CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 17 giugno 2008
17.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
COMUNICATO
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AUDIZIONI

Martedì 17 giugno 2008. - Presidenza del vicepresidente Giuliano CAZZOLA. - Interviene il ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi.

La seduta comincia alle 10.

Audizione del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi sulle linee programmatiche del dicastero, per le parti di competenza.
(Seguito dello svolgimento, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, e rinvio).

Giuliano CAZZOLA, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che mediante l'impianto audiovisivo a circuito chiuso, anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
Ricorda che nella precedente seduta il ministro ha svolto una relazione sul tema oggetto dell'audizione ed è stato avviato il dibattito.
Intervengono, per formulare quesiti ed osservazioni, i deputati Nedo Lorenzo POLI (UdC), Antonino FOTI (PdL), Mariarosaria ROSSI (PdL), Davide CAPARINI (LNP), Simone BALDELLI (PdL), Aldo DI BIAGIO (PdL), Maria Grazia GATTI (PD) e Amalia SCHIRRU (PD).

Giuliano CAZZOLA, presidente, essendovi altri iscritti a parlare, concorde il ministro, rinvia il seguito dell'audizione ad altra seduta.

La seduta termina alle 10.55.

N.B.: Il resoconto stenografico dell'audizione è pubblicato in un fascicolo a parte.

SEDE CONSULTIVA

Martedì 17 giugno 2008. - Presidenza del presidente Stefano SAGLIA.

La seduta comincia alle 12.25.

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Conversione in legge del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, recante disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie.
C. 1185 Governo.

(Parere alle Commissioni V e VI).
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 5 giugno.

Massimiliano FEDRIGA (LNP), dopo aver espresso apprezzamento per il contenuto del provvedimento all'esame della Commissione, che considera in grado di far conciliare le esigenze della produttività delle imprese con quelle connesse all'aumento del reddito dei lavoratori, in piena attuazione del programma predisposto dal Governo attuale, svolge una riflessione in ordine ad alcune categorie di lavoratori, appartenenti alle fasce più deboli, in favore delle quali auspica un intervento emendativo. Si riferisce, in particolare, alle Forze di polizia e ai Vigili del fuoco impegnati in compiti di servizio, che sembrerebbero rimanere esclusi dall'applicazione della disciplina in discussione. Riguardo a queste ultime due categorie di lavoratori, considera indispensabile prevedere nel parere da esprimere una specifica osservazione che inviti le Commissioni di merito a tenere in considerazione il loro ruolo particolarmente delicato svolto a tutela della sicurezza dei cittadini.
Infine, auspica che, a seguito di una verifica positiva della sperimentazione di cui all'articolo 2, il Governo possa introdurre a regime l'agevolazione fiscale, estendendola quindi anche al periodo successivo al 31 dicembre 2008, prevedendo altresì specifiche misure per le lavoratrici con figli a carico.

Teresio DELFINO (UdC), dopo aver dichiarato di comprendere lo sforzo del Governo teso ad una pronta e concreta attuazione delle promesse assunte in sede di campagna elettorale, manifesta alcuni dubbi in ordine all'approccio concretamente utilizzato per il conseguimento di finalità di per sé condivisibili a livello di principio. Ravvisa un preciso limite nelle misure volte all'azzeramento dell'ICI, nonchè in quelle a favore dell'incremento della produttività del lavoro, che introducono alcune forme di discriminazione. In particolare, ritiene che nella previsione che limita al solo settore privato il regime fiscale agevolato per le remunerazioni da lavoro straordinario sia individuabile una forma di discriminazione nei confronti della categoria dei pubblici dipendenti, nell'ambito della quale rientrano lavoratori che svolgono ruoli di assoluta importanza sociale, come ad esempio gli infermieri e i rappresentanti delle forze dell'ordine. Dopo aver preannunciato che presenterà, insieme ad altri esponenti del suo gruppo, emendamenti volti a modificare la disposizione in questione in sede di esame in Assemblea, nel tentativo di porre le politiche per la famiglia al centro del dibattito parlamentare in corso, auspica un superamento di tale disposizione che, a suo avviso, determina una frattura tra il settore pubblico e quello privato, nonché, con riferimento al provvedimento sull'ICI, un impoverimento degli enti territoriali.

Maria Anna MADIA (PD) evidenzia come la misura della detassazione introdotta dall'articolo 2 del provvedimento non sia idonea a soddisfare i due condivisibili obiettivi - aumento della produttività e tutela dei più deboli - indicati dal Ministro del lavoro, on. Sacconi, nel corso dell'audizione sulle linee programmatiche del suo dicastero.
Rispetto all'obiettivo dell'aumento della produttività, fa presente come questo non sia affatto garantito dal lavoro aggiuntivo ma dalla migliore qualità del lavoro. Ritiene poi che l'agevolazione fiscale di cui all'articolo 2 rappresenti una tutela per le categorie dei lavoratori più forti con conseguente penalizzazione di quelle più deboli, quali i giovani, i quali, avvicinandosi al mondo del lavoro attraverso contratti atipici sono nella impossibilità di svolgere lavoro straordinario, o le donne, per le quali sussistono problemi di conciliazione tra lavoro e famiglia. Aggiunge che rientrano

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nell'ambito delle categorie dei lavoratori più deboli anche i lavoratori del settore pubblico (infermieri, insegnanti, ecc.), i quali sono espressamente esclusi dall'ambito dell'applicazione della richiamata norma.
Ritenendo che la misura dell'articolo 2 non soddisfi né l'obiettivo di aumento della produttività né quello di tutela delle fasce di lavoratori più deboli, si domanda se essa non intenda costituire una misura di carattere emergenziale che tenti di fornire una risposta dinanzi al problema della diminuzione del potere di acquisto delle famiglie. Ritiene che la risposta più efficace al richiamato dato emergenziale sarebbe stata fornita, a suo avviso, da una misura diretta a diminuire il prelievo fiscale sulle remunerazioni da lavoro dipendente e sugli emolumenti previdenziali. A tale proposito evidenzia come la misura della detassazione degli straordinari in Francia non abbia prodotto gli effetti desiderati.
Con riferimento poi ad una eventuale pronuncia di illegittimità costituzionale dell'articolo 2, si chiede se sia stata effettuata una valutazione dei costi conseguenti alla eventuale estensione della misura anche ai dipendenti del settore pubblico o se sia stata presa in considerazione l'abrogazione della norma così come attualmente formulata.
Conclude evidenziando come la disposizione in questione rischi di produrre, in relazione alle tipologie di lavoro, una frattura tra il dato formale e il dato sostanziale. Richiama a tale proposito la possibile trasformazione, sul piano sostanziale, del lavoro part time in lavoro full time, a seguito dell'agevolazione fiscale introdotta per remunerazioni da prestazioni di lavoro supplementare.

Maria Grazia GATTI (PD) osserva che la disposizione di cui all'articolo 2 del provvedimento produce discriminazioni di particolare rilevanza. In primo luogo, vengono esclusi dall'ambito dell'applicazione della norma i lavoratori del settore pubblico nel suo complesso, ivi compresi i dipendenti degli enti locali che garantiscono l'erogazione di servizi sociali. In secondo luogo, la disposizione crea una discriminazione di genere, nonostante il riconoscimento generale dell'importanza del ruolo femminile ai fini del rilancio della crescita economica. Ritiene poi che la misura produca effetti discriminatori, non solo in relazione al dato anagrafico, e quindi tra giovani lavoratori e lavoratori adulti, ma anche tra aree geografiche del Paese, atteso che lo svolgimento di lavoro straordinario non dichiarato soprattutto nelle aree del Mezzogiorno comporterà lo spostamento di risorse dal Sud al Nord.
Con riferimento poi alla copertura finanziaria del provvedimento, in particolare dell'articolo 2, dopo avere sottolineato come tale copertura sia realizzata attraverso l'azzeramento di Fondi di particolare rilevanza, come il Fondo violenza contro le donne, fa presente come la copertura attraverso la tassazione delle erogazioni liberali da parte delle imprese non sia condivisibile. A tale proposito precisa che talvolta tali erogazioni costituiscono strumenti utilizzati dalle imprese per incrementare il salario dei lavoratori in contesti particolari in cui la limitatezza delle risorse finanziarie crea vincoli alla contrattazione collettiva aziendale.

Luigi BOBBA (PD) ritiene che il provvedimento all'attenzione della Commissione non permetta di conseguire i due importanti e condivisibili obiettivi della promozione della crescita e dell'incremento del potere d'acquisto dei lavoratori, non tenendosi inoltre nella debita considerazione il diverso significato che un aumento dello stipendio determinerebbe nei nuclei familiari con figli minori e con anziani a carico, rispetto ai quali sarebbe stato a suo avviso auspicabile un altro tipo di intervento. Sottolinea come il decreto-legge in questione venga ad operare una discriminazione di genere, acuendo un problema strutturale presente da tempo nel nostro Paese e non facendo fronte all'esigenza di allargare la base occupazionale delle donne, in netta controtendenza rispetto a quel tasso del 60 per cento dell'occupazione femminile entro il

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2010, indicato come obiettivo dalla Strategia di Lisbona. Sottolinea poi che il provvedimento all'esame della Commissione interviene esclusivamente a favore del settore privato e di quelle imprese maggiormente in grado di competere sul mercato, determinando inoltre una discriminazione in danno del Mezzogiorno, con conseguente aumento del differenziale occupazionale tra Nord e Sud. Ritiene che le disposizioni contenute nell'articolo 2 del decreto-legge in esame possano in realtà favorire l'emersione di particolari forme di elusione fiscale, considerato che, a suo avviso, le imprese potrebbero far rientrare nell'ambito delle remunerazioni per prestazioni da lavoro straordinario prestazioni non riconducibili a tale tipologia di lavoro, al solo fine di ottenere un regime fiscale agevolato. Nel ribadire la sua contrarietà ad un provvedimento che favorisce le categorie di lavoro e di impresa più forti, fa notare che sarebbe stato più opportuno intervenire a sostegno dei redditi da lavoro dipendente, in presenza di più bassi livelli salariali, venendo poi incontro alle esigenze delle imprese anche attraverso quelle misure di riduzione del cuneo fiscale già prese nella passata legislatura dal Governo precedente, in un'ottica di riduzione del costo del lavoro.

Cesare DAMIANO (PD), pur condividendo l'intento sotteso al provvedimento in esame, volto al raggiungimento dell'obiettivo dell'incremento della produttività, esprime perplessità in ordine alla misura adottata per conseguirlo, identificabile nella detassazione del lavoro straordinario, che, a suo avviso, determinerebbe una disuguaglianza di trattamento. Al riguardo, evidenzia come il ricorso a tale tipologia di lavoro diventi possibile solo in alcune imprese, dotate di particolare forza economica, nell'ambito delle quali il lavoratore si troverebbe soggetto ad una decisione presa unilateralmente dall'impresa. Ritiene che il provvedimento all'esame della Commissione introduca pesanti forme di discriminazione connesse alla diversa caratterizzazione delle imprese distribuite sul territorio del Paese, a svantaggio di quelle che operano nel Mezzogiorno, contraddistinte da una minore intensità di produzione, nonché disuguaglianze legate al genere e all'età, attesa la difficoltà per le giovani donne di conciliare le esigenze della famiglia con quelle del lavoro nell'ambito dell'attuale modello organizzativo imprenditoriale.
Ravvisa una palese contraddizione nella linea di azione del Governo, che, mentre da un lato sponsorizza una assimilazione del pubblico al privato in nome di una maggiore facilità di licenziamento, dall'altro opera una netta divisione, escludendo il pubblico dall'applicazione delle disposizioni che prevedono, solo per il privato, un regime fiscale agevolato in relazione ad alcune forme di remunerazione, con la conseguenza di penalizzare importanti categorie di dipendenti che svolgono compiti di rilevante carattere sociale.
Esprime perplessità in ordine alla scelta di legare la tassazione agevolata alle somme derivanti da prestazioni di lavoro supplementare, che potrebbe favorire pratiche elusive della normativa vigente, soprattutto nel campo dell'edilizia, attraverso la trasformazione dei rapporti di lavoro full time in part time, con l'intento di far rientrare il resto della giornata lavorativa nel monte ore del lavoro straordinario per usufruire del beneficio fiscale.
Chiede chiarimenti in ordine al ruolo che il Governo intende attribuire alla contrattazione collettiva aziendale, auspicando sul tema un confronto con le parti sociali al fine di ridurre il rischio che la decisione di avvalersi del lavoro straordinario sia presa unilateralmente dalle imprese. Dopo aver osservato che il provvedimento in questione mira ad ottenere un incremento della produzione piuttosto che della produttività, a discapito del lavoratore e con la conseguenza di una più generale riduzione del costo dell'ora lavorata, esprime la propria preoccupazione in ordine alla recente decisione, presa in sede di Unione europea dai Ministri del lavoro, volta a derogare al tetto delle 48 ore a settimana, che prevede inoltre la possibilità, in presenza di accordo tra le parti, di

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arrivare fino alla soglia delle 65 ore lavorate. A tale riguardo, considera preoccupante la posizione tenuta in tale occasione da Paesi come la Francia e l'Italia, che in passato si erano opposti a tale proposta. Manifesta poi le proprie perplessità in ordine alle dichiarazioni rese dal Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, che sottolineano una particolare attenzione dell'Italia al modello anglosassone preso come riferimento in sede europea, nel quadro di un più vasto progetto di deregolazione definito dal Governo e già annunciato presso la XI Commissione dallo stesso Ministro. Pur premettendo che una decisione di tale portata avrebbe in Italia un effetto limitato, in gran parte mitigato dal ruolo importante svolto dalla contrattazione collettiva, auspica una forte opposizione sulla decisione presa in sede di Unione europea dai Ministri del lavoro da parte di diversi gruppi del Parlamento europeo, in difesa del modello sociale dell'Europa.
Ritiene che, in luogo della misura della detassazione degli straordinari, sarebbe stato più opportuno prevedere forme di detassazione dei redditi dei lavoratori dipendenti nonché forme di decontribuzione legate alle prestazioni previdenziali, con un contestuale rafforzamento della disciplina volta a favorire i premi di produttività. A tale riguardo, nel ricordare l'impegno del precedente Governo in materia di sgravi contributivi per incentivare la contrattazione di secondo livello e di riduzione dell'imposizione fiscale sulla quota di retribuzione corrisposta a titolo di premio di produttività, chiede chiarimenti, in primo luogo, sulla natura dei premi di produttività, non comprendendo pienamente se essi possano derivare anche da erogazioni liberali, e in secondo luogo sugli intendimenti dell'attuale Governo circa l'operatività che intenda garantire ai decreti ministeriali, già firmati dai Ministri del precedente Governo, in materia di riduzione dell'imposizione fiscale sulla quota di retribuzione corrisposta a titolo di premio di produttività, o circa la possibilità di operare almeno una armonizzazione tra le diverse normative intervenute sulla materia. Dopo aver auspicato un consenso più ampio possibile con le parti sociali sulla materia e ricordato che il precedente Governo, regolamentando la tipologia contrattuale dei lavori a progetto, in applicazione della legge Biagi, ha consentito di incrementare la capacità concorrenziale delle imprese, richiama l'attenzione sull'importanza dei contratti collettivi aziendali nell'opera di contrasto ad un uso indiscriminato di tale strumento contrattuale.

Lucia CODURELLI (PD), dopo aver dichiarato di condividere le opinioni espresse dai suoi colleghi di opposizione in precedenza intervenuti, esprime perplessità sul contenuto del provvedimento all'esame, che, a suo avviso, mira a privilegiare i soggetti più forti del mercato del lavoro, a discapito di quelli più deboli, in contraddizione con la dichiarazione d'intenti resa presso la stessa Commissione dal Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, nell'ambito dell'audizione sulle linee programmatiche del suo dicastero. Ricorda come in tale audizione il Ministro abbia evidenziato la necessità di intervenire a sostegno delle fasce più bisognose della popolazione.
Ritiene che il decreto-legge in esame, fondandosi su una concezione dell'organizzazione del lavoro ormai superata, non tenga debitamente in considerazione le esigenze della famiglia, della natalità e dell'occupazione femminile, in relazione alle quali si richiedono specifici interventi anche nei territori del Nord con alti tassi di occupazione, come per esempio nell'area della città di Lecco.
Dopo aver sottolineato che le disposizioni del provvedimento in discussione penalizzano fortemente i lavoratori impiegati con turnazioni notturne, evidenzia il ruolo svolto dalla contrattazione sindacale che, sulla base di accordi precisi, tra i quali cita quello relativo al settore tessile, ha consentito spesso un utilizzo al massimo degli impianti produttivi.
Nel ribadire la propria perplessità in ordine al provvedimento di detassazione degli straordinari, limitato tra l'altro al

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solo settore privato, in considerazione anche del fatto che nel nostro Paese la media del costo del lavoro straordinario risulta inferiore a quella delle altre nazioni europee, osserva che sarebbe stato più opportuno un intervento a sostegno dei salari e delle pensioni. Dopo aver espresso preoccupazione in ordine alle dichiarazioni rese dal Ministro del lavoro, on. Sacconi, in tema di utilizzo di clausole flessibili nell'ambito del rapporto di lavoro part time, rileva la necessità di intervenire a favore delle donne lavoratrici, venendo incontro alle loro esigenze di conciliare il tempo per la famiglia con quello per il lavoro. In conclusione, estende le proprie perplessità anche alla misura relativa all'azzeramento dell'ICI sulla prima casa, che ritiene possa mettere in discussione l'erogazione dei servizi sociali da parte dei comuni.

Elisabetta RAMPI (PD) ritiene che il provvedimento avrebbe dovuto contenere un altro sistema di priorità e altre tipologie di misure per aumentare il potere di acquisto delle famiglie.
Quanto alla copertura finanziaria del provvedimento, sottolinea come essa, decurtando vari fondi, rechi un grave danno ai trasporti, alle politiche dell'ambiente, alle politiche del welfare, alle donne e alle misure adottate nella precedente legislatura per contrastare la violenza.
Fa presente poi che il miglioramento del potere di acquisto delle famiglie dovrebbe portare a sostenere le persone che versano in situazioni di maggiore bisogno: contrariamente si assiste ad una tendenza di demolizione del welfare a tutela delle famiglie, dei salari, delle pensioni.
A fronte del bisogno di crescita del Paese, ritiene che occorrerebbe investire sull'occupazione femminile che produce aumento del PIL. In tale ottica andrebbero, a suo avviso, incrementati i servizi, la rete di sostegno al lavoro delle donne, al fine di conseguire gli obiettivi della Strategia di Lisbona da cui ritiene che l'Italia sia ancora lontana.
Sottolinea come la disposizione di cui all'articolo 2 rechi l'esclusione, dall'ambito di applicazione, dei lavoratori del settore pubblico e determini disparità tra aree geografiche del Paese, oltre a discriminazioni di genere e a discriminazioni tra categorie forti di lavoratori e fasce più deboli.
Osserva che la detassazione degli straordinari non rappresenta una priorità per il Paese, ravvisando l'emergenza nei salari, che sono i più bassi d'Europa, e nelle pensioni. A suo avviso, sarebbe stato più opportuno spostare le risorse dagli straordinari alla produttività, valorizzando le contrattazioni di secondo livello, nonché procedere alla detassazione del lavoro dipendente e delle pensioni, vista la difficoltà in cui versano numerose famiglie che non riescono a fra fronte a spese impreviste.
Conclude precisando che, a fronte di misure che riguardano una minoranza di lavoratori, che producono discriminazioni anche a danno di coloro che hanno ruoli particolarmente importanti per la collettività, come gli infermieri, i poliziotti, le guardie carcerarie e i vigili del fuoco, sarebbero stati più auspicabili politiche di buona flessibilità, nonché di conciliazione tra lavoro e vita familiare.

Antonio BOCCUZZI (PD) rileva che le misure di cui all'articolo 2 creano false aspettative tra i lavoratori, non risolvendo in realtà la situazione retributiva dei lavoratori. La detassazione degli straordinari non costituisce, a suo avviso, un metodo efficace per risolvere i problemi strutturali del Paese. In effetti, ritenere che la detassazione degli straordinari possa risolvere il problema del calo della produzione industriale italiana degli ultimi anni si collega ad un approccio economico ormai superato che basa la competitività del sistema industriale sull'abbattimento dei costi, ed in particolare sull'abbattimento del costo del lavoro.
A seguito della globalizzazione e dell'emergere di Paesi come la Cina e l'India sui mercati nazionali ed internazionali, l'abbattimento del costo del lavoro non può e non deve più essere considerato, a suo avviso, come una leva competitiva

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efficace adottabile dal sistema industriale di un Paese come l'Italia. I problemi strutturali del sistema industriale italiano potranno essere risolti puntando unicamente sulla qualità del prodotto e sull'innovazione tecnologica, elementi su cui esiste un potenziale enorme in Italia.
Ritiene che la detassazione degli straordinari incentivi solo la quantità del lavoro e non la qualità dello stesso. Le ore di straordinario costituiscono infatti ore con produttività marginale inferiore, atteso che, dopo le otto ore giornaliere, il lavoratore è più stanco e quindi meno produttivo.
Conclude ritenendo che siano state effettuate, in relazione alle misure di cui all'articolo 2, sovrastime rispetto ai vantaggi per i lavoratori. Prendendo come esempio una valutazione effettuata dal Sole24Ore che per un operaio tessile di terzo livello, che abbia effettuato 130 ore di straordinari annue, ha stimato un aumento di 277,36 euro di maggior retribuzione netta annua, precisa che a suo avviso il guadagno sarebbe più contenuto, pari a quasi 60 euro annui. Ritiene che l'errore risieda nella sottostima delle trattenute previdenziali (per la maggior parte dell'industria pari al 9,49 per cento e non 9,19 per cento) e nella sovrastima della aliquota fiscale attuale, considerata nel caso in questione del 27 per cento invece del 23 per cento.

Stefano SAGLIA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta, ricordando che nella giornata di domani la Commissione dovrà comunque esprimere il parere sul provvedimento in esame, atteso che non sono ancora chiari i tempi di trasmissione del nuovo testo da parte delle Commissioni competenti in sede referente visto l'elevato numero di emendamenti presentati.

La seduta termina alle 13.35.