CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 24 aprile 2012
644.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Documento di economia e finanza 2012 (Doc. LVII, n. 5 e Allegati).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La III Commissione (Affari esteri e comunitari),
   esaminato per le parti di competenza il Documento di economia e finanza 2012 (DEF 2012);
   sottolineato che il documento in esame è strettamente connesso al raggiungimento degli obiettivi dei trattati in corso di ratifica relativi alla governance economica e finanziaria della UE;
   preso atto che la percentuale sul PIL italiano destinata all'APS, attestandosi nel 2011 allo 0,19 per cento, resta ancora molto al di sotto della media OCSE e della media UE, per cui l'impegno del Governo per un progressivo incremento del dieci per cento annuo dei fondi assegnati alla legge n. 49 del 1987 si configura come un mero indicatore di inversione di tendenza;
   rimarcato che il ruolo del Parlamento nella definizione legislativa delle politiche di cooperazione allo sviluppo è centrale, ben al di là di una ipotizzabile sinergia con altri pubblici poteri;
   condivisa la finalizzazione al rafforzamento della capacità di penetrazione nei mercati emergenti per quanto concerne la nuova struttura promozionale del commercio estero;
   preso atto dell'affermazione per cui la chiusura dei consolati e la trasformazione della rete estera potrà proseguire nei prossimi anni tenendo tuttavia conto delle esigenze degli italiani all'estero e dei risultati della spending review;
   ribadita l'esigenza che siano assicurate le risorse finanziarie per procedere agli adempimenti inerenti alle notifiche di trattati internazionali da tempo sottoscritti,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti osservazioni:
   l'unitarietà e la coerenza delle politiche di cooperazione allo sviluppo è garantita prioritariamente dagli indirizzi dettati dal Parlamento quale dimensione essenziale e costitutiva della politica estera, indipendentemente dalle attuali collocazioni amministrative dei singoli comparti;
   la cabina di regia della nuova Agenzia per il commercio con l'estero necessita di una chiarificazione in termini di composizione, processo decisionale e raccordo amministrativo perché abbia incisività e concretezza al servizio dell'internazionalizzazione delle imprese e possa realizzare effettivamente l'integrazione nelle rappresentanze diplomatiche degli uffici all'estero;
   la ristrutturazione e razionalizzazione della rete estera nel suo complesso è una esigenza inderogabile in quanto frutto di un ripensamento strategico di natura politico-parlamentare, che non si risolve in economie di bilancio da ricercarsi piuttosto attraverso la riqualificazione della spesa.

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ALLEGATO 2

Documento di economia e finanza 2012 (Doc. LVII, n. 5 e Allegati).

PROPOSTA ALTERNATIVA DI PARERE

  La III Commissione (Affari esteri e comunitari),
   esaminato per le parti di competenza il Documento di economia e finanza 2012 (DEF 2012);
   rilevato che:
    secondo il giudizio del Fondo monetario internazionale (FMI) racchiuso nei documenti del Word outlook e del Fiscal monitor illustrati a Washington, le misure di risanamento adottate dall'Italia non bastano a pareggiare il bilancio entro il 2013 perché deficit e debito pubblico crescono mentre ciò che manca è la crescita;
    a causa dell'aumento del debito e nonostante le misure di austerità adottate, il pareggio di bilancio verrà rinviato al 2017. In particolare, il deficit sarà quest'anno del 2,4 per cento, ben oltre il previsto 1,6 per cento e il debito pubblico arriverà a toccare il 123,4 del PIL, rispetto al 120,1 del 2011, confermandosi il più alto dell'eurozona dopo quello della Grecia;
    l'Italia è il fanalino di coda dell'Eurozona che a sua volta resta il maggior freno alla crescita globale. Infatti, per il FMI il PIL globale nel 2012 crescerà del 3,5 per cento e quello degli Stati Uniti del 2,1 per cento mentre l'Eurozona si indebolirà dello 0,3 per cento soprattutto a causa dell'arretramento dell'Italia dell'1,9 per cento e della Spagna dell'1,8 per cento;
    ad avvalorare lo scenario di incertezza per l'Italia ci sono le previsioni di una ripresa assai precaria nel prossimo anno;
    nel quarto trimestre del 2013 il PIL crescerà dello 0,7 per cento, difficile in tale prospettiva una riduzione della disoccupazione che nel 2012 sarà del 9,5 per cento arrivando al 9,7 nel 2013 raggiungendo così il dato peggiore nell'eurozona subito dopo la Spagna;
    poiché la sovrapposizione fra recessione e indebitamento porta ad una spirale negativa sui conti pubblici, ciò che affiora dai documenti del FMI è la necessità da parte del governo italiano di un decisivo taglio della spesa pubblica di dimensioni tali da scongiurare la ripetizione della crisi greca;
    gli indicatori economici congiunturali riportati dal bollettino economico della Banca d'Italia appena pubblicato segnalano la prosecuzione della fase di debolezza della domanda interna: il PIL italiano ha frenato dello 0,7 per cento nell'ultimo trimestre del 2011 e probabilmente chiuderà il primo trimestre del 2012 con un risultato analogo;
    secondo la Banca d'Italia ciò che pesa maggiormente in questa fase di incertezza è la disoccupazione, soprattutto tra i giovani: quasi 18 su 100 non hanno lavoro. La situazione delle famiglie non lascia sperare bene: il reddito a loro disposizione si è contratto di mezzo punto percentuale nel 2011, così che dal 2008 – anno di inizio della crisi – la loro capacità di spesa è crollata del 5 per cento. Di conseguenza si restringono i consumi con ripercussioni facili da immaginare per chi produce o commercia. Diminuisce di pari passo anche la propensione al risparmio. In tale quadro urge far ripartire il credito Pag. 61alle famiglie e alle imprese poiché l'economia reale ne ha un bisogno impellente per poter sostenere una crescita praticamente azzerata;
    in controtendenza rispetto ai dati forniti dal FMI, il Governo Monti, con il suo primo Documento di economia e finanza (DEF), si dimostra più ottimista sostenendo che la contrazione dell'economia italiana sarà dell'1,2 per cento quest'anno (contro l'1,9 per cento valutato dal FMI) in peggioramento di 0,8 punti rispetto alle ultime stime di dicembre. Inoltre le stime del Governo sull'impatto della recessione sono leggermente migliori rispetto alle indicazioni arrivate dalla Commissione europea (-1,3 per cento) e anche rispetto al valore più alto della «forbice» di banca d'Italia, che fissava un calo del PIL in termini reali dell'1,5 per cento;
    secondo il DEF, per effetto delle manovre correttive varate nel corso del 2011, il miglioramento del deficit proseguirà, toccando quest'anno l'1,7 per cento del PIL per arrivare al «quasi pareggio» nel 2013 quando, con un prodotto in ripresa di mezzo punto, dovrebbe attestarsi attorno allo 0,5 per cento. Il pareggio di bilancio è previsto solo tra il 2014 e il 2015;
    a un giorno di distanza dall'approvazione definitiva da parte del Senato del disegno di legge costituzionale sul pareggio di bilancio, il DEF annuncia un peggioramento sostanzioso del debito pubblico che quest'anno sarà ancora in forte salita (+3,9 per cento) per attestarsi a quota 123,4 per cento sul PIL. Ed è proprio sull'aggregato del debito pubblico che arriva la notizia più negativa del DEF, infatti il 2012 anziché essere l'anno dell'inversione di tendenza, registra un ulteriore dato negativo. A spiegare questa rilevante differenza, secondo il governo sono sostanzialmente tre fattori: i sostegni ai Paesi dell'area euro, l'andamento previsto dal fabbisogno e il diverso quadro economico. Il rapporto debito/PIL torna a scendere nel 2013 (121,6 per cento) mantenendosi tuttavia su una soglia di oltre 5 punti superiore alle vecchie previsioni proprio per effetto degli interventi di salvataggio adottati in Europa;
    l'effetto più intenso della crisi sull'economia reale è previsto per il mercato del lavoro, infatti, secondo il Governo quest'anno l'occupazione misurata in unità standard, si ridurrà dello 0,6 per cento con un tasso di disoccupazione atteso al 9,3 per cento. L'inversione di tendenza non arriverà prima del prossimo anno ma, nel frattempo, il costo del lavoro per unità di prodotto, indicatore chiave per la misura della produttività, risulterà ancora in crescita dell'1,7 per cento. In crescita anche i prezzi al consumo, con un indice armonizzato al 3 per cento nella media d'anno, in aumento rispetto al 2011;
    la vera debolezza dell'economia italiana si misura con l'elevatissimo livello della pressione fiscale e con la continua crescita della spesa pubblica. Infatti, la pressione fiscale, dopo il picco toccato l'anno scorso (42,5 per cento del PIL) è prevista in ulteriore crescita al 45,1 per cento. Un vero record negativo che supera anche il 43,7 per cento toccato nel 1997 con l'introduzione dell'Eurotassa. Ma l'innalzamento della pressione fiscale non si ferma fino al 2014 quando toccherà il 45,3 per cento del PIL;
    per quanto riguarda la spesa pubblica, si deve registrare un continuo aumento, nonostante il concentrarsi proprio quest'anno della coda dei tagli lineari disposti nella prima parte della legislatura in corso. In rapporto al PIL, la spesa totale delle amministrazioni crescerà quest'anno di 0,4 punti toccando quota 50,4 per cento, mentre dal 2013 è prevista un'inversione di 0,8 punti destinata a stabilizzarsi nel biennio successivo, con un calo al 49,1 per cento nel 2014 e al 48,7 per cento nel 2015, anno in cui comincerà a produrre effetti la riforma delle pensioni varata con il decreto-legge n. 102 del 2011;
    dopo il taglio delle pensioni, l'aumento delle accise e dell'Iva (tutte tasse indirette che colpiscono proporzionalmente in misura maggiore i ceti popolari), Pag. 62l'IMU sulla casa, la liberalizzazione del mercato del lavoro che toglie diritti ai lavoratori senza ottenere un solo posto di lavoro in più, siamo arrivati ai risultati descritti dal FMI, risultati a dire poco preoccupanti;
    né il drastico prolungamento dell'età pensionabile, né le cosiddette liberalizzazioni, né il tentativo di abolire l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, hanno nulla a che vedere con la riduzione del debito pubblico italiano. Anzi, il rapporto debito/PIL è ancora cresciuto per via della recessione incalzante;
    il Governo ascrive a suo merito l'avere ridotto lo spread dei nostri BTP con i bund tedeschi. Occorre in proposito fare un'operazione di verità. Non c’è dubbio che nel primo mese del Governo Monti lo spread tra i BTP italiani ed i bund tedeschi è sceso. Ma nelle ultime settimane ha ripreso ad attestarsi poco sotto i 400 punti;
    ciò che ha veramente salvato l'Italia e l'euro dal default è stata la decisione presa dalla Banca centrale europea due mesi fa di immettere liquidità, con il programma long term refinancing operation, nelle banche europee, sia per comprare i titoli di Stato dei rispettivi Paesi, sia per compensare le perdite subite. Oltre 1.000 miliardi di euro sono stati immessi ad un tasso dell'1 per cento nelle banche europee, circa 200 miliardi di euro in quelle italiane, salvandole dal fallimento e permettendole di acquistare una parte rilevante dei titoli di Stato in scadenza. Lo stesso entusiasmo delle borse di inizio anno ha una sola vera ragione d'essere: è l'oceano di liquidità, determinato anche dal «quantitative easing» promosso dalla Federal reserve, in cui galleggia l'economia mondiale;
    nel frattempo l'economia reale, quella delle famiglie e delle imprese non ha visto un euro, il credito è praticamente bloccato o a costi esosi;
    sono richiesti, dunque, sacrifici a senso unico a carico dei ceti popolari mentre il debito rimane inchiodato, anzi cresce, la disoccupazione aumenta, le tasse aumentano e calano i consumi. In definitiva, i problemi sono stati solo rinviati, e il peggio potrebbe ancora arrivare;
    si è instaurata nel nostro paese ed a livello europeo una spirale perversa di politiche di austerità che incidono negativamente sulla crescita deprimendo il PIL, che a sua volta diminuisce le entrate dello Stato e ne aumenta le spese per fare fronte alla disoccupazione crescente;
    le semplificazioni e le cosiddette liberalizzazioni – per lo più a carico delle lobby meno forti, perché banche, assicurazioni e professioni garantite sono rimaste sostanzialmente immuni dalle misure di riforma – e l'attacco ai diritti dei lavoratori, secondo gli stessi dati riprodotti dal Documento di economia e finanza, avranno effetti molto ridimensionati rispetto a quelli indicati in un primo momento dal Presidente del Consiglio Monti che pronosticava una crescita indotta da questi provvedimenti da qui al 2020 del 10 per cento del PIL;
    in riferimento alle riforme varate da gennaio in poi, ovvero i due decreti legge in materia di liberalizzazioni e semplificazioni, dal DEF emergono stime molto più prudenziali rispetto a quelle circolate nelle scorse settimane. Infatti, le due riforme dovrebbero produrre un effetto cumulato sulla crescita del 2,4 per cento nell'arco di nove anni (2012-2020) con un impatto medio annuo dello 0,3 per cento ipotizzato sulla base di una simulazione che, per quest'anno, le riforme siano operative a partire dal terzo trimestre;
   considerato che:
    nell'ambito del descritto quadro congiunturale non è pensabile una nuova manovra economica pesantemente recessiva, al contrario servono scelte coraggiose che permettano al nostro paese, in tempi brevi, di ridare slancio alla crescita e di alleggerire la pressione fiscale sul lavoro. In una fase economica di crescita praticamente Pag. 63nulla come quella attuale, l'unico modo per diminuire la pressione fiscale è riuscire a ridurre la spesa pubblica corrente improduttiva in modo da annientare gli sprechi e individuare i possibili risparmi senza dover necessariamente ridurre la qualità dei servizi offerti ai cittadini;
   considerato, inoltre, che:
    nell'ambito specifico delle materie di competenza della III Commissione, e tenendo conto dell'entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica n. 95 del 2010 (Riforma dell'assetto organizzativo del Ministero Affari Esteri) il documento contiene indicazioni riguardanti specificamente taluni profili della proiezione internazionale del nostro Paese: in particolare sono evidenziate alcune linee guida in tema d'internazionalizzazione del sistema produttivo nazionale e di razionalizzazione dell'aiuto pubblico allo sviluppo (APS);
    malgrado anche nel 2011 la percentuale sul PIL italiano dell'APS sia stata ancora lontana dalla media dei paesi dell'OCSE (rispettivamente 0,19 per cento e 0,32 per cento) e dei paesi europei (0,46 per cento), l'Esecutivo ha previsto nel documento in esame una spending review anche nei confronti della spesa per la cooperazione allo sviluppo sia nella dimensione bilaterale che in quella multilaterale, qui attraverso una rivisitazione complessiva della presenza italiana nelle istituzioni dedicate, una revisione delle priorità che riguardano gli stanziamenti a favore delle banche e fondi di sviluppo, un progressivo incremento degli stanziamenti previsti dalla legge n. 49 del 1987, non inferiore al 10 per cento annuo in riferimento alle somme stanziate per il 2011, incremento ampiamente insufficiente nell'ottica di avvicinamento almeno alla media dei paesi OCSE;
    il documento richiama altresì la prosecuzione del processo di spending review finalizzata alla riorganizzazione della rete diplomatica e consolare, affermando che tale ristrutturazione si sia resa necessaria per far fronte alle restrizioni di bilancio e che «la chiusura di consolati e la trasformazione della rete estera potrebbe proseguire anche nei prossimi anni»;
    il documento in esame riporta che «gli stanziamenti previsti per la stipula di accordi internazionali... sono progressivamente diminuiti..., determinando spesso l'impossibilità di procedere alla ratifica di molti accordi internazionali anche nel caso in cui questi prevedano l'impiego di importi di scarsa entità»,
   esprime

PARERE CONTRARIO.

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ALLEGATO 3

Partecipazione italiana al sesto aumento di capitale della Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa (C. 5044 Governo).

EMENDAMENTO DEL RELATORE

ART. 1.

  Al comma 4, sostituire le parole: della missione «Competitività e sviluppo delle imprese», programma «Incentivi alle imprese per interventi di sostegno», con le seguenti: del programma «Incentivi alle imprese per interventi di sostegno» della missione «Competitività e sviluppo delle imprese».
1. 1. Il Relatore.

(Approvato)

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-06486 Codurelli: Sul procedimento giudiziario in corso a Gaza per l'uccisione del volontario italiano Vittorio Arrigoni.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Sin dal momento in cui si è appresa la notizia del sequestro a Gaza di Vittorio Arrigoni, l'Unità di Crisi della Farnesina ha mantenuto costanti rapporti con i famigliari in Italia, informandoli sulle attività poste in essere dal Consolato Generale d'Italia a Gerusalemme per accertare i fatti, prima, e per assistere nelle procedure del rimpatrio della salma quando si è appreso della sua morte.
  All'indomani del ritrovamento del corpo senza vita del nostro connazionale la Farnesina ha espresso forte sgomento per il barbaro assassinio, condannando nei termini più fermi il vile e irragionevole gesto di violenza da parte di estremisti indifferenti al valore della vita umana compiuto ai danni di una persona innocente che si trovava da tempo in quella zona per seguire da vicino e raccontare con forte impegno personale la situazione delle popolazioni palestinesi della striscia di Gaza.
  Entrando nel merito degli aspetti processuali di tale dolorosa vicenda è opportuno precisare che, conformemente alla posizione comune decisa in seno all'Unione Europea, il Governo italiano non intrattiene rapporti con le Autorità di fatto della Striscia di Gaza.
  I nostri funzionari non possono pertanto intervenire in maniera ufficiale al processo in corso a Gaza, né esperire alcun passo formale presso gli organi giudiziari locali.
  Le uniche informazioni sulla vicenda giudiziaria legata alla tragica morte del nostro connazionale sono quelle che, con impegno e sollecitudine, il nostro Consolato Generale a Gerusalemme riesce a raccogliere. Queste vengono acquisite tramite fonti aperte od indirette ed è dunque doveroso mantenere una nota di cautela nel valutarle.
  Secondo le informazioni in possesso, l'udienza del 2 aprile, citata dagli Onorevoli interroganti, si sarebbe conclusa in maniera molto rapida a causa dell'assenza degli avvocati dei quattro imputati.
  Per contro, nel corso della successiva udienza di fronte al tribunale militare di Gaza del 12 aprile, tre dei quattro imputati avrebbero ritrattato la confessione precedentemente resa.
  Una nuova udienza sarebbe stata fissata per il 14 maggio.
  Su istruzioni del Ministro Terzi, la Farnesina mantiene un contatto con il legale della famiglia Arrigoni, avvocato Gilberto Pagani, per rassicurarlo sull'attenzione e l'impegno con cui – pur nei limiti imposti dal particolarissimo contesto – le Istituzioni italiane stanno seguendo il processo.
  Tale impegno è stato ribadito dal Ministro della Giustizia Severino, la quale ha inviato ai famigliari di Vittorio Arrigoni, per il tramite dell'avvocato Pagani, una lettera nella quale ha assicurato che saranno esplorate le strade percorribili perché si faccia comunque luce sul doloroso caso del loro congiunto.
  Nel contempo, il Ministro Guardasigilli ha anche manifestato forte apprezzamento per il fatto che nella lettera inviata dai famigliari di Arrigoni alle famiglie degli accusati, fosse stato chiaramente espresso il rifiuto della pena di morte che, in caso di condanna, potrebbe essere irrogata agli imputati.