CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 28 marzo 2012
630.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-05971 Viola: Realizzazione di un impianto per la produzione di biogas nel comune di Mirano, in provincia di Venezia.

TESTO DELLA RISPOSTA

L'articolo 5, comma 4, della legge n. 10/1991 (in materia di uso razionale dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia) prevede l'esercizio del potere sostitutivo del Ministro dello sviluppo economico, già dell'industria, commercio e artigianato, a predisporre il piano regionale relativo all'uso delle fonti rinnovabili di energia, nel caso in cui le Regioni non provvedano entro un dato termine ivi stabilito (ovvero entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore della citata legge n. 10/1991).
A tal proposito, va rilevato che il richiamato articolo 5 si colloca in un contesto normativo ed istituzionale che oggi è profondamente mutato. La legge n. 10/1991, pur introducendo, significative innovazioni in materia di risparmio energetico e sviluppo di fonti rinnovabili, si inseriva in un contesto complessivamente ancora centralizzato nei rapporti Stato-Regioni in cui erano presenti pochi operatori, in genere riconducibili alle aziende municipalizzate, oltre il soggetto monopolista di Stato (Enel).
Dal 1991 ad oggi sono intervenute importanti riforme del settore elettrico in attuazione del processo di liberalizzazione e di apertura del mercato interno dell'energia avviato in sede comunitaria con la direttiva 96/92/CE, recepita con il decreto legislativo n. 79/1999. Con tale decreto l'attività, infatti, di produzione di energia elettrica da qualsiasi fonte, convenzionale o rinnovabile, è considerata libera ed esercitabile in regime di autorizzazione.
Si evidenzia, inoltre, che sul piano istituzionale è poi intervenuta la fondamentale riforma del Titolo V della Costituzione, che ha assegnato alla competenza concorrente la materia della produzione, trasmissione e distribuzione dell'energia elettrica (articolo 117, comma 3, Cost.).
È possibile, quindi, i ritenere che l'articolo 5 della legge n. 10/1991 non sia più attuale in quanto oltre a risentire di una impostazione centralizzata della politica energetica, deve tener conto della nuova dimensione, costituzionalmente garantita, dell'autonomia regionale.
Ciò premesso, si segnala che in tale ambito l'unico potere sostitutivo dello Stato nei confronti delle Regioni, validamente esercitabile è disciplinato dall'articolo 37, comma 6, del decreto legislativo n. 28/2011, in materia di burden sharing.
Tale articolo prevede, l'emanazione di un decreto di concerto tra i Ministri dello sviluppo economico e dell'ambiente e d'intesa con la Conferenza permanente, che definisce gli obiettivi regionali, in attuazione della legge n. 244/2007 (legge finanziaria 2008). Lo stesso articolo 37 stabilisce, inoltre, che con il suddetto decreto ministeriale siano disciplinate anche le modalità di gestione dei casi di mancato raggiungimento degli obiettivi da parte delle Regioni e delle Province autonome, in coerenza con la citata legge finanziaria.
A tal proposito, si segnala che il decreto burden sharing, attualmente in corso di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, provvede alla ripartizione fra le regioni e province autonome della quota complessiva di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia e della quota di energia da fonti rinnovabili nei trasporti per raggiungere l'obiettivo nazionale del 17 per cento del consumo finale lordo entro il 2020.

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Per quanto riguarda l'ultimo quesito posto dall'On.le Interrogante, si fa presente che ai sensi dell'articolo 12, comma 10, del decreto legislativo. n. 387/2003 sono state emanate, con il DM 10 settembre 2010, le Linee guida nazionali per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili. Sono previsti, infatti, i criteri in base ai quali le Regioni possono procedere all'individuazione delle aree e dei siti non idonei all'installazione di impianti, tenendo conto del regime vincolistico dei territori.
Le citate linee guida prevedono, altresì, lo svolgimento di un procedimento unico (Conferenza di Servizi) finalizzato al rilascio dell'autorizzazione alla realizzazione dell'impianto.
Si segnala, infine, che proprio in sede di Conferenza di Servizi la Sopraintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso ha espresso parere negativo alla realizzazione dell'impianto in questione, a tutela delle valenze paesaggistiche presenti nell'area interessata.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-06004 Forcolin: Piano di delocalizzazione del gruppo aziendale Ditec Spa.

TESTO DELLA RISPOSTA

Con la presente interrogazione l'onorevole Forcolin richiama l'attenzione sul piano di delocalizzazione annunciato dalla società Ditec S.p.A., facente parte del Gruppo Ditec Entrematic, di proprietà della multinazionale svedese Assa Abloy, che coinvolgerebbe lo stabilimento di Quarto d'Altino (Venezia).
L'Azienda, leader mondiale nella progettazione e produzione di automazioni per cancelli e porte pedonali, ha sede legale a Caronno Pertusella (VA) e dispone sul territorio nazionale di due stabilimenti a Treviolo (BG) e di uno stabilimento e di un magazzino a Quarto d'Altino (VE).
La Assa Abloy ha deciso una riorganizzazione dei propri stabilimenti annunciando - con comunicati stampa del 22 settembre 2011 e del 28 ottobre 2011 - l'intenzione di procedere entro il 2013 alla cessazione delle attività produttive e amministrative svolte nei siti di Quarto d'Altino per trasferirle in Repubblica Ceca e nella Repubblica Popolare Cinese. Tale decisione, se applicata, comporterà il licenziamento di 90 lavoratori dei circa 130 impiegati presso lo stabilimento di Quarto d'Altino.
In occasione dell'incontro per discutere della grave situazione aziendale, tenutosi presso l'Assessorato al lavoro della Provincia di Venezia il 16 dicembre 2011 - alla presenza dell'Assessore al lavoro, del sindaco di Quarto d'Altino, delle RSU aziendali e del rappresentante sindacale della FIOM CGIL - l'Azienda ha confermato l'intenzione di ridefinire la propria organizzazione produttiva concentrando le attività produttive simili in stabilimenti unici e trasferendone altre in paesi a basso costo di lavoro ma che tuttavia il piano industriale non è ancora stato definito. Il rappresentante dell'Azienda, tuttavia, non ha potuto negare che il sito di Quarto d'Altino produce utili per l'Azienda.
Il Ministero dello sviluppo economico, su richiesta delle organizzazioni sindacali e delle istituzioni locali, ha provveduto ad attivare un tavolo di confronto al fine di individuare soluzioni idonee a preservare - sul territorio nazionale - la capacità produttiva di DITEC.
Nell'ambito del predetto tavolo, lo scorso 7 febbraio è stato sottoscritto un verbale di intesa che prevede la disponibilità dell'azienda a valutare l'eventuale cessione degli asset di Quarto d'Altino ad un nuovo soggetto imprenditoriale, in grado di garantire la continuità produttiva ed occupazionale dello stabilimento.
Riguardo la situazione del sito di Bergamo, faccio presente che in data 19 marzo scorso la DITEC S.p.A. ha presentato al Ministero del lavoro e delle politiche sociali domanda per la concessione del trattamento di cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendale per il periodo 1o marzo 2012 - 28 febbraio 2013 in favore di 13 lavoratori dell'unità produttiva sita in Treviolo (BG).
Per il sito di Caronno Pertusella, di contro, si prevede l'accorpamento del centro di distribuzione mondiale del gruppo Ditec Entrematic, consolidando la produzione di determinati prodotti ed ampliando attraverso la centralizzazione delle attività di assemblaggio di porte sezionali

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precedentemente svolta nell'unità di Treviolo (BG). In tale ottica l'Azienda ha già affittato un nuovo magazzino di 1.200 mq e si sta adoperando a ricercare un nuovo centro logistico ancora più grande, attuando al contempo un nuovo piano di reclutamento, aumentando l'organico di 15/20 unità entro l'anno.
Vorrei concludere evidenziando come la vicenda che vede coinvolti i lavoratori della Ditec S.p.A. sia all'attenzione del Governo nella sua collegialità.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-06064 Zamparutti: Progetti di costruzione in provincia di Lecce dei metanodotti TAP e IGI Poseidon.

TESTO DELLA RISPOSTA

In riferimento ai due progetti di costruzione di condutture (pipeline) destinate a importare gas in Italia dall'estero, si premette che il gasdotto IGI Poseidon è stato autorizzato in data 2 maggio 2011, ai sensi dell'articolo 52-quinquies del decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001 n. 327, mentre per quanto concerne il gasdotto Trans Adriatic Pipline (di seguito TAP) in data 31 agosto 2011 è stata presentata al Mise l'istanza di autorizzazione alla costruzione ed esercizio dello stesso.
Per il gasdotto TAP lo scorso 15 marzo è stata inoltre avanzata al Ministero dell'Ambiente l'istanza per l'avvio della procedura di VIA, il quale ha riferito che la documentazione tecnico-amministrativa, trasmessa in allegato alla richiesta, è al momento sottoposta a verifica di procedibilità e che l'eventuale esito positivo sarà comunicato agli Enti coinvolti nel procedimento, alla società proponente ed alla Commissione per la verifica dell'impatto ambientale VIA-VAS che ne valuterà gli aspetti tecnici relativi agli impatti sulle componenti ambientali.
Ciò premesso, si evidenzia che il gasdotto TAP si presenta come una rotta alternativa per l'approvvigionamento di gas rispetto al progetto IGI Poseidon in quanto, pur essendo entrambi progettati per trasportare il gas in Italia, il progetto IGI prevede il collegamento diretto tra le reti greca e italiana, mentre il progetto TAP prevede anche il transito intermedio in Albania.
In ordine alla possibilità di individuare nel brindisino, presso la centrale elettrica di Cerrano, il punto di approdo del gasdotto, si segnala che la società TAP ha comunicato al riguardo che tale ipotesi, è stata valutata ma scartata per motivi tecnici.
In merito all'opportunità di riesaminare la compatibilità ambientale del gasdotto IGI Poseidon che ha già da tempo completato tutti gli iter autorizzativi, si fa presente che la Commissione tecnica VIA- VAS ha ampiamente valutato con esito positivo il progetto, in sede d'istruttoria procedimentale, tenendo in considerazione tutte le osservazioni all'epoca pervenute e le diverse opzioni prospettate, nonché tutte le incidenze sul territorio e accogliendo i pareri favorevoli del Ministero dei Beni culturali e della Regione Puglia.
Infine, per quanto riguarda la ripartizione su base regionale degli obiettivi di riduzione del 20 per cento delle emissioni climalteranti cd. «burden sharing», si precisa che il decreto sulla ripartizione tra le Regioni e le Provincie autonome della quota minima di incremento dell'energia prodotta con fonti rinnovabili, ai sensi del D.Lgs. 28/2011 è attualmente in fase di pubblicazione in G.U.
Il decreto in materia di «burden sharing», oltre ad indicare gli obiettivi per singola Regione, fornisce gli strumenti di intervento in caso di inadempimento delle amministrazioni regionali che non raggiungono tali vincolanti obiettivi.
In merito all'ultimo quesito posto dall'On.le Interrogante si fa presente che il gas che potrebbe arrivare nel Salento attraverso uno dei due gasdotti, così come pure quello che già arriva sul territorio non potrà contribuire ad abbassare la quota di fonti fossili, rientrando esso stesso in tale categoria.

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-06071 Mosca: Reindustrializzazione e rilancio del distretto tecnologico del vimercatese.

TESTO DELLA RISPOSTA

Il Ministero dello Sviluppo Economico sta seguendo con grande attenzione le vicende relative al polo ICT di Vimercate.
Più in particolare per quel che riguarda l'ACATEL è stato attivato, a seguito di un confronto diretto avvenuto tra il Ministro dello Sviluppo Economico e l'amministratore delegato (c.d. CEO) dell'azienda, un tavolo tecnico al fine di verificare le possibili misure che consentano il mantenimento in Italia di un importante centro di ricerca nel settore delle TLC. Il tavolo di confronto con i sindacati si è già riunito la scorsa settimana e sarà riconvocato per illustrare anche alle parti sindacali, gli esiti del confronto tra Ministero e azienda.
Il Ministero del Lavoro comunica a riguardo che in data 15.04.2011, presso l'Assolombarda è stato sottoscritto un accordo tra Alcatel Lucent Italia spa e le OO.SS. competenti, a conclusione di una procedura di mobilità attivata dall'Azienda il giorno 08.04.2011. L'accordo ha previsto la possibilità per la citata Società di licenziare 47 lavoratori, entro il 31.12.2011, dando priorità a quelli che maturino il possesso dei requisiti per la percezione di un trattamento di quiescenza (pensione di anzianità e/o vecchiaia) entro il periodo di percezione del trattamento individuale di mobilità o al termine del medesimo.
Anche per la situazione di MICRON e BAMES/SEM sono attivi tavoli di confronto. In particolare per BAMES/Sem si sta lavorando in collaborazione con la Regione Lombardia alla ricerca di possibili nuovi investitori che consentano di tutelare l'occupazione e il presidio produttivo.
Con riferimento alla situazione delle altre imprese segnalate, non si dispone di particolari informazioni pur tuttavia il Ministero dalla disponibilità ad attivare le iniziative di competenza, ove richiesto dalle parti.
È altresì, evidente che i singoli tavoli di crisi sono affrontati nell'ottica di una più ampia politica di rilancio del settore ICT definita dal Governo nell'ambito dell'agenda digitale italiana.
L'impegno del Governo è, quindi, di puntare su tali investimenti, al fine di realizzare infrastrutture materiali e immateriali, optando per un mercato più innovativo che promuova benessere sociale.
Si evidenzia che il Ministero dello sviluppo economico ha definito il »Progetto Strategico Agenda Digitale Italiana» che, sottoposto a consultazione pubblica, ha riscosso grande interesse da parte del mercato, delle associazioni di categoria, delle Regioni e degli Enti locali. Tale Progetto, che s'inserisce nell'ambito della più ampia strategia EU2020, è attualmente all'attenzione della Commissione europea e definisce le misure per dotare l'Italia dell'infrastruttura necessaria a realizzare uno dei più importanti obiettivi dell'agenda digitale europea.
Il progetto, infatti, mediante l'azione di una Cabina di regia per l'Agenda digitale nazionale, ha come obiettivo quello di garantire a tutta la cittadinanza l'accesso alla banda larga entro il 2013 e l'accesso

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a internet con velocità superiore a 30 Mbps o più, entro il 2020, assicurando che almeno il 50 per cento delle famiglie europee si abboni a connessioni internet di oltre 100 Mbps.
Il Progetto Strategico si sostanzia in due ambiti di intervento, il primo riguarda lo sviluppo della «Banda ultra-larga» e il secondo la realizzazione di «Data center».
Tali attività contribuiranno a rilanciare il settore delle telecomunicazioni, favorendo l'incremento della domanda di servizi digitali con dirette ricadute positive su tutto il comparto.

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ALLEGATO 5
7-00758 Saglia: Valenza strategica nazionale del settore dell'alluminio e continuità produttiva dello stabilimento Alcoa di Portovesme.

7-00772 Fadda: Valenza strategica nazionale del settore dell'alluminio e continuità produttiva dello stabilimento Alcoa di Portovesme.

7-00775 Garagnani: Valenza strategica nazionale del settore dell'alluminio e continuità produttiva dello stabilimento Alcoa di Portovesme.

DOCUMENTAZIONE DEPOSITATA DAL SOTTOSEGRETARIO ALLO SVILUPPO ECONOMICO, CLAUDIO DE VINCENTI

Il Governo sta seguendo con grande attenzione la crisi dell'Alcoa, nella piena consapevolezza dell'importanza dell'impianto sull'economia del territorio e per la rilevanza strategica della produzione dell'alluminio.
La decisione della Multinazionale americana di chiudere l'impianto di Portovesme è giunta improvvisa ed inattesa avendo il Governo garantito, in questi anni e fino al 31 dicembre 2012, condizioni ottimali per l'approvvigionamento di energia elettrica.
Lo scorso 13 gennaio, al tavolo di confronto immediatamente convocato dal Ministero dello sviluppo economico, il Governo ha proposto un percorso ragionevole di gestione della grave situazione sociale conseguente all'annuncio della chiusura e del contemporaneo licenziamento di tutti i lavoratori, mentre la direzione di Alcoa, dal canto suo, ha respinto ogni ipotesi di mediazione.
Il lavoro avviato dal Ministero a valle del citato incontro, nei riguardi di tutti i soggetti interessati ad una positiva soluzione del problema, era stato finalizzato a cercare le condizioni per la riapertura del confronto.
Le iniziative attuate sono state rivolte sia all'Alcoa, che ai potenziali investitori, i quali hanno in vario modo manifestato interesse ad esaminare la possibilità dell'acquisizione dello stabilimento di Portovesme.
Tali incontri hanno, quindi, consentito di individuare i principali punti critici da rimuovere, al fine di arrivare ad una positiva soluzione della vertenza.
In questo contesto, il 7 febbraio 2012, si è svolto presso questo Ministero un incontro con la Regione Sardegna, le istituzioni locali e le organizzazioni sindacali, per un esame dei problemi da affrontare in vista di un possibile accordo.
In particolare il Sottosegretario di Stato, che ha presieduto la riunione, ha confermato l'impegno del Governo sui punti fondamentali per superare le difficoltà che si sono manifestate nel confronto tra le parti.
In primo luogo, la necessità di rimuovere la procedura di mobilità/licenziamenti e di utilizzare, in quanto necessari, altri ammortizzatori sociali.
In secondo luogo, la creazione delle condizioni di contesto per rendere la produzione competitiva in termini di costo dell'energia, adeguamento delle infrastrutture, con particolare riferimento all'area portuale e, recupero di efficienza dell'impianto.
Tutto questo potrà favorire l'ingresso di nuovi investitori in grado di garantire la continuazione della produzione di alluminio nel sito di Portovesme.
Su queste basi il Ministero sta lavorando, anche con le parti coinvolte, nella prospettiva di raggiungere in tempi brevi un accordo che, superando la procedura di

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mobilità, consenta una gestione della crisi in tutti i suoi aspetti per impedire la chiusura definitiva del sito.
In data 8 marzo 2012 è continuato il confronto tra le parti della vertenza, che hanno precisato le rispettive posizioni. In quell'occasione il Sottosegretario di Stato ha sollecitato l'azienda a rivedere la tempistica di cessazione della produzione.
Inoltre, stanno continuando presso il Ministero Sviluppo Economico, approfondimenti sui temi cruciali della vertenza (a partire dalla questione del costo dell'energia), anche attraverso incontri con le organizzazioni sindacali e con le aziende che hanno manifestato interesse per lo stabilimento di Portovesme.
L'ultimo incontro dei quali si è avuto ieri 26 marzo 2012.
Il Ministero continuerà a monitorare la situazione e con la dovuta cura aggiornerà questa nota alla luce dei futuri sviluppi.

Risoluzione n. 7-00772 On. FADDA ed altri.

IMPEGNA IL GOVERNO

1) «a confermare la rilevanza strategica della produzione di alluminio in Italia e ad affrontare con determinazione i problemi che ostacolano la continuazione della produzione dello stabilimento Alcoa di Portovesme, anche per salvaguardare i posti di lavoro nell'area, chiedendo ad Alcoa la sospensione immediata della procedura di mobilità del personale;».
Accolto

Si ritiene che l'impegno ad affrontare con determinazione i problemi posti dalla decisione Alcoa possa essere assunto, tenuto conto anche dell'intensa attività di gestione della crisi portata avanti dal Ministero per dare una prospettiva occupazionale all'area, pur se si ritiene il settore dell'alluminio particolarmente esposto alle dinamiche ed alle logiche della globalizzazione dei mercati e, pertanto, difficilmente riconducibile a dimensioni di strategicità puramente nazionale.

2) «ad assumere entro brevissimo tempo iniziative normative per la proroga di almeno tre anni delle misure finalizzate a garantire la sicurezza di approvvigionamento di energia elettrica nelle isole maggiori di cui all'articolo 1, comma 1, del decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 3 convertito con modificazioni dalla legge 22 marzo 2010, n. 41;».
Nuova riformulazione

2) «a verificare la fattibilità di una proroga, per un periodo contenuto, delle misure finalizzate alla sicurezza di approvvigionamento di energia elettrica nelle isole maggiori, tenendo conto delle esigenze di sicurezza del sistema elettrico e aprendo a tal fine un'interlocuzione anche a livello europeo».

Il regime di interrompibilità speciale che il decreto-legge citato ha introdotto nelle Isole Maggiori è stato valutato ammissibile, per il periodo di 3 anni previsto, da parte dalla Commissione Europea con la Decisione NN24/2010. La stessa Commissione ha stabilito che l'Italia debba predisporre un rapporto annuale di monitoraggio della misura per ciascun anno in cui essa viene applicata. Il primo rapporto, relativa all'anno 2010, è stata inviata a Bruxelles ad Agosto 2011 e non è stata finora oggetto di alcun commento. Riguardo la seconda relazione (anno 2011) è stata già avviata la relativa istruttoria tramite nota del 13 febbraio 2012.
Anche se la misura si traduce indirettamente in un sostegno alle imprese che aderiscono al sistema di interrompibilità speciale, bisogna motivarne la permanenza, oltre il periodo già definito, sulla base di analisi e conseguenti esigenze di sicurezza della rete elettrica. L'assetto della rete proprio in Sardegna ha conosciuto nel frattempo una modifica importante con la realizzazione del nuovo elettrodotto SAPEI di collegamento al continente. Potrebbe essere necessario prorogare la misura ancora per qualche tempo,

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tenuto conto di un primo periodo di parziale affidabilità della nuova infrastruttura e del cambiamento del mix di generazione verso le energie rinnovabili: in tal senso, è in corso un'analisi tecnica da parte di Terna che costituisce il necessario presupposto per decidere l'eventuale proroga, su cui comunque occorrerà avviare un confronto di merito con la Commissione Europea.

3) ad assumere al più presto iniziative normative per la ridefinizione delle tariffe elettriche applicate alle attività produttive, con particolare riguardo alle imprese energivore;
Accolto

4) ad assumere, con decisione, ogni iniziativa di competenza affinché l'ENEL realizzi accordi bilaterali capaci di scontare prezzi energetici più bassi di quelli che si registrerebbero sui liberi mercati, come già avviene negli altri Paesi europei;
Accolto

Le contrattazioni bilaterali in un mercato libero come quello dell'energia non possono essere oggetto di interventi diretti da parte del Governo. Tuttavia, l'impegno può essere accolto indirettamente, attraverso politiche volte alla riduzione generale dei prezzi dell'energia, tra le quali un' accelerazione delle autorizzazioni per le nuove infrastrutture in Sardegna previste da Tema che saranno utili, oltre che per fini di sicurezza, anche per far diminuire i prezzi dell'energia in borsa (Prezzo zonale) e di conseguenza i prezzi delle contrattazioni bilaterali.

5) «a contribuire insieme alla Regione Sardegna alla realizzazione delle infrastrutture necessarie in particolare quelle portuali per superare i costi dell'approvvigionamento della materia prima, intervenendo velocemente affinché inizino i lavori dell'infrastruttura del gasdotto Algeria-Italia;».
Accolto

Il progetto GALSI (Gasdotto Algeria-Sardegna-Italia) prevede la realizzazione di un gasdotto dall'Algeria alla Toscana attraverso la Sardegna della capacità di 8 miliardi di metri cubi/anno.
Il progetto si divide in due sezioni: Sezione internazionale e sezione Internazionale. Lo stesso è realizzato dalla società Calsi. Dal 2007 la società Snam Rete Gas, gestore della rete nazionale dei gasdotti, collabora al progetto in virtù di un accordo che le ha affidato la costruzione e la gestione della sezione nazionale del Galsi. Il Gasdotto sarà lungo 900 Km, di cui 300 su terraferma in Sardegna e i restanti 600 Km offshore nel Mar Mediterraneo. L'ingegneria di base è stata portata a termine. Il costo complessivo dovrebbe aggirarsi intorno ai 3 miliardi di euro. Il finanziamento a valere sul programma europeo per la ripresa economica (EEPR) accordato dalla Commissione è pari a 120 milioni di euro.
L'iter autorizzativo al MiSE è alle ultime battute. Non appena la Regione Sardegna e Toscana emaneranno le necessarie intese Stato-Regioni sul progetto, il Ministero rilascerà l'autorizzazione unica alla costruzione e all'esercizio del gasdotto. Entro il 2012 dovrà essere presa la decisione finale di investimento da parte della società Galsi. La decisione è comunque subordinata alla finalizzazione dei contatti di approvvigionamento di gas col fornitore algerino, tuttora in corso di negoziazione.

6) a continuare ad esercitare tutte le iniziative necessarie per tentare di trattenere Alcoa nel ciclo produttivo di Portovesme, come previsto dall'accordo stipulato in data 18 maggio 2010 e, nel caso ciò non fosse possibile, per individuare una nuova compagine imprenditoriale che continui e consolidi l'attività produttiva;
Accolto

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7) nell'eventualità che Alcoa, nonostante gli impegni per risolvere il problema del costo dell'energia e delle infrastrutture, dovesse confermare la chiusura dello stabilimento, ad assumere le iniziative di competenza affinché l'azienda provveda al ripristino ambientale e a pagare la sanzione di 300 milioni di euro comminata ad Alcoa dall'Unione europea.
Accolto

L'impegno può essere assunto anche perché il recupero delle somme indebitamente versate a titolo di tariffa speciale costituisce un obbligo nei confronti della Unione Europea e lo stesso si può dire dell'obbligo al ripristino ambientale dei siti, nei casi di cessazione dell'attività produttiva.

Risoluzione n. 7-00775 On. GARAGNANI ed altri.

IMPEGNA IL GOVERNO

1) a superare, con tutte le iniziative persuasive o istituzionali che riterrà opportune, la situazione che lo Stato Italiano rileva nelle dichiarazioni riportate nella decisione della Commissione Europea del 29 novembre 2009, dove si sostiene che: «con la sovraccapacità di generazione di elettricità prevalente in Sardegna Alcoa normalmente avrebbe un notevole potere di negoziazione e otterrebbe un prezzo concorrenziale soltanto leggermente superiore al costo di produzione marginale del produttore. Il fatto che ciò non sia possibile in Sardegna è da imputarsi, al comportamento dell'operatore dominante, che può fissare il prezzo in Sardegna e non ha alcun interesse commerciale a vendere a un prezzo inferiore, sapendo che Alcoa non può acquistare altrove l'elettricità di cui ha bisogno. Inoltre, in situazione di duopolio (ENEL e ENDESA-oggi E.ON) entrambi gli operatori possono avere interesse ad applicare un prezzo superiore al prezzo economicamente ottimale, onde evitare di creare "un cattivo precedente" nel resto d'Italia»;
Accolto

Il prezzo dell'energia elettrica è un tema di portata nazionale, aggravato per la Sardegna anche da una situazione infrastrutturale problematica. La rete elettrica di trasmissione sarda infatti, oltre ad essere connessa alla rete Europea tramite cavi in corrente continua di portata limitata, ha anche un deficit di magliatura interna ed un'unica dorsale a 380 kV che collega il Nord con il Sud della regione. Inoltre il parco produttivo è costituito da generatori di taglia elevata rispetto al fabbisogno affetti da elevati tassi di guasto, motivo per cui la cui perdita anche di un solo gruppo provoca perturbazioni rilevanti. Nel 2011 l'apertura del nuovo collegamento in corrente continua al continente SAPEI ha in parte mitigato le differenze di prezzo con le altre zone di mercato, tuttavia le contrattazioni bilaterali in un mercato libero come quello dell'energia non possono essere oggetto di interventi diretti da parte del Governo. L'impegno può essere accolto indirettamente, attraverso politiche volte alla riduzione generale dei prezzi dell'energia, tra le quali un'accelerazione delle autorizzazioni per le nuove infrastrutture in Sardegna previste da Terna che saranno utili, oltre che per fini di sicurezza, anche per far diminuire i prezzi dell'energia in borsa (Prezzo zonale) e di conseguenza i prezzi delle contrattazioni bilaterali. Restano fermi, ovviamente, i poteri di vigilanza di Antitrust sull'eventuale esercizio di potere di mercato da parte dei produttori.

2) «porre in essere tutte le autorevoli ed urgenti iniziative necessarie a scongiurare la decisione annunciata dalla società Alcoa»;
Accolto

L'obiettivo principale che si pone il Governo nell'ambito di questa problematica è quello di salvaguardare il tessuto

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industriale della Sardegna, tutelando sia gli investimenti che l'occupazione con tutte le sue ricadute sociali che insistono sul territorio. Per questo scopo è stato messo in campo un impegno coordinato su più fronti uno dei quali, molto importante, riguarda il costo dell'energia.
In tale ambito, si evidenzia che il problema dell'approvvigionamento energetico per i clienti energivori, come Alcoa, è comune ai principali paesi europei ed in alcuni Stati Membri come Francia, Germania e Spagna è stato affrontato con strumenti che risentono delle diverse condizioni. Occorre precisare che i modelli europei evidenziati e gli strumenti presentati risentono delle diverse condizioni strutturali dei vari paesi e che alcune delle misure attuate sono all'attenzione della Commissione Europea che ha più volte censurato le decisioni assunte dai Governi nazionali che si sono mossi sulla base di logiche localistiche.
In ogni caso si ritiene che, anche per il tema dell'energia, l'impegno possa essere assunto, ribadendo il massimo impegno ed interesse ad agire in sede UE da un punto di vista generale, in maniera coordinata con gli altri stati membri, sul tema degli «energivori», ed in maniera più specifica attraverso il confronto con la Commissione Europea, per una proroga della misura di super-interrompibilità che, necessaria alla sicurezza del sistema è sicuramente anche uno strumento per i grandi consumatori industriali.

3) «ad attivare urgentemente un tavolo di confronto con la multinazionale e con la stessa amministrazione americana per adontare senza riserve e con urgenza la vertenza Alcoa Italia»;
Accolto

4) «al fine di definire un piano strategico di rilancio dell'industria dell'alluminio primario in Italia, a proporre alla Commissione europea un vertice dei Ministri competenti per definire con sollecitudine una strategia che scongiuri la delocalizzazione dall'Europa dell'industria primaria di alluminio, non solo attivando quelle azioni indispensabili per favorire il mantenimento degli asset produttivi in Europa»;
Accolto

Relativamente al supporto per le problematiche dell'approvvigionamento energetico si conferma l'impegno di cui al punto 2.

5) «a promuovere attraverso le opportune e persuasive iniziative la definizione di accordi bilaterali decennali con le società di produzione elettrica al fine di riequilibrare il mercato che risulta distorto da posizioni dominanti e monopoliste»;
Accolto

Le contrattazioni bilaterali in un mercato libero come quello dell'energia non possono essere oggetto di interventi diretti da parte del Governo. Tuttavia, l'impegno può essere accolto indirettamente, attraverso le già citate politiche volte alla riduzione generale dei prezzi dell'energia di cui ai punti 1 e 2.

6) «a promuovere un apposito contratto di programma per la filiera dell'alluminio primario con una dotazione minima di 300 milioni di euro che consenta la razionalizzazione del processo produttivo sia per quanto riguarda la produzione elettrica che la ripresa produttiva dello stabilimento Eurallumina».
Nuova riformulazione

«a promuovere, compatibilmente con le attuali condizioni di finanza pubblica, un apposito contratto di programma per la filiera dell'alluminio primario con una dotazione minima di 300 milioni di euro che possa consentire, ove concesso

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la razionalizzazione del processo produttivo sia per quanto riguarda la produzione elettrica che la ripresa produttiva dello stabilimento Eurallumina».

Con riguardo a tale ultimo aspetto, si rappresenta che in data 9 maggio 2008 il Ministero dello sviluppo economico - Direzione generale per l'incentivazione delle attività imprenditoriali ha sottoscritto con la società Eurallumina un contratto di programma per la realizzazione di un programma di investimenti di 113,674 milioni di euro nel settore industriale ubicato nel Comune di Protoscuso (loc. Portovesme). Ad oggi sono state erogate a detta Società 18,096 milioni di euro (I e II quota di contributo) a fronte dell'avanzamento del programma di investimento del 67,13 per cento.
Allo stato attuale gli investimenti non risultano ultimati e lo stabilimento è chiuso per problemi nel settore dell'alluminio. A tutela della ripresa produttiva dello stabilimento è stato stipulato un accordo tra amministrazioni (MISE, MEF, Ministero del lavoro e Ministero dell'ambiente) che ha consentito alla Direzione generale per l'incentivazione delle attività imprenditoriali di non revocare il contributo riconosciuto alla Società Eurallumina.
Il 24 dicembre 2010 la Eurallumina SpA ha presentato una domanda di estensione del contratto di programma per la costruzione di un impianto per la produzione di vapore ed energia elettrica in cogenerazione utilizzando carbone di importazione che prevedeva un investimento di 78 milioni di euro con intervento agevolativo prevedibilmente pari ad un terzo dell'investimento predetto.
Tale estensione rappresenta una nuova proposta, che non potendo essere accolta nell'ambito del contratto di programma in essere in quanto il relativo regime di aiuto è scaduto il 31 dicembre 2006, potrebbe essere finanziata a valere su altri strumenti di agevolazione attualmente in vigore, quali il contratto di sviluppo.
Tuttavia, le risorse attualmente disponibili per detto strumento, rientrando tra quelle previste nel PON Ricerca e competitività 2007-2013, possono essere destinate esclusivamente agli investimenti ubicati nelle aree convergenza e non anche alla regione Sardegna che ricade nell'obiettivo competitività regionale e occupazione).
Qualora dovessero intervenire ulteriori proposte di contratti per la filiera dell'alluminio aventi ad oggetto la soluzione ai problemi di approvvigionamento energetico e, conseguentemente, il rilancio del settore dell'alluminio nella Regione Sardegna, esse potranno essere presa in considerazione nel momento in cui saranno disponibili risorse nazionali per i contratti di sviluppo (e in tal senso questo Ministero sta operando per il reperimento di risorse per le aree diverse da quelle della convergenza). In ogni caso, deve evidenziarsi che l'impegno richiesto dall'On. Garagnani di destinare a tale intervento «una dotazione finanziaria minima di 300 milioni di euro» appare difficilmente compatibile con le attuali condizioni della finanza pubblica.

Risoluzione n. 7-00758 On. SAGLIA ed altri.

IMPEGNA IL GOVERNO

1) «a confermare la valenza strategica nazionale del settore dell'alluminio e, conseguentemente, dello stabilimento di Portovesme e ad avviare le opportune azioni, a livello nazionale per individuare le soluzioni strutturali necessarie per la continuità produttiva dell'impianto di Portovesme».
Accolto

Si ritiene che l'impegno possa essere assunto, tenuto conto anche dell'intensa attività di gestione della crisi Alcoa portata avanti dal Ministero per dare una prospettiva occupazionale all'area, pur se si ritiene il settore dell'alluminio particolarmente esposto alle dinamiche ed alle logiche della globalizzazione dei mercati e,

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pertanto, difficilmente riconducibile a dimensioni nazionali.

2) «a richiedere alla società ALCOA l'immediata sospensione delle procedure di mobilità e il mantenimento in attività degli impianti»;
Accolto

3) «ad intervenire al fine di provvedere ad una generale riduzione delle tariffe elettriche in favore delle attività produttive, utilizzando i modelli europei evidenziati in premessa, in particolare per le imprese cosiddette "energivore"»;
Accolto

L'impegno a creare le condizioni per forniture elettriche a condizioni competitive per l'industria può essere assunto e rappresenta un asse importante delle politiche per la crescita, facendo tuttavia notare che:
gli Onorevoli fanno riferimento a contratti bilaterali a prezzi pari ai costi di produzione da centrali nucleari, laddove la stessa modalità applicata in Italia - data la diversa composizione del mix energetico - non può che rispecchiare i costi di produzione con combustibili fossili o con fonti rinnovabili, che sono a volte superiori a quello che richiede l'industria energivora. Per questi motivi, una politica efficace per il mantenimento in Italia di produzioni industriali di base dovrebbe porsi anche il tema di ridurre i costi di produzione dell'energia, piuttosto che cercare solo di contenerne i prezzi;
anche in Italia, la grande industria energivora gode di esenzioni dal pagamento degli oneri di sistema e, in larga parte, da altri costi di sistema, oltre che essere remunerata per i servizi di interrompibilità che offre al gestore della rete di trasmissione;
i modelli europei evidenziati e gli strumenti presentati risentono delle diverse condizioni strutturali dei vari Paesi e alcune delle misure citate sono all'attenzione della Commissione Europea che ha più volte censurato le decisioni assunte dai Governi nazionali, anche quello italiano.
Data la dimensione del fenomeno, si ritiene quindi che possa essere ribadito rimpegno ma con consapevolezza dei vincoli esistenti e anche della particolare struttura dei costi di produzione di energia elettrica nel nostro Paese.

4) «in tale ambito ad adoperarsi, con il concorso dell'autorità per l'energia elettrica ed il gas e Terna, per la piena operatività degli strumenti introdotti dalla legge n. 99 del 2009 i cui meccanismi che possono contribuire a ridurre il costo dell'energia per utenti energivori produttori, anche mediante l'introduzione di norme specifiche che favoriscano o impegnino i produttori di energia elettrica (in particolare quelli operanti in mercati parzialmente isolati) a sottoscrivere contratti bilaterali di fornitura che consentano la competitività internazionale delle imprese operanti in Italia»;
Nuova riformulazione

4) «in tale ambito ad adoperarsi, con il concorso dell'autorità per l'energia elettrica ed il gas e Terna, per la piena operatività degli strumenti introdotti dalla legge n. 99 del 2009 i cui meccanismi che possono contribuire a ridurre il costo dell'energia per gli utenti energivori produttori».

Gli impegni che si richiedono sono, in parte, già in atto: la legge 99/2009 ha introdotto importanti strumenti a sostegno delle imprese energivore (il regime per «interconnector» ed il conseguente import virtuale di energia, vantaggi sull'esenzione da oneri e corrispettivi, regime delle Reti interne di Utenza) che risultano tutti già attuate con il concorso di delibere dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas.

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In relazione alla seconda parte dell'impegno richiesto, invece, non può essere accolto in quanto le contrattazioni bilaterali in un mercato libero come quello dell'energia non possono essere oggetto di interventi diretti da parte del Governo. Ovviamente il Governo può promuovere politiche le quali indirettamente possono favorire prezzi dell'energia inferiori con conseguente ricaduta positiva anche sulle contrattazioni bilaterali, come descritto al punto precedente.

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ALLEGATO 6

Disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini o collegi. Testo unificato C. 1934 Froner, C. 2077 Formisano, C. 3131 Buttiglione, C. 3488 Della Vedova e C. 3917 Quartiani.

EMENDAMENTO

Dopo l'articolo 10, aggiungere il seguente:
«Art. 11 (Clausola di neutralità finanziaria) 1. Dall'attuazione degli articoli 6, comma 4, e 10 non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico dello Stato. Il Ministero dello sviluppo economico provvede agli adempimenti ivi previsti con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.»
10. 01.Il relatore.