CAMERA DEI DEPUTATI
Venerdì 4 luglio 2008
27.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (V e VI)
COMUNICATO
Pag. 3

SEDE REFERENTE

Venerdì 4 luglio 2008. - Presidenza del vicepresidente della VI Commissione Cosimo VENTUCCI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Giuseppe Vegas.

La seduta comincia alle 9.40.

DL 112/08: Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria.
C. 1386 Governo.

(Seguito dell'esame e rinvio).

Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 3 luglio 2008.

Maino MARCHI (PD) osserva preliminarmente che l'esame del decreto-legge n. 112 si intreccia inevitabilmente con quello del DPEF e ribadisce che in realtà in entrambi i casi sarebbe stato necessario acquisire prima i dati contenuti nel disegno di legge di assestamento, soprattutto con riferimento all'andamento delle entrate, al fine di verificare l'esistenza di un extragettito da destinare a detrazioni fiscali per i lavoratori dipendenti, in applicazione dell'articolo 1 comma 4 della legge finanziaria per il 2008. Rileva poi che in particolare due aspetti del DPEF si riflettono sul contenuto del decreto: la conferma dell'elevato livello della pressione fiscale, per la quale non viene prevista alcuna riduzione, e la situazione di bassa crescita. Con riferimento al primo aspetto, ricorda la cosiddetta Robin Hood Tax, che eleva la pressione fiscale per alcuni settori con il rischio, per il settore energetico come per quello bancario, come ricordato nella sua audizione anche dal governatore della Banca d'Italia, di un effetto di traslazione dei costi sui consumatori attraverso un innalzamento dei prezzi. Non condivide poi le disposizioni fiscali per il settore della cooperazione rispetto alle quali ricorda la tutela prevista in Costituzione per tale settore, e la flessibilità che tale tutela sia fatta valere anche in sede comunitaria. In particolare ritiene che l'aumento dell'aliquota per il prestito ai soci avrebbe potuto avere un senso solo nel quadro complessivo di una previsione

Pag. 4

della tassazione sulle rendite finanziarie; insieme le misure in materia di IRES che colpiscono la cooperazione di consumo danneggiano le sole aziende italiane rimaste nel settore della grande distribuzione. Più in generale osserva che risulta improprio parlare di Robin Hood Tax, in quanto alla tassazione di alcuni extraprofitti non corrisponde nessuna riduzione del carico fiscale per imprese o per le persone fisiche e le relative risorse vengono invece destinate alla stabilizzazione della finanza pubblica. Con riferimento al secondo aspetto si sofferma in primo luogo sulle disposizioni contenute in materia di energia: in proposito ritiene che la promozione dell'energia nucleare non possa dare risultati nel breve periodo, pur risultando importante la ricerca in questo settore, come sarebbe importante promuovere la ricerca in quello dell'idrogeno. Nell'immediato si dovrebbe pertanto puntare alla promozione delle energie rinnovabili, che hanno ottenuto agevolazioni importanti nella scorsa legislatura. Con riferimento alle misure di semplificazione legislativa, ritiene che la predisposizione di testi unici rappresenti uno strumento migliore rispetto all'applicazione del cosiddetto «taglia-leggi». Per quanto concerne il piano casa ribadisce l'esigenza di definire meglio, per garantire la certezza del diritto, quali siano i provvedimenti adottati a valere delle risorse che vengono destinate all'attuazione del piano che, in base al comma 9 dell'articolo 11, divengono privi di effetti. Esprime poi preoccupazione, sul piano del metodo prima che nel merito, per le modifiche al protocollo sul welfare, che era stato oggetto di una complessa intesa con le parti sociali e viene ora modificato per decreto. Dopo aver richiamato l'importante lavoro parlamentare svolto nella passata legislatura per garantire certezza di risorse alle forze dell'ordine, deplora i tagli che il provvedimento opera in questo settore proprio nel momento in cui il Governo dichiara di considerare le politiche per la sicurezza come punto qualificante della sua azione. Analoghe considerazioni valgono per la finanza locale, dove da un lato si coltivano propositi di federalismo fiscale e dall'altro si impongono tagli e si riduce l'autonomia finanziaria degli enti locali. In proposito richiama poi un aspetto specifico, vale a dire il fatto che la riclassificazione dei fabbricati rurali non ha prodotto i maggiori introiti ai fini ICI previsti dal decreto-legge n. 81 del 2007, con la conseguenza di un'ulteriore riduzione di risorse per i comuni di cui si dovrebbe tener conto. Per quanto concerne, infine, le politiche di riduzione della spesa pubblica, segnala che rispetto ai tagli lineari adottati avrebbe prodotto maggiori risultati il proseguimento del lavoro di spending review avviato dal Ministro Padoa Schioppa. In proposito richiama in particolare i settori della sanità e della scuola, in cui le politiche di riduzione dovrebbero essere attentamente calibrate sulla base delle importanti funzioni che questi settori svolgono.

Bruno TABACCI (UdC) ribadisce il grave vulnus introdotto nelle procedure di bilancio con il decreto-legge n. 112: se infatti risulta utile valutare l'opportunità di un anticipo nella tempistica di presentazione della legge finanziaria, questo deve essere il risultato di una modifica legislativa e non di una iniziativa autonoma del Governo. Rileva in tal senso che anche la risposta del Presidente Fini alla lettera che su questo argomento gli è stata indirizzata dai colleghi Veltroni e Casini non centra la questione richiamando precedenti non assimilabili come quelli dei decreti-legge adottati nell'estate del 2006 e del 2007. Ciò risulta tanto più grave se, come sembra, l'esame alla Camera del provvedimento si concluderà con il voto di fiducia sul maxiemendamento che introdurrà nel decreto anche buona parte del contenuto del disegno di legge anch'esso collegato alla manovra di finanza pubblica e appena presentato alla Camera. Venendo al merito del provvedimento, non nasconde che lo stesso contiene specifiche misure condivisibili, come quelle in materia di stock option e di alleggerimento degli adempimenti per le imprese. Insieme ritiene condivisibile la promozione dell'energia nucleare

Pag. 5

che il decreto prevede; in proposito ricorda di essere stato il primo nel 2002 a sostenere tale posizione, promuovendo da presidente della Commissione attività produttive della Camera un'indagine conoscitiva sull'argomento, nonché una modifica legislativa che ha consentito alle imprese italiane di operare all'estero nel settore nucleare e sottolinea che la discussione sul punto deve uscire da una dimensione ideologica. Al tempo stesso rileva che il decreto-legge n. 112 nel suo insieme reca pesanti difetti di impostazione generale. In primo luogo l'appesantimento fiscale sulle imprese che operano nel settore energetico si rifletterà anche sul trading energetico, come già evidenzia l'andamento della borsa elettrica, con una traslazione sulle tariffe dei consumatori, rispetto al quale l'autorità per l'energia elettrica risulterà impotente. Sarebbe stato meglio modificare le norme CIP6 del 1992 ed in particolare l'erogazione di incentivi, che vengono pagati dai consumatori nelle bollette, non solo per la produzione di energie rinnovabili, ma anche per quelle assimilate, con un arricchimento ingiustificato delle imprese petrolifere. Ritiene invece che le disposizioni in materia di indeducibilità degli interessi passivi ai fini IRES per il settore bancario scalfiscano solamente gli extraprofitti di un settore che opera in assenza di concorrenza, così come quelli in materia di trattamento fiscale della riserva sinistri per il settore assicurativo, posto che il livello di tali riserve è diminuito con il meccanismo dell'indennizzo diretto. Non condivide poi il meccanismo sbrigativo e indifferenziato dei tagli lineari di spesa che già in passato non hanno prodotto i risultati previsti; richiama in proposito la cosiddetta regola del 2 per cento ideata dal Ministro Siniscalco. Al riguardo, osserva che così operando si trattano nello stesso modo situazioni meritevoli di essere considerate in modo diverso: non si comprendono ad esempio i tagli previsti per importanti autorità indipendenti che dovrebbero vigilare sull'apertura alla concorrenza di settori fondamentali dell'economia nazionale. Esprime infine una netta contrarietà sul contenuto dell'articolo 60, che ritiene una grave forzatura dei principi costituzionali, in particolare con riferimento alla possibilità accordata al Ministro dell'economia di modificare con proprio decreto gli stanziamenti di bilancio decisi dal Parlamento. In questo modo viene infatti tradita la funzione per la quale i Parlamenti moderni sono nati, vale a dire la vigilanza sui bilanci dei Governi. Nel concludere il suo intervento intende infine ringraziare le presidenze delle Commissioni che hanno accettato la proposta di svolgere il seguito dell'esame preliminare nella giornata di oggi, successivamente alle audizioni informali svolte ieri, nel rispetto di quella che deve essere lo svolgimento ordinato dell'esame parlamentare. Deplora tuttavia l'assenza dei colleghi della maggioranza.

Renato CAMBURSANO (IdV) evidenzia che il Paese si trova in gravi condizioni. La decelerazione della crescita si accompagna a un decadimento civile, attestato dal progressivo indebolimento del senso del dovere, dalla diffusione dell'illegalità e da un livello abnormemente elevato del sommerso e dell'evasione fiscale. In questo contesto si registra un forte incremento dei prezzi, alimentato dalla crisi alimentare e dalla crisi petrolifera, che pone in una situazione di grave difficoltà un numero sempre più ampio di famiglie italiane. Osserva in proposito che, anche per effetto di una incapacità di gestione della introduzione della moneta unica, sono sensibilmente aumentati i divari di ricchezza a favore di una minoranza della popolazione sempre più ristretta. Per questo ritiene necessario adottare interventi a vantaggio delle fasce più deboli e, da questo punto di vista, l'impostazione della politica economica e finanziaria del Governo si dimostra del tutto inadeguata a far fronte ai problemi di maggiore urgenza. Sottolinea che il Governo non mantiene gli impegni assunti in campagna elettorale per quanto riguarda la riduzione della pressione fiscale e la garanzia della sicurezza per i cittadini. Si limita a beneficiare delle maggiori entrate derivanti

Pag. 6

dalla lotta all'evasione condotta dal Governo Prodi; al riguardo evidenzia che si tratta di un'azione che dovrà essere proseguita. Al tempo stesso il Governo decurta le risorse destinate agli investimenti, con prevedibili pesanti conseguenze per le prospettive di crescita. Pur in un'impostazione generale assolutamente criticabile, osserva che il provvedimento in esame contiene anche alcune misure positive, quali il sostegno alle start up, le infrastrutture per la banda larga, la sterilizzazione dell'IVA sugli aumenti petroliferi, la semplificazione per le imprese. Per quanto concerne il piano casa, si tratta di una politica senza dubbio condivisibile; tuttavia dovrebbero essere individuate risorse aggiuntive, piuttosto che utilizzare i fondi già destinati alla politica abitativa dal precedente Governo. Ritiene apprezzabili anche le misure in materia di soppressione degli enti inutili e di riforma dei servizi pubblici locali; per quanto concerne quest'ultimo aspetto, evidenzia l'esigenza di superare la presenza degli enti locali nei consigli di amministrazione di società private, rilevando che tali poteri di nomina danno luogo anche a fenomeni di malcostume e di sottogoverno. Reputa che possa essere oggetto di dibattito anche la ripresa di una politica energetica fondata sul nucleare; ritiene tuttavia che bisogna avere la consapevolezza che, nel caso si adotti una simile scelta, il problema centrale da affrontare è rappresentato dall'individuazione dei modi e dei luoghi per il trattamento delle scorie. Insieme a misure condivisibili, il decreto contiene tuttavia scelte fortemente criticabili, quali i tagli lineari o la centralizzazione degli investimenti presso Sviluppo Italia. Ritiene altresì fortemente criticabile la scelta di fondo di stabilire il tasso di inflazione programmata all'1,7 per cento. Infine lamenta il metodo adottato dal Governo, che ha approvato un decreto-legge di proporzioni tanto ampie, imponendo al Parlamento di ratificarlo senza disporre dei tempi per un serio esame.

Cosimo VENTUCCI, presidente, ricorda di essere stato il primo parlamentare che, nel 1996, ha presentato una proposta di legge organica sull'energia nucleare. Ricorda che in quel momento la propria iniziativa fu anche oggetto di irrisione, ma il tempo gli ha dato ragione.

Paola DE MICHELI (PD) evidenzia che i tempi di esame del provvedimento non soltanto determinano una espropriazione delle prerogative del Parlamento, ma anche il rischio che deriva da un inadeguato approfondimento di interventi numerosi e assai complessi. Rileva che, secondo quanto il Governo stesso dichiara, la pressione fiscale non si riduce e si prevedono notevoli decurtazioni degli stanziamenti per infrastrutture, che rappresentano un'esigenza fondamentale sia per il Nord che per il Sud del Paese. Non ci sono inoltre interventi di significativa riduzione della spesa corrente né di riordino e riorganizzazione delle amministrazioni in modo da migliorarne l'efficienza. Giudica inoltre del tutto insufficiente l'intervento sociale realizzato mediante la carta alimentare: si tratta di un meccanismo superato e le risorse che sono messe a disposizione dei singoli beneficiari risultano del tutto inadeguate. Evidenzia la necessità di una redistribuzione fiscale. Relativamente a questo settore, osserva che le misure contenute nel decreto-legge a carico delle società petrolifere, delle banche e delle assicurazioni comporteranno inevitabilmente una traslazione degli oneri a carico dei consumatori, anche in considerazione del fatto che in Italia il livello della traslazione a carico del consumatore o dell'utente finale è più legato che in altri paesi. Denuncia l'assenza di interventi a sostegno delle famiglie, osservando che proprio la carenza di una politica per la famiglia è una delle cause principali dello scarso livello di occupazione femminile, che, a sua volta, rappresenta uno degli handicap più gravi per il sistema economico italiano. Esprime altresì preoccupazione per la politica perseguita nei confronti degli enti locali: osserva in proposito che qualunque intervento in materia dovrebbe ispirarsi al principio di stabilire meccanismi premiali

Pag. 7

per gli enti virtuosi. La delusione, infine, per le scelte compiute con riferimento ai salari e alla sicurezza giustificano un giudizio fortemente critico sulla manovra adottata dal Governo.

Aurelio Salvatore MISITI (IdV) dichiara di voler concentrare il proprio intervento sui temi della politica per la casa e per le infrastrutture, anche in considerazione del fatto che si tratta di settori di grande rilievo per l'economia italiana. Ritiene che la politica relativa a tali settori non possa essere definita soltanto sulla base di considerazioni di carattere finanziario. La riduzione di oltre undici miliardi di euro delle risorse ad essi destinate, con un abbattimento che supera il 40 per cento per quanto concerne le missioni di bilancio relative alla mobilità e alle infrastrutture, determina la rinuncia ad un fattore fondamentale di sviluppo. Al tempo stesso in Italia si registrano tempi dell'iter burocratico di approvazione dei lavori pubblici che sono due volte più lunghi rispetto agli altri paesi; sono necessari fino ad otto anni per l'approvazione di opere di valore superiore a cinquanta milioni di euro. In questa situazione ritiene che bisognerebbe intervenire sulle cause per evitare che si ripeta il fallimento della politica per le infrastrutture condotta dai Governi Berlusconi negli anni 2001-2006. Rileva che è illusorio pensare che gran parte dei finanziamenti possano provenire dal settore privato, dal momento che i privati, per investire, richiedono certezze sui tempi di realizzazione. Osserva altresì che è necessaria una incisiva opera di semplificazione della normativa, anche a livello europeo. Per raggiungere gli obiettivi che ha indicati è necessaria, a suo giudizio, la collaborazione di tutte le forze politiche. Da questo punto di vista ritiene grave il clima di scontro che le scelte del Governo, sia in materia economica e finanziaria, sia nel settore della giustizia, stanno determinando. Ritiene altresì preoccupanti le disposizioni recate dall'articolo 60 del decreto-legge in esame, che attribuiscono ai ministri la facoltà di modificare gli stanziamenti approvati dal Parlamento, con il rischio di una ulteriore riduzione dei finanziamenti per investimenti. Sottolinea che è già stato un grave errore individuare gran parte della copertura finanziaria dell'esenzione dall'ICI per la prima casa a valere sui fondi destinati alla realizzazione delle infrastrutture. Ciò ha comportato tra l'altro l'interruzione di procedure che già erano state avviate. Ritiene altresì un errore anche la discontinuità nella politica per la casa, che era stata definita nel corso della precedente legislatura con modalità ampiamente concordate. In generale occorre a suo avviso che, per quanto concerne le infrastrutture e gli investimenti, si sappiano individuare i progetti che possono meglio rispondere alle esigenze di carattere economico e sociale e successivamente si abbia la fermezza di realizzarli, anche a costo di dover fronteggiare e respingere le proteste di minoranze. In conclusione invita, relativamente a questi settori, a proseguire le azioni già avviate dal Governo Prodi e ad avere il coraggio di porre mano ad un'opera di incisiva semplificazione. Se il Governo e la maggioranza vorranno adottare questa linea, non mancherà la collaborazione dell'opposizione.

Lino DUILIO (PD) lamenta in primo luogo l'assenza dei relatori e dei colleghi della maggioranza. Tutto ciò accresce l'impressione che l'esame parlamentare del provvedimento sia ridotto ad un rito inutile, tanto più che, come ricordato da altri colleghi, risulta scontata l'apposizione della questione di fiducia su un maxiemendamento che introdurrà nel decreto anche gran parte del contenuto del disegno di legge in materia finanziaria appena presentato alla Camera. Sottolinea che occorre prendere atto del fatto che si è cambiata la procedura di bilancio per decreto-legge. In proposito esprime il proprio rammarico per le dichiarazioni del sottosegretario Vegas, che ha rilevato come, constatata nelle passate legislature l'incapacità del Parlamento di riformare le procedure di bilancio, il Governo ha dovuto provvedere autonomamente. Ricorda infatti il tentativo compiuto dalle Commissioni

Pag. 8

bilancio Camera e Senato nella scorsa legislatura con l'indagine conoscitiva sulla riforma delle procedure di bilancio, che ha visto però il disinteresse delle forze dell'attuale maggioranza, con l'eccezione personale dell'allora senatore Vegas, disinteresse culminato poi nell'astensione ovvero nell'assenza al momento del voto sul documento conclusivo dell'indagine. Nel merito, si augura che la politica economica delineata dal Governo raggiunga gli obiettivi previsti. Ricorda tuttavia che nel periodo dal 2001 al 2006, l'allora Governo Berlusconi fallì sistematicamente nel raggiungimento degli obiettivi da esso stesso delineati nei vari DPEF con un constante deterioramento dei dati di finanza pubblica ed in particolare con una differenza cumulata fra i tassi di crescita programmata e quelli di crescita effettiva del PIL che per tutto il periodo risulta pari a 10 punti percentuali, per un valore di 150 miliardi di euro. Richiama in proposito le considerazioni contenute in quegli anni nelle relazioni di minoranza al DPEF e ai disegni di legge finanziaria che costantemente denunciavano come irrealistici i tassi di crescita del PIL previsti dal Governo, i quali in qualche caso arrivavano al 3 per cento. Ricorda anche un episodio specifico che vide tra i protagonisti il sottosegretario Vegas, vale a dire la trattativa per il rinnovo del contratto del pubblico impiego alla fine della XIV Legislatura, che fece crescere i salari del settore pubblico ad un ritmo maggiore di quelli del settore privato e del tasso di inflazione, innescando una spirale stigmatizzata nella sua audizione di ieri anche dal presidente di Confindustria. Con riferimento al contenuto del provvedimento, ne sottolinea il carattere eterogeneo, quando forse sarebbe stato meglio insistere su una terapia d'urto per recuperare il ritardo di sviluppo di alcune regioni meridionali, come la Sicilia, la Calabria e la Campania, recupero che consentirebbe da solo di conseguire un aumento considerevole del tasso di crescita del Paese. Rileva poi che sul versante della spesa pubblica sarebbe stata necessaria un'accurata riflessione sul sistema delle autonomie, anche con riferimento alle regioni a statuto speciale, nei confronti delle quali si verificano flussi di spessa assai consistenti e spesso ingiustificati.
Rileva che invece il decreto-legge prevede nel suo complesso minori spese improbabili e maggiori entrate auspicabili. Con riferimento al primo aspetto lamenta la soppressione della commissione tecnica sulla finanza pubblica che stava svolgendo un utile lavoro. Insieme rileva che l'articolo 60, consentendo al Ministero dell'economia di rimodulare la spesa tra i programmi di spesa, sovverte l'utile lavoro di riclassificazione del bilancio per missioni e programmi compiuto a legislazione invariata nella scorsa legislatura. Tale riforma prevedeva infatti che il Parlamento esercitasse i suoi poteri decisionali sui grandi aggregati di spesa rappresentati dalle missioni; ora il Governo modifica tutto questo per decreto. Ritiene poi indispensabile che, come già segnalato dal relatore per la V Commissione, il Governo fornisca il dettaglio degli stanziamenti di cui si dispone la riduzione, in particolare con riferimento alle autorizzazioni legislative di spesa che vengono ridotte per decreto. Esprime anche dubbi sull'effettività dei tagli compiuti nel settore degli enti locali, delle forze dell'ordine, della cooperazione allo sviluppo, nonché quelli delle risorse destinate ad importanti finalità sociali come nel casi dell'INAIL. Chiede altresì al Governo se è confermata o meno la sussistenza degli impegni di spesa derivanti da prassi consolidate e obbligazioni di varia natura, individuati nel DPEF dello scorso anno, che potrebbero compromettere il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica previsti dal Governo.
Con riferimento alle entrate, lamenta in primo luogo il prospettato indebolimento dell'agenzia dell'entrate. Segnala inoltre che la disposizione dell'articolo 32, che eleva da 5.000 a 12.500 euro la soglia massima per l'utilizzo del contante e dei titoli al portatore potrebbe avere l'effetto di incentivare l'elusione fiscale così come la soppressione dell'obbligo di

Pag. 9

tenuta di conti correnti da parte dei lavoratori autonomi e dell'elenco dei clienti e fornitori.

Cosimo VENTUCCI, presidente, al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori e garantire ai componenti delle Commissioni la possibilità di esprimere compiutamente le loro valutazioni sul provvedimento, ricorda che il Regolamento prevede una durata massima degli interventi in discussione di trenta minuti.

Lino DUILIO (PD) rileva che non risulta accettabile ipotizzare ulteriori restrizioni dei tempi di discussione, in considerazione del comportamento del Governo di queste settimane, assai poco rispettoso delle prerogative parlamentari. Sempre sul versante delle entrate rileva che l'incremento di tassazione sulle imprese energetiche rischia di rivelarsi una partita di giro. Infatti la principale impresa energetica italiana, l'ENI, è partecipata dallo Stato; quindi l'incremento della tassazione si tradurrà in un minore dividendo per il Ministero dell'economia; chiede in proposito chiarimenti al rappresentante del Governo. Così come chiarimenti risultano necessari con riferimento al piano di valorizzazione del patrimonio pubblico di cui all'articolo 13. Ricorda infatti che analoghe misure adottate nella XIV legislatura non hanno sortito gli effetti sperati ed anzi si sono prestate ad abusi ed autentici «regali di Stato» con danni per la finanza pubblica. Conclusivamente rileva che il Governo, che gode di una maggioranza parlamentare molto ampia, dovrà assumersi la responsabilità di riferire in termini chiari al Parlamento i risultati dei provvedimenti ora adottati.

Marco CAUSI (PD) stigmatizza innanzitutto il metodo, assolutamente negativo per le prerogative del Parlamento, seguito dal Governo anticipando buona parte della manovra finanziaria nel decreto-legge n. 112 del 2008. Ritiene inoltre che tale forzatura, oltre a risultare inaccettabile sotto il profilo istituzionale, sia poco comprensibile sul piano politico, in quanto rischia di pregiudicare la disponibilità, espressa da larghi settori dei gruppi di opposizione, a collaborare ad una complessiva riforma della sessione di bilancio. Pur comprendendo l'esigenza del Governo di dare quanto prima un segnale forte sul versante della politica economica, sia in considerazione delle incertezze esistenti sui mercati finanziari internazionali, sia in ragione della cesura determinata dal passaggio da una legislatura all'altra, sottolinea dunque come sarebbe stato preferibile intervenire con un provvedimento molto più snello, limitandosi alle più urgenti misure di riduzione, razionalizzazione e semplificazione, ma senza indulgere in previsioni di dettaglio che finiscono per appesantire l'intervento legislativo. Tale considerazione appare ancora più fondata ove si consideri come, sebbene molte misure contenute nel decreto-legge siano condivisibili, non si possa certamente immaginare che il decreto stesso esaurisca gli interventi di politica economica che il Governo intende realizzare nell'intera legislatura.
Passando quindi a talune disposizioni specifiche del decreto-legge, e senza affrontare gli aspetti dell'intervento legislativo che sostanzialmente condivide, chiede, con riferimento all'articolo 9, come mai il Governo non abbia ritenuto di intervenire direttamente sull'aliquota di accisa sui carburanti, al fine di ottenere effetti più incisivi di sterilizzazione dell'aumento dei prezzi intervenuto nel corso dell'ultimo anno. In merito all'articolo 11, relativo al cosiddetto Piano casa, rileva come esso riproduca, in buona parte, misure già adottate o proposte nel corso della precedente legislatura, e come le previsioni ivi contenute rischino di incidere sulle competenze legislative regionali, e di determinare un notevole contenzioso. Ritiene, altresì, che la disposizione non individui adeguate dotazioni finanziarie aggiuntive, che sarà pertanto necessario individuare, in particolare per quanto riguarda gli interventi nelle regioni meridionali. Con riferimento all'articolo 16, in materia di trasformazione delle università in fondazioni, non considera opportuno inserire

Pag. 10

nel decreto-legge tale previsione, la quale risulta del resto redatta in termini affrettati e confusi, senza tener conto degli approfondimenti svolti in materia nel corso della precedente legislatura. Per quel che riguarda gli articoli da 21 a 23, recanti una serie di modifiche a diverse tipologie di contratti di lavoro, evidenzia come tali iniziative legislative rischiano di costituire un grave vulnus agli accordi di concertazione intervenuti nel corso del 2007 tra il Governo, le organizzazioni sindacali dei lavoratori e le associazioni rappresentative dei datori di lavoro, correndo inoltre il rischio di incentivare l'utilizzo di tipologie lavorative meno garantiste per i lavoratori, a danno del lavoro a tempo indeterminato. Ritiene quindi indispensabile conoscere quale sia la posizione del Governo rispetto alle prospettive della concertazione trilaterale, considerando tale aspetto cruciale nell'attuale fase economica, nella quale si chiede alle categorie di assorbire l'inflazione importata a seguito dell'incremento dei prezzi del petrolio sui mercati internazionali, al fine di evitare di innescare una spirale inflazionistica prezzi-salari-prezzi. Per ciò che attiene agli interventi di semplificazione tributaria per le imprese recati dal decreto-legge, pur condividendo l'esigenza di eliminare gli oneri burocratici inutili, evidenzia il rischio che tali misure possano indirettamente danneggiare quelle imprese che rispettano la disciplina tributaria, ponendole nella condizione di subire una concorrenza sleale da parte delle imprese meno corrette. In riferimento all'articolo 42, in materia di accesso agli elenchi dei contribuenti, ritiene che le modifiche alla normativa in materia costituiscono un passo indietro, in quanto il riferimento, contenuto nella disposizione, alla normativa di cui alla legge n. 241 del 1990, circoscriverà la possibilità di accedere a tali elenchi ai soli soggetti che abbiano un concreto interesse in merito, laddove invece la trasparenza in materia tributaria costituisce un elemento di civiltà cui è necessario non rinunciare. Non condivide altresì la soppressione della Commissione tecnica per la finanza pubblica operata dall'articolo 45, comma 3, evidenziando come tale organismo sia dotato di competenze tecniche insostituibili per la realizzazione del federalismo fiscale, in quanto dispone di conoscenze approfondite in materia di quantificazione delle entrate e delle uscite relative alle funzioni devolute agli enti locali, nonché in materia di determinazione dei costi standard. In merito all'articolo 58, recante misure di valorizzazione del patrimonio immobiliare delle regioni e degli enti locali, suggerisce l'opportunità di prevedere, in tale contesto, la creazione di un veicolo congiunto Stato-comuni, che consenta di valorizzare in modo unitario tale patrimonio immobiliare: ritiene, infatti, che in questo settore sia necessario individuare forme di coordinamento tra i diversi soggetti istituzionali chiamati ad intervenire sul punto, in considerazione della grande consistenza dei beni coinvolti da tale processo di valorizzazione in molte aree metropolitane, nonché dell'esigenza di ridurre il carico urbanistico gravante soprattutto sui centri urbani maggiori. Con riferimento all'articolo 60, relativo alla possibilità di variare le autorizzazioni di spesa tra le diverse missioni, ritiene che un intervento tanto incisivo sulla struttura del bilancio dello Stato debba essere maggiormente approfondito, al fine di comprendere appieno tutte le conseguenze che tale intervento potrà comportare. Esprime quindi le sue preoccupazioni circa le riduzioni negli organici delle pubbliche amministrazioni conseguenti dall'applicazione delle norme in materia di turn over contenute nell'articolo 66, in particolare per quanto riguarda il comparto delle università. Sottolinea quindi la difficile sostenibilità, per i bilanci delle regioni e degli enti locali, delle norme in materia di modifica del Patto di stabilità interno recate dall'articolo 77, rilevando come i tagli ivi previsti potranno essere sopportati dalle regioni e dagli enti locali forse per il 2009, mentre, per gli anni successivi, sarà necessario intervenire ulteriormente in materia. Con riferimento alle disposizioni per Roma Capitale introdotte dall'articolo 78, sottolinea innanzitutto come non sussista, né dal punto di vista giuridico, né da quello

Pag. 11

contabile, la necessità di procedere al commissariamento del Comune di Roma. Richiamandosi alla relazione su tali temi da lui stesso redatta, inviata alla Ragioneria generale dello Stato ed al sindaco di Roma, e messa a disposizione delle Commissioni, rileva infatti come l'esposizione finanziaria del Comune di Roma dipenda principalmente dal fatto che la Regione Lazio non ha erogato i trasferimenti di sua competenza, per un ammontare pari a 765 milioni di euro, dovuti nei confronti del Comune stesso e delle aziende municipalizzate per oneri legati ai servizi di trasporto. Pertanto, il Comune si è trovato nella necessità di effettuare talune anticipazioni di cassa, per consentire il mantenimento del servizio di trasporto pubblico, ponendo in essere un indebitamento finanziario a breve da cui potrà rientrare quando la Regione adempirà i propri obblighi finanziari. Tale situazione si connette, evidentemente, con la condizione di difficoltà finanziaria nella quale versa a sua volta la Regione Lazio, a causa del rilevante deficit del sistema sanitario regionale determinatosi nel periodo 2001-2005. A tale riguardo ricorda come il Governo attuale e quello precedente non abbiano ancora erogato i finanziamenti necessari per il ripiano del predetto deficit finanziario regionale, non essendo ancora stata chiarita definitivamente l'efficacia del piano di rientro predisposto dalla Regione Lazio. Sotto un ulteriore profilo evidenzia come la parte sostanziale dello stock gravante sul Comune di Roma, la cui quota pro capite risulta, peraltro, inferiore a quella dei Comuni di Milano e di Torino, si sia accumulata soprattutto a partire dagli anni '70, a causa della prassi, interrotta solo nel 2002, quando lui stesso ricopriva la carica di Assessore al Bilancio, di finanziare le spese relative ai servizi di trasporto pubblico ricorrendo all'indebitamento. L'ammontare del debito instauratosi successivamente è invece dovuto ad investimenti di carattere infrastrutturale, legati in particolare al potenziamento di due linee metropolitane, che costituiscono una scelta strategica fondamentale per la modernizzazione della città, condivisa al di là degli schieramenti politici. In tale situazione ritiene comunque opportuno individuare ulteriori strumenti di finanziamento proprio per il Comune, al fine di evitare che la posizione finanziaria dell'Ente possa divenire più vulnerabile in futuro.
Preannuncia quindi la presentazione di taluni emendamenti in materia, volti a modificare la formulazione dell'articolo 78, sia per far fronte alle ulteriori funzioni recentemente attribuite al Comune di Roma sia per assicurare il necessario raccordo tra l'esercizio finanziario 2008 e quelli successivi, sia, in fine, per modificare le modalità di utilizzo delle somme accantonate, le quali devono essere espressamente destinate al soddisfacimento delle esigenze della città.

Il sottosegretario Giuseppe VEGAS, intervenendo in sede di replica, segnala preliminarmente, in risposta alle osservazioni di alcuni deputati intervenuti che i disegni di legge di rendiconto e di assestamento sono stati trasmessi alla Camera e risultano già disponibili. Rileva poi che il leit motiv di molti degli interventi è stato quello di una condivisione della tempistica del provvedimento, unita ad una contrarietà per le sue dimensioni e per il metodo adottato, poco rispettoso del Parlamento. Con riferimento al primo aspetto osserva che il Governo agisce in una situazione di crescente difficoltà economica nazionale. Risulta pertanto indispensabile dimostrare, in tempi rapidi, una capacità di intervento incisiva, non perché questo di per sé offra una soluzione alla crisi economica in atto, che è di dimensioni internazionali e sfugge al controllo dei singoli Governi, ma perché quantomeno un miglioramento della struttura di finanza pubblica, intervenendo in primo luogo sulla qualità della spesa pubblica, consentirà all'Italia di dotarsi di un ombrello per ripararsi dal temporale. Per questi motivi il Governo ha voluto dare una dimensione triennale al suo intervento, fermo restando, e si tratta della sfida principale dell'esecutivo, che il successo delle misure adottate dipenderà in larga parte dalla

Pag. 12

loro attuazione attraverso successivi provvedimenti. Ciò è vero per le disposizioni in materia di energia e per quelle in materia di agevolazioni per il sistema produttivo, quali le disposizioni relative alla cosiddetta «impresa in un giorno». Con riferimento al secondo profilo rileva che la decisione di adottare un decreto-legge deriva dalla necessità di agire con urgenza, posto che attualmente i regolamenti parlamentari non garantiscono ai disegni di legge ordinaria tempi certi di approvazione. Per quel che concerne in particolare l'articolo 60 rileva che la disposizione si pone la finalità di garantire margini di flessibilità, nel momento in cui si opera una consistente riduzione degli stanziamenti di bilancio delle amministrazioni centrali, intervenendo in una struttura di bilancio il cui riassetto per missioni dei programmi non è ancora concluso. Rileva che in tal modo si potranno evitare conseguenze negative per la funzionalità delle amministrazioni. In risposta all'onorevole Causi segnala poi che la decisione di provvedere alla copertura finanziaria non solo con riferimento al saldo netto da finanziare ma anche al fabbisogno e all'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni discende da precise indicazioni della Comunità europea, che corrisponde a quanto previsto da tutte le proposte di riforma della legislazione contabile fin qui prospettate. Con riferimento alla contestazione avanzata da molti intervenuti sul livello costante di pressione fiscale che il DPEF ed il decreto mantengono, rileva di registrare con soddisfazione la larga condivisione di una politica economica basata sulla diminuzione della pressione fiscale come stimolo all'incremento della capacità di acquisto dei cittadini. Rileva però che per impostare una simile politica risulta indispensabile operare prima una riduzione della spesa pubblica. In proposito osserva poi che le previsioni di una pressione costante nei prossimi anni non tengono prudenzialmente conto del successo delle misure di sviluppo adottate dal Governo, che ove si verificherà consentirà ulteriori spazi per la riduzione della pressione fiscale. Dichiara poi di condividere l'auspicio dell'onorevole Misiti ad ulteriori misure di semplificazione per la realizzazione delle infrastrutture. In risposta poi alle considerazioni dell'onorevole Duilio, segnala che nel corso della XIV legislatura è risultato indispensabile non ridurre drasticamente la spesa pubblica per venire incontro alle esigenze di tutela delle classi sociali più deboli in una situazione di crisi economica; in tal modo è stato evitato il verificarsi di una recessione economica. Condivide poi le considerazioni svolte sempre dall'onorevole Duilio di avviare una riflessione sul sistema delle autonomie speciali, che effettivamente comporta dispendi di risorse anche a causa di meccanismi di incremento inerziale dei trasferimenti. Segnala tuttavia che la procedura di revisione costituzionale del sistema delle autonomie speciali rende difficile perseguire questo risultato.

Marco CAUSI (PD) rileva che risulta necessario chiedere alle autonomie speciali di partecipare in misura maggiore alla perequazione tra le diverse regioni.

Il sottosegretario Giuseppe VEGAS rileva poi che la previsione dell'elenco clienti e fornitori e le limitazioni all'uso del contante hanno rappresentato più che uno strumento antielusivo un approccio di penalizzazione nei confronti della generalità dei contribuenti. Condivide però che attraverso la lotta all'evasione fiscale si possa perseguire il giusto obiettivo di pagare tutti, per poi aprire spazi per riduzioni del carico fiscale, pur rilevando, rispetto alle ricostruzioni compiute delle origini dell'extra gettito che si è verificato negli scorsi anni, che tra queste dovrebbe essere considerata non solo la lotta all'evasione ma anche la modifica operata, in molti casi, delle basi imponibili. Con riferimento alla soppressione della Commissione tecnica della finanza pubblica e del SECIT, segnala che tali disposizioni hanno anche la funzione di dimostrare la reale volontà del Ministero dell'economia di operare quei sacrifici in termini di riduzione degli organismi e delle consulenze esterne che vengono richiesti a tutte

Pag. 13

le altre amministrazioni. Osserva poi che la spending review rappresenta un esercizio utile che però va tradotto, a differenza di quanto avvenuto finora, in provvedimenti concreti. Annuncia infine l'intenzione del Governo di intervenire con proposte emendative sulla disposizione del patto di stabilità interno, al fine di definirne meglio il contenuto e di introdurre meccanismi di premialità. Analogamente il Governo ha intenzione di definire meglio anche il contenuto del Piano casa.

Cosimo VENTUCCI, presidente dichiara concluso l'esame preliminare del provvedimento e rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 13.20.