CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 23 giugno 2009
192.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
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COMITATO PERMANENTE SUGLI OBIETTIVI DI SVILUPPO DEL MILLENNIO

INDAGINE CONOSCITIVA

Martedì 23 giugno 2009. - Presidenza del presidente Enrico PIANETTA.

La seduta comincia alle 11.55.

Indagine conoscitiva sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.
(Esame istruttorio del documento intermedio e rinvio).

Enrico PIANETTA, presidente, formula proposte circa la redazione del documento intermedio sui lavori dell'indagine conoscitiva in titolo, che provvede ad illustrare.

Interviene quindi per svolgere osservazioni e formulare ulteriori proposte Paolo CORSINI (PD), che auspica una deliberazione unanime da parte della Commissione sul documento intermedio oggetto di esame istruttorio da parte del Comitato.

Enrico PIANETTA, presidente, condividendo le considerazioni svolte dal collega Corsini, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta anche al fine di assicurare tempi congrui ad un'approfondita partecipazione dei componenti il Comitato alla redazione del documento.

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Audizione del Direttore Esecutivo del Fondo Globale di lotta contro l'AIDS, la tubercolosi e la malaria, Michel Kazatchkine.
(Svolgimento e conclusione).

Enrico PIANETTA, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante impianti audiovisivi a circuito chiuso. Introduce, quindi, l'audizione.

Michel KAZATCHKINE, Direttore Esecutivo del Fondo Globale di lotta contro l'AIDS, la tubercolosi e la malaria, svolge una relazione sui temi oggetto dell'indagine.

Intervengono per porre quesiti e formulare osservazioni Paolo CORSINI (PD) e Franco NARDUCCI (PD).

Michel KAZATCHKINE, Direttore Esecutivo del Fondo Globale di lotta contro l'AIDS, la tubercolosi e la malaria, replica ai quesiti posti e fornisce ulteriori precisazioni.

Enrico PIANETTA, presidente, dichiara conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 13.10.

N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.

SEDE CONSULTIVA

Martedì 23 giugno 2009. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

La seduta comincia alle 13.30.

Legge comunitaria 2009.
C. 2449 Governo.

(Relazione alla XIV Commissione).
Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nel 2008.
Doc. LXXXVII, n. 2.

(Parere alla XIV Commissione).
(Esame congiunto e conclusione. - Relazione favorevole e parere favorevole con osservazioni).

La Commissione inizia l'esame congiunto dei provvedimenti in titolo.

Stefano STEFANI, presidente, ricorda che, ai sensi dell'articolo 126-ter del regolamento, si procederà all'esame congiunto dei provvedimenti in titolo.

Guglielmo PICCHI (PdL), relatore, illustra il disegno di legge comunitaria per il 2009 (C. 2449), presentato in prima lettura alla Camera, ricordando che esso reca norme volte ad assicurare l'osservanza degli obblighi derivanti dalla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, nonché a recepire ed attuare nell'ordinamento nazionale la normativa adottata a livello comunitario. Il provvedimento in esame è stato predisposto ai sensi dell'articolo 8 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, la cosiddetta «legge La Pergola» il quale stabilisce che entro il 31 gennaio di ogni anno il Governo presenta alle Camere un disegno di legge comunitaria recante disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee. Esso, come previsto dall'articolo 9 della citata legge n. 11 del 2005 e come in passato, è formulato per lo più in termini di delega al Governo.
Rileva che la legge comunitaria, esaminata congiuntamente alla Relazione annuale sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2008, consta di 9 articoli, suddivisi in tre Capi, nonché degli Allegati A e B, che elencano le direttive da recepire mediante decreti legislativi (recanti rispettivamente 3 e 7 direttive). Sottolinea come progressivamente la legge comunitaria abbia perduto i connotati ipertrofici che la caratterizzavano alle origini, per assumere i tratti di

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una vera e propria legge sull'organizzazione delle fonti normative. Vent'anni dopo la sua approvazione, la «legge La Pergola» sembra avere trovato la sua più idonea e coerente configurazione, restando lo strumento normativo privilegiato per il recepimento della normativa comunitaria nell'ordinamento interno e per la modifica di norme nazionali contrarie agli obblighi e alla disciplina europea.
Sottolinea che, sulla base dei dati forniti dal Segretariato generale della Commissione europea, alla data del 29 aprile 2009 risultano applicabili in Italia 3.012 direttive: il nostro Paese ha comunicato i provvedimenti di attuazione relativi al 98,94 per cento delle direttive da recepire (la media CE a 27 Stati è pari al 99,37 per cento). Alla data del 29 aprile 2009 risulta quindi un deficit di attuazione dell'Italia pari a 32 direttive. Inoltre, in base ai dati dell'ultimo scoreboard della Commissione europea, il tasso di mancato recepimento dell'Unione europea a 27 Paesi, che indica la percentuale media delle direttive relative al solo mercato interno in vigore non trasposte alla scadenza, è pari all'1 per cento, segnando un lieve miglioramento, di 0,2 punti percentuali, rispetto al dato registrato nel mese di luglio 2007 (1,2 per cento). È stato pertanto raggiunto l'obiettivo a medio termine del tasso medio dell'1 per cento concordato dai Capi di Stato e di Governo dell'Unione nel Consiglio europeo di marzo 2007, considerato elemento chiave per il successo ed il rilancio della «Strategia di Lisbona per la crescita e l'occupazione». L'Italia si colloca nel gruppo dei 10 Paesi che non hanno ancora centrato l'obiettivo dell'1 per cento. In particolare, l'Italia risulta avere un deficit pari all'1,3 per cento e si colloca al 20o posto della graduatoria a 27 Paesi con 21 direttive relative al solo mercato interno ancora da recepire alla data del 19 febbraio 2009.
Venendo sinteticamente ai contenuti dell'articolato, premesso che non vi sono norme di diretta competenza della III Commissione, segnala che il Capo I (articoli da 1 a 5) del disegno di legge presenta disposizioni di carattere generale sui procedimenti per l'adempimento degli obblighi comunitari. L'articolo 1 delega il Governo al recepimento delle direttive riportate negli allegati A e B entro il termine previsto da ciascuna direttiva. Il procedimento di delega prevede il parere delle competenti Commissioni parlamentari con riguardo alle direttive di cui all'allegato B, nonché all'allegato A se si preveda il ricorso a sanzioni penali, ed il parere delle Commissioni competenti per i profili finanziari per le direttive che comportano conseguenze finanziarie. Viene inoltre stabilito un obbligo di relazione alle Camere sia sull'esercizio delle deleghe sia sull'attuazione delle direttive da parte delle regioni. L'articolo 2 detta i princìpi e criteri direttivi di carattere generale per l'esercizio delle deleghe contenute nell'articolo 1. L'articolo 3 delega il Governo ad adottare disposizioni recanti sanzioni penali o amministrative per le violazioni di obblighi discendenti da direttive attuate, ai sensi delle leggi comunitarie vigenti, in via regolamentare o amministrativa, o in regolamenti comunitari pubblicati alla data di entrata in vigore della legge. L'articolo 4 stabilisce che gli oneri derivanti dalle prestazioni e dai controlli - che gli uffici pubblici sono chiamati a sostenere in applicazione della normativa comunitaria - sono a carico dei soggetti interessati, secondo tariffe determinate sulla base del costo effettivo del servizio, purché ciò non risulti in contrasto con la disciplina comunitaria. L'articolo 5 conferisce una delega al Governo per l'adozione di testi unici o codici di settore finalizzati al coordinamento delle disposizioni attuative delle direttive comunitarie adottate sulla base delle deleghe contenute nel provvedimento in esame con le norme vigenti nelle stesse materie. Il comma 2 del medesimo articolo 5 stabilisce che i testi unici e i codici di settore debbano riguardare materie o settori omogenei. Il Capo II (articoli 6 e 7) reca disposizioni particolari di adempimento, nonché princìpi e criteri direttivi specifici di delega legislativa. Il Capo III (articoli 8 e 9) prevede due deleghe volte all'attuazione di alcune decisioni quadro adottate nell'ambito della

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cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale. In particolare, l'articolo 8 reca una delega al Governo per la piena attuazione di quattro decisioni quadro: la n. 2001/413/GAI relativa alla lotta contro le frodi e le falsificazioni di mezzi di pagamento diversi dai contanti; la n. 2002/946/GAI per la repressione del favoreggiamento dell'ingresso, del transito e del soggiorno illegali; la n. 2004/757/GAI per la fissazione di norme minime relative agli elementi costitutivi dei reati ed alle sanzioni applicabili in materia di traffico illecito di stupefacenti; infine, la n. 2008/841/GAI relativa alla lotta contro la criminalità organizzata. L'articolo 9 delega il Governo ad introdurre nell'ordinamento due nuove fattispecie penalmente rilevanti, al fine di attuare la decisione quadro 2001/413/GAI del Consiglio dell'Unione europea del 28 maggio 2001 in tema di lotta contro le frodi e le falsificazioni di mezzi di pagamento diversi dai contanti.
Per quanto concerne la Relazione annuale sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, trasmessa ai sensi dell'articolo 15 della legge n. 11 del 2005, fa osservare che il documento fornisce alcune indicazioni puntuali su specifiche questioni, senza tuttavia delineare gli scenari generali entro cui inquadrare il ruolo svolto dal nostro Paese nell'attività dell'Unione. Fra i temi affrontati merita particolare attenzione il processo di allargamento in relazione al quale si conferma l'orientamento favorevole, già da tempo manifestato dal nostro Paese, per quanto concerne le prospettive della Turchia, sia pure in relazione agli avanzamenti nel processo riformatore in corso in quel Paese. Viene poi confermato il pieno sostegno del Governo italiano all'adesione della Croazia e la disponibilità a sostenere la proposta di concedere lo status di candidato a tutti i paesi della regione dei Balcani occidentali. Anche nei confronti della Serbia si manifesta un orientamento positivo preannunciando l'impegno affinché il Consiglio lavori per l'attuazione dell'accordo interinale, in attesa del perfezionamento del processo di ratifica dell'accordo di stabilizzazione. La Relazione segnala poi il valore strategico del rapporto con la Russia che dovrebbe, negli auspici del Governo italiano, tradursi nella stipula di un nuovo accordo destinato a sostituire l'accordo di partenariato in vigore dal 1997. Viene poi sottolineato l'interesse del Governo italiano per un accordo più stretto con Ucraina e Repubblica di Moldova le quali partecipano, insieme a Georgia, Armenia, Azerbaigian e Bielorussia, al Partenariato orientale inaugurato a Praga il 7 maggio scorso.
Quanto alle aree extraeuropee, la Relazione richiama l'attenzione sull'importanza del Pakistan, individuato come attore cruciale ai fini della stabilizzazione dell'area, anche con riferimento alla situazione dell'Afghanistan, e nella lotta al terrorismo internazionale. È da sottolineare poi l'importanza della relazione tra l'Unione europea e gli Stati Uniti, anche dal punto di vista delle prospettive di intensificazione dei rapporti economici e commerciali e, in questo ambito, della necessità di assicurare adeguata tutela agli interessi del nostro Paese, così come il rilievo assegnato al rafforzamento delle relazioni con i Paesi del Mercosur. Da ultimo, la Relazione offre alcuni interessanti spunti relativamente all'intenzione del Governo di garantire una congrua presenza italiana nei Gabinetti della nuova Commissione e, più in generale, una partecipazione adeguata di funzionari italiani presso le istituzioni europee.
Ritiene che l'esame della relazione, al di là delle specifiche questioni sommariamente richiamate, offra l'occasione per alcune considerazioni sulla idoneità della strumentazione esistente, in base alla legge n. 11 del 2005, a rispondere pienamente all'obiettivo di migliorare la qualità della partecipazione dell'Italia al processo normativo dell'Unione europea e, più in generale, alla costruzione delle politiche da parte delle istituzioni europee. Il sostanziale apprezzamento che si può esprimere nei confronti della legge comunitaria non deve invece impedire di dedicare una maggiore attenzione ad alcuni profili problematici che si pongono per quanto concerne gli strumenti di informazione a

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disposizione del Parlamento sullo stato di avanzamento dei negoziati in corso nelle sedi europee e sugli orientamenti del Governo per quanto concerne le linee di indirizzo programmatiche delle attività delle istituzioni europee. In proposito si può osservare che l'articolo 15 della legge n. 11 del 2005 intendeva rispondere all'obiettivo di assicurare una informazione significativa al Parlamento su una serie di profili, peraltro non omogenei. L'esperienza ha fornito numerosi elementi per giustificare una riconsiderazione dei contenuti della relazione sulla base di alcuni semplici criteri. In particolare, si dovrebbe distinguere effettivamente la fase «programmatica» in cui il Governo dovrebbe esporre gli orientamenti che intende assumere per l'anno in corso dalle informazioni che diano conto dell'attività svolta, tra le quali è inclusa anche, ai sensi del citato articolo 15, l'indicazione delle iniziative assunte e dei provvedimenti adottati in relazione ai pareri e alle pronunce espressi dal Parlamento su materie europee. La Relazione potrebbe quindi farsi più opportunamente coincidere con l'esame del programma legislativo della Commissione e del Consiglio. In quella sede il Governo potrebbe far confluire le sue valutazioni e le indicazioni che intende far valere presso le istituzioni europee. Occorre infatti considerare che in materia di politica estera non esistono, nella nostra esperienza, una procedura e uno strumento a valenza generale, come il DPEF per quanto concerne la politica economica e finanziaria, che individui priorità e obiettivi sulla base dei quali individuare un confronto anche in sede parlamentare. La questione è particolarmente significativa, tenuto conto del progressivo avanzamento della PESC/PESD e dell'insoddisfacente livello di controllo, anche presso il Parlamento europeo, sull'attività svolta dalle istituzioni comunitarie in materia. Il rendiconto sull'attività svolta dovrebbe invece rispondere a finalità tipiche di controllo da parte del Parlamento nei confronti dell'operato dell'esecutivo. Per lo stesso motivo potrebbe valutarsi l'opportunità di una parziale riformulazione dell'articolo 15-bis della medesima legge n. 11. Tale articolo, inserito con la legge comunitaria 2006, impegna il Governo a trasmettere al Parlamento, con cadenza semestrale, una serie di informazioni con riferimento alle procedure di infrazione e a tutti gli altri procedimenti già avviati e che possano avere conseguenze significative, anche di ordine finanziario, sul nostro paese. In questo caso, ai fini di un più efficace monitoraggio di tali procedure potrebbe risultare opportuno ridurre la tempistica della trasmissione che dovrebbe essere comunque corredata da puntuali informazioni per quanto concerne le iniziative già adottate o che si intendono adottare per evitare di incorrere in onerose sanzioni.

Il sottosegretario Stefania Gabriella Anastasia CRAXI condivide le considerazioni svolte dal relatore e prende atto delle segnalazioni rivolte al Governo.

Stefano STEFANI, presidente, nessuno chiedendo di intervenire e considerato che il disegno di legge comunitaria 2009 non reca disposizioni di specifica competenza della Commissione, preso altresì atto dell'intendimento dei gruppi di non presentare proposte emendative al testo del citato provvedimento, non essendovi obiezioni, chiede al relatore di formulare una proposta di relazione sul disegno di legge in esame e una proposta di parere in ordine alla Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2008.

Guglielmo PICCHI (PdL), relatore, formula una proposta di relazione favorevole sul disegno di legge comunitaria per il 2009.

Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione approva all'unanimità la proposta di relazione favorevole avanzata dal relatore e nomina l'onorevole Picchi relatore per riferire presso la Commissione Politiche dell'Unione europea.

Guglielmo PICCHI (PdL), relatore, presenta quindi una proposta di parere favorevole

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con osservazioni in merito alla Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nel 2008, che procede ad illustrare (vedi allegato 1).

Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole con osservazioni del relatore in merito alla Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nel 2008.

La seduta termina alle 13.50.

ATTI COMUNITARI

Martedì 23 giugno 2009. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

La seduta comincia alle 13.50.

Relazione annuale dell'UE sui diritti umani per il 2008.
(Esame, ai sensi dell'articolo 126-bis del regolamento, e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Matteo MECACCI (PD), relatore, illustra la Relazione in titolo sottolineando che si tratta di un documento di ampio respiro che conferma il carattere pienamente europeo del tema dei diritti umani. Sottolinea che la Relazione non omette riferimenti a Paesi problematici sul piano del diritto umanitario come pure a tematiche complesse, come ad esempio la questione della tortura e della prevenzione dei crimini. Al riguardo, segnala che la II Commissione Giustizia ha avviato il processo che potrebbe consentire di colmare la lacuna del nostro ordinamento dovuta alla mancanza della tortura tra le figure di reato. Sottolinea quindi l'importanza della cosiddetta clausola di salvaguardia per i diritti umani, apposta ormai in via di prassi agli accordi di cooperazione tra l'Unione europea e i Paesi terzi. Presenta quindi una proposta di documento finale, che procede ad illustrare, sottolineando che esso tiene conto di talune posizioni espresse dal Governo su questioni attinenti al tema dei diritti umani (vedi allegato 2). Segnala in particolare l'opportunità di una presa di posizione da parte dell'Italia sull'attuale situazione in Iran considerato l'approfondimento già svolto sul tema dall'Unione europea. Auspica in particolare un richiamo affinché le autorità iraniane facciano chiarezza sullo svolgimento delle ultime consultazioni e svolgano le opportune verifiche in conformità con gli standard internazionali.

Il sottosegretario Stefania Gabriella Anastasia CRAXI esprime il parere favorevole del Governo sulla proposta di documento finale avanzata dal relatore, riservandosi una successiva valutazione sui riferimenti all'Iran in considerazione della discussione in corso in seno all'Unione europea su tale Paese. Chiede pertanto un rinvio della deliberazione da parte della Commissione.

Enrico PIANETTA (PdL) e Matteo MECACCI (PD), relatore, manifestano disponibilità nei confronti della richiesta avanzata dal sottosegretario Craxi.

Stefano STEFANI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 14.