi di euro da destinare ad interventi per la famiglia. Ulteriori risorse potrebbero essere reperite nella Cassa depositi e prestiti, agendo sul differenziale tra impieghi e disponibilità. Invece nel provvedimento mancano i necessari interventi per la famiglia, che avrebbero potuto invece assumere la forma di maggiori deduzioni fiscali per le spese, nonché per i collaboratori a progetto in regime di monocommittenza, per il quale risulta indispensabile elevare la copertura in caso di perdita del lavoro dal 10 al 25 per cento dell'ultima retribuzione. Si sofferma poi sull'articolo 11 che costituisce un bavaglio verso le valutazioni indipendenti sulla situazione economica. Infatti la costituzione della banca dati è in sé condivisibile ma si sovrappone e svuota la competenza dell'ISTAT in contraddizione con la riforma della legge 468 appena approvata dal Senato, che invece rafforza l'autonomia dell'Istituto. Osserva quindi che le disposizioni in materia di paradisi fiscali di cui all'articolo 12 riguardano solo le persone fisiche. Con riferimento all'imposta sulle plusvalenze auree stabilita nella misura del 6 per cento, rileva che non risultano chiare le modalità di quantificazione e di individuazione della base imponibile. Risulterebbe peraltro opportuno prevedere anche un credito d'imposta per le minusvalenze. Osserva anche che non risulta chiara la disposizione dell'articolo che autorizza l'utilizzo delle disponibilità a copertura dei conti di tesoreria, paventando il rischio che in questo modo si precostituiscano le condizioni per un ulteriore aumento del debito pubblico. Conclusivamente segnala che il suo gruppo presenterà proposte emendative riferite ad alcuni specifici aspetti giudicati di fondamentale importanza del provvedimento, come quelli da lui richiamati.

Pier Paolo BARETTA (PD), preannunciando che nel proprio intervento si soffermerà esclusivamente sui profili di carattere

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generale del provvedimento, mentre i colleghi del proprio gruppo interverranno sulle specifiche misure previste dal decreto, rileva che le Commissioni sono chiamate ad esprimersi in un breve arco temporale su un provvedimento omnibus, che in sostanza riunisce in sé tre diversi decreti-legge, recanti rispettivamente disposizioni in materia economica, di proroga di termini legislativi e di proroga delle missioni internazionali. Pur comprendendo che esistono molteplici ragioni che spingono l'Esecutivo al ricorso ad una tale tipologia di provvedimenti, ritiene sia assolutamente urgente avviare un serio dibattito su questi temi, in quanto il sempre più frequente ricorso a provvedimenti a carattere emergenziale di contenuto eterogeneo determina il concreto rischio di depauperare irrimediabilmente il lavoro parlamentare. Sottolinea, a tale riguardo, la particolare gravità dell'inserimento nell'articolo 24 del decreto-legge delle disposizioni relative alla proroga alle missioni internazionali di pace, che solitamente sono oggetto di uno specifico provvedimento di urgenza. Tali disposizioni devono, a suo avviso, essere espunte dal provvedimento in esame, in quanto solitamente le missioni di pace sono approvate dal Parlamento all'unanimità, mentre, qualora - come appare probabile - venga posta la questione di fiducia sul complesso del provvedimento, le opposizioni non potranno che esprimere un voto contrario anche sulla proroga delle missioni. In quest'ottica, ritiene sia assolutamente necessario evitare l'espressione di un voto contrario anche su disposizioni sostanzialmente condivise, osservando, peraltro, che l'articolo 24 prevede il rifinanziamento delle missioni per soli quattro mesi e che, pertanto, si renderà necessario un ulteriore intervento normativo in materia.
Quanto agli obiettivi del provvedimento, sottolinea che gli interventi volti a contrastare la crisi economica in atto recano misure riconducibili a tre fondamentali filoni di intervento, relativi rispettivamente al sostegno dell'occupazione, all'incentivazione delle imprese e alla razionalizzazione delle spese delle pubbliche amministrazioni. Le misure proposte appaiono nella stragrande maggioranza dei casi assolutamente parziali e insufficienti e richiedono, pertanto, interventi migliorativi ed integrativi di ampia portata, sui quali ritiene opportuno acquisire l'avviso del relatore e del Governo. In particolare, con riferimento alle disposizioni contenute nell'articolo 1 del decreto-legge ritiene interessante il meccanismo previsto dal comma 1, che consente al lavoratore in cassa integrazione di continuare a svolgere la propria prestazione lavorativa, rilevando tuttavia il rischio che si determini un incremento del ricorso alla cassa integrazione da parte delle imprese, che potrebbero essere indotte a utilizzare strumentalmente la misura prevista per ridurre il costo del lavoro. Su questo punto ritiene sarebbe particolarmente importante acquisire una valutazione da parte dei relatori e del Governo, al fine di verificare se esistano i margini per un miglioramento delle disposizioni introdotte.
Per quanto attiene agli interventi relativi alle spese delle pubbliche amministrazioni, riscontra come il provvedimento in esame sia suscettibile di determinare un'ulteriore penalizzazione degli enti locali, che già sono stati pesantemente colpiti dalle più recenti manovre finanziare. Ritiene, infatti, che i continui interventi volti a ridurre le risorse disponibili per gli enti locali possano determinare conseguenze particolarmente gravi, specialmente nel settore dei servizi sociali, che già manifesta evidenti sofferenze. In quest'ottica, giudica assolutamente necessaria una riflessione in ordine all'opportunità di superare, nell'attuale situazione di crisi economica, i vincoli posti a livello territoriale dal patto di stabilità interno, sollecitando anche su questo punto una valutazione da parte dei relatori e del Governo.
Ritiene, infine, che nell'esame del provvedimento non debba trascurarsi l'analisi del contesto generale in cui si inserisce il decreto-legge oggi in discussione, rilevando come esso intervenga prima che il documento di programmazione economico-finanziaria

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abbia delineato gli scenari e gli obiettivi macroeconomici complessivi. Sottolinea, inoltre, che le disposizioni dell'articolo 9 in materia di pagamenti delle pubbliche amministrazioni fanno rinvio, per quanto attiene ai crediti esigibili alla data del 31 dicembre 2008, a risorse che si renderanno disponibili solo a seguito all'approvazione del disegno di legge di assestamento del bilancio relativa al 2009. A tale ultimo riguardo, segnala che il tema dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni, che il gruppo del Partito Democratico ha posto con forza fin dal dicembre scorso, trova in questo provvedimento una soluzione estremamente deludente, in quanto attualmente non sono ancora stanziate risorse ed esse si renderanno disponibili solo con l'approvazione dell'assestamento, che, in relazione ai tempi dell'esame parlamentare, potrà intervenire anche fra molti mesi. Ritiene, invece, sarebbe opportuno discutere già in questa sede il tema del pagamento dei debiti pregressi e, compatibilmente con i limiti posti dai regolamenti parlamentari, valutare congiuntamente le misure contenute nel decreto-legge in esame e nel disegno di legge di assestamento. In ogni caso, sottolinea come i dati complessivi che emergono dal disegno di legge di assestamento destano grandi preoccupazioni in ordine all'effettiva sostenibilità delle misure proposte.
Conclusivamente, ribadisce l'esigenza che nell'esame del decreto-legge si tengano in debito conto la natura e gli obiettivi del provvedimento ed il contesto economico-finanziario nel quale esso si inserisce.

Massimo VANNUCCI (PD), nel richiamare le considerazioni di carattere generale svolte dal collega Baretta, osserva che le misure previste dal provvedimento appaiono del tutto insufficienti a far fronte alle esigenze poste dall'attuale situazione di crisi. Si tratta, peraltro, a suo avviso, di una caratteristica comune a tutti i provvedimenti finora adottati dall'Esecutivo, che hanno portato il nostro Paese ad ottenere risultati economici e finanziari assai deludenti, inferiori a quelli raggiunti dai grandi Paesi industrializzati. Le condizioni generali dell'economia del nostro Paese, nel quale si registrano un sensibile indebolimento del potere di acquisto delle famiglie e un livello dei salari inferiore a quello registrati negli altri Paesi europei, avrebbero richiesto interventi assai più incisivi. Richiamando quanto ha più volte evidenziato nel corso dell'esame dei precedenti provvedimenti volti a contrastare la crisi economica, sottolinea come sarebbe stato opportuno concentrare gli interventi su misure volte a stimolare la domanda interna attraverso il sostegno ai redditi più bassi. In quest'ottica, sarebbe stato, a suo avviso, necessario creare una specifica sede di consultazione nella quale concordare tra maggioranza ed opposizione le politiche da adottare, prevedendo il ricorso a interventi finanziati attraverso il ricorso ad un peggioramento del rapporto deficit/PIL al quale fare fronte, al termine della crisi, attraverso un adeguato piano di rientro. L'Esecutivo, tuttavia, ha preferito ricorrere comunque ad un incremento dell'indebitamento, senza tuttavia dichiararlo espressamente, come dimostrano i dati contenuti nel disegno di legge di assestamento recentemente presentato al Senato.
Con riferimento alle singole disposizioni del decreto-legge, richiama in primo luogo la richiesta di chiarimenti formulata nella seduta di ieri con riferimento all'articolo 5, che, anche alla luce delle risorse movimentate, costituisce il vero e proprio cuore del provvedimento. In particolare, ritiene che la detassazione dei soli investimenti relativi ai macchinari e alle apparecchiature compresi nella divisione 28 della Tabella ATECO determini un irragionevole limitazione degli incentivi, che sembrerebbero essere limitati alla sola industria metalmeccanica. In questa ottica, ribadisce la necessità che il Governo chiarisca se gli incentivi previsti si estendano anche ai macchinari utilizzati in settori produttivi particolarmente rilevanti, come quelli della lavorazione del vetro del legno e del marmo, segnalando in ogni caso l'esigenza di un chiarimento in ordine all'applicabilità della detassazione a imprese

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che non realizzino utili. Su un piano generale, sottolinea, comunque, l'importanza che gli incentivi previsti non si limitino ad assicurare sussidi che consentano di far fronte alla fase emergenziale, ma debbano contribuire a creare le condizioni per una ripresa dello sviluppo economico nella fase immediatamente successiva alla crisi. Ritiene, pertanto, che le misure di incentivazione debbano essere concentrate in settori strategici per lo sviluppo economico del nostro Paese, sottolineando, ad esempio, l'importanza di favorire gli investimenti nel settore turistico ed alberghiero.
Per quanto attiene alle disposizioni volte a contrastare i paradisi fiscali contenute negli articoli 12 e 13 del decreto-legge, ritiene che le misure previste, pur condivisibili, potrebbero essere ulteriormente migliorate, sottolineando come esse possano determinare un sensibile incentivo al rientro dei capitali all'estero. In quest'ottica, giudica che l'introduzione nel provvedimento del cosiddetto scudo fiscale potrebbe, in realtà, rivelarsi controproducente, in quanto potrebbe intervenire su capitali che già sarebbero rientrati per effetto delle disposizioni di cui all'articolo 12. Per quanto attiene, poi, alle disposizioni in materia di proroga di termini, ritiene particolarmente grave il differimento dal 30 giugno 2009 al 30 giugno 2010 del termine per l'attuazione del piano di riordino dell'Agenzia nazionale per l'attuazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa, ex Sviluppo Italia. In proposito, ricorda che la legge finanziaria 2007 aveva previsto un radicale disboscamento delle società controllate e collegate alla società Sviluppo Italia, che nel tempo erano aumentate a dismisura. Rileva, tuttavia, che successivamente all'approvazione della legge finanziaria 2007 il programma di riordino è rimasto sostanzialmente inattuato ed è stato di volta in volta prorogato il termine per il suo completamento, vanificando sostanzialmente gli obiettivi di risparmio che ci si era prefissi con la legge finanziaria per il 2007.
Con riferimento alle disposizioni dell'articolo 8, che rimettono ad un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze la creazione di un sistema integrato di «Export banca», osserva che l'attuale sistema di assicurazione nel settore del commercio estero è ancora estremamente burocratizzato e essenzialmente limitato alle grandi imprese. Tale stato di fatto ha fino ad ora sostanzialmente escluso le piccole e medie imprese dall'accesso ai servizi assicurativi per il commercio estero, con evidenti effetti negativi per il tessuto economico ed imprenditoriale del nostro Paese. Ritiene, pertanto, che la disposizione in esame si muova nella giusta direzione, osservando tuttavia come essa configuri una delega in bianco al ministro dell'economia e delle finanze, che sarà chiamato a dare vita al nuovo sistema con propri decreti in assenza di precisi criteri direttivi. Giudica, pertanto, opportuno che i decreti attuativi della disposizione siano sottoposti alla valutazione delle Commissioni parlamentari competenti, al fine di garantire un adeguato monitoraggio delle misure che verranno adottate.
Dopo aver espresso una valutazione critica sulla disposizione contenuta nell'articolo 23, comma 16, del decreto, che differisce di ulteriori sei mesi l'entrata in vigore della cosiddetta class action, segnala che con l'articolo 9 il Governo interviene nuovamente sulla materia di pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione, che era già stata affrontata dalle disposizioni contenute dall'articolo 9 del decreto-legge n. 185 del 2008, che non hanno tuttavia mai trovato effettiva attuazione. Si tratta, tuttavia, di un intervento complessivamente insoddisfacente, in quanto per il passato si rinvia sostanzialmente alle risorse che saranno rese disponibili dal disegno di legge di assestamento, mentre per il futuro si introducono procedure che, anziché favorire il pagamento dei debiti delle amministrazioni pubbliche, rischiano di determinare nuovi ritardi ed ulteriori debiti.
Con riferimento all'imposta sulle plusvalenze relative alle disponibilità in metalli preziosi introdotta dall'articolo 14 del decreto-legge, ritiene sarebbe interessante

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acquisire le valutazioni della Banca d'Italia, in quanto i dati sulle disponibilità di metalli preziosi per usi non industriali riportati nella relazione tecnica corrispondono sostanzialmente alle disponibilità in oro della Banca d'Italia. Anche in considerazione della circostanza che la relazione tecnica stima effetti in termini di maggiori entrate per soli due anni, si chiede, quindi, se la disposizione abbia reali effetti di copertura finanziaria o rappresenti un mero artificio contabile.

Antonio MISIANI (PD) rileva in via generale che il provvedimento si inserisce in una fase assai negativa per l'economia. Ricorda che nel primo trimestre si è avuto un calo di oltre il sei per cento del PIL e la produzione industriale è scesa di oltre il quattordici per cento. Ritiene pure assai preoccupanti i dati di finanza pubblica che emergono dal disegno di legge di assestamento. Osserva che in altri Paesi si è avuta una risposta articolata alla crisi con particolare riferimento a quattro settori di intervento: il rafforzamento delle protezioni sociali; il sostegno al credito delle imprese; il sostegno alla domanda; l'individuazione di settori strategici per il rilancio della produzione. Rileva che invece in Italia l'entità degli interventi è stata di 60 milioni di euro per il 2009 e di 2 miliardi nel 2010; per un importo dello 0,3-0,4 del PIL, un sesto di quanto stanno facendo gli USA e un quarto di quanto stanno facendo i Paesi del G20. Con riferimento al merito di alcuni specifici interventi, si sofferma sull'articolo 5, rilevando che si doveva essere più selettivi nell'individuare le imprese meritevoli di incentivi, concentrandosi su quelle più innovative, e meno restrittivi sugli interventi da favorire, non limitandoli agli investimenti in macchinari. Rileva che la riduzione del costo dell'energia per le piccole e medie imprese risulta insufficiente, così come continua ad essere troppo estesa la fascia di lavoratori esclusi da interventi di protezione sociale. Per contro la possibilità di porre a carico del datore di lavoro il solo differenziale per la formazione potrebbe generare abusi, perché le imprese potrebbero impiegare i lavoratori senza prevedere un'attività formativa, riducendo così il costo del lavoro.
Giudica poi carente l'articolo 9 in materia di pagamenti delle pubbliche amministrazioni in quanto, in assenza dell'approvazione della legge di assestamento, la disposizione rimarrà priva di attuazione, poiché è presumibile attendersi che l'assestamento non diverrà legge prima di settembre e da novembre non si potranno più fare impegni in bilancio, rimarrà un margine molto ristretto di intervento. Sottolinea quindi che altre e più efficienti potevano essere le modalità di intervento, coinvolgendo anche il sistema bancario, rispetto al quale invece le misure adottate dal Governo rimangono insufficienti e non in grado di garantire il necessario flusso di credito alle imprese. Conclusivamente, oltre agli elementi fin qui addotti, giudica carente il provvedimento su tre versanti: la tutela dei lavoratori precari; la capacità di fare fronte alle crescenti difficoltà del lavoro autonomo del commercio e le politiche contro la povertà, in quanto la social-card e il bonus famiglia non sono stati utilizzati per le difficoltà delle procedure, a cui sono destinate ad aggiungersi le difficoltà di finanziamento del Fondo per le politiche sociali.

Giampaolo FOGLIARDI (PD) rileva preliminarmente come, nell'esprimere una prima valutazione sul provvedimento in esame, non ci si debba limitare a ricercare nel decreto-legge misure astrattamente condivisibili, ma occorra accertare se esso rechi interventi idonei, nel loro complesso, a dare le risposte necessarie alla profonda crisi che il Paese è costretto a fronteggiare.
Proprio da tale punto di vista, lamenta come il Governo continui a sottovalutare la gravità della situazione economica, ricordando che già l'estate scorsa, al momento dell'approvazione della manovra triennale contenuta nel decreto-legge n. 112 del 2008, l'Esecutivo non era stato in grado di interpretare in maniera adeguata le avvisaglie della crisi finanziaria che sarebbe drammaticamente esplosa da lì a poco.

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Osserva quindi come le disposizioni recate dal decreto-legge n. 78 del 2009, alcune delle quali potrebbero risultare apprezzabili in un diverso contesto di moderata stagnazione, non appaiono invece adeguate nell'attuale fase di gravissima recessione, non essendo in grado di creare nemmeno le condizioni minime per consentire alle imprese di affrancarsi dalla precaria condizione nella quale attualmente versano e che, in molti casi, le costringerà a cessare l'attività già dal prossimo settembre.
A tale riguardo rileva come, soprattutto le piccole e medie imprese, siano ormai sostanzialmente immobilizzate a causa dell'atteggiamento tenuto dalle banche, le quali sempre più spesso chiedono ampliamenti delle ipoteche poste a garanzie dei crediti, negano nuovi finanziamenti e chiedono il rientro degli affidamenti già concessi anche alle imprese sane che avrebbero possibilità di sviluppo. Sottolinea quindi come tale condizione rischi di portare ad una totale paralisi dell'intero sistema, in quanto, da un lato, le imprese sono poste nell'impossibilità di operare per la mancanza di liquidità, e, dall'altro, le banche non avviano nemmeno le procedure esecutive nei confronti dei beni ipotecati, conscie della scarsa convenienza di liquidare tali beni, determinando in prospettiva il blocco del circuito creditizio.
Passando ad alcuni aspetti specifici del provvedimento, rileva come l'esclusione dal reddito d'impresa delle spese per investimenti in macchinari, disposta dall'articolo 5, sebbene di per sé non negativa, rischi di non poter essere concretamente utilizzata da molte imprese, che non hanno la possibilità di effettuare alcun investimento. Ritiene inoltre necessario precisare meglio l'ambito di applicazione dell'agevolazione, al fine di evitare che di essa possano avvantaggiarsi anche quelle imprese che effettuano acquisti di macchinari per poi delocalizzare l'attività in altri Paesi.
In tale contesto, nel giudicare del tutto insufficienti le previsioni relative all'incremento della deducibilità delle svalutazioni di crediti in sofferenza, contenute nell'articolo 7 del decreto-legge, ritiene invece necessario che l'Esecutivo adotti provvedimenti straordinari, quali un'ampia detassazione in favore delle imprese, al fine di consentire all'economia italiana di rimettersi in moto.
Preannuncia, infine, la presentazione, da parte del proprio gruppo, di proposte emendative volte a modificare il provvedimento in esame in alcuni aspetti essenziali.

Simonetta RUBINATO (PD) si sofferma in particolare sull'articolo 9, rilevando che lo stesso affronta un problema, quello dei crediti delle imprese nei confronti delle pubbliche amministrazioni, che in più occasioni è stato all'attenzione del Parlamento, senza tuttavia avere trovato soluzione. Al riguardo, sottolinea che anche la disposizione dell'articolo 9 non risulta risolutiva, come dimostrato dal fatto che dalla stessa non sono scontati effetti finanziari. Ciò risulta in contraddizione con l'esigenza di fornire alle imprese occasioni di lavoro. Infatti la riscossione dei crediti consentirebbe alle imprese di effettuare nuovi investimenti. Per quanto concerne il passato, la disposizione prevede il pagamento dei residui passivi iscritti nel bilancio della Stato e quindi, osserva, solamente dei ministeri e delle amministrazioni centrali. Per quanto concerne il futuro, rileva che la disposizione richiede l'adozione da parte dei funzionari di misure adeguate per evitare la formazione dei debiti. In realtà, ritiene di non individuare quali potrebbero essere tali misure se non il pagamento dei debiti con le disponibilità di cassa, attualmente bloccate per il patto di stabilità interno, poiché tutte le altre strade sono state percorse. Ricorda che gli istituti di credito hanno escogitato anche l'apertura di fidi se gestori del servizio di tesoreria che fanno pagare interessi alle imprese creditrici delle pubbliche amministrazioni. Sarebbe stato invece necessario consentire l'utilizzo delle disponibilità dei comuni bloccate dal Patto di stabilità interno. Rileva peraltro che il Patto colpisce solo i comuni virtuosi mentre per quelli che hanno manifestato continui dissesti come

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Roma si operano delle sanatorie. Chiede pertanto che i comuni siano messi in condizione di pagare residui passivi in deroga al Patto di stabilità interno. Rileva che invece per il futuro si stabilisce il potere per i dirigenti di bloccare impegni di spesa deliberati dai comuni se non si rispetteranno gli impegni del Patto di stabilità interno. In proposito ricorda anche che il blocco alle spese in conto capitale operato in base al Patto di stabilità interno approvato lo scorso anno risulta di notevole entità, pertanto il combinato disposto delle due disposizioni fa correre il rischio di bloccare il Paese. Ritiene pertanto necessario utilizzare per gli investimenti degli enti locali parte delle risorse assegnate negli scorsi mesi dal CIPE alle grandi opere infrastrutturali, per importi molto consistenti, che solo in minima parte potranno essere utilizzati questo anno. Rileva che a ciò si aggiunge un taglio dai 2 miliardi di euro nell'anno 2008 ai 600 mila euro nell'anno 2010 dei fondi per l'assistenza sociale da ripartire tra le regioni, con conseguenti maggiori oneri per tali enti anche in questo settore. Conclusivamente ritiene imprescindibile un piano straordinario per eliminazione dei residui passivi, venendo incontro alle richieste delle amministrazioni locali. Denuncia in proposito l'autentica miopia operata nel non considerare che il comporto enti locali nel suo complesso è in attivo e rappresenta la principale stazione appaltante del Paese.

Cosimo VENTUCCI (PdL), presidente, con riferimento in particolare alle considerazioni svolte dal deputato Fogliardi, ritiene utile leggere le considerazioni emerse in occasione dell'audizione informale dei rappresentanti dell'ABI, svolta dalla Commissione Finanze nella scorsa settimana, anche alla luce delle dichiarazioni rilasciate oggi dal Ministro Tremonti in occasione dell'Assemblea annuale dell'ABI.
Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame alla seduta di domani.

La seduta termina alle 16.15.