CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 12 giugno 2008
16.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (V e VI)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

Giovedì 12 giugno 2008. - Presidenza del presidente della VI Commissione Gianfranco CONTE, indi del vicepresidente della VI Commissione, Sergio Antonio D'ANTONI, indi del presidente della V Commissione, Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Luigi Casero.

La seduta comincia alle 9.30.

DL 93/2008: Disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie.
C. 1185 Governo.

(Seguito dell'esame e rinvio).

Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 10 giugno 2008.

Renato CAMBURSANO (IdV) ricorda come il Ministro dell'economia e delle finanze abbia recentemente annunciato l'intenzione di predisporre un piano finanziario triennale, da tradurre in una pluralità di provvedimenti, per un importo complessivo di 35 miliardi di euro, ritenendo al riguardo istituzionalmente corretto che lo stesso Ministro riferisca tempestivamente al Parlamento sugli intendimenti del Governo e sulla reale situazione dei conti pubblici. Tale situazione appare, sulla base dei dati sin qui disponibili, decisamente positiva, e nettamente migliore di quella che il Governo Prodi si trovò ad affrontare nel 2006. In particolare rileva come il PIL abbia registrato un aumento dello 0,5 per cento nel primo trimestre del 2008, sia stata chiusa, grazie all'azione di risanamento condotta dallo stesso Governo Prodi e dalla sua pur poco coesa maggioranza, la procedura di infrazione precedentemente avviata dall'Unione europea, il disavanzo, che nel 2005 aveva superato l'entità del 4 per cento in rapporto al PIL, risulti oggi sotto controllo, ed il debito pubblico sia tornato a diminuire e si è nuovamente creato un avanzo primario. Ritiene inoltre che non si possa dubitare dell'esistenza di un extragettito, come è apparso chiaro da documenti informali della Ragioneria Generale dello Stato e come lo stesso ministro Tremonti ha indirettamente ammesso lo scorso 3 giugno. Tutto ciò, a suo avviso, non viene riconosciuto dall'attuale Governo, perché esso non vuol dare atto del buon lavoro compiuto dal Governo Prodi e, soprattutto, non intende utilizzare tale extragettito per

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le finalità individuate dalla legge finanziaria per il 2008, segnatamente a favore di salari e stipendi. Alla luce di quanto detto, chiede al Presidente di attivarsi affinché il Ministro Tremonti riferisca quanto prima alla Camera sulla situazione della finanza pubblica.

Gianfranco CONTE, presidente, in riferimento alle considerazioni svolte dal deputato Cambursano circa la partecipazione del Ministro dell'economia e delle finanze ai lavori delle Commissioni, informa che quest'ultimo ha già espresso la disponibilità ad intervenire nel corso della discussione per esplicitare le posizioni del Governo, non appena saranno stati ulteriormente chiariti taluni aspetti rilevanti per la definitiva definizione del provvedimento.

Renato CAMBURSANO (IdV) ringrazia il Presidente per la sua precisazione, e auspica che il Governo si astenga dall'assumere ulteriori provvedimenti in materia finché non avrà fornito al Parlamento i chiarimenti richiesti.
Ricorda quindi come il Presidente del Consiglio dei ministri, presentando il Governo alle Camere, abbia indicato, quali strumenti fondamentali per il rilancio della crescita economica, l'aumento della domanda aggregata, il sostegno al potere d'acquisto delle famiglie e l'aumento della produttività. In proposito osserva che l'abolizione totale dell'ICI sulla prima casa, dopo che già la legge finanziaria per il 2008 aveva esentato circa il 40 per cento delle famiglie italiane, non contribuisca al raggiungimento di alcuno degli obiettivi citati. In particolare, l'abolizione totale dell'ICI - che rappresenta una delle poche imposte che incidono sul patrimonio anziché sul reddito - non accresce sensibilmente il potere d'acquisto delle famiglie economicamente più deboli poiché queste o abitano in case non di proprietà o sono proprietarie di abitazioni di valore modesto, e in entrambi i casi, dunque, avevano già beneficiato delle misure contenute nella legge finanziaria per il 2008. Sarebbe stato invece preferibile, a suo avviso, aumentare le detrazioni IRPEF a favore di pensionati e lavoratori dipendenti, anche al fine di evitare gli effetti fiscali regressivi delle misure in esame.
Rileva inoltre come l'abolizione totale dell'ICI sulla prima casa, secondo quanto emerso nel corso delle audizioni, riduca l'autonomia fiscale dei comuni, ostacolandone la programmazione pluriennale, penalizzi i comuni più virtuosi, che avevano già provveduto a ridurre l'aliquota sulla prima casa ed incentivi comportamenti finanziari meno responsabili. Si chiede inoltre quali conseguenze la misura in discorso avrà sull'aggiornamento del catasto urbano da parte dei comuni, essendo oggettivamente diminuito l'interesse dei medesimi al completamento di tale procedura.
Si sofferma quindi sull'incertezza circa la reale entità delle minori entrate derivanti dal provvedimento, che il Governo ha stimato in 2.604 milioni di euro, mentre ammonterebbero a 2.800 milioni di euro secondo stime del Sole 24 ore e a 3.000 milioni di euro secondo quanto dichiarato da rappresentanti dell'ANCI, nonché da esponenti politici della stessa maggioranza.
Passando quindi a trattare della detassazione degli straordinari, ricorda come già l'esame da parte della I Commissione abbia evidenziato profili problematici di costituzionalità, rilevando inoltre come tale misura solo in apparenza possa contribuire al raggiungimento dei tre obiettivi prima indicati. In particolare, non è scontato che essa contribuisca all'aumento della domanda aggregata, atteso il basso tasso di occupazione che caratterizza il sistema economico italiano. Detta misura, inoltre, potrà al massimo sostenere il potere d'acquisto di una piccola parte delle famiglie italiane, rimanendone esclusi i pubblici dipendenti e di fatto, come da più parti evidenziato, le lavoratrici, mentre non appare in grado di produrre un aumento della produttività, che anzi decresce con l'aumentare delle ore lavorate: in definitiva, essa produce effetti vantaggiosi per le imprese, ma non certo in termini di produttività. Ricorda inoltre che

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già in precedenza, prima dell'adozione del decreto-legge in esame, il lavoro straordinario aveva per le aziende un costo minore rispetto al lavoro ordinario, sottolineando il rischio che la misura incoraggi comportamenti elusivi da parte delle imprese o, addirittura, induca a riversare sul lavoro straordinario i futuri aumenti salariali.
Si sofferma altresì sui premi di risultato, evidenziando il rischio che questi incentivino soltanto l'aumento del prodotto anziché, come sarebbe auspicabile, del valore aggiunto. Infine, la misura in esame potrebbe accrescere i rischi per i lavoratori in termini di sicurezza nei luoghi di lavoro e produrre effetti fiscali regressivi, favorendo maggiormente i redditi più elevati.
Quanto alle norme relative alla rinegoziazione dei mutui, rileva come esse, secondo quanto emerso anche nel corso delle audizioni, riscuotano scarsa attenzione da parte dei consumatori, in quanto comportano vantaggi esigui, segnalando inoltre il rischio che l'accordo con l'ABI finisca per determinare la formazione di un cartello, con effetti negativi sulla concorrenza.
Per quanto riguarda le norme di copertura degli oneri recati dal provvedimento, rileva come esse determinino, tra l'altro, una dequalificazione della spesa e la riduzione delle risorse in favore del Mezzogiorno e delle politiche sociali, preannunciando la presentazione, da parte del suo gruppo, di emendamenti volti a correggere gli aspetti problematici segnalati, pur nelle consapevolezza che difficilmente la maggioranza si mostrerà disponibile ad accoglierli.

Cesare MARINI (PD) osserva, in premessa, come, in linea generale, sia difficile non esprimere apprezzamento per una misura di riduzione della pressione fiscale, in particolare sulla prima casa. Al riguardo, ricorda come, anche nella precedente legislatura, una parte significativa della maggioranza di Governo ritenesse necessaria la totale abolizione dell'ICI sull'abitazione principale. Rileva tuttavia come la fase economica attuale sia caratterizzata da redditi bassi, scarsa produttività e insufficiente competitività del sistema produttivo. Da ciò discende, a suo avviso, l'esigenza di salvaguardare, in primo luogo, il potere d'acquisto delle famiglie. Tuttavia, l'abolizione dell'ICI non appare misura idonea a raggiungere tale scopo, in quanto essa non inciderà sui redditi mensili delle famiglie, come dimostrò, in passato, l'effetto pressoché nullo, in termini di aumento della domanda, della restituzione della cosiddetta «tassa per l'Europa». Osserva inoltre che, sebbene la sua abolizione costituisca certamente una misura assai popolare e persino, in un certo senso, populista, la tassazione del patrimonio, lungi dal rappresentare un'anomalia italiana, esiste in quasi tutti i Paesi avanzati, anche se in Italia l'ICI gravava, in passato, anche sulle famiglie economicamente più deboli. Ritiene pertanto che, se il Governo intendeva accrescere il potere d'acquisto delle famiglie, la via maestra sia la riduzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro.
Non desidera quindi soffermarsi sui profili problematici di costituzionalità del provvedimento in esame, con particolare riferimento alle norme di copertura finanziaria, poiché ciò rientra nell'ambito di competenza della I Commissione. Si sofferma invece sugli effetti per il Mezzogiorno dell'abolizione dell'ICI sulla prima casa e della detassazione degli straordinari, ricordando innanzitutto come già le agevolazioni fiscali introdotte nella precedente legislatura avessero recato vantaggi alle regioni meridionali, dove i redditi sono mediamente più bassi. Le norme di copertura finanziaria del provvedimento in esame, invece, riducono le risorse per le infrastrutture nel Mezzogiorno. Tale decisione appare tanto più grave, in considerazione della grande potenzialità espansiva dell'economia meridionale, evidenziata anche dal Governatore della Banca d'Italia nelle sue recenti considerazioni finali, nonché della creazione della zona di libero scambio del Mediterraneo, che farà dell'Italia meridionale la piattaforma naturale dell'Europa verso i Paesi della costa meridionale

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del Mediterraneo. Rileva quindi l'insufficienza della norma di copertura finanziaria dell'abolizione dell'ICI, che, comunque, si limita all'anno in corso.
Quanto alla detassazione degli straordinari, osserva come i reali destinatari del beneficio siano assai meno di 18 milioni di lavoratori e siano identificabili, con buona approssimazione, nei dipendenti delle grandi imprese, concentrate nelle aree economicamente più forti del Paese, con un vantaggio decisamente minore per le lavoratrici.
Dopo aver sottolineato ancora una volta gli effetti negativi del provvedimento per le regioni meridionali, nelle quali l'attuale maggioranza ha riscosso ampi consensi, sottolinea l'impatto negativo dell'abolizione dell'ICI sui bilanci dei comuni e si chiede, in particolare, che sorte avrà l'attività di recupero dell'evasione ICI per gli anni pregressi, avviata dai comuni medesimi.

Antonio BORGHESI (IdV), con riferimento all'esenzione ICI contenuta nell'articolo 1 provvedimento, segnala come già il Governo Prodi avesse esentato il 40 per cento dei contribuenti fino ad un valore di imposta pagata pari a 300 euro. Quindi la misura prevista dal decreto interessa solo i ceti medio-alti, tanto più che le abitazioni accatastate come immobili di lusso e quindi ancora soggette ad ICI, in forza del provvedimento medesimo, sono solo poche migliaia in Italia e tra queste peraltro non rientrano zone palesemente di alto valore come, a Roma, in Piazza di Spagna. In questo caso il ministro dell'economia ricorda più lo sceriffo di Nottingham che Robin Hood.
Invita poi i colleghi della Lega a riflettere sul fatto che dall'esenzione dell'ICI risulteranno in particolare penalizzati i comuni più virtuosi, e si tratta di un aspetto paradossale che si va ad aggiungere alla circostanza ancor più paradossale di un governo che fa proclami di federalismo e quindi abroga la sola imposta federale esistente. Ricorda in proposito che già in occasione del discussione sull'esenzione contenuta nella legge finanziaria per il 2008, aveva proposto in luogo di tale disposizione la possibilità di usufruire di un credito di imposta di eguale importo all'ICI versata. Ricorda inoltre che per alla riscossione dell'ICI i comuni hanno preposto appositi uffici con consistenti dotazioni di personale, rispetto ai quali si pone ora l'esigenza di una ricollocazione che risulterà in contrasto con i propositi di riduzione dei costi della politica.
Rileva poi che la detassazione degli straordinari risulta suscettibile di determinare notevoli effetti distorsivi. Richiama quanto già ricordato in relazione all'effetto fiscalmente regressivo della disposizione e sottolinea quindi i possibili effetti elusivi: in particolare si potrebbe determinare l'effetto di imputazione di un maggiore ore di lavoro a straordinario anziché all'orario ordinario, ad esempio con la trasformazione di molti rapporti di lavoro in rapporti a tempo parziale. Con riferimento alle disposizioni in materia di mutui, rileva che si tratta di una misura di carattere statalista e di sovietizzazione dell'economia, ad ulteriore conferma dell'orientamento dirigista di forze politiche che invece si dichiarano liberali. Infatti, anziché incentivare la concorrenza, si costituisce un cartello tra le banche. Osserva inoltre che l'effetto per i mutuatari sarà di un allungamento dei tempi di rimborso del mutuo a vantaggio delle banche che potrebbero lucrare perfino interessi sugli interessi. Infatti, in base alle simulazioni compiute a fronte di una riduzione di 180 euro al mese della rata del mutuo si potrebbe produrre un prolungamento dello stesso da tre a 14 anni. Con riferimento infine alle coperture compiute rileva che si è operata in molti casi una dequalificazione della spesa, utilizzando risorse di conto capitale per copertura di oneri correnti. Inoltre sono state ridotte o eliminate del tutto autorizzazioni di spesa per importanti interventi quali il fondo di solidarietà sociale, le risorse per l'autotrasporto, quelle per i beni culturali, per gli eventi sismici, per l'inclusione sociale dei terremotati e per l'inclusione sociale degli immigrati e per gli incentivi al cinema. Annuncia quindi che il suo gruppo presenterà

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proposte emendative nel tentativo di migliorare il contenuto del provvedimento.

Marco CAUSI (PD) rileva preliminarmente, con riferimento all'esenzione ICI disposta dall'articolo 1, come, a suo giudizio, l'effetto di sostegno al potere di acquisto e alla propensione al consumo derivante dal provvedimento sia stato sovrastimato. Infatti, dell'esenzione dell'ICI beneficerà solo il 44 per cento delle famiglie con un livello di reddito medio alto, ricordando in particolare che il provvedimento rende esenti da ICI solo le prime case che già non beneficiavano di tale esenzione in forze delle disposizioni della finanziaria del 2008 e vale a dire quelle che pagano un'ICI superiore a 300 euro: si tratta, in sostanza, di case che hanno una rendita catastale di circa 60.000 euro e quindi un valore di mercato da 150 mila a 250 mila euro. In proposito rileva che non è questa la sede per affrontare la questione generale se alla abitazione di residenza debba essere attribuito un valore di bene essenziale degno di un trattamento fiscale ad oc, ma solo di valutare la capacità del provvedimento di sostenere i redditi. Per le considerazioni svolte ritiene che in tale ottica l'esenzione dell'ICI sia ben poco utile.
Osserva poi come la misura si ponga in contrasto con ogni progetto di federalismo fiscale solidale coerente con il dettato dell'articolo 119 della Costituzione, riducendo l'autonomia dei comuni ed aumentando i trasferimenti a tali enti da parte dello Stato. Segnala peraltro che in molti casi, e in particolare nelle regioni che presentano disavanzi consistenti come ad esempio Lazio Abruzzo e Campania il trasferimento di risorse dalle regioni ai comuni avverranno probabilmente con consistenti ritardi. Annuncia in proposito che il suo gruppo presenterà proposte emendative rivolte ad individuare modalità di ristoro del minore introito ICI dei comuni che risultano coerenti con i principi del federalismo fiscale, quali l'attribuzione ai comuni di nuovi tributi propri e l'individuazione di nuove basi imponibili.
Segnala quindi i profili problematici recati dalla copertura del provvedimento, ricordando in particolare che il provvedimento reca un effetto negativo sugli andamenti del fabbisogno di cassa, in quanto è stato utilizzato a copertura il taglio di spese di investimento, che presenta effetti sul fabbisogno i quali si distribuiscono su più annualità.
Evidenzia inoltre come anche la quantificazione stimata del minor gettito ICI presenti elementi di precarietà: essa infatti si basa sulla quantificazione operata in occasione della riduzione ICI operata con la passata legge finanziaria, senza considerare che la platea degli immobili interessati risulta più ampia, in quanto include gli immobili degli IACP e delle cooperative edilizie utilizzati come abitazioni principali. Rileva altresì come il criterio utilizzato, il quale fa riferimento al gettito ICI del 2007 impedisca di tenere conto dell'incremento di gettito che i comuni avrebbero potuto conseguire grazie alla lotta all'evasione alle nuove edificazioni effettuate e alle operazioni di revisione delle rendite catastali effettuate.
A quest'ultimo proposito rileva come, in attuazione del comma 335 dell'articolo 1 della legge n. 311 del 2004 il Comune di Roma abbia avviato tale revisione, che potrà interessare anche gli immobili del centro storico più volte richiamati nel corso dell'esame.

Gian Luca GALLETTI (UdC), chiarisce innanzitutto come l'atteggiamento dell'UDC sul decreto-legge in esame sia assolutamente analogo a quello seguito sul decreto-legge n. 80 del 2008, recante misure in materia di trasporto aereo, evidenziando come, anche in questo caso, si tratti di un provvedimento legislativo che interviene principalmente su una materia, quella dell'ICI, che era già stata oggetto di intervento nel corso della precedente legislatura. A tale riguardo rileva come i programmi elettorali di tutti i maggiori partiti, ad esclusione dell'UDC, prevedessero l'abolizione dell'ICI, e come sia pertanto contraddittorio accusare ora il Governo di aver adottato tale scelta.

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In linea di massima, sebbene consideri difficile opporsi all'eliminazione di un'imposta, ritiene che non tutte le decisioni prese in questo senso comportino effetti positivi per il Paese: nel caso di specie, rileva come l'abolizione dell'ICI, realizzata attraverso tali modalità, rischi di avere effetti sostanzialmente secondari, senza incidere concretamente sui problemi reali del Paese e delle famiglie che si trovano in una situazione oggettiva di difficoltà economica.
Infatti, l'eliminazione generalizzata dell'imposta su tutte le case di prima abitazione finirà per beneficiare principalmente i proprietari degli immobili di maggior valore, in quanto la maggior parte delle abitazioni collocate nelle fasce medio-basse risultava già esente in forza delle detrazioni previste dalla normativa previdente. In tal modo si privilegiano le fasce di popolazione appartenenti ai ceti medio-alti che non hanno prioritariamente bisogno di sostegni pubblici di tale genere.
Inoltre, le modalità di rimborso in favore agli enti locali previste dal comma 4 dell'articolo 1 premiano i comuni meno virtuosi, che hanno stabilito aliquote ICI più elevate, mentre la formulazione del comma 7 del medesimo articolo, relativo al blocco delle addizionali e dei tributi degli enti locali favorirà paradossalmente quegli enti che non hanno rispettato le regole del Patto di stabilità interno , eliminando ogni effettiva sanzione nei loro confronti. Rileva, inoltre, come tale ultima previsione, la quale ripete analoga misura adottata nel 2002 non si inquadri nell'ambito di una complessiva ridefinizione in senso federalista del sistema tributario, intervenendo quindi in termini molto negativi e frammentari sul livello di autonomia finanziaria di tali enti.
In merito alle disposizioni in materia di rinegoziazione dei mutui per la prima casa, di cui all'articolo 3, si associa alle considerazioni espresse da molti dei deputati intervenuti nella discussione, evidenziando come tali previsioni costituiscano un passo indietro rispetto alle norme di materia di portabilità dei mutui adottate nel recente passato.
La norma non avvantaggia, infatti, i mutuatari, limitandosi a comportare l'allungamento della durata del debito, oltre ad incentivare la creazione di un cartello bancario che rischia di disperdere gli elementi di maggiore concorrenza introdotti dalle norme in materia di portabilità.

Antonio MISIANI (PD), in relazione all'articolo 1, recante l'esenzione dall'ICI delle case di prima abitazione, il quale costituisce il cuore politico del provvedimento, evidenzia come la scelta adottata dal Governo in questo campo si ispiri innanzitutto a motivazioni di carattere ideologico, senza migliorare il potere di acquisto delle famiglie italiane. Rileva infatti come il decreto-legge non affronti il problema delle famiglie in affitto, le quali si trovano in una condizione di difficoltà maggiore di quelle che dispongono di una casa di abitazione, ricordando, inoltre, che la legge finanziaria per il 2008 era già intervenuta per incrementare la detrazione per le case di prima abitazione, e per introdurre misure di sostegno in favore degli affitti.
Evidenzia quindi l'opportunità di intervenire in materia con modalità differenti, ad esempio realizzando efficaci politiche di sostegno sociale, introducendo un sistema di tassazione delle famiglie basato sul meccanismo del quoziente familiare, ovvero escludendo dall'esenzione ICI le fasce di reddito più abbienti.
Evidenzia inoltre come le norme dell'articolo 1 determinino effetti molto gravi sull'autonomia finanziaria dei Comuni, in quanto, secondo i dati forniti dall'ANCI nel corso dell'audizione informale svoltasi nella seduta di ieri, l'ammontare dei rimborsi previsti dal provvedimento in favore degli enti locali risulta sottovalutato di almeno 500 milioni di euro, sia in quanto tale stima è fondata su dati ormai superati, sia in quanto l'esenzione è estesa anche a tipologie di immobili, quali gli alloggi di edilizia residenziale pubblica, quelli di proprietà di cooperative edilizie a proprietà in divisa, quelli assegnati dagli istituti autonomi per le case popolari, che

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prima non rientravano nell'ambito di applicazione della detrazione per la prima casa.
Tale circostanza determinerà pertanto gravi difficoltà strutturali per i comuni, i quali non potranno effettuare alcuna programmazione finanziaria, in ragione dell'insufficienza dei rimborsi e del ritardo con il quale essi saranno effettuati. Le scelte del Governo su questo punto costituiscono inoltre un grave passo indietro rispetto all'ipotesi di riassetto in senso federalista del sistema tributario, penalizzando per di più i comuni più virtuosi, che avevano mantenuto bassa l'aliquota ICI, ed avvantaggiando invece quelli enti che non avevano rispettato le regole del patto interno di stabilità. Ritiene quindi indispensabile individuare modalità più efficaci per assicurare la stabilità finanziaria degli enti locali, evitando inoltre il rischio di ripetere errori in questo campo già compiuti in passato.
Valuta quindi negativamente le misure dell'articolo 2 relative alla detassazione degli straordinari, ritenendo che tali previsioni non possano realizzare l'obiettivo, indicato dal Governo, di incrementare la produttività del sistema economico nazionale: rileva, infatti, come la dottrina economica abbia da tempo chiarito come non esista un nesso diretto tra produttività e il numero di ore straordinarie lavorate.
Inoltre, tale agevolazione non affronta il problema principale del sistema produttivo italiano, il quale non è costituito dal livello di ore lavorate da chi ha già un'occupazione, che è invece superiore alla media europea, ma dalla necessità di inserire nel mondo produttivo quelle categorie, quali le donne, che mostrano un basso tasso di partecipazione al lavoro. In quest'ambito evidenzia come le misure in materia di detassazione degli straordinari introdotte in Francia, alle quali si è ispirato il Governo, oltre a non attagliarsi al contesto italiano, non abbiano finora portato effetti inequivocabilmente positivi nemmeno in quella nazione.
Sottolinea altresì come la platea dei potenziali beneficiari della misura sia pari a meno della metà dell'intero settore dei lavoratori dipendenti, essendone esclusi i soggetti incapienti, i dipendenti pubblici e coloro che percepiscono una retribuzione annua superiore a 30 mila euro: peraltro, il novero dei soggetti che effettivamente si avvantaggeranno dell'agevolazione risulterà ancora inferiore, in quanto, secondo le statistiche più attuali, meno del 45% dei lavoratori effettua postazioni di lavoro straordinario. Pertanto, appare evidente come la norma risulti scarsamente utile, ed abbia effetti regressivi sul piano fiscale, avvantaggiando maggiormente coloro che percepiscono redditi prossimi al limite massimo di 30 mila euro.
Con riferimento alle disposizioni in materia di negoziazione dei mutui per l'acquisto della prima casa recate dall'articolo 3, ritiene necessario concedere ai mutuatari ogni possibilità per migliorare la loro situazione, rilevando tuttavia come le misure ivi previste rischino di ridurre il tasso di concorrenza nella prestazione di servizi bancari: in tale contesto ritiene necessario rivedere il contenuto dell'articolo, ad esempio prevedendo che le singole banche possano applicare trattamenti ancora più favorevoli ai consumatori.
Per quanto riguarda gli aspetti di copertura degli oneri finanziari determinati dal provvedimento, si chiede se sia effettivamente opportuno intervenire esclusivamente attraverso riduzioni della spesa, dal momento che il fabbisogno pubblico risulta in calo rispetto all'anno scorso ed i saldi della finanza pubblica mostrano un andamento più positivo di quanto previsto nella recente Relazione unificata sull'economia e la finanza pubblica. In tale contesto considera indispensabile che il Ministro dell'economia e delle finanze intervenga al più presto dinnanzi alle Commissioni riunite per chiarire in dettaglio la situazione dei conti pubblici, ritenendo in ogni caso inaccettabili le misure di dequalificazione della spesa ampiamente utilizzate dal decreto legge, nonché alcuni definanziamenti disinvoltamente decisi dal Governo, quali, ed esempio, la diminuzione degli stanziamenti per il finanziamento della quota dell'8 per mille destinata in favore dello Stato.

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Giancarlo GIORGETTI, presidente, ricorda che sono ancora iscritti a parlare numerosi deputati, pertanto, in considerazione dell'imminente seduta della Commissione Bilancio sospende la seduta delle Commissioni riunite fino alle 13.30.

La seduta, sospesa alle 11.25 è ripresa alle 13.30.

Lorenzo RIA (PD), richiamando le considerazioni svolte dai colleghi già intervenuti nel dibattito sui contenuti del decreto-legge, sottolinea come, sul piano politico, nonostante il titolo enfatico e d'effetto, il provvedimento non riesca ad affrontare il punto fondamentale della crisi economica in atto ed i problemi delle famiglie italiane.
Appare infatti evidente come il decreto-legge sia teso a fornire risposte immediate ai temi posti al centro della campagna elettorale del centro-destra, ed è pertanto opportuno che la valutazione si sposti dal piano tecnico a quello puramente politico. In tale prospettiva, di sapore ancora eminentemente elettoralistica, l'opposizione parlamentare non intende venir meno alle proprie responsabilità rispetto ai prossimi cinque anni, che saranno cruciali per il Paese, sottolineando come il decreto-legge, insieme ai provvedimenti che sono stati annunciati dal Governo, abbia più che altro un effetto placebo, senza rimuovere gli effetti della crisi sul potere di acquisto delle famiglie e senza riuscire a promuovere le esigenze delle imprese e dell'intero tessuto socio-economico dell'Italia, né a sostenere i giovani. Segnala pertanto l'esigenza di attendere la manovra di finanza pubblica che il Ministro dell'economia ha preannunciato entro il prossimo mese per conoscere il reale terreno di confronto e per fare chiarezza sulla politica economica dell'Esecutivo.
Su un piano più specifico, osserva come le modalità di copertura degli oneri recati dal decreto-legge colpiscano il Mezzogiorno e la politica industriale del Paese, oltre ad interrompere significativi progetti avviati dal precedente Governo nel campo della politica degli affitti, della politica sociale o della tutela dell'ambiente.
Ritiene particolarmente grave coprire spese di natura corrente con interventi una tantum, con sicuri effetti di dequalificazione della spesa pubblica, sottolineando come tale aspetto costituisca il principale elemento di ambiguità e di grave contraddizione della maggioranza di Governo, che intende soddisfare nell'immediato le proprie promesse elettoralistiche di carattere microsettoriale, eludendo invece i più importanti impegni di complessivo risanamento del Paese.

Francesco BOCCIA (PD) ritiene sostanzialmente offensivo il titolo del provvedimento, che tende a mascherare un provvedimento che in realtà si occupa sostanzialmente di finanza locale come un intervento legislativo che incida sulla complessiva politica economica del Paese. In questo contesto ritiene che misure efficaci per rilanciare il sistema produttivo e rafforzare il potere di acquisto dei lavoratori sia quello di incrementare i salari, anche attraverso una riduzione del prelievo fiscale su di essi.
Più in generale, ritiene fondamentale ricostruire una corretta correlazione tra fonti di entrata e centri di spesa, evidenziando come interventi che non si ispirino a tale principio si limiteranno a soddisfare le esigenze di singoli gruppi di interesse o settori dell'elettorato, introducendo elementi di confusione nei conti pubblici.
Passando nel dettaglio alle misure concernenti l'eliminazione dell'ICI sulle case di prima abitazione, sottolinea come in tutti i Paesi il patrimonio costituisca uno dei tre capisaldi sui quali si articola l'imposizione fiscale: occorre pertanto chiarire che l'eliminazione del prelievo sulla prima casa non può intendersi come totale esenzione tributaria del patrimonio nel suo complesso. Occorre inoltre definire le prospettive future del tributo, relativamente agli immobili ancora assoggettati ad esso: in tale prospettiva bisogna avere il coraggio di incrementare il livello di autonomia degli enti locali, anche consentendo loro di incrementare le aliquote su alcune tipologie di immobili, quali, ad esempio, i locali commerciali egli impianti produttivi. Ritiene

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infatti indispensabile garantire un adeguato livello di autonomia finanziaria per gli enti locali, evitando di vanificare quattordici anni di interventi legislativi che hanno consentito ai comuni di incrementare il loro livello di autonomia fino a circa il 60 per cento. Lamenta, invece, come il decreto-legge operi in direzione del tutto contraria, tornando a far dipendere le autonomie locali da trasferimenti statali.
In riferimento all'articolo 2, relativo alla detassazione degli straordinari, ritiene la misura del tutto sbagliata dal punto di vista degli effetti economici, in quanto la previsione di un livello massimo di reddito di 30 mila euro finisce per circoscrivere l'ambito di applicazione della misura solo ad alcuni settori dell'industria manifatturiera molto limitati, in particolare con riferimento al personale bassamente qualificato: pertanto la norma risulterà del tutto inefficiente ed inutile rispetto agli obiettivi di incentivazione della produttività che il Governo si propone.
Per quanto riguarda quindi agli aspetti relativi alle coperture degli oneri finanziari recati dal provvedimento, condividere le considerazioni critiche già espresse nel corso del dibattito, stigmatizzando in particolare la norma che elimina la possibilità, per l'INAIL, di operare investimenti nel settore immobiliare, rilevando come, sulla scorta di tale possibilità, introdotta per la prima volta dal precedente Governo Berlusconi, molti enti abbiano programmato i propri investimenti in questo settore. Preannuncia pertanto la presentazione di taluni emendamenti in materia, al fine di correggere anche tale aspetto del provvedimento, auspicando che si possa intavolare un confronto costruttivo al riguardo tra maggioranza e opposizione.

Roberto OCCHIUTO (UdC) osserva in primo luogo come il provvedimento in esame, sebbene finalizzato a salvaguardare il potere d'acquisto in generale, non tuteli certamente il potere di acquisto delle famiglie. Per realizzare questo secondo obiettivo sarebbe stato necessario un provvedimento che contenesse disposizioni specifiche, quali il quoziente familiare, e che prendesse in considerazione esigenze di particolare rilievo come i costi per l'acquisto dei libri. Si sarebbe dovuto altresì tener conto della necessità di misure ispirate al principio di progressività, in modo da concentrare gli aiuti sulle famiglie che percepiscono redditi più bassi, preannunciando che il proprio gruppo presenterà alcuni emendamenti in tal senso.
Rileva quindi come il provvedimento, pur contenendo interventi degni di attenzione, sembri essere stato adottato per tener fede a promesse elettorali, mentre le misure da esso recate avrebbero richiesto un maggiore approfondimento. Sottolinea in particolare il fatto che viene cancellata un'imposta di stampo federalista come l'ICI; inoltre, come è emerso dalle audizioni, risulta carente l'importo destinato a rimborsare ai comuni il minor gettito, sono incerti i tempi in cui i rimborsi saranno effettuati e il meccanismo adottato per ripartire il rimborso tra i singoli comuni penalizza gli enti più virtuosi e avvantaggia quelli che hanno alzato le aliquote per far fronte a maggiori spese. Per quanto riguarda la misura relativa alla detassazione degli straordinari, ritiene che fin da subito debba essere estesa ad alcune categorie del pubblico impiego, in particolare alle forze dell'ordine. Reputa che le disposizioni sulla rinegoziazione dei mutui rappresentino un intervento estemporaneo, inidoneo a salvaguardare il potere d'acquisto rispetto all'incremento del costo del denaro. Si prevede infatti l'estensione della durata del mutuo, con ulteriori vantaggi per le banche. L'intervento rischia altresì di ostacolare ulteriormente la concorrenza nel settore. Ribadisce le forti perplessità espresse da molti colleghi in merito alle coperture finanziarie adottate, ritenendo che non si debba agire in un'ottica di difesa degli interessi di una parte del paese rispetto ad altre.
Osserva peraltro che, se si vuole costruire un federalismo fiscale sostenibile, occorre ampliare la capacità fiscale in particolare delle regioni che si trovano in ritardo di sviluppo e, da questo punto di vista, la consistenza della dotazione infrastrutturale

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rappresenta un elemento essenziale. Per questo ritiene che, al di la della provenienza geografica dei singoli parlamentari, la scelta di ridurre i finanziamenti per le infrastrutture, in particolare per le regioni Calabria e Sicilia, risulti assolutamente discutibile e auspica che il Governo possa individuare soluzioni alternative.

Alessandro PAGANO (PdL) esprime la propria condivisione in merito ad un provvedimento, con cui si dà realizzazione ad impegni importanti assunti dall'attuale maggioranza. Ritiene che le critiche in merito ai profili di copertura finanziaria non siano condivisibili, in quanto il Governo si è già impegnato a recuperare 500 milioni di euro in un provvedimento che sarà adottato nei prossimi giorni e recupererà le restanti risorse nell'ambito della manovra di finanza pubblica. Ritiene piuttosto che occorra evidenziare le difficoltà che potranno essere provocate dalle misure di recente adottate in merito alla limitazione delle possibilità di usufruire del credito d'imposta per nuovi investimenti nelle aree svantaggiate. Si tratta di difficoltà che colpiscono pesantemente sia le imprese sia i professionisti incaricati di tenere la contabilità. Sottolinea che il plafond di 64 milioni di euro stabilito per il 2008 risulta del tutto insufficiente. Osserva altresì che l'intervento sui crediti d'imposta penalizza in particolare le regioni meridionali, mentre non vengono limitate altre agevolazioni di cui sono destinatarie le regioni settentrionali. Auspica infine che le Commissioni che esamineranno il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 97 intendano ascoltare il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti, sull'esempio delle Commissioni bilancio e finanze che hanno ascoltato sul decreto-legge in esame tutti i soggetti interessati.

Amedeo CICCANTI (UdC), nel richiamare la relazione del deputato Ravetto, si domanda quale sia il federalismo fiscale che il Governo intenda realizzare. Ritiene che, secondo quanto impone la Costituzione, non si possa fare riferimento soltanto alla capacità fiscale, ma anche ad esigenze perequative. Venendo ai temi specifici del provvedimento, osserva innanzitutto che il titolo del decreto-legge è assolutamente fuorviante: si tratta di un titolo di propaganda più che di sostanza. Evidenzia che il problema della casa riguarda in Italia oltre 4 milioni di famiglie che non ricevono alcun beneficio dal provvedimento in esame. In generale osserva che il Governo non dovrebbe preoccuparsi di specifiche categorie sociali, ma degli interessi di tutto il paese. In quest'ottica avrebbe dovuto essere riconosciuta la priorità sociale di un intervento a favore delle famiglie che vivono in affitto. A tal fine si sarebbe potuto prevedere una tassazione ad aliquota fissa dei redditi da affitto, come ha richiamato nel suo intervento il collega Tabacci; si sarebbe dovuto altresì introdurre una detrazione completa degli affitti per chi non ha una prima casa. Una simile misura sarebbe richiesta innanzitutto da considerazioni di equità, dal momento che con il decreto-legge in esame si esclude dalla tassazione la prima casa a vantaggio dei proprietari. Al contrario con il provvedimento in esame si elimina la possibilità per i comuni di deliberare un'aliquota ICI ridotta per le unità immobiliari locate a soggetti che le utilizzino come abitazione principale. Sulla materia sarebbero stati assai più appropriati altri tipi di intervento, come l'esenzione dall'ICI riservata a chi ha contratto un mutuo per costruire o acquistare la prima casa. Dal punto di vista del sistema tributario in generale e della realizzazione del federalismo fiscale, sarebbe inoltre stato più opportuno, piuttosto che prevedere l'esenzione dall'ICI, prospettare una detrazione a valere sull'imposta dei redditi per il medesimo importo. Per quanto concerne la detassazione degli straordinari, rileva che si tratta di un intervento limitato ad alcune categorie di lavoratori dipendenti. È escluso tutto il pubblico impiego; in particolare sono escluse le forze dell'ordine e le forze di polizia che, con un decreto-legge adottato contestualmente, sono impiegate per risolvere l'emergenza

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rifiuti in Campania, senza adeguata copertura finanziaria. Più in generale l'intervento recato dal decreto-legge si traduce in una penalizzazione nei confronti dei lavoratori a tempo parziale e in un ostacolo alle assunzioni dei giovani. Ritiene altresì che misure analoghe avrebbero dovuto essere adottate ricorrendo alla contrattazione collettiva di secondo livello. Al contrario la strada scelta dal Governo aggira completamente la negoziazione tra datori di lavoro e sindacati per intervenire direttamente sul trattamento dei singoli lavoratori. Rileva infine che la detassazione degli straordinari non è utile a superare il deficit di competitività che affligge l'economia italiana. Occorre infatti incidere sui fattori che determinano il livello di produttività, non sull'estensione dell'orario di lavoro, che in Italia è già più ampia rispetto a quasi tutti gli altri partner europei. Per tutte le ragioni indicate, ritiene che l'impostazione dell'intervento sugli straordinari sia del tutto errata. Per quanto riguarda la rinegoziazione dei mutui osserva innanzitutto che si tratta di un'operazione di cartello e che gli oneri della rinegoziazione ricadranno a carico dei clienti. Esprime infine forti perplessità circa le coperture finanziarie. Osserva tuttavia che il Governo ha reso noto che le scelte adottate saranno riviste e attende quindi di verificare quali saranno le modifiche introdotte. Rileva peraltro in generale che l'esenzione dall'ICI della prima casa va a beneficio, nella massima misura, delle regioni centro-settentrionali, mentre determina vantaggi quasi insignificanti per le regioni meridionali, a causa dei divari nel livello delle rendite catastali. Ritiene che si dovrebbe tener conto di tale elemento quando si individuano le coperture finanziarie. Auspica poi che siano riviste le scelte operate su alcune spese particolarmente meritevoli, come il fondo per gli interventi contro la violenza sulle donne e il finanziamento del Telefono Azzurro. In conclusione reputa che ben altri avrebbero dovuto essere gli interventi da adottare nella situazione attuale. In particolare bisognerebbe restituire l'extragettito derivante dalle accise per effetto dell'aumento del prezzo del petrolio con detrazioni sulle spese relative a beni di prima necessità, come quelli alimentari, e con la sterilizzazione fiscale dei costi dell'energia elettrica. In una prospettiva più ampia ritiene che debba essere adottato un serio programma di liberalizzazione che, sotto il profilo politico, dovrebbe rappresentare la sfida principale per un partito che si presenta come partito liberale di massa. Rivendica per il proprio gruppo una funzione di stimolo su questo profilo, nella convinzione che una politica economica e finanziaria adeguata alle esigenze del paese debba porre al centro gli interessi dei cittadini consumatori e contribuenti.

Ivano STRIZZOLO (PD) rileva come il provvedimento reagisca in modo evidente ad un clima di attesa, presente nella società italiana e consolidatosi nel corso della campagna elettorale. Nel sottolineare che sarebbe stata quanto mai opportuna la partecipazione del Ministro dell'economia e delle finanze ai lavori delle Commissioni, al fine di portare chiarezza sullo stato dei conti pubblici, sottolinea come il decreto-legge vada in una direzione opposta rispetto all'obiettivo di promuovere la concorrenza e la liberalizzazione nei diversi settori, sbandierato nel corso della campagna elettorale.
In particolare, per quanto riguarda la questione della rinegoziazione dei mutui sulla prima casa, sottolinea come il provvedimento si limiti a prospettare come migliore opzione possibile per le famiglie la mera estensione della durata del mutuo, come peraltro la stessa Autorità garante per la concorrenza e per il mercato ha messo in rilievo.
Osserva inoltre come le norme contenute all'articolo 1 contraddicano gli obiettivi del federalismo fiscale e, per quanto concerne gli aspetti di copertura, mettano in discussione i principi dell'autonomia e della responsabilità degli enti locali, portando disordine nella situazione finanziaria dei comuni, come opportunamente osservato dal deputato Boccia. Richiamando le considerazioni relative all'interruzione del processo virtuoso che ha invertito il

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rapporto tra trasferimenti dello Stato ed entrate proprie dei comuni, sottolinea che le misure contenute nel decreto-legge penalizzeranno i comuni più virtuosi.
Nel prevedere che il decreto-legge andrà incontro ad inevitabili modifiche apportate dallo stesso Governo, sottolinea come le norme per l'incremento della produttività del lavoro non sostengano importanti settori, quali l'occupazione femminile o il pubblico impiego. Al riguardo, osserva che occorrerà avviare un processo di concertazione tra le parti per scongiurare le conseguenze più negative a danno dei disoccupati e delle fasce sociali più deboli.
Segnala quindi, quali ulteriori aspetti di criticità, i tagli in materia di trasporto pubblico locale, i tagli agli interventi per il trasferimento dei trasporti dalle strade al mare, l'ammodernamento della rete idrica, la deforestazione, come pure i tagli al fondo di solidarietà per l'acquisto della prima casa nonché al fondo contro la violenza nei confronti delle donne. Rileva altresì che il decreto legge non prevede norme a favore dei locatari e, in generale, non persegue obiettivi di equità sociale né tiene conto delle diverse tipologie abitative.
Nel preannunciare proposte emendative volte a incidere sul tema della portabilità dei mutui, auspica che il Governo voglia riconsiderare alcuni aspetti critici del decreto-legge, anche al fine di scongiurare futuri interventi correttivi e di conservare un rapporto collaborativo tra maggioranza e opposizione.

Sergio Antonio D'ANTONI (PD) ritiene che il Governo avrebbe potuto più opportunamente conservare il titolo del decreto-legge in esame per futuri provvedimenti che davvero riguarderanno la salvaguardia del potere di acquisto delle famiglie, sottolineando come il decreto-legge sposti risorse a favore delle zone del Paese e dei ceti più forti, i quali non contribuiranno a far crescere la domanda e quindi ad avviare un processo di crescita del Paese e come tale impostazione, che va ad acuire il divario, già di per sé crescente, tra Nord e Sud, rappresenti una questione politica di rilievo centrale.
Passando agli interventi relativi alla detassazione degli straordinari e al cosiddetto salario di produttività, evidenzia come si tratti di obiettivi su cui il dibattito nel Paese è vivo, sui quali è dovere della politica intervenire con chiarezza di obiettivi e con il pieno coinvolgimento delle parti sociali. Considera invece incomprensibile la linea adottata dal Governo, che dichiara di puntare al rilancio della produttività, escludendo, senza ragioni fondate, intere categorie di lavoratori, con conseguenze prevedibili sul versate della giustizia sociale. In definitiva, giudica che si tratti di un intervento di stampo populistico, volto a conquistare un facile consenso, come accade ogni volta che si prospetta la riduzione di imposte, tanto che i costituenti saggiamente hanno escluso il referendum abrogativo sulle leggi tributarie.
Ritiene altresì incomprensibile il fatto che il decreto-legge sia finanziato in massima parte con la riduzione di stanziamenti per opere da realizzare in Sicilia e Calabria; tali interventi, infatti, provocheranno ritardi nella realizzazione di opere essenziali per lo sviluppo dell'intero Paese, per le quali le procedure erano già state avviate: si tratta dunque di un errore clamoroso dell'esecutivo, per correggere il quale non saranno sufficienti i preannunciati ordini del giorno.
Preannuncia infine emendamenti di carattere costruttivo, volti a porre rimedio alle questioni più serie emerse nel corso del dibattito.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, con riferimento alle considerazioni del deputato D'Antoni in merito alla non sottoponibilità a referendum delle leggi tributarie, rileva come in altri ordinamenti, quali la Svizzera, tale possibilità sia invece ammessa, e come recentemente una proposta di abolizione di un tributo sia stata respinta dagli elettori svizzeri.

Franco CECCUZZI (PD), dopo aver illustrato nel dettaglio i dati riportati dal

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Bollettino delle entrate tributarie e da un documento prodotto dal Ministero dell'economia, contesta le considerazioni formulate dal deputato Leo, rilevando come tali dati attestino che le entrate in oggetto non hanno carattere strutturale, bensì meramente congiunturale.
Evidenzia quindi come, al fine di finanziare le misure recate dal provvedimento in esame, il Governo abbia inteso fare ricorso a riduzioni di spesa in conto capitale, operando una scelta improvvida e dannosa.
Lamenta inoltre la mancata applicazione delle previsioni di cui all'articolo 1, comma 4, della legge finanziaria per il 2008, che avrebbero introdotto nel complessivo sistema elementi di maggiore equità.
Fa notare che, in ogni caso, quando si interviene sulla fiscalità relativa agli immobili, bisognerebbe maggiormente valorizzare l'anagrafe tributaria, soprattutto attraverso una efficace revisione della disciplina degli estimi catastali.
Si sofferma quindi diffusamente sulle problematiche relative all'articolo 3 del decreto-legge, relativo alla rinegoziazione dei mutui per la prima casa. Fa notare che le previsioni contenute nel suddetto articolo risultano insufficienti e richiedono opportune modifiche per evitare che l'obiettivo di alleviare a breve termine l'onere economico a carico del mutuatario sia conseguito pagando un prezzo elevatissimo per effetto dell'estensione della durata del mutuo. Ravvisa pertanto l'opportunità di integrare l'articolo 3 con specifiche disposizioni volte a recepire le raccomandazioni dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato in tema di costi aggiuntivi e di tutela della concorrenza, a completare la disciplina delle detraibilità, a rimuovere gli ostacoli che si frappongono al sistema della «portabilità».
Preannuncia la presentazione di emendamenti migliorativi dell'articolo 3, con l'auspicio che il Governo intenda valutare con spirito di apertura tali proposte emendative.

Gabriele TOCCAFONDI (PdL) in relazione all'articolo 1 del provvedimento, che concerne l'esenzione dall'ICI della prima casa, esprime rilievi critici in ordine al contenuto di taluni articoli di giornale che fomentano un ingiustificato allarme nei confronti della predetta misura, in relazione alla quale si paventa il rischio di una presunta riduzione delle risorse degli enti locali destinate allo svolgimento delle funzioni di carattere sociale. Sostiene che, al contrario, sussiste un ampio consenso su tale misura, che non inciderà sulle risorse locali destinate al sociale.
Esprime quindi talune perplessità sul documento recentemente presentato dall'ANCI in relazione alla quantificazione del minor gettito, facendo notare che la valutazione al riguardo si basa su modalità di computo stabilite in conformità alle previsioni della legge finanziaria per il 2008.
Avanza quindi la richiesta di chiarimenti in ordine al comma 4 dell'articolo 3, relativo alla tempistica del rimborso ai comuni, ritenendo non congruo al riguardo il termine di 60 giorni contemplato dalla norma. Esprime altresì rilievi critici in ordine alla discrezionalità riservata ai comuni nella definizione degli elementi qualificatori della nozione di abitazione principale a cui si applica la disciplina di esenzione dell'ICI.

Lino DUILIO (PD) sottolinea innanzitutto i positivi risultati raggiunti dal Governo precedente nel quadro della difficile situazione economica e sociale del Paese, che trovano del resto riscontro nelle stesse linee di azione dell'attuale Esecutivo, il quale beneficia della riduzione del deficit, del netto miglioramento dei conti pubblici e della conseguente chiusura della procedura di infrazione a livello comunitario, e pertanto si appresta ad adottare provvedimenti che si riconnettono direttamente al programma del precedente Esecutivo per consolidare tali risultati.
In tale contesto evidenzia tuttavia come il reddito disponibile delle famiglie, in particolare di quelle a reddito fisso, abbia continuato ad erodersi, a causa di un

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andamento inflazionistico strisciante, che negli ultimi tempi ha cominciato ad assumere una consistenza significativa, in particolare per alcune tipologie di consumi.
Questa condizione di impoverimento delle famiglie viene richiamata dalla stessa relatrice per la Commissione Bilancio, la quale ha fatto riferimento - tra l'altro - all'aumento della pressione fiscale verificatosi nel corso del 2007, richiamando a tale proposito il contenuto Relazione unificata sull'economia e la finanza pubblica, che indica come l'incremento della pressione fiscale sia dovuta all'aumento delle entrate derivanti dalla lotta all'elusione ed all'evasione fiscale.
Con peculiare riferimento all'impoverimento delle famiglie, in particolare dei ceti medio-bassi, ricorda che l'articolo 1, comma 4, della legge finanziaria per il 2008, preveda la riduzione del prelievo fiscale per i lavoratori dipendenti a valere sull'incremento delle diverse entrate tributarie accertato nel 2008.
In tale ambito ritiene opportuno che il Ministro dell'Economia intervenga in Parlamento per chiarire la situazione dei conti ed indicare le intenzioni del Governo, assumendosi la responsabilità di confermare o negare l'esistenza del cosiddetto extragettito ed indicare se l'Esecutivo intenda o meno dare attuazione alla predetta previsone della legge finanziaria.
A fronte di tale complessa problematica il decreto-legge in esame realizza solo alcune misure parziali, di fatto connesse a promesse elettorali, che sono peraltro coperte con modalità discutibili, sia sul piano della dequalificazione della spesa, sia sotto il profilo delle conseguenze socialmente ed economicamente inique. A tale proposito richiama talune riduzioni di importanti stanziamenti relativi alla viabilità secondaria in Sicilia e Calabria, al trasporto pubblico locale, alla sicurezza nel trasporto ferroviario, alla rete idrica nazionale, alla realizzazione di importanti interventi di politica sociale ed alla ricostituzione del Fondo per la quota dell'8 per mille destinato allo Stato.
Per quanto attiene, più specificamente, all'abolizione totale dell'ICI sulla prima casa disposta dall'articolo 1, rileva come essa si qualifichi come una decisione platealmente antifederalista che, oltre a contrastare con l'impostazione del precedente Governo, contraddice il pensiero dello stesso Ministro Tremonti, il quale ha da tempo teorizzato il trasferimento dell'imposizione dalle persone alle cose. Inoltre essa risulta regressiva, nel senso di penalizzare i comuni più virtuosi, oltre a ridurre le entrate, in una fase in cui sarebbe piuttosto opportuno operare una riduzione delle spese, e ad introdurre elementi di rigidità nella finanza derivata sostitutiva, in sostituzione di una imposta naturalmente dinamica.
Rileva altresì come la predetta eliminazione dell'ICI determini effetti di minor gettito più rilevanti di quanto indicato nel decreto-legge, ed appaia socialmente iniqua sul piano della redistribuzione, in quanto esclude da ogni beneficio circa 7 milioni di famiglie che vivono in affitto.
Sempre sul piano generale, ritiene necessario chiarire la previsione dell'articolo 5, comma 3, che pare introdurre la possibilità di rimodulare con decreto ministeriale, in modo permanente, l'ammontare di spese predeterminate per legge, operando in tal modo un trasferimento di potestà legislativa all'Esecutivo in una materia, quella di Bilancio, la cui competenza deve invece rimanere affidata al Parlamento. Ritiene pertanto che, in relazione a una simile previsione, si debba almeno prevedere che sugli schemi dei decreti di variazione le competenti Commissioni parlamentari esprimano il proprio parere, piuttosto che riceverli con una semplice comunicazione.
Passando a talune questioni specifiche, evidenzia la criticità delle misure recate dall'articolo 2, in materia di detassazione degli straordinari, rilevando come sarebbe stato preferibile concentrare gli interventi sulla retribuzione aggiuntiva collegata agli incrementi di produttività, sopratutto in una fase di rallentamento del ciclo economico, che prefigura un calo negli ordini ed una diminuzione dell'occupazione.
Nell'evidenziare come la norma, escludendo dalla sua applicazione i dipendenti

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pubblici, possa prestarsi a rilievi di costituzionalità, oltre ad avere effetti redistributivi regressivi, rileva come essa possa introdurre alcuni elementi di flessibilità negli orari e favorire un certo recupero di gettito, che devono comunque essere attentamente monitorati.
Con riferimento alle norme in materia di rinegoziazione dei mutui di cui all'articolo 3, esse, oltre ad apparire deboli, presentano vari aspetti discutibili, in quanto l'allungamento del periodo di ammortamento del mutuo potrebbe addirittura comportare vantaggi per le banche, che potrebbero essere indotte ad eludere la disciplina sulla portabilità dei mutui. Gli istituti bancari, inoltre, potrebbero essere portati a creare cartelli, determinando una riduzione del livello di competitività nel settore dei servizi bancari.
Ribadisce quindi come il provvedimento in esame non sia in grado di conseguire gli obiettivi dichiarati, limitandosi a realizzare alcune promesse assunte in campagna elettorale. Esso si presta inoltre a gravi critiche sotto il profilo delle coperture, che, oltre a risultare sottostimate, risultano inique, regressive, nonché fortemente penalizzanti per il Mezzogiorno e per numerose iniziative in materia di politiche sociali.

Simonetta RUBINATO (PD) rileva come le finalità prospettate dal provvedimento si traducano concretamente in quattro misure: l'esenzione ICI per la prima casa, la tassazione agevolata per gli straordinari, la rinegoziazione mutui per la prima casa e la riconfigurazione del prestito concesso ad Alitalia, indicata sotto la pomposa dicitura «sviluppo dei servizi di trasporto aereo», evidenziando come, al di là dell'impostazione propagandistica dell'intervento legislativo, occorra valutare gli effetti concreti del decreto, con i quali il Paese e i cittadini dovranno purtroppo fare i conti.
Per quanto riguarda l'abolizione dell'ICI recata dall'articolo 1, considera paradossale che un Esecutivo il quale ha promesso di affrontare il nodo del federalismo fiscale inauguri la sua azione con l'abolizione totale, sia pure solo sulla prima casa, di un'imposta che costituisce l'unica vero tributo locale oggi esistente, sostituendola con ulteriore intervento di finanza derivata, così alimentando l'inefficienza di un sistema fiscale in cui all'accentramento del prelievo si accompagna il decentramento della decisione sulla spesa. Tale abolizione, che peraltro fa seguito ad altre parziali misure in questo ambito adottate dal precedente Governo in favore dei proprietari di case non di lusso, va infatti nella direzione contraria ai principî basilari del federalismo, rendendo meno virtuosi sul piano finanziario i comuni, avvantaggiando soprattutto i contribuenti più ricchi e costituendo un ulteriore freno alla modernizzazione del Paese.
Si tratta dunque, come ha affermato il professor Gilberto Muraro, di «una rincorsa al peggio (promessa da Berlusconi nel 2006, forte riduzione da parte del Governo Prodi e ora abolizione totale) da ricordare a lungo come esempio di cattiva manovra tributaria e come vittoria dell'apparenza sulla sostanza».
In tale contesto ritiene che l'aspetto più mortificante di tale vicenda sia il risvolto psicologico, sopratutto l'inganno nei confronti dei cittadini italiani, in particolare quelli appartenenti ai ceti medio-bassi, i quali si rallegrano per gli illusori vantaggi che credono di poter ottenere dall'abolizione di tale imposta. Sottolinea infatti come la riduzione del gettito, rimborsata ai comuni con trasferimenti dal centro, potrà essere compensata con un maggiore carico fiscale sui redditi e sulle attività produttive, colpendo i consumi e creando maggiori distorsioni nell'economia, ovvero aumentando il debito pubblico, e comunque violando i principi di responsabilità ed efficienza che sono alla base del federalismo.
Ritiene quindi che i cittadini si accorgeranno presto del fatto che tali misure avvantaggeranno i proprietari di case più ricchi a danno del sistema di welfare locale che, nella difficile congiuntura economica attuale, sostiene sul territorio pensionati, disabili, famiglie.
Per quanto riguarda le norme in materia di tassazione agevolata degli straordinari

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di cui all'articolo 2, evidenzia come esse costituiscano misure sostanzialmente illusoria, rispetto al fine dichiarato di incentivare la produttività e di dare potere d'acquisto alle famiglie più deboli, in quanto svantaggiano i lavoratori più deboli, che fanno comunque meno straordinari ed avranno più difficoltà a trovare un lavoro. Ritiene invece che, qualora si intenda rendere più competitivo il Paese intervenendo sul costo del lavoro, si debba intervenire con modalità diverse e più efficaci, ad esempio abbassando le tasse sul lavoro, come si è cominciato a fare con il precedente Governo.
In merito alla disposizione sulla rinegoziazione dei mutui per la prima casa di cui all'articolo 3, anch'essa appare inefficace per venire incontro ai bisogni delle famiglie più deboli, considerato, tra l'altro, che essa sarà efficace solo dal 1o gennaio 2009, a testimonianza che l'urgenza per il Governo era di rispondere piuttosto alle richieste delle banche.
Ritiene infatti che gli istituti di credito non opereranno nessuno sconto, ma semplicemente consentiranno ai mutuatari di rinviare il pagamento di una parte degli interessi, lucrando ulteriori interessi sulle rate dilazionate.
La misura limiterà inoltre la concorrenza tra le banche ed allungherà nel tempo l'indebitamento delle famiglie, senza dare a queste ultime alcun immediato sollievo, considerato anche il fatto che il decreto - legge azzera il fondo di solidarietà previsto dalla legge finanziaria per il 2008 per i mutui sulla prima casa, che costituiva invece uno strumento utile per alleviare la situazione di difficoltà di molte famiglie, sospendendo per un periodo sino a 18 mesi il pagamento delle rate del mutuo, senza oneri a loro carico, dando ad esse anche maggiore forza per rinegoziare davvero le condizioni del prestito.
Con riferimento all'articolo 4 rileva come il Governo, dopo aver fatto svanire la soluzione Air France, sottragga risorse ai contribuenti e alle imprese per ricapitalizzare la fallimentare gestione di Alitalia, in nome di un non meglio identificato neoliberismo di stampo berlusconiano, rilevando a tale riguardo come, per far fronte a tale intervento, si riducano rispettivamente di 205 e 85 milioni di euro il Fondo per la competitività e lo sviluppo e il Fondo per la finanza di impresa, finalizzati alla crescita del tessuto produttivo nazionale ed al sostegno della competitività nazionale e internazionale delle imprese.
Sottolinea quindi come il Governo, con il provvedimento in esame, inauguri il passaggio dalla finanza creativa alla finanza dell'illusione e dell'inganno, prospettando al Paese ed ai cittadini un amaro risveglio dopo la cosiddetta «luna di miele».

Il Sottosegretario Luigi CASERO rileva preliminarmente, in ordine alle contestazioni avanzate da più parti ed in particolare dal deputato Tabacci, sul carattere propagandistico del provvedimento, in quanto mera traduzione in legge di promesse elettorali, che il Governo rivendica con orgoglio il rispetto degli impegni assunti in campagna elettorale come caratteristica fondamentale della propria azione, anche alla luce dell'evoluzione del quadro politico.
Con riferimento in particolare all'abolizione dell'ICI sulla prima casa, contesta l'atteggiamento di quanti esprimono ora critiche a tale misura dopo che i propri partiti l'hanno inserita nei rispettivi programmi elettorali. In risposta alle considerazioni del deputato Boccia, osserva che, se il provvedimento non esaurisce il problema del miglioramento del potere di acquisto delle famiglie, sicuramente costituisce il primo passo in tale direzione. Dichiara quindi di non comprendere quanto affermato dal deputato Tabacci sul fatto che l'esenzione dell'ICI potrebbe di fatto bloccare il processo avviato di riforma del catasto, evidenziando come permanga comunque l'interesse generale, e dei comuni in particolare, a migliorare l'efficacia del catasto, rimediando alle anomalie e distorsioni oggi esistenti.

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Fa inoltre presente che la esenzione ICI non si pone in contrasto con gli impegni assunti in ordine alla rapida attuazione del federalismo fiscale.
Nel ricordare che il Governo è al lavoro per adempiere quanto prima anche a tale impegno elettorale, rileva come la tassazione sui patrimoni immobiliari costituisca solo uno degli strumenti per individuare nuove forme di tributi propri per gli enti territoriali, nel quadro di una maggiore chiarezza del sistema complessivo, volta a consentire al cittadino di individuare immediatamente quale sia l'ente impositore. Un ulteriore elemento che dovrà caratterizzare il federalismo fiscale sarà indubbiamente quello del superamento del meccanismo della «spesa storica», che invece alcuni intervenuti hanno impropriamente accusato il Governo di difendere con riferimento al meccanismo di rimborso ai comuni del minor gettito ICI. In risposta ad un'altra osservazione da più parti avanzata in ordine all'articolo 1, rileva che il Governo sta anche valutando la possibilità di introdurre una cedolare secca sugli affitti.
Con riferimento all'articolo 2, ricorda che si tratta di una misura di carattere sperimentale, la quale a suo giudizio non si pone in contrasto, ma anzi dovrebbe agevolare lo sviluppo di un sistema di contrattazione di secondo livello, volta, da un lato, a premiare la produttività del lavoro e, dall'altro, a tener conto delle diversità territoriali che l'Italia presenta.
In ordine all'articolo 3, rileva che è effettivamente opportuno approfondire il tema della portabilità dei mutui, anche per quel che concerne, come rilevato dal relatore per la V Commissione, il problema dei costi notarili.
Con riferimento poi alle problematica di carattere generale sullo stato dei conti pubblici sollevata da più interventi ed in particolare sull'esistenza o meno dell'extragettitto, rileva che, come già osservato dal deputato Leo, pur non potendosi che valutare positivamente l'emersione di un gettito fiscale superiore alle attese, lo stesso non ha tuttavia carattere strutturale, in quanto deriva, come dimostrano i dati dei modelli F24, da accertamenti con adesione. Pertanto non è prudente utilizzarlo a copertura di misure permanenti come quelle previste dal decreto. Se venisse attribuito carattere strutturale all'extragettito, analogo giudizio dovrebbe essere espresso per misure, pure assai diverse, come i condoni fiscali.
In risposta alle specifiche richieste di chiarimento avanzate, rileva come per la definizione di unità immobiliare adibita ad abitazione principale, che risulta oggetto di esenzione dell'ICI, sia necessario fare riferimento all'articolo 8, comma 2, del decreto legislativo n. 504 del 1992 che la definisce come luogo di dimora abituale. Rispetto a tale definizione la legge finanziaria per il 2007 ha precisato che come luogo di dimora abituale si individua, con valore di presunzione semplice, il luogo di residenza anagrafica. Inoltre in caso di più soggetti passivi, che hanno residenza nel medesimo immobile, l'esenzione spetta per tutti.
Si riserva quindi di effettuare approfondimenti in ordine alla quantificazione compiuta dell'onere derivante dall'esenzione ICI.

Bruno TABACCI (UdC) si chiede quale disciplina si applichi ai comuni che hanno proceduto all'esenzione dell'ICI prima che entrasse in vigore il decreto-legge in esame.

Il Sottosegretario Luigi CASERO rileva che in sede di Conferenza Stato-città e autonomie locali sono stabiliti i criteri e le modalità per l'erogazione del rimborso ai comuni in relazione all'esenzione ICI per la prima casa. Per quanto riguarda il blocco delle addizionali, sottolinea che tale misura non incide sui tributi tipici degli enti locali. Rileva poi che, nel quadro di una progressiva attuazione dei principi del federalismo fiscale, si renderà opportuno introdurre meccanismi di imposizione della spesa che tengano conto delle peculiarità dei diversi territori dello Stato. Fornisce quindi chiarimenti in merito ai quesiti posti sulla rinegoziazione dei mutui, con particolare riferimento alla definizione

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del tetto dei tassi di interesse. In relazione ai requisiti di costituzionalità del decreto-legge, osserva che la Commissione competente esprimerà apposito parere al riguardo.

Laura RAVETTO (PdL), relatore per la V Commissione ringrazia, in primo luogo, tutti i deputati intervenuti per l'ampio e interessante dibattito, rilevando come, sia nel corso del dibattito, sia durante le audizioni informali, siano emerse numerose questioni degne di attenzione.
In merito ai rilievi dei deputati di opposizione circa l'opportunità di alcune rettifiche, integrazioni o modifiche degli interventi prospettati dal provvedimento, ritiene si possa sostanzialmente affermare che non è stato espresso un giudizio negativo sugli obiettivi che il provvedimento in esame intende raggiungere. Tali obiettivi, infatti, rispondono ad esigenze reali ed importanti, quali la riduzione della pressione fiscale sulla prima casa e sul lavoro dipendente e l'attenuazione degli oneri a carico delle famiglie derivanti dall'aumento del costo del denaro, e, più in generale, l'incremento del reddito disponibile e del potere d'acquisto delle famiglie.
In merito agli interventi relativi agli ulteriori ambiti in cui è necessario intervenire, in modo da prevedere, ad esempio, agevolazioni a favore degli affittuari o incentivare la concorrenza nel settore creditizio, reputa che si tratta di questioni di grande rilevanza, che potranno essere affrontate in successivi provvedimenti.
Circa l'obiezione, mossa nei confronti dell'impostazione del provvedimento, secondo la quale sarebbe stato possibile finanziare le misure in esso contenute utilizzando l'extragettito, osserva, da un lato, l'opportunità di verificare l'esistenza di tale maggior gettito, in primo luogo proprio in sede di assestamento, nonché di accertare la natura degli incrementi di gettito finora registratisi, anche tenuto conto delle osservazioni appena fornite dal rappresentante del Governo, secondo cui il positivo andamento delle entrate non sarebbe probabilmente dovuto ad elementi di natura strutturale, ma ai versamenti mediante modello F24 riconducibili all'attività di accertamento con adesione svolta dall'amministrazione finanziaria. Sotto un altro profilo, evidenzia come le dimensioni del debito pubblico italiano, e l'obiettivo di raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2011, richiedano una politica finanziaria rigorosa, imponendo di finanziare i necessari ed auspicabili interventi di alleggerimento della pressione fiscale con riduzioni di spesa, in conformità all'impostazione del presente decreto.
Per quanto attiene ai rilievi dei deputati di opposizione circa l'utilizzo di risorse di conto capitale, precisa che già in passato, e da ultimo nella legge finanziaria per il 2008, nel fondo per gli interventi strutturali siano confluite risorse utilizzate successivamente a fini di copertura finanziaria, ricordando inoltre che si tratta, in ogni caso, di un fondo di parte corrente, per cui non si configura una violazione della normativa contabile.
Con riferimento alle questioni emerse nel corso delle audizioni, si sofferma sulle osservazioni dell'ANCI in merito alla stima della perdita di gettito a carico dei comuni che sarà determinata dall'esenzione dall'ICI della prima casa, evidenziando la rilevanza e delicatezza del punto, sul quale invita il Governo a svolgere tempestivamente tutti gli accertamenti necessari a dimostrare l'affidabilità della quantificazione delle minori entrate per i comuni, e rilevando come, ai fini della dotazione del fondo per il rimborso ai comuni, la relazione tecnica al provvedimento in esame determini l'importo del minor gettito sulla base dei medesimi elementi utilizzati nella legge finanziaria per il 2008.
Per quanto riguarda le disposizioni relative alla rinegoziazione dei mutui, segnala di nuovo l'opportunità di prendere in considerazione una disposizione che escluda o comunque riduca gli oneri notarili, anche in linea con il fatto che la norma prevede l'assenza di costi aggiuntivi per il cliente.
In ogni caso ritiene che le audizioni abbiano confermato come l'intervento recato dal decreto-legge si aggiunga agli altri

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strumenti già previsti per agevolare la rideterminazione delle condizioni del mutuo a favore del mutuatario, ribadendo a tale riguardo l'esigenza, anche a fronte delle osservazioni mosse dall'Autorità Garante della concorrenza e del mercato, che il Governo assicuri che nel testo della convenzione che sarà stipulata con l'ABI si preveda con chiarezza l'obbligo per le banche di comunicare ai clienti eventuali offerte di rinegoziazione alternative, eventualmente disponibili sul mercato.
Con riferimento al comma 3 dell'articolo 5, conferma l'impegno a individuare una soluzione che, pur mantenendo i margini di flessibilità di gestione che derivano dalle previsioni contenute in detto comma, garantisca un intervento del Parlamento in merito alla variazione delle dotazioni previste dalla legge di bilancio, osservando, peraltro, come la norma intenda integrare i meccanismi di flessibilità già previsti dalla legge di bilancio, per far fronte a interventi di correzione gestionale che potrebbero ritenersi necessari anche in relazione alle coperture finanziarie individuate, e come la stretta correlazione con le riduzioni di spesa motivi, tra l'altro, l'urgenza di inserire nel decreto-legge tale disposizione.
Evidenzia altresì come il margine di discrezionalità, per quanto riguarda la possibilità di modificare il quadro dei costi di struttura delle amministrazioni, resti sostanzialmente limitato, tenuto conto della bassa percentuale di risorse che può essere trasferita dalle spese per interventi a quelle di funzionamento (entro il limite massimo del 10 per cento delle risorse stanziate per le finalità previste dalla legge). In ogni caso, fermo restando tale principio, ritiene si possa valutare un miglioramento della norma, che tenga conto sia del processo di riordino della normativa concernente il bilancio dello Stato, sia dell'esigenza di chiarire la portata della norma circa la possibilità della stessa di autorizzare variazioni su spese disposte in via legislativa mediante un atto amministrativo che non costituirebbe oggetto di pronuncia parlamentare.
A tal riguardo, si riserva di proporre un emendamento che preveda una procedura parlamentare per l'esame degli schemi di variazione delle dotazioni dei programmi di spesa, mediante l'espressione del parere (auspicabilmente vincolante) da parte delle competenti Commissioni, nonché di valutare la possibilità di introdurre, nell'ambito di tale emendamento, alcune restrizioni e condizioni di trasparenza in merito alle variazioni che interessino stanziamenti per spese predeterminate per legge.
Per quanto riguarda quindi le riduzioni di autorizzazioni di spesa, pur ribadendo l'esigenza di condurre una politica di bilancio centrata sul contenimento della spesa, considera opportuno dedicare specifica attenzione ad alcune voci relative a interventi particolarmente significativi, che sono state annullate o drasticamente decurtate per individuare la copertura finanziaria del provvedimento.
In particolare, senza stravolgere l'impostazione del decreto-legge, segnala l'importanza di attuare interventi infrastrutturali nelle regioni meridionali, nelle quali la carenza di infrastrutture rappresenta uno degli elementi fondamentali che determinano il notevole divario di sviluppo ancora sussistente. Secondo quanto è stato indicato dal rappresentante del Governo, occorre tuttavia tener conto che i finanziamenti destinati a tali interventi devono essere strettamente correlati all'effettivo avvio delle procedure di realizzazione, per cui la riduzione di stanziamenti che non si riferiscono ad opere immediatamente cantierizzabili non pregiudicherebbe gli interventi di rafforzamento delle infrastrutture nel Mezzogiorno. Invita in ogni caso il Governo ad assicurare che tutte le opere pubbliche già programmate dispongano, nel momento in cui possono essere effettivamente avviate, dei necessari finanziamenti, dal momento che una politica di potenziamento delle infrastrutture del Paese è uno dei punti qualificanti sui quali gli elettori hanno premiato la maggioranza di Governo.
Ribadisce quindi l'importanza degli interventi finanziati a valere sul fondo per la violenza femminile, sottolineando come si

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tratta di un fondo che ha una finalità ben specifica, in quanto dovrà essere utilizzato per interventi volti ad arginare preoccupanti tendenze di diffusione di episodi di violenza nei confronti delle donne, ed invitando pertanto il Governo a considerare prioritario il mantenimento di detto fondo.

Maurizio FUGATTI (LNP), relatore per la VI Commissione, dopo avere ringraziato i deputati di maggioranza e di opposizione per le considerazioni svolte, rileva come le Commissioni riunite possano a questo punto concentrare il proprio lavoro sulle questioni emerse nel corso del dibattito e delle audizioni.
Per quanto concerne l'articolo 1 del decreto-legge, evidenzia come le Commissioni potranno fornire proprie indicazioni sui tempi e sulle modalità secondo le quali il Governo potrà erogare i rimborsi destinati ai comuni, ritenendo al riguardo che esse possano valutare l'ipotesi, prospettata dal rappresentante del Governo, di ricorrere ad un calcolo dei trasferimenti statali basato sui dati relativi al prelievo dell'ICI negli ultimi tre anni, al fine di limitare le sperequazioni tra comuni più o meno virtuosi. Occorre altresì valutare la questione relativa al trattamento dei comuni che hanno rispettato, a differenza di altri, il patto di stabilità, segnalando in generale l'opportunità che il calcolo dei trasferimenti statali premi il più possibile i comuni che hanno ottenuto maggiori risultati nella lotta contro l'evasione fiscale.
Sottolineando quindi la necessità di risolvere eventuali incertezze circa l'ambito di applicazione dell'esenzione agli immobili assimilati alla prima casa, prevedendo inoltre che eventuali errori, da parte dei contribuenti in buona fede, nel pagamento della prima rata ICI in scadenza il prossimo 16 giugno non comportano per i contribuenti l'applicazione di sanzioni ed interessi, consentendo loro di regolarizzare il pagamento nel termine previsto per il versamento della seconda rata.
Quanto alla proposta avanzata dal deputato Tabacci, relativa alla sostituzione dell'abolizione dell'ICI con la previsione della detraibilità di tale imposta dall'IRPEF, ritiene che si tratti di un'ipotesi interessante, i cui benefici non sarebbero tuttavia altrettanto immediati per i contribuenti.
Per ciò che attiene alle perplessità suscitate dall'esclusione del pubblico impiego dall'ambito di applicazione delle norme per la detassazione degli straordinari, ricorda che si tratta di una misura sperimentale, che pertanto può essere applicata al momento solo al settore privato.
Rileva quindi, con riferimento all'articolo 3, che le Commissioni non possano, almeno in questa fase, intervenire sui delicati e complessi temi connessi all'incremento della concorrenza nel settore bancario, evidenziando al contempo, per quanto concerne le misure di favore nei confronti delle famiglie italiane che vivono in immobili in locazione, l'esigenza di individuare adeguate risorse a tal fine.
Nel richiamare ancora le questioni sollevate da tutti i colleghi intervenuti, auspica quindi un'ampia condivisione sul merito complessivo del provvedimento in esame.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, dichiara concluso l'esame preliminare sul provvedimento, rinviando alla seduta di martedì il seguito dell'esame.

La seduta termina alle 17.40.