CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 8 marzo 2011
449.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Istituzione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza (Nuovo testo C. 2008-127-349-858-1197-1591-1913-2199-A)

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La III Commissione (Affari esteri e comunitari),
esaminato, per le parti di propria competenza, l'ulteriore nuovo testo del disegno di legge n. 2008-A Governo e proposte di legge abbinate, recante «Istituzione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza»;
confermato il rilievo del provvedimento ai fini dell'attuazione della Convenzione di New York e degli strumenti internazionali in materia di promozione e di tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza;
ritenuto che la collaborazione all'attività delle reti internazionali dei Garanti e delle organizzazioni internazionali di tutela dei minori debba costituire un impegno prioritario nell'ambito delle funzioni del Autorità garante nazionale;
ravvisata la necessità che la Relazione annuale alle Camere sull'attività svolta dal Garante nazionale sia trasmessa anche alle Commissioni Affari esteri;
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti osservazioni:
valutino le Commissioni di merito l'opportunità di menzionare tra i compiti dell'Autorità garante di cui all'articolo 3 la formulazione di osservazioni e proposte anche con riferimento alla tratta dei minori ed al loro sfruttamento sessuale, nonché alla protezione dei minori nell'uso di internet e delle altre tecnologie di comunicazione;
valutino le Commissioni di merito l'opportunità di precisare all'articolo 3, comma 1, lettera p), che la Relazione annuale del Garante debba essere trasmessa alle competenti Commissioni parlamentari.

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ALLEGATO 2

5-04329 Narducci: Sulla tutela dei frontalieri nella Repubblica di San Marino.

TESTO DELLA RISPOSTA

La questione sollevata dall'Onorevole interrogante, che riguarda circa sei mila cittadini italiani che svolgono attività lavorativa nel territorio di San Marino vivendo stabilmente in Italia, è da tempo al centro di un complesso negoziato bilaterale con le controparti sammarinesi.
La problematica, seguita con grande attenzione dalla Farnesina, si inserisce nel più ampio contesto delle relazioni tra Italia e San Marino in materia fiscale, in cui riveste particolare rilievo la Convenzione bilaterale per evitare le doppie imposizioni, firmata nel 2002 ma non ancora ratificata. È infatti, prima necessario firmare e ratificare un Protocollo per adeguare il testo ai nuovi standard internazionali sulla trasparenza finanziaria.
Il nodo principale, che rischia attualmente di danneggiare i nostri frontalieri, è legato alle misure introdotte dalla legge finanziaria sammarinese del 2011 che ha limitato ai soli lavoratori dipendenti residenti la possibilità di detrarre una quota - pari all'8,90 per cento del reddito imponibile - a titolo di «spese di produzione del reddito». In precedenza tale detrazione era riconosciuta a tutti i lavoratori dipendenti a prescindere dal criterio della residenza.
Di fronte alla disparità di trattamento, la nostra Ambasciata si è subito attivata presso le autorità di San Marino per ottenere chiarimenti. Al riguardo, la Segreteria di Stato agli Esteri sammarinese ha definito la misura introdotta come «temporanea», essendo in esame nel Paese una riforma tributaria tendente ad introdurre una tassazione basata sul «quoziente familiare». In aggiunta, il dicastero ha fornito delucidazioni tecniche che sono ora allo studio del nostro Ministero dell'Economia e Finanze.
Il MEF ha peraltro sottolineato che la disciplina fiscale vigente in Italia prevede una tassazione agevolata sul reddito del lavoro dipendente prodotto dai frontalieri. Essa stabilisce che a formare il reddito complessivo concorra la sola parte dei redditi percepiti eccedente la soglia degli 8 mila euro. È, inoltre, riconosciuta loro la possibilità di fruire di detrazioni, previste dalla legge, commisurate al numero di giorni di lavoro nell'anno e determinate in funzione dell'entità del reddito complessivo al netto della franchigia indicata di 8 mila euro.
Nel mantenersi in costante contatto con i frontalieri, la nostra Ambasciata ha ospitato lo scorso 26 gennaio una riunione con i rappresentanti sindacali di San Marino e del Consiglio Sindacale Interregionale di San Marino, Emilia Romagna, e Marche, nonché con il Presidente e Vice presidente del COMITES. Nell'occasione è stato fornito un quadro complessivo delle iniziative intraprese.
Al contempo, il Ministero degli Esteri continua a svolgere una mirata azione di sensibilizzazione sulle autorità di San Marino per individuare celermente una soluzione. Si sta, in particolare, valutando l'ipotesi di istituire un Tavolo tecnico bilaterale ad hoc con le amministrazioni competenti dei due Paesi.
Ricevendo proprio questa mattina alla Farnesina il Segretario di Stato agli Esteri di San Marino, Mularoni, il Ministro Frattini ha evocato la questione ribadendo le preoccupazioni suscitate in Italia dalle nuove disposizioni che rischiano di ledere i diritti dei nostri frontalieri, i quali contribuiscono, al pari degli altri lavoratori, allo sviluppo economico del Paese.

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ALLEGATO 3

5-04330 Evangelisti: Sulle esportazioni militari in Libia.

TESTO DELLA RISPOSTA

Il quesito posto dall'Onorevole interrogante consente di approfondire un punto importante dell'approccio complessivo adottato dal Governo di fronte alla crisi libica, nello spirito di quella consultazione permanente con il Parlamento avviata su proposta del Ministro Frattini e che io stessa ho potuto mantenere con questa Commissione. Domani è inoltre prevista, come sapete, un'informativa del nostro Ministro degli Esteri in vista del Consiglio europeo di venerdì dedicato alla Libia.
Il Governo italiano ha condannato fermamente le violenze perpetrate dal regime di Gheddafi nei confronti dei civili e ha auspicato una soluzione pacifica e di riconciliazione, che preservi l'integrità territoriale del Paese. Il nostro Paese ha, inoltre, dato avvio ad una missione umanitaria in Tunisia per aiutare i profughi provenienti dalla Libia.
Sulla specifica questione delle forniture di armi, posso precisare che non vi sono state autorizzazioni concesse dalla Farnesina per esportazioni verso la Libia dalla metà di gennaio scorso ed, in particolare, che tutte le attività in materia di armamenti sono state sospese in via cautelare prima ancora delle sanzioni introdotte dalle Nazioni Unite e dall'Unione Europea rispettivamente il 26 e 28 febbraio scorso.
Per quanto riguarda le sanzioni, la risoluzione 1970 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU prevede, in particolare, l'embargo alla vendita di armi, compresi i finanziamenti per procurarle. Le misure UE stabiliscono il blocco anche per le forniture degli «equipaggiamenti che possono essere usati nella repressione interna». Per assicurare il rispetto delle limitazioni, si prevede, inoltre, l'obbligo di ispezionare i cargo navali ed aerei da e per la Libia.
Nel triennio 2008-2010, le esportazioni di prodotti per la difesa dal nostro Paese verso la Libia hanno avuto un andamento fortemente decrescente. Nel 2008, le esportazioni sono state di 111 milioni di euro; nel 2009, di 93 milioni e, nel 2010, di soli 37 milioni. Sottolineo che nel periodo in questione, i volumi effettivamente esportati sono stati al di sotto del valore delle autorizzazioni concesse: su un totale di 241 milioni autorizzati, le esportazioni effettive sono state pari a 170 milioni, mentre la parte restante, oltre 70 milioni, è stata bloccata con provvedimenti sospensivi alla luce della crisi in atto.
A livello europeo, la Francia è stata il primo esportatore verso la Libia nel 2008, posizione poi assunta dall'Italia nel 2009, mentre la graduatoria relativa al 2010 non è ancora disponibile. Tali dati si riferiscono in ogni caso ai volumi autorizzati che non corrispondono necessariamente a quanto effettivamente esportato. Nel caso dell'Italia, abbiamo, infatti, visto che le esportazioni reali sono state sensibilmente inferiori al valore accordato.
Inoltre, sotto il profilo qualitativo, nel triennio 2008-2010, non sono state autorizzate, ai sensi della legge 185 del '90, forniture di materiali generalmente utilizzabili ai fini di repressione interna. Le esportazioni italiane verso la Libia di prodotti per la difesa hanno, infatti, riguardato elicotteri da trasporto e controllo AW 109 e AW 139 per una quota pari all'81 per cento del valore complessivo; velivoli ATR 42 - dotati di dispositivi per il solo monitoraggio dei confini - per il 14,5 per cento; ed, infine, assistenza tecnica e ricambi per il restante 4,5 per cento.