CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 14 gennaio 2009
121.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

Mercoledì 14 gennaio 2009. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Alfredo Mantica.

La seduta comincia alle 20.30.

Ratifica Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione Italia-Libia, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008.
C. 2041 Governo.

(Seguito esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 13 gennaio 2009.

Stefano STEFANI, presidente, dopo aver dato atto delle sostituzioni segnalate dai gruppi, comunica che sono state presentati cinque articoli aggiuntivi riferiti agli articoli 2 e 3 (vedi allegato 1) e 6308 emendamenti all'articolo 3 (vedi allegato 2). Con riferimento agli emendamenti all'articolo 3, segnala che essi risultano riconducibili a quindici tipologie di variazioni di cifre a scalare, per cui, sulla base dell'articolo 85, comma 8, del Regolamento, sentiti i rappresentanti dei gruppi, porrà in votazione per ciascuna di esse tre emendamenti, ovvero i due estremi e quello intermedio, intendendosi tutti gli altri assorbiti. Al riguardo, fa presente che in altre sedi in questa stessa legislatura il medesimo criterio è stato applicato in senso più restrittivo, ponendo in votazione soltanto i due emendamenti estremi di ciascuna serie. Si appella pertanto al consueto spirito di collaborazione di tutti i colleghi nell'ottica del più funzionale andamento dei lavori. Avverte infine che la Conferenza dei presidenti di gruppo ha calendarizzato la discussione generale in Assemblea del provvedimento, ove ne sia stato concluso l'esame in sede referente.

Matteo MECACCI (PD), nel rilevare l'assenza del rappresentante del Governo, chiede quando ne sia prevista la replica agli interventi svolti nella precedente seduta.

Stefano STEFANI, presidente, nel preannunciare l'imminente arrivo del rappresentante

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del Governo, comunica che lo stesso Governo ha rinunciato alla replica.

Furio COLOMBO (PD) dichiara di sottoscrivere tutte le proposte emendative presentate dal collega Mecacci.

Matteo MECACCI (PD) fa presente che le serie degli emendamenti da lui presentati sono a segnalare il profondo disagio della sua parte politica. Non è a suo avviso in gioco un atteggiamento pregiudizialmente negativo verso la Libia, anche perché alcuni aspetti dell'accordo appaiono meritevoli di considerazione; è il negoziato in sé ad essere stato deficitario. Stigmatizza ad esempio il fatto che non si sia prevista alcuna tutela per i diritti fondamentali dei cittadini che transitano per la Libia. Ricorda che l'Unione europea, pur stipulando accordi anche con paesi autoritari, tiene sempre ad inserirvi una clausola umanitaria rafforzata da un comitato misto di controllo. Ancor più preoccupante risulta perciò la notizia diffusa dal Ministro dell'interno di un pattugliamento congiunto per intercettare l'immigrazione clandestina, che si risolverebbe in un aggravamento delle condizioni delle persone che aspirano ad arrivare in Italia. Mentre la Libia è ben lungi dal rispettare gli standard della democrazia, riceve dall'Italia il riconoscimento di una cooperazione privilegiata insieme ad un cospicuo finanziamento per circa 20 anni. Altrettanto preoccupante è il trattamento riservato ai cittadini italiani esuli dalla Libia a cui sono stati sottratti beni che oggi equivarrebbero a 600 milioni di euro.
Sottolinea che, a fronte di un impegno gravoso e ben definito da parte dell'Italia, il Trattato non precisa in modo altrettanto rigoroso le obbligazioni della Libia nei confronti del nostro Paese. Ritiene incomprensibile la linea seguita dal Governo italiano nella trattativa con la Libia per un Trattato che umilia i cittadini e le imprese italiane, ai quali non può essere imputata la responsabilità del regime fascista e che ad oggi non ricevono tutela per il lavoro svolto in quel territorio. Un ulteriore aspetto criticabile è che l'Italia si è assunta impegni sul versante della difesa che sono in contraddizione con la sua appartenenza alla NATO: ad oggi non vi sono precedenti di analoghi accordi con Paesi terzi da parte di membri dell'Alleanza e, in questo quadro, è particolarmente allarmante che il nostro Paese abbia scelto come interlocutore un Paese che si è reso responsabile di collaborazione e sostegno al terrorismo internazionale. Come già richiamato nella precedente seduta, la previsione dell'articolo 4 ha una mera funzione di propaganda per il Governo libico che può vantare davanti alla comunità internazionale di essere l'unico Stato arabo a godere di garanzie nei confronti di un possibile attacco da parte della NATO. Inoltre, sono allarmanti le dichiarazioni rese dal colonnello Gheddafi per incoraggiare i Paesi arabi all'invio di volontari a sostegno degli scontri a Gaza: si tratta di un atteggiamento che non è conforme alla linea adottata dal nostro Paese, che notoriamente ha sostenuto in questi giorni le ragioni di Israele. Su tutte queste questioni, a suo avviso, si impone un'accurata discussione sia in Commissione che in Assemblea considerato che il Parlamento italiano si accinge a ratificare il Trattato con la Libia in un momento di particolare crisi internazionale in cui si deve registrare l'incapacità decisionale della Lega Araba, dovuta anche alle posizioni tenute da Tripoli. Rileva che le critiche al provvedimento non nascono da un atteggiamento pregiudiziale nei confronti del Governo ma dal fatto che esso rappresenta un atto di politica estera assai importante, che merita un'ampia sede di confronto secondo la migliore tradizione di pratica democratica. Ribadisce le gravi perplessità per i carenti aspetti di tutela dei diritti umani nel campo della lotta contro l'immigrazione clandestina e per la questione delle compensazioni nei confronti delle imprese italiane presenti in Libia fino all'inizio degli anni Settanta. Conclude sottolineando che il notevole impegno finanziario, assunto dall'Italia, si realizza in una fase in cui il Governo ha operato tagli rigorosi al settore della cooperazione internazionale, come testimonia il decreto-legge di proroga delle missioni internazionali

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con un impegno limitato a 10 milioni di euro. Sottolinea pertanto la necessità che la maggioranza e l'opposizione assumano nei confronti del Governo una posizione comune sulla questione dei tempi di esame che garantisca la pienezza del ruolo del Parlamento.

Furio COLOMBO (PD), nel precisare che le sue osservazioni critiche non sono da ricondurre alla consuetudine dei suoi interventi dai banchi dell'opposizione contro l'operato del Presidente del Consiglio dei ministri, sottolinea che anche il governo di centro-sinistra, che ha assunto nella passata legislatura iniziative a favore della Libia, è stato oggetto di forti critiche da parte sua. Ciò premesso, esprime un'accorata preoccupazione per le dichiarazioni rilasciate quest'oggi dal leader libico Gheddafi che rivelano una sorprendente somiglianza con gli appelli lanciati in questi giorni da Al Qaeda. Su tale inquietante aspetto, al di là delle posizioni di ognuno sulla situazione a Gaza, è necessario che vi sia un'unanime presa di posizione contraria da parte di tutte le forze politiche. Passando alle questioni di diritto umanitario, osserva che l'Italia non ha siglato accordi di tal genere con nessun Paese e si accinge a collaborare con pattugliamenti lungo il confine tra la Libia e il Ciad, inviando truppe in Africa come non avveniva dal 1936! A tal proposito, sottolinea che i nostri soldati saranno chiamati a prestare servizio proprio nel punto in cui viene negato il diritto d'asilo da parte della Libia, com'è noto alle Nazioni Unite, a tutte le altre organizzazioni internazionali e alla stessa Unione europea. L'Italia si assume pertanto il rischio di essere associata con i propri soldati e la propria bandiera ad un Paese che conculca i diritti umani e le libertà fondamentali. Allo stesso modo è spaventoso prefigurare lo scenario in cui la nostra flotta eserciterà il controllo del mare territoriale libico, essendo prevedibile che la Libia non esiti a consentire l'affondamento delle barche di migranti clandestini per onorare il versamento dei 200 milioni di euro annui da parte dell'Italia.
Alla luce di queste gravi preoccupazioni, in nome dell'impegno per la soluzione della crisi mediorientale e in ragione dei più alti valori politici e morali su cui è fondato il nostro Paese, auspica una riconsiderazione del provvedimento da parte della maggioranza anche a fronte delle osservazioni critiche fermamente espresse dal suo gruppo.

Paolo CORSINI (PD) richiamando le parole del collega Maran, soprattutto sul tema della difesa, rileva che i dubbi angosciosi palesati dall'onorevole Colombo trovano parziali risposte negli emendamenti presentati dall'opposizione, da considerare come meramente migliorativi del testo del disegno di legge. Sottolinea che una valutazione ponderata e concreta della situazione induce a ritenere opportuna la sigla di un accordo con la Libia, da lui guardata con simpatia in occasione dell'iniziativa assunta in tal senso dal governo Prodi. Tale passo si rende necessario per il nostro Paese per la stabilizzazione del Mediterraneo e per le ripercussioni positive che esso può avere per tutta l'area.
In merito alla questione umanitaria, rileva che il provvedimento vincola i due Paesi soprattutto nel campo della lotta all'immigrazione clandestina, che assume carattere emergenziale alla luce dell'increscioso incremento di sbarchi sulle coste siciliane che si è verificato nonostante le affermazioni propagandistiche del Governo. Richiamando a tal proposito i contributi di studiosi che si occupano della questione, ritiene assodato che tale processo non è il risultato della pressione esercitata da masse di individui oppressi da fame e povertà ma è il frutto di una organizzazione a carattere industriale ed endemica i cui protagonisti sembrano essere criminali libici, interessati ad un mercato che vale 24 milioni di euro all'anno. Considerata la dimensione del problema e la disponibilità di prove che attestano il coinvolgimento nei traffici di elevato numero di persone, sarebbe stata opportuna un'articolazione più puntuale degli impegni della Libia su tale tema.

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Auspica quindi una attenta valutazione delle proposte emendative finalizzate alla istituzione di soggetti preposti al controllo e al monitoraggio sui diritti umani, con particolare attenzione alla distinzione tra migranti e richiedenti asilo. Sarebbe poi utile che il provvedimento porti chiarezza per quei concittadini che non hanno responsabilità per i torti perpetrati in Libia dal regime fascista e che ad oggi vivono in una condizione irrisolta.

Roberto ANTONIONE (PdL), relatore, esprime parere contrario sugli articoli aggiuntivi Maran 2.01 e 2.02, considerato che il Parlamento dispone già di strumenti di controllo idonei, senza procedere alla istituzione di organismi ad hoc.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA esprime parere conforme a quello del relatore.

La Commissione respinge, con distinte votazioni, gli articoli aggiuntivi Maran 2.10 e 2.02.

Stefano STEFANI, presidente, sulla base dei criteri richiamati in apertura di seduta, avverte che la Commissione procederà alla votazione dei seguenti emendamenti a scalare, riferiti all'articolo 3, a firma dei deputati Mecacci e Colombo: 3.1, 3.49, 3.98, 3.99, 3.197, 3.297, 3.298, 3.321, 3.346, 3.347, 3.845, 3.1344, 3.1345, 3.1389, 3.1433, 3.1434, 3.1932, 3.2431, 3.2432, 3.2472, 3.2515, 3.2516, 3.3015, 3.3514, 3.3515, 3.3555, 3.3594, 3.3595, 3.4094, 3.4593, 3.4594, 3.4631, 3.4669, 3.4670, 3.5168, 3.5667, 3.5668, 3.5703, 3.5738, 3.5739, 3.5988, 3.6237, 3.6238, 3.6273 e 3.6308.

Roberto ANTONIONE (PdL), relatore, esprime parere contrario su tutti gli emendamenti all'articolo 3.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA esprime parere conforme a quello del relatore.

Matteo MECACCI (PD) illustra il proprio emendamento 3.1, di cui auspica l'approvazione, che è volto a mettere in discussione gli impegni di natura finanziaria assunti con la Libia che colpiscono le aziende petrolifere italiane. Ribadisce che la questione deve costituire oggetto di discussione per l'onerosità dell'accordo di cooperazione con questo Paese terzo. Richiama le preoccupazioni per le possibili ripercussioni dei costi sulla bolletta energetica dei consumatori italiani.

La Commissione respinge l'emendamento Mecacci 3.1.

Matteo MECACCI (PD) illustra il proprio emendamento 3.49, di cui auspica l'approvazione, rilevando che esso persegue finalità analoghe alla precedente proposta che muovono verso la riconsiderazione dell'accordo italo-libico.

La Commissione respinge l'emendamento Mecacci 3.49.

Matteo MECACCI (PD) illustra il proprio emendamento 3.98, di cui auspica l'approvazione.

La Commissione respinge, con distinte votazioni, gli emendamenti Mecacci 3.98 e 3.99.

Matteo MECACCI (PD) illustra il proprio emendamento 3.197, di cui auspica l'approvazione.

La Commissione respinge l'emendamento Mecacci 3.197.

Matteo MECACCI (PD) illustra il proprio emendamento 3.297, di cui auspica l'approvazione, sottolineando che la Libia è capofila di quei Paesi che nell'ambito della conferenza di Durban mantengono una dura linea contro Israele. Si tratta di una questione che è incompatibile con i fondamenti della politica estera dell'Italia, che da un lato si professa filo-israeliana ma dall'altra sigla accordi con un Paese fortemente anti-semita.

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La Commissione respinge l'emendamento Mecacci 3.297.

Matteo MECACCI (PD) illustra il proprio emendamento 3.298, di cui auspica l'approvazione. A tal proposito segnala che l'emendamento è volto a ridurre l'impegno finanziario dell'Italia e per tali ragioni potrebbe essere positivamente considerato dai colleghi di maggioranza. Osserva altresì che colpisce che il nostro Paese, all'esordio della sua presidenza di turno del G8, abbia ridotto drammaticamente gli impegni per la cooperazione internazionale e sia inadempiente rispetto agli impegni assunti sul tema della lotta all'AIDS e alle pandemie, nonché a sostengo di Paesi in reale difficoltà come l'Afghanistan, il Libano o il Kosovo.

La Commissione respinge l'emendamento Mecacci 3.298.

Matteo MECACCI (PD) illustra il proprio emendamento 3.321, di cui auspica l'approvazione, esprimendosi sulla questione della presenza delle organizzazioni non governative che si occupano di diritti umani sul territorio libico. Tale presenza è inibita dalla Libia, ma il Trattato in esame non prevede alcuna opzione.

La Commissione respinge l'emendamento Mecacci 3.321.

Matteo MECACCI (PD) illustra il proprio emendamento 3.346, di cui auspica l'approvazione, sottolineando che la Libia deve compiere ancora molti progressi in tema di politiche di difesa prima di potersi porre su un piano di parità con un Paese come l'Italia, che è membro della NATO e dell'Unione europea. Ricordando che la Libia fino a poco tempo fa era al bando dell'intera comunità internazionale, sottolinea che le recenti dichiarazioni del colonnello Gheddafi confermano che il Trattato avrebbe potuto costituire un'opportunità di reali passi in avanti da parte della Libia.

La Commissione respinge l'emendamento Mecacci 3.346.

Matteo MECACCI (PD) illustra il proprio emendamento 3.347, di cui auspica l'approvazione, segnalando che esso è volto a ridurre l'afflusso di finanziamenti italiani al regime di Gheddafi.

La Commissione respinge l'emendamento Mecacci 3.347.

Matteo MECACCI (PD) illustra il proprio emendamento 3.845, di cui auspica l'approvazione, che è teso ad attenuare gli impegni del Governo italiano a fronte della indeterminatezza delle obbligazioni e delle garanzie da parte della Libia.

La Commissione respinge, con distinte votazioni, gli emendamenti Mecacci 3.845, 3.1344, 3.1345, 3.1389 e 3.1433.

Matteo MECACCI (PD), intervenendo sui lavori della Commissione, esprime soddisfazione per la non comune presenza di numerosi esponenti dei gruppi di maggioranza, che auspica anche in occasione dell'esame del provvedimento presso l'Assemblea per consentire una riflessione accurata, considerati i ridotti tempi di esame a disposizione del Parlamento. Preannuncia quindi la ripresentazione in Assemblea delle proposte emendative già presentate in Commissione, di cui auspica complessivamente l'approvazione da parte della Commissione, precisando che tali proposte non perseguono in alcun modo propositi ostruzionistici.

Roberto ANTONIONE (PdL), relatore, ringrazia i colleghi Mecacci e Colombo, presentatori di tutti gli emendamenti all'articolo 3, per il loro impegno e sottolinea che il lavoro della Commissione è stato fin dall'inizio impostato per valorizzare la funzione del Parlamento, nella piena considerazione delle ragioni che hanno portato alla sigla dell'Accordo in titolo. Nel sottolineare che i gruppi di maggioranza parteciperanno in modo assiduo al dibattito presso l'Assemblea,

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esprime la disponibilità del gruppo del Popolo della Libertà ad assumere iniziative sul tema della tutela dei diritti umani da parte della Libia nell'ambito del Comitato permanente sui diritti umani, istituito presso la Commissione.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione respinge quindi, con distinte votazioni, gli emendamenti Mecacci 3.1434, 3.1932, 3.2431, 3.2432, 3.2472, 3.2515, 3.2516, 3.3015, 3.3514, 3.3515, 3.3555, 3.3594, 3.3595, 3.4094, 3.4593, 3.4594, 3.4631, 3.4669, 3.4670, 3.5168, 3.5667, 3.5668, 3.5703, 3.5738, 3.5739, 3.5988, 3.6237, 3.6238, 3.6273 e 3.6308.

Roberto ANTONIONE (PdL), relatore, invita i presentatori al ritiro degli articoli aggiuntivi Marsilio 3.01 e Casini 3.02, esprimendo altrimenti parere contrario, considerato che il tema del riconoscimento di indennizzi ai connazionali penalizzati dai provvedimenti della Libia del 1970 richiede una riflessione profonda in una sede più opportuna di quella di un accordo come quello in titolo. Tale riflessione deve necessariamente includere le istanze di tutti gli esuli italiani che versano in analoghe condizioni.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA, nell'esprimere parere conforme, condivide le considerazioni del relatore sia per quanto concerne l'invito al ritiro delle proposte che sulla necessità di individuare una sede adeguata ad una riflessione complessiva sul tema degli esuli e richiama le posizioni assunte dall'associazione che segue gli interessi degli italiani allontanati dalla Libia che ha dichiarato che le proprietà confiscate dal governo di Tripoli possono essere considerate una sorta di «anticipo» incassato da Gheddafi su quanto dovuto dal nostro Paese che in questo senso avrebbe realizzato una sorta di risparmio. Sottolinea che la questione degli esuli impone un lavoro ad hoc da parte della Commissione affari esteri e della Commissione bilancio per non trascurare le importanti questioni che interessano anche gli esuli fiumani, dalmati e giuliani, anche in vista dell'imminente ingresso della Croazia nell'Unione europea. Concludendo, precisa che la valutazione del Governo è contraria non sulla sostanza delle richieste degli esuli ma sulla scelta della sede formale del disegno di legge in titolo.

Marco ZACCHERA (PdL), cofirmatario dell'articolo aggiuntivo Marsilio 3.01, ritira la proposta emendativa dopo averla riformulata in relazione alla copertura finanziaria, esprimendo peraltro condivisione per molti dei rilievi sollevati dai colleghi di opposizione nei precedenti interventi. Ricordando la propria adesione alle manifestazioni di protesta contro l'espulsione dei nostri connazionali dalla Libia, preannuncia la presentazione presso l'Assemblea di un ordine del giorno che recepisca i contenuti dell'articolo aggiuntivo testé ritirato, condividendo l'osservazione sulla necessità di individuare una sede apposita per la definizione della questione degli esuli.

Paolo CORSINI (PD), a nome del suo gruppo, fa proprio, nell'avvenuta riformulazione, l'articolo aggiuntivo Marsilio 3.01, ritirato dal collega Zacchera, esprimendo perplessità sulla funzione risarcitoria che avrebbero avuto i beni, diritti e interessi dei connazionali acquisiti dal regime di Gheddafi nel 1970. Nel ricordare che anche la Jugoslavia di Tito ha avuto gravi responsabilità verso le comunità degli italiani che vivevano in quelle regioni, ritiene che il Trattato con la Libia rappresenti la sede per avviare una riflessione quanto meno sul piano morale.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA precisa di non avere sostenuto tale posizione e di avere riferito una valutazione, forse volutamente provocatoria, espressa dai rappresentanti degli esuli italiani in Libia.

Gian Luca GALLETTI (UdC), nel richiamare il recente dibattito in occasione dell'esame del decreto-legge anti-crisi, in cui è venuta ulteriormente in rilievo la

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limitatezza delle risorse disponibili per sostenere le esigenze delle nostre città, delle famiglie e delle imprese italiane, sottolinea che il provvedimento in esame riporta una previsione di spesa di oltre 700 milioni di euro fino al 2011, senza contare gli anni successivi. A questo punto, occorre, a suo avviso, interrogarsi sulle reali priorità del nostro Paese rispetto ai concittadini. Quanto al tema degli esuli, rileva la necessità di non perdere l'occasione del Trattato per evitare di rinviare scorrettamente ad un futuro lontano la soluzione di un problema che con qualche sacrificio potrebbe essere adeguatamente risolto nell'immediato. Insiste pertanto sulla votazione del proprio articolo aggiuntivo.

Matteo MECACCI (PD), intervenendo sul proprio articolo aggiuntivo 3.03, ne illustra il contenuto rilevando che esso è volto a prevedere la presenza nella Commissione mista paritetica, di cui all'articolo 9 del Trattato, di esperti in materia energetica e di tutela ambientale.

Roberto ANTONIONE (PdL), relatore, si rimette alle valutazione del rappresentante del Governo per il parere sull'articolo aggiuntivo Mecacci 3.03.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA ribadendo la necessità di affrontare con serietà e in modo complessivo le istanze degli esuli italiani, riferisce che è in corso un tavolo di dialogo per la soluzione delle controversie relative agli esuli dalmati. Al riguardo, riferisce sugli impegni di natura non soltanto finanziaria ma anche di natura simbolica, che attestano la cura che il Governo ha per tale questione, come nel caso del restauro del cimitero italiano di Tripoli. Per quanto concerne il caso della Libia, osserva che tale Paese ha subito torti non soltanto da parte del fascismo ma già prima, dal 1911, e in relazione a tali vicende avrebbe oggi ritenuto opportuna la sinora negata costruzione di un monumento per i deportati libici alle isole Tremiti. Osserva quindi, a titolo personale, che oggi il nostro Paese dovrebbe tributare corone di fiori a personalità come quella di Omar al-Mukhtar, combattuto a suo tempo come un ribelle mentre nei fatti si trattò di un eroe cui la Libia deve molto nella lotta per la sua indipendenza. Quanto all'articolo aggiuntivo Mecacci 3.03, osserva che la Commissione, di cui all'articolo 9, è paritetica e come tale la sua composizione non può essere disciplinata in modo unilaterale; conseguentemente esprime parere contrario, invitando eventualmente il presentare alla sua trasformazione in un ordine del giorno presso l'Assemblea.

Matteo MECACCI (PD) precisa che il proprio articolo aggiuntivo 3.03 incide esclusivamente sulle modalità di attuazione dell'accordo da parte italiana, ritenendo che si tratti di un aspetto rimesso alla capacità attuativa del Governo italiano, sul quale vi è un margine di manovra anche in considerazione della necessità di prevedere forme minime di verifica sull'impatto ambientale di grandi opere infrastrutturali. Insiste pertanto per il mantenimento della sua proposta emendativa.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione respinge con distinte votazioni gli articoli aggiuntivi Marsilio 3.01, fatto proprio dal gruppo PD, Casini 3.02 e Mecacci 3.03.

La seduta termina alle 21.50.

AVVERTENZA

Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI