CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 4 giugno 2008
11.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari sociali (XII)
COMUNICATO
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UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

Mercoledì 4 giugno 2008.

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 14.30 alle 14.45.

SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 4 giugno 2008. - Presidenza del presidente Giuseppe PALUMBO.

La seduta comincia alle 14.45.

DL n. 90/2008: Misure straordinarie per l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania.
C. 1145 Governo.

(Parere alla VIII Commissione).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Lucio BARANI (PdL), relatore, ritiene doveroso premettere che la crisi dei rifiuti in Campania si è evoluta a partire dal 1994 con la dichiarazione dello stato d'emergenza e con la nomina del primo Commissario di Governo con poteri straordinari. Le cause di questa emergenza acuta e nello stesso tempo cronica sono complesse: vi è certamente una commistione di interessi politici, imprenditoriali e camorristici; sicuramente si sono rilevati errori tecnico-amministrativi con gravi ritardi nelle opere di pianificazione; inoltre, un apparato burocratico clientelare e uno scollamento - quando non aperta conflittualità - tra apparati e poteri dello Stato hanno posto gravi intralci all'urgenza di una soluzione del problema.
Il risultato oggi è la presenza in tutta la regione e soprattutto a Napoli e nel suo hinterland di cumuli disordinati e malsani di rifiuti che sono diventati un problema igienico-sanitario per la popolazione locale, un grave degrado dell'immagine stessa dell'Italia, una fonte di spesa e di spreco di risorse logistiche per lo Stato, un danno gravissimo al turismo e all'economia campana oltre che a numerosi problemi di ordine pubblico.
Molti sono gli aspetti del disegno di legge C. 1145 che interessano propriamente il parere della Commissione, aspetti che meritato un'attenta riflessione e che rimandano a future e complesse azioni da intraprendere quando l'emergenza sarà terminata.

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Per avere un quadro d'insieme occorre rifarsi al lavoro svolto da parte della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse istituita dalla legge 20 ottobre 2006, n. 271: 53 sedute plenarie, oltre 200 persone ascoltate, due documenti sull'emergenza rifiuti in Campania, un convegno a Roma, una banca dati contenente 350 schede e un archivio che custodisce 16.700 pagine che saranno rese disponibili in formato digitale.
A più riprese - si legge nella relazione finale, approvata il 27 febbraio 2008 - la Commissione si è trovata «in presenza di condizioni di sostanziale paralisi degli ordinari processi decisionali». Dopo aver sottolineato la «necessità di eliminare le troppe strutture di intermediazione burocratica che hanno avuto solo l'effetto di diluire le responsabilità e aumentare a dismisura i costi», e «una volta alleggerita la trama complessiva dei soggetti», la Commissione ipotizza la costituzione di una Autorità indipendente «con una struttura molto agile e snella, utilizzando essenzialmente apparati e risorse preesistenti». La relazione finale si sofferma poi sulle «emergenze territoriali» (Campania, Lazio, Puglia, Calabria e Sicilia). Altri capitoli sono dedicati ai «rifiuti speciali», alle tecnologie disponibili, ad esempio, per la valorizzazione energetica dei rifiuti solidi urbani e per il compostaggio e all'impatto sanitario dei rifiuti.
In particolare, la Campania, specialmente con la seconda relazione territoriale, ha occupato stabilmente il centro degli interessi della Commissione a causa del carattere di vero e proprio dramma che ha assunto l'emergenza rifiuti in tale regione.
In particolare, si sottolinea la pessima abitudine di utilizzare le risorse «non per avviare tempestivamente un ciclo industriale integrato dei rifiuti, bensì per costruire apparati burocratici, formare consigli di amministrazione di società miste, assumere lavoratori da tenere in parcheggio: politiche di rassegnato sostegno dell'esistente, nell'illusione che l'esistente sostenesse indefinitamente la politica».
Si legge ancora nella citata relazione: «Non solo si è governato senza decidere; non solo si è governato senza rispettare gli scopi cui erano destinate le risorse; ma, soprattutto nella ricerca ideologica del consenso di tutti, preferendo la strada deresponsabilizzante dell'unanimismo a quella ben più impegnativa delle scelte anche a maggioranza, confondendo il bene comune con gli interessi di ognuno. Quegli stessi interessi particolaristici che hanno condizionato molto spesso anche la gestione dei fondi europei; fondi che raramente sono stati impiegati per investimenti di lungo respiro, più frequentemente, invece, per accudire lavoratori socialmente utili ed imprese parassitarie senza futuro, trasformando sistematicamente la spesa pubblica in conto capitale in spesa pubblica corrente. Senza rendersi conto del peso, incomparabilmente diverso, delle conseguenze».
Aver degradato gli spazi pubblici di una città, privando i cittadini dei diritti fondamentali per definire il minimo essenziale della «qualità della vita», è la foto da teatro bellico che illustra il distacco oramai anche fisico fra comunità civile ed istituzioni.
La prima doverosa riflessione che la Commissione deve affrontare riguarda quindi, a suo avviso, il problema delle gravi ferite sociali che la crisi campana sta portando al tessuto antropologico regionale e nazionale.
È stato presentato proprio a Napoli il rapporto annuale sul senso civico degli italiani, uno studio promosso dal Comieco, il Consorzio nazionale recupero e riciclo degli imballaggi, e realizzato dalla Ipsos. Lo studio ha evidenziato che a Napoli cresce l'individualismo rispetto al 2006 (più 3 per cento); viene inoltre manifestata una disaffezione rispetto al senso di appartenenza locale e la «napoletanità» non viene ritenuta sempre una fonte d'orgoglio. Ciò che più sorprende, il disordine dà fastidio ai napoletani che considerano la tradizionale e simpatica anarchia come elemento penalizzante del senso civico.
È pur tuttavia interessante sapere che nelle società in cui la fiducia è scarsa,

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strade e altri luoghi pubblici sporchi a causa di rifiuti gettati per terra e muri imbrattati di graffiti costituiscono un elemento primario per la caduta del senso civico. La sfiducia crea nei casi migliori indifferenza nei confronti degli altri e, nei casi peggiori, atteggiamenti predatori e violenti verso gli altri e verso le risorse pubbliche: così gli incendi dei cassonetti, così l'agguato ai Vigili del Fuoco.
Il prefetto Alessandro Pansa ha avuto modo di dichiarare con amarezza: «Il paradosso è che a Napoli la criminalità diminuisce. Ma queste manifestazioni di tensione e disagio sociale sono un fenomeno imprevedibile, che atterrisce. I rifiuti fanno da detonatore alla rabbia. La gente si è creata delle aspettative, ha atteso miglioramenti. Adesso si ritrova di nuovo sommersa, e reagisce con furore. Queste rivolte sono manifestazioni di sfiducia verso lo Stato. Non credono più a noi. Sentono che c'è sfilacciamento, che manca feeling tra le istituzioni».
Non stupisce che recenti studi abbiano stabilito che nelle società con un ampio numero di persone in crisi di fiducia, il livello del benessere è più basso, il clientelismo è maggiore, le istituzioni funzionano peggio, i cittadini sono meno soddisfatti della loro esistenza.
Un atteggiamento di fiducia verso gli altri porta invece senso civico, inteso come disponibilità a cooperare per il miglioramento della società in cui si vive. A livello individuale, il senso civico e il capitale sociale sono maggiori quando una persona ritiene di poter soddisfare i propri bisogni di vita attraverso l'iniziativa personale e/o la collaborazione con gli altri; è oggetto di atteggiamenti di rispetto e cooperazione da parte degli altri e verifica che chi viola le regole paga il pegno; ritiene di poter influire sulla gestione della cosa pubblica o che la cosa pubblica sia bene amministrata.
I sociologi e gli psicologi sostengono che atteggiamenti di fiducia e sfiducia hanno radici storiche ed economiche ed è significativo quindi, in tal senso, il lungo protrarsi di una emergenza infinita che ad oggi non ha avuto soluzioni.
Eminenti studiosi hanno provato a misurare il senso civico e il capitale sociale in Italia e non costituisce sorpresa che sia proprio la regione Campania a collocarsi nei penultimi posti o all'ultimo posto (con la Calabria).
Sono oggi soprattutto gli economisti che indicano come un «capitale sociale» appropriato sia un potente motore di sviluppo, e lo sia soprattutto in un contesto di crescente complessità. E il senso civico, il rispetto delle leggi, la fiducia nelle istituzioni, la capacità di cooperare onestamente, sono ingredienti essenziali di quel capitale sociale.
Dunque, serve una strategia credibile, resistente al cambiamento dei governi, per affrontare soprattutto la questione meridionale: è il Mezzogiorno la zona del Paese in cui i caratteri negativi assumono i loro aspetti più estremi e non ci sarà alcuna crescita, civile prima che economica, se essi non verranno combattuti e il Mezzogiorno non contribuirà con forza allo sviluppo del Paese.
Passando all'articolato del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, sul quale la Commissione è chiamata ad esprimere il parere di competenza alla VIII Commissione, rileva che si compone di venti articoli e reca, secondo quanto si legge nella relazione di accompagnamento al disegno di legge di conversione, misure straordinarie per fronteggiare e risolvere l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, nonché ulteriori disposizioni connesse al complessivo funzionamento del Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri, in relazione ai maggiori compiti assegnati dal presente provvedimento.
In particolare, il decreto-legge introduce (articolo 1) un nuovo modello per la gestione dell'emergenza campana: i commissari delegati e le relative strutture sono sostituiti da un apposito sottosegretario di Stato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri; è quindi attribuito al Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri il coordinamento della complessiva azione di

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gestione dei rifiuti nella regione Campania per la durata del periodo emergenziale e cioè fino al 31 dicembre 2009.
Al sottosegretario è affidato (articolo 2) il compito di provvedere all'attivazione dei siti da destinare a discarica, ai quali è attribuita la qualifica di «aree di interesse strategico nazionale», con la conseguenza che chiunque si introduca in tali aree abusivamente o vi ostacoli l'accesso autorizzato è punito con l'arresto da tre mesi ad un anno o l'ammenda da 51 a 309 euro. È inoltre punito con la reclusione fino ad un anno chiunque impedisca, ostacoli o renda più difficoltosa la complessiva azione di gestione dei rifiuti, mentre i capi, i promotori od organizzatori di tali azioni sono puniti con la reclusione da uno a cinque anni; chi invece distrugge, deteriori o renda inservibili, in tutto o in parte, componenti impiantistiche e beni strumentali connessi con la gestione dei rifiuti è punito con reclusione da sei mesi a tre anni. Viene altresì previsto il coinvolgimento delle forze di polizia e delle forze armate al fine di assicurare piena effettività agli interventi ed alle iniziative per fronteggiare l'emergenza.
Sono quindi demandate (articolo 3) al procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli le funzioni di pubblico ministero per i procedimenti penali relativi ai reati in materia di gestione dei rifiuti e, più in generale, in materia ambientale nell'intero territorio della regione Campania. Le funzioni di giudice per le indagini preliminari e giudice per l'udienza preliminare sono esercitate da magistrati del tribunale di Napoli; al medesimo tribunale, in composizione collegiale, è attribuita la competenza sulle richieste di misure cautelari personali e reali (la nuova disciplina è applicabile anche ai procedimenti in corso per i quali non sia stata ancora esercitata l'azione penale). Resta invece salva l'applicabilità delle disposizioni sull'attività di coordinamento del procuratore nazionale antimafia, quando le indagini dimostrino il coinvolgimento della criminalità organizzata.
Le controversie attinenti alla gestione dei rifiuti sono devolute (articolo 4) alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo, la quale si estende anche a quelle relative a diritti costituzionalmente tutelati.
È altresì autorizzato (articolo 5), in deroga al parere della Commissione VIA del 9 febbraio 2005, il conferimento e il trattamento di una serie di rifiuti (tra cui le cosiddette «ecoballe») presso il termovalorizzatore di Acerra per un quantitativo massimo complessivo annuo pari a 600 mila tonnellate. Sono quindi autorizzati l'esercizio del termovalorizzatore di Acerra e la realizzazione del termovalorizzatore di Santa Maria La Fossa.
È quindi disposta una valutazione in ordine al valore di alcuni impianti di selezione e trattamento dei rifiuti, prevedendo che, all'esito della procedura di valutazione, gli impianti di selezione e trattamento possano essere convertiti in impianti per il compostaggio di qualità e per le attività connesse alla raccolta differenziata e al recupero, nonché per la trasferenza dei rifiuti urbani.
Il numero dei componenti della Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale è ridotto (articolo 7) da sessanta a cinquanta, mentre il riordino della Commissione è demandato a successivi decreti del Ministro dell'ambiente.
Il sottosegretario è altresì autorizzato (articolo 8) alla realizzazione di un impianto di termovalorizzazione nel territorio del comune di Napoli; il sindaco di Napoli ha trenta giorni di tempo per provvedere all'individuazione del sito ove ubicare l'impianto, mentre in caso di mancato rispetto del predetto termine, il Consiglio dei Ministri delibera in via sostitutiva.
Un aspetto particolarmente rilevante concerne l'autorizzazione (articolo 9) alla realizzazione di dieci siti da destinare a discarica presso altrettanti comuni e l'individuazione delle tipologie di rifiuti smaltibili. Presso le discariche presenti nel territorio della regione Campania è altresì autorizzato anche il pretrattamento del percolato da realizzarsi tramite appositi impianti ivi installati. È quindi introdotta una disciplina, derogatoria sia delle norme

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del codice ambientale che della pertinente legislazione regionale in materia, per la VIA relativa all'apertura delle discariche e all'esercizio degli impianti. È inoltre prevista l'emanazione di apposita ordinanza di protezione civile per la definizione, d'intesa con il Ministero dell'economia, delle discipline specifiche in materia di benefici fiscali e contributivi in favore delle popolazioni residenti nei comuni sedi di impianti di discarica.
Ulteriori disposizioni concernono l'autorizzazione (articolo 10) delle attività di trattamento e smaltimento del percolato prodotto dalle discariche regionali presso gli impianti di depurazione delle acque reflue; l'incentivazione (articolo 11) della raccolta differenziata dei rifiuti nella regione Campania; le attività solutorie (articolo 12) nei confronti di creditori, subappaltatori, fornitori o cottimisti delle società affidatarie del servizio di gestione dei rifiuti; l'adozione (articolo 13) di iniziative volte a garantire l'informazione e la partecipazione dei cittadini e degli enti pubblici e privati sui temi ambientali e in materia di gestione e smaltimento dei rifiuti. Il provvedimento in esame reca altresì alcune disposizioni in materia di controlli sugli atti del Dipartimento della protezione civile (articolo 14), di potenziamento delle strutture facenti capo al medesimo Dipartimento e al sottosegretario (articolo 15), nonché di trattamento del personale del Dipartimento citato (articolo 16).
È inoltre istituito (articolo 17) il Fondo per l'emergenza rifiuti in Campania con una dotazione per l'anno 2008 pari a 150 milioni di euro, di cui un importo pari al 10 per cento (15 milioni di euro) è destinato alle spese di parte corrente finalizzate alla risoluzione dell'emergenza; la relativa copertura finanziaria è individuata mediante riduzione del Fondo per le aree sottoutilizzate di cui alla legge finanziaria per il 2003.
Uno sguardo complessivo sul provvedimento in esame consente di individuare disposizioni assolutamente opportune oltre che pienamente condivisibili e compatibili con l'attuale assetto ordinamentale. L'urgenza del provvedimento nasce dalla necessità del nuovo Governo di dare immediate disposizioni, davvero speciali e straordinarie, al fine di fronteggiare con estrema urgenza un'effettiva emergenza ambientale che rischia di trasformarsi in calamità sanitaria. Tra queste, senza dubbio vi sono le norme volte a conseguire obiettivi minimi di raccolta differenziata e quelle sulla compensazione ambientale, che consentono di ottenere benefici anche per la salute pubblica e il miglioramento della qualità di vita. Ovviamente, risultano pienamente condivisibili anche le misure rivolte ad avviare la più ampia informazione e partecipazione dei cittadini sul ciclo dei rifiuti, a partire dalle nuove generazioni, per ricreare un «senso civico ambientale».
Particolare attenzione, per i profili di competenza della Commissione, merita l'articolo 18, il quale autorizza il sottosegretario a derogare - pur nel rispetto dei principi fondamentali in materia di tutela della salute, dell'ambiente e del patrimonio culturale - alle disposizioni in materia di: ambiente, igiene e sanità, prevenzione degli incendi, sicurezza sul lavoro, urbanistica, paesaggio e beni culturali.
Bisogna innanzitutto segnalare, per quanto concerne l'ampiezza della deroga, che l'elenco di norme derogabili, contenuto nel medesimo articolo 18, è espressamente fornito «in via non esclusiva»; pertanto, l'elencazione non ha carattere tassativo e la deroga appare suscettibile di estendersi a ulteriori disposizioni. Con riferimento, comunque, alle specifiche norme riconducibili a profili igienico-sanitari, indicate all'articolo 18 come derogabili, si segnalano, per la loro rilevanza: l'articolo 6 del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, recante attuazione della direttiva 1999/31/CE, che vieta l'ammissione in discarica di alcune categorie di rifiuti, tra cui i rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo (comma 1, lettera e)); l'articolo 7 del medesimo decreto legislativo, in base al quale i rifiuti (con poche eccezioni) possono essere collocati in discarica solo dopo trattamento e nelle discariche per rifiuti non pericolosi sono ammesse solo alcune tipologie di rifiuti; gli

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articoli 18, 46 e 225 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, che disciplinano, rispettivamente, gli obblighi del datore di lavoro e la prevenzione degli incendi e dettano misure specifiche di protezione e di prevenzione.
Va peraltro segnalato che il provvedimento in esame fa più volte riferimento all'esigenza di assicurare la tutela della salute, ad esempio con riferimento all'esercizio da parte del sottosegretario delle sue attribuzioni (articolo 2) e alla scelta delle migliori tecnologie per il termovalorizzatore da realizzare nel territorio del comune di Napoli (articolo 8).
L'articolo 19, infine, prevede che lo stato di emergenza si protragga fino al 31 dicembre 2009, mentre l'articolo 20 reca le norme sull'entrata in vigore e la pubblicazione.

Livia TURCO (PD) desidera innanzitutto dichiarare la piena disponibilità del suo gruppo a collaborare al fine di consentire una rapida conversione in legge del decreto in esame, attesa anche la particolare urgenza che lo caratterizza. Per quanto concerne lo specifico ambito di competenza della Commissione, desidera quindi sottolineare l'importanza di un rapido smaltimento dei rifiuti. Peraltro, proprio la spiccata sensibilità dei cittadini nei confronti dei rischi per la salute che possono derivare dalle operazioni di smaltimento impone alla Commissione di approfondire i profili sanitari del provvedimento in esame, nonché i contenuti del Piano di intervento operativo sulla salute per l'emergenza rifiuti in Campania, predisposto dal Governo sulla base del lavoro istruttorio compiuto nella precedente legislatura. Osserva altresì, con particolare riferimento alle deroghe previste dall'articolo 18, che esse devono essere contenute entro i limiti di quanto appaia strettamente necessario al fine di fronteggiare l'emergenza. Al riguardo, sottolinea, per la loro particolare rilevanza, le deroghe già ricordate dal relatore e riferite agli articoli 6 e 7 del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, e agli articoli 18, 46 e 225 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, osservando come proprio queste ultime appaiano non immediatamente comprensibili. Per tutte queste ragioni, ritiene necessario che, prima di procedere all'espressione del parere, la Commissione acquisisca gli opportuni chiarimenti da parte del Governo e, in particolare, dei rappresentanti del Governo competenti in materia di salute. Invita pertanto il presidente a sollecitarne l'intervento nell'ambito della prossima seduta.

Giuseppe PALUMBO, presidente, dopo aver precisato di aver già segnalato al Governo l'opportunità del suo intervento nella seduta odierna, assicura che si attiverà per garantire che i chiarimenti richiesti dalla collega Turco siano forniti prima che la Commissione proceda all'espressione del parere.

Carmine Santo PATARINO (PdL), dopo aver espresso il proprio apprezzamento per la relazione svolta dal collega Barani, desidera sottolineare, in termini generali, il nuovo clima politico, confermato anche dall'intervento della collega Turco, che ha reso possibile l'adozione in tempi tanto rapidi del provvedimento in esame. A questo risultato ritiene abbiano concorso, oltre che la mobilitazione dei cittadini delle zone interessate, gli autorevoli richiami del Presidente della Repubblica. In particolare, ritiene che i punti qualificanti dell'intervento del Governo siano da individuarsi: nella chiarezza con cui vengono descritti la gravità della situazione e gli interessi della criminalità organizzata; nel conferimento dell'incarico al sottosegretario Bertolaso; negli interventi per la promozione della raccolta differenziata; nelle misure finalizzate a promuovere il controllo del territorio e il presidio delle aree interessate; nelle misure di «risarcimento ambientale»; negli interventi volti a promuovere l'educazione ambientale. Quest'ultimo aspetto, in particolare, rappresenta a suo avviso una significativa svolta rispetto ai precedenti interventi sull'emergenza

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rifiuti. Premesso di condividere la richiesta della collega Turco, relativa all'opportunità di acquisire maggiori elementi informativi da parte del Governo su alcuni aspetti specifici, esprime una valutazione positiva sul provvedimento in esame.

Nunzio Francesco TESTA (UdC), pur riconoscendo la necessità di intervenire con urgenza per risolvere l'emergenza rifiuti nella regione Campania, sottolinea la necessità di un'attenta valutazione del possibile impatto delle discariche sulla salute dei cittadini che vivono nelle aree interessate. Ritiene inoltre che, all'atto dell'apertura di nuove discariche, vi debba essere la massima chiarezza anche sulla futura data di chiusura delle stesse. Desidera infine richiamare l'attenzione dei colleghi sul problema della rilevante quantità di sostanze tossiche provenienti da tutto il territorio nazionale e oggi presenti nella regione Campania.

Rocco GIRLANDA (PdL) ritiene che, stante l'attuale situazione di grave emergenza, sia opportuna la scelta di intervenire in tempi rapidi, evitando inutili divisioni politiche e dedicando particolare attenzione agli aspetti dell'emergenza rifiuti connessi con la tutela della salute, in modo particolare dei minori che vivono nelle aree interessate. Osserva altresì che la collocazione dei rifiuti all'interno delle discariche, sia pur necessaria e urgente nelle condizioni date, non può rappresentare la soluzione definitiva, per la quale appare ineludibile, tra le altre misure, la costruzione di termovalorizzatori.

Ileana ARGENTIN (PD), premesso di concordare con l'intervento svolto dalla collega Turco, suggerisce che il provvedimento in esame potrebbe essere l'occasione per affrontare, in via sperimentale, i problemi connessi all'inserimento dei rifiuti negli appositi contenitori da parte delle persone disabili.

Giuseppe PALUMBO, presidente, ritiene che il problema sollevato dalla collega Argentin meriti grande attenzione.

Laura MOLTENI (LNP) si esprime favorevolmente sul decreto-legge in esame, in quanto esso consentirà, finalmente, di risolvere l'emergenza rifiuti nella regione Campania. Esprime peraltro alcune perplessità rispetto alle previsioni contenute nell'articolo 10, ritenendo che l'autorizzazione a trattare il percolato negli impianti di depurazione delle acque reflue e ad immettere nei corpi idrici gli scarichi provenienti dagli impianti di depurazione, con limiti superiori al 50 per cento rispetto ai parametri di legge, debba contemplare limiti temporali e che il decreto debba considerare tutti i controlli, i monitoraggi e le garanzie necessarie per la tutela della salute. Sottolinea infine l'importanza di procedere alla costruzione di termovalorizzatori, anche al fine di superare l'attuale anomalia in termini di costi che vede il Paese da una parte esportare i rifiuti presso i termovalorizzatori dell'estero e dall'altra importare dall'estero energia.

Luisa BOSSA (PD) sottolinea come le misure in esame abbiano carattere di straordinarietà, a fronte di una situazione altrettanto straordinaria come quella dei rifiuti nella regione Campania. Si chiede tuttavia se, nella predisposizione delle deroghe previste dal provvedimento in titolo, sia stata tenuta nella debita considerazione la compatibilità delle stesse con la normativa comunitaria e con il riparto di competenze tra lo Stato e le regioni stabilito dal nuovo Titolo V della parte seconda della Costituzione. Si chiede altresì se la scadenza fissata dall'articolo 19 valga anche per tutte le deroghe citate.

Giuseppe PALUMBO, presidente, osserva come il problema del rispetto del riparto di competenze di cui al Titolo V della parte seconda della Costituzione rientri tra i profili rimessi alla valutazione della Commissione Affari costituzionali. Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.40.