CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 3 febbraio 2009
131.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (I e XI)
COMUNICATO
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UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

Martedì 3 febbraio 2009.

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 12.15 alle 12.20.

SEDE REFERENTE

Martedì 3 febbraio 2009. - Presidenza del presidente della I Commissione Donato BRUNO. - Interviene il ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, Renato Brunetta.

La seduta comincia alle 12.20.

Delega al Governo finalizzata all'ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e alla efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni.
C. 2031 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito dell'esame e rinvio).

Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 29 gennaio 2009.

Donato BRUNO, presidente, ricorda che il provvedimento in esame è iscritto nel calendario dei lavori dell'Assemblea a partire dalla giornata di lunedì 9 febbraio 2009 per lo svolgimento della discussione generale.
Secondo quanto stabilito dagli uffici di presidenza delle due Commissioni, integrati dai rappresentanti dei gruppi, nella riunione appena svoltasi, l'esame degli

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emendamenti dovrà concludersi entro la giornata odierna al fine di garantire un termine congruo alle Commissioni competenti per l'espressione del prescritto parere.
Avverte quindi che la seduta dovrà necessariamente concludersi alle ore 13,30 per consentire lo svolgimento della riunione del Comitato dei nove della I Commissione per l'esame degli emendamenti presentati alla proposta di legge di riforma della legge per l'elezione dei rappresentanti italiani al Parlamento europeo (C. 22 e abb.), iscritta all'ordine del giorno della seduta odierna dell'Assemblea.
Pertanto, tenuto conto della ristrettezza dei tempi che residuano per lo svolgimento della odierna seduta antimeridiana, gli uffici di presidenza delle due Commissioni, integrati dai rappresentanti dei gruppi, hanno stabilito che l'esame degli emendamenti prosegua al termine delle odierne votazioni pomeridiane dell'Assemblea con l'obiettivo di concludere i lavori entro al massimo due ore. Pertanto, secondo le intese intercorse fra i rappresentanti dei gruppi è stato convenuto di dare luogo alle votazioni nel corso della seduta che sarà convocata per oggi al termine delle votazioni pomeridiane dell'Assemblea, consentendo lo svolgimento di interventi di carattere generale sugli emendamenti presentati.
Avverte che sono stati presentati emendamenti e articoli aggiuntivi riferiti al disegno di legge in esame (vedi allegato 1).
Avverte altresì che i relatori hanno presentato gli emendamenti 3.100 e 5.100 (vedi allegato 2).
Fa quindi presente che alcune delle proposte emendative presentate risultano inammissibili, in quanto vertenti su materie che non appaiono riconducibili a quelle del provvedimento, ovvero in quanto prive di adeguata copertura finanziaria. Ricorda, infatti, che ai sensi dell'articolo 123-bis del Regolamento, ferme restando le regole generali in materia di inammissibilità, di cui all'articolo 89 del Regolamento medesimo, devono ritenersi inammissibili le proposte emendative riferite ai disegni di legge collegati alla manovra di finanza pubblica che concernono materia estranea al loro oggetto, ovvero contrastano con i criteri per l'introduzione di nuove o maggiori spese o minori entrate come definiti dalla legislazione contabile.
Al riguardo ricorda altresì che la lettera circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997 sull'istruttoria legislativa precisa che, ai fini del vaglio di ammissibilità delle proposte emendative, la materia deve essere valutata con riferimento ai singoli oggetti e alla specifica problematica affrontata dall'intervento normativo.
Per quanto concerne i profili finanziari, ricorda che la citata disposizione dell'articolo 123-bis del Regolamento comporta che alle proposte emendative riferite al provvedimento in esame debba applicarsi l'obbligo di compensatività degli effetti finanziari.
Alla luce di tali criteri, rileva che risultano inammissibili per estraneità di materia le seguenti proposte emendative: Delfino 1.19 e Borghesi 1.34, in quanto diretti a realizzare interventi organizzativi di ridimensionamento degli uffici di diretta collaborazione dei ministri; Saltamartini 2.15, in quanto mira a disciplinare in via diretta gli incentivi delle attività di progettazione e direzione lavori dei professionisti appartenenti al comparto Ministeri; tale emendamento risulta peraltro inammissibile anche per carenza di compensazione; Saltamartini 2.16, che dispone - con misura di natura ordinamentale - l'immissione in ruolo dei dipendenti non dirigenziali, provenienti da talune amministrazioni dello Stato, attualmente in servizio in posizione di comando o fuori ruolo presso altre amministrazioni; Saltamartini 3.34, che prevede l'inquadramento nella qualifica economico-giuridica immediatamente superiore a quella di appartenenza del personale del Ministero della giustizia appartenente all'organizzazione giudiziaria; tale emendamento risulta peraltro inammissibile anche per carenza di compensazione; Madia 4.11, che prevede tra i criteri di delega, con disposizione ordinamentale, l'emanazione di DPCM per l'ammissione a concorsi pubblici per attività

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di ricerca non universitaria; Antonino Russo 4.7, recante disposizioni in materia di certificazione per i candidati alla nomina di amministratore di enti e società a parziale o totale capitale pubblico; La Loggia 5.28, che reca disposizioni di carattere ordinamentale relative alla disciplina e al trattamento economico e pensionistico dei professori universitari; Delfino 6.01, finalizzato a conferire al Governo una delega per il complessivo riordino delle carriere del personale delle forze di polizia e delle forze armate; Di Biagio 7.9, che disciplina l'inquadramento di determinate categorie di personale del Ministero degli affari esteri; tale emendamento risulta peraltro inammissibile anche per carenza di compensazione; Caparini 9.01, recante l'abrogazione di disposizioni normative in materia di contribuzione previdenziale e di modalità di esazione dei contributi; Paladini 9.02, diretto a prevedere il reclutamento dei volontari in ferma breve.
Risultano inoltre inammissibili per carenza di compensazione le seguenti proposte emendative: Delfino 1.1; Paladini 1.29; Caparini 2.7; Saltamartini 2.15; Saltamartini 3.34; Paladini 3.35; Delfino 5.19; Paladini 5.42; Di Biagio 7.9; gli identici Saltamartini 8.2 e Vietti 8.3; Lo Presti 8.4; Lanzillotta 9.42; gli identici emendamenti Laffranco 9.20, Tassone 9.21 e Vassallo 9.58; Paladini 9.67.
Fa quindi presente che l'emendamento Paladini 3.23 è ammissibile a condizione che si preveda anche una modifica al comma 4, dell'articolo 3, volta a sopprimere l'inciso «ad eccezione del comma 2, lettera f)» al fine di garantire l'applicazione della clausola di invarianza all'intero articolo 3. Fa presente pertanto che tale emendamento potrebbe essere riformulato nel senso appena indicato.
Rileva inoltre che gli emendamenti Mattesini 3.52, Vassallo 3.75 e Lanzillotta 3.72 sono ammissibili a condizione che la norma di copertura di cui al comma 3 dell'articolo 3 sia riferita all'organismo di cui all'articolo 3-bis, introdotto dai medesimi emendamenti. Fa presente pertanto che tali emendamenti potrebbero essere riformulati nel senso appena indicato.
Avverte infine che la Corte dei conti ha trasmesso un documento, che è in distribuzione, approvato a maggioranza dal Consiglio di presidenza della Corte stessa nell'adunanza del 2 febbraio 2009.

Giorgio Clelio STRACQUADANIO (PdL), relatore, invita i presentatori degli emendamenti Paladini 3.23, Mattesini 3.52, Vassallo 3.75 e Lanzillotta 3.72 a riformularli nel senso indicato dal presidente Bruno.

I deputati Giovanni PALADINI (IdV), Donella MATTESINI (PD), Salvatore VASSALLO (PD) e Linda LANZILLOTTA (PD) riformulano rispettivamente gli emendamenti 3.23, 3.52, 3.75 e 3.72 nel senso suggerito dal relatore (vedi allegato 3).

Donato BRUNO, presidente, fa presente che, alla luce della loro riformulazione, gli emendamenti Paladini 3.23, Mattesini 3.52, Vassallo 3.75 e Lanzillotta 3.72 sono da considerarsi ammissibili.

Mario TASSONE (UdC) fa presente che il proprio gruppo ha presentato diversi emendamenti che tendono a dare risposte alle questioni problematiche emerse nel corso della discussione di carattere generale sul provvedimento in esame, che presenta tematiche di estrema complessità e delicatezza. A proprio avviso risulta opportuna una convergenza sulle soluzioni da apportare al testo del provvedimento per poterlo migliorare: al riguardo afferma che il proprio gruppo fornirà il contributo necessario.
Esprime perplessità sulla dichiarazione di inammissibilità del proprio emendamento 9.21, volto a rendere più efficace l'attività di controllo svolta dalla Corte dei conti. Quello della magistratura contabile è un tema spinoso che richiede attenzione e soluzioni incisive per assicurare il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Si sofferma, quindi, sugli altri aspetti problematici a proprio avviso recati dal provvedimento. Al riguardo sottolinea la

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necessità di distinguere, nell'ambito dell'attività amministrativa, il momento della gestione da quello della scelta politica, separando le rispettive sfere di responsabilità. Ritiene inoltre opportuno un serio rafforzamento della vicedirigenza, attribuendo ad essa funzioni concrete: a proprio avviso si tratta di una scelta necessaria nella prospettiva di assicurare efficienza all'attività amministrativa.
Esprime perplessità per le modalità di esame degli emendamenti, a cui è stato riservato un ristretto lasso di tempo: alla luce della complessità delle questioni in esame sarebbe infatti stato preferibile riservare tempi di esame più ampi per gli opportuni approfondimenti.
Conclude esprimendo le proprie perplessità in ordine alle numerose dichiarazioni di inammissibilità di emendamenti, in quanto in molti casi erano volti a risolvere importanti e delicate questioni problematiche.

Giovanni PALADINI (IdV) esprime perplessità per la dichiarazione di inammissibilità del proprio articolo aggiuntivo 9.02, volto ad assicurare l'assunzione di volontari in ferma breve per l'assolvimento di esigenze connesse all'ordine e alla sicurezza pubblica. Si tratta di una decisione che non tiene conto del fatto che il personale in questione è stato comunque dichiarato idoneo nelle graduatorie concorsuali e non è stato ancora assunto per la mancanza di fondi. Del resto tutti gli organici delle forze dell'ordine denunciano una scarsezza di personale e l'assunzione dei volontari in questione avrebbe consentito una più efficace azione a garanzia dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Si sofferma quindi sulle altre questioni problematiche recate dal provvedimento in esame, a partire dalle disposizioni relative alla Corte dei conti fino a quelle in materia di vicedirigenza. Al riguardo invita il ministro Brunetta ad assumere un atteggiamento coerente, e auspica che vengano giudicati favorevolmente gli emendamenti presentati dal proprio gruppo che, altrimenti, assumerà un atteggiamento di contrarietà sul provvedimento.

Linda LANZILLOTTA (PD) interviene sul proprio l'emendamento 9.42, volto a sopprimere i commi 5, 6, 7 e 8 dell'articolo 9, che è stato dichiarato inammissibile. Al riguardo invita la presidenza delle Commissioni a riconsiderare la dichiarazione di inammissibilità in considerazione del fatto che i commi 5, 6 e 7 dell'articolo 9 recano disposizioni di carattere ordinamentale: le eventuali conseguenze finanziarie derivanti dalla loro soppressione possono comunque agevolmente essere ammortizzate valendosi degli ordinari stanziamenti di bilancio attribuiti alla Corte dei conti.

Donato BRUNO, presidente, si riserva una più approfondita valutazione sull'emendamento 9.42 Lanzillotta.

Giorgio Clelio STRACQUADANIO (PdL), relatore per la I Commissione, intervenendo anche a nome del relatore per la XI Commissione, esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo 01.01 Calderisi, sugli emendamenti 2.13 e 2.14 Calderisi, 3.43 Vassallo, 5.27 Cazzola, nonché sugli emendamenti 9.24 e 9.28 del deputato Bernini Bovicelli e sugli identici emendamenti 9.29 Bernini Bovicelli e 9.63 Paladini. Raccomanda quindi l'approvazione degli emendamenti 3.100 e 5.100 dei relatori. Esprime quindi un invito al ritiro delle restanti proposte emendative, avvertendo che altrimenti il parere è contrario. Si riserva tuttavia di riconsiderare l'espressione del parere su taluni emendamenti in ordine ai quali risultano necessari ulteriori approfondimenti e, in particolare, si riserva l'espressione del parere sull'emendamento 3.38 Antonino Foti e sulle proposte emendative riferite agli articoli 6, 7 e 8.

Il ministro Renato BRUNETTA esprime parere conforme a quello dei relatori, manifestando il proprio apprezzamento per la disponibilità mostrata dai gruppi a presentare emendamenti di carattere migliorativo e formulando l'auspicio che dal lavoro delle Commissioni possa venire un testo largamente condiviso.

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È infatti sua intenzione procedere nella riforma sulla base della più ampia condivisione possibile, anche là dove questo dovesse comportare la necessità di un'ulteriore lettura del provvedimento da parte del Senato. Preannuncia inoltre che, proprio al fine della massima condivisione e della massima trasparenza, il Governo terrà conto, nella redazione dei decreti delegati, non solo di quanto sarà indicato dagli eventuali ordini del giorno che dovessero essere approvati dall'Assemblea, ma anche di tutto quanto sarà segnalato e suggerito da tutti i soggetti portatori di interessi connessi al provvedimento in esame. A questo fine, il suo ministero attiverà una procedura di consultazione pubblica per via telematica a carattere assolutamente innovativo, la cui metodologia si dichiara pronto ad illustrare alle Commissioni, ove queste lo ritengano utile. Quanto al lavoro finora svolto, osserva che forse si sarebbe potuto fare meglio, ma che spesso il meglio è nemico del bene. È infatti essenziale procedere rapidamente, perché il Paese sta aspettando la riforma della pubblica amministrazione e in molti aspetti l'ha anzi anticipata. Eventuali limiti e insufficienze potranno essere corretti in un secondo momento alla luce dell'esperienza. In conclusione, sottolinea che, nella definizione tanto del disegno di legge delega quanto dei decreti attuativi, si è inteso procedere nel segno della massima partecipazione, della massima trasparenza e del confronto con tutte le parti. Non ritiene, invece, si possa sostenere che al Parlamento non sarebbero stati assicurati tempi di discussione sufficienti, atteso che il disegno di legge è stato presentato dal Governo al Senato nel luglio 2008 e che da allora ad oggi sono quindi trascorsi sei mesi.

Donato BRUNO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame alla seduta, che sarà convocata nel pomeriggio di oggi.

La seduta termina alle 12.50.

SEDE REFERENTE

Martedì 3 febbraio 2009. - Presidenza del presidente della I Commissione Donato BRUNO. - Interviene il ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, Renato Brunetta.

La seduta comincia alle 17.05.

Delega al Governo finalizzata all'ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e alla efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni.
C. 2031 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito dell'esame e rinvio).

Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella odierna seduta antimeridiana.

Donato BRUNO, presidente, avverte che i presidenti delle Commissioni riunite hanno convenuto sull'opportunità di considerare ammissibile l'emendamento Lanzillotta 9.42, purché riformulato nel senso di prevedere la soppressione dei soli commi 5, 6 e 7 dell'articolo 9. Fa presente pertanto che tale emendamento potrebbe essere riformulato nel senso appena indicato.

Giorgio Clelio STRACQUADANIO (PdL), relatore per la I Commissione, invita il deputato Lanzillotta a riformulare il suo emendamento 9.42 nei termini indicati dal presidente Bruno.

Linda LANZILLOTTA (PD) riformula l'emendamento 9.42 nei termini suggeriti dal relatore (vedi allegato 3).

Donato BRUNO, presidente, alla luce della riformulazione dell'emendamento Lanzillotta 9.42, fa presente che esso deve considerarsi ammissibile. Comunica inoltre che i relatori hanno presentato una nuova formulazione del loro emendamento 3.100 (vedi allegato 2). Chiede quindi ai relatori di riepilogare rapidamente i pareri sulle proposte emendative, integrandoli con le eventuali valutazioni ancora non svolte.

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Giorgio Clelio STRACQUADANIO (PdL), relatore per la I Commissione, anche a nome del relatore per la XI Commissione, esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Calderisi 01.01, sugli emendamenti Caparini 1.11, Calderisi 2.13 e 2.14, Vassallo 3.43, Cazzola 5.27, Gregorio Fontana 6.22, sull'articolo aggiuntivo Bernini Bovicelli 8.01, sugli emendamenti Bernini Bovicelli 9.24 e 9.28 e sugli identici emendamenti Bernini Bovicelli 9.29 e Paladini 9.63. Raccomanda l'approvazione degli emendamenti 3.100 (nuova formulazione) e 5.100 dei relatori. Quanto alle restanti proposte emendative, invita i presentatori a ritirarle; diversamente, il parere deve intendersi contrario. Per quanto riguarda, tuttavia, l'emendamento Dal Lago 3.7, tenuto conto che per talune amministrazioni regionali o locali una valutazione diretta dei dirigenti da parte del presidente della regione o della provincia o del sindaco presenta difficoltà a causa del gran numero dei dirigenti stessi, suggerisce che l'emendamento potrebbe essere riformulato nel senso di limitare la possibilità di valutazione diretta ai soli presidente di provincia e sindaco, prevedendo altresì che questi possano avvalersi di un comitato di valutazione, anche tenuto conto del numero di dipendenti dell'ente. Si riserva, tuttavia, prima di esprimere il parere su tale eventuale riformulazione di acquisire l'orientamento del collega Scandroglio.

Michele SCANDROGLIO (PdL), relatore per la XI Commissione, concorda in linea di principio con l'ipotesi di riformulazione prospettata dal collega Stracquadanio, ma, considerato che la proposta presenterebbe comunque alcuni aspetti problematici, riterrebbe opportuno verificare prima la posizione del Governo al riguardo.

Manuela DAL LAGO (LNP), premesso che sarebbe disponibile alla riformulazione prospettata dal relatore Stracquadanio, precisa che la finalità del proprio emendamento 3.7 è quella di attribuire il potere di valutazione dei dirigenti direttamente a coloro che hanno la responsabilità giuridica e politica dell'amministrazione, vale a dire, nel caso delle amministrazioni territoriali, ai presidenti di regione, ai presidenti di provincia e ai sindaci. Riconosce che in alcuni comuni il numero di dirigenti è troppo alto perché il sindaco possa conoscerli tutti direttamente, ma assicura, anche sulla base della propria esperienza, che nella gran parte dei comuni e delle province il numero di dirigenti è tale che il presidente di provincia o il sindaco li conosce personalmente tutti.

Il ministro Renato BRUNETTA, quanto all'ipotesi di riformulazione dell'emendamento Dal Lago 3.7, si dichiara disponibile a valutare nel prosieguo dei lavori proposte che consentano di limitare alcuni aspetti problematici in relazione alla dimensione delle amministrazioni. Sulle restanti proposte emendative esprime quindi parere conforme a quello dei relatori.

Sesa AMICI (PD), dopo aver sottolineato come l'atteggiamento del proprio gruppo rispetto al provvedimento in esame sia stato realistico e collaborativo, nella convinzione della effettiva necessità di riformare il settore del lavoro pubblico nell'interesse del Paese, e si sia sostanziato nella presentazione di emendamenti che, senza mettere in discussione l'impianto del testo del Senato, tendevano a migliorarlo, rileva che l'atteggiamento del Governo e dei relatori è invece di sostanziale chiusura. Annuncia pertanto che il proprio gruppo abbandonerà i lavori delle Commissioni riunite, in quanto non intende partecipare ad una votazione che svuota di senso la funzione parlamentare chiamando questo ramo del Parlamento a ratificare la decisione già assunta dall'altro. Al ministro Brunetta, che ha molto insistito sulla necessità di approvare la riforma rapidamente perché il Paese l'aspetta, fa presente che la rapidità è senz'altro importante, ma è importante anche il confronto e il dialogo nel merito, tanto più se il provvedimento deve comunque tornare al Senato e tanto più se si intende avviare sui decreti attuativi un'ampia

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consultazione telematica. La sua parte politica non è infatti disponibile a fungere da mera «cassa di risonanza».

Cesare DAMIANO (PD) si associa alle considerazioni della deputata Amici, la quale ha naturalmente parlato a nome del gruppo del Partito democratico nel suo complesso. Prende atto dell'inutilità dello sforzo compiuto dalla sua parte politica in vista del miglioramento di un testo di importanza fondamentale come quello in esame. Esprime disagio per la posizione mortificante in cui il Governo ha posto la Camera dei deputati, chiamandola a ratificare il lavoro già svolto dal Senato. Ritiene che la rapidità di approvazione della riforma sia importante, ma non possa andare a scapito della discussione in Parlamento, che è sede di confronto insostituibile.

Teresio DELFINO (UdC) rimarca che il suo gruppo è disponibile ad un confronto serio e sereno sul provvedimento, che si svolga in tempi congrui, nel rispetto delle prerogative delle Camere: in tal senso è anche l'emendamento presentato dal suo gruppo per aumentare da quarantacinque a sessanta i giorni riservati alle Camere per l'esame degli schemi dei decreti attuativi della delega. Riconosce al ministro Brunetta l'importanza del lavoro svolto, ma rileva che il testo elaborato dal Senato, pur molto migliore di quello originario, è ancora suscettibile di miglioramento in molti punti: cita ad esempio il riparto delle materie soggette a disciplina di legge e di quelle soggette alla contrattazione collettiva e l'intervento sulla Corte dei conti. Su una materia così importante, sulla quale il Governo avrà una responsabilità così rilevante, non può, a suo avviso, mancare la voce della Camera dei deputati, tanto più se si prevede una consultazione così ampia. Per queste ragioni, il suo gruppo, pur non intendendo abbandonare i lavori delle Commissioni, mantiene un atteggiamento critico rispetto al provvedimento, ferma la disponibilità a contribuire al suo miglioramento.

Linda LANZILLOTTA (PD) esprime rammarico e disagio per la chiusura mostrata dal Governo. Premesso infatti di condividere alcune delle linee di riforma del provvedimento in esame, che riprendono il lavoro svolto in questi anni, ritiene però indispensabile un confronto pieno sul merito: confronto che invece è mancato. Il Senato ha profondamente modificato l'impostazione originaria del testo, che - deve pertanto ammettersi - era inizialmente imperfetta. Il testo elaborato è certamente migliore ma è ancora perfettibile nello spirito della riforma, soprattutto in relazione ad alcuni punti che presentano gravi profili di incostituzionalità e che rendono il testo fragile in quanto esposto a critiche e al rischio di pronunce contrarie della Corte costituzionale; pensa in particolare alla riforma dell'organo di autogoverno della Corte dei conti. Tra l'altro, ritiene che non sia risolto un nodo essenziale quale quello del rapporto tra politica e amministrazione, rispetto al quale le soluzioni individuate in passato hanno mostrato di non funzionare. È impensabile, poi, che la valutazione del personale possa avvenire a cura di un organo politico, come si suggeriva in relazione ai dirigenti delle amministrazioni territoriali. In conclusione, ritiene che il disagio da lei espresso sia avvertito anche all'interno dei gruppi di maggioranza, che si sono visti respingere emendamenti oggettivamente migliorativi del testo, e che, in tale situazione, è giusto che la discussione si trasferisca direttamente in Assemblea.

Giovanni PALADINI (IdV), nel dichiarare la volontà del suo gruppo di rimanere in aula non per scopi ostruzionistici, ma al fine di fornire un valido contributo alla discussione, fa notare l'atteggiamento di chiusura adottato dalla maggioranza nei confronti delle proposte emendative presentate dai gruppi di minoranza, a dispetto delle dichiarazioni del ministro, più volte rese nel corso dell'esame del provvedimento, che sembravano improntate ad uno spirito di collaborazione. Nel preannunciare il voto contrario del suo gruppo agli articoli del presente disegno di legge,

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sottolinea in particolare la sua profonda contrarietà all'articolo 9, che tende, a suo avviso, ad assoggettare la Corte dei conti al controllo del potere esecutivo, nonché al comma 3 dell'articolo 5, che ritiene possa dar luogo a discriminazioni nel trattamento previdenziale di diverse categorie di dipendenti pubblici.

David FAVIA (IdV), pur considerando legittimo che la maggioranza persegua il suo indirizzo politico - confidando nella forza dei propri numeri per l'approvazione dei provvedimento volti a darne attuazione - ritiene grave che essa si sia sottratta al dialogo su un tema giuridico assai delicato quale quello dell'organizzazione della Corte dei conti, disciplinato dall'articolo 9 del provvedimento in esame, sul quale esprime forti perplessità. Ritiene che l'attuale Esecutivo, così come in passato ha cercato di porre un limite all'attività della magistratura ordinaria, stia ora perseguendo l'obiettivo di porre sotto il proprio controllo la magistratura contabile, incrinando in tal modo il corretto funzionamento del sistema democratico. Nel preannunciare la sua intenzione di rimanere in aula per seguire i lavori delle Commissioni, auspica che i membri della maggioranza dimostrino nel prosieguo del dibattito una maggiore sensibilità, accettando il confronto su una materia giuridicamente molto importante.

(I deputati del gruppo del Partito Democratico abbandonano l'aula).

Le Commissioni approvano l'articolo aggiuntivo Calderisi 01.01.

Teresio DELFINO (UdC) illustra il suo emendamento 1.2, sottolineando la necessità di non intaccare il sistema delle relazioni sindacali in sede di definizione degli strumenti tesi ad avviare un processo di convergenza degli assetti regolativi del lavoro pubblico con quelli del lavoro privato. In proposito, evidenzia l'esigenza di svolgere una riflessione in Parlamento, evitando di delegare al Governo il potere di legiferare su una materia così delicata.

Le Commissioni respingono l'emendamento Delfino 1.2.

Teresio DELFINO (UdC), nell'illustrare il suo emendamento 1.6, dichiara di ritenere pleonastica e dal contenuto eccessivamente generico la lettera e) prevista al comma 1 dell'articolo 1. In proposito, ritiene preferibile una rigorosa applicazione della legislazione vigente in materia.

Michele SCANDROGLIO, relatore per la XI Commissione, dichiara di non condividere le considerazioni espresse dal deputato Delfino, precisando inoltre che la lettera e), comma 1, dell'articolo 1, indicando obiettivi fondamentali della legge di delegazione, non può essere in alcun modo soppressa.

Mario TASSONE (UdC) fa notare come la disposizione che si intende sopprimere con l'emendamento Delfino 1.6 sia troppo generica e testimoni l'intento meramente propagandistico che muove il Governo nel suo tentativo di riforma della pubblica amministrazione. Ritiene che l'Esecutivo abbia il dovere di confrontarsi seriamente su tali tematiche, affinché siano introdotti criteri di delega legislativa più stringenti.

Le Commissioni respingono l'emendamento Delfino 1.6.

Raffaele VOLPI (LNP), intervenendo per una precisazione, dichiara che la volontà del suo gruppo di non insistere per l'approvazione dei relativi emendamenti non significa in alcun modo ridimensionare il significato che tali proposte di modifica rivestono nella discussione, tanto che esse saranno ripresentate nel corso dell'esame in Assemblea.

Giovanni PALADINI (IdV) illustra il suo emendamento 1.27, esprimendo la sua contrarietà al principio dell'organizzazione delle procedure concorsuali su base territoriale introdotto dall'articolo 1, comma 1, alla lettera g).

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Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono gli emendamenti Paladini 1.27 e 1.28.

Teresio DELFINO (UdC), nell'illustrare il suo emendamento 1.9, dichiara di non condividere il principio dell'organizzazione delle procedure concorsuali su base territoriale introdotto dall'articolo 1, comma 1, alla lettera g).

Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono l'emendamento Delfino 1.9; approvano quindi l'emendamento Caparini 1.11 e respingono l'emendamento Delfino 1.13.

Teresio DELFINO (UdC) chiede al Governo e ai relatori di conoscere i motivi del loro parere non favorevole agli identici emendamenti Delfino 1.14 e Paladini 1.30, atteso che tali proposte emendative mirano a garantire al Governo un più ampio margine temporale per l'esercizio delle delega legislativa.

Il ministro Renato BRUNETTA, modificando il parere precedentemente espresso, si dichiara favorevole agli identici emendamenti Delfino 1.14 e Paladini 1.30.

Michele SCANDROGLIO, relatore per la XI Commissione, e Giorgio Clelio STRACQUADANIO, relatore per la I Commissione, preso atto della disponibilità del Governo, rivedono a loro volta il parere precedentemente espresso, formulando un parere favorevole sugli identici emendamenti Delfino 1.14 e Paladini 1.30.

Le Commissioni approvano gli identici emendamenti Delfino 1.14 e Paladini 1.30. Respingono, quindi, con distinte votazioni, gli identici emendamenti Delfino 1.15 e Paladini 1.31 nonché gli emendamenti Paladini 1.32 e Delfino 1.17.

Giovanni PALADINI (IdV) illustra il suo emendamento 1.33.

Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono gli emendamenti Paladini 1.33, Delfino 2.1, Paladini 2.17, Delfino 2.2, nonché gli identici emendamenti Delfino 2.3 e Paladini 2.18.

Giovanni PALADINI (IdV) illustra il suo emendamento 2.19.

Le Commissioni respingono l'emendamento Paladini 2.19.

Teresio DELFINO (UdC) illustra il suo emendamento 2.4, sottolineando la necessità di specificare più puntualmente gli ambiti della disciplina del rapporto di lavoro pubblico riservati alla contrattazione collettiva e alla legge.

Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono gli emendamenti Delfino 2.4 e Delfino 2.6.

Giovanni PALADINI (IdV) illustra il proprio emendamento 2.20, volto a sopprimere la lettera del comma 2 dell'articolo 2, raccomandandone l'approvazione.

Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono gli emendamenti 2.20, 2.21 e 2.22 del deputato Paladini.

Giovanni PALADINI (IdV) illustra il proprio emendamento 2.23, volto a sopprimere la lettera g) del comma 2 dell'articolo 2, raccomandandone l'approvazione.

Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono gli emendamenti 2.23, 2.27 e 2.24 del deputato Paladini.

Teresio DELFINO (UdC) illustra il proprio emendamento 2.9, sottolineando al riguardo l'opportunità di valorizzare il contenuto dell'accordo sottoscritto lo scorso 22 gennaio tra Governo e parti sociali in materia di nuovo modello della contrattazione pubblica.

Le Commissioni respingono l'emendamento 2.9 Delfino.

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Giovanni PALADINI (IdV) illustra il proprio emendamento 2.25, del quale raccomanda l'approvazione.

Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono gli emendamenti Paladini 2.25 e 2.26 e Delfino 2.11; approvano gli emendamenti 2.13 e 2.14 del deputato Calderisi, approvano inoltre l'emendamento 3.100 (nuova formulazione) dei relatori, respingono l'emendamento 3.4 Delfino.

Barbara SALTAMARTINI (PdL) rileva come l'emendamento 3.100 (nuova formulazione) dei relatori, appena approvato dalle Commissioni, abbia recepito i contenuti dei propri emendamenti 3.2 e 3.5.

Giorgio Clelio STRACQUADANIO (PdL), relatore per la I Commissione, anche a nome del relatore per l'XI Commissione, presenta l'emendamento 3.101 (vedi allegato 2), che recepisce il contenuto dell'emendamento 3.43 Vassallo, sul quale era stato espresso parere favorevole nella odierna seduta antimeridiana.

Il Ministro Renato BRUNETTA esprime parere favorevole sull'emendamento 3.101 dei relatori

Le Commissioni, con distinte votazioni, approvano l'emendamento 3.101 dei relatori, respingono gli emendamenti 3.6 Paladini e 3.8 Delfino.

Giovanni PALADINI (IdV) illustra il proprio emendamento 3.9 del quale raccomanda l'approvazione.

Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono gli emendamenti 3.9, 3.10, 3.11 e 3.12 del deputato Paladini; respingono gli identici emendamenti 3.13 Paladini e 3.14 Delfino; respingono gli emendamenti 3.15, 3.16, 3.17, 3.18, 3.19, 3.20, 3.22, 3.23 (nuova formulazione), 3.24, 3.26, 3.27, 3.28 e 3.31 del deputato Paladini.

Giovanni PALADINI (IdV) illustra il proprio emendamento 3.36, raccomandandone l'approvazione.

Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono gli emendamenti 3.36, 3.39 e 3.40 del deputato Paladini.

Teresio DELFINO (UdC) illustra il proprio emendamento 4.1, invitando le Commissioni ad approvarlo.

Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono gli emendamenti 4.1, 4.4 e 4.5 del deputato Delfino, l'emendamento 5.36 del deputato Paladini, gli emendamenti 5.1, 5.2 e 5.3 del deputato Delfino, nonché l'emendamento 5.38 Paladini.

Teresio DELFINO (UdC) illustra il suo emendamento 5.8, raccomandandone l'approvazione.

Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono gli emendamenti 5.8 Delfino e 5.37 Paladini.

Giovanni PALADINI (IdV) illustra l'emendamento 5.40 Pisicchio, di cui è cofirmatario, volto a prevedere una disciplina di incompatibilità per i dirigenti pubblici stabilendo che non possono essere nominate in tali posizioni persone che rivestano o abbiano rivestito negli ultimi due anni incarichi elettivi rappresentativi a vari livelli né persone che rivestano e abbiano rivestito negli ultimi due anni cariche in partiti politici o in organizzazioni sindacali o che abbiano avuto negli ultimi due anni rapporti continuativi di collaborazione o di consulenza con tali organizzazioni.

Le Commissione respingono l'emendamento 5.40 Pisicchio.

Giovanni PALADINI (IdV) illustra il proprio emendamento 5.39, analogo al precedente, in tema di incompatibilità per i dirigenti pubblici.

Le Commissioni respingono l'emendamento 5.39 Paladini.

Teresio DELFINO (UdC) illustra il proprio emendamento 5.10, volto a sopprimere

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la lettera o) del comma 2 dell'articolo 5.

Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono gli emendamenti 5.10, 5.13 e 5.14 del deputato Delfino; respingono inoltre l'emendamento 5.41 Paladini; approvano quindi l'emendamento 5.100 dei relatori e l'emendamento 5.27 Cazzola e respingono gli emendamenti 5.29 e 6.2 del deputato Delfino. Le Commissioni respingono inoltre, con distinte votazioni, gli emendamenti 6.5 Paladini e 6.6 Delfino.

Giovanni PALADINI (IdV) illustra il proprio emendamento 6.10, raccomandandone l'approvazione.

Le Commissioni respingono l'emendamento 6.10 Paladini.

Giovanni PALADINI (IdV) illustra il proprio emendamento 6.11, volto a sopprimere la lettera f) del comma 2 dell'articolo 6. In proposito osserva che tale lettera reca una disciplina punitiva in termini generici nei confronti di intere categorie di lavoratori.

Le Commissioni respingono l'emendamento 6.11 Paladini.

Mario TASSONE (UdC) illustra l'emendamento 6.16 Delfino, di cui è cofirmatario, che interviene sul principio di delega volto a prevedere la responsabilità erariale dei dirigenti in caso di mancata individuazione delle unità in esubero. Il proprio emendamento sostituisce la parola «mancata» con la parola «errata», al fine di contemplare anche le ipotesi di dolo.

Giorgio Clelio STRACQUADANIO (PdL), relatore per la I Commissione, fa presente che il termine «mancata» a proprio avviso ricomprende anche il termine «errata» e per questa ragione non ritiene di modificare il proprio parere sull'emendamento 6.16 Delfino.

Le Commissioni respingono l'emendamento 6.16 Delfino.

Mario TASSONE (UdC), in considerazione di quanto dichiarato dal relatore, preannuncia la ripresentazione in Assemblea dell'emendamento 6.16 Delfino.

Giovanni PALADINI (IdV) illustra il proprio emendamento 6.17, finalizzato a sopprimere la lettera m) del comma 2 dell'articolo 6.

Le Commissioni respingono l'emendamento 6.17 Paladini.

Mario TASSONE (UdC) illustra l'emendamento Delfino 6.20, volto a sopprimere il principio di delega relativo all'abolizione dei collegi arbitrali di disciplina. Al riguardo fa presente che si tratta di una materia di estrema delicatezza, sulla quale invita le Commissioni ed il rappresentante del Governo a riflettere approfonditamente.

Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono l'emendamento 6.20 Delfino e approvano l'emendamento 6.22 Gregorio Fontana.

Giovanni PALADINI (IdV) illustra il proprio articolo aggiuntivo 6.02, che reca una delega al Governo per l'accorpamento delle scuole superiori di pubblica amministrazione.

Le Commissioni respingono l'articolo aggiuntivo 6.02 Paladini.

Mario TASSONE (UdC) illustra l'emendamento Delfino 7.2, di cui è cofirmatario, volto a sopprimere l'articolo 7 che reca una norma interpretativa in materia di vicedirigenza. In proposito rileva come il provvedimento in esame configuri un arretramento in quanto rimette la vicedirigenza alla contrattazione.

Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono gli identici emendamenti 7.2 Delfino e 7.3 Paladini, nonché l'emendamento 7.4 Delfino. Approvano quindi l'articolo aggiuntivo 8.01 Bernini Bovicelli.

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Mario TASSONE (UdC), intervenendo sul suo emendamento 9.2, soppressivo dell'articolo 9, rileva che con quest'articolo l'organo di autogoverno della Corte dei conti diventa, da collegiale, monocratico, il che comporta un affievolimento delle garanzie di indipendenza e autonomia della Corte stessa, in contrasto con gli equilibri richiesti dalla democrazia. Viene da pensare che si tratti di un intervento funzionale allo svuotamento di funzione della Corte dei conti. Per questo avrebbe ritenuto essenziale che sull'articolo 9 il Governo fornisse qualche chiarimento.

Donato BRUNO, presidente, considerato che all'articolo 9 si riferiscono numerosi emendamenti presentati dai diversi gruppi, propone di discuterne più approfonditamente in sede di comitato dei nove, riservando a questo tema un congruo tempo, e di considerare per il momento respinti, ai fini dell'eventuale ripresentazione in Assemblea, tutti gli emendamenti presentati in materia, fuorché quelli sui quali il parere è stato favorevole.

Pietro LAFFRANCO (PdL) rinuncia ad illustrare i propri emendamenti riferiti all'articolo 9, dichiarando di accedere all'ipotesi di considerarli respinti ai fini della loro eventuale ripresentazione in Assemblea, anche alla luce della preannunciata disponibilità ad un più approfondito esame di merito.

Giovanni PALADINI (IdV), aderendo alla proposta del presidente, ricorda che l'articolo 9, del quale il suo gruppo ha chiesto la soppressione, prevede un intervento estremamente pesante sulla Corte dei conti, che ne stravolge del tutto le funzioni e sul quale non è stato acquisito il parere del corpo della magistratura contabile. In sostanza, si tratta di un intervento volto a trasformare la Corte dei conti in un braccio investigativo del Governo e a snaturarne quindi la fisionomia costituzionale, che è quella di organo terzo e neutrale, ausiliario del Parlamento e posto in posizione autonoma dal Governo stesso.

Mario TASSONE (UdC) dichiara l'assenso del suo gruppo alla proposta del presidente, nell'auspicio che in sede di comitato dei nove, e quindi in Assemblea, il Governo si mostri disponibile ad un chiarimento sull'intera vicenda della Corte dei conti.

Raffaele VOLPI (LNP), premesso che il suo gruppo aderisce alla proposta del presidente, che ritiene ragionevole, evidenzia che rinviare le questioni al comitato dei nove risulterebbe comunque inutile se in quella sede il Governo si presentasse senza aver svolto una riflessione su tali questioni; si dice in ogni caso certo che il ministro Brunetta porterà in quella sede un contributo di chiarimento.

Le Commissioni, con distinte votazioni, approvano gli emendamenti Bernini Bovicelli 9.24 e 9.28 nonché gli identici emendamenti Bernini Bovicelli 9.29 e Paladini 9.63.

Donato BRUNO, presidente, propone di considerare respinte tutte le proposte emendative presentate agli articoli del provvedimento in esame e ritenute ammissibili, che non siano state espressamente esaminate dalle Commissioni riunite, al fine di permetterne la ripresentazione in Assemblea.

Le Commissioni concordano.

Aldo DI BIAGIO (PdL), preso atto che il dibattito odierno non ha consentito l'approfondimento di talune questioni, tiene comunque a rilevare che il provvedimento in esame ripercorre, in alcuni punti, le tracce del decreto legislativo n. 165 del 2001, in particolare per quanto riguarda la disciplina della responsabilità della dirigenza pubblica. Su tale punto si incentrava il suo emendamento 5.6, che intende richiamare l'attenzione del Governo su un punto che, non essendo ancora sufficientemente disciplinato, continua ad influenzare in negativo l'operato e l'immagine della pubblica amministrazione. Si augura pertanto che le sue preoccupazioni

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al riguardo, che sono poi quelle di tutta la società civile, siano condivise dalle Commissioni. In più occasioni ha sottolineato l'importanza di rendere rigide e chiare le disposizioni in materia di responsabilità dirigenziale qualora vi sia inadeguatezza, mancanza di capacità o addirittura errore comprovato da parte del dirigente pubblico. Nella maggior parte dei casi, infatti, le colpe dei dirigenti si riflettono in modo disastroso e deleterio sulla produttività e sulla capacità di crescita della stessa struttura in cui il dirigente opera, con ovvie e ingiuste conseguenze sull'operato dei dipendenti e dei lavoratori a contratto. Proprio per questo aveva presentato l'emendamento 5.6, al fine di prevedere che il dirigente, in caso di inosservanza delle direttive impartite dall'organo competente o di ripetuta valutazione negativa da parte dell'amministrazione competente, possa, previa contestazione e contraddittorio, essere escluso dal conferimento di ulteriori incarichi di livello dirigenziale corrispondenti a quello revocato, per un periodo non inferiore a cinque anni, e che, nei casi di maggiore gravità, l'amministrazione possa recedere dal rapporto di lavoro secondo le disposizioni previste dai contratti collettivi. Dichiara pertanto di accedere all'ipotesi di considerare il suo emendamento respinto ai fini dell'eventuale ripresentazione in Assemblea.

Donato BRUNO, presidente, avverte che il testo, come modificato dagli emendamenti ed articoli aggiuntivi approvati, sarà trasmesso alle Commissioni competenti in sede consultiva ai fini dell'espressione del parere. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 18.55.