CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 10 dicembre 2008
106.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (V e VI)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

Mercoledì 10 dicembre 2008. - Presidenza del presidente della V Commissione Giancarlo GIORGETTI, indi del presidente della VI Commissione Gianfranco CONTE. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Luigi Casero.

La seduta comincia alle 9.10.

DL 185/2008: Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale.
C. 1972 Governo.

(Seguito esame e rinvio).

Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 9 dicembre 2008.

Gianluca FORCOLIN (LNP) segnala in particolare l'importante novità costituita dalle misure dell'articolo 1 del decreto-legge, che prevedono l'erogazione di un bonus in favore delle famiglie meno abbienti, evidenziando a tale riguardo l'opportunità di specificare che tale agevolazione deve essere destinata alle famiglie italiane, nonché di apportare talune modifiche al meccanismo applicativo della misura, escludendo il reddito relativo alla prima casa di abitazione dal calcolo del tetto reddituale entro il quale viene erogato il bonus stesso.
Evidenzia quindi la notevole rilevanza degli interventi di semplificazione degli oneri amministrativi per le imprese, recati dall'articolo 16. A tale riguardo richiama in particolare l'eliminazione, stabilita dal comma 2, dell'obbligo di previa comunicazione per fruire di compensazioni di

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imposta superiori a 10.000 euro, che costituisce un alleggerimento particolarmente apprezzabile per molti contribuenti, in considerazione della grande utilità di questo strumento, nonché la revisione, disposta dal comma 5, della disciplina del ravvedimento operoso relativamente alle violazioni in materia tributaria, operata attraverso la riduzione degli oneri per i contribuenti interessati.
Nel medesimo senso di favorire il tessuto imprenditoriale in un momento di crisi va anche la norma dell'articolo 8, concernente la revisione congiunturale degli studi di settore, così come le norme dell'articolo 6 che introducono la possibilità di dedurre dall'IRES una quota pari al 10 per cento dell'IRAP, rispetto alle quali sottolinea peraltro l'esigenza di estendere tale deducibilità anche all'IRPEF, in considerazione del fatto che buona parte del tessuto imprenditoriale dell'economia italiana è costituito da imprese individuali, alle quali si applica l'IRPEF.
Ritiene quindi che il provvedimento nel suo complesso vada incontro alle più importanti esigenze del Paese e del sistema economico, preannunciando comunque l'intenzione del proprio gruppo di presentare taluni emendamenti volti a migliorare il testo.

Antonio BORGHESI (IdV) rileva preliminarmente l'insufficienza del provvedimento a far fronte alla gravità della crisi, mentre si sarebbe dovuto avere il coraggio di andare oltre i vincoli del patto di stabilità europeo. In tal senso, segnala che un ostacolo al confronto potrebbe scaturire dall'ammissibilità delle proposte emendative sotto il profilo della copertura finanziaria.
Con riferimento al bonus per le famiglie segnala che solo il 10 per cento riceverà l'importo massimo del bonus, 1.000 euro, mentre l'80 per cento riceverà solo 200 e 300 euro. Sarebbe stato pertanto meglio aumentare le detrazioni da lavoro dipendente per almeno due anni. Altro problema è quello dei tassi di interesse; che appaiano destinati a scendere e, pertanto, stabilire un tetto del 4 per cento sembra sbagliato in quanto i tassi reali potrebbero scendere ad un livello anche più basso. Bisognerebbe pertanto elaborare un meccanismo flessibile di intervento ed estendere misure agevolate anche ai mutui a tesso fisso. Per i nuovi mutui si prevede l'adozione del tasso BCE; in tal senso si recepisce una proposta del suo gruppo, però bisognerebbe anche fissare il limite per variazione spread. Con riferimento al blocco delle tariffe, rileva che è ovvio che per luce e gas intervengano le autorità di settore, ma è altresì necessario individuare dei meccanismi per consentire che le tariffe scendano anche al di sotto del livello a cui scenderanno fisiologicamente per la discesa del prezzo del petrolio, né risultano sufficienti le misure previste dal Governo Prodi che riducono le tariffe per le famiglie numerose. Con riferimento alle concessioni autostradali, rileva che si sta tornando alla soluzione della convenzione unica adottata da ministro Di Pietro nella scorsa legislatura. Osserva tuttavia che dovrebbe esser adottato quel meccanismo che scorpora la quota della tariffa da destinare agli investimenti che i concessionari devono considerare come somma da restituire in caso di mancata realizzazione degli investimenti. Per quanto concerne il bonus bebè, è sbagliato concepirlo come debito che la famiglia deve rimborsare. Risulta pertanto anche in questo caso necessario intervenire sulle detrazioni fiscali. Condivide invece l'estensione al comparto sicurezza della detassazione degli straordinari. Osserva peraltro che per la copertura della detassazione degli straordinari e l'abolizione dell'ICI si è tolto il bonus esente da imposta che le imprese potevano concedere a titolo di liberalità ai loro dipendenti. Ritiene utile l'IVA per cassa, osserva tuttavia che per questa come per molte altre misure si compie un eccessivo rinvio alla normazione secondaria. Inoltre la misura appare di difficile applicazione. Si rimettono alla normazione secondaria anche la revisione degli sudi di settore, e le misure in materia di IRAP. Condivide invece le misure in materia di confidi. Per quel che concerne le misure di sostegno al

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sistema bancario e creditizio, ritiene che si compia un ricorso troppo ampio, per la definizione delle misure di sostegno delle imprese, all'accordo tra le singole banche e il Ministero dell'economia. Ritiene inoltre sbagliata, all'articolo 12, la semplice trasmissione al Parlamento, in luogo dell'espressione del parere da parte delle Commissioni parlamentari competenti e per i profili finanziari, degli schemi di DPCM che riducono le autorizzazioni legislative di spesa per far fronte agli oneri derivanti dall'eventuale sottoscrizione da parte del Ministero dell'economia delle obbligazioni emesse dalle banche. Condivide le misure sull'OPA mentre giudica pericolosa la possibilità per le imprese di acquisire partecipazioni nelle banche, che può dare luogo a conflitti di interesse. Viene inoltre lasciata inoltre un'eccessiva discrezionalità alla Banca d'Italia. Al riguardo, ritiene che si dovrebbe almeno prevedere che l'impresa azionista non sieda negli organi deliberativi delle banche. Non condivide parimenti la generalizzazione del modello Alitalia. Prevedere infatti che ai sensi del comma 5 dell'articolo 14 la liquidazione dei beni non costituisca trasferimento di azienda lascia senza tutela i dipendenti che possono essere licenziati. Infine l'articolo 14, ai successivi commi da 6 a 9, lascia senza tutela azionisti e debitori, stabilendo per le società di gestione del risparmio la possibilità di non rimborsare le quote del fondo, prevedendo perfino la scissione parziale della parte del fondo in perdita. La norma è per di più retroattiva, mentre essa dovrebbe valere solo per le nuove sottoscrizioni, garantendo comunque modalità di rimborso delle quote.

Franco CECCUZZI (PD) rileva come il decreto-legge, sebbene contenga talune misure condivisibili, risulti nel complesso inadeguato rispetto ai reali problemi del Paese, anche in rapporto con le misure, ben più ampie, adottate da molti altri Stati. Tale insufficienza deriva, a suo giudizio, dagli errori commessi dal Governo nella definizione della sua politica economica, il quale ha concentrato il contenuto della manovra finanziaria nel decreto-legge n. 112 del 2008 senza accorgersi della crisi che si stava avvicinando, ed ha disperso risorse preziose attraverso l'eliminazione dell'ICI sulla prima casa disposta dal decreto-legge n. 93 del 2008. In tale contesto, segnala in primo luogo come le risorse finanziarie stanziate dal provvedimento siano eccessivamente ridotte, comportando addirittura un effetto netto positivo sui saldi di finanza pubblica di circa 78 milioni di euro. Pur essendo conscio delle difficoltà derivanti dalle grandi dimensioni del debito pubblico italiano, e delle maggiori difficoltà che il nostro Paese incontra nel collocare sui mercati i titoli del debito, ritiene che sarebbe possibile reperire risorse aggiuntive, considerando gli effetti positivi che si determineranno sugli equilibri di bilancio grazie alla riduzione dei tassi d'interessi ed al conseguente calo degli oneri per il servizio del debito pubblico.
Ritiene, quindi, che un'efficace manovra di sostegno dovrebbe articolarsi secondo tre linee di intervento: incremento del credito disponibile alle imprese e delle famiglie, rafforzamento degli ammortizzatori sociali e sostegno al reddito. In particolare, quest'ultima misura deve avere, a suo giudizio, rilievo prioritario, al fine di rianimare la domanda ed evitare di lasciar cadere l'economia italiana in una spirale di sfiducia, che induce una riduzione dei consumi, concentrando la ricchezza disponibile nel risparmio. Tale intervento risulta inoltre particolarmente urgente, in quanto consentirebbe di avere immediati effetti di rilancio e di sanare gli squilibri evidenziatisi nella distribuzione del reddito durante gli ultimi quindici anni, nel corso dei quali all'incremento della produttività non ha corrisposto un analogo incremento dei salari e delle pensioni.
Passando quindi a talune questioni specifiche, sottolinea come le misure previste dall'articolo 12 del decreto per rafforzare la disponibilità di credito alle imprese, consistenti sostanzialmente nell'introduzione della possibilità, per il Ministero dell'economia, di sottoscrivere obbligazioni emesse dalle banche al fine di migliorare

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la patrimonializzazione del sistema bancario, risultino tardive e poco trasparenti, rischiando di disperdere risorse preziose che dovrebbero invece essere più utilmente concentrate per sostenere l'economia reale.
Lamenta inoltre come le misure in favore dei mutui per la prima casa previste dall'articolo 2, la cui efficacia appare del resto assai dubbia, in considerazione dell'avvenuta riduzione dei tassi di interesse a livello europeo, confermino la discriminazione a danno dei mutui a tasso fisso, ai quali la misura non si applica, senza tenere conto del fatto che anche i soggetti mutuatari si trovano spesso in una condizione di grave difficoltà, a causa del peggioramento delle loro condizioni economiche soggettive. Sarebbe quindi necessario prevedere, anche per tale tipologia di mutui, una diluizione delle rate, nonché dare attuazione alla risoluzione, recentemente approvata all'unanimità dalla Commissione Finanze, che impegna il Governo a rivedere il regime fiscale degli oneri per i mutui, incrementando la detraibilità di tali somme. Ritiene infatti particolarmente necessario venire incontro alla condizione di difficoltà nella quale si trovano molti mutuatari, in particolare quelli di mutui a lungo termine, per i quali è spesso sempre più difficile far fronte alle rate, avviandosi dunque ad una fase contenziosa con le banche erogatrici.
In tale contesto appare inoltre sempre più urgente dare piena attuazione alle previsioni relative alla portabilità dei mutui adottate nel corso della precedente legislatura, in particolare eliminando finalmente gli oneri e le formalità relative agli atti di surrogazione, che il Governo non ha ancora voluto affrontare, in quanto timoroso di incidere sui privilegi di talune categorie.
Appare altresì necessario affrontare le problematiche relative al credito al consumo, che erano del resto oggetto di taluni emendamenti presentati dai gruppi di opposizione al decreto-legge n. 155 del 2008 e dichiarati inammissibili, rafforzando soprattutto i controlli sui numerosissimi intermediari non bancari operanti in tali settori, che presumibilmente incrementeranno ancora la loro operatività in una fase, come quella attuale, in cui è sempre più difficile l'accesso al credito bancario. A tale ultimo riguardo ritiene dunque indispensabile introdurre strumenti che facilitino il ricorso al credito da parte dei nuovi imprenditori, anche attraverso interventi degli enti locali, rafforzare il sistema dei consorzi di Garanzia collettiva fidi che dovrebbero essere incentivati ad iscriversi nel registro degli intermediari finanziari di cui all'articolo 107 del Testo unico bancario, nonché incentivare il mercato alternativo dei capitali.
Rileva quindi l'inerzia su questi temi del Governo, che ha rifiutato, nel corso dell'esame del decreto-legge n. 155 del 2008, di accogliere gli emendamenti presentati dai gruppi di opposizione che chiedevano un'integrazione degli stanziamenti in favore del Fondo per il contrasto al fenomeno dell'usura, e che non ha previsto, nel decreto-legge in esame, alcun efficace strumento di sostegno per le piccole e medie imprese. A tale proposito ritiene che le previsioni dell'articolo 8, relative alla revisione degli studi di settore, risultino sostanzialmente generiche, lasciando ogni decisione in merito all'arbitrio del Ministro dell'economia, laddove sarebbe invece opportuno un coinvolgere maggiormente le categorie e gli osservatori regionali per l'applicazione degli studi di settore, nonché valutare l'opportunità di adottare un Testo unico delle disposizioni in materia di accertamenti tributari, al fine di migliorare il livello di trasparenza nel settore.
In questa prospettiva esprime la convinzione che il Governo voglia invece proporre al sistema delle imprese una sorta di patto, barattando l'assenza di misure di rilancio in loro favore con un progressivo allentamento dei controlli, invitandole pertanto implicitamente a rifugiarsi nell'evasione e nell'elusione fiscale.

Massimo VANNUCCI (PD) osserva preliminarmente che il decreto-legge in esame appare, nel complesso, inadeguato e, per certi versi, controproducente rispetto alla

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situazione di crisi in atto. Il provvedimento sconta, infatti, un vizio di origine particolarmente grave, connesso alla volontà del Governo di non rivedere i saldi di finanza pubblica definiti nel mese di luglio dal decreto-legge n. 112 del 2008 e sostanzialmente confermati dal disegno di legge finanziaria al fine di tenere conto del sensibile deterioramento delle condizioni dell'economia mondiale. Ritiene, pertanto, che qualora si mantenessero fermi i saldi di finanza pubblica attualmente previsti, si sciuperebbe l'occasione di realizzare efficaci interventi di sostegno alla ripresa economica e di impulso alla crescita. Il decreto in esame, infatti, per il suo carattere di sostanziale neutralità rispetto ai saldi di finanza pubblica per il prossimo triennio si muove in direzione opposta agli interventi che si stanno realizzando negli altri Paesi europei, che hanno utilizzato ampiamente la leva di bilancio per far fronte all'attuale situazione di crisi economica.
Tale scelta, come ha sottolineato anche il Ministro Tremonti nel corso della recente audizione presso le Commissioni V e XIV della Camera, sembra da attribuire prevalentemente alla preoccupazione del Governo per la possibile reazione negativa dei mercati finanziari internazionali ad un eventuale peggioramento dell'indebitamento del nostro Paese. A tale riguardo, osserva tuttavia che dichiarazioni di ministri che paventano per l'Italia il rischio di situazioni analoghe a quelle realizzatesi in Argentina danneggiano la credibilità dell'Italia sui mercati finanziari in misura molto maggiore rispetto ad un eventuale contenuto incremento del rapporto tra deficit e Pil, necessario a dare alla manovra una dimensione adeguata alla gravità della crisi in atto.
Osserva inoltre che dalle dichiarazioni pubbliche del Ministro dell'economia e delle finanze traspare altresì una certa preoccupazione per l'andamento delle entrate fiscali, che scontano la presenza nel nostro Paese di fenomeni di evasione ed elusione particolarmente significativi, i cui effetti finanziari in termini di minor gettito fiscale sono stati individuati dallo stesso Presidente del Consiglio dei ministri in recenti dichiarazioni pubbliche in 100 miliardi di euro, ai quali dovrebbero aggiungersi anche le minori entrate di carattere contributivo. A tale riguardo, rileva tuttavia che nella passata esperienza di Governo, gli esponenti dell'attuale maggioranza avevano lanciato messaggi particolarmente dannosi, sia attraverso un generale allentamento dei controlli sia attraverso provvedimenti che hanno incentivato comportamenti non virtuosi da parte dei contribuenti. Quanto al provvedimento in esame, segnala che la relazione tecnica annette rilevanti effetti in termini di maggiori entrate alle disposizioni in materia di accertamento con adesione e di riallineamento e rivalutazione del valori contabili, osservando tuttavia che le previsioni di maggior gettito non sono facilmente verificabili e, quindi, tali risorse non sono utilizzabili con finalità di copertura. L'effetto della sovrastima delle maggiori entrate derivanti dal provvedimento è quello di nascondere nelle pieghe del bilancio un incremento del rapporto tra deficit e Pil, senza tuttavia affrontare apertamente la questione della modifica dei saldi di finanza pubblica posta dall'opposizione.
Ritiene che l'esigenza di presentare nelle sedi internazionali una posizione forte in grado di contrastare eventuali posizioni contrarie di altri Paesi richiederebbe una forte coesione all'interno del Paese e, pertanto, è opportuno la maggioranza ed il Governo prestino particolare attenzione ai contributi e alle proposte dell'opposizione. Pur rilevando che il collegamento del decreto-legge alla manovra di finanza pubblica determina una sensibile limitazione degli spazi di intervento parlamentare, ritiene che sia necessario introdurre modifiche e correttivi al testo del provvedimento adottato dal Governo. In proposito, rilevando che il Governo ha già preannunciato modifiche al testo del provvedimento, ritiene necessario che l'Esecutivo chiarisca sin d'ora la portata delle modifiche che intende introdurre. Al riguardo, ritiene che le disposizioni sui crediti di imposta recate dall'articolo 29, seppur comprensibili dal punto di vista

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contabile, siano del tutto inadeguate all'attuale situazione economica. In particolare, con riferimento alle detrazioni per interventi finalizzati al risparmio energetico, osserva che l'intervento previsto non tiene conto delle peculiarità dell'agevolazione e rischia di deprimere la domanda nel settore dell'edilizia, che trae grande giovamento dalle misure previste a legislazione vigente, le quali hanno anche una rilevante portata antielusiva. Allo stesso modo, ritiene assolutamente controproducente la scelta di limitare l'erogazione di crediti di imposta nel settore della ricerca in un Paese, come l'Italia, che deve rilanciare la propria crescita economica attraverso nuovi investimenti nei settori produttivi più innovativi.
In definitiva, osserva che nei provvedimenti finora assunti dal Governo sono state dilapidate per le più varie finalità, dall'abolizione dell'ICI sulla prima casa al salvataggio dell'Alitalia e dei comuni di Roma e Catania, risorse che nell'attuale situazione di crisi avrebbero potuto essere essenziali per il sostegno alle fasce più deboli della popolazione e all'economia. Quanto agli interventi in favore di specifici settori produttivi, segnala in primo luogo l'esigenza di adottare misure di sostegno al settore automobilistico, in linea con le decisioni che si stanno assumendo negli Stati Uniti, in Germania e in Francia. Un altro tema particolarmente urgente è rappresentato dal rafforzamento del sistema degli ammortizzatori sociali, tenuto conto che, come dimostra la lettura dei quotidiani di oggi, nel 2008 è più che triplicato il ricorso alla cassa integrazione. A tale riguardo, ricorda che nella propria regione di provenienza, le Marche, l'incremento degli interventi ordinari e straordinari di cassa integrazione nel 2008 è stato superiore al 250 per cento. In questo quadro particolarmente critico, ritiene necessario stanziare maggiori risorse per gli ammortizzatori sociali, tenuto conto che non possono considerarsi sufficienti le misure contenute nell'articolo 19 del decreto-legge, che prevedono l'erogazione di somme particolarmente contenute.
Preannuncia, inoltre, che riproporrà anche in questa sede le proposte emendative volte ad introdurre misure di sostegno ai settori del mobile e degli elettrodomestici, da lui già presentate in occasione dell'esame del disegno di legge finanziaria, in considerazione del fatto che la compressione della domanda delle famiglie ha avuto pesanti ripercussioni sulle imprese che producono beni che non siano di prima necessità. Ritiene, pertanto, necessario prevedere misure che stimolino la domanda di beni in tali settori, considerando anche le positive ricadute sociali di tali interventi, che consentirebbero di sostenere la costituzione di nuovi nuclei familiari e di agevolare l'emancipazione delle giovani generazioni. In questa ottica, ricorda che in occasione dell'esame della legge finanziaria aveva proposto la costituzione di una sorta di «dote fiscale» per i giovani e per le nuove famiglie ed auspica che il governo riconsideri le norme sui crediti di imposta presenti nel decreto, che rischiano di avere effetti fortemente negativi sull'economia reale.
In conclusione, ritiene che in occasione dell'esame del presente decreto-legge sia necessario ridiscutere i cardini della politica economica e fiscale del Governo per attenuare le conseguenze negative dell'attuale crisi economica sulle fasce reddituali più deboli e sul sistema produttivo.

Alberto FLUVI (PD) nel richiamare le considerazioni del collega Baretta sui criteri di ammissibilità, segnala che il Governo e la maggioranza sottovalutano la velocità con cui la crisi finanziaria si sta trasferendo sull'economia reale ed infatti non si compie il necessario sostegno alla domanda reale. Criteri estremamente restrittivi da parte delle presidenze delle Commissioni per l'ammissibilità dal punto di vista finanziario degli emendamenti non farebbero che confermare questa impressione Il provvedimento non coglie nel segno perché mette a disposizione solo 2,4 miliardi per sostenere le famiglie. Dovrebbe invece essere destinato un punto di PIL a sostegno del reddito delle famiglie e al potenziamento degli ammortizzatori sociali.

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Con riferimento alle misure di sostegno al sistema creditizio, condivide le considerazioni già espresse dal deputato Ceccuzzi, rilevando come le misure di sostegno recate dal decreto-legge in esame risultino, anche nelle dimensioni, largamente insufficienti rispetto alle esigenze dell'economia nazionale, soprattutto se raffrontate con gli interventi adottati nel corso dell'ultimo periodo da molti altri Paesi.
Passando ad alcune questioni specifiche, evidenzia come, attraverso le norme di cui all'articolo 12, il Governo intervenga per la terza volta in pochi mesi sulle problematiche relative al rafforzamento patrimoniale delle banche italiane. Diversamente da quanto previsto nel decreto-legge n. 155 del 2008, si sceglie, in questo caso, la strada, indicata dagli stessi gruppi di opposizione, di consentire la sottoscrizione, da parte del Ministero dell'economia, di obbligazioni emesse dalle banche per migliorare il proprio livello di patrimonializzazione. Pur essendo pienamente conscio del fatto che su questa tematica non esistano convinzioni definitive, ritiene necessario valutare se tale intervento di rafforzamento sia necessario e, soprattutto, se sia opportuno lasciarlo alla discrezionalità delle singole banche. Infatti, se è vero che i ratios patrimoniali delle banche italiane risultano mediamente inferiori a quelle degli altri Paesi europei, anche a seguito degli interventi di capitalizzazione operati da molti Stati, occorre approfondire se tale differenza costituisca un ostacolo alla competitività del sistema bancario nazionale, in considerazione degli effetti che ciò può avere sulla disponibilità di credito per le imprese e le famiglie. In tale contesto non appare chiara la previsione, di cui al comma 6 del medesimo articolo 12, con la quale si istituiscono presso le prefetture osservatori sul finanziamento all'economia, rilevando come tali funzioni dovrebbero essere più opportunamente svolte dalla Banca d'Italia. Pur valutando favorevolmente la norma di cui al comma 4, lettera b), che condiziona la sottoscrizione pubblica delle obbligazioni all'adozione, da parte delle banche emittenti, di un codice etico relativo anche alle politiche di remunerazione dei vertici aziendali, la quale riprende in parte il contenuto di taluni emendamenti ed ordini del giorno presentati in materia dai gruppi di opposizione al decreto-legge n. 155 del 2008, ritiene che tali disposizioni possano risultare inefficaci, se non assistite da un adeguato sistema sanzionatorio, rilevando, a tale proposito, l'opportunità di verificare se non sia preferibile prevedere la presenza di rappresentanti pubblici negli organismi di controllo delle banche stesse, al fine di controllare l'attuazione di tale disciplina.
Per quanto riguarda le modifiche alla disciplina del Testo unico della finanza in materia di offerte pubbliche di acquisto, contenute nell'articolo 13 del decreto-legge, pur senza esprimere una valutazione pregiudizialmente contraria su tali misure, si chiede quali siano le reali esigenze sottese a tali modifiche, in quanto, secondo una sommaria analisi, non risulta che siano attualmente scalabili né le principali società a partecipazione pubblica, né le maggiori banche italiane. Ritiene quindi necessario approfondire tale aspetto, in quanto la sostanziale restrizione della possibilità di concluder con successo offerte pubbliche di acquisto può penalizzare gli azionisti di minoranza, che potrebbero, in tale ipotesi, perdere talune delle opportunità loro attribuite dall'istituto dell'OPA. Rileva, inoltre, a tale proposito, come le predette misure, che consentono sostanzialmente di cristallizzare gli attuali assetti di controllo delle società quotate, si pongano in contraddizione con le roboanti dichiarazioni del Ministro dell'economia, il quale ha pubblicamente espresso la sua intenzione di non salvaguardare in alcun modo gli amministratori delle banche, richiamandoli invece alle loro responsabilità.
Per quanto attiene agli aspetti del provvedimento di carattere fiscale, esprime la piena disponibilità del proprio gruppo ad un confronto aperto su tali misure. In particolare, per quanto riguarda il bonus in favore dei soggetti meno abbienti previsto dall'articolo 1, ritiene che l'erogazione

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di un ammontare medio di 200 euro per persona all'anno non sia certamente sufficiente a rilanciare i consumi interni: considera quindi necessario incrementare le risorse finanziarie finalizzate a tale obiettivo, pur mantenendo salva l'architettura complessiva dell'intervento ipotizzata dal Governo. Inoltre, considera opportuno eliminare gli elementi di iniquità sottesi alla misura, che attualmente esclude i titolari di partita IVA ed i nuclei familiari costituiti da un unico componente, qualora non titolare di pensione.
In merito all'articolo 2, sottolinea come le misure in favore dei mutui a tasso variabile in esso contenute risultino ormai sostanzialmente inutili, alla luce della riduzione dei tassi d'interesse conseguenti alle decisioni della Banca centrale europea: occorre pertanto intervenire anche sui mutui a tasso fisso, introducendo strumenti di sostegno in favore dei titolari di tali mutui che si trovino in condizioni economiche e reddituali di debolezza.
Con riferimento alle misure a sostegno delle piccole e medie imprese, rileva come gli impegni assunti in merito dal Governo appaiano sostanzialmente generici, evidenziando a tale proposito come le previsioni relative alla revisione degli studi di settore, di cui all'articolo 8, si limitino esclusivamente a rinviare ad un successivo decreto ministeriale.
In relazione all'articolo 7, che introduce la possibilità di versare l'IVA al momento dell'effettiva riscossione del corrispettivo previsto in fattura, sottolinea come tale possibilità sia già consentita dalla disciplina comunitaria, e che dunque, diversamente da quanto previsto dal comma 2 del medesimo articolo, sia possibile applicare fin da ora la misura.
Considera invece del tutto trascurabile l'effetto della riduzione degli acconti IRES ed IRAP disposta dall'articolo 10, anche in considerazione del fatto che tale misura non riguarda la maggior parte delle imprese italiane, le quali, avendo natura di impresa individuale, sono soggette all'IRPEF.
In riferimento all'articolo 11 ritiene che il potenziamento finanziario dei consorzi di garanzia collettiva fidi debba essere realizzato garantendo a tali soggetti risorse certe, che non devono essere condizionate a decisioni discrezionali del Governo.
Per quanto riguarda la semplificazione degli oneri amministrativi per le imprese, disposta dall'articolo 16, rileva come alcune di tali misure risultino solo virtuali, in quanto, ad esempio, l'eliminazione degli obblighi di trasmissione in via telematica dei corrispettivi, e l'obbligo di previa comunicazione per le compensazioni IVA di ammontare superiore a 10.000 euro non siano mai entrate in vigore, in assenza delle necessarie disposizioni attuative. Sul tema specifico delle compensazioni IVA, ritiene peraltro necessario svolgere un'attenta riflessione, in modo da tenere conto dell'elevatissimo livello dell'evasione relativa a tale tributo, che risulta la più alta a livello europeo, nonché della caduta del gettito ascrivibile a tale tributo. Ritiene dunque necessario approfondire adeguatamente questo delicatissimo tema, evitando che lo strumento della compensazione IVA possa divenire una forma di finanziamento improprio per le imprese, che contrasterebbe, del resto, con la stessa impostazione del Ministro dell'economia, il quale ha dichiarato, con riferimento ai crediti d'imposta, la propria contrarietà a strumenti fiscali che possano prestarsi anche ad un utilizzo distorto o opaco.
Esprime quindi perplessità sulle previsioni dell'articolo 29, che rischiano di pregiudicare la fruizione delle detrazioni per le spese relative sostenute per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici. Rileva, infatti, come tale strumento abbia determinato effetti particolarmente positivi, sia sotto il piano del miglioramento dell'efficienza energetica, sia per quanto attiene agli effetti di sostegno in favore di una vasta platea di piccole e medie imprese. Appare quindi necessario non pregiudicare tale meccanismo, introducendo casomai più rigorose forme di controllo circa la fruizione delle detrazioni stesse.
In riferimento all'articolo 27, che introduce la possibilità, per il contribuente, di aderire ai contenuti dell'invito a comparire

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inviato dall'Ufficio delle entrate territorialmente competente nei suoi confronti, estendendo pertanto ulteriormente tale strumento di definizione, esprime perplessità sul merito di tale misura, rilevando, peraltro, come essa risulti coerente con le disposizioni in materia di adesione ai processi verbali di accertamento introdotte dal decreto-legge n. 112 del 2008. Ritiene, comunque, che la previsione possa determinare effetti perversi, ad esempio favorendo i contribuenti che abbiano presentato dichiarazioni infedeli rispetto a quanti abbiano correttamente dichiarato i propri redditi, per una situazione di difficoltà, non siano stati in grado di effettuare nei termini i relativi versamenti. Più in generale, ritiene che la problematica dell'evasione fiscale non sia circoscrivibile al solo settore del lavoro autonomo, rilevando, al tempo stesso, come il Governo intenda proporre a tale comparto del mondo economico e sociale una sorta di scambio tra la sostanziale privatizzazione degli istituti di sicurezza sociale e l'allentamento dei controlli tributari, che non consentirà tuttavia di risolvere i reali problemi di tali categorie, le quali, nel corso del 2009, dovranno fronteggiare una grave crisi economica e saranno soggette ad un aggravio d'imposta legato all'applicazione degli studi di settore sugli anni d'imposta pregressi.
Auspica quindi che il Governo e la maggioranza siano disposti ad un confronto aperto per affrontare la reale situazione del sistema economico, adottando interventi di emergenza idonei a sostenere concretamente il reddito delle famiglie, a potenziare gli ammortizzatori sociali, ad assicurare il pagamento dei circa 50 miliardi di euro di debiti vantati dagli operatori economici nei confronti della Pubblica Amministrazione e ad avviare un piano di investimenti pubblici diffusi in tutto il Paese, concertato con le regioni e gli enti locali.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, propone di sospendere la seduta per consentire alla Commissione Bilancio di esaminare taluni provvedimenti in sede consultiva.

Le Commissioni concordano.

La seduta, sospesa alle 11.10, riprende alle 11.50.

Maino MARCHI (PD) rileva in primo luogo che il provvedimento costituisce di fatto la terza finanziaria. Inoltre, i tempi di esame confermano che si è di fronte ad una sorta di monocameralismo alternato, in quanto il provvedimento presumibilmente verrà trasmesso al Senato molto tardi rispetto al termine di conversione. Osserva quindi che la politica economica è andata in senso contrario rispetto alle ripetute dichiarazioni di aver compreso in anticipo sui tempi la gravità della crisi economica. Si sono infatti sperperate le risorse per l'abolizione dell'ICI, detassati gli straordinari in un momento recessivo in cui, tagliate le risorse per i precari nella pubblica amministrazione, sperperato risorse per l'Alitalia colpite le cooperative, non si è fatto nulla, in una situazione di alta inflazione, per il fiscal drag. Ora il provvedimento in esame non stanzierà un euro in più e si prevede perfino un miglioramento dei saldi, nel momento in cui altri paesi investono molte più risorse del nostro. Osserva come, anziché fare politica anticiclica, si persegua una politica prociclica, rilevando che un simile comportamento potrebbe essere mal giudicato dai mercati finanziari in occasione della collocazione dei prossimi titoli di Stato. Osserva che sugli investimenti non si interviene con provvedimenti immediatamente cantierabili, ritenendo che bisognerebbe rimuovere i limiti eccessivi del patto di stabilità interno per stimolare gli investimenti. Ritiene in particolare necessaria un'interpretazione chiara dal comma 8 dell'articolo 77-bis del decreto-legge n. 112. A suo avviso, con le norme sui crediti di imposta si colpiscono i settori della ricerca e dello sviluppo e della promozione dell'efficienza energetica, nonché gli investimenti per la ricerca e lo sviluppo, misure entrambe prospettate dal

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piano europeo di ripresa economica. Dopo aver sottolineato come vengano anche tagliate risorse per la scuola, osserva come si limiti l'incentivazione delle tecnologie verdi, altra misura richiesta dal piano europeo. Sul punto invita il Governo a fare una più attenta valutazione: infatti le misure sui crediti di imposta potrebbero, in forza delle loro ricadute positive sulle imprese, aumentare indirettamente il gettito IVA ed IRES ed evitare il pagamento delle sanzioni comunitarie per il mancato rispetto degli accordi sul clima. Sui mutui ritiene che si tratti di una presa in giro in quanto i tassi stanno già di per sé scendendo ed infatti la quantificazione della relazione tecnica dell'onere derivante dalla disposizione risulta limitata a 150 milioni di euro. Inoltre, nella situazione attuale bisogna occuparsi anche di mutui a tasso fisso. Rileva quindi che le norme sul bonus per le famiglie risultano di complessa applicazione. Sarebbero invece necessari interventi di detrazioni per reddito di lavoro dipendente ma per questo è necessaria la revisione del patto di stabilità in sede europea e ci si dovrebbe contrapporre in misura più netta alla chiusura al riguardo da parte della Germania. Parimenti necessaria è l'accelerazione dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni. Invita infine il rappresentante del Governo a fornire elementi di risposta alle richieste di chiarimento contenute nella documentazione predisposta dagli uffici.

Lino DUILIO (PD) intende svolgere alcune considerazioni di carattere generale al fine di sottoporre all'attenzione dei colleghi e del rappresentante del Governo taluni spunti di riflessione che possano essere utili per modificare e migliorare il provvedimento in esame. In primo luogo, rileva che le stime formulate dal Governo con riferimento sia ai principali indicatori macroeconomici sia ai saldi di finanza pubblica non sono state aggiornate alla luce del complessivo deterioramento della situazione economica globale successivo all'elaborazione di tali stime. In particolare, osserva che mentre organizzazioni internazionali ed autorevoli organismi di ricerca stimano per il 2009 un andamento negativo del prodotto interno lordo del nostro Paese, le più recenti previsioni del Governo, contenute nella Nota di aggiornamento al Documento di programmazione economico-finanziaria, stimano una crescita del PIL reale dello 0,5 per cento. Quanto alle previsioni relative all'indebitamento netto, le stime del Governo sono pari al 2,1 per cento, mentre autorevoli previsioni collocano tale dato al 3,2 per cento. Alla luce di tale quadro macroeconomico, sollecita quindi una riflessione volta a verificare se l'obiettivo del raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013 sia ancora realisticamente realizzabile o debba essere oggetto di riconsiderazione.
Quanto al contenuto del provvedimenti in esame, esprime in primo luogo dubbi sull'efficacia complessiva della manovra, che ha carattere sostanzialmente prociclico, tenuto conto del fatto che gli interventi previsti sarebbero interamente coperti a valere su risorse già esistenti a legislazione vigente o attraverso maggiori entrate. Per quanto riguarda le specifiche misure previste dal decreto, ritiene essenziale potenziare gli interventi previsti in materia di ammortizzatori sociali, tenuto conto delle preoccupanti stime dell'OCSE sulla crescita della disoccupazione nel nostro Paese, rilevando come le risorse stanziate dal provvedimento non siano adeguate alla dimensione del fenomeno.
Con riferimento al bonus straordinario per le famiglie previsto dall'articolo 1 del decreto-legge, osserva che la dimensione dell'intervento non appare adeguata a far fronte agli effetti della crisi economica sulle fasce più deboli della popolazione. Si ripete in sostanza l'intervento una tantum realizzato dal governo Prodi nell'autunno del 2007, rispetto al quale molti esponenti dell'attuale maggioranza avevano espresso posizioni fortemente critiche, osservando che con le risorse stanziate si sarebbe in sostanza pagato un caffè al giorno ai beneficiari dell'intervento. Rilevato che, a suo giudizio, appare comunque preferibile destinare risorse, ancorché scarse, alle famiglie, piuttosto che non erogare nessun

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sussidio, osserva che la misura prevista dal governo Prodi si collocava in un contesto economico profondamente diverso, nel quale il prodotto interno lordo evidenziava una crescita di circa 2 punti percentuali, ed aveva finalità essenzialmente distributive. La disposizione in esame rischia invece di non raggiungere le proprie finalità di sostegno alla domanda e di rilancio dell'economia, che avrebbero probabilmente richiesto interventi più incisivi e maggiori risorse finanziarie.
Osserva, inoltre, che la formulazione delle disposizioni dell'articolo 3 in materia di mutui sulla prima casa determina un trattamento differenziato in favore di quanti hanno stipulato un contatto a tasso variabile ed è pertanto suscettibile di determinare l'attivazione di iniziative in sede giudiziaria da parte di quanti hanno in passato stipulato mutui a tasso fisso. Ritiene altresì sia opportuno un approfondimento in ordine alle disposizioni recate dall'articolo 22 del decreto-legge, che dispongono un ampliamento del novero delle operazioni che possono essere effettuate a valere sulla cosiddetta gestione separata della Cassa depositi e prestiti, osservando che esse potrebbero alterare il quadro delle garanzie previsto per i soggetti detentori del risparmio postale.
Quanto agli interventi in favore del sistema produttivo, nel richiamare gli interventi dei colleghi che l'hanno preceduto e, in particolare, quello del collega Marchi, si limita a ricordare, con riferimento alle misure previste dall'articolo 8 del decreto-legge, che gli studi di settore hanno natura facoltativa.
Quanto ai profili di copertura finanziaria del provvedimento, nel concordare con le osservazioni dei colleghi che lo hanno preceduto, rileva come la quantificazione delle maggiori entrate stimate dalla relazione tecnica allegata al decreto-legge, con particolare riferimento alla stima delle maggiori entrate derivanti dalla nuova disciplina degli accertamenti prevista dall'articolo 27, sia particolarmente ottimistica. Analogamente, ritiene del tutto indeterminate le stime delle maggiori entrate derivanti dalla rivalutazione degli immobili delle imprese e dal «tutoraggio» per le imprese di grandissima dimensione e, pertanto, valuta assolutamente necessaria una maggiore specificazione dei criteri di quantificazione delle maggiori entrate.
Più in generale, con riferimento all'andamento delle entrate fiscali, ritiene che si debba tenere conto del fatto che i primi provvedimenti assunti dal Governo in materia hanno determinato un complessivo indebolimento del sistema dei controlli e delle verifiche fiscali.
In proposito, ricorda, in primo luogo, la soppressione dell'elenco clienti-fornitori disposta dal decreto-legge n. 112 del 2008, che ha cancellato l'obbligo, per imprenditori e professionisti che effettuano cessioni di beni o prestazioni di servizi in Italia di predisporre l'elenco dei soggetti nei cui confronti, nel corso dell'anno, avevano emesso fatture e quello dei titolari di partita Iva da cui avevano effettuato acquisti rilevanti ai fini dell'applicazione dell'imposta sul valore aggiunto. Sono inoltre state soppresse le disposizioni introdotte dal precedente Governo volte a consentire la tracciabilità dei compensi dei professionisti e si è innalzato, da 5.000 a 12.500 euro, il tetto fissato dalla normativa antiriciclaggio per i trasferimenti di contante, di libretti di deposito bancari o postali o di titoli al portatore. Sono inoltre state soppresse la possibilità di inviare elettronicamente i corrispettivi all'Agenzia delle Entrate, che aveva l'obiettivo di facilitare e velocizzare le verifiche ed i controlli fiscali e la responsabilità solidale tra appaltatore e subappaltatore e committente per quanto riguarda il versamento delle ritenute fiscali; resta la responsabilità solidale per tutti e tre i soggetti per i soli obblighi contributivi e previdenziali.
Anche in considerazione di tali provvedimenti, ritiene, quindi, che l'andamento delle entrate nel 2008 non sia da attribuirsi esclusivamente all'andamento negativo dell'economia nel nostro Paese, ma testimoni una riduzione della tax compliance da parte dei contribuenti, che potrebbe dar luogo ad ulteriori spiacevoli

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sorprese sul fronte delle entrate fiscali nel corso del 2009. Anche sul fronte della spesa, peraltro, potrebbero evidenziarsi problemi, tenuto conto che le riduzioni operate dal Governo nei provvedimenti di questa legislatura attraverso tagli lineari di enormi proporzioni rischiano di essere difficilmente sostenibili nella realtà.
Con riferimento all'utilizzo delle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate, nell'associarsi alle considerazioni già formulate dai colleghi che l'hanno preceduto, rileva come sia assolutamente necessario che il Governo effettui una ricognizione dell'utilizzo delle risorse del Fondo, osservando che il continuo ricorso a tali risorse per finalità di copertura di spese di parte corrente determina una dequalificazione della spesa.
In conclusione, osserva che nell'adottare il provvedimento in esame il Governo si è attenuto ad una linea di condotta estremamente rigorosa, prevedendo addirittura un miglioramento dei saldi di finanza pubblica, che appare in contrasto con le prese di posizione a suo tempo assunte dal Ministro Tremonti nel corso delle passate esperienze di governo. Ritiene, tuttavia, che le dimensioni della crisi economica in atto avrebbero richiesto un adeguamento dei saldi di finanza pubblica individuati nell'ambito della manovra finanziaria, in quanto, in mancanza di tale adeguamento, la manovra realizzata dal decreto-legge in esame rischia di essere insufficiente a fronteggiare la crisi. Anche con riferimento alle procedure previste dal provvedimento, rileva che in molti casi si prevedono processi burocratici per l'attribuzione dei benefici che rischiano di vanificare la tempestività degli interventi. Riguardo agli interventi in materia infrastrutturale, ritiene che l'attenzione dovrebbe concentrarsi sulle opere immediatamente realizzabili, privilegiando l'attribuzione di risorse alle opere immediatamente cantierabili.

Gianfranco CONTE, presidente, sottolinea che in un recente intervento pubblico il presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet ha ammonito i Paesi dell'area euro che hanno elevati debiti pubblici, come l'Italia, ad un puntuale rispetto del Patto di stabilità e di crescita.

Paola DE MICHELI (PD) ritiene che la sostanziale insufficienza delle misure di sostegno recate dal decreto-legge siano motivate dall'eccessivo ottimismo dimostrato dal Governo relativamente alla reale situazione del Paese, nonché dalla complessiva sottovalutazione della crisi nella quale versa l'economia nazionale, testimoniata dal sempre più ampio ricorso ai servizi sociali erogati dagli enti locali. Un ulteriore segnale di grave difficoltà è costituito dalla condizione critica di molti piccoli e medi imprenditori, i quali soffrono sempre più di una condizione di debolezza nei confronti delle banche, dei grandi clienti e dei fornitori.
In tale contesto la scarsità delle risorse stanziate dal Governo per il finanziamento degli interventi di sostegno deriva, a suo giudizio, da due fondamentali errori compiuti dall'Esecutivo nella definizione delle sue linee di politica economica, consistenti nell'abolizione dell'ICI sulla prima casa, la quale non ha avuto effetti positivi sulla domanda ed ha posto i comuni in una situazione di difficoltà finanziaria, nonché nei tagli lineari di stanziamento recati dal decreto-legge n. 112 del 2008, i quali non hanno avuto l'effetto, atteso dal Governo, di razionalizzare la spesa pubblica, ma hanno, al contrario, inciso sulle spese per i servizi essenziali, mantenendo invece intatta la spesa inefficiente o e clientelare. Ritiene quindi che sia indispensabile recuperare maggiori risorse finanziarie attraverso interventi mirati di riduzione della spesa, che potranno essere definiti con il concorso di tutte le forze politiche, al fine di mettere ordine nel sistema e di rafforzare gli strumenti di sostegno all'economia.
Pur apprezzando l'incremento delle risorse previste dal disegno di legge finanziaria per gli investimenti degli enti locali, disposto attraverso un emendamento presentato nel corso dell'esame al Senato di tale provvedimento, rileva come anche tale misura abbia un impatto limitato, e non

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sia in grado di sbloccare tali investimenti, i quali risultano ostacolati dalle regole del patto di stabilità interno, che impedisce agli enti locali di effettuare i relativi pagamenti, anche se già coperti da stanziamenti di bilancio e dalla disponibilità di adeguate liquidità di tesoreria. Evidenzia, a tale riguardo, come lo sblocco anche di una sola parte di tali risorse, che ammontano complessivamente a circa 60 miliardi di euro, avrebbe effetti estremamente positivi sull'intero tessuto produttivo del Paese.
Per quanto riguarda la tematica concernente l'eventuale applicazione di un'aliquota di imposta unica sui redditi derivanti dall'allocazione di immobili di abitazione a canone agevolato, rispetto alla quale il sottosegretario Casero ha recentemente dichiarato la propria disponibilità, sottolinea come tale misura, che pure, di per sé, non sarebbe sufficiente di determinare effetti dirompenti, potrebbe comunque risultare utile a sostenere le categorie sociali più deboli, in favore delle quali il Governo ha disposto l'erogazione del bonus di cui all'articolo 1, nonché ad incentivare l'emersione degli affitti in nero, favorendo in tal modo un cambio di passo nelle politiche per la casa.
In merito alle disposizioni dell'articolo 29, relative all'utilizzabilità dei crediti di imposta per gli investimenti nella ricerca e delle detrazioni di imposta per la riqualificazione energetica degli edifici, rileva come il meccanismo ivi previsto abbia effetti particolarmente negativi sulle spese già sostenute e sugli investimenti già effettuati, introducendo un elemento di incertezza rispetto alle scelte dei contribuenti interessati che contrasta con l'intenzione, proclamata dal Governo, di basare il rilancio economico del Paese proprio sugli investimenti nella ricerca. La disposizione comporta inoltre un elemento di gravissima iniquità nella distribuzione delle risorse disponibili, ricorrendo al solo criterio dell'ordine temporale di presentazione delle relative istanze, senza considerare minimamente la qualità intrinseca dei progetti di investimento.
Ritiene quindi che sussistano ampi spazi di miglioramento del testo, auspicando che il Governo sappia raccogliere i suggerimenti e le proposte che perverranno dai gruppi di opposizione.

Ivano STRIZZOLO (PD) nel condividere le considerazioni espresse dai deputati del suo gruppo già intervenuti nel corso del dibattito, ricorda come i gruppi di opposizione avessero più volte evidenziato, in occasione dell'esame del decreto-legge n. 155 del 2008, l'esigenza di un impegno robusto per sostenere l'economia nazionale, restituendo il potere d'acquisto perduto dalle categorie sociali più deboli, esigenza che appare ancora più urgente per la situazione di fragilità dell'economia italiana, che già nella prima metà dell'anno si avviava ad una condizione di sostanziale recessione.
In tale contesto il Governo ha invece commesso gravi errori nella definizione delle proprie linee di politica economica, i quali sono stati ulteriormente aggravati dalla scelta di blindare i saldi della finanza pubblica con il decreto-legge n. 112 del 2008 e con il conseguente svuotamento del disegno di legge finanziaria. Pertanto, gli interventi adottati nel corso degli ultimi mesi dall'Esecutivo, prima con i decreti-legge nn. 155 e 157 del 2008 e, quindi, con il decreto-legge n. 185, non sono apparsi in grado di far fronte alle reali esigenze del Paese, soprattutto in ragione della scarsità delle risorse finanziarie mobilitate a questo fine. A tale proposito occorre rilevare come la richiamata insufficienza delle risorse sia a sua volta motivata da alcune erronee decisioni dell'Esecutivo, che ha disperso circa 7 miliardi di euro per finanziare l'abolizione dell'ICI della prima casa, nonché per realizzare un piano di salvataggio dell'Alitalia che già mostra tutti i suoi gravissimi limiti.
Passando a talune questioni specifiche, ricorda che i gruppi di opposizione avevano già presentato, nel corso dell'esame del decreto-legge n. 155 del 2008, taluni emendamenti in favore dei titolari di mutui per la prima casa di abitazione: a tale riguardo la misura in materia prevista

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dall'articolo 2 del decreto-legge in esame non appare particolarmente utile, considerata la riduzione dei tassi di interesse determinata dalle decisione della Banca centrale europea; inoltre, la disposizione, non prevedendo alcun sostegno per i mutui a tasso fisso, appare discriminatoria nei confronti dei soggetti che hanno stipulato tale tipologia di contratti.
Con riferimento all'articolo 12, che integra le previsioni del decreto-legge n. 155 del 2008 in materia di rafforzamento dei requisiti patrimoniali delle banche italiani, riconosce la rilevanza di tale disposizione, segnalando tuttavia l'opportunità di migliorarne la formulazione, in particolare chiarendo meglio il rapporto tra lo Stato e le banche nel caso di sottoscrizione pubblica di obbligazioni emesse da queste ultime.
In relazione all'articolo 29, che introduce un meccanismo molto rigido per la fruibilità dei crediti d'imposta per investimenti nella ricerca e delle detrazioni per le spese di riqualificazione energetica degli edifici, prende atto dell'intenzione, preannunciata dal Governo, di eliminare la previsione, del tutto inaccettabile, secondo cui tale meccanismo si applica retroattivamente anche alle detrazioni già sostenute per le predette spese di riqualificazione. Rileva, peraltro, come questa eventuale correzione non sia sufficiente, in quanto sarebbe anche necessario eliminare la norma secondo la quale l'unico criterio per l'attribuzione del beneficio è dato dall'ordine cronologico di presentazione delle relative istanze, lamentando a tale proposito l'assoluta illogicità della previsione, che contraddice le stesse finalità di una misura agevolativa rivelatasi molto utile, sia sul piano del sostegno all'attività economica, sia sotto il profilo del contributo che il Paese deve fornire all'attuazione degli obiettivi di riduzione dell'inquinamento atmosferico.
Sottolinea quindi l'esigenza di accelerare il più possibile gli investimenti pubblici, che costituiscono un elemento essenziale per sostenere il rilancio dell'economia nazionale, eliminando a tal fine le farraginosità insite nei meccanismi procedurali attualmente previsti.
Con riguardo alle disposizioni dell'articolo 3, relative al blocco delle tariffe, evidenzia come tali previsioni risultino, da un lato, inefficaci, e, dall'altro, inutili, in considerazione degli effetti che saranno determinati sulle tariffe stesse dalla discesa, già in corso, del prezzo dei prodotti energetici.
Passando alle tematiche più squisitamente tributarie, ritiene che un importante stimolo all'economia potrebbe essere fornito attraverso una riduzione significativa della pressione fiscale, da attuarsi in parallelo con il recupero a tassazione di redditi che attualmente sfuggono al prelievo. Al contrario, il Governo, a partire dal decreto-legge n. 112 del 2008, ha sostanzialmente attenuato l'azione di contrasto all'evasione fiscale intrapresa con forza dai governi di centrosinistra, i quali hanno pagato un pesante dazio, in termini elettorali, a tale meritoria azione. Si tratta, evidentemente, di una scelta miope, in quanto il recupero anche solo di una quota dei circa 200 miliardi di euro che annualmente sfuggono all'imposizione fiscale, potrebbe consentire di reperire ingenti risorse per il sostegno all'economia, anche attraverso una consistente riduzione del livello del prelievo. In tale contesto considera invece del tutto ipotetiche le maggiori entrate che, secondo il Governo, deriverebbero da talune disposizioni contenute nel decreto-legge, quali, ad esempio, le norme in materia di riallineamento e rivalutazione di valori contabili previste dall'articolo 15.
Esprime altresì perplessità sul contenuto dell'articolo 32, comma 5, il quale prevede che, nell'ipotesi di concordato preventivo, il debitore possa richiedere il pagamento parziale o dilazionato dei tributi a suo carico, ovvero la dilazione del pagamento dell'IVA, sottolineando l'esigenza di verificare attentamente gli effetti di tale previsione, che potrebbe pregiudicare l'effettiva acquisizione del gettito da parte dell'Erario, ritenendo opportuno introdurre un meccanismo in base al quale

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le richieste di dilazione debbano essere valutate ed autorizzate caso per caso.
In riferimento alla riduzione degli acconti IRES ed IRAP, prevista dall'articolo 10, rileva come, a fronte delle gravissime difficoltà nelle quali versa una percentuale sempre più vasta di imprese, che stanno determinando un rilevantissimo incremento del ricorso alla cassa integrazione guadagni, tale misura risulti del tutto inefficace, in quanto, secondo gli elementi in suo possesso, molti imprenditori hanno deciso addirittura di non procedere al versamento dell'acconto.
Ribadisce quindi l'intenzione dei gruppi di opposizione di collaborare al miglioramento del testo, augurandosi che il Governo e la maggioranza dimostrino maggiore disponibilità ad accogliere le proposte ed i suggerimenti che saranno formulati.

Francesco BOCCIA (PD) ritiene che quella offerta dall'esame del provvedimento costituisce davvero l'ultima occasione per un confronto costruttivo tra maggioranza e opposizione sulle misure per fronteggiare la crisi. In passato infatti si è sempre rinviata ad altri provvedimenti la soluzione di problemi gravi, ora si deve scegliere se il provvedimento in esame è un provvedimento contro la crisi oppure un collegato alla legge finanziaria. Osserva che il fatto che il provvedimento migliori i saldi in situazione di diminuzione del PIL dimostra che non si stanziano risorse aggiuntive. Si era promesso di stanziare 8 miliardi di euro e ne vengono resi disponibili solo 5, rispetto al piano europeo mancano infrastrutture, risultano scarse le misure per la ricerca, non c'è nulla per il settore dell'auto. Osserva peraltro che, come previsto dal suo gruppo, i tassi di interesse sono diminuiti e chiede pertanto al Governo di utilizzare i risparmi per il servizio del debito per il sostegno a riforme del welfare, come indicato da atti di indirizzo approvati dall'Assemblea della Camera. Indica che anche sulle misure a sostegno dei redditi più bassi, per quanto in modo parziale e insoddisfacente, si è iniziato a seguire la strada auspicata dal partito democratico. Invece si continuano a ridurre le risorse del fondo per le aree sottoutilizzate per un totale ormai di 16 miliardi. Sui mutui invita Governo e maggioranza a fornire i dati sull'adesione alla convenzione ABI - Ministero dell'economia e quindi a prendere atto che la misura si è rivelata fallimentare. Ritorna poi sul caso Lehmann-Brothers, ricordando che non si è ancora data risposta ai risparmiatori che hanno sottoscritto obbligazioni di tale gruppo Lehmann-Brothers, per un ammontare complessivo di 1,8 miliardi. Osserva che il problema vero del paese non è quello della recessione ma quello della deflazione. Di fronte alla riduzione dei tassi da parte della BCE a cui peraltro dovrebbero essere attribuiti anche poteri di vigilanza bancaria, e alla probabile riduzione di tutti i prezzi, i percettori di redditi fissi avranno un aumento dei salari reali mentre sarà aggravata la situazione dei soggetti non occupati e con occupazione precaria. È quindi necessaria un potenziamento degli ammortizzatori sociali, e un programma di opere infrastrutturali. Ricorda infatti che l'Italia non può sostenere deflazioni prolungate come avvenuto negli anni novanta per il Giappone. Con riferimento alla regolazione delle tariffe, invita a chiarire la norma di blocco delle tariffe e quella relativa ad Autostrade Spa. Più in generale, rileva che il Governo sta tentando di non coinvolgere i corpi intermedi, come dimostra la Social Card che non coinvolge enti locali.

Gianfranco CONTE, presidente, rinvia quindi il seguito dell'esame alla seduta che sarà convocata per le ore 15.30.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 13.45 alle 13.50.

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SEDE REFERENTE

Mercoledì 10 dicembre 2008. - Presidenza del presidente della VI Commissione Gianfranco CONTE. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Luigi Casero.

La seduta comincia alle 15.40.

DL 185/2008: Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale.
C. 1972 Governo.

(Seguito esame e rinvio).

Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta antimeridiana.

Sergio Antonio D'ANTONI (PD) ritiene che il problema fondamentale posto dal provvedimento in esame riguardi l'opportunità o meno di modificare i saldi di finanza pubblica. In proposito, osserva come la crisi in atto sia seria, vasta, senza precedenti e come ciò abbia indotto gli altri Paesi, a partire dagli Stati Uniti, ad assumere iniziative estremamente rilevanti. L'Italia deve pertanto decidere se proporsi come il fanalino di coda o compiere invece un atto di coraggio in grado di stimolare la domanda e di restituire fiducia. Tra l'altro, il decremento del prodotto interno lordo risultante dai dati forniti dall'ISTAT è già di per sé sufficiente a far crescere il deficit anche mantenendo invariato il livello della spesa pubblica. È a questo punto necessario promuovere una crescita del PIL con interventi pubblici adeguati quali non sono certamente il bonus per le famiglie e la social card previsti dai provvedimenti del Governo. Osserva quindi come il Paese appaia al momento diviso in due: da una parte vi sono coloro che rischiano il posto di lavoro e si trovano in cassa integrazione, dall'altra chi continua a godere di un tenore di vita elevato. In tale contesto, è necessario stimolare la domanda sostenendo i redditi medio-bassi. Occorre lo stesso spirito degli anni 1992-1993, un'assunzione di responsabilità di tutte le parti sociali e politiche, poiché solo in questo modo sarà possibile alimentare la fiducia e avviare la ripresa economica. Ritiene pertanto necessario utilizzare risorse aggiuntive in maniera equilibrata a sostegno dei redditi medio-bassi e per incrementare gli ammortizzatori sociali e gli investimenti. Con riferimento alle zone deboli del Paese e più esposte alla crisi, rileva un utilizzo irrazionale del Fondo per le aree sottoutilizzate che non viene effettivamente destinato alle politiche di coesione. Un caso emblematico ritiene sia quello delle risorse del FAS destinate alle Ferrovie: è prevista la presentazione di una relazione solo a posteriori in merito al rispetto del principio generale di ripartizione territoriale delle risorse volto a privilegiare le regioni del Mezzogiorno. Esprime inoltre perplessità in merito alla nuova disciplina dei crediti di imposta recata da questo e dai precedenti provvedimenti del Governo. Il ricorso a tale istituto ha infatti senso se l'applicazione dello stesso è immediata e non viene diluita nell'arco di cinque anni. Ricorda, in particolare, come il decreto-legge n. 112 del 2008 abbia in sostanza smantellato i crediti di imposta per le aree meridionali nel presupposto che le prenotazioni ammontassero a circa quattro miliardi. Nell'augurarsi che tale dato sia attendibile, rileva come il problema sia in ogni caso quello dei controlli, mentre non può condividersi la volontà del Governo di demolire lo strumento in esame. Osserva infine come non vi sia nulla di anticicilico per i settori industriali ed in particolare per quello automobilistico che tra produzione e indotto coinvolge due milioni di persone. Ritiene invece necessario adottare misure dirette ad aiutare le imprese a resistere e a stimolare la domanda e l'offerta in modo da sostenere il comparto automobilistico ed altri settori in difficoltà. Rileva infine come l'opposizione possa formulare proposte, ma occorre che vi sia la disponibilità del Governo a dare risposte adeguate,

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mentre considera un grande errore ritenere di avere la verità in tasca e di poter prescindere dalle idee altrui.

Giuseppe Francesco Maria MARINELLO (PdL) rileva preliminarmente, sul metodo, che più volte, in occasione dell'esame di precedenti provvedimenti, iniziative emendative parlamentari sono state dichiarate inammissibili, oppure dichiarate non assentibili per ragioni di copertura o di opportunità politica o di tempi e il Governo su queste tematiche ha assunto impegni accogliendo ordini del giorno in Assemblea. Chiede se finalmente il presente provvedimento costituirà l'occasione per affrontare queste problematiche. Dichiara poi perplessità su alcune misure del provvedimento: in particolare non vi sono risposte per il popolo delle partite IVA e pertanto il provvedimento va bilanciato in quella direzione. Le misure in materia di fiscalità danno un'eccessiva attenzione all'IRES mentre non vi sono misure per le piccole e medie imprese. Rileva inoltre che le misure in materia contributiva adottate negli ultimi anni hanno pesantemente discriminato le piccole e medie imprese che rischiano, specialmente nelle regioni meridionali, di andare fuori mercato. Osserva infine che la ripresa del Paese è legata alla ripresa dell'economia del Mezzogiorno.

Gianfranco CONTE, presidente, avverte che l'esame preliminare del provvedimento proseguirà nella seduta che sarà convocata al termine delle votazioni pomeridiane dell'Assemblea.

La seduta termina alle 16.

SEDE REFERENTE

Mercoledì 10 dicembre 2008. - Presidenza del presidente della VI Commissione Gianfranco CONTE, indi del presidente della V Commissione Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Luigi Casero.

La seduta comincia alle 20.15.

DL 185/2008: Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale.
C. 1972 Governo.

(Seguito esame e rinvio).

Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato, da ultimo, nell'odierna seduta pomeridiana.

Antonio MISIANI (PD) osserva che le previsioni elaborate dalle più autorevoli istituzioni nazionali ed internazionali segnalano come gli indicatori macroeconomici relativi al nostro Paese evidenzino un andamento sensibilmente peggiore rispetto a quello che si riscontra negli altri Paesi appartenenti all'OCSE. A fronte di tale grave situazione, il decreto-legge in esame reca interventi assolutamente minimali. In primo luogo, infatti, gli interventi previsti non hanno carattere espansivo, trovando integrale compensazione nelle maggiori entrate e nelle minori spese previste dal provvedimento stesso. La portata complessiva degli interventi è, inoltre, assai limitata, aggirandosi attorno allo 0,3-0,4 per cento del prodotto interno lordo, mentre il Piano europeo di ripresa economica indicava la portata dell'intervento degli Stati membri nella misura dell'1,2 per cento del rispettivo prodotto interno lordo. L'estrema limitatezza degli interventi è altresì dimostrata dal raffronto con le analoghe iniziative in corso di adozione negli altri Paesi europei ed in particolare nel Regno Unito, in Francia e in Spagna, Paesi nei quali il rapporto tra il deficit ed il PIL si collocherà in un ambito compreso tra il 4 e il 6,5 per cento. Rileva inoltre che la recente riduzione di 0,75 punti percentuali del tasso di riferimento della BCE, determinando un ingente contenimento della spesa per gli interessi del debito pubblico, consentirebbe di adottare in questa fase misure assai più incisive di quelle contenute nel decreto in esame.

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Quanto alle specifiche misure previste, osserva in primo luogo che il decreto rischia di essere assolutamente inefficace, in quanto gli interventi non si concentrano su alcuni settori strategici, ma le risorse sono disperse in mille rivoli di spesa. Osserva, inoltre, che le misure di carattere sociale presentano rilevanti elementi di criticità, in quanto il bonus straordinario, come già la social card prevista dal decreto-legge n. 112, ha un impatto molto limitato e rischia pertanto di non dare effettivo sostegno alle fasce più deboli della popolazione. Con riferimento agli interventi in materia di infrastrutture, rileva che il Governo insiste nel finanziamento delle grandi opere, disconoscendo la realtà del nostro Paese, nel quale più della metà degli interventi infrastrutturali è realizzata dagli enti locali. Ritiene pertanto più incisivi interventi volti a non considerare le spese per infrastrutture nei saldi rilevanti ai fini del rispetto del patto di stabilità interno. Ritiene, altresì, che talune delle misure previste dal decreto siano sbagliate e controproducenti. Si riferisce in particolare alle disposizioni dell'articolo 29 del decreto, in materia di crediti di imposta, che si muovono in una direzione assolutamente opposta a quella indicata dal Piano europeo di ripresa economica delineato dalla Commissione europea, che invita gli Stati membri a realizzare interventi nei settori prioritari della strategia di Lisbona, e in particolare nel settore delle infrastrutture, dell'energia, della ricerca e dell'innovazione. A fronte di tali indicazioni, la disposizione richiamata limita invece i crediti di imposta destinati agli interventi per il risparmio energetico e nel settore della ricerca e dello sviluppo, rischiando di contribuire al sostanziale blocco delle attività nel settore edilizio, che è uno dei più danneggiati dall'attuale crisi economica, e di determinare un disinvestimento nel settore della ricerca, strategico per lo sviluppo complessivo del nostro Paese. Alla luce di tutte queste considerazioni, facendo propri i richiami dei maggiori analisti di politica economica, invita in primo luogo il Governo ad assumere interventi più coraggiosi per stimolare l'economia del Paese, che presenta gravi sintomi di indebolimento. In questa ottica, ritiene vadano innanzitutto messe in campo misure assai diverse da quelle previste nel decreto, rendendosi necessario un cambiamento di rotta, specialmente con riferimento alla nuova disciplina prevista per i crediti di imposta. Ribadisce, inoltre, che un cambiamento di rotta si rende necessario anche con riferimento alla politica infrastrutturale, ritenendo che sia necessario concentrare l'attenzione sulle opere realizzate a livello territoriale, tenuto conto che l'esperienza ha dimostrato che le grandi opere non sono concretamente cantierizzabili prima di dieci anni dallo stanziamento delle risorse. Conclusivamente, anche alla luce delle recenti esperienze internazionali, al fine di assicurare la massima efficacia degli interventi, invita il Governo a coinvolgere realmente l'opposizione nell'individuazione delle misure adatte a fronteggiare la gravissima crisi economica in atto.

Rolando NANNICINI (PD) si interroga preliminarmente sulle ragioni che spingono maggioranza e Governo a resistere alle richieste di un maggiore e più radicale sostegno con risorse pubbliche alla domanda. A suo giudizio si possono individuare tre ordini di motivazioni: in primo luogo il Ministro dell'economia pare avere la dogmatica certezza di aver compreso meglio di tutti gli altri le ragioni della crisi e quindi persegue in maniera tetragona le soluzioni da lui individuate; in secondo luogo pare esservi la preoccupazione che le misure di riduzione della spesa mediante tagli lineari operate con il decreto-legge n. 112 non diano i risultati sperati e pertanto non si possa avere maggiore coraggio nello stanziare le risorse contro la crisi; infine vi è il giustificato timore del giudizio delle autorità comunitarie. Si sofferma quindi sulle misure che ritiene idonee a garantire una maggiore efficienza dell'azione statale in un momento di crisi. Al riguardo osserva che in primo luogo dovrebbero essere accelerati i pagamenti delle pubbliche amministrazioni, in conformità

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anche con una richiesta contenuta nel piano europeo di ripresa economica. Il pagamento accelerato richiede un impegno finanziario per 60 miliardi pari a circa quattro punti di PIL che potrebbero essere ricavati attraverso maggiori emissioni di titoli di debito pubblico garantiti dalla quota ingente di patrimonio immobiliare che non risulta al momento razionalmente utilizzato. Più in generale invita ad avere maggiore coraggio nell'adozione delle misure per fronteggiare la crisi economica in quanto la valutazione del Paese da parte dei mercati finanziari avviene sui dati strutturali; in tal senso ritiene che sarebbe ben visto dai mercati un provvedimento che, a fronte di una significativa immissione di risorse per politiche anticicliche e di sostegno della domanda, delineasse anche per il prossimo futuro riforme di carattere strutturale quale potrebbe essere l'equiparasse all'età pensionistica per uomini e donne. Rileva che il provvedimento appare disperdere le poche risorse stanziate in molti rivoli senza un quadro organico.

Pier Paolo BARETTA (PD) manifesta la disponibilità del suo gruppo ad assumere tutta la problematicità della crisi ma nella convinzione che sia possibile fare qualcosa di più rispetto alle proposte avanzate dal Governo. Ritiene che il provvedimento, nonostante sia stato collegato alla legge finanziaria, affronti problemi che vanno oltre il contenuto di tale legge. Dichiara pertanto di non ravvisare ostacoli ad adottare misure diverse e più ampie rispetto a quelle presenti nella legge finanziaria. Osserva quindi come vi siano alcuni nodi problematici che occorre affrontare. Un primo tema è quello delle coperture finanziarie che, come evidenzia anche la documentazione predisposta dagli uffici, è possibile affrontare in modi diversi. Quello che appare certo è che molte delle maggiori entrate previste risultano opinabili e molte delle maggiori uscite sembrano certe come nel caso del bonus per le famiglie. Per quanto riguarda poi i saldi di finanza pubblica, ritiene che non sia profittevole affrontare la questione dividendosi tra rigoristi e lassisti e soprattutto che non si tratti di una questione formale bensì sostanziale. Ritiene che gli obiettivi fissati per il 2011 siano da tutti condivisi e possano essere confermati, ma che vada al contempo utilizzata da qui ad allora tutta la flessibilità possibile. Ritiene tra l'altro che non debba ripetersi quanto accaduto nel 2001, quando il Governo ebbe prima uno scatto e poi cadde in uno stato di torpore. Comprende inoltre le preoccupazioni del Governo relative al collocamento dei titoli di Stato, ma suggerisce di trincerarsi dietro alle indicazioni fornite dall'Unione europea in merito alla flessibilità di bilancio ed all'impiego di risorse fino ad un punto di PIL. Dichiara quindi che le obiezioni del suo gruppo non riguardano prevalentemente gli interventi proposti in quanto tali ma la portata dei medesimi. La stessa social card suscita perplessità soprattutto per gli scarsi finanziamenti ad essa destinati. Ritiene che la crisi in atto vada affrontata con misure ben diverse e in particolare concentrando risorse in favore dei redditi medio bassi attraverso lo strumento delle detrazioni, assumendo come problema centrale quello degli ammortizzatori sociali in favore dei lavoratori licenziati e di quelli destinati a perdere solo temporaneamente il lavoro nonché accelerando i pagamenti della Pubblica amministrazione. Chiede quindi al Governo ed alla maggioranza di aprire formalmente un tavolo di confronto, dichiarando che vi sarebbe in tal caso la disponibilità del suo gruppo a gestire la discussione parlamentare. Ritiene al riguardo che vi siano le condizioni per assumere iniziative che vadano oltre le logiche di schieramento e invita a formalizzare eventuali proposte di modifica in tempo utile ad assicurare il confronto parlamentare.

Gianfranco CONTE, presidente, ritiene che l'invito del deputato Baretta ad aprire un tavolo di confronto con le opposizioni sarà certamente raccolto dal Governo e dalla maggioranza, anche alla luce degli esiti del prossimo Consiglio europeo.

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Lorenzo RIA (PD) ritiene che gli interventi dei relatori testimonino soprattutto la volontà di minimizzare le conseguenze della crisi sull'economia nazionale, sulla falsariga del tentativo di sdrammatizzazione portato avanti con modalità discutibili dal Presidente del Consiglio. Sebbene sia certamente opportuno ristabilire la fiducia del Paese, rileva, infatti, come essa debba essere riconquistata attraverso comportamenti coerenti e fatti concreti, e non certo con le insufficienti misure adottate finora dal Governo. Quelle previste nel decreto-legge n. 185 sono infatti interventi modesti, soprattutto al confronto con quelli adottati da altri Paesi, distribuiti a pioggia senza corrispondere alle esigenze reali, ma per porre rimedio alle scelte sbagliate finora assunte dall'Esecutivo. Ricorda, infatti, che gli interventi adottati nei primi mesi della Legislatura abbiano assunto più che altro carattere propagandistico. Infatti, l'abolizione dell'ICI sulla prima casa ha costituito, da un lato, un furto nei confronti dei comuni e, dall'altro, una presa in giro dei contribuenti, che non hanno goduto di effetti significativi ed hanno perso importanti servizi sociali forniti dagli enti locali. Le norme sulla rinegoziazione dei mutui recate dal decreto legge n. 93 del 2008 si sono rivelate, a loro volta, una beffa, testimoniata dallo scarsissimo ricorso ad esse da parte dei soggetti mutuatari ed all'esigenza, avvertita dal Governo, di intervenire nuovamente in materia con l'articolo 2 del decreto-legge in esame. Gli interventi di detassazione sugli straordinari sono risultati, a loro volta, assolutamente inconsistenti, e non sono stati nemmeno prorogati dal Governo.
Pertanto, sebbene la responsabilità della crisi non possa essere direttamente addossata al Governo, quest'ultimo ha certamente la colpa di non aver compreso in tempo il rischio che la declinante congiuntura internazionale rappresentava per il sistema economico e sociale del Paese. In questo contesto, il decreto-legge n. 185 non contiene misure efficaci per sostenere i redditi bassi, i pensionati e le piccole e medie imprese, ma reca, ancora una volta, misure propagandistiche e temporanee, che non incidono strutturalmente sui problemi del sistema. Inoltre, molte delle misure contenute nel provvedimento appaiono criticabili sotto il piano dell'equità: è il caso, ad esempio, del bonus in favore delle fasce meno abbienti disposto dall'articolo 1, che esclude i lavoratori autonomi ed i singles non pensionati, stabilendo inoltre un limite di reddito particolarmente basso, superato il quale si perde il diritto alla fruizione dell'agevolazione. Rileva, inoltre, come tale misura riprenda in buona parte analoghi interventi adottati nel corso della precedente legislatura, che tuttavia si inquadravano in una situazione macroeconomica molto diversa; nella fase attuale sarebbe stato invece necessario adottare strumenti di sostegno molto più corposi, applicabili anche al ceto medio, ad esempio innalzando mediamente di circa 400 euro le detrazioni IRPEF previste per le spese di produzione del reddito.
Parimenti discutibili appaiono i meccanismi di erogazione del bonus, che è condizionata alla presentazione di una domanda da parte degli interessati, i quali potranno fruirne entro il limite quantitativo del monte ritenute e contributi di ciascun sostituto d'imposta, secondo l'ordine cronologico di presentazione delle domande.
Ritiene, dunque, che il Governo intenda ancora una volta riproporre al mondo del lavoro autonomo una sorta di scambio tra la disponibilità a tollerare l'elevato livello di evasione fiscale e l'esclusione di tali categorie dall'accesso ai servizi di sicurezza sociale. Tale messaggio rischia di riaprire la grave piaga dell'evasione fiscale, contro la quale i Governi di centrosinistra avevano adottato misure incisive, disperdendo inoltre un enorme ammontare di risorse che potrebbero invece essere utilizzate per adottare più incisivi interventi di sostegno.
Pur comprendendo l'esigenza di tener conto delle eccezionali dimensioni del debito pubblico italiano, alle quali peraltro i Governi di centrodestra hanno certamente contribuito, non comprende la resistenza dell'Esecutivo a fruire della disponibilità,

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dichiarata dagli organismi comunitari, ad allentare di circa l'uno per cento i vincoli posti dal Patto di stabilità, rinunciando quindi ad utilizzare un importante strumento di rilancio.
Esprime quindi notevoli perplessità sul contenuto dell'articolo 29, che introduce forti limitazioni all'utilizzazione dei crediti di imposta per investimenti in ricerca e alle detrazioni per le spese di riqualificazione energetica degli edifici, pregiudicando, in tal modo, uno strumento che ha avuto effetti molto positivi, sia sul fatturato delle imprese, sia sul piano delle riduzioni delle emissioni inquinanti.
Considera inoltre largamente insufficienti le somme stanziate dal decreto-legge per il rafforzamento degli ammortizzatori sociali, con particolare riferimento all'estensione dell'indennità di disoccupazione, rilevando, come, a confronto con i circa 290 milioni di euro previsti per il 2009, il Governo Prodi avesse impegnato oltre 9 miliardi di euro per interventi in materia, nonché per la riduzione del cuneo fiscale sui redditi da lavoro: sarebbe pertanto preferibile applicare le deleghe già conferite al Governo nel corso della precedente legislatura per la riforma degli ammortizzatori sociali e per interventi di sostegno in favore del lavoro discontinuo.
Con riferimento alle tematiche relative agli investimenti infrastrutturali, ritiene che le misure contenute nel provvedimento, consistenti nella creazione di un fondo di 960 milioni in favore delle Ferrovie dello Stato, e di un fondo di 480 milioni per i contratti di servizio relativi ai servizi ferroviari di trasporto pubblico, nonché nella partecipazione della Cassa depositi e prestiti ad operazioni di natura infrastrutturale, costituiscano una mera riprogrammazione di interventi già stanziati in precedenza, che non apportano dunque risorse aggiuntive.
Sottolinea, infine, come il provvedimento aggravi le problematiche, già evidenziatesi in occasione dell'esame del decreto-legge n. 112, relative al Fondo per le aree sottoutilizzate, le cui disponibilità finanziarie sono ancora una volta utilizzate per finalità eterogenee, penalizzando quindi proprio i settori più avanzati del Mezzogiorno.

Cesare MARINI (PD) osserva che dall'inizio della legislatura il Parlamento ha esaminato diversi provvedimenti di carattere economico e constata che per tutti si è verificata una inemendabilità di fatto. Deplora quindi tale prassi ricordando che una simile riforma avrebbe dovuto essere attuata in maniera trasparente con le necessarie modifiche legislative. In linea generale rileva che la crisi economica in atto presenta due aspetti particolarmente preoccupanti: la sua durata e il suo carattere fortemente recessivo. Per fronteggiarla è bene rafforzare la capacità di spesa delle famiglie e delle imprese. In proposito se è vero che l'altissimo debito pubblico limita l'azione dell'Italia, segnala che anche gli USA che pure hanno un ingente debito pubblico hanno varato manovre economiche di importo consistente, mentre la Cina ha rovesciato la sua politica economica stimolando i consumi interni e la Germania ha abbandonato il rispetto rigoroso del patto di stabilità europeo e supererà il limite del 3 per cento nel rapporto deficit PIL. Anche l'Italia pertanto dovrebbe accettare uno sforamento dei vincoli europei per trasferire maggiori risorse alle famiglie e in particolare a quelle delle fasce più deboli. Pur riconoscendo che il provvedimento in esame affronta tali problemi, ritiene che le misure in questo contenute siano del tutto inadeguate. Esprime peraltro dubbi sulla sua copertura in quanto essa si basa essenzialmente su maggiori entrate previste dallo stesso provvedimento le quali risultano però allo stato incerte quanto al loro ammontare. Sul punto chiede i motivi per i quali non si interviene invece con maggiore coraggio per recuperare le risorse dei conti dormienti. Inoltre, troppe misure contenute nel provvedimento hanno carattere di una tantum come il bonus per le famiglie e la disposizione in materia di IRAP. Chiede poi al rappresentate del Governo di precisare perché le risorse del fondo per le aree sottoutilizzate

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siano destinate non solo, come è giusto, alle infrastrutture, ma anche a finalità sociali come il finanziamento dell'apprendistato e il sostegno al reddito. Ricorda poi che il Ministero dell'economia sta ritardando, rispetto alla scadenza usuale dei primi di dicembre, il pagamento dei montanti comunitari, vale a dire delle risorse esclusivamente di provenienza comunitaria da destinare a sostegno della produzione agricola. In tal senso denuncia la contraddittorietà di un simile comportamento del Governo rispetto alla dichiarata volontà di affrontare la situazione di crisi delle imprese e ritiene che ciò confermi la direzione dell'Esecutivo per una politica di mera immagine.

Massimo Enrico CORSARO (PdL), relatore per la V Commissione, intervenendo in sede di replica, osserva che nel dibattito sono emersi numerosi spunti di riflessione e di approfondimento che meritano una risposta. In primo luogo, dichiara di non condividere talune osservazioni formulate dai colleghi dell'opposizione, volte a criticare nella sua interezza il provvedimento in esame. A tali osservazioni, inoltre, è sottesa una critica di carattere pregiudiziale a tutti i provvedimenti finora approvati dal Parlamento in materia economica e finanziaria, come dimostra il fatto che in nessuno di questi interventi dei colleghi dell'opposizione è stato indicato almeno un intervento finora adottato che presenti caratteri positivi. Al riguardo, ricorda che il provvedimento oggi all'esame, come dimostrato anche dal suo collegamento alla manovra di finanza pubblica, si pone in diretta correlazione con i principali interventi finora adottati dal Governo e dal Parlamento e sviluppa linee di tendenza già individuate nell'ambito di tali provvedimenti. Ricorda che già il decreto-legge n. 93 del 2008, disponendo l'abrogazione dell'ICI sulla prima casa, aveva realizzato in primo luogo un intervento di sostegno al reddito delle famiglie. Allo stesso modo, anche la detassazione degli straordinari prevista dal medesimo decreto-legge n. 93 ha inteso assicurare l'incremento del reddito disponibile dei lavoratori. Per altro verso, rileva che il decreto-legge n.112 del 2008 si è fatto carico dell'esigenza, allora condivisa da tutte le parti politiche, di una riduzione delle spese delle pubbliche amministrazioni, nell'ambito di una manovra a carattere triennale che ha operato una drastica riduzione della spesa pubblica. Sono stati inoltre messi in campo, nell'ambito dei collegati di settore attualmente all'esame del Senato, numerosi interventi volti a stimolare lo sviluppo dell'economia reale nei diversi comparti economici. Quanto alla crisi dei mercati finanziari e del sistema creditizio, segnala che l'Italia è stato il primo Paese europeo ad adottare un quadro di interventi a sostegno del sistema bancario in ragione della rilevanza che tale sistema ormai riveste ai fini dello sviluppo dell'intero sistema economico e produttivo. Ricorda, infine, con riferimento agli interventi in favore delle fasce economicamente più deboli e delle famiglie, che il bonus straordinario previsto dall'articolo 1 del decreto-legge n. 185 si aggiunge alle misure già adottate in particolare con l'istituzione della cosiddetta social card. A fronte di questo quadro di interventi, ritiene che non sia possibile indicare un altro Paese che abbia adottato misure più tempestive, più incisive o più appropriate di quelle adottate dall'Italia. A titolo di esempio segnala che le risorse destinate dal decreto-legge in esame ad interventi di carattere sociale sono di entità circa doppia rispetto alle analoghe misure messe in campo dalla Francia per fronteggiare la crisi in atto. Quanto alle logiche di fondo del provvedimento, segnala come la visione del Governo e della maggioranza, sia radicalmente divergente da quella indicata dai colleghi dell'opposizione. Mentre questi ultimi ritengono opportuna una revisione degli obiettivi di finanza pubblica, che si sostanzierebbe di fatto in un rinvio del raggiungimento dell'obiettivo del pareggio di bilancio, il Governo e la maggioranza ritengono che nell'attuale situazione economica e finanziaria non ci siano i margini per azioni

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che determinino un peggioramento dell'indebitamento pubblico, tenuto altresì conto che tale peggioramento richiederebbe ulteriori emissioni di titoli del debito pubblico con conseguenti oneri finanziari per il bilancio dello Stato.
Tutto ciò premesso, dichiara tuttavia di condividere lo spirito della proposta avanzata dal collega Baretta, che ha manifestato l'apertura del proprio gruppo ad un metodo di lavoro nel quale si possa realizzare un'effettiva collaborazione della maggioranza e dell'opposizione nell'individuazione dei provvedimenti necessari ad affrontare l'attuale situazione di crisi. A tale riguardo, richiamando le proposte e le osservazioni riferite a specifiche disposizioni del decreto-legge, segnala che spazi di azione per l'attività emendativa parlamentare si manifestano in primo luogo con riferimento alle disposizioni dell'articolo 2 in materia di mutui, nonché a quelle dell'articolo 7 in materia di pagamento dell'IVA al momento dell'effettiva riscossione dei corrispettivi, con particolare riferimento alla possibilità di specificare nel testo del provvedimento il volume d'affari sei contribuenti nei cui confronti sarebbe applicabile la disposizione. Segnala inoltre la possibilità di intervenire sulle disposizioni dell'articolo 19 in materia di ammortizzatori sociali, osservando che si potrebbe prevedere alternativamente un'estensione del numero dei soggetti ai quali applicare il riconoscimento dei trattamenti di cassa integrazione e di disoccupazione, ovvero un incremento delle risorse attualmente stanziate per i trattamenti spettanti ai soggetti che già beneficiano di tali ammortizzatori sociali. Ritiene infine che possa condursi una riflessione sui meccanismi individuati dall'articolo 29 per l'erogazione dei crediti di imposta che non si limiti alla eliminazione della retroattività delle disposizioni già anticipata dal Ministro Tremonti, nonché sulle disposizioni in materia di accertamento dei tributi.

Maurizio BERNARDO (PdL), relatore per la VI Commissione, nell'esprimere apprezzamento per gli interventi svolti nel corso dell'esame preliminare, rileva che negli stessi è stato riconosciuto che il provvedimento effettivamente interviene con misure significative per le famiglie, per le imprese e per le banche. Rispetto a questi interventi, rileva di non aver colto a pieno la proposta alternativa di politica economica dell'opposizione. Ritiene peraltro ingeneroso sostenere che i provvedimenti adottati finora ignorino la crisi economica internazionale. In proposito segnala che proprio il Consiglio europeo dei prossimi giorni concorderà su misure di sostegno al sistema creditizio analoghe a quelle già adottate dall'Italia. In risposta al collega Fluvi, osserva che anche sulle norme introdotte nella scorsa legislatura in materia di portabilità dei mutui non si hanno dati che ne testimonino in maniera inequivocabile il successo. Invece sulla possibilità di rinegoziazione prevista dal decreto-legge n. 93 vi è stata una sicura risposta positiva da parte di almeno centomila soggetti. Sulla abolizione della passivity rule e sulla necessità, sottolineata da alcuni interventi, di acquisire informazioni sui rischi di eventuali scalate ostili a imprese o banche italiane che la giustifichino, richiama le cronache recenti che hanno visto in difficoltà, con conseguenze negative per importanti soggetti bancari e finanziari, operatori in passato molto spericolati nel settore creditizio e finanziario. Dopo aver sottolineato la rilevanza delle misure in materia di ammortizzatori sociali, conferma poi la disponibilità a rivedere la norma in materia di credito di imposta per la riqualificazione energetica, richiamando peraltro che già nella XIV legislatura, il Governo Berlusconi era intervenuto in materia ambientale implementando programmi quadro a livello regionale. Rileva infine che è suo intendimento nel prosieguo dell'esame stimolare il Governo per un miglioramento del testo in particolare per quel che concerne i rapporti tra i contribuenti e l'amministrazione finanziaria.

Il Sottosegretario Luigi CASERO ringrazia tutti i deputati intervenuti nel corso del dibattito, che hanno fornito

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spunti interessanti, dai quali si evidenzia, a suo giudizio, l'esigenza di considerare come il provvedimento si innesti in una fase nuova e complessa della congiuntura internazionale, che fa saltare alcuni dei parametri fondamentali finora utilizzati. In tale contesto sarà valutata la proposta, avanzata dal deputato Baretta e da molti altri interventi di individuare soluzioni convergenti che consentano al Paese di affrontare meglio la crisi. Ricorda a tale proposito, come, nel corso dell'esame del decreto-legge n. 155 del 2008 si fosse seguito un metodo che ha consentito, in molti casi, di individuare alcune misure di comune consenso che sono state successivamente inserite nel testo del decreto-legge n. 185.
Rileva quindi l'esigenza di stabilire alcuni punti fermi entro i quali orientare il dibattito. In primo luogo, occorre tener conto delle complessive condizioni della finanza pubblica, sottolineando a tale riguardo l'esigenza di garantire il collocamento dei titoli del debito pubblico italiano in un contesto di mercato differente da quello precedente, nel quale occorrerà far fronte alla competizione di Paesi più solidi del nostro. Pertanto, sebbene i vincoli della finanza pubblica possano essere attenuati, secondo un approccio condiviso a livello europeo, essi non potranno comunque essere del tutto eliminati, e dunque alcune delle misure adottate da altri Paesi non potranno essere assunte dall'Italia.
Considera inoltre prioritario considerare che le misure per contrastare la congiuntura economica devono essere frutto di un'azione congiunta a livello internazionale: in questa prospettiva il Governo ha inteso sottolineare l'esigenza che l'Unione europea definisca una linea di politica economica comune, ad esempio prevedendo emissioni di obbligazioni europee, ponendo inoltre al centro del dibattito comunitario la necessità di considerare il debito complessivo di ciascun Paese inteso come insieme del debito pubblico e del debito privato.
Sulla base di tale premesse il decreto-legge n. 185 intende agire su tre linee principali.
In primo luogo si prevedono misure di carattere emergenziale, volte ad evitare fenomeni di panico nell'economia: a tale categoria sono ascrivibili gli interventi sul sistema degli armonizzatori fiscali, che consentono di evitare che la crisi economica si trasformi in crisi sociale, nonché gli interventi nel settore bancario, i quali intendono rappresentare misure temporanee atte a garantire la stabilità patrimoniale delle banche e il mantenimento della disponibilità di credito in favore delle imprese e delle famiglie. In tale ottica si è voluto affiancare alla partecipazione diretta del capitale delle banche la possibilità di sottoscrivere obbligazioni emesse da queste ultime, ritenendo che tale strumento risulti preferibile per evitare ogni ingerenza impropria dello Stato nella gestione degli istituti di credito. A tale proposito si è previsto che l'intervenuto pubblico definisca un programma di sostegno alle singole banche al quale queste dovranno adeguarsi: in tale ambito l'istituzione di osservatori presso le prefetture, prevista dal comma 6 dell'articolo 12 rappresenta solo un elemento di controllo sul territorio, che si pone in parallelo rispetto ai controlli previsti in sede parlamentare.
Una seconda linea di intervento riguarda le misure volte a ristabilire una condizione di fiducia nel sistema economico, al fine di evitare una caduta nei consumi e negli investimenti e di consentire il rilancio del PIL. In quest'ambito sono ascrivibili gli interventi per lo sviluppo del sistema infrastrutturale che intendono realizzare una iniezione di risorse nel sistema delle imprese, ricostituire un clima di fiducia e colmare un elemento di debolezza del nostro Paese, coinvolgendo in tale obiettivo tutte le risorse finanziarie attualmente disponibili.
Un ulteriore livello di intervento riguarda le misure di sostegno ai consumi, tra le quali ricorda in primo luogo il bonus previsto per le fasce meno abbienti dall'articolo 1 del decreto-legge: a tale

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riguardo, sebbene ritenga che si possa prevedere una rimodulazione di tale agevolazione, occorre mantenere ferma l'entità delle risorse stanziate, riservandosi casomai ulteriori verifiche nel corso della sua concreta applicazione. Parimenti considera necessario circoscrivere la misura ai lavoratori dipendenti, rilevando come la crisi, sebbene incida su tutte le categorie, determini effetti particolarmente negativi su tale categoria di lavoratori, la quale risultava già indebolita a causa dell'incremento dei prezzi determinatesi a seguito dell'introduzione dell'euro. Per quanto riguarda invece la restante platea di lavoratori, il Governo ritiene di intervenire soprattutto attraverso semplificazioni e misure fiscali che ne sostengano l'attività, senza peraltro alcuna volontà di attenuare l'azione di contrasto all'evasione fiscale, che costituisce certamente uno dei mali del Paese, ma che non può essere affrontata esclusivamente attraverso la moltiplicazione degli strumenti coercitivi. In questa prospettiva ritiene necessario intervenire sugli studi di settore, al fine di eliminarne le anomalie, già evidenziate ed aggravate dall'attuale fase recessiva, nonché le distonie tra i diversi settori produttivi. A tale riguardo, pur esprimendo la disponibilità del Governo ad una discussione aperta in materia, ritiene indispensabile lanciare un segnale chiaro alle imprese, ricorrendo ad uno strumento attraverso il quale apportare i necessari correttivi in materia. Considera altresì importante rivedere le diverse fasi degli accertamenti tributari, sottolineando la sproporzione tra l'ammontare, piuttosto significativo, dei tributi accertati e le somme effettivamente incassate, che costituiscono solo il sette per cento dell'intero accertato.
Per quanto riguarda le modifiche alla disciplina sulle offerte pubbliche di acquisto, rileva come esse costituiscano strumenti che forse non dovranno mai essere utilizzati, ma che, in questa fase, il Governo considera utili al fine di evitare taluni rischi determinati dall'attuale condizione dei mercati finanziari.
Con riferimento alle tematiche relative ai mutui per la prima casa di abitazione, riconosce come l'evoluzione dei tassi sui mercati internazionali possa effettivamente rendere superate le misure recate dall'articolo 2, rilevando, peraltro, come tale evoluzione debba comunque essere considerata positivamente, e si ponga in consonanza con lo spirito del provvedimento. A tale riguardo evidenzia come la scelta di circoscrivere la misura ai mutui a tasso variabile tenga conto dell'effettiva differenza nella quale si sono venuti a trovare i soggetti mutuatari a seguito della repentina esplosione dei tassi e quanti, invece, avevano stipulato un mutuo a tasso fisso, conoscendo pienamente l'onere al quale essi andavano incontro.
In merito alle disposizioni dell'articolo 29 concernenti il meccanismo di applicazione delle detrazioni per le spese sostenute per la riqualificazione energetica degli immobili, ribadisce la disponibilità del Governo, del resto già espressa dal ministro dell'economia ad escludere l'applicazione retroattiva di tali previsioni, naturalmente valutando i relativi problemi di copertura.
In relazione all'eventuale inclusione nel decreto di misure di aiuto nei confronti di specifici settori produttivi, quali ad esempio quello dell'auto ritiene che il tema dovrà essere verificato in sede europea, anche alla luce delle scelte compiute dall'amministrazione statunitense.
Con riferimento quindi alle problematiche relative all'utilizzo del Fondo per le aree sottoutilizzate, illustra i dati relativi ai tagli disposti a carico del predetto fondo con i provvedimenti adottati nel corso dell'anno, consegnando a tal fine alle Commissioni una tabella in materia (vedi allegato), ribadendo a tale riguardo l'intenzione del Governo di mantenere ferme le percentuali di distribuzioni territoriali delle risorse tra le diverse aree del Paese, ma sottolineando al tempo stesso l'esigenza di rivedere gli impegni originali, operando una nuova programmazione degli interventi, laddove i fondi non risultino essere già stati impegnati.

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Giancarlo GIORGETTI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, dichiara concluso l'esame preliminare sul provvedimento. Nel segnalare che nella riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, della V Commissione di domani verranno definiti i tempi d'esame in terza lettura del disegno di legge finanziaria, con inevitabili ricadute anche sull'esame del presente provvedimento, rinvia quindi ad altra seduta il seguito dell'esame, ricordando che il termine per la presentazione degli emendamenti è stato fissato alle ore 14 di lunedì 15 dicembre.

La seduta termina alle 22.40.