CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 26 febbraio 2009
145.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
COMUNICATO
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COMITATO PERMANENTE PER I PARERI

Giovedì 26 febbraio 2009. - Presidenza del presidente Isabella BERTOLINI.

La seduta comincia alle 10.25.

Modifica dell'articolo 6 del decreto legislativo 28 febbraio 2001, n. 82, in materia di arruolamento dei congiunti di appartenenti alle Forze armate vittime del dovere.
Testo base C. 2120, approvato dalla 4a Commissione del Senato e C. 1896 Cirielli.

(Parere alla IV Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione - Parere favorevole con osservazione).

Il Comitato prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 25 febbraio 2009.

Maria Elena STASI (PdL), relatore, dopo aver brevemente richiamato le questioni emerse nel corso della precedente seduta, riformula la propria proposta di parere favorevole con un'osservazione (vedi allegato 1) volta a richiamare la Commissione di merito ad una riflessione in ordine all'opportunità di prevedere, in via generale, che all'arruolamento di congiunti delle vittime del dovere possa procedersi anche in deroga al requisito fisico della statura, anziché prevedere, per questa categoria di soggetti, un requisito di altezza specifico.

Nessuno chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere del relatore.

La seduta termina alle 10.30.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Giovedì 26 febbraio 2009. - Presidenza del presidente Donato BRUNO. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'interno Michelino Davico.

La seduta comincia alle 10.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

Donato BRUNO, presidente, ricorda che, ai sensi dell'articolo 135-ter, comma 5, del regolamento, la pubblicità delle sedute per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata è assicurata oltre che attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, anche mediante la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati. Dispone, pertanto, l'attivazione del circuito.

5-01071 Dussin ed altri: Sulle misure per la prevenzione delle rapine a istituti di credito in Lombardia.

Donato BRUNO, presidente, avverte che il deputato Vanalli ha sottoscritto l'interrogazione in titolo.

Pierguido VANALLI (LNP) illustra l'interrogazione in titolo, di cui è cofirmatario.

Il sottosegretario Michelino DAVICO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

Pierguido VANALLI (LNP), replicando, ringrazia il rappresentante del Governo per l'ampia ed esauriente risposta, con la quale sono state illustrate le iniziative fin qui prese e quelle programmate al fine di debellare o quanto meno ridimensionare il fenomeno delle rapine negli istituti di credito in Lombardia.

5-01072 Zeller e Brugger: Sulle competenze del Questore di Bolzano in ordine alla gestione degli esercizi pubblici.

Karl ZELLER (Misto-Min.ling.) rinuncia ad illustra l'interrogazione in titolo.

Il sottosegretario Michelino DAVICO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3).

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Karl ZELLER (Misto-Min.ling.), replicando, precisa che l'intento degli interroganti era di ottenere dal Governo un impegno a sospendere l'applicazione di sanzioni nei confronti dei gestori degli esercizi pubblici in attesa che sulla questione si pronunci la Corte costituzionale.

5-01073 Volontè ed altri: Sulle risorse per la gestione e la manutenzione dei veicoli della polizia di Stato.

Donato BRUNO, presidente, avverte che, per quanto riguarda l'interrogazione in titolo, il deputato Volonté, che ne è il primo firmatario, la illustrerà, mentre il deputato Rao, che ne è cofirmatario, interverrà in replica dopo la risposta del Governo.

Luca VOLONTÈ (UdC) illustra l'interrogazione in titolo.

Il sottosegretario Michelino DAVICO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 4).

Roberto RAO (UdC), cofirmatario dell'interrogazione in titolo, replicando, fa presente che, sebbene il Governo elenchi gli interventi di finanziamento dei settori della sicurezza e della difesa, tutti i sindacati sono d'accordo nel denunciare che i nuovi stanziamenti non sono mai sufficienti a compensare i tagli effettuati sui due settori. Quanto alle assunzioni di nuove unità annunciate dal Governo, fa presente che si trascura di dire che a fronte di tali assunzioni andranno in pensione nel 2009 un numero doppio di unità. In conclusione, invita il Governo ad evitare gli annunci propagandistici e ad affrontare seriamente il problema.

Donato BRUNO, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata all'ordine del giorno.

La seduta termina alle 11.05.

SEDE CONSULTIVA

Giovedì 26 febbraio 2009. - Presidenza del presidente Donato BRUNO. - Intervengono il sottosegretario di Stato per l'interno Michelino Davico e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Aldo Brancher.

La seduta comincia alle 11.05.

Delega al Governo in materia di federalismo fiscale.
C. 2105 Governo, approvato dal Senato ed abb.

(Parere alle Commissioni riunite V e VI).
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 25 febbraio 2009.

Luciano DUSSIN (LNP) ricorda che l'attuazione del federalismo fiscale, argomento sul quale la sua parte politica ha le idee chiare, compare da molti anni nei programmi elettorali di tutti i partiti, in quanto parte di una più generale riforma dell'assetto istituzionale della Repubblica con riguardo ai livelli di governo. Rispetto a questi programmi, quindi, il legislatore è in forte ritardo.
Ciò premesso, dichiara che la sua parte politica condivide pienamente l'impostazione della delega in esame, la quale pone le condizioni per dare al Paese le risposte che questo sta aspettando da tempo e che oggi servono anche per portarlo fuori dall'attuale congiuntura economica negativa. Uno dei cardini della delega è il superamento del principio del finanziamento delle regioni secondo il livello della spesa storica, al quale si sostituisce il principio del finanziamento commisurato al fabbisogno occorrente per la copertura del costo standard delle prestazioni che rientrano nei livelli essenziali ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione. Si tratta di un cambiamento funzionale ad una maggiore

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responsabilizzazione degli amministratori regionali e locali. Allo stesso risultato tende anche il principio premiale verso gli amministratori virtuosi e del principio di penalizzazione versi quelli inerti o inetti: penalizzazione che potrà giungere fino alla sostituzione commissariale dell'amministratore incapace e alla sua non rieleggibilità alla carica. È questo un punto sul quale c'è il pieno consenso delle autonomie territoriali.
Quanto alle obiezioni che sono state sollevate in ordine alla complessità della riforma, sottolinea che è prevista una fase transitoria che aiuterà a superare le difficoltà e a correggere la disciplina legislativa mediante i decreti correttivi. Quanto invece all'obiezione secondo cui la riforma rischierebbe di accentuare il divario tra il nord e il sud, osserva che saranno garantite a tutte le regioni le risorse per il finanziamento dei servizi essenziali ai costi standard.
Ricorda, infine, che il federalismo fiscale costituisce parte di un programma di riforme necessariamente più ampio. Occorrerà infatti, subito dopo l'approvazione del provvedimento in esame, porre mano, auspicabilmente con il consenso della minoranza, ad alcune limitate ma indispensabili riforme della parte seconda della Costituzione, consequenziali al federalismo fiscale. Si riferisce, in particolare, alla trasformazione del Senato in Senato federale quale organo di indirizzo unitario alle regioni nelle materie di legislazione concorrente; alla revisione del riparto di competenze legislative tra lo Stato e le regioni, che, per unanime ammissione, è oggi inadeguato e fonte di innumerevoli contenziosi innanzi alla Corte costituzionale; e alla riduzione del numero dei parlamentari. Si tratta di riforme sulle quali non dovrebbero esservi resistenze politiche, dal momento che i partiti si sono da tempo espressi a favore di esse.
In conclusione, ribadito che quella in esame è una riforma di buon senso, che riscuote il consenso delle autonomie territoriali, auspica che l'iter del provvedimento sia il più celere e consensuale possibile, in modo che non si perda altro tempo inutilmente.

Alessandro NACCARATO (PD) ricorda che al Senato il Partito democratico si è astenuto dalla votazione sul provvedimento in esame, con l'impegno di contribuire alla Camera al miglioramento del testo, in attesa peraltro di alcuni chiarimenti da parte del Governo che, al momento, non sono però ancora pervenuti.
Ricorda, infatti, che, allo stato, anche a causa della genericità delle disposizioni di delega, gli effetti finanziari della riforma sono sconosciuti, come è chiaramente emerso nel corso delle audizioni svolte innanzi alle Commissioni di merito. Anzi è stato prospettato il rischio che la riforma, attuata senza una previa razionalizzazione del sistema dei livelli di governo e senza una precisa valutazione dell'incidenza del sistema delle autonomie speciali, comporti alla fine un aumento della spesa pubblica. Né si può sottacere del pericolo, nel meridione del Paese, di un aumento della pressione fiscale o di una riduzione del livello dei servizi pubblici essenziali.
Rileva poi che, in assenza di una riorganizzazione del sistema delle autonomie e di una revisione della seconda parte della Costituzione, è forte il rischio che la riforma sia incompleta. A suo avviso, occorrerebbe pertanto riaprire quanto prima il dibattito sulle riforme costituzionali, partendo dal cosiddetto «progetto Violante» elaborato dalla I Commissione della Camera nella passata legislatura. Contemporaneamente occorrerebbe accelerare l'iter di esame parlamentare della Carta delle autonomie in modo da portare avanti contemporaneamente tutte le riforme occorrenti a delineare il nuovo assetto dei poteri territoriali.
Altro punto critico, a suo parere, è che la delega conserva l'impianto di un sistema tributario delle regioni alquanto complesso - composto di tributi propri, quote di tributi erariali e trasferimenti perequativi - il quale non aiuta sotto il profilo della semplificazione ordinamentale. Aggiunge che le finanze locali versano in condizioni

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di difficoltà a causa delle scelte operate dal Governo, in particolar modo con l'abolizione dell'ICI sulla prima casa e con la revisione del Patto di stabilità: addirittura vi sono enti territoriali che non riusciranno a garantire l'equilibrio di bilancio e che dovranno ridurre la spesa per i servizi alla collettività.
Infine, per quanto riguarda i tempi di attuazione della riforma, ritiene che quelli previsti dalla delega siano troppo lunghi. A suo parere, occorrerebbe avviare la fase di sperimentazione prima di quanto attualmente previsto, in modo da verificare il prima possibile l'impatto della riforma agli effetti pratici.
Conclude rimarcando che la sua parte politica intende contribuire alla riforma del titolo V della parte seconda della Costituzione e ritiene si debbano accelerare i tempi anche su tale riforma in modo da mettere alla prova l'effettiva volontà di tutto lo schieramento politico di procedere alle riforme.

Mario TASSONE (UdC) ricorda che si è discusso moltissimo sulle modalità di attuazione dell'articolo 119 della Costituzione. A suo avviso, occorre però tenere conto anche della nuova formulazione dell'articolo 114 della Costituzione stessa e del principio dell'unità della Repubblica. In ogni caso, la riforma in discussione prefigura un diverso assetto istituzionale del Paese. Nel complesso, però, il quadro delle riforme che si intendono realizzare risulta poco chiaro. Accanto al federalismo fiscale, infatti, ci sono iniziative per l'abolizione delle province e si porta avanti un'ipotesi di riforma del sistema delle autonomie locali nell'ambito del progetto della cosiddetta Carta delle autonomie. A questo riguardo, ritiene necessaria una riflessione sull'organizzazione degli enti locali e sull'elezione degli amministratori locali. Il suo gruppo ritiene infatti inaccettabile il principio dello scioglimento dell'intero consiglio comunale a seguito della decisione del solo presidente della giunta, anche in considerazione del fatto che i consigli comunali hanno un limitato potere di intervento sugli amministratori. Un'analoga riflessione potrebbe essere svolta per quanto riguarda lo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazione mafiosa. A suo parere, occorre piuttosto una più chiara definizione delle responsabilità degli amministratori locali.
Quanto ai costi del federalismo fiscale, ritiene indiscutibile che non sia stata fatta chiarezza ed osserva che difficilmente la riforma sarà priva di costi aggiuntivi. Di fatto, si tratta di una riforma che configura un nuovo assetto della Repubblica e crea il rischio di uno squilibrio tra il nord e il sud del Paese. Non è infatti chiarito in che modo debba essere calcolato il fabbisogno standard. Nel complesso, si delinea un quadro poco tranquillizzante rispetto al futuro dell'unità del Paese e al mantenimento del vincolo di solidarietà tra le diverse aree. È forte poi il rischio di un aggravamento della pressione fiscale sui cittadini.
Ulteriori perplessità esprime in relazione al pletorico sistema di organi previsto per l'attuazione della riforma, che rischia di provocare inutili appesantimenti. In conclusione, premesso che il suo gruppo non intende assumere una posizione di pregiudiziale contrarietà al provvedimento, ritiene che allo stato non sussistano le condizioni per rivedere la posizione assunta al Senato, dove l'Unione di centro ha votato contro il provvedimento.

Donato BRUNO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 11.50.

SEDE REFERENTE

Giovedì 26 febbraio 2009. - Presidenza del presidente Donato BRUNO. - Intervengono il sottosegretario di Stato per l'interno Michelino Davico e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Aldo Brancher.

La seduta comincia alle 11.50.

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Distacco di comuni dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna.
Testo base C. 63 Pizzolante e C. 177 Pini.

(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato da ultimo, nella seduta del 24 febbraio 2009.

Donato BRUNO, presidente, avverte che sul provvedimento in esame è stato acquisito il parere della Commissione parlamentare per le questioni regionali. Non è invece ancora pervenuto il parere della Commissione Bilancio. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Modifiche all'articolo 1 del decreto-legge 3 gennaio 2006, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 gennaio 2006, n. 22, in materia di ammissione al voto domiciliare di elettori affetti da infermità che ne rendano impossibile l'allontanamento dall'abitazione.
Testo base C. 907 Bernardini e C. 1643 Galletti.

(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 12 febbraio 2009.

Donato BRUNO, presidente, avverte che sul provvedimento in esame sono stati acquisiti i pareri delle Commissioni Giustizia e Affari sociali. Non è invece ancora pervenuto il parere della Commissione Bilancio. Rinvia pertanto il seguito dell'esame ad altra seduta.

Norme in materia di cittadinanza.
C. 103 Angeli, C. 104 Angeli, C. 457 Bressa, C. 566 De Corato, C. 718 Fedi, C. 995 Ricardo Antonio Merlo, C. 1048 Santelli, C. 1592 Cota, C. 2006 Paroli e C. 2035 Sbai.

(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 12 febbraio 2009.

Donato BRUNO, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta. Sospende quindi la seduta fino alle ore 12.

La seduta, sospesa alle 11.55, riprende alle 12.

DL 3/2009: Disposizioni urgenti per lo svolgimento nell'anno 2009 delle consultazioni elettorali e referendarie.
C. 2227 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito dell'esame e conclusione).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 25 febbraio 2009.

Donato BRUNO, presidente, avverte che sul provvedimento in esame sono stati acquisiti i pareri del Comitato per la legislazione e di tutte le Commissioni competenti in sede consultiva.
Comunica, quindi, che sono stati presentati emendamenti ed articoli aggiuntivi (vedi allegato 5) ed avverte che alcune delle proposte emendative presentate presentano profili di criticità relativamente alla loro ammissibilità. Ricorda infatti che, ai sensi del comma 7 dell'articolo 96-bis del regolamento, non possono ritenersi ammissibili le proposte emendative che non siano strettamente riconducibili alle materie oggetto dei decreti-legge all'esame della Camera. Tale criterio risulta più restrittivo di quello dettato, con riferimento agli ordinari progetti di legge, dall'articolo 89 del medesimo regolamento, il quale attribuisce al Presidente la facoltà di dichiarare inammissibili gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi che siano estranei all'oggetto del provvedimento. Ricorda, inoltre, che la lettera circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997 sull'istruttoria legislativa precisa che, ai fini del vaglio di ammissibilità delle proposte emendative, la materia deve essere valutata con riferimento ai singoli oggetti e alla specifica problematica affrontata dall'intervento normativo.

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Alla luce di tali disposizioni, sono da considerarsi inammissibili le seguenti proposte emendative: l'emendamento Sposetti 1-bis.5, in quanto volta a incidere sulla disciplina dei termini per il soddisfacimento dei debiti dei partiti e movimenti politici di cui alla legge n. 157 del 1999; l'articolo aggiuntivo Zaccaria 1-bis.01, in quanto volto a incidere sulle modalità di presentazione delle liste per le elezioni dei membri spettanti all'Italia nel Parlamento europeo; l'emendamento Gregorio Fontana 1-ter.1, in quanto volto a incidere sulla disciplina del sistema elettorale degli enti locali; e gli articoli aggiuntivi Brugger 4.01 e 4.02, in quanto volti a differire i termini per la presentazione della richiesta di rimborso delle spese per le consultazioni elettorali per il rinnovo del consiglio regionale del Trentino Alto Adige e della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.

Roberto ZACCARIA (PD), per quanto riguarda la dichiarazione di inammissibilità del suo articolo aggiuntivo 1-bis.01, fa presente che sussiste in dottrina un dibattito circa il punto se sia possibile introdurre mediante decreti-legge disposizioni in materia elettorale. È infatti vero che la legge n. 400 del 1988 esclude che i decreti-legge possano intervenire nella materia elettorale, ma è anche vero che da parte di alcuni si distingue tra la materia elettorale strettamente intesa, vale a dire il sistema elettorale inteso come il nucleo delle disposizioni che regolano la trasformazione dei voti in seggi, e la procedura elettorale, sulla quale ultima materia sarebbe, secondo alcuni, ammissibile intervenire con decreto-legge, come del resto è stato fatto in passato, e in particolare con il decreto legge in materia elettorale dello scorso anno, proprio in relazione all'aspetto della raccolta delle forme. Quanto al merito del suo emendamento, ritiene giusto escludere dall'onere della sottoscrizione delle liste per le elezioni europee anche i partiti che nell'ultima elezione hanno ottenuto almeno un seggio al Parlamento europeo avendo presentato candidature con un proprio contrassegno.

Donato BRUNO, presidente, chiarisce che la valutazione di ammissibilità degli emendamenti riferiti al testo di un decreto-legge è svolta avendo mente all'oggetto specifico di ciascun singolo decreto-legge. Il regolamento della Camera, infatti, come già ricordato, non consente l'ammissione di emendamenti recanti materie estranee all'oggetto proprio del decreto-legge di volta in volta in esame. È vero che sul punto esiste oggi una incresciosa differenza tra i regolamenti e le prassi applicative dei due rami del Parlamento e che si auspica da più parti il superamento di tale differenza, ma allo stato non è possibile, alla Camera, introdurre in un decreto-legge disposizioni estranee al suo oggetto specifico. Invita, poi, il relatore ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti ed articoli aggiuntivi non dichiarati inammissibili.

Beatrice LORENZIN (PdL), relatore, esprime parere favorevole sull'emendamento Stracquadanio 1-bis.1 ed invita al ritiro di tutti gli altri emendamenti ed articoli aggiuntivi, diversamente dovendosi intendere che il parere sia contrario.

Il sottosegretario Michelino DAVICO esprime parere conforme a quello della relatrice, salvo che sull'emendamento Stracquadanio 1-bis.1, rispetto al quale il Governo si rimette alla Commissione.

Roberto Mario Sergio COMMERCIO (Misto-MpA) chiede alla relatrice chiarimenti sulle ragioni che l'hanno indotta ad esprimere parere favorevole sull'emendamento Stracquadanio 1-bis.1.

Beatrice LORENZIN (PdL), relatore, risponde che l'intervento del deputato Vassallo nella seduta di ieri ha suscitato nella maggioranza una riflessione sul punto se sia coerente con la riforma che ha da poco introdotto per le elezioni al Parlamento europeo la soglia di sbarramento del quattro per cento, tendente alla semplificazione del sistema politico, favorire o quanto meno non scoraggiare la partecipazione

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alle consultazioni elettorali di forze politiche che non hanno la possibilità di superare tale soglia.

Roberto ZACCARIA (PD) ritiene che la questione sia ben più complessa rispetto a quanto esposto dalla relatrice. Ricorda quindi che, in occasione dell'esame del progetto di riforma del sistema elettorale europeo da poco divenuto legge, chiese alla maggioranza, in sede di Comitato dei nove, di prevedere meccanismi che non ostacolassero la partecipazione alle elezioni per il Parlamento europeo di quelle forze politiche che, pur non avendo la certezza di raggiungere il quattro per cento dei voti, ne hanno tuttavia la ragionevole speranza; e questo anche in considerazione che la riforma in discussione era destinata ad essere approvata poche settimane prima delle prossime elezioni. Da parte della maggioranza fu risposto che la richiesta era ragionevole ma che non poteva essere soddisfatta in quella circostanza. È poi accaduto che al Senato - per ragioni a lui ignote, non avendo egli seguito il dibattito - la maggioranza, senza l'avviso contrario del Governo, ha introdotto nel decreto-legge in esame una disposizione che va per l'appunto nel senso da lui allora auspicato. A suo avviso, voler ora rivedere questo punto costituisce una incomprensibile scorrettezza.
Nel merito, fa presente che rimborsare le spese elettorali anche a quelle forze politiche che, pur non raggiungendo il quattro per cento, raggiungano però il due per cento è un modo per favorire la partecipazione pluralistica alla competizione elettorale, nel segno della democrazia. Aggiunge che la disposizione non comporta oneri aggiuntivi dal momento che i rimborsi avvengono a valere su un fondo che comunque già oggi è eccedente rispetto all'effettivo ammontare delle spese sostenute dai partiti.
In ogni caso, lasciando da parte il richiamo della relatrice all'intervento del collega Vassallo, che è evidentemente pretestuoso, si chiede per quale ragione la maggioranza abbia cambiato idea sull'articolo 1-bis pochi giorni averlo approvato al Senato.

Salvatore VASSALLO (PD), a miglior chiarimento della propria posizione, ricorda che l'istituto dei rimborsi elettorali pone alcune questioni teorico-pratiche. Si tratta infatti di capire come si possa consentire al maggior numero di soggetti possibile la partecipazione alle elezioni, evitando però l'effetto collaterale di incentivare la frammentazione politica. A ciò si aggiunga che il rimborso delle spese elettorali è in effetti un finanziamento ai partiti, per cui si pone il problema di stabilire una soglia per l'accesso a tale finanziamento tale da impedire che si presentino alle elezioni in modo sistematico anche liste che non hanno la speranza di ottenere seggi e che mirano solo ad accedere al finanziamento. Per questo la soglia di accesso al finanziamento non può essere bassa. D'altra parte, deve però ritenersi iniquo escludere dal rimborso tutte le forze che non ottengano seggi. Per questo ha presentato l'emendamento 1-bis.4, volto ad elevare al tre per cento la soglia di voti necessari per accedere ai rimborsi.
Alla relatrice, poi, che ha dichiarato di essere stata persuasa dalle riflessioni da lui svolte sulla questione dei rimborsi nella seduta di ieri, chiede come mai non sia stata invece convinta dalle argomentazioni addotte a favore dell'abbinamento dei referendum alle elezioni: abbinamento che permetterebbe di risparmiare risorse pubbliche e di facilitare il voto agli elettori. Rileva che non esiste un vincolo costituzionale che impedisca l'abbinamento e che non sono d'altra parte convincenti, per le ragioni da lui già illustrate nella seduta di ieri, le obiezioni di merito rispetto a tale ipotesi. Alla sua proposta, infatti, la maggioranza ha replicato con argomenti piuttosto deboli per nascondere la verità di fondo, e cioè che essa non vuole che nei referendum si raggiunga il quorum.

Giorgio Clelio STRACQUADANIO (PdL) chiarisce che il suo emendamento 1-bis.1

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mantiene la disciplina attuale in materia di rimborsi in base alla quale accede al rimborso la forza politica che ottiene nelle elezioni almeno un seggio. Nel momento infatti in cui, introducendo la soglia di sbarramento al quattro per cento, si è voluto incentivare l'aggregazione politica, sarebbe incoerente introdurre meccanismi di rimborsi delle spese elettorali che rischiano di provocare effetti di frammentazione politica. Senza contare che non si possono prevedere disposizioni pensate al solo scopo di tutelare determinati soggetti politici che presumibilmente non riusciranno ad ottenere seggi.
Quanto all'abbinamento dei referendum alle elezioni, al deputato Vassallo, secondo il quale l'elettore che non intenda partecipare ad un referendum può comunque astenersi semplicemente non ritirando la relativa scheda, obietta che in questo modo si provocherebbe la paralisi dei seggi elettorali dal momento che il rifiuto di una scheda da parte dell'elettore implica una verbalizzazione da parte del presidente di seggio, la quale richiede tempo: nei seggi si finirebbe quindi con l'incoraggiare gli elettori a deporre nell'urna una scheda bianca facendo loro credere che ciò sia del tutto equivalente all'astensione dal voto.

David FAVIA (IdV), con riferimento all'emendamento Stracquadanio 1-bis.1, osserva che altro è perseguire l'unità della rappresentanza, altro tutelare il pluralismo nella competizione elettorale. L'emendamento in esame nasce in verità dalla volontà di distruggere determinati partiti e dall'egoismo di un grande partito, il quale intende appropriarsi di quote più consistenti del fondo per il rimborso delle spese elettorali, dividendolo tra un minor numero di forze. È noto infatti che senza risorse non è possibile fare politica, per cui la inevitabile conseguenza dell'articolo 1-bis è di tagliare fuori alcune forze politiche concorrenti. Preannuncia pertanto il voto contrario del proprio gruppo sull'emendamento in esame, stigmatizzando inoltre l'inaffidabilità della maggioranza, che nel giro di pochi giorni ha cambiato idea rispetto a questo punto.
Per quanto riguarda invece i referendum, si dichiara favorevole al loro abbinamento alle elezioni, in quanto ciò comporterebbe un risparmio di spesa senza intaccare le esigenze della democrazia. La verità è che la maggioranza è contraria perché teme l'effetto di trascinamento delle elezioni sui referendum, il che è tuttavia un segnale politico gravissimo, in quanto i partiti dovrebbero tenere a che nei referendum si raggiunga il quorum di validità. In conclusione, le ragioni della maggioranza sono diverse da quelle dichiarate e tutt'altro che nobili.

Mario TASSONE (UdC) per quanto riguarda la soglia di accesso ai rimborsi elettorali, chiarisce che il suo gruppo mantiene la posizione assunta al Senato. Per quanto riguarda invece il referendum esprime perplessità rispetto all'ipotesi che essi si tengano nello stesso giorno delle elezioni.

Luciano DUSSIN (LNP) annuncia il voto favorevole del suo gruppo sull'emendamento Stracquadanio 1-bis.1, rinviando, per le motivazioni, alle considerazioni svolte dai deputati del suo gruppo a favore dell'introduzione della soglia di sbarramento in occasione dell'esame della riforma della legge elettorale europea. Per quanto riguarda l'abbinamento dei referendum alle elezioni, il suo gruppo è contrario perché le questioni poste dai prossimi referendum sono della massima importanza, trattandosi in sostanza di decidere se passare da un sistema bipolare ad uno bipartitico, e devono essere pertanto oggetto di una consultazione a parte, in modo che sia possibile verificare senza margini di dubbio se i cittadini abbiano effettivamente interesse a pronunciarsi su tale questione e che cosa ne pensino.

Maurizio TURCO (PD) spiega che il suo articolo aggiuntivo 1-ter.01 tende a rendere effettivo quel che la Corte dei conti chiede da tempo, ossia che i rimborsi per le spese elettorali siano effettivamente tali e corrispondano quindi a spese effettivamente sostenute e non costituiscano invece

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un veicolo di arricchimento dei partiti, i quali, tra l'altro, a causa della mancata attuazione dell'articolo 49 della Costituzione, sono spesso privi di democrazia interna.
Per quanto riguarda i referendum, la sua parte politica non chiede necessariamente l'abbinamento dei referendum alle elezioni, ma che almeno si anticipino i referendum rispetto alle elezioni, in modo che questi non si debbano tenere durante l'estate. Quanto allo strumento referendario, osserva che esso è stato vanificato non dalla mancata partecipazione degli elettori alla consultazione, ma dal Parlamento, che ha spesso tradito i responsi delle urne: i rimborsi per le spese elettorali costituiscono un lampante esempio di questi tradimenti. Chiede pertanto alla maggioranza di dire apertamente se essa sia o non sia d'accordo sul principio che i rimborsi devono corrispondere alle spese effettivamente sostenute dai partiti nel corso della campagna elettorale e non configurarsi come forma occulta di finanziamento.

Roberto Mario Sergio COMMERCIO (Misto-MpA) ritiene che le ragioni esposte dalla maggioranza a sostegno dell'emendamento Stracquadanio 1-bis.1 siano poco convincenti. La verità è che la maggioranza intende scoraggiare la partecipazione alle elezioni delle forze politiche che non hanno la certezza di raggiungere il quattro per cento dei voti validi. Non può tuttavia fare a meno di chiedersi come mai la maggioranza abbia rivisto la propria posizione su questo punto nel giro di pochi giorni.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Vassallo 1.1, Amici 1.2, Vassallo 1.3 e 1.4.

Sesa AMICI (PD), intervenendo per dichiarazione di voto sull'emendamento Stracquadanio 1-bis.1, esprime forti perplessità in ordine alla scelta della maggioranza di sopprimere l'articolo 1-bis del decreto-legge pochi giorni dopo averlo approvato al Senato. Fa presente che con la maggioranza c'è stato da parte della sua parte politica un accordo per introdurre nella legge elettorale europea una soglia di sbarramento al quattro per cento ma non per limitare i rimborsi elettorali alle sole liste che raggiungano tale soglia. È infatti evidente che chi partecipa a una competizione elettorale deve farlo avendo qualche concreta prospettiva di ottenere seggi, ma d'altra parte attiene alla qualità della democrazia non ostacolare la partecipazione alla competizione elettorale di quelle forze che hanno la possibilità, e tuttavia non la certezza, di ottenere seggi. Con la decisione di oggi, quindi, la maggioranza alla Camera si assume una responsabilità politica in solitudine, anche rispetto al Governo, che sulla questione ha dichiarato di rimettersi alla Commissione. Nel dichiarare il voto di astensione del suo gruppo sull'emendamento in esame, preannuncia che questo solleverà la questione nel corso della discussione in Assemblea e chiederà alla maggioranza di render conto del cambiamento di posizione rispetto al Senato.

Donato BRUNO, presidente, ritiene che la questione meriti una ulteriore riflessione, che potrà essere svolta nella fase di discussione del provvedimento in Assemblea.

La Commissione approva l'emendamento Stracquadanio 1-bis.1.

Donato BRUNO, presidente, avverte che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento Stracquadanio 1-bis.1, risultano preclusi gli emendamenti Sposetti 1-bis.2, Gregorio Fontana 1-bis.3 e Vassallo 1-bis.4. Ricorda quindi che l'emendamento Sposetti 1-bis.5, l'articolo aggiuntivo Zaccaria 1-bis.01 e l'emendamento Gregorio Fontana 1-ter.1 sono stati dichiarati inammissibili. Invita quindi il deputato Maurizio Turco a valutare la possibilità di ritirare il suo articolo aggiuntivo 1-ter.01, in vista di una ulteriore riflessione nella fase di discussione in Assemblea.

Maurizio TURCO (PD) insiste per la votazione del suo articolo aggiuntivo 1-ter.01.

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Sesa AMICI (PD) dichiara l'astensione del suo gruppo dalla votazione sull'articolo aggiuntivo Maurizio Turco 1-ter.01.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge l'articolo aggiuntivo Maurizio Turco 1-ter.01 e l'emendamento Vassallo 3.1.

Donato BRUNO, presidente, ricorda che gli articoli aggiuntivi Brugger 4.01 e 4.02 sono stati dichiarati inammissibili.

La Commissione delibera di conferire al relatore, deputata Lorenzin, il mandato di riferire all'Assemblea in senso favorevole sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

Donato BRUNO, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.

La seduta termina alle 12.50.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

Giovedì 26 febbraio 2009.

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 13.55 alle 14.00.