CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 23 ottobre 2008
82.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (III e IV)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

Giovedì 23 ottobre 2008. - Presidenza del presidente della III Commissione, Stefano STEFANI, indi del vicepresidente della IV Commissione, Francesco Saverio GAROFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Vincenzo Scotti.

La seduta comincia alle 9.

DL 147/2008: Partecipazione italiana alla missione di vigilanza dell'Unione europea in Georgia, nonché proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali per l'anno 2008.
C. 1802 Governo, approvato dal Senato.

(Esame e rinvio).

Le Commissioni riunite iniziano l'esame del provvedimento in titolo.

Stefano STEFANI, presidente e relatore per la III Commissione, ricorda che l'altro ramo del Parlamento ha inserito nel provvedimento in esame, inizialmente relativo alla partecipazione italiana alla sola missione di vigilanza dell'Unione europea in Georgia, anche le disposizioni contenute nel decreto-legge 29 settembre 2008, n. 150, relative ad altre missioni internazionali. Ricorda altresì che, come convenuto in sede di Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite, essendo intervenuto uno slittamento dei tempi a causa della posizione della questione di fiducia sul decreto-legge cosiddetto «Alitalia», l'esame preliminare potrà proseguire nella giornata di martedì 28 ottobre. Avverte che il termine per la presentazione degli emendamenti si intende, pertanto, fissato alle ore 16 dello stesso 28 ottobre. Gli emendamenti eventualmente presentati saranno esaminati e votati nella giornata di mercoledì e si potrà quindi conferire il mandato ai relatori non appena saranno pervenuti i pareri delle Commissioni competenti in sede consultiva, oltre che del Comitato per la legislazione.
Passando ad illustrare il provvedimento in titolo, segnala che esso, a seguito delle modifiche introdotte dal Senato, riunisce le disposizioni relative alla partecipazione civile e militare alla Missione europea in Georgia e quelle, originariamente introdotte in altro decreto-legge, volte ad assicurare la proroga, dal 1o ottobre al 31 dicembre 2008, della partecipazione del personale delle Forze armate e di polizia alle missioni internazionali in Libano, Bosnia, Ciad e Repubblica centroafricana,

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Haiti e Libia. Autorizza altresì la partecipazione alla missione dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione europea (OSCE) sempre in Georgia e le ulteriori spese sopravvenute nell'ambito delle missioni in Afghanistan e Kosovo e delle attività in Iraq già finanziate per il 2008 dal precedente decreto-legge n. 8 del 2008. Per quanto attiene ai profili di competenza della III Commissione, il provvedimento assume un valore peculiare perché incide significativamente sulla nostra capacità di concorrere alla determinazione della politica estera e di difesa dell'Unione europea. Il «conflitto dei cinque giorni» tra Mosca e Tblisi ha evidenziato, infatti, la persistente inadeguatezza dell'Unione europea nella prevenzione dei conflitti in un'area cruciale per la nostra sicurezza: l'Unione europea ha infatti bisogno di definire con urgenza una nuova politica di vicinato verso il Caucaso meridionale, ben più strutturata e coerente di quella finora realizzata. Ne ho avuto la riprova nella missione appena svolta a Baku, per conto della III Commissione. Le autorità azere hanno chiesto un maggiore coinvolgimento dell'Unione europea nella soluzione dei cosiddetti «conflitti congelati». Dopo essere mancata nella fase preventiva del conflitto, l'Unione europea ha però dimostrato una notevole coesione interna nella gestione post-bellica, operando attivamente per la stabilizzazione dell'area: confido che la sua azione in Georgia non si limiti al solo monitoraggio ma possa presto qualificarsi - attraverso un preciso mandato delle Nazioni Unite - come una vera e propria missione di peacekeeping.
L'Italia - come è stato possibile puntualmente verificare nelle audizioni parlamentari del Ministro Frattini del 26 agosto e del 14 ottobre scorsi - ha contribuito attivamente non soltanto alla definizione di una chiara e coerente posizione europea sulla crisi georgiana, ma anche in termini di aiuto concreto alle popolazione georgiane rifugiate e in difficoltà.
Al riguardo, informa di aver ricevuto ieri una delegazione georgiana, composta di ministri e parlamentari, che ha espresso un vivo apprezzamento per il supporto che l'Italia sta dando alla soluzione della crisi e ha auspicato che la missione europea, al momento circoscritta ad una zona «cuscinetto», possa presto estendere il suo ambito d'intervento a tutto il teatro di crisi e cioè alle regioni dell'Abhkazia e dell'Ossezia meridionale.
Precisa che la missione europea in Georgia consta di 352 persone, di cui 200 osservatori. Vi contribuiscono 22 Stati membri dell'Unione europea su 27. Il nostro Paese partecipa con 40 osservatori ed è - dopo la Francia - lo Stato membro che fornisce il maggior contributo. ll quartier generale è posto a Tbilisi, con uffici regionali. La durata prevista della missione è di 12 mesi, con un budget di 35 milioni di euro dal bilancio comunitario. Il capo della missione è il tedesco Hansjörg Haber nominato il 17 settembre 2008. Attualmente, come previsto dall'accordo di pace e come testimoniato dagli osservatori della missione stessa, nei dieci giorni successivi al dispiegamento della missione - effettuato il 1o ottobre scorso - è stato completato il ritiro russo dalle zone adiacenti all'Ossezia del Sud e all'Abkhazia. Il recente Consiglio europeo del 16 ottobre scorso ha espresso la propria soddisfazione per il ritiro e ha valutato positivamente l'avvio, a Ginevra, delle disussioni internazionali che - sotto gli auspici dell'UE, delle Nazioni unite e dell'OSCE - si occuperanno delle disposizioni relative alla sicurezza e alla stabilità della regione.
Osserva, quindi, che il provvedimento in esame costituisce uno strumento necessario per garantire, attraverso le opportune risorse finanziarie, la partecipazione italiana a questa importante iniziativa nel quadro della Politica estera e di sicurezza comune.
Osserva, altresì, che le disposizioni relative alla partecipazione del nostro Paese alle altre missioni internazionali, pur avendo carattere meramente integrativo, offrono l'occasione per una riflessione sul rilevante impegno italiano nel mondo: l'Italia è attualmente presente all'estero con più di 8 mila militari, stanziando oltre un miliardo di euro per finanziare tali missioni, dislocate in venti Stati. In ogni

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teatro di crisi, pur in presenza di elementi di tensione, i militari italiani svolgono una funzione essenziale per il mantenimento della pace e della sicurezza. La nostra presenza si qualifica anche per le forti iniziative collaterali nei settori del capacity-building, dell'assistenza civile, della promozione dello sviluppo e dell'aiuto umanitario. In relazione all'Afghanistan, il provvedimento autorizza per l'anno 2008 l'ulteriore spesa per la partecipazione del personale militare italiano alle missioni denominate International Security Assistance Force (ISAF), a conduzione NATO ed European Police Afghanistan (EUPOL), missione di polizia condotta dall'Unione europea, da ultimo rifinanziate dal decreto-legge n. 8 del 2008. Il rifinanziamento è inteso ad assicurare la partecipazione di 40 Carabinieri nell'ambito in attività di addestramento in favore della polizia afghana e a rafforzare la componente aerea di ISAF mediante lo schieramento di quattro aerei Tornado con relativo supporto logistico e di personale, per complessivi 120 militari. Non si possono dimenticare, nel contesto afghano, i gravi problemi connessi all'insorgenza territoriale di gruppi che sono collegati al terrorismo e che si avvalgono dei proventi dei traffici della droga e della sua coltivazione. La recente notizia di colloqui fra membri del governo di Kabul ed esponenti talebani giunge in un momento particolarmente difficile del processo di stabilizzazione post-bellico: la strada intrapresa rappresenta una difficile sfida per l'Afghanistan post-talebano, poiché porta con sé il rischio di una grave crisi delle istituzioni democratiche.
Sottolinea che, in questo quadro, l'Italia sta svolgendo un ruolo centrale che sarà ulteriormente rafforzato durante la nostra presidenza del G8 nel 2009, attraverso lo svolgimento di una conferenza di stabilizzazione per l'Afghanistan ed il Pakistan, come recentemente annunciato dal Ministro degli affari esteri. Se oggi è possibile avanzare questa proposta, lo si deve all'autorevolezza acquistata dal contingente italiano nella missione International Security Assistance Force (ISAF), che deve essere ulteriormente consolidata - come cerca di fare questo provvedimento - con un incremento dei mezzi posti a disposizione delle forze italiane.
Per quanto riguarda la situazione in Libano, segnala come il contingente italiano garantisca una zona-cuscinetto libera dalle armi, anche attraverso un'interpretazione più coerente delle regole di ingaggio esistenti. La firma degli accordi di Doha del maggio scorso ha aperto alcuni spiragli di speranza, in primo luogo per una pacificazione interna del Libano ed in secondo luogo affinché tale conciliazione avesse un'eco anche al di fuori dei confini del paese dei cedri, portando una calma quantomeno temporanea e parziale nella polveriera mediorientale. Larga parte delle risorse finanziarie poste a disposizione da questo decreto-legge è concentrata sulla partecipazione del contingente italiano missione delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL): si tratta di 112.542.774 euro finalizzati a prorogare la presenza dei militari italiani in coerenza con con quanto disposto dalla risoluzione n.1832/2008 delle Nazioni Unite.
Ricorda, inoltre, passando alle missioni che riguardano i Balcani, che il rifinanziamento introdotto da questo decreto-legge è connesso, in particolare, all'assunzione del comando da parte dell'Italia della missione NATO in Kosovo (KFOR), con relativo supporto logistico-operativo. Ricordo a questo proposito che l'Italia ha già retto il Comando di KFOR dal 1o settembre 2005 al 1o settembre 2006. Il provvedimento rifinanzia inoltre la nostra partecipazione alla missione europea European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX), nella consapevolezza che la credibilità della Politica europea di sicurezza e difesa si misuri attraverso gli ambiziosi obiettivi che questa missione saprà conseguire. Al completo, EULEX dovrebbe disporre di 1.900 funzionari internazionali e 1.000 locali, ma al momento sul terreno ci sono solo 500 internazionali e 200 locali. Il dispiegamento della missione europea è infatti in ritardo rispetto ai piani: dovrebbe entrare in funzione e sostituire in toto la missione delle Nazioni

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Unite (UNMIK) entro i primi mesi del 2009. Si dice quindi convinto che la stabilizzazione dei Balcani occidentali passi attraverso una piena integrazione europea della Serbia, un paese che è chiamato storicamente a svolgere un ruolo decisivo nell'area. Occorre pertanto guardare con particolare attenzione al fatto che l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha recentemente approvato una risoluzione serba che chiede di far valutare la legittimità della dichiarazione unilaterale d'indipendenza del Kosovo alla Corte internazionale di giustizia dell'Aja. È un risultato che valorizza la posizione di equilibrio e di fermezza assunta da Belgrado, che ha scelto di difendere la propria integrità territoriale facendo ricorso alle armi della diplomazia e del diritto internazionale.
Sottolinea infine l'opportunità della disposizione che proroga la partecipazione del Corpo della Guardia di finanza alla missione in Libia prevista in esecuzione dell'accordo di cooperazione tra il Governo italiano e il Governo libico siglato, in data 29 dicembre 2007, per fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione clandestina e della tratta degli esseri umani.
Prima di concludere, non può non rilevare, anche alla luce del dibattito svoltosi presso il Senato, una non chiarissima quantificazione degli oneri di spesa ammontanti a circa 151,5 milioni di euro, su cui invito il Governo ad offrire ogni opportuna precisazione. Mi riferisco in particolare alla capienza residua del fondo di cui alla legge finanziaria 2006, recentemente rifinanziato dal decreto-legge n. 112.
Conclusivamente, evidenzia che l'impegno dell'Italia nelle missioni internazionali di stabilizzazione costituisce un elemento essenziale ed in continua crescita della politica estera italiana poiché da esso dipende sempre più la proiezione internazionale del nostro Paese, la sicurezza dei cittadini e la possibilità dello sviluppo economico e sociale globale.
Auspica che, così come è accaduto presso l'altro del Parlamento, possa realizzarsi un'unanimità di consensi su questo provvedimento, a testimonianza del prevalere di un'attitudine condivisa, al di là degli schieramenti partitici, di fronte alle grandi sfide poste dalle politica internazionale. La riflessione sul ruolo e sulle prospettive della partecipazione italiana alle missioni internazionali sarà comunque sempre all'attenzione di queste Commissioni, che del resto saranno chiamate all'inizio del nuovo anno ad esaminare come di consueto il decreto-legge di rifinanziamento complessivo delle missioni stesse.

Salvatore CICU (PdL), relatore per la IV Commissione, nel condividere preliminarmente le considerazioni svolte dal relatore per la Commissione Affari esteri, sugli aspetti più strettamente attinenti alla politica estera del nostro paese, si sofferma, in particolare, sui profili di competenza della Commissione Difesa.
Per quanto concerne, in particolare, le disposizioni riguardanti la missione internazionale in Georgia, ricorda che esse sono finalizzate a consentire, per l'anno 2008, la partecipazione di personale delle Forze armate e di personale civile alla missione di vigilanza dell'Unione europea in Georgia, denominata, EUMM Georgia, nonché a prevedere il contributo italiano alle iniziative umanitarie a favore della Georgia nell'ambito della Conferenza internazionale dei donatori.
Per quanto attiene alla catena di comando, ricorda, che l'azione comune 2008/736/PESC del Consiglio, del 15 settembre 2008 affida al Comitato politico e di sicurezza (COPS), sotto la responsabilità del Consiglio, il controllo politico e la direzione strategica della missione. Il comandante civile, in qualità di comandante dell'EUMM a livello strategico, impartisce istruzioni al Capo missione, il quale a sua volta esercita il comando della missione a livello di teatro operativo e risponde direttamente al comandante civile della missione. L'Italia contribuirà alla missione con un contingente di 40 osservatori, di cui 36 militari e quattro civili.
Al riguardo, l'articolo 1, comma 1, autorizza la spesa di euro 2.058.424, per la

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partecipazione di personale, mezzi e materiali delle Forze armate alla citata missione di vigilanza dell'Unione europea, per il periodo che va dal 21 settembre, data di partenza del primo nucleo di personale, al 31 dicembre 2008. L'autorizzazione di spesa comprende gli oneri riferiti al trattamento di missione e assicurativo del personale e quelli concernenti l'approntamento, il dispiegamento e il funzionamento di nove veicoli militari terrestri e degli strumenti di telecomunicazione necessari.
Per la disciplina della partecipazione del personale delle Forze armate alla predetta missione, il presente provvedimento rinvia alle disposizioni del decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, recante le disposizioni relative alla proroga, per l'anno 2008, delle missioni internazionali. In particolare, sono richiamate le disposizioni riguardanti l'indennità di missione (articolo 4, commi 1 e 2), l'indennità di impiego operativo (articolo 4, comma 4), la valutazione del servizio prestato nelle missioni internazionali ai fini dell'avanzamento degli ufficiali al grado superiore (articolo 4, comma 6), le disposizioni in materia penale (articolo 5), le disposizioni in materia contabile (articolo 6). Sempre con riferimento alla missione di vigilanza in Georgia, ricorda, infine, che l'articolo 2 disciplina la partecipazione di personale civile alla missione di vigilanza.
Per quanto riguarda le disposizioni dell'articolo 2-bis relative ad altre missioni internazionali, esse prorogano fino al 31 dicembre 2008 le missioni per le quali il decreto-legge n. 8 del 2008 aveva autorizzato la spesa per la partecipazione del personale delle Forze armate e di polizia fino al 30 settembre 2008. Si tratta, in particolare, delle missioni internazionali UNIFIL, ALTHEA, EUFOR/TCHAD/RCA, MINUSTAH e alla missione della Guardia di Finanza in Libia, di cui si dirà in seguito.
Lo stesso provvedimento in conversione, inoltre, ha autorizzato la partecipazione alla missione dell'OSCE in Georgia e le ulteriori spese sopravvenute nell'ambito delle missioni in Afghanistan, Mediterraneo e Kosovo e delle attività in Iraq già finanziate per il 2008 dal medesimo decreto-legge. In generale, tale intervento legislativo è volto ad assicurare la copertura finanziaria dei nuovi e maggiori oneri derivanti dalle missioni sopra menzionate, nonché ad adattare, alle particolari esigenze operative connesse con tali missioni, la disciplina riguardante il personale e le procedure per l'acquisizione di beni e servizi.
In particolare, il comma 1, autorizza la spesa di 112.542.774 euro per la proroga della partecipazione del contingente militare italiano alla missione UNIFIL condotta dall'ONU in Libano, da ultimo rifinanziata ai sensi dell'articolo 3, comma 1, del citato decreto-legge n. 8 del 2008 in coerenza con il mandato dell' ONU disposto dalla risoluzione 1773 (2007), anch'esso prorogato ai sensi della risoluzione 1832 del Consiglio di sicurezza dell'ONU il 27 agosto 2008.
Il comma 2 autorizza la spesa di 9.668.523 euro per la proroga della partecipazione del personale militare italiano alla missione PESD condotta dall'UE in Bosnia-Erzegovina, denominata Althea, ed alla missione IPU (Integrated Police Unit) che opera nell'ambito della stessa, da ultimo rifinanziata ai sensi dell'articolo 3, comma 5 del decreto-legge n. 8 del 2008.
Il comma 3 autorizza la spesa di 8.310.451 euro per la proroga della partecipazione del personale militare italiano alla missione PESD condotta dall'UE in Ciad e nella Repubblica Centrafricana denominata EUFOR TCHAD/RCA da ultimo rifinanziata ai sensi dell'articolo 3, comma 9 del decreto-legge n. 8 del 2008.
Il comma 4 autorizza dal 1o settembre al 31 dicembre 2008 la spesa di 99.999 euro per la proroga della partecipazione del personale militare italiano alla missione di osservatori militari condotta dall'OSCE in Georgia, in relazione alla decisione n. 861 del 19 agosto 2008 con cui il Consiglio permanente dell'OSCE ha disposto per almeno sei mesi l'aumento fino a 100 unità degli osservatori militari di cui

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20 da mobilitare immediatamente nelle aree contigue all'Ossezia del Sud. L'Italia contribuisce con l'invio di 5 osservatori.
Il comma 5 autorizza per l'anno 2008 l'ulteriore spesa di 417.102 euro per la partecipazione del personale militare italiano alle attività di consulenza, formazione, addestramento del personale delle Forze armate e di polizia irachene da ultimo rifinanziata per l'anno 2008 dall'articolo 2, comma 10, del decreto-legge n. 8 del 2008 per una spesa di 8.157.821 euro. Si tratta delle attività svolte nell'ambito della missione NATO Training Mission Iraq. Il rifinanziamento è inteso ad assicurare la partecipazione di 16 Carabinieri per le attività di addestramento della Iraqi National Police.
Il comma 6 autorizza per l'anno 2008 l'ulteriore spesa di 12.373.484 euro per la partecipazione del personale militare italiano alle missioni in Afghanistan denominate ISAF, a conduzione NATO, e della missione di polizia condotta dall'UE denominata EUPOL Afghanistan, da ultimo rifinanziata per l'anno 2008 dall'articolo 3, comma 2, del decreto-legge n. 8 del 2008. Il rifinanziamento è inteso ad assicurare la partecipazione di 40 Carabinieri in attività di addestramento in favore della polizia afgana e a rafforzare la componente aerea di ISAF, mediante lo schieramento di 4 velivoli Tornado con relativo supporto logistico e di personale.
Il comma 7 autorizza per l'anno 2008 la spesa di 1.384.878 euro per la partecipazione italiana alle missioni internazionali nei Balcani: Multinational Specialized Unit (MSU), in Kosovo; Joint Enterprise, nell'area balcanica; Albania 2, in Albania; Criminal Intelligence Unit (CIU), in Kosovo; Union Police Team (EUPT), in Kosovo; missione PESD dell'Unione europea in Kosovo. Il rifinanziamento attuale è connesso in particolare all'assunzione del comando da parte dell'Italia della missione NATO in Kosovo, con relativo supporto logistico-operativo e l'invio di 2 elicotteri aggiuntivi AB 205 e di quattro mezzi militari terrestri.
Il comma 8 autorizza la spesa di 1.516.046 euro per la proroga della partecipazione del Corpo della Guardia di finanza alla missione in Libia in esecuzione dell'accordo di cooperazione tra il Governo italiano e il Governo libico siglato, in data 29 dicembre 2007, per fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione clandestina e della tratta degli esseri umani. Anche la partecipazione del Corpo della Guardia di Finanza alla missione in Libia era infatti autorizzata fino al 30 settembre 2008 dall'articolo 3, comma 20 del decreto-legge n. 8 del 2008. Al personale impiegato nella missione viene corrisposto il trattamento economico di cui alla legge 8 luglio 1961, n. 642, calcolando l'indennità speciale nella misura del 50 per cento dell'assegno di lungo servizio all'estero e non applicando la riduzione del 20 per cento, di cui al citato articolo 28, comma 1, del decreto-legge n. 223 del 2006, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 248 del 2006, come già previsto per la medesima missione nel periodo 1o gennaio-30 settembre 2008.
Il comma 9 autorizza la spesa di 1.516.046 euro per la proroga della Mission in Haiti (MINUSTAH), di cui alla risoluzione 1780 (2007), adottata dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU il 15 ottobre 2007 delle Nazioni Unite in Haiti, da ultimo rifinanziata ai sensi dell'articolo 3, comma 24 del decreto-legge n. 8 del 2008. La missione ha il compito di assistere il Governo haitiano nelle attività di ristrutturazione e riforma della polizia haitiana secondo standard democratici.
Il comma 10 autorizza per l'anno 2008 la spesa di 1.300.000 euro per interventi di sicurezza e di tutela del personale italiano operante in Iraq presso l'Unità di sostegno alla ricostruzione a Nassiriya. Si tratta di assicurare un servizio di sicurezza e di scorta al contingente di esperti italiani riuniti in PRT (Provincial Reconstruction Team) all'interno della base USA di Tallil. Giacché gli accordi con i responsabili della base non prevedevano tale aspetto, si è reso necessario provvedere alla stipula del contratto che si avvia a scadenza al 31 dicembre 2008 e che ora si intende rinnovare prima della scadenza affinché il

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servizio di sicurezza destinato al personale italiano si svolga senza soluzione di continuità.
Il comma 11 prevede che alle missioni di cui ai precedenti commi si applichino una serie di disposizioni del citato decreto-legge n. 8 del 2008, e precisamente l'articolo 4, commi 4-8 (in materia di corresponsione di indennità, valutazione del servizio prestato nel quadro delle missioni internazionali ai fini di avanzamento, facoltà di proroga del periodo di ferma dei volontari in ferma prefissata), e comma 10 (rinvio a specifiche disposizioni, di carattere molto eterogeneo, del decreto-legge n. 451 del 2001), e gli articoli 5 (in materia di giurisdizione e condizioni di procedibilità per i reati commessi dallo straniero nei territori nei quali si svolgono le missioni) e 6, relativo al regime di contabilità.
Segnala, altresì, che il comma 12 estende la previsione dell'attribuzione della promozione al grado superiore con decorrenza dal giorno precedente la cessazione dal servizio, anche agli effetti economici, ai militari della Guardia di Finanza deceduti o divenuti permanentemente inidonei al servizio per ferite, lesioni o malattie riportate in servizio durante l'impiego in attività operative o addestrative. Tale beneficio è riconosciuto subordinatamente al parere favorevole della competente commissione d'avanzamento, che tiene conto delle circostanze nelle quali si è determinato l'evento.
L'articolo 3, infine, reca la clausola di copertura finanziaria degli oneri derivanti dalle missioni internazionali di cui al presente provvedimento - ad esclusione delle misure previste dal comma 12 dell'articolo 2-bis in precedenza esaminato - pari a circa 151 milioni e 538 mila euro.
In conclusione, formula alcune osservazioni sui profili finanziari e di politica legislativa in merito alle disposizioni del presente provvedimento nonché alcune riflessioni sulla situazione del contingente italiano in Afghanistan.
In particolare, per quanto riguarda i profili finanziari, segnala che, in base ai dati forniti dalla relazione tecnica allegata al provvedimento in esame, nella quantificazione degli oneri derivanti dalle disposizioni, come di prassi, non appaiono computate le spese derivanti dall'usura dei mezzi e le conseguenti spese di manutenzione. A tale proposito, ricorda le osservazioni recentemente svolte in Commissione Difesa dal Ministro La Russa in occasione dell'esame del disegno di legge finanziaria per il 2009. In tale circostanza, il Ministro della Difesa ha avuto modo di sottolineare come occorra riflettere sulla possibilità di un incremento della dotazione del Fondo per la partecipazione alle missioni internazionali, che attualmente consente di coprire soltanto le spese di personale e di funzionamento, ma non la super usura dei mezzi, che necessitano quindi di un maggior numero di revisioni e di un maggior livello manutentivo. Fino ad ora le risorse mancanti sono state attinte dagli ordinari stanziamenti di bilancio, ma considerata la riduzione degli stanziamenti di bilancio del Ministero della Difesa determinata dalle misure di contenimento della spesa adottate dal Governo, ritiene indispensabile, quale prima misura correttiva, introdurre il concetto di costo volto a coprire tutti gli interventi correlati dall'approntamento pre missione e al ricondizionamento post missione, dovendosi in alternativa procedere ad un eventuale ripensamento degli impegni delle nostre Forze armate nelle missioni attualmente in corso. Con riferimento a tale aspetto, ricordo che la Commissione Difesa, nell'esprimere il proprio parere sul richiamato disegno di legge per la finanziaria 2009 ha previsto una specifica condizione volta ad incrementare la dotazione del Fondo missioni internazionali, in modo da assicurare la copertura integrale del costo derivante dagli impegni internazionali delle Forze armate.
Per quanto concerne le riflessioni di politica legislativa, sottolinea che nel nostro ordinamento non è stato ancora introdotto un complesso organico di disposizioni sul trattamento economico e normativo del personale impegnato in missioni internazionali né sui molteplici e peculiari profili amministrativi che caratterizzano le missioni stesse, aspetti che

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vengono disciplinati, di volta in volta, nell'ambito dei singoli provvedimenti legislativi con cui si dispone periodicamente il finanziamento delle missioni internazionali. Si tratta di disposizioni che per loro natura hanno un'efficacia limitata nel tempo e necessitano pertanto di essere continuamente reiterate. Ciò comporta, da un lato, un'ipertrofia dei testi dei citati provvedimenti e, dall'altro, il rischio di difetti di coordinamento normativo e di incertezza circa le disposizioni applicabili nei diversi teatri operativi. Auspica, pertanto, che venga calendarizzata al più presto la proposta di legge n. 1213 del presidente Cirielli che affronta questi profili.
Infine, per quanto riguarda la situazione del contingente italiano in Afghanistan, pone l'attenzione sui recenti attentati di cui è stato oggetto il nostro contingente. Secondo le dichiarazioni di esperti militari, le cause di tali attentati sono da ricercarsi nel fatto che il nostro esercito sta costruendo a Farah una base piuttosto ampia dove arriveranno da Kabul 5-600 soldati, incaricati di controllare il territorio da sempre zona privilegiata dai talebani, dall'allentamento dei controlli nella zona di frontiera con il Pakistan, dove i talebani possono preparare i loro colpi con molta più tranquillità, e, infine, dall'avvicinarsi dell'inverno che spinge i talebani ad aumentare la portata e l'intensità degli attacchi prima di ritirarsi nei villaggi amici. Evidenzia quindi l'importanza del controllo del territorio dal punto di vista strategico, per garantire il quale appare necessario non tanto cambiare le attuali regole d'ingaggio, considerate sufficienti a garantire la sicurezza dei nostri militari, quanto piuttosto aumentare le forze militari sul campo. Su tali valutazioni, a suo avviso, è necessario avviare una riflessione approfondita, anche in vista del prossimo decreto di rifinanziamento delle missioni internazionali, che il Governo presenterà, come di consueto, alla fine dell'anno. Occorre, in ogni caso, adottare un approccio che tenga conto sia delle esigenze militari sia di quelle della popolazione civile in modo da innescare un circolo virtuoso di sviluppo e sicurezza, che rappresenta la vera sfida per la comunità internazionale in Afghanistan.
A suo avviso, appare quindi prioritario migliorare i programmi per la lotta alla povertà - i cui risultati purtroppo sono ancora esigui - dedicando particolare attenzione a quelli connessi allo sviluppo dell'agricoltura, che assumono notevole rilevanza alla luce dell'attuale crisi alimentare mondiale. Tale crisi, infatti, poiché ha avuto l'effetto indiretto di incentivare la conversione delle colture di papavero in grano, può costituire l'occasione per indirizzare il Paese verso l'autosufficienza alimentare e per assestare un duro colpo ai trafficanti di droga.
In conclusione, sulla base di queste considerazioni, auspica quindi che si possa giungere al più presto all'approvazione del provvedimento in esame.

Edmondo CIRIELLI, presidente della IV Commissione, nel concordare pienamente con le preoccupazioni espresse dal relatore per la IV Commissione in merito ai profili finanziari delle missioni internazionali, osserva come tali aspetti siano stati frequentemente sottolineati in Commissione Difesa, nell'ambito dell'esame, in sede consultiva, dei recenti provvedimenti in materia di finanza pubblica. In proposito, ricorda che il Ministro della Difesa si è fatto portavoce delle stesse preoccupazioni del relatore Cicu, nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria, giungendo addirittura a prospettare - in mancanza di un adeguato incremento degli stanziamenti destinati alle missioni internazionali - una riduzione del numero di missioni a cui partecipa il nostro Paese. Il fatto è che una riduzione delle risorse finanziarie destinate allo strumento militare rischia di mettere a repentaglio la stessa sicurezza del personale impegnato nei teatri operativi, come peraltro la Commissione Difesa ha avuto modo di rilevare in occasione dell'esame delle misure di contenimento della spesa recate dal decreto-legge n. 112 del 2008.
Riguardo alle missioni internazionali, ricorda come lo Stato Maggiore della Difesa

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abbia stimato in circa 350 milioni di euro i fondi che vengono prelevati dagli ordinari stanziamenti di bilancio del Ministero della Difesa, per far fronte al carente finanziamento degli impegni internazionali.
Invita pertanto il sottosegretario Scotti a farsi latore di tali preoccupazioni anche presso il Ministro degli affari esteri, affinché siano resi disponibili, a partire dall'anno 2009, adeguati mezzi finanziari a supporto delle missioni internazionali, per continuare a garantire adeguate misure di protezione a tutto il personale impegnato nei teatri operativi all'estero.

Il sottosegretario Vincenzo SCOTTI sottolinea che l'Unione europea ha giocato un ruolo fondamentale per la soluzione della crisi georgiana e che la missione civile dispiegata in Georgia è la diretta conseguenze delle intese raggiunte tra la Russia e la presidenza dell'Unione europea. A tal proposito, ricorda che la missione dell'Unione europea attua il quinto punto della citata intesa che attiene l'obiettivo del mantenimento dell'impegno per il cessate il fuoco. Al riguardo sottolinea che la missione dell'Unione europea e il sostanziale ritiro della Russia rappresentano passi cruciali per la stabilizzazione dell'area. Per quanto concerne il cessate il fuoco, richiama l'importanza della decisione assunta dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite lo scorso 9 ottobre, relativa alla proroga della missione dell'OSCE. Considerato che il problema di fondo consiste nella stabilizzazione della pace, richiama il negoziato in corso a livello internazionale e avviato con la prima Conferenza di Ginevra, che ha affrontato tuttavia questioni di carattere procedurale rinviando al prossimo appuntamento dell'11 novembre la discussione di aspetti di merito. Ricorda altresì che l'impegno che dovranno assumere i partecipanti alla Conferenza dei donatori è stimato in 3,4 miliardi di euro.
Sottolinea che la missione europea in Georgia conferma il ruolo significativo svolto dall'Italia nella politica estera dell'Unione europea in qualità di secondo contributore dopo la Francia e insieme alla Germania. Quanto agli interrogativi posti dall'onorevole Cicu sugli aspetti di copertura finanziaria del provvedimento, ricorda che il decreto-legge in titolo riguarda il finanziamento delle missioni fino alla fine dell'anno e che le valutazioni complessive sull'impegno militare italiano all'estero potranno essere affrontate in modo più analitico nel provvedimento che sarà definito per il 2009. Per quanto riguarda la preannunciata Conferenza di Roma sul Caucaso, segnala che il progetto è soltanto rinviato, come confermato in sede europea, ad un momento successivo alla conclusione della Conferenza di Ginevra e dopo la formalizzazione delle proposte da parte della Commissione europea alla fine dell'anno in corso, anche al fine di dare organicità alla strategia messa in campo dall'Unione europea. Per quanto concerne l'impegno in Iraq, l'incremento è legato alle richieste formulate in tal senso dal governo iracheno e a seguito delle intese raggiunte nel mese di settembre tra la Nato e l'Iraq.
In riferimento alla situazione in Afghanistan, segnala la delicatezza dei prossimi appuntamenti elettorali, programmati per il 2009 e il 2010, e prospetta la necessità di un rinnovato impegno della comunità internazionale focalizzato sulla ricostruzione civile del Paese e finalizzato alla creazione di una ownership locale dei processi di governance. L'obiettivo comune deve essere quello di garantire il successo delle elezioni contro i fenomeni di insorgenza che delegittimano le istituzioni democraticamente elette in quel Paese. L'Italia in questo quadro svolge un ruolo di primo piano e la qualità del nostro contributo è riconosciuta con l'assegnazione a nostri connazionali di prestigiosi incarichi. In particolare il contingente italiano si caratterizza per questo profilo elevato e riconosciuto a livello locale. Segnala che gli ultimi eventi accaduti nella regione di Herat dimostrano la capacità di infiltrazione da parte di forze estremistiche presenti in quel territorio: si tratta di un'involuzione da affrontare con una strategia di tipo politico-istituzionale, piuttosto che

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militare. Nel richiamare la recente missione del Ministro degli affari esteri in Pakistan, segnala la preoccupazione del Governo per le possibili nuove violenze in Libano che vanno scongiurate in un quadro di costante collaborazione con le autorità locali.
In conclusione, sottolinea la rilevanza per il Governo del dibattito parlamentare in corso dal quale potranno emergere importanti spunti di riflessioni, anche in vista di provvedimenti futuri.

Fabio EVANGELISTI (IdV) rileva un'analogia tra gli interventi dei relatori per la III e la IV Commissione con le ragioni dei gruppi di opposizione: il provvedimento in titolo solleva dei dubbi e perplessità condivise sulla sua efficacia soprattutto in termini politici. Sottolinea l'incongruità, anche sul piano deontologico, delle scelta, operata al Senato di fondere in un unico provvedimento due testi disomogenei, in difformità da quanto auspicato dal Comitato per la legislazione circa la necessità di evitare sovrapposizioni normative foriere di incertezze interpretative. Richiamando i rilievi critici mossi al Senato dal gruppo dell'Italia dei Valori, rileva l'approccio superficiale e sbrigativo che caratterizza il provvedimento, comune peraltro ad altre importante iniziative legislative assunte dall'attuale Governo, con conseguenze negative sulla qualità della legislazione e, soprattutto, sulla sicurezza per i militari italiani all'estero.
Ricorda che il suo gruppo non ha mancato fin dall'inizio della legislatura di porre la questione dei tagli, stigmatizzata dallo stesso Ministro della difesa, e delle ripercussioni sul ruolo internazionale dell'Italia con particolare riferimento alla situazione in Afghanistan. Al riguardo esprime dubbi sulla capacità decisionale e valutativa dell'attuale Governo, al cui centro si colloca l'azione prevalente del Ministro dell'economia e delle finanze, che taglia drasticamente le spese di tutti i dicasteri per non ricorrere al prelievo fiscale, con ciò costringendo comunque i cittadini a sostenere i costi dei servizi mancanti.
Esprime viva preoccupazione per la previsione dell'impiego di quattro Tornado in Afghanistan, in luogo di aerei senza pilota, che prospetta una violazione dei principi costituzionali nonché un pericoloso precedente per le future decisioni in materia bellica, trattandosi di strumenti militari utilizzabili al di là del mandato conferito al contingente italiano. Anche in considerazione del peggioramento della situazione in quel Paese, da porre in relazione al processo elettorale in corso negli Stati Uniti, ritiene sorprendente che il Governo vada ad assumere nuovi rischi invece di garantire maggiori condizioni di sicurezza per i nostri soldati. Per quanto concerne la situazione in Afghanistan ricorda che l'impegno della presenza internazionale è rivolto soprattutto al consolidamento di istituzioni democratiche e alla lotta al narcotraffico, obiettivo quest'ultimo che appare ormai tramontato, come ha rilevato lo stesso ministro La Russa.
Ricorda poi la posizione di ambiguità tenuta dal Governo italiano all'insorgere della crisi tra Russia e Georgia, a conferma di un tentato equilibrismo che difficilmente porta a dei successi.
In considerazione delle perplessità fin qui espresse, preannuncia un ordine del giorno in occasione dell'esame presso l'Assemblea, riservandosi di svolgere ulteriori valutazioni di merito nel prosieguo del dibattito e quindi formulare la posizione finale del suo gruppo.

Gianni VERNETTI (PD) ritiene che la crisi in Afghanistan costituisca il reale terreno di sfida per la comunità internazionale e per il nostro Paese, a differenza di altre aree di crisi anche più risalenti ma nelle quali la presenza militare è integrata in un processo politico avviato verso una soluzione, come nel caso dei Balcani. A suo avviso, la prossima Amministrazione degli Stati Uniti potrebbe riconsiderare il proprio impegno in Iraq a favore di quello in Afghanistan, come peraltro sollecitato alla stessa Unione europea. In generale, c'è

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la prospettiva di una maggiore partnership tra Stati Uniti ed Europa in ragione della complessità della situazione sul piano geopolitico. Strettamente connesso a quello scenario è il dossier pakistano che risente del vuoto politico dell'ultimo anno con la conseguente ridotta capacità di controllare la situazione del Paese soprattutto nelle zone in cui è in atto la riorganizzazione dei talebani. Per quanto concerne il tema della lotta al narcotraffico, rileva che in Afghanistan la situazione è a macchia di leopardo e comunque deve essere affrontata in un quadro di contesto regionale. In generale, nel preannunciare il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico sul decreto-legge in esame, segnala l'opportunità che i temi sottesi alle missioni militari all'estero siano affrontati con una maggiore azione politica nel contesto internazionale. A tal proposito l'imminente presidenza italiana del G8 rappresenta un'occasione da utilizzare appieno. Nel richiamare la conferenza di Roma sulla giustizia e sullo stato di diritto in Afghanistan, ritiene che il Governo dovrebbe impegnarsi per obiettivi più ampi in un'ottica regionale, coinvolgendo le repubbliche centro-asiatiche e il Pakistan. Quanto al tema delle risorse finanziarie, sottolinea che l'Italia ha compiuto sforzi considerevoli per la realizzazione di infrastrutture in Afghanistan e che è necessario in questa fase coinvolgere i Paesi del Golfo e i Paesi Arabi moderati, considerato il necessario maggior impegno che l'Unione europea ha profuso in aree più prossime, quali i Balcani occidentali.
Esprime pieno sostegno all'azione che i militari italiani svolgono in Libano, dove è stato possibile realizzare il cinquanta per cento degli obiettivi fissati con la risoluzione n. 1701 delle Nazioni Unite, ad eccezione del disarmo di Hezbollah. A tal proposito, segnala l'opportunità che nei prossimi mesi il Governo italiano intensifichi l'azione di monitoraggio rispetto a quello scenario.
Infine, chiede chiarimenti al Governo in ordine alle informazioni riferite alle Commissioni sulla situazione in Iraq.

Francesco BOSI (UdC) chiede alla presidenza di contingentare il tempo degli interventi, al fine di assicurare uno svolgimento più celere dei lavori.

Stefano STEFANI, presidente e relatore della III Commissione, pur comprendendo le osservazioni del collega Bosi, non ritiene opportuno contingentare i tempi per l'esame preliminare del provvedimento in titolo, consideratane la portata e la complessità, per cui resta affidato allo spirito di collaborazione di tutti i commissari di contenere i propri interventi, in modo da consentire il più ampio confronto possibile.

Margherita BONIVER (PdL) intende soffermarsi su alcune questioni critiche relativamente agli scenari di crisi in cui si inserisce la partecipazione italiana alle missioni internazionali. Con riferimento alla Georgia, denuncia il rischio che la politica del fatto compiuto induca a considerare stabile l'attuale condizione di menomazione dell'integrità territoriale dello Stato caucasico, finendo per riconoscere nella pratica l'indipendenza dell'Abkhazia e dell'Ossezia meridionale. Esprime, perciò, la propria solidarietà alla delegazione georgiana che è in visita a Roma questa settimana. Lamenta altresì il fallimento della politica di vicinato dell'UE nel Caucaso meridionale. Quanto al Libano, ritiene necessario un approfondimento dei termini del mandato della missione UNIFIL, essendo ormai accertato l'avvenuto riarmo da parte di Hezbollah. Concorda poi con il collega Vernetti sulla valutazione della situazione in Afghanistan, ricordando come si sia giunti all'ottavo anno dall'intervento militare. Osserva, comunque, che le condizioni di quel Paese sarebbero senz'altro peggiori senza la presenza italiana, pur dovendo rilevare la progressiva degenerazione dimostrata dal recente assassinio di una cooperante britannica perché di religione cristiana. Segnalando altresì l'importanza della scadenza delle elezioni presidenziali per la tenuta democratica dell'Afghanistan, manifesta viva preoccupazione per il persistente

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squilibrio delle risorse militari impiegate rispetto all'Iraq, mentre i talebani utilizzano il vuoto politico determinatosi per le elezioni americane. Ulteriori preoccupazioni vengono dalla coltivazione dell'oppio che è divenuta fuori controllo. Apprezza pertanto l'impegno dell'Italia nella presidenza del G8 sia per l'Afghanistan che per il Pakistan, nella convinzione che non occorrono soltanto più mezzi ed uomini, ma anche un approccio innovativo volto al rafforzamento delle istituzioni democratiche al fine di delineare per il Paese una prospettiva di svolta. Auspica infine che i ministri degli esteri e della difesa possano al più presto riferire alle Commissioni al riguardo.

Stefano STEFANI, presidente e relatore della III Commissione, condivide la proposta testé avanzata dalla collega Boniver circa la opportunità che le Commissioni riunite procedano al più presto all'audizione del Ministro degli affari esteri e del Ministro della difesa, ferma restando l'esigenza di concludere nella prossima settimana l'esame in sede referente del provvedimento in titolo.

Americo PORFIDIA (IdV), nel complimentarsi preliminarmente con i relatori per l'onestà intellettuale con la quale hanno evidenziato i problemi finanziari della Difesa, ricorda come l'Italia dei Valori abbia sempre sostenuto l'esigenza che le missioni internazionali rappresentino un veicolo di pace, ferma restando l'esigenza di garantire la sicurezza delle truppe.
Ciò premesso, ritiene opportuno evidenziare alcuni profili di criticità del provvedimento in esame che riguardano, in primo luogo, la crisi in Georgia, rispetto alla quale l'Italia non ha svolto quella funzione preminente in ambito internazionale, che aveva invece svolto nel recente passato, e, in secondo luogo, la missione in Afghanistan, nella quale l'incremento degli stanziamenti previsti, è dovuto, non solo ad un maggiore impiego di personale, ma soprattutto ad un maggiore impiego di mezzi, che potrebbe celare un cambiamento di strategia del Governo nel teatro operativo, come dimostra l'impiego di quattro velivoli Tornado, cioè di quattro cacciabombardieri, anziché di velivoli da ricognizione. Ritiene che questo mutamento di strategia possa essere anche ascritto a qualche impegno personale assunto dal Presidente del Consiglio nei confronti degli alleati, di cui peraltro non è stato informato il Parlamento.
In conclusione, nel ribadire il pieno sostegno alle osservazioni del relatore in merito alla necessità di ridotare gli stanziamenti a favore della Difesa e nel segnalare come i recenti tagli che hanno colpito le Forze armate, sono stati previsti nel quadro di provvedimenti che, al di là delle dichiarazioni di principio, hanno finito per colpire i singoli cittadini, come ad esempio nel caso dei tagli alla scuola, dichiara che il suo gruppo assumerà, nei prossimi giorni, una posizione definitiva sul provvedimento in oggetto, al termine di una approfondita riflessione al riguardo.

Antonio LA FORGIA (PD), preliminarmente, considera del tutto ragionevole e condivisibile l'appello rivolto da componenti della maggioranza di giungere ad un voto favorevole ed unanime sul provvedimento in oggetto. Per quanto concerne la missione in Georgia, segnala come tale iniziativa consolidi l'impegno assunto dal nostro Paese per la stabilizzazione di alcune aree di crisi, come già avvenuto, ad esempio, nel caso del Libano. In territorio libanese si trattava peraltro di impedire l'escalation di una situazione cronicizzata, in Georgia si tratta, invece, di porre rimedio ad una situazione di crisi, che coinvolge direttamente la Russia, facendo valere il peso politico dell'Unione europea. Per quanto riguarda l'Afghanistan, ritiene che rispetto al passato il problema politico non sia quello di confermare o meno decisioni già assunte, ma sia invece quello di stabilire con esattezza gli obiettivi che s'intendono perseguire e di rendere coerenti i mezzi con i fini stabiliti. In merito a tale profilo, si dichiara d'accordo sull'impiego dei Tornado a condizione che il loro utilizzo sia previsto con l'obiettivo di

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migliorare la sicurezza degli uomini attraverso il miglioramento delle capacità di ricognizione del territorio e dell'interoperabilità con le Forze armate dei paesi alleati. Evidenzia con preoccupazione la recente involuzione della situazione in Afghanistan, testimoniata dal sensibile incremento che si è avuto nel biennio 2007-2008, sia degli scontri armati sia del numero dei caduti. In definitiva, ritiene che la crisi in Afghanistan non possa essere risolta soltanto attraverso l'accoppiamento della missione Enduring Freedom e la missione ISAF, ossia esclusivamente mediante l'intervento militare, ma richieda anche un forte impegno politico. Per quanto concerne la questione delle risorse da destinare alle missioni internazionali, ritiene altresì che sia fuorviante immaginare all'interno del sistema difesa un sottosistema distinto riguardante l'impiego dei militari all'estero. È evidente, infatti, che, poiché le operazioni militari, ovunque si svolgano, richiedono il coinvolgimento dell'intero strumento militare, i tagli alla funzione Difesa producono inevitabilmente effetti negativi sulle diverse componenti dello strumento stesso.

Francesco BOSI (UdC), nel concordare pienamente con le preoccupazioni espresse dal relatore per la IV Commissione in merito agli aspetti finanziari legati alle missioni internazionali, ricorda di avere avuto modo di constatare personalmente nel periodo in cui svolse le funzioni di sottosegretario per la difesa, le implicazioni negative derivanti dalla riduzione delle risorse destinate alla funzione Difesa. In merito a questo profilo, ricorda che il rapporto tra funzione Difesa e prodotto interno lordo, in progressiva diminuzione negli ultimi anni, è previsto per il 2009 intorno allo 0,85, per cento a fronte di uno standard consigliato in sede NATO pari all'1,5 per cento. È evidente come questo divario rischi di creare seri problemi nello svolgimento delle nuove funzioni che le Forze armate sono chiamate ad assolvere, sia fuori dai confini nazionali, per la partecipazione alle missioni internazionali, sia sul territorio nazionale, per la tutela della sicurezza interna. Il problema prioritario che si pone è quindi quello di salvaguardare lo strumento militare ormai pesantemente intaccato dai tagli che incidono sul reclutamento e sull'addestramento, con evidenti rischi che riguardano la stessa sicurezza del personale militare.
Per quanto riguarda le singole missioni, ritiene che quella in Afghanistan sia caratterizzata dai maggiori elementi di criticità, sia per quanto riguarda la questione dei caveat, con la riduzione dei tempi di risposta alle richieste di intervento dei paesi alleati da 72 a 6 ore, sia per quanto concerne la capacità di proiezione che rischia di essere seriamente compromessa dalla riduzione delle risorse a disposizione. Peraltro sottolinea come l'esigenza di disporre di maggiori mezzi sia avvertita anche nell'ambito degli interventi a favore della popolazione civile che risultano indispensabili per creare un clima di collaborazione tra la popolazione stessa e le Forze armate. Concorda pertanto con la richiesta della deputata Boniver circa la necessità che le Commissioni riunite Esteri e Difesa svolgano al più presto un'audizione dei ministri degli Esteri e della Difesa su queste specifiche questioni.
Inoltre, nel lamentare un difetto di coordinamento tra le decisioni assunte in ambito NATO e le decisioni assunte in ambito nazionale auspica che per il futuro ciò non si verifichi, in modo da evitare che determinazioni tanto delicate, come quelle concernenti la difesa nazionale, possano essere assunte con maggiore consapevolezza e tempestività.
Infine, si sofferma sulla missione della Guardia di Finanza in Libia che non sembra ancora produrre i risultati sperati sul fronte dell'immigrazione clandestina, nonostante l'incremento delle unità coinvolte e la recente visita del Presidente del Consiglio dei Ministri nel territorio libico. Sugli esiti di tale missione, ritiene pertanto necessari chiarimenti da parte del Governo.
In conclusione, pur pronunciandosi a favore del provvedimento in oggetto, auspica che nel corso del dibattito in Assemblea sia presentato, anche su iniziativa

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dei relatori un ordine del giorno che impegni il Governo ad assumere iniziative per superare gli elementi di criticità che sono stati da più parti evidenziati nel corso dell'odierna seduta.

Furio COLOMBO (PD), richiamando le considerazioni del collega La Forgia, in riferimento ai brevi cenni contenuti nelle relazioni illustrative sulla situazione in Libia, sottolinea la scarsità di informazioni e la poca chiarezza sull'accordo siglato dal Presidente del Consiglio dei ministri con il premier Gheddafi in occasione della sua ultima visita in quel Paese. Segnala che è stata diffusa di recente la notizia di una visita da parte del Ministro degli interni italiano sulle coste della Libia, successivamente annullata per iniziativa libica. Al di là dei fatti, si tratta di segnali che non indicano un'atmosfera positiva e che inducono a porre interrogativi sugli impegni assunti dall'Italia, sull'oggetto del negoziato che per l'Italia comporta l'esborso di un'ingente somma, nonché sugli effetti della crisi finanziaria internazionale su tale vicenda.
Per quanto concerne la situazione in Afghanistan ritiene inappropriati i toni della relazione illustrativa che, come un radiogiornale di altri tempi, inneggiano ad un «ruolo centrale dell'Italia» sulla scena internazionale di cui non vi è traccia su alcun organo di informazione straniero. Sottolinea che il meritevole e valido impegno dei militari italiani all'estero non ha nulla a che vedere con la supposta centralità e autorevolezza del Governo italiano. Nel ribadire l'inadeguatezza sul piano lessicale di tali espressioni, peraltro di difficile traduzione, cui fa riscontro l'inadeguatezza dei Ministri degli affari esteri e della difesa, sottolinea che neanche la presidenza del G8 potrà svolgere un ruolo specifico su tali questioni. Al riguardo, ricorda che nessun altro Paese, chiamato ad assumere analoghe responsabilità, come ad esempio la Francia, è ricorso a simili valutazioni che, nel caso dell'Italia, rischiano peraltro di essere poco rispettose nei confronti degli altri componenti del G8.
Per quanto attiene gli aerei Tornado, rileva che non vi è dubbio che si tratta di strumento da combattimento, in quanto sono troppo veloci per svolgere un'azione di monitoraggio del territorio. Nel ricordare che la missione internazionale in Afghanistan è una missione di pace, segnala l'assenza nelle relazioni illustrative del decreto-legge di ogni riferimento ad impegni di tipo civile come la costruzione di ospedali o scuole. Stigmatizza, altresì, il recente caso del giovane studente di giornalismo afghano condannato dapprima a morte quindi a vent'anni di reclusione dalla Corte suprema del suo paese per avere pubblicato un articolo che sollecitava il dibattito sul tema dei diritti delle donne. A tal proposito, ritiene sorprendente che l'Italia, che detiene tuttora il lead per la ricostruzione del sistema giudiziario in Afghanistan, non abbia preso posizione sulla vicenda nei confronti delle autorità afghane in soprattutto in occasione della decisione sul rifinanziamento della missione.

Marco BELTRANDI (PD) pone l'accento su due questioni. La prima riguarda il fatto che non basta lamentare l'insufficienza dello strumento militare per la soluzione delle crisi internazionali, come hanno fatto i relatori e il Governo, ma è necessario indicare anche quali azioni politiche concrete debbano essere svolte ad integrazione dello strumento stesso. Emblematico a questo riguardo è il problema cruciale, ai fini della stabilizzazione dell'Afghanistan, della strategia concernente l'eradicazione dell'oppio, che è stata tenacemente perseguita dai paesi occidentali, con l'impiego di ingenti risorse, senza che vi siano stati risultati apprezzabili, tanto che i traffici illeciti sono proliferati e hanno consentito il finanziamento di azioni contro le Forze armate occidentali. In merito a questo problema, ricorda come i radicali abbiano proposto in più occasioni una strategia concreta consistente nell'uso dell'oppio per finalità farmaceutiche. A sostegno di tale strategia ritiene quindi necessario che il Governo

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assuma forte iniziativa a livello internazionale.
La seconda questione riguarda la situazione nei Balcani e nelle Repubbliche dell'ex Unione Sovietica che è stata richiamata nell'intervento del relatore per la III Commissione. Anche in tal caso, ritiene che non sia sufficiente, esprimere riserve sul riconoscimento del Kosovo, dal momento che ad est dell'Italia stanno comunque nascendo tensioni nazionalistiche fondate sull'etnia che, come dimostra la storia recente, sono state sempre causa di immani tragedie. Infine, ritiene che il ruolo negativo giocato dalla Russia in occasione della crisi georgiana, sia stato incentivato, da un lato, dalla debolezza dimostrata dall'Unione europea in occasione della precedente crisi cecena, dall'altro, dal sostegno personale incondizionato di Berlusconi a Putin.
Tutte queste questioni, a suo avviso, pur non inficiando il provvedimento in oggetto, richiederebbero comunque una forte iniziativa da parte del nostro Governo per cercare soluzioni pragmatiche alle questioni internazionali più spinose.

Matteo MECACCI (PD) rileva che nella materia oggetto di disciplina da parte del provvedimento sussiste un grave deficit di informazioni e di dibattito, necessari alla decisione, per responsabilità condivise dai gruppi di maggioranza e di opposizione: per una prassi invalsa già dalla scorsa legislatura i decreti-leggi per il finanziamento delle missioni contengono norme relative a missioni tra loro assai disomogenee. Per quanto concerne la situazione georgiana, sottolinea che i componenti della missione dell'Unione europea e gli osservatori dell'OSCE non possono recarsi nella regione relativa al loro mandato, senza poter fare nient'altro che prendere atto di una situazione di fatto di fronte alla comunità internazionale. Ribadisce la rilevanza della questione, considerati i rischi per il permanere di migliaia di soldati russi e per la progettazione di basi militari russe sul territorio georgiano, tutto ciò malgrado gli impegni assunti dalla Russia nei confronti dell'Unione europea. Insiste sulla necessità di non restare indifferenti rispetto a tale situazione.
Nel concordare con le osservazioni svolte dal collega Colombo, sottolinea che a quasi tre mesi di distanza dall'accordo siglato con il Governo libico la Commissione non dispone di alcuna informazione. Rileva che il provvedimento in titolo attua con ogni probabilità parti di quell'accordo prima che il disegno di legge di ratifica sia trasmesso al Parlamento. A suo avviso, i Ministri degli affari esteri e della difesa dovrebbero riferire in particolare su tale vicenda.
Per quanto riguarda l'Afghanistan, condivide le considerazioni svolte dai colleghi di opposizione circa la presenza del nostro Paese ed invita a mettere al bando ogni retorica da interventismo militare, da considerare fuor di luogo a otto anni dall'inizio di tale missione. Segnala che proprio nel 2008 si è registrato il più alto numero di vittime civili, pari a circa 900 persone, e che dal 2006 al 2007, come pure nell'anno successivo, il numero delle vittime è più che triplicato. A questo punto, è doveroso porre dei limiti e svolgere delle indagini, pur nella consapevolezza che tali dati sono strumentalizzati dalla propaganda locale, contraria alla presenza internazionale. Ricorda che il Ministro della difesa del precedente Governo ha più volte sottolineato che tale aspetto è di estrema gravità e sarebbe auspicabile che anche l'attuale ministro assumesse analoga posizione, preannunciando fin da ora la presentazione di un ordine del giorno sull'argomento nell'esame in Assemblea.

Gianfranco PAGLIA (PdL), nel formulare alcune precisazioni sulla missione in Afghanistan, evidenzia come non vi sia stato in realtà un incremento delle truppe impiegate in teatro, in quanto ad una riduzione del numero delle unità impiegate a Kabul, conseguente alla conclusione del periodo di comando italiano, ha fatto riscontro un equivalente incremento dei militari italiani impiegati ad Herat. Per quanto riguarda l'impiego dei Tornado, sottolinea come il citato velivolo, pur essendo un cacciabombardiere, svolga egregiamente

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funzioni di ricognizione, potendo effettuare a tal fine operazioni di sorvolo, anche a cinquanta metri dal terreno, aumentando la sicurezza per la stessa popolazione civile. Con riferimento alla lotta ai traffici di droga, ritiene che tale attività di contrasto non sia stata priva di effetti, tanto che tuttora operano numerosi check-point proprio con questa finalità. Per quanto riguarda, invece, la cooperazione nel settore civile, ritiene necessario aumentare il numero dei tecnici nei PRT per offrire maggiore sostegno al territorio.
In conclusione, nell'esprimere un giudizio favorevole sul provvedimento in oggetto, auspica un voto favorevole unanime delle Commissioni, anche in considerazione del fatto che il disegno di legge in esame si pone sulla stessa linea dei provvedimenti approvati dal Parlamento nella scorsa legislatura.

Paolo CORSINI (PD), nel ringraziare il collega Paglia per le utili informazioni riferite alle Commissioni, ritiene che il Governo non debba sottovalutare il caso del giovane giornalista che il collega Colombo, anche nella sua veste di presidente del Comitato permanente sui diritti umani, ha opportunamente richiamato. Condivide altresì gli interventi dei colleghi La Forgia, Vernetti e Boniver circa la situazione in Georgia; al riguardo ribadisce il pieno sostegno del suo gruppo alla missione dell'Unione europea in quel Paese. Segnala, tuttavia, che su tale tema non sono chiariti gli obiettivi soprattutto per quanto riguarda le garanzie sul piano umanitario. A suo avviso, l'ambiguità che grava sul dossier georgiano è da imputare in larga misura al carattere impresso dal Presidente del Consiglio alla politica diplomatica del nostro Paese, che tende a familiarizzare i rapporti internazionali con il rischio di avvalorare, come nel caso russo, un principio potenzialmente deleterio: nell'ansia di riportare la Russia al ruolo di grande potenza, la politica imperiale di Putin rischia di subordinare l'unità nazionale alla «etnicizzazione» delle condizioni di convivenza. Il rischio è quello di far saltare una delle fondamentali condizioni di stabilità e di integrità nazionali. Nel caso georgiano, il quesito di fondo è comprendere se il Governo intenda ripristinare lo status quo ante o accettare la situazione determinatasi in via di fatto.

Il sottosegretario Vincenzo SCOTTI, in riferimento a quanto osservato dall'onorevole Corsini, precisa che la missione dell'Unione europea in Georgia è strumentale all'attuazione del quinto punto dell'intesa tra Russia e Unione europea, relativo al mantenimento del «cessate il fuoco», mentre le questioni relative al futuro assetto della regione costituiscono oggetto della Conferenza che si è aperta lo scorso 15 ottobre a Ginevra.

Stefano STEFANI, presidente della III Commissione, nessuna altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 11.35.