CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 24 ottobre 2012
725.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Difesa (IV)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015 (C. 5535 Governo).

Tabella n. 11: Stato di previsione del Ministero della difesa per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015.

EMENDAMENTI

  Allo stato di previsione del Ministero della Difesa, missione Difesa e sicurezza del territorio, programma Funzioni non direttamente collegate ai compiti di difesa militare:
  2013:
   CP: + 808.267;
   CS: + 808.267.
  2014:
   CP: + 799.650;
   CS: + 799.650.
  2015:
   CP: + 786.803;
   CS: + 786.803.

  Conseguentemente, allo stato di previsione del Ministero della Difesa, missione Difesa e sicurezza del territorio, programma Pianificazione generale delle Forze armate e approvvigionamenti militari, apportare le seguenti variazioni:
  2013:
   CP: – 808.267;
   CS: – 808.267.
  2014
   CP: – 799.650;
   CS: – 799.650.
  2015
   CP: – 786.803;
   CS: – 786.803.
5535/IV/Tab.11.1. Villecco Calipari, Ghizzoni, Motta.

  Allo stato di previsione del Ministero della Difesa, missione Difesa e sicurezza del territorio, programma Funzioni non direttamente collegate ai compiti di difesa militare, apportare le seguenti variazioni:
  2013:
   CP: + 800.000;
   CS: + 800.000.
  2014:
   CP: + 800.000;
   CS: + 800.000.
  2015:
   CP: + 800.000;
   CS: + 800.000.

  Conseguentemente, allo stato di previsione del Ministero della Difesa, missione Difesa e sicurezza del territorio, programma Pianificazione generale delle forze armate e approvvigionamenti militari, apportare le seguenti variazioni:
  2013:
   CP: – 800.000;
   CS: – 800.000.
  2014
   CP: – 800.000;
   CS: – 800.000.
  2015:
   CP: – 800.000;
   CS: – 800.000.
5535/IV/Tab.11.2. Bosi.

Pag. 81

ALLEGATO 2

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013) (C. 5534-bis Governo).

EMENDAMENTI

ART. 7.

  Al comma 39, capoverso 1-bis, sostituire le parole: «anche se distante oltre dieci chilometri» con le seguenti: «distante meno di venticinque chilometri dalla precedente sede di servizio».
5534-bis/IV/7.1. Bosi.

ART. 8.

  Aggiungere, in fine, il seguente comma:
  23-bis
. All'articolo 66, comma 9-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, l'ultimo periodo è sostituito dal seguente:
   «La predetta facoltà assunzionale è fissata nella misura del 20 per cento per l'anno 2012, del 50 per cento per il triennio 2013-2015, del 70 per cento per il biennio 2016-2017 e del cento per cento a decorrere dall'anno 2018».

  Conseguentemente:
   a) all'articolo 13, comma 2, aggiungere, in fine, le seguenti parole: «, ivi comprese le variazioni di cui al periodo successivo. Le dotazioni di parte corrente, relative alle autorizzazioni di spesa di cui alla predetta Tabella C sono ridotte in maniera lineare per un importo pari a 36,77 milioni di euro per l'anno 2013, pari a 115,02 milioni di euro per l'anno 2014, a 154,04 milioni di euro per l'anno 2015, a 115,49 milioni di euro per l'anno 2016 e a 38,47 milioni di euro per l'anno 2017.»;
   b) alla tabella A, voce Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:
    2013: – 2.480;
    2014: – 2.480;
    2015: – 2.480.
*5534-bis/IV/8.1. Il Relatore.
   (Approvato)

  Aggiungere, in fine, il seguente comma:
  23-bis. All'articolo 66, comma 9-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, l'ultimo periodo è sostituito dal seguente:
   «La predetta facoltà assunzionale è fissata nella misura del 20 per cento per l'anno 2012, del 50 per cento per il triennio 2013-2015, del 70 per cento per il biennio 2016-2017 e del cento per cento a decorrere dall'anno 2018».

  Conseguentemente:
   a) all'articolo 13, comma 2, aggiungere, in fine, le seguenti parole: «, ivi comprese le variazioni di cui al periodo successivo. Le dotazioni di parte corrente, relative alle autorizzazioni di spesa di cui alla predetta Tabella C sono ridotte in maniera lineare per un importo pari a 36,77 milioni di euro per l'anno 2013, pari a 115,02 milioni di euro per l'anno 2014, a 154,04 milioni di euro per l'anno 2015, a 115,49 milioni di euro per l'anno 2016 e a 38,47 milioni di euro per l'anno 2017.»;Pag. 82
   b) alla tabella A, voce Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:
    2013: – 2.480;
    2014: – 2.480;
    2015: – 2.480.
*5534-bis/IV/8.2. Cirielli, Rugghia, Paglia, Gidoni, Di Stanislao, Bosi.
(Approvato)

  Aggiungere, in fine, il seguente comma:
  23-bis. All'articolo 66, comma 9-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, l'ultimo periodo è sostituito dal seguente:
   «La predetta facoltà assunzionale è fissata nella misura del 20 per cento per l'anno 2012, del 50 per cento per il triennio 2013-2015, del 70 per cento per il biennio 2016-2017 e del cento per cento a decorrere dall'anno 2018».

  Conseguentemente:
   a) all'articolo 13, comma 2, aggiungere, in fine, le seguenti parole: «, ivi comprese le variazioni di cui al periodo successivo. Le dotazioni di parte corrente, relative alle autorizzazioni di spesa di cui alla predetta Tabella C sono ridotte in maniera lineare per un importo pari a 36,77 milioni di euro per l'anno 2013, pari a 115,02 milioni di euro per l'anno 2014, a 154,04 milioni di euro per l'anno 2015, a 115,49 milioni di euro per l'anno 2016 e a 38,47 milioni di euro per l'anno 2017.»;
   b) alla tabella A, voce Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:
    2013: – 2.480;
    2014: – 2.480;
    2015: – 2.480.

*5534-bis/IV/8.3. Laganà Fortugno.

(Approvato)

Pag. 83

ALLEGATO 3

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013) (C. 5534-bis Governo).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015 (C. 5535 Governo).

Tabella n. 11: Stato di previsione del Ministero della difesa per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015.

RELAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La IV Commissione,
   esaminate, la Tabella n.11, stato di previsione per l'anno finanziario 2013, del disegno di legge C. 5535, recante «Bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015», e le connesse parti del disegno di legge C. 5534-bis, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013)»;
  rilevato che, per quanto riguarda il disegno di legge di bilancio:
    lo stato di previsione della spesa del Ministero della difesa reca uno stanziamento complessivo, in termini di competenza, pari a 20.935,2 milioni, con una variazione positiva per 973,1 milioni rispetto al bilancio preventivo 2012 e di 90,437 milioni rispetto al bilancio assestato;
    in attuazione degli obiettivi di riduzione delle dotazioni finanziarie rimodulabili ai sensi del decreto-legge n. 95 del 2012 dal bilancio preventivo del Ministero della difesa dovranno decurtarsi di 236,1 milioni per il 2013, 176,4 milioni nel 2014 e 269,5 milioni per il 2015;
   segnalato come le spese di esercizio siano ormai del tutto insufficienti a garantire la piena funzionalità dello strumento militare, in termini di formazione e addestramento del personale nonché di manutenzione ed efficienza dei mezzi e degli equipaggiamenti di sicurezza;
   preso atto che l'impatto delle suddette misure di contenimento della spesa sarà presumibilmente riversato integralmente sulle spese per investimenti e che, pertanto, le previsioni di spesa in conto capitale non saranno sufficienti per sostenere la prosecuzione dei programmi di investimento pianificati e già approvati, rendendo necessaria un'integrale revisione della pianificazione pluriennale;
   rilevato, altresì, quanto al disegno di stabilità per il 2013, che la disposizioni recata all'articolo 3, comma 1, opera una riduzione delle dotazioni finanziarie rimodulabili del Ministero della difesa nella misura di 236,1 milioni per il 2013, 176,4 milioni nel 2014 e 269,5 milioni per il 2015;
   preso atto che in Tabella C, la voce relativa ai contributi ad enti e organismi Pag. 84vigilati dal Ministero della difesa ha un importo pari a 259.000 euro per il 2013, 257.000 euro nel 2014 e 253.000 euro nel 2015 che risulta non solo ridotto rispetto allo scorso anno, ma anche incapiente rispetto all'esigenza di assicurare per il triennio alle associazioni combattentistiche un flusso di contributi congruo per le esigenze di funzionamento, nonché di riconoscere un finanziamento straordinario finalizzato all'organizzazione delle celebrazioni per il “Settantesimo della Resistenza e della Guerra di Liberazione”»;
   valutata negativamente la disposizione recata dall'articolo 12, comma 17, che esclude benefici fiscali a favore dei percettori di pensioni di guerra e di redditi assimilati ai sensi dell'articolo 34, primo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 601, trattandosi di somme erogate per finalità di particolare rilevanza sociale;
   sottolineato che il disegno di legge in esame non interviene sul fondo per il finanziamento delle missioni di pace che – in base all'attuale norma di finanziamento che lo ha incrementato di 1.000 milioni di euro per l'anno 2013 – potrebbe non risultare adeguato in relazione delle attività prevedibili per il prossimo anno;
   ribadita l'assoluta necessità di pervenire, per il 2013, ad un progressivo superamento del blocco del turn-over per i Corpi di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco che – con il decreto-legge n. 95 del 2012 – è stata fissata nella misura del 20 per cento per il triennio 2012-2014, del 50 per cento nell'anno 2015 e del 100 per cento a decorrere dall'anno 2016,

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE

  con le seguenti condizioni
   a) sia assicurato un adeguato stanziamento per le spese di esercizio, in ragione della natura essenziale che la categoria dei «consumi intermedi» riveste per il settore della Difesa, essendo destinata a garantire la funzionalità dello strumento militare, in termini di formazione e addestramento del personale nonché di manutenzione ed efficienza dei mezzi e degli equipaggiamenti di sicurezza;
   b) per quanto detto in premessa, si sopprima l'articolo 12, comma 17 del disegno di legge C.5534-bis;
   c) si valuti l'esigenza di assicurare ulteriori risorse al fondo per il finanziamento delle missioni di pace, la cui consistenza attuale non risulta adeguata in relazione delle attività prevedibili per il prossimo anno;
   d) all'articolo 7, comma 39, del disegno di legge C. 5534-bis, sia chiarita la portata della locuzione «sede limitrofa»;
   e) si ripristini lo stanziamento a carattere almeno triennale finalizzato ad assicurare una stabile contribuzione alle associazioni combattentistiche.

Pag. 85

ALLEGATO 4

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013) (C. 5534-bis Governo).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015 (C. 5535 Governo).

Tabella n. 11: Stato di previsione del Ministero della difesa per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015.

PROPOSTA ALTERNATIVA DI RELAZIONE PRESENTATA DAL DEPUTATO DI STANISLAO

  La IV Commissione,
   esaminate, per le parti di competenza, la Tabella n.11, stato di previsione per l'anno finanziario 2013, del disegno di legge C. 5535, recante «Bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015», e le connesse parti del disegno di legge C. 5534-bis, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013)»;
  evidenziato come:
    il disegno di legge stabilità per il 2013 si aggiunge a sei precedenti manovre correttive che a diverso titolo hanno aumentato le entrate e ridotto la spesa (decreto-legge n. 98 del 2011; decreto-legge n. 138 del 2011; la legge di Stabilità 2012; decreto-legge n. 201 del 2011; decreto-legge n.95 del 2012, meglio noto come «spending review»). L'ampiezza delle sei manovre, cioè il reperimento (complessivo) delle risorse, è pari a poco meno di 5 punti di Pil nel 2012, poco sopra i 6,5 punti di Pil nel 2013 e oltre 7 punti di Pil nel 2014. Complessivamente, il governo Berlusconi e il governo Monti hanno predisposto delle misure correttive, per il triennio 2012-2013-2014, che sfiorano i 130 miliardi di euro;
    l'effetto delle manovre è stato quello di una diminuzione del Pil per il 2012 pari al 2,4 per cento. Il Governo spera per il 2013 in un calo contenuto e pari allo 0,2 per cento, mentre il Fondo Monetario Internazionale dà invece per scontato almeno un meno 0,7 per cento, ma avverte che se non verranno segnali di controtendenza nell'economia globale e nella dinamica interna italiana, si potrebbe superare facilmente l'1 per cento;
    utilizzando un modello prudenziale relativo all'impatto dei provvedimenti adottati dal governo sulle previsioni economiche (50 per cento), alcuni economisti prevedono invece che le stime di crescita del Pil per il 2013 saranno pari a circa meno 2,5-3 per cento del Pil;
    indicato dalla Nota di aggiornamento al DEF 2012, il tasso di disoccupazione raggiungerebbe in Italia il 10,8 per cento nel 2012 per poi aumentare all'11,4 per cento nel 2013;
    nei fatti, la recessione in atto ha fatto sì che – secondo quanto emerge dai dati della Confindustria – tra il secondo trimestre 2012 e lo stesso periodo del 2011, in Italia i disoccupati siano 758mila in più. A fine 2013, la forza lavoro non utilizzata (valutando sia i disoccupati che Pag. 86i fruitori di cassa integrazione) salirà al 13,9 per cento, dal 12,8 per cento di fine 2012. Cifre a cui bisogna aggiungere il dato sui lavoratori ormai scoraggiati che non cercano neanche più lavoro uscendo di fatto dalle statistiche, stimati dall'Istat in misura pari a circa 2,897 milioni nel 2011, in aumento su base annua di circa il 5 per cento;
    una grossa fetta della popolazione femminile è tagliata fuori dal mercato del lavoro, e la disoccupazione riguarda un terzo dei giovani italiani. Dal 2007 al 2011 il tasso di disoccupazione giovanile in Italia è infatti passato dal 24 al 32 per cento, con un ulteriore balzo al 39,3 per cento nel primo trimestre 2012. La crisi incide in misura maggiore sui più giovani, perché sono loro i principali utilizzatori dei contratti di lavoro temporaneo ed i primi ad essere licenziati;
    il nostro Paese sta tragicamente vivendo una vera e propria emergenza occupazionale, che si aggraverà nei prossimi mesi;
    i consumi delle famiglia si stanno notevolmente riducendo, infatti secondo la Nota di aggiornamento del DEF, nel 2012 la spesa delle famiglie diminuirà del 3,3 per cento e l'anno prossimo dello 0,5 per cento. I consumi risaliranno solo nel 2014, con un +0,6 per cento, mentre nel 2015 ci sarà ancora un debole +0,8 per cento. Quest'anno, afferma il Governo, la domanda interna sarà «particolarmente debole». Sulle decisioni di spesa delle famiglie inciderebbero l'andamento del mercato del lavoro e quello del reddito disponibile, in un contesto di fiducia attualmente ai minimi storici. Nel medio termine – aggiunge il DEF – «la spesa delle famiglie ritornerebbe a crescere a ritmi moderati»;
    dopo il taglio delle pensioni, l'aumento delle accise e dell'Iva (tutte tasse indirette che colpiscono proporzionalmente in misura maggiore i ceti popolari), l'IMU sulla casa, la liberalizzazione del mercato del lavoro che toglie diritti ai lavoratori senza ottenere un solo posto di lavoro in più, siamo arrivati a questi risultati a dire poco preoccupanti;
    né il drastico prolungamento dell'età pensionabile, né le cosiddette liberalizzazioni, né il tentativo di abolire l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, hanno nulla a che vedere con la riduzione del debito pubblico italiano. Anzi, il rapporto debito/prodotto interno lordo è ancora cresciuto per via della recessione incalzante;
    si registrano sacrifici a senso unico a carico dei ceti popolari – mentre il debito rimane immutato, anzi cresce, la disoccupazione aumenta, le tasse aumentano e calano i consumi. In definitiva, i problemi sono stati solo rinviati, e il peggio potrebbe ancora arrivare;
    si è instaurata nel nostro Paese ed a livello europeo una spirale perversa di politiche di austerità che incidono negativamente sulla crescita deprimendo il PIL, che a sua volta diminuisce le entrate dello Stato e ne aumenta le spese per fare fronte alla disoccupazione crescente;
    si è innescato un meccanismo che non funziona, in cui si rincorrono recessione e manovre, manovre e recessione. L'austerità rende impossibile il raggiungimento di due obiettivi: l'azzeramento del deficit e la riduzione del debito;
    l'analisi delle cause profonde della crisi è sostanzialmente errata. Essa viene fatta risalire alla «crisi dei debiti sovrani», mentre i debiti sovrani sono peggiorati a seguito della crisi e non viceversa;
    in un rapporto di un gruppo di lavoro guidato dal governatore finlandese Erkki Liikanen, si stima che il sostegno pubblico al sistema finanziario tra il 2007 e il 2010 è stato di 1.600 miliardi di euro, pari al 13 per cento del Pil dell'Unione;
    la crisi dell'euro è spiegabile solo in parte con il deterioramento dei conti pubblici. In realtà, nel biennio della grande recessione l'aumento del rapporto tra debito Pag. 87pubblico e PIL è stato nei Paesi periferici solo leggermente superiore alla media della «zona euro»;
    la sfiducia dei mercati finanziari è stata innescata dai crescenti squilibri macroeconomici tra i sistemi produttivi più forti (Germania in primis), molto competitivi e in forte avanzo commerciale, e i Paesi periferici considerati – a causa di debolezze strutturali che sono andate aggravandosi negli anni duemila – meno capaci in prospettiva di onorare i propri debiti pubblici;
    la sfiducia dei mercati verso l'euro è stata esacerbata dagli evidenti limiti della governance dell'Unione monetaria, che dal 1999 si è data un'unica Banca centrale ma non ancora una politica fiscale coordinata. Solo recentemente, superando i veti e le incertezze dei Paesi più forti, sono stati messi in campo strumenti (il programma OMT – Outright Monetary Transactions della BCE e il fondo salva-stati ESM – European Stability Mechanism) all'altezza di una crisi senza precedenti, anche se il cammino verso un'effettiva integrazione politica dell'Europa è ancora molto lungo;
    l'Europa ha risposto alla crescente instabilità dei mercati finanziari imboccando la strada dell'austerità. A partire dalla primavera 2010 sono stati così varati programmi di riequilibrio dei conti pubblici ambiziosi, simultanei e concentrati in un lasso di tempo relativamente breve. A tre anni di distanza, i numeri evidenziano i limiti di questa politica di aggiustamento asimmetrico;
    nei Paesi periferici il riequilibrio dei conti pubblici è avvenuto al prezzo di pesanti ricadute economiche e sociali (catastrofiche, nel caso greco), ed è stato parzialmente vanificato dalla recessione indotta dalle politiche di austerità;
    la Germania ha proseguito la propria politica neo-mercantilista, beneficiando di un enorme afflusso di capitali in fuga dalle economie più fragili. Ne è uscito indebolito lo stesso progetto di integrazione europea, logorato dalla divaricazione tra i Paesi più forti, assai poco disponibili ad aiutare popoli bollati come lassisti e corrotti, e Paesi periferici che per anni hanno vissuto al di sopra dei propri mezzi, diventando però un grande mercato per i prodotti tedeschi;
    il danno grave di questa deriva riguarda proprio il rischio elevato di caduta dei consumi prodotta dall'austerità nei Paesi più deboli, con inevitabili conseguenze dannose per le esportazioni tedesche. Ciò che può accadere, quindi, è che proprio le scelte di rigore imposte dalla Germania diventino causa di un prossimo, ulteriore, rallentamento anche dell'economia tedesca e, di conseguenza, di un avvitamento perverso della crisi europea;
    i risultati delle politiche di austerità sono paradossali. Malgrado tagli alla spesa e aumenti delle tasse, il debito in molti paesi è aumentato drammaticamente;
    l'andamento dei debiti pubblici sta mettendo a dura prova la strategia europea. Alcune cifre sono particolarmente significative: dal 2007 ad oggi, il debito pubblico in alcuni dei paesi più fragili della «zona euro» ha subito un forte aumento: del 368 per cento in Irlanda, del 123 per cento in Spagna, del 74 per cento in Portogallo, del 58 per cento in Grecia. In molti paesi l'indebitamento ha ormai superato di slancio il 100 per cento del prodotto interno lordo;
    l'aumento del debito è dovuto alla presenza di un circolo vizioso: in un contesto economico debole, il risanamento dei conti pubblici pesa sulla ripresa a breve termine, riducendo le entrate fiscali e aumentando di converso il disavanzo pubblico. «Senza crescita l'economia globale è in pericolo», ha recentemente sostenuto la Signora Lagarde, direttore generale del FMI;
   valutato altresì che:
    gli obiettivi generali del disegno di legge di stabilità 2013 sono il pareggio di Pag. 88bilancio strutturale per il 2013, assieme alla crescita dell'avanzo primario. Ma il deficit vero nel 2013 sarà pari al 2,6 per cento del Pil, lontano dal pareggio di bilancio promesso dal Governo, che infatti chiede ai mercati di guardare al dato del cosiddetto «deficit strutturale»;
    sono cinque gli assi delineati nel disegno di legge di stabilità: 1) dimezzamento dell'aumento dell'Iva e modifiche all'Irpef; 2) incentivi alla produttività (territoriale) pari a 1,6 mld di euro; 3) contrazione della spesa dei ministeri programmati con la spending review; 4) garantire alcune spese indifferibili; 5) «garantire» – in modo però assolutamente insufficiente – le risorse per gli «esodati» riconosciuti, cosiddetti «salvaguardati»;
    gli strumenti per recuperare le risorse finanziarie necessarie per raggiungere gli obiettivi indicati fanno capo alla spending review, alle banche, alle assicurazioni ed alla Tobin tax. Al netto della Tobin tax e delle misure relative alle assicurazioni e alle banche, le misure previste nella legge di stabilità sono legate principalmente alla spending review; quest'ultima doveva servire a non toccare le aliquote dell'Iva: l'aumento dell'Iva doveva coincidere con la mancata attuazione della spending review. Quindi, non si sarebbe dovuto aumentare l'Iva, ma il Governo ha deciso comunque di aumentarla di un punto invece di due punti come inizialmente previsto. Il contemporaneo intervento sull'Irpef ha un chiaro sapore propagandistico, inoltre è confuso e contraddittorio;
    nei fatti, per i cittadini, l'effetto netto della manovra determina un aumento di imposte non una diminuzione. I tagli delle deduzioni e delle detrazioni colpiscono mediamente i redditi più bassi, mentre la riduzione delle aliquote Irpef, cioè dal 23 per cento al 22 per cento per i reddito da zero a 15.000 euro e dal 27 per cento al 26 per cento per i redditi da 15.000 a 28.000 euro, non sarà in nessun modo equivalente;
    l'aumento dell'Iva di un punto coinciderà con la riduzione delle aliquote fiscali Irpef. La riforma delle deduzioni farà capo ai redditi superiori a 15.000 euro, con una franchigia di 250 euro per alcune deduzioni e detrazioni, con un massimo di 3.000 euro solo per le detrazioni, ed oltretutto, è retroattivamente valida a partire dall'anno fiscale 2012;
    l'introduzione di una franchigia di 250 euro sulle deduzioni e detrazioni Irpef riconosciute ai contribuenti con un reddito superiore ai 15mila euro vale circa 1,7 miliardi sul 2013 e, grazie all'effetto retroattivo di cassa, sul 2012. Che diventano più di 2 miliardi se al conto si aggiungono i 300 milioni attesi dalla previsione del tetto di tremila euro per le spese «detraibili» degli stessi soggetti;
    a pagare il conto della legge di stabilità saranno dunque ancora una volta i contribuenti onesti. Stando alla relazione tecnica del disegno di legge di stabilità, le nuove e maggiori entrate costituiscono il 51,8 per cento delle risorse necessarie a fare quadrare i conti. Dei 12,9 miliardi di «mezzi di copertura» conteggiati per il 2013 oltre 6,7 arriveranno infatti da «nuove o maggiori entrate». A fronte dei 6,2 miliardi di minori spese. Ma nel 2014 e nel 2015 la forbice è destinata ad allargarsi perché il peso delle imposte arriverà al 60 per cento del totale;
    le tabelle allegate al disegno di legge di stabilità confermano che le tre voci più pesanti da coprire sono: la riduzione delle prime due aliquote Irpef, che da sola vale 4,2 miliardi l'anno prossimo e 6,6 nel 2014; la sterilizzazione di un punto d'Iva, che ne richiede 3,2; la detassazione da 1,6 miliardi del salario di produttività. A cui vanno aggiunti i circa 4 miliardi di maggiori spese, di cui 2,2 di parte corrente. E tra questi spiccano i 500 milioni per il nuovo fondo sul fitto degli immobili delle Pubbliche amministrazioni, i 464 per il trasporto locale e i 900 del nuovo «contenitore» creato a Palazzo Chigi per alcuni interventi settoriali (università statali, social card, terremoto dell'Aquila);
    sul fronte delle maggiori entrate va poi segnalata la stabilizzazione dell'incremento Pag. 89delle accise sui carburanti per il sisma in Emilia-Romagna, che vale 1,1 miliardi dal 2013 in avanti. Su livelli analoghi dovrebbe attestarsi la Tobin tax. Dall'imposta di bollo dello 0,05 per cento sulle transazioni finanziarie sono attesi infatti 1.088 milioni di nuovi introiti oltre che un calo del 30 per cento delle compravendite azionarie e dell'80 per cento di quelle dei prodotti derivati. Ci sono, inoltre, i 623 milioni che arriveranno dall'aumento (da 0,35 a 0,5 per cento) dell'acconto sulle riserve tecniche delle imprese di assicurazioni e i 412 provenienti dal giro di vite sulla deducibilità delle auto aziendali;
    poche misure dispongono minori uscite. I 3,8 miliardi attesi con effetto sul deficit (che in termini di saldo netto da finanziare diventano 6,2 miliardi) arriveranno soprattutto dal taglio alle autonomie. Regioni ed enti locali subiranno riduzioni pari a 2,2 miliardi nel 2013, nel 2014 e nel 2015. Per le Regioni il taglio sarà ancora più sensibile, visto che il fabbisogno sanitario nazionale dovrà essere ridotto di 600 milioni l'anno prossimo e di 1 miliardo nel biennio successivo. Completano il conto delle minori spese correnti i 631,7 milioni di riduzioni imposte al cosiddetto «Fondo Letta», i 300 milioni di taglio ai fondi per i progetti speciali degli enti previdenziali, i 19,8 milioni prelevati dall'Agea;
    l'elenco delle minori spese in conto capitale può contare solo sui 5 milioni di risparmi sull'acquisto di mobili e arredi nella Pubblica amministrazione e i 25 milioni «rimodulati» nel bilancio della Difesa;
    sulla sanità, si prevede un taglio non inferiore a 1,5 mld di euro, agendo sull'insieme della spesa aggredibile dei farmaci (11 mld di euro), dei dispositivi medici (7 mld di euro) e degli investimenti (32 mld di euro);
    l'aumento dell'IVA al 10 per cento – fino ad oggi fissata al 4 per cento – per le prestazioni erogate dalle cooperative sociali (parliamo di prestazioni socio-sanitarie, educative, di assistenza ambulatoriale, domiciliare o in comunità erogate per anziani ed inabili adulti, tossicodipendenti e malati di Aids, disabili psicofisici, ma anche minori coinvolti in situazioni di disadattamento e di devianza) sarà un duro colpo al welfare del nostro Paese e negherà, di fatto, un sostegno importantissimo a milioni di italiani, poiché gli enti locali saranno costretti a tagliare i servizi ai cittadini e il costo di tutto questo ricadrà sulle famiglie, che dovranno farsi carico di tutto, senza alcun sostegno da parte dello Stato;
    gli altri principali provvedimenti proposti nel disegno di legge di stabilità per l'anno 2013 sono: il blocco dei contratti pubblici fino al 2014 ed il blocco dell'indennità di vacanza contrattuale che sarà ripristinata nel 2015; la previsione di sei ore settimanali in più per i professori a salario invariato, con il conseguente taglio di trentacinquemila precari e di un miliardo di risorse alla scuola pubblica, mentre si erogano 223 milioni alle scuole non statali; l'aumento della tassazione sul TFR; l'istituzione di un fondo ad hoc di soli 100 milioni per gli «esodati» (ne servirebbero per coprire tutti i casi circa 8 miliardi): passa il principio del diritto in funzione delle risorse disponibili;
   nel frattempo il costo degli aerei F-35 è raddoppiato. I nuovi cacciabombardieri F-35 erano stati ridotti di numero dal governo «tecnico». L'Esecutivo Monti aveva portato la commessa statale da 131 velivoli agli attuali 90. La riduzione, annunciata nel febbraio scorso dall'ammiraglio-ministro Giampaolo Di Paola, era stata decisa come contributo alla prima spending review. Si scopre ora però che il costo di ogni singolo aereo nel frattempo è lievitato: il costo medio dell'aereo «nudo» (recurrent fly-away cost), sarà di 137,1 milioni di dollari nel 2015. Si tratta di un aggravio di circa 3,5 miliardi di euro rispetto alla spesa indicata al Parlamento. Quindi almeno 13-14 miliardi di euro invece dei 10 pattuiti dal Governo. E probabilmente la lievitazione dei costi in corso d'opera è solo agli inizi;Pag. 90
    è da ritenersi probabilmente eccessivo l'accantonamento per gli interessi. Il Centro Europa Ricerche (CER) ha calcolato che il calo di questi giorni degli spread libera circa 5 miliardi di euro;
    il Governo non ha previsto misure per fare fronte agli impegni del Fiscal compact che comporta una riduzione annuale del debito del 3 per cento del Pil per i prossimi 20 anni a partire dall'anno 2013: circa 45 miliardi annui;
    si tratta, in sintesi, di una manovra insufficiente, iniqua e depressiva che, in ossequio alle politiche di austerity, continua ad impoverire il paese e a farlo sprofondare in una crisi economica. L'Italia avrebbe bisogno di altre politiche, quelle che il governo non sta facendo: politiche espansive e non recessive, redistributive e non di tagli lineari, di sviluppo e di intervento pubblico e non di gestione dell'esistente;
   considerato che, per quanto concerne le materie di competenza della IV Commissione:
    lo stato di previsione del Ministero della Difesa reca uno stanziamento complessivo, in termini di competenza, pari a 20.935,2 milioni di euro, con variazioni positive per 973,1 milioni rispetto al bilancio preventivo 2012 (+90,437 milioni di euro rispetto al bilancio assestato) mentre nel successivo biennio il volume finanziario complessivo risulta, rispettivamente, ridursi a 20.483,2 milioni di euro nel 2014 per poi riespandersi a 21.024,1 milioni nel 2015;
    le spese per l'Esercizio vengono ulteriormente ridotte e sono ormai del tutto insufficienti a garantire la piena funzionalità dello strumento militare, in termini di formazione e addestramento del personale nonché di manutenzione ed efficienza dei mezzi e degli equipaggiamenti di sicurezza;
    documenti ufficiali della Difesa e dalla NATO attribuiscono all'Italia una spesa dell'1,4 per cento del P.I.L rispetto ad una media europea dell'1,6 per cento e che, pertanto, il nostro Paese spende più della Spagna (0,9 per cento P.I.L.) e quanto la Germania (1,4 per cento P.I.L.) ma meno di Francia e Gran Bretagna (rispettivamente 1,9 e 2,6 per cento del P.I.L.), nazioni che dispongono di armamenti nucleari; al bilancio vanno aggiunte le risorse per le missioni all'estero e i finanziamenti per alcuni sistemi d'arma a carico del Ministero dello Sviluppo Economico per 1,7 miliardi, così da portare il budget della Difesa nel 2012 ad oltre 23 miliardi di euro;
    appare inaccettabile prevedere che i risparmi derivanti dai tagli al personale siano destinati a pagare nuovi sistemi d'arma, come gli F-35 e la loro manutenzione e che, al riguardo sul programma di acquisto del velivolo Joint Strike Figher il capo del Segretariato Generale della Difesa, generale Debertolis, ha recentemente affrontato il nodo dei costi, chiarendo che la valutazione degli 80 milioni di dollari per ciascuno dei primi tre velivoli F-35A – annunciata in Parlamento – si riferiva a una pianificazione ormai superata e verteva sul solo aereo «nudo». Aggiornando i prezzi e aggiungendo tutte le altre voci di spesa, il costo di questi primi JSF italiani in realtà sarà più del doppio, facendo ulteriormente lievitare il costo del programma, come avviene costantemente da 11 anni. L'Italia comincerà ad acquistare la versione STOVL quando – secondo le previsioni del bilancio della Difesa 2013 degli Stati Uniti – il costo medio dell'aereo «nudo» (in gergo Recurrent Fly-away Cost) sarà di 137,1 milioni di dollari, per scendere poi a 125,1 nel 2016 e a 118.8 nel 2017. Ciò ha ricadute anche sull'impianto Final Assembly and Check-Out (FACO) di Cameri che partirà a regime ridotto, con inevitabili aggravi di costo oltre gli 800 milioni di euro già spesi per realizzare la struttura;
    è stato disatteso l'impegno preso da Governo finalizzato a promuovere l'adozione di misure correttive per introdurre l'innalzamento del limite del turn-over per le assunzioni delle Forze di polizia ad ordinamento civile e militare e dei Vigili Pag. 91del fuoco almeno al 50 per cento. Così come non sono previste le risorse necessarie per innalzare il medesimo limite per l'Arma dei carabinieri nel triennio 2012-2014 almeno al 50 per cento, così da rendere possibile l'ingresso dei 1.886 allievi carabinieri effettivi e dei 490 allievi marescialli vincitori dei due rispettivi concorsi;
    sia inaccettabile tassare le pensioni di guerra superiori ai 15.000 euro lucrando su cittadini con grandi e gravi difficoltà, nonché la necessità di incidere sulle spese per gli armamenti e non più su quelle relative al settore dell'esercizio, in un momento in cui si chiedono pesantissimi sacrifici ai cittadini;
    negli ultimi anni molteplici sono stati i tagli di risorse umane e finanziarie subiti principalmente dal settore dell'esercizio inferti al settore della difesa e della sicurezza a favore di investimenti insostenibili per gli armamenti che non hanno visto un'adeguata e legittima riduzione;
    si chiedono pesantissimi sacrifici ai cittadini e a settori delicati e importanti come la sanità, l'istruzione e l'ambiente e il Ministero della Difesa persiste nel far ricadere i tagli sulle risorse per il personale e per l'efficienza del comparto;
    pertanto, per le ragioni citate in premessa e per la deficienza che tale provvedimento provoca al comparto,

DELIBERA DI RIFERIRE IN SENSO CONTRARIO

Di Stanislao.