CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 5 dicembre 2012
749.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Giustizia (II)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-08320 Bernardini: Sul suicidio di un assistente della polizia penitenziaria del carcere di Poggioreale.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Onorevole Bernardini, con riferimento al tragico suicidio di un appartenente al Corpo di polizia penitenziaria che prestava servizio presso l'istituto di Napoli Poggioreale, si osserva che il disagio ed il rischio suicidario del personale ha sempre costituito oggetto di un'attenta analisi da parte dell'Amministrazione penitenziaria che, nel corso degli anni, ha attivato laboratori e corsi di formazione sull'argomento.
  Come già evidenziato nella seduta dell'8 novembre 2012, sono numerose le iniziative intraprese dal Ministero della Giustizia per contenere le cause di disagio che possono condurre a tali tragici gesti.
  In particolare, si segnala che nel 2011 è stato istituito un gruppo di studio, composto da elementi interni all'Amministrazione penitenziaria e da psichiatri esperti del fenomeno suicidario; detto gruppo di studio, al termine dei lavori, ha prodotto un report indicando, tra gli obiettivi, l'istituzione di un numero verde e del servizio di help line a livello nazionale, dedicato agli operatori penitenziari. Il numero verde, non appena istituito, sarà adeguatamente pubblicizzato attraverso una campagna di sensibilizzazione tra il personale, anche tramite la distribuzione di una brochure informativa.
  Questo servizio, che verrà fornito a livello nazionale, si affiancherà ad esperienze già attivate a livello regionale, grazie ad intese tra i Provveditorati, le direzioni di istituti penitenziari e le aziende sanitarie locali.
  Sul versante della formazione, l'Istituto Superiore di Studi Penitenziari ha predisposto un progetto a favore del personale di polizia penitenziaria finalizzato all'analisi delle fonti di stress. Analogamente, la Direzione Generale del personale e della formazione ha inserito, nel programma del 165o corso per allievi agenti, ancora in fase di svolgimento, un approfondimento dedicato al fenomeno.
  Da ultimo, si rappresenta che il 31 luglio scorso, il Capo del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria si è incontrato con le organizzazioni sindacali per affrontare le tematiche riguardanti le condizioni di disagio della polizia penitenziaria, cercando di individuare, in una logica condivisa con i rappresentanti dei lavoratori, gli interventi più idonei a fronteggiare una realtà drammatica, pur nella consapevolezza che il gesto autosoppressivo si fonda su motivazioni profondamente soggettive e su fattori che spesso non consentono alcuna previsione.
  Il problema, ovviamente, necessita di essere affrontato in un contesto complesso, coinvolgendo le competenze di diversi interlocutori istituzionali che devono impegnarsi per migliorare le condizioni operative del personale, prestando attenzione al manifestarsi del disagio.
  In tale ottica, devono essere valutati sia i piani di mobilità messi in atto dall'Amministrazione penitenziaria per ristabilire un'equilibrata politica di riavvicinamento del personale al proprio nucleo familiare, sia la disponibilità diretta di fondi, dall'inizio del corrente anno, per ogni singolo Provveditorato regionale per Pag. 81«riqualificare le caserme» o adeguare i luoghi di lavoro alla normativa in materia di sicurezza, sia, infine, i progetti relativi all'edilizia convenzionata o alle strutture sportive.
  Le misure fino ad ora adottate non possono certo esaurire l'azione dell'Amministrazione, che ha avviato le diverse iniziative nell'ambito di un percorso che dovrà essere di continuo miglioramento.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-08322 Bernardini: Sulle carenze strutturali e trattamentali della casa circondariale di Marsala e sul decreto di chiusura del carcere stesso.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in discussione, rappresento che la Casa Circondariale di Marsala è stata chiusa con decreto ministeriale del 6 marzo 2012 in considerazione della inidoneità del carcere – ubicato in un castello sito nel centro storico cittadino – ad ospitare una moderna struttura penitenziaria, tenuto conto sia delle caratteristiche architettoniche e dimensionali, sia delle condizioni strutturali ed igienico-sanitarie, gravemente precarie.
  Proprio in considerazione dell'inadeguatezza di tale struttura, sin dagli anni ottanta era stata prevista la costruzione di un nuovo istituto, da realizzare a cura del Ministero dei Lavori Pubblici; tale progetto non è andato tuttavia a buon fine per un contenzioso instauratosi con il concessionario dei lavori.
  Siffatta previsione era stata, poi, confermata dal Piano Carceri che, nella sua stesura originaria, prevedeva la costruzione di un istituto a Marsala per 450 posti detentivi. Tale intervento è stato successivamente stralciato in ragione dei tagli effettuati dal CIPE, che hanno comportato la necessità di rimodulare l'originario Piano e riprogrammare le esigenze dell'Amministrazione penitenziaria, tenendo conto della consistenza delle risorse finanziarie disponibili.
  Pertanto, in attuazione del provvedimento di chiusura menzionato, il 5 novembre ultimo scorso sono terminate le operazioni di sfollamento dei 37 detenuti ancora presenti presso l'istituto di Marsala, che sono stati pertanto trasferiti negli istituti viciniori.
  Con specifico riferimento, infine, alla richiesta di due detenuti di essere trasferiti, l'uno in un istituto della Lombardia o dell'Emilia e l'altro in un istituto palermitano, comunico, quanto alla prima richiesta, che la stessa non è stata accolta a causa dello stato di sovraffollamento degli istituti penitenziari delle Regioni indicate, mentre, quanto alla seconda richiesta, rappresento che nessuna istanza di trasferimento risulta mai inoltrata dal secondo detenuto.

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ALLEGATO 3

Disposizioni in materia di adozioni da parte delle famiglie affidatarie. C. 3459 Vassallo, C. 3854 Savino, C. 4077 Motta, C. 4279 Lupi e C. 4326 Giammanco.

TESTO UNIFICATO

ART. 1.

  1. Dopo il comma 5 dell'articolo 4 della legge 4 maggio 1983 n. 184 e successive modificazioni, è inserito il seguente:
   «5-bis. Qualora, in ragione di un prolungato periodo di affidamento, il minore dichiarato adottabile risulti unito alla famiglia affidataria da un rapporto stabile e duraturo e da un legame affettivo significativo, la famiglia affidataria, ove sussistano i requisiti previsti dall'articolo 6, è valutata preferibilmente ai fini adottivi. In tali casi, è comunque tutelata, se rispondente all'interesse del minore, la continuità delle positive relazioni socio-affettive consolidatesi durante l'affidamento. Il giudice, ai fini delle decisioni di cui ai commi precedenti, tiene conto dell'attività dei servizi sociali».

ART. 2.

  1. Al comma 1 dell'articolo 5 della legge 4 maggio 1983 n. 184 e successive modificazioni, sono aggiunte in fine le seguenti parole: «ed ha facoltà di presentare memorie nell'interesse del minore».

ART. 3.

  1. Dopo il comma 2 dell'articolo 5 della legge 4 maggio 1983 n. 184 e successive modificazioni, è inserito il seguente:
   «2-bis. Ai fini della presente legge, le associazioni familiari sono enti senza fini di lucro che raggruppano famiglie affidatarie e che svolgono attività tese a favorire il buon andamento degli affidi. Le associazioni familiari possono collaborare con i servizi sociali, svolgendo attività di sensibilizzazione e formazione dell'opinione pubblica, anche mediante corsi di preparazione delle famiglie e operatori, segnalando famiglie disponibili all'affido, favorendo il dialogo e il confronto tra le famiglie coinvolte in esperienze di affido, offrendo alle famiglie affidatarie sostegno educativo e psicologico ed assistendo i propri associati nei rapporti con i servizi pubblici».