CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 31 ottobre 2012
729.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

DL 174/2012: Disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali, nonché ulteriori disposizioni in favore delle zone terremotate nel maggio 2012 (C. 5520 Governo).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea),
   esaminato il disegno di legge C. 5520 Governo, recante conversione in legge del decreto-legge n. 174 del 2012 recante Disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali, nonché ulteriori disposizioni in favore delle zone terremotate nel maggio 2012;
   visti i contenuti dell'articolo 11, che reca provvidenze a favore dei soggetti colpiti dagli eventi sismici del 2012;
   ricordato che, a norma dell'articolo 107, paragrafo 2, lettera b), del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea, gli Stati membri possono erogare «aiuti destinati a ovviare ai danni arrecati dalle calamità naturali oppure da altri eventi», purché le agevolazioni concesse si limitino a compensare il danno realmente subito;
   ricordato altresì che, al fine di consentire la verifica della compatibilità delle misure con le norme sugli aiuti di Stato, le disposizioni debbono essere in ogni caso notificate alla Commissione europea in tempo utile perché presenti le sue osservazioni, ai sensi dell'articolo 108, paragrafo 3, del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea, e che lo Stato membro non può dare esecuzione alle misure progettate prima che tale procedura abbia condotto a una decisione finale,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE.

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ALLEGATO 2

Sulla XLVIII riunione della COSAC, svolta a Cipro 14-16 ottobre 2012.

RELAZIONE DEL VICE PRESIDENTE DELLA XIV COMMISSIONE, ONOREVOLE ENRICO FARINONE

  Il 14 e 16 ottobre scorso si è svolta a Nicosia, nella Repubblica di Cipro, la XLVIII COSAC. In rappresentanza della Commissione politiche dell'Unione europea della Camera, hanno preso parte alla riunione gli onorevoli Farinone, Formichella e Consiglio. Per il Senato erano presenti la presidente della Commissione politiche dell'Unione europea, sen. Rossana Boldi e i senatori Adamo e Pinzger.
  In via preliminare – e tenuto conto che quella svolta è l'ultima riunione plenaria della COSAC di questa legislatura – va sottolineato che l'articolazione dell'ordine del giorno e la conduzione dei lavori della Conferenza hanno confermato gli aspetti problematici già evidenziati in occasione di molte delle precedenti riunioni.
  In primo luogo, va rilevato il numero eccessivo di punti all'ordine del giorno, che ha compresso in modo eccessivo i tempi di parola concessi ai singoli oratori. In particolare, sui tre punti di maggiore rilevanza politica – lo stato della Presidenza, «Più Europa» e la strategia per la crescita – i tempi di parola sono stati ridotti ad appena sessanta o novanta secondi. Paradossalmente sugli altri due temi, la sicurezza energetica e la governance del mercato interno, di grande rilievo ma di minore spessore politico, sono stati concessi, in ragione del minor numero di iscritti a parlare, due o addirittura tre minuti.
  Peraltro, ben due dei cinque temi all'ordine del giorno (stato della Presidenza e sicurezza energetica) erano già stati trattati alla riunione dei Presidenti di luglio: la discussione al riguardo si è pertanto tradotta in ampia misura in una duplicazione.
  In secondo luogo, le modalità per l'espressione ed il computo del voto sul contributo e i relativi emendamenti sono stati anche in questa occasione oggetto di una interpretazione a tratti singolare della Presidenza, creando incertezze e ritardi nei lavori. Sono questioni che la delegazione della Camera ha già sottoposto in diverse occasioni all'attenzione delle Presidenze di turno senza che tuttavia venissero apprestate soluzioni soddisfacenti.
  Andrà pertanto valutata, anche nella prossima legislatura, l'opportunità di assumere iniziative al riguardo, al fine di concentrare le riunioni della COSAC su temi di grande rilievo politico e di rendere il dibattito più articolato ed efficace.

Rapporto semestrale e questioni procedurali.

  In apertura dei lavori, lunedì 14 ottobre, il Presidente della Commissione affari esteri ed europei del Parlamento cipriota, Averof Neophytou, ha sottolineato l'importanza del conferimento all'UE del premio Nobel per la pace, auspicando che esso possa costituire un segnale anche per la riunificazione di Cipro.
  Il primo punto all'ordine del giorno è stato dedicato alla illustrazione del 18° Rapporto semestrale, predisposto dal Segretariato COSAC, che reca, tra le altre cose, una interessante ricognizione delle modalità per l'esercizio del controllo di sussidiarietà adottate nei Parlamenti nazionali Pag. 159nonché delle posizioni delle varie assemblee in merito all'attuazione dell'articolo 13 del Fiscal compact.
  Con riguardo al primo profilo, il rapporto evidenzia, tra le altre cose, come gran parte delle assemblee consideri il controllo di proporzionalità strettamente connesso a quello del principio di sussidiarietà e ne operi una verifica congiunta. Tuttavia, solo alcune assemblee formulano valutazioni formali sulla proporzionalità nell'ambito della procedura di allerta precoce per la verifica di sussidiarietà e, in particolare, considerano che la violazione della proporzionalità giustifichi l'adozione di un parere motivato. Altre, tra cui la Camera, considerano, alla luce del dettato del Protocollo n. 2, che la valutazione di proporzionalità, pur connessa a quella di sussidiarietà, non possa fondare di per sé un parere motivato.
  Il rapporto ha altresì confermato le forti differenze nei parametri e nelle metodologie utilizzate dalle varie assemblee ai fini del controllo di sussidiarietà; 20 camere su 37 hanno al riguardo sostenuto l'opportunità di valutare la formale adozione di Linee guida della COSAC sull'oggetto e gli obiettivi del controllo di sussidiarietà che, tuttavia, appare poco realistica e utile e potrebbe, nelle intenzioni di alcune assemblee, configurarsi come un primo passo per un esercizio coordinato o addirittura collettivo del controllo di sussidiarietà in seno alla COSAC.
  Con riferimento all'articolo 13 del Fiscal compact il rapporto semestrale fornisce alcune indicazioni, peraltro non sempre chiare, in merito alle posizioni di gran parte delle Camere o Parlamenti dell'UE sulle relative modalità di attuazione (peraltro il Parlamento europeo e 10 Camere nazionali hanno dichiarato di non avere ancora una posizione ufficiale). In particolare, alla luce del rapporto si delineano sei principali orientamenti:
   1) un primo gruppo di Parlamenti (danese, ceco, finlandese, olandese) sostiene, con diverse sfumature, l'attribuzione delle funzioni alla COSAC, eventualmente integrata da rappresentanti delle Commissioni finanze e bilancio, o ad una conferenza ad hoc promossa dalla COSAC stessa;
   2) un secondo gruppo (Svezia, Estonia, Lussemburgo e Cipro) considera invece quale sede appropriata le conferenze semestrali dei presidenti delle Commissioni di settore (bilancio e/o finanze), già organizzate dal Parlamento del Paese della Presidenza;
   3) un terzo gruppo di parlamenti (Greco e ungherese) è disposto a sostenere una delle due ipotesi precedenti (o la COSAC o le riunioni semestrali dei presidenti delle Commissioni di settore);
   4) un quarto gruppo (Malta, Cipro e Portogallo) ritiene, con diverse sfumature, preferibile che il Parlamento europeo organizzi un incontro interparlamentare con i Parlamenti nazionali sul tema (con la partecipazione dei rappresentanti di tutte le Commissioni interessate);
   5) un quinto gruppo prospetta l'istituzione di una conferenza ad hoc sul modello di quella appena costituita per il controllo sulla PESC (Camera belga, Camere francesi, Camera rumena e Cortes Generales spagnole);
   6) la Camera dei Deputati e il Regno Unito non formulano proposte specifiche, ribadendo che l'attuazione dell'articolo 13 dovrebbe essere discussa dalla Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell'UE (o, nel caso del Regno Unito, anche dalla COSAC).

  Sui due temi principali del rapporto non si è sviluppata una specifica discussione ed è stata pertanto inserita nelle conclusioni approvate dalla COSAC una mera presa d'atto delle principali risultanze del rapporto stesso; è presumibile che l'emersione di posizioni fortemente differenziate tra le Camere ha indotto alcuni Parlamenti che intendevano presentare proposte problematiche in materia a rinviare a future riunioni ogni iniziativa al riguardo.

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Stato della Presidenza cipriota.

  Il successivo punto all'ordine del giorno al semestre di Presidenza in corso, è stato aperto dall'intervento dal Viceministro per gli affari europei della Repubblica di Cipro, Mavroyiannis, che ha ribadito le priorità del programma della Presidenza, peraltro già illustrate in occasione della riunione dei Presidenti COSAC dello scorso luglio, e dato conto delle principali realizzazione e degli obiettivi ancora da raggiungere.
  In particolare, Mavroyiannis ha ribadito l'impegno della Presidenza per raggiungere entro la fine del 2012 un accordo sul quadro finanziario 2014-2020, anche con la convocazione di un Consiglio europeo straordinario il 22-23 novembre prossimi, nonché proposte del cosiddetto two pack, nell'ambito della governance economica e su quelle relative alla vigilanza bancaria. Ha inoltre sottolineato l'attenzione delle presidenza per il dibattito in corso sul rafforzamento dell'unione economica e monetaria, esprimendo la convinzione di addivenire anche ad una vera e propria unione politica.
  Nel corso del dibattito hanno preso la parola 19 oratori, ai quali è stato peraltro imposto un limite di tempo di appena un minuto e mezzo.
  Gli interventi hanno riguardato tre aspetti principali.
  Il primo attiene alla necessità di accompagnare il consolidamento delle finanze pubbliche con una reale strategia europea per la crescita, evidenziata dalle delegazioni cipriota, greca e slovacca.
  Il secondo concerne il negoziato sul quadro finanziario pluriennale: mentre alcune assemblee, tra cui il Parlamento europeo, hanno sottolineato l'esigenza di non ridurre ulteriormente gli stanziamenti proposti dalla Commissione, sottolineando che il bilancio Ue non è un peso supplementare ma torna per il 94 per cento agli Stati membri per finanziarie investimenti, altre, tra cui il Bundestag, la Camera austriaca e la Camera dei Lord, hanno ribadito in modo fermo la richiesta di ridurre in termini nominali la dotazione proposta dalla Commissione, rilevando la necessità di spendere meglio ma non di più.
  Un terzo aspetto concerne il rapporto tra Paesi dell'area euro ed altri Stati membri nell'ambito della futura unione bancaria e fiscale: le delegazioni di alcuni Paesi che non sono parte dell'eurozona (in particolare Polonia e Regno Unito) hanno sottolineato che la creazione della vigilanza bancaria unificata e di un bilancio dell'area euro non dovranno determinare un pregiudizio o una discriminazione a danno di questi ultimi.
  Per la Camera ha preso la parola l'On. Consiglio che ha sottolineato, come, al forte accento posto dal programma cipriota sulla dimensione mediterranea della politica di vicinato e sull'impegno prioritario e sulla rapida approvazione delle proposte pendenti in materia di immigrazione legale e controllo delle frontiere esterne non abbiano fatto seguito sinora risultati apprezzabili. Ha inoltre chiesto se la scelta della Presidenza cipriota di proporre una riduzione del tetto degli stanziamenti del futuro QFP, sia appropriata nel momento in cui, a fronte della crisi, aumentano le aspettative dei cittadini verso l'Europa.
  Nella sua replica Mavroyiannis si è soffermato soprattutto sul negoziato relativo al quadro finanziario sottolineando, in particolare, che la Presidenza non ha deciso di presentare di propria iniziativa una proposta di riduzione degli stanziamenti ma ha dovuto prendere atto della posizione rigida sul punto dei principali contributori netti.

Dalle parole all'azione: rendere «Più Europa» una realtà.

  La terza sessione è stata introdotta dal Vicepresidente della Commissione responsabile per i rapporti con i Parlamenti nazionali, Sefcovic e dal Presidente della Commissione affari costituzionali del Parlamento europeo Casini.
  L'intervento di Sefcovic, oltre a riaffermare gli obiettivi formulati del Presidente Pag. 161Barroso nel discorso sullo Stato dell'Unione, anche in merito alla creazione di un'Unione federale, ha operato una rassegna delle principali iniziative avviate dalla Commissione in merito, in particolare, all'UEM, al mercato interno e all'unione bancaria.
  Di particolare interesse ed originalità è stata invece la relazione del Presidente Casini che si è concentrato sull'analisi delle azioni che i parlamentari possono assumere da subito e concretamente perché l'UE acceleri il passo verso una piena integrazione, partendo dal dato della costante diminuzione del numero dei votanti alle elezioni dirette del Parlamento europeo sin dalla loro introduzione del 1979 al 2009. La percentuale di votanti è passata infatti progressivamente dal 63 per cento nel 1979 al 43 per cento nel 2009 e ha riguardato tutti i Paesi, sia grandi sia piccoli, sia fondatori sia di adesione successiva.
  Casini ha osservato come il dato sia apparentemente paradossale ove si tenga conto del fatto che nel 1979 il Parlamento europeo aveva poteri molto limitati, mentre attraverso le successive revisioni dei Trattati, ha acquisito poteri codecisori ed è ora posto su un piano di piena parità con il Consiglio nella procedura legislativa ordinaria. Questo paradosso è il frutto dei due fattori. Il primo consiste nella concentrazione del dibattito pubblico sui temi della politica nazionale: i partiti nazionali, in assenza di partiti europei, finiscono con il presentare, salve rare eccezioni, il voto europeo come una verifica degli assetti politici nazionali, rendendolo, agli occhi degli elettori, una ripetizione o anticipazione delle elezioni politiche. Il secondo risiede nella convinzione dei cittadini che il proprio voto abbia scarsa incidenza sugli orientamenti politici e sul reale funzionamento dell'Unione europea. A ciò concorre, oltre al ruolo preponderante giocato dai Governi in seno al Consiglio europeo, la debole contrapposizione tra maggioranza e opposizione in seno al Parlamento Europeo. La logica maggioritaria, infatti, incide poco sia sulla formazione della Commissione sia sull'azione colegislativa del Parlamento europeo e finisce spesso per passare in secondo piano rispetto ad interessi nazionali o alle pressioni dei mercati.
  Ad avviso di Casini, gli sviluppi del processo di integrazione, innescati dalla crisi economica e finanziaria, sembrano porre i presupposti per il superamento di questo assetto. La crisi economica, infatti, ha avuto, per un verso, il merito di porre al centro del dibattito politico nazionale il ruolo dell'Europa e il modello di integrazione da perseguire: è innegabile che i risultati delle recenti elezioni politiche in Grecia, Paesi Bassi e in Francia sia stato fortemente condizionato dall'approccio dei vari partiti in merito all'Unione europea. Ed analoghe considerazioni sembrano emergere anche in vista delle prossime elezioni politiche tedesche.
  Pertanto, le elezioni europee del 2014 costituiscono una grande opportunità per stimolare l'interesse e la partecipazione dei cittadini.
  A questo scopo, Casini ha sottolineato la necessità di tenere conto di quanto la legittimità si fondi oltre che sul principio maggioritario e su quello del risultato, che giustifica anche le azioni impopolari, su quello di «democrazia messianica», inteso quale scopo ideale che proietta nel futuro il bene dei popoli. Nell'UE per anni, nonostante il diminuire della partecipazione popolare, i risultati conseguiti hanno garantito la legittimazione del percorso di integrazione europea; oggi le misure impopolari indeboliscono il giudizio prima positivo sull'attività dell'Unione europea, imponendo di rafforzare la legittimità messianica, anche in vista delle prossime elezioni europee.
  Infine, il Presidente Casini ha riaffermato che i Parlamenti nazionali sono il principale raccordo tra l'Europa e i popoli e non possono, pertanto, essere concepiti come mero strumento di controllo della sovranità europea, attraverso il controllo del principio di sussidiarietà che andrebbe pertanto intesa anche in senso rovesciato, come dovere di avvicinamento delle Istituzioni Pag. 162europee ai cittadini. Ha quindi auspicato un reale rafforzamento della cooperazione interparlamentare.
  Nel corso del dibattito sono hanno preso la parola 29 oratori con conseguente riduzione ad appena 1 minuto del tempo per ciascun intervento.
  Gli interventi si sono caratterizzati per la forte eterogeneità, riproducendo in buona parte i punti già sollevati nel dibattito sullo stato della Presidenza cipriota in merito all'UEM, al rapporto tra eurozona ed altri Stati membri. In particolare, è stata ribadita con forza l'opposizione di alcuni Paesi, quali il Regno Unito, ad ogni ipotesi di integrazione in senso federale (ed anzi la richiesta di meno Europa), rilevando che le reali aspettative dei cittadini non riguardano un'Unione politica ma il rilancio di crescita e occupazione. Diversi interventi hanno sottolineato l'esigenza di rafforzare la cooperazione interparlamentare o hanno posto in rilievo specifici profili della interlocuzione tra Parlamenti nazionali e Commissione nell'ambito del dialogo politico o del controllo di sussidiarietà.
  Per la Camera ha preso la parola l'on. Farinone che ha ribadito la necessità di avviare, in occasione del Consiglio europeo di dicembre, un nuovo processo costituente per la realizzazione di un'Europa politica e federale, che abbia piena legittimazione democratica e goda della fiducia di un compiuto sistema parlamentare europeo.
  L'on. Farinone ha sottolineato come soltanto un'integrazione politica possa assicurare, a fronte delle dinamiche globali, la sopravvivenza della moneta unica e della stessa costruzione europea e fornire una risposta adeguata alle aspettative dei cittadini. Infine ha sottolineato che i Parlamenti dovranno giocare un ruolo chiave nel processo costituente per la costruzione di un'Europa politica e federale mediante la convocazione di una convenzione per la riforma dei Trattati.
  Nella sua replica Sefcovic ha riconosciuto che una maggiore integrazione è l'unica opzione possibile a fronte della globalizzazione ed ha altresì sottolineato che una riduzione della dotazione del quadro finanziario pluriennale renderebbe impossibile l'attuazione delle politiche connesse a Europa 2020. Ha altresì auspicato, ai fini della legittimazione democratica della nuova governance economica, un rafforzamento del ruolo del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali senza creare tuttavia nuove istituzioni, e una rapida approvazione della proposta di regolamento sui partiti politici europei.

Energia e sicurezza degli approvvigionamenti.

  Il tema è stato introdotto da Solon Kassinis, Direttore per l'Energia nell'ambito del Ministero del commercio cipriota, che si è soffermato sulla scoperta di significativi giacimenti di gas nella zona economica esclusiva della Repubblica di Cipro e sulla rilevanza strategica che essi presentano per la sicurezza energetica europea.
  Nel corso del dibattito hanno preso la parola 14 oratori che hanno espresso posizioni su vari aspetti della politica energetica: alcune delegazioni, soprattutto quella britannica e diversi Paesi dell'Europa centrale, hanno insistito sul completamento del mercato unico dell'energia; altri si sono soffermati su specifiche fonti di energia (in particolare sul carbone, nel caso della Polonia, e sul nucleare, nel caso della Francia).

Strategia 2020 e rilancio dell'economia europea.

  Il tema è stato introdotto da Pervenche Berès, Presidente della Commissione per l'occupazione e gli affari sociali del Parlamento europeo, che ha ribadito la validità degli obiettivi previsti dalla Strategia 2020, soprattutto alla luce della crisi, rilevando tuttavia la necessità di un adeguato finanziamento delle misure da essa previste e di una effettiva attuazione a livello nazionale. In particolare, Berès ha posto l'accento sulle misure per l'occupazione Pag. 163giovanile, sulla solidarietà generazionale e sulla salvaguardia del modello sociale europeo. Al tempo stesso, ha sottolineato come il Patto di stabilità e, più in generale, i vincoli di finanza pubblica non abbiano consentito di sfruttare pienamente il potenziale della moneta unica e ha auspicato una concentrazione dei fondi strutturali sulle misure per promuovere la crescita nonché la destinazione del gettito della tassa sulle transazioni finanziarie internazionali, anche ove istituita soltanto tra alcuni Stati membri, al finanziamento di iniziative dell'UE per la crescita.
  Infine Berès ha proposto di includere nella Trojka, incaricata di monitorare i Paesi che abbiano chiesto assistenza finanziaria, un rappresentante dell'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), al fine di tenere maggiormente in considerazione la dimensione sociale della crisi.
  Nel corso del dibattito hanno preso la parola 29 oratori che hanno toccato diversi temi. Molti, tra cui la delegazione dell'Assemblea nazionale francese, hanno condiviso l'accento della Presidente sulla dimensione sociale della crisi; altri, tra cui il Bundestag e le Camere britanniche hanno invece posto l'accento sulla necessità di ammodernare il sistema produttivo europeo al fine di rilanciarne la competitività. Posizioni fortemente differenziate sono emerse in merito alla introduzione della tassa sulle transazioni finanziarie internazionali.
  Per la Camera è intervenuto l'on. Formichella che ha rilevato come la risposta dell'UE alla crisi e l'attuazione della Strategia 2020 siano state sinora inefficaci perché viziate dall'idea per cui il rafforzamento dei vincoli di finanza pubblica e la riduzione degli squilibri macroeconomici avrebbe consentito di recuperare la fiducia dei mercati rendere più competitivi i nostri sistemi produttivi. Questa impostazione si è rivelata inadeguata, in quanto non si può rilanciare la crescita a costo zero, essendo necessarie misure di stimolo che abbiano effetto già a breve termine, attraverso significativi investimenti in settori strategici. Alla luce dei vincoli ai bilanci nazionali sempre più stringenti, le risorse per questi investimenti non possono che essere fornite dal bilancio europeo o dalla emissione di obbligazioni a livello europeo.
  L'on. Formichella ha quindi auspicato che il Consiglio europeo di dicembre stabilisca, a fronte della creazione di un'unione fiscale e di un'autentica unione economica, anche precise scadenze per la contestuale creazione di un bilancio dell'area euro, dotato di risorse adeguate, e per l'emissione di growth bond, volti a finanziarie grandi interventi europei per stimolare la crescita nell'Unione a tassi ragionevoli. L'introduzione di meccanismi comuni per prevenire e correggere le politiche di bilancio, che comprimeranno fortemente le sovranità nazionali, sarà infatti accettabile politicamente e sostenibile socialmente ed economicamente solo se giustificata dalla condivisione, anche finanziaria, delle misure per la crescita.

Governance del mercato interno.

  Il tema è stato introdotto da Pierre Delsaux, Vice Direttore generale della DG Mercato interno e servizi della Commissione europea, che ha ribadito l'importanza del completamento del mercato interno per stimolare in modo strutturale la crescita. Ha quindi richiamato le misure proposte dalla Commissione stessa nei due atti per il mercato interno, ponendo soprattutto l'accento sull'agenda digitale e sugli appalti elettronici.
  Infine, Delsaux ha sottolineato la necessità di una maggiore tempestività nel recepimento delle direttive a livello nazionale, preannunciando che la Commissione, dando seguito alle indicazioni del Consiglio, accrescerà a questo scopo i contatti con le autorità nazionali subito dopo l'adozione delle direttive.
  Nel corso del dibattito hanno preso la parola 15 oratori che hanno espresso una generale condivisione per l'obiettivo di completare il mercato interno dando attuazione alle misure proposte dalla Commissione.Pag. 164
  La delegazione greca ha peraltro osservato che il mercato interno è puramente teorico senza dimensione sociale, rilevando che in Grecia persino la mobilità dei lavoratori e l'accesso in rete delle imprese sono impediti dalla crisi. La delegazione della House of Commons ha espresso inoltre forti perplessità per l'ipotesi di accelerare i termini per il recepimento delle direttive negli ordinamenti interni, in quanto si rischierebbe di comprimere ulteriormente anche i tempi a disposizione dei Parlamenti nazionali per l'esame delle misure legislative di attuazione delle medesime direttive.

Contributo finale.

  La discussione del progetto di contributo e di conclusioni è stata caratterizzata da una forte conflittualità in merito ad alcuni emendamenti, volti a riconoscere espressamente la dimensione sociale della crisi, la necessità di maggiore solidarietà e di adeguate risorse finanziarie a livello europeo per rilanciare la crescita ed attuare la Strategia 2020.
  Su questi punti si è infatti delineata la contrapposizione tra una netta maggioranza di Camere o Parlamenti (rappresentativi di oltre i 3/4 dei voti espressi) che hanno sostenuto gli emendamenti e Germania, Regno Unito, Paesi bassi (e, di volta in volta, alcuni altri parlamenti quali l'Estonia, la Repubblica ceca, la Polonia) che si sono opposti fermamente.
  In particolare, in merito alla dimensione sociale della crisi, è stato approvato un emendamento del Parlamento slovacco sostenuto anche dal Parlamento italiano; sulla necessità di prevedere risorse finanziarie adeguate è stato adottato un emendamento sottoscritto dalla Camera unitamente al Parlamento portoghese e ad alcuni altri Parlamenti.
  È stato invece approvato all'unanimità un emendamento presentato dalla Camera unitamente al Bundestag, all'Assemblea nazionale francese e al Parlamento danese, volto a sostenere il coinvolgimento dei Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo nelle decisioni relative alla struttura della futura Unione economica e monetaria.