CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 11 novembre 2010
396.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di fabbisogni standard di comuni, città metropolitane e province, ai sensi della legge 5 maggio 2009, n. 42. Atto n. 240.

PARERE APPROVATO

«La V Commissione bilancio, tesoro e programmazione,
esaminato lo schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di fabbisogni standard di comuni, città metropolitane e province, ai sensi della legge 5 maggio 2009, n. 42 (atto n. 240),
premesso che:
il processo di determinazione dei fabbisogni standard delle amministrazioni locali costituisce un passaggio fondamentale nel percorso di attuazione del federalismo fiscale, che potrà consentire, ai sensi dell'articolo 2, comma 2, lettera f), della legge n. 42 del 2009, di valorizzare i canoni dell'efficienza e dell'efficacia, attraverso l'individuazione di un sistema di indicatori significativi per valutare l'adeguatezza dei servizi e consentire agli enti locali di migliorarli a vantaggio di cittadini ed imprese;
in tale processo, particolare riguardo deve essere posto nella individuazione degli obiettivi di servizio cui devono tendere le amministrazioni locali nell'esercizio delle funzioni riconducibili ai livelli essenziali delle prestazioni o alle funzioni fondamentali loro assegnate;
a tal fine, fermo restando che, fino a nuova determinazione dei livelli essenziali in virtù della legge statale, dovranno essere considerati livelli essenziali quelli già fissati in base alla legislazione statale vigente, appare opportuno ribadire che è nell'ambito del sistema delle decisioni di bilancio delineato dalla legge di contabilità e finanza pubblica n. 196 del 2009 che dovranno essere definite le norme di coordinamento dinamico della finanza pubblica volte a realizzare l'obiettivo della convergenza dei costi e dei fabbisogni standard dei vari livelli di governo, nonché il percorso di convergenza degli obiettivi di servizio ai livelli essenziali delle prestazioni e alle predette funzioni fondamentali;
analogamente, in un'ottica di piena attuazione del federalismo fiscale, appare opportuno procedere sollecitamente, ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 42 del 2009, alla istituzione della Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, cui dovrebbe essere riservato, tra gli altri, il compito di effettuare il monitoraggio degli obiettivi di servizio;
rilevata, in via preliminare, la necessità di salvaguardare gli equilibri complessivi di bilancio, precisando, ai sensi dell'articolo 21, comma 1, lettera d) della legge n. 42 del 2009, che, ai fini del finanziamento integrale della spesa relativa alle funzioni fondamentali e ai livelli essenziali delle prestazioni, il complesso delle maggiori entrate devolute e dei fondi perequativi non può eccedere l'entità dei trasferimenti soppressi;
valutato positivamente l'innovativo approccio seguito per la definizione del procedimento di determinazione dei fabbisogni standard, ed in particolare la scelta di affidare alla Società per gli studi di settore-Sose s.p.a, con la collaborazione di altri soggetti qualificati, le connesse

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attività tecniche di carattere metodologico e statistico, nonché quella di prevedere un coinvolgimento ed una partecipazione diretta degli enti interessati al procedimento anche attraverso la compilazione di appositi questionari, che possono peraltro risultare funzionali nella prospettiva di una riclassificazione ed integrazione delle informazioni contenute nei certificati contabili;
considerata l'opportunità, anche alla luce dei criteri di delega di cui all'articolo 2, comma 2, lettera f), della legge n. 42, di definire con maggiore dettaglio le previsioni recate dall'articolo 3 in tema di metodologia per la determinazione dei fabbisogni standard, introducendo anche un riferimento all'esigenza di tenere conto in tale ambito delle specificità legate ai recuperi di efficienza ottenuti attraverso le unioni di comuni, nonché precisando che il fabbisogno standard può essere determinato con riferimento a ciascuna funzione fondamentale, a singoli servizi o ad aggregati di servizi, in relazione alla natura delle singole funzioni fondamentali;
considerata altresì l'opportunità, allo scopo di una più puntuale determinazione della metodologia disciplinata dall'articolo 3, di prevedere che l'individuazione del modello di stima di fabbisogni sia effettuata sulla base di criteri di rappresentatività attraverso la sperimentazione di diverse tecniche statistiche, nonché, conseguentemente, l'esigenza di prevedere che la Società per gli studi di settore-Sose s.p.a possa avvalersi, per l'assolvimento dei compiti ad essa affidati ai sensi dell'articolo 4, comma 1, lettere a), b) e c), della collaborazione dell'ISTAT quale organo tecnico dotato di banche dati territoriali non solo sui conti economici, ma anche sugli obiettivi di servizio;
rilevato che l'articolazione della fase transitoria dovrebbe fondarsi sulla concreta determinazione dei fabbisogni standard e che tale determinazione dovrebbe riguardare l'anno successivo a quello in cui è compiuta, ferma restando la graduale entrata a regime nel triennio successivo prevista dallo schema in esame;
sottolineata, infine, l'esigenza di rispettare lo spirito della legge n. 42 del 2009 - che valorizza il ruolo del Parlamento delineando un percorso di attuazione del federalismo fiscale segnato da peculiari passaggi parlamentari dei relativi provvedimenti di attuazione - prevedendo a tal fine che lo schema di D.P.C.M. recante la concreta determinazione del fabbisogno standard per ciascun comune e provincia sia trasmesso alla Conferenza Stato-città e autonomie locali e alle Camere, per l'espressione del parere da parte della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale e delle Commissioni parlamentari competenti per le conseguenze di carattere finanziario, prevedendo altresì che qualora il Governo non intenda conformarsi ai pareri parlamentari, esso sia tenuto a trasmettere alle Camere una relazione per spiegarne le ragioni; al fine di consentire al Parlamento una compiuta istruttoria ai fini dell'espressione del parere, lo schema di D.P.C.M. recante la nota metodologica relativa alla procedura di calcolo ed i relativi fabbisogni standard per ciascun ente locale dovrebbe inoltre essere corredato da una relazione del Ministro dell'economia e delle finanze che ne evidenzi gli effetti finanziari;

esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti condizioni:
1) all'articolo 1, comma 2, le parole «eventualmente da esse implicate» siano sostituite dalle seguenti «, fermo restando che, ai sensi dell'articolo 21, comma 1, lettera d), della legge 5 maggio 2009, n. 42, ai fini del finanziamento integrale, il complesso delle maggiori entrate devolute e dei fondi perequativi non può eccedere l'entità dei trasferimenti soppressi. Fino a nuova determinazione dei livelli essenziali in virtù della legge statale, sono livelli essenziali quelli già fissati in base alla legislazione statale vigente»;

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2) dopo l'articolo 1 sia aggiunto il seguente articolo «Art. 1-bis. (Obiettivi di servizio). 1. Conformemente a quanto previsto dalla legge 5 maggio 2009, n. 42, il Governo, nell'ambito del disegno di legge di stabilità ovvero con apposito disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica, in coerenza con gli obiettivi e gli interventi appositamente individuati da parte della decisione di finanza pubblica, previo confronto e valutazione congiunta in sede di Conferenza unificata, propone norme di coordinamento dinamico della finanza pubblica volte a realizzare l'obiettivo della convergenza dei costi e dei fabbisogni standard dei vari livelli di governo nonché un percorso di convergenza degli obiettivi di servizio ai livelli essenziali delle prestazioni e alle funzioni fondamentali di cui all'articolo 117, secondo comma, lettere m) e p), della Costituzione. Il monitoraggio degli obiettivi di servizio è effettuato in sede di Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, da istituire ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 42 del 2009.
1-bis. Ai fini di cui al comma 1, il Governo tiene conto delle informazioni e dei dati raccolti, ai sensi dell'articolo 3, sulle funzioni fondamentali effettivamente esercitate e i servizi resi o non resi, in tutto o in parte, da ciascun ente locale. Tiene altresì conto dell'incrocio tra i dati relativi alla classificazione funzionale delle spese e quelli relativi alla classificazione economica.
2. Gli obiettivi di servizio sono stabiliti in modo da garantire il rispetto della tempistica di cui ai commi 3 e 4.
3. L'anno 2012 è individuato quale anno di avvio della fase transitoria comportante il superamento del criterio della spesa storica.
4. La fase transitoria si struttura secondo la seguente modalità e tempistica:
a) nel 2011 verranno determinati i fabbisogni standard, che entreranno in vigore nel 2012, riguardo ad almeno un terzo delle funzioni fondamentali di cui all'articolo 2, comma 1, lettere a) e b), del presente decreto, con un processo di gradualità diretto a garantire l'entrata a regime nell'arco del triennio successivo;
b) nel 2012 verranno determinati i fabbisogni standard, che entreranno in vigore nel 2013, riguardo ad almeno due terzi delle funzioni fondamentali di cui all'articolo 2, comma 1, lettere a) e b),del presente decreto, con un processo di gradualità diretto a garantire l'entrata a regime nell'arco del triennio successivo;
c) nel 2013 verranno determinati i fabbisogni standard, che entreranno in vigore nel 2014, riguardo a tutte le funzioni fondamentali di cui all'articolo 2, comma 1, lettere a) e b), del presente decreto, con un processo di gradualità diretto a garantire l'entrata a regime nell'arco del triennio successivo.»;
3) All'articolo 2, comma 1, lettera a), punto 1), e lettera b), punto 1), siano aggiunte, in fine, le parole «, nella misura complessiva del 70 per cento delle spese come certificate dall'ultimo conto del bilancio disponibile alla data di entrata in vigore della legge 5 maggio 2009, n. 42»;
4) All'articolo 3, comma 1, prima della lettera a) sia inserita la seguente lettera «0a) l'identificazione delle informazioni e dei dati di natura strutturale e contabile necessari, acquisiti sia da banche dati ufficiali esistenti sia tramite rilevazione diretta con appositi questionari da inviare ai Comuni e alle Province, anche ai fini di una riclassificazione o integrazione delle informazioni contenute nei certificati contabili;»
5) All'articolo 3, comma 1, alla lettera a), dopo le parole «modelli organizzativi» siano aggiunte le seguenti «e dei livelli quantitativi delle prestazioni, determinati sulla base di un sistema di indicatori» e dopo le parole «in relazione» siano inserite le seguenti «a ciascuna»;
6) All'articolo 3, comma 1, la lettera c), sia sostituita dalla seguente «c) l'individuazione di un modello di stima dei fabbisogni standard sulla base di criteri di rappresentatività attraverso la sperimentazione di diverse tecniche statistiche;»;

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7) All'articolo 3, comma 1, dopo la lettera c), sia aggiunta la seguente: «c-bis) la definizione di un sistema di indicatori, anche in riferimento ai diversi modelli organizzativi ed agli obiettivi definiti, significativi per valutare l'adeguatezza dei servizi e consentire agli enti locali di migliorarli.
8) All'articolo 3, dopo il comma 1, siano aggiunti, in fine, i seguenti commi «2. Il fabbisogno standard può essere determinato con riferimento a ciascuna funzione fondamentale, ad un singolo servizio o ad aggregati di servizi, in relazione alla natura delle singole funzioni fondamentali e tenendo presenti le esclusioni previste dalla legge 5 maggio 2009, n. 42.
3. La metodologia dovrà tener conto delle specificità legate ai recuperi di efficienza ottenuti attraverso le unioni di Comuni, ovvero le altre forme di esercizio di funzioni in forma associata.
4. Il fabbisogno standard è fissato anche con riferimento ai livelli di servizio determinati in base agli indicatori di cui al comma 1, lettera c-bis).»
9) All'articolo 4, comma 1, lettera a), dopo le parole «Società per gli studi di settore-Sose s.p.a» siano inserite le seguenti «, la cui attività, ai fini del presente decreto, ha carattere esclusivamente tecnico,»;
10) All'articolo 4, comma 1, lettera a), dopo le parole «singoli Comuni e Province,» siano inserite le seguenti «conformemente a quanto previsto dall'articolo 13, comma 1, lettera d), della legge 5 maggio 2009, n. 42,»;
11) All'articolo 4, comma 1, lettera a), dopo le parole «utilizzando i dati di spesa storica» siano inserite le seguenti «tenendo conto dei gruppi omogenei»;
12) All'articolo 4, comma 1, lettera a), dopo le parole «con particolare riferimento» inserire le seguenti «al livello di infrastrutturazione del territorio, ai sensi di quanto previsto dagli articoli 21 e 22 della legge 25 maggio 2009, n. 42»;
13) All'articolo 4, comma 1, lettera d), secondo periodo, dopo le parole «processo di attuazione dei fabbisogni standard» siano aggiunte le seguenti «; propone correzioni e modifiche alla procedura di attuazione dei fabbisogni standard»;
14) All'articolo 4, comma 1, lettera d), siano aggiunte, in fine, le seguenti parole «la Società per gli studi di settore-Sose s.p.a può avvalersi altresì della collaborazione dell'ISTAT per i compiti di cui alle lettere a), b) e c) del presente articolo;
15) All'articolo 4, comma 1, sostituire la lettera e) con la seguente «e) le metodologie predisposte ai sensi della lettera a) sono sottoposte, per l'approvazione, ai fini dell'ulteriore corso del procedimento, alla Commissione tecnica paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale ovvero, dopo la sua istituzione, alla Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica; in assenza di osservazioni, le metodologie si intendono approvate decorsi quindici giorni dal loro ricevimento. La Commissione tecnica paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale ovvero, dopo la sua istituzione, la Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica segue altresì il monitoraggio della fase applicativa e l'aggiornamento delle elaborazioni di cui alla lettera b). I risultati predisposti con le metodologie di elaborazione di cui alle lettere precedenti sono trasmessi dalla Società per gli studi di settore-Sose s.p.a. ai Dipartimenti delle finanze e, successivamente, della Ragioneria generale dello Stato del Ministero dell'economia e delle finanze, nonché alla Commissione tecnica paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale ovvero, dopo la sua istituzione, alla Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica;
16) All'articolo 4, comma 1, dopo la lettera e), sia aggiunta la seguente «f) i dati raccolti ed elaborati per le attività di cui al presente articolo confluiscono nella banca dati delle amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 13 della legge 31

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dicembre 2009, n. 196 nonché in quella di cui all'articolo 5 della legge 5 maggio 2009, n. 42.»
17) All'articolo 5, il comma 1 sia sostituito dai seguenti commi «1. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, sono adottati la nota metodologica relativa alla procedura di calcolo di cui agli articoli precedenti e il fabbisogno standard per ciascun Comune e Provincia, previa verifica da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato del Ministero dell'economia e delle finanze, ai fini del rispetto dell'articolo 1, comma 3. Sullo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri è sentita la Conferenza Stato-città e autonomie locali. Decorsi quindici giorni, lo schema è comunque trasmesso alle Camere ai fini dell'espressione del parere da parte della Commissione bicamerale per l'attuazione del federalismo fiscale e da parte delle Commissioni parlamentari competenti per le conseguenze di carattere finanziario. Lo schema di decreto è corredato da una relazione tecnica redatta ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, che ne evidenza gli effetti finanziari. Decorsi quindici giorni dalla trasmissione alle Camere da parte del Governo, il decreto può essere comunque adottato, previa deliberazione definitiva da parte del Consiglio dei ministri, ed è pubblicato nella Gazzetta Ufficiale. Il Governo, se non intende conformarsi ai pareri parlamentari, trasmette alle Camere una relazione con cui indica le ragioni per le quali non si è conformato ai citati pareri.Ciascuno dei decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri recante determinazione dei fabbisogni standard per Comuni e Province indica in allegato gli elementi considerati ai fini di tale determinazione.
1-bis. Al fine di garantire la verifica di cui al comma 1, il Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento Ragioneria Generale dello Stato, secondo le proprie competenze, partecipa direttamente alle attività di cui all'articolo 4.»
18) Sia soppresso l'articolo 6;
19) All'articolo 7, comma 1, dopo le parole «i fabbisogni standard vengono» siano inserite le seguenti «sottoposti a monitoraggio e»;
20) All'articolo 7, comma 1, siano aggiunte, in fine, le seguenti parole «, con le modalità previste nel presente decreto»;
21) All'articolo 8, comma 1, sostituire le parole «comma 5» con le seguenti parole «comma 6»;
22) All'articolo 8, dopo il comma 1 sia inserito il seguente «1-bis. Fermo restando il rispetto degli obiettivi di servizio e di erogazione dei livelli essenziali delle prestazioni, la differenza positiva, eventualmente realizzata in ciascun anno finanziario, fra il fabbisogno standard come determinato ai sensi del presente decreto e la spesa effettiva così come risultante dal bilancio dell'ente locale, è acquisita dal bilancio dell'ente locale medesimo. Nel caso di esercizio delle funzioni in forma associata, la differenza positiva di cui al primo periodo è ripartita fra i singoli enti partecipanti in ragione degli oneri e degli obblighi gravanti su ciascuno di essi in base all'atto costitutivo.»;
23) All'articolo 8, dopo il comma 2 sia inserito il seguente «2-bis. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 27 della legge 5 maggio 2009, n. 42, ed in particolare in ordine alle competenze e al rispetto dei tempi ivi previsti, il presente decreto legislativo non si applica agli enti locali appartenenti ai territori delle Regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano.».

e con le seguenti osservazioni:
a) valuti il Governo l'opportunità di tener conto nella attuazione del decreto dei servizi delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, in particolare dei servizi digitali in banda larga, al fine di accrescere l'efficienza e l'efficacia dell'azione amministrativa in tutto il territorio nazionale;

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b) all'articolo 4 valuti il Governo le modalità per assicurare, nella determinazione dei fabbisogni standard, la piena valorizzazione delle funzioni di tutela e assistenza all'infanzia;
c) all'articolo 8, comma 2-bis, dopo le parole «in ordine», siano aggiunte le seguenti «alle competenze e»;
d) valuti il Governo le modalità più idonee affinché, in conformità alle disposizioni di cui all'articolo 21, comma 1, lettera c), della legge 5 maggio 2009, n. 42, si tenga conto nella fase transitoria dell'esigenza di riequilibrio delle risorse in favore degli enti locali sottodotati in termini di trasferimenti erariali ai sensi della normativa vigente rispetto a quelli sovra dotati;
e) valuti il Governo le modalità più idonee affinché, nell'attuazione dell'articolo 27 della legge n. 42 del 2009, per scopi conoscitivi, i questionari di cui all'articolo 4, comma 1, lettera c), possano essere predisposti e somministrati dalla Società per gli studi di settore - Sose s.p.a. anche agli enti locali appartenenti ai territori delle Regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e Bolzano, nei cui confronti non trovino pertanto applicazione le disposizioni di carattere sanzionatorio di cui al secondo periodo dell'articolo 4, comma 1, lettera c), del decreto legislativo;
f) assicuri il Governo, in ottemperanza al dettato costituzionale, la tempestiva determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni, a garanzia dell'effettività della tutela dei diritti civili e sociali che debbono essere assicurati su tutto il territorio nazionale.»

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ALLEGATO 2

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013. C. 3779 Governo.

EMENDAMENTI PRESENTATI DAL GOVERNO

Alla tabella 2,

allo stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, missione Politiche economico-finanziarie e di bilancio, programma 1.1. - Regolazione e coordinamento del sistema della fiscalità, apportare le seguenti variazioni:

2011:
CP: + 10.000.000;
CS: + 10.000.000;

2012:
CP: + 10.000.000;
CS: + 10.000.000;

2013:
CP: + 10.000.000;
CS: + 10.000.000.

Conseguentemente:

alla medesima tabella, missione Organi costituzionali, a rilevanza costituzionale e Presidenza del Consiglio dei ministri, programma 21.1 - Organi costituzionali:

2013:
CP: + 15.100.000;
CS: + 15.100.000.

alla medesima tabella, missione Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche, programma 24.4 - Servizi generali, formativi ed approvvigionamenti per le Amministrazioni pubbliche:

2011:
CP: + 30.000.000;
CS: + 30.000.000;

2012:
CP: + 30.000.000;
CS: + 30.000.000;

2013:
CP: + 30.000.000;
CS: + 30.000.000.

alla medesima tabella, missione Fondi da ripartire, programma 25.2 - Fondi di riserva e speciali:

2011:
CP: - 94.100.000;
CS: - 94.100.000;

2012:
CP: - 94.100.000;
CS: - 94.100.000;

2013:
CP: - 109.100.000;
CS: - 109.100.000.

alla tabella 9 stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, missione Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente, programma 1.10 - Tutela e

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conservazione della fauna e della flora, salvaguardia della biodivesità e dell'ecosistema marino:

2011:
CP: + 35.000.000;
CS: + 35.000.000;

2012:
CP: + 35.000.000;
CS: + 35.000.000;

2013:
CP: + 35.000.000;
CS: + 35.000.000.

alla tabella 9, stato di previsione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare missione Ricerca e innovazione, programma 2.1 - Ricerca in materia ambientale:

2011:
CP: + 5.000.000;
CS: + 5.000.000;

2012:
CP: + 5.000.000;
CS: + 5.000.000;

2013:
CP: + 5.000.000;
CS: + 5.000.000.

alla tabella 14, stato di previsione del Ministro della salute missione Ricerca e innovazione, programma 2.1 - Ricerca per il settore della sanità pubblica:

2011:
CP: + 14.000.000;
CS: + 14.000.000;

2012:
CP: + 14.000.000;
CS: + 14.000.000;

2013:
CP: + 14.000.000;
CS: + 14.000.000.
Tab. 2. 70.Il Governo.

Alla tabella 2, stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, missione Diritto alla mobilità, programma 9.1. Sostegno allo sviluppo del trasporto apportare le seguenti variazioni:

2012:
CP: + 346.000.000;
CS: + 346.000.000;

2013:
CP: + 346.000.000;
CS: + 346.000.000.

alla medesima tabella, missione Fondi da ripartire, programma 25.2 - Fondi di riserva speciali apportare le seguenti variazioni:

2011:
CP: - 374.000.000;
CS: - 374.000.000;

2012:
CP: - 346.000.000;
CS: - 346.000.000;

2013:
CP: - 346.000.000;
CS: - 346.000.000.

Conseguentemente:

alla tabella 8, allo stato di previsione del Ministero dell'interno, missione Relazioni finanziarie con le autonomie territoriali, programma 2.3 - Elaborazione, quantificazione e assegnazione dei trasferimenti erariali compresi quelli per interventi speciali apportare le seguenti variazioni:

2011:
CP: + 344.000.000;
CS: + 344.000.000.

alla tabella 11, allo stato di previsione del Ministero della difesa, missione Difesa e

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sicurezza del territorio, programma 1.1 - Approntamento e impiego Carabinieri per la difesa e la sicurezza apportare le seguenti variazioni:

2011:
CP: + 30.000.000;
CS: + 30.000.000.
Tab. 2. 71.Il Governo.

Alla tabella 2, stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, missione Relazioni finanziarie con le autonomie territoriali, programma 3.3 - Regolazioni contabili ed altri trasferimenti alle Regioni a statuto speciale, apportare le seguenti variazioni:

2011:
CP: + 2.500.000;
CS: + 2.500.000;

2012:
CP: + 2.500.000;
CS: + 2.500.000;

2013:
CP: + 2.500.000;
CS: + 2.500.000.

Conseguentemente, alla medesima tabella, missione Fondi da ripartire, programma 25.1 - Fondi da assegnare apportare le seguenti variazioni;
CP: - 2.500.000;
CS: - 2.500.000;

2012:
CP: - 2.500.000;
CS: - 2.500.000;

2013:
CP: - 2.500.000;
CS: - 2.500.000.
Tab. 2. 72. Il Governo.

Alla tabella 6, stato di previsione del Ministero degli affari esteri, missione L'Italia in Europa e nel mondo, programma 1.5 - Integrazione europea, apportare le seguenti variazioni:

2011:
CP: + 500.000;
CS: + 500.000;

2012:
CP: + 500.000;
CS: + 500.000.

Conseguentemente, alla medesima tabella, missione Fondo da ripartire, programma 3.1 - Fondi da assegnare apportare le seguenti variazioni:

2011:
CP: - 500.000;
CS: - 500.000;

2012:
CP: - 500.000;
CS: - 500.000.
Tab. 6. 12.Il Governo.

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ALLEGATO 3

Progetto di Programma nazionale di riforma per l'attuazione della Strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva - Europa 2020. Doc. CCXXXVI n. 1.

PROPOSTA DI RIFORMULAZIONE DELLA RISOLUZIONE N. 7-00431 TOCCAFONDI PRESENTATA DAGLI ONOREVOLI CAMBURSANO E BORGHESI

La V Commissione,
premesso che:
il Consiglio ECOFIN del 7 settembre 2010 ha approvato le modifiche al Codice di condotta sull'attuazione del Patto di stabilità e crescita correlate all'introduzione del cosiddetto «semestre europeo», a partire da gennaio 2011. Entro metà aprile del prossimo anno gli Stati membri sottoporranno contestualmente i Piani nazionali di riforma (PNR, elaborati nell'ambito della nuova Strategia UE 2020) ed i Piani di stabilità e convergenza (PSC, elaborati nell'ambito del Patto di stabilità e crescita), tenendo conto delle linee guida dettate dal Consiglio europeo;
nella fase transitoria, in vista dell'avvio del semestre europeo nel gennaio 2011, la Commissione europea propone agli Stati membri, entro il 12 novembre, di presentare alla Commissione la bozza dei Piani nazionali di riforma, focalizzati sui seguenti aspetti: a) scenario macro-economico a medio-termine; b) obiettivi nazionali da perseguire nell'ambito degli scopi della Strategia UE 2020 per la crescita e l'occupazione e le misure conseguenti da adottare; c) identificazione degli ostacoli principali alla crescita e all'aumento dell'occupazione;
come indicato dal Programma Nazionale di Riforma (PNR) presentato dal governo, i principali ostacoli alla crescita del nostro Paese sono: l'elevato livello di debito pubblico, e la conseguente necessità di controllare strettamente le finanze pubbliche; la competitività, anche guardata dal punto di vista della relazione tra salari e produttività; il grado di concorrenza, ancora insoddisfacente, in alcuni settori; il sistema di istruzione e formazione, che deve essere più moderno ed efficiente a tutti i livelli; un livello di ricerca e innovazione che deve essere migliorato e portato al servizio della competitività delle imprese; un livello di occupazione che presenta ancora forti differenze a livello regionale, e specialmente se consideriamo l'occupazione femminile e quella giovanile;
il primo passo da compiere, come indicato dallo stesso PNR, è dunque garantire la stabilità delle finanze pubbliche anche mediante l'adozione di alcune misure strutturali destinate a questo obiettivo che siano in grado di coniugare il rigore della spesa con l'ormai necessaria riforma complessiva del sistema tributario italiano;
considerato che:
i disegni di legge di stabilità e di bilancio per il 2011, che la Camera sta discutendo in questi giorni, tracciano un quadro dei nostri conti pubblici senza sostanziali novità;
risulta necessario ed urgente concentrare l'azione del Governo e del Parlamento su riforme strutturali e provvedimenti mirati al rilancio dell'economia e della crescita economica del nostro Paese,

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anche al fine di superare gli squilibri del sistema economico Italiano individuati dal PNR;
l'Italia, contrariamente a quanto affermato dal nostro Presidente del Consiglio si colloca tra i paesi più colpiti dalla crisi, inoltre le difficoltà del nostro Paese non solo legate solo alla recente crisi mondiale ma hanno una natura strutturale;
in questi due anni di governo nulla si è fatto per combattere la precarietà, per creare nuovi sistemi di protezione sociale, per accrescere la concorrenza delle imprese e per tutelare i cittadini consumatori, per ridurre la spesa corrente e per ridurre il debito pubblico, per combattere la povertà diffusa, per accrescere la capacità innovativa del sistema e per favorire la crescita dimensionale delle piccole imprese, per migliorare le infrastrutture, per favorire lo sviluppo del Mezzogiorno, per attirare maggiori investimenti diretti all'estero, per ristrutturare settori fondamentali come il turismo, il settore agro-alimentare e per salvaguardare il nostro territorio;
la disoccupazione è e resta, insieme ad una ripresa troppo lenta dell'economia, il vero problema dell'Italia. Il problema del lavoro è tanto più grave se si considera la situazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni di cui, sempre secondo l'ISTAT, quasi il 27 per cento (circa 1 su 4) non riesce a trovare un impiego - una vera emergenza nazionale - e, cosa più grave, molti di essi hanno rinunciato a cercarne uno. I pochi giovani che hanno un lavoro, tendono a concentrarsi in quei tre milioni di individui (maschi e femmine di ogni età) che compongono il bacino dei precari. Drammatica la situazione al Sud dove è disoccupato un giovane su tre. Vanno poi considerati i 670mila lavoratori che nei primi sette mesi del 2010 sono finiti in cassa integrazione. È necessario operare per un potenziamento del ricorso ai contratti di solidarietà; disporre ammortizzatori sociali a favore di tutti coloro che ne sono privi a partire dai precari; abbattere il costo del lavoro per favorire le assunzioni a tempo indeterminato; stabilire un salario minimo d'ingresso per i giovani, pari ad almeno 1.000 euro al mese;
per tornare a crescere serve un serio piano di risanamento della finanza pubblica che fissi degli obiettivi credibili di riduzione del deficit per un abbattimento progressivo del debito pubblico. Lo stato dei conti pubblici, il livello del debito, l'inefficienza e il sovradimensionamento della Pubblica Amministrazione e dei suoi livelli di governo territoriali, impongono interventi strutturali verso un riequilibrio del deficit e della pressione fiscale ed un miglioramento della qualità della spesa,

impegna il governo a:

mettere in atto ogni iniziativa necessaria, già a partire dalla manovra economica attualmente in discussione alla Camera, per superare gli ostacoli alla crescita dell'Italia e avviare il processo per raggiungere gli obiettivi al 2020 su occupazione, conoscenza, energia e clima, povertà, secondo le seguenti priorità:
ad adottare politiche di bilancio che, in termini quantitativi si pongano i seguenti obiettivi: il mantenimento dell'impegno ad una riduzione della pressione fiscale, compatibile con un sentiero di riduzione del deficit concordato in sede UE: è necessario dunque, oltre all'adozione di una seria politica di recupero dell'evasione fiscale e di allargamento della base imponibile, una riduzione strutturale della spesa corrente che consenta almeno di mantenere, se non addirittura di aumentare marginalmente la quota di spesa destinata agli investimenti e al riequilibrio infrastrutturale del Paese e ad un adeguato sistema di Welfare.

A tal fine sarà necessario:
a) per ridare stimolo e all'economia e sollievo alle famiglie, ridurre la pressione fiscale adottando di conseguenza una severa e rigorosa politica di lotta all'evasione fiscale e contributiva e recuperando risorse in seguito alla riduzione della spesa

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corrente, il che significa, volendo mantenere almeno gli stessi livelli di spesa sociale e di spesa in conto capitale rispetto al PIL, attuare un taglio drastico (3-5 punti di PIL) della spesa più improduttiva ma anche riduzioni di programmi non prioritari. Ciò dovrà avvenire anche attraverso una revisione generalizzata della spesa pubblica centrale e decentrata (spending review) volto a valutare l'efficacia e l'efficienza dei singoli programmi di spesa per il raggiungimento degli obiettivi e mediante una riallocazione delle risorse in base al livello dei risultati e alle priorità delineate; il confronto con le migliori pratiche interne e internazionali, il monitoraggio degli indicatori, il controllo dei risultati e la valutazione dei processi amministrativi, al fine di garantire un migliore utilizzo delle risorse pubbliche;
b) adottare una efficace riduzione dei costi della politica, riducendo i livelli di governo (Province e Comunità montane) e il numero dei componenti delle assemblee elettive e del costo delle giunte amministrative, riducendo le società partecipate dallo Stato e dagli Enti decentrati e contenendo la proliferazione dei servizi «esternalizzati», riducendo le cariche di governo e le istituzioni pubbliche, provvedendo altresì alla contrazione e alla revisione dei compensi per i rappresentanti politici, nonché una contrazione del finanziamento pubblico ai partiti;
c) provvedere al finanziamento e al mantenimento di una quota costante in rapporto al PIL della spesa in conto capitale: devono ripartire sia le grandi opere pubbliche che le opere di riqualificazione del tessuto infrastrutturale del Paese (la messa in sicurezza di scuole, carceri ed altri edifici pubblici, la ristrutturazione degli immobili pubblici nelle zone sismiche, la manutenzione delle infrastrutture e delle strade) con un grande piano di manutenzione e ristrutturazione del territorio con criteri di sostenibilità ambientale, con particolare riferimento alla messa in sicurezza dal rischio idrogeologico, sviluppando altresì un piano di incentivi per le aziende che investono in ricerca e nuove tecnologie sul risparmio energetico;
d) intervenire sul sistema sociale italiano al fine di ridurre le disuguaglianze e le disparità di trattamento. L'Italia è un Paese a bassa crescita economica, nel quale permane un grave problema di povertà, soprattutto nelle regioni meridionali. La nostra scarsa crescita si è tradotta in un aggravamento delle condizioni sociali delle famiglie italiane occorre intervenire sul sistema sociale italiano al fine di ridurre le disuguaglianze e le disparità di trattamento. Una già grave rottura generazionale, prodotto da quindici anni di precarizzazione selvaggia, è stata appesantita da un lato dalla mancanza di strumenti di sostegno al reddito per i periodi di non lavoro, dall'altro dal sistema pensionistico italiano (peggiorato dall'ultima finanziaria) che farà percepire ad un giovane neoassunto, dopo 40 anni di lavoro, il 40 per cento dell'ultimo stipendio. Appare dunque necessario per il rilancio dell'efficienza del sistema produttivo italiano e della crescita della produttività favorire una rinnovata coesione sociale ed una maggiore responsabilizzazione di tutti gli attori sociali.

A tal proposito è necessario:
1. attuare una profonda riforma del sistema delle relazioni industriali anzitutto attraverso una legislazione che regoli in maniera democratica la rappresentatività sindacale, imponga la misura della reale rappresentanza su base proporzionale e la legittimità degli accordi subordinandola al voto libero e democratico dei lavoratori;
2. ridefinire un nuovo sistema contrattuale attraverso una drastica semplificazione a livello nazionale in quattro grandi aree contrattuali di validità triennale (industria, pubblico impiego, artigianato, servizi) che definiscano il salario minimo, l'orario massimo, i diritti non negoziabili, la previsione obbligatoria della formazione permanente e le norme di sicurezza sul lavoro mantenendo altresì la

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contrattazione di secondo livello, aziendale territoriale o di comparto, per affrontare le problematiche specifiche;
3. rendere il contratto di lavoro a tempo indeterminato il rapporto di lavoro ordinario, in linea con quanto avviene nella maggior parte d'Europa, a tal fine procedendo al superamento definitivo delle 42 fattispecie contrattuali attualmente previste dal decreto legislativo 10 settembre 2003 n. 276;
4. operare per una seria riforma degli ammortizzatori sociali che preveda un investimento significativo sulla formazione, accompagnata (come avviene in molti paesi europei) da un'indennità di sostegno a favore di tutti coloro che ne sono privi a partire dai precari;
5. abbattere il costo del lavoro per favorire le assunzioni a tempo indeterminato;
6. stabilire un salario minimo d'ingresso per i giovani, pari ad almeno 1.000 euro al mese;
7. mettere in bilancio il finanziamento ordinario delle strutture istituzionalmente preposte alle politiche pubbliche per la formazione e l'occupazione, a partire dai Centri per l'impiego, anche in vista della riduzione di fondi comunitari a partire dal 2013;
8. favorire l'integrazione orizzontale delle politiche sociali, formative e del lavoro, nel rispetto delle diverse competenze assegnate ai vari livelli istituzionali, dallo Stato, regioni ed Enti Locali attraverso l'integrazione della formazione pagata dall'azienda ai lavoratori con quote di formazione aggiuntiva (a carico del FSE) destinata a quelle imprese che ricorrono ai contratti di solidarietà pur di non licenziare;
9. riconoscere remunerazione e contributi a forme surrettizie di lavoro dipendente come gli stage non finalizzati all'assunzione e le Partite Iva non rispondenti ai requisiti di libertà ed autonomia professionale, ma imposte per non pagare gli oneri sociali;
10. assicurare per l'anno in corso e per tutto il 2011 il pagamento dell'IVA per le piccole e medie imprese all'atto effettivo dell'incasso;
11. intervenire finalmente sul patto di stabilità che spesso impedisce agli enti locali di saldare i prestatori di opere pubbliche pur avendo a disposizione i fondi e dunque di pagare gli stipendi alle maestranze;
12. rimuovere i fattori degenerativi della concorrenza come il dumping sociale giocato sullo sfruttamento del lavoro al fine di favorire le imprese rispettose delle leggi e dei contratti;
13. investire sulle macropolitiche individuate in sede comunitaria come il sostegno alla filiera agro-alimentare, al turismo legato alla cultura dell'accoglienza con la valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale e, alla green economy, la diffusione della banda larga su tutto il territorio nazionale, con l'accesso ad internet gratuito per le nuove generazioni, la manifattura di qualità, i settori innovativi ad alto contenuto tecnologico, i grandi progetti di riconversione industriale, la ricerca l'innovazione.
e) intervenire con urgenza per assicurare a ciascun individuo e nell'interesse della collettività, secondo quanto prescritto dall'articolo 32 della Costituzione, parità di trattamento da parte del servizio sanitario in ogni parte d'Italia affrontando l'evidente problema della qualità e della disomogeneità sul territorio dei servizi sanitari. In particolare, è necessario operare una razionalizzazione della spesa sanitaria attraverso l'eliminazione di sprechi ed inefficienza delle strutture, anzitutto intervenendo sul diffuso malcostume della elargizione di posti di lavoro e concessioni in maniera clientelare. A tal proposito si deve rilevare come nel cosiddetto processo di aziendalizzazione del SSN, che avrebbe dovuto indirizzare la organizzazione sanitaria

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pubblica verso una maggiore autonomia ed efficienza, applicando logiche e strumenti manageriali, l'elemento fondamentale sia certamente costituito dalla figura del direttore generale di cui l'attuale legislazione lascia ampi margini di autonomia nella definizione sia dei requisiti professionali necessari per la nomina, sia degli indicatori di performance per la valutazione successiva. L'esigenza, in passato considerata legittima, di un rapporto fiduciario tra dirigenza politica e gestionale, ossia tra assessori e direttori generali delle ASL, ha consentito, nei fatti, ai primi di scegliere spesso persone del tutto inadeguate al ruolo e perciò stesso inclini a stabilire un rapporto di sudditanza o connivenza. Per far saltare questa ferrea connessione è necessario, circa il potere di nomina o di scelta del direttore generale, operare alla revisione dell'attuale legislazione ed alla definizione di nuove rigorose norme che scoraggino in partenza le possibili intrusioni e invadenze della discrezionalità politica, facendo sì che, in particolare che: siano più stringenti i requisiti necessari per accedere alla carica di direttore generale, tra i quali in particolar modo la comprovata competenza ed esperienza nella responsabilità gestionale diretta pregressa delle risorse finanziarie, requisito considerato prioritario e non più aggiuntivo, come invece previsto dalla alla legislazione vigente; sia obbligatoria la frequenza di un corso accreditato di formazione in materia di sanità pubblica e di organizzazione e gestione sanitaria, antecedente alla eventuale nomina e quindi con valenza di prerequisito; sia necessaria l'iscrizione ad un elenco-graduatoria nazionale, aggiornato con periodicità biennale dal Ministero della salute, dei titolari dei requisiti per l'accesso alla direzione generale; tali requisiti siano valutati da una commissione nazionale di esperti nominata dal Ministero della salute, che approvi una graduatoria dei candidati, dopo aver compiuto un esame approfondito dei candidati medesimi attraverso un'analisi oggettiva preliminare dei loro curriculum ed una successiva valutazione; il provvedimento di nomina, di conferma o revoca del direttore generale sia adeguatamente motivato e reso pubblico;
f) assicurare a tutti gli studenti ed alle loro famiglie un diritto allo studio che si concretizzi in docenti preparati a svolgere il proprio lavoro senza l'assillo della precarietà assoluta, in classi in cui svolgere le lezioni con non più di trenta alunni, nel cosiddetto tempo pieno che garantisca alle famiglie di poter svolgere tranquillamente il proprio lavoro, in quella qualità dei programmi e della didattica di cui molto poco il Governo si è interessato in questi anni. A tal fine, a modificare i provvedimenti recentemente approvati volti a diminuire ulteriormente gli organici e le dotazioni da assegnare alla scuola pubblica, nonché ad adottare tutte le iniziative necessarie per garantire a tutti i precari del settore, rimasti già dall'anno scolastico in corso senza un posto di lavoro, di poter usufruire degli ammortizzatori sociali che permettano il sostentamento economico; a garantire il rispetto del diritto allo studio per gli alunni in situazione di handicap assicurando loro la possibilità di usufruire del sostegno di insegnanti specializzati per il maggior numero di ore possibile a settimana, al fine di garantire loro una reale ed efficace azione di integrazione.
Ed ancora ad adottare le seguenti iniziative:
1) assegnare risorse adeguate alle scuole pubbliche alfine di realizzare un piano nazionale per la messa a norma degli edifici scolastici, per la realizzazione di impianti energetici che nel tempo possano produrre grandi risparmi e rispettare l'ambiente, per la realizzazione di strutture utili al raggiungimento di una formazione completa degli alunni, quali palestre e laboratori tecnici, aule magne; a ripristinare la legalità con riferimento al rapporto del numero di alunni per classe e alla dimensione dell'aula, nel rispetto delle norme igieniche e di sicurezza secondo quanto disposto dal decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81;

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2) prevedere un significativo aumento delle risorse economiche da destinare alle università pubbliche al fine di migliorare l'offerta formativa oggi presente, permettendo al Parlamento un ulteriore approfondimento, volto ad apportare necessarie modifiche sostanziali al disegno di legge di riforma dell'università, attualmente «bloccato» alla Camera dei Deputati per mancanza di risorse finanziarie;
g) adottare una strategia complessiva, dinamica e flessibile, di rilancio del Mezzogiorno, attraverso la costruzione di una solida filiera università-ricerca-credito-imprese; l'avvio di progetti di life long learning per tutto l'arco della vita lavorativa; la definizione di una seria politica industriale, anche mediante l'attrazione di capitali esteri; la realizzazione di un programma di internazionalizzazione delle aziende presenti sul territorio. Riteniamo inoltre necessario abbandonare la politica sinora seguita relativamente all'uso improprio delle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS), procedendo a reintegrare le risorse sottratte alla loro originale destinazione al fine di avviare un programma di rilancio del tessuto produttivo meridionale e, conseguentemente, dei livelli occupazionali del Mezzogiorno;
h) definire un piano di azioni di aiuto rivolte alle singole imprese e destinate sia al trasferimento di innovazione dal mondo della ricerca a quello della «produzione», sia a favorire la ricerca e l'innovazione all'interno delle imprese stesse, intervenendo sul fondo per le agevolazioni alla ricerca (FAR) e sul fondo per l'innovazione tecnologica (FIT), ai quali si potranno poi aggiungere le misure di competenza regionale;
i) prevedere misure concrete volte a garantire il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese nei tempi previsti, e recepire nel nostro ordinamento, senza ritardi rispetto ai 24 mesi previsti dalla sua adozione (20 ottobre 2010), la direttiva comunitaria finalizzata a lottare contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali rendendo più stringenti gli impegni delle Pubbliche Amministrazione e degli enti pubblici verso i privati;
j) supportare le Pmi sul fronte del credito, con la creazione di un più stretto rapporto tra banche, imprese e Confidi, in grado di garantire maggiore liquidità e capitalizzazione alle piccole imprese;
k) ridurre il costo del lavoro nell'imponibile IRAP per le piccole e medie imprese;
l) restituire all'attuazione delle finalità previste dalla normativa vigente le risorse derivanti dalle revoche dei vecchi incentivi già accordati, per rinuncia o decadenza dal diritto dei destinatari, ai sensi della legge n. 488 del 1992 relativa agli strumenti di incentivo alle imprese. Da ultimo, nel luglio 2009, con la legge 23 luglio 2009, n. 99 erano stati prescritti nuovi vincoli di utilizzo delle risorse citate, tra i quali il sostegno all'internazionalizzazione e al Made in Italy, la «valorizzazione dello stile e della produzione italiana», gli incentivi ai distretti industriali. Con un decreto del Ministro dello sviluppo economico, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, il 17 settembre 2010, le risorse disponibili sono state invece destinate a due finalità estranee a qualunque prescrizione vigente di legge, arrivando fino a rifinanziare la legge 19 luglio 1993. n. 237, di conversione in legge con modificazioni, del decreto-legge 20 maggio 1993, n 149, recante interventi urgenti in favore dell'economia, per la quale il legislatore aveva previsto una copertura finanziaria solo fino al 2001;
m) intervenire con misure a medio-lungo termine mirate a prevedere il riavvio degli interventi di liberalizzazione dei mercati, favorire la libera concorrenza fra imprese e garantire la tutela del cittadino-consumatore, la parte più debole del sistema economico La concorrenza è il motore della crescita e, anche in un periodo di crisi, non si possono calpestare le regole che vi presiedono, in quanto ciò favorirebbe solo un ritardo nella ripresa.

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Liberalizzare significa aprire i mercati a nuovi concorrenti, contrastare il potere dei monopoli ed assicurare prezzi più bassi agli utenti. Al riguardo va sottolineato che nel nostro paese spesso si è provveduto a privatizzare alcuni settori senza aver allo stesso tempo aperto (liberalizzato) il mercato nel quale l'ex impresa pubblica si trova ad operare. In situazioni del genere si finisce per trasferire rendite di monopolio dal bilancio pubblico a quello dei nuovi azionisti privati. A monopoli pubblici si sostituiscono monopoli privati, con scarsi benefici per i consumatori e gli utenti e con posizioni di rendita ingiustificate a favore di lobby finanziaria. È questo un grave errore al quale si deve porre rimedio rafforzando i poteri di regolamentazione delle Authority e spingendo verso una maggiore apertura dei mercati nei quali operano i nuovi semi-monopoli privati;
n) sottrarre alle regole della concorrenza e del profitto la gestione del servizio idrico che deve rimanere pubblico. Le diverse esperienze privatistiche di gestione dell'acqua degli ultimi anni hanno dimostrato come esse siano incompatibili con la gestione dell'acqua intesa come bene comune, in quanto la finalità delle imprese commerciali, che deve essere ovviamente il profitto, tende necessariamente alla contrazione dei costi e all'aumento dei ricavi. Questo comporta da un lato l'aumento delle tariffe, dall'altro tagli ai costi del lavoro e della gestione, con conseguente peggioramento della qualità dei servizi. Negli ultimi anni si è assistito ad una riduzione drastica degli investimenti per la modernizzazione degli acquedotti, della rete fognaria, degli impianti di depurazione;
o) presentare al più presto in Parlamento la legge sulla concorrenza, anche al fine di affrontare una questione fondamentale quale quella del livello di concorrenza nel settore dei trasporti e in quello postale, nonché giungere finalmente alla nomina del Presidente della Consob, considerato che in un momento come quello attuale il ruolo delle Authority è determinante per far ripartire l'economia;
p) assumere come politica prioritaria nazionale l'attuazione di un programma per la sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico, superando l'attuale frammentazione di competenze, fonti normative, fonti di finanziamento e di livelli di responsabilità, mediante l'individuazione di risorse pluriennali certe e costanti e l'effettuazione di puntuali verifiche sulla realizzazione di tale programma, alla luce degli indubbi risparmi che la prevenzione consentirebbe di conseguire rispetto alle politiche emergenziali post-evento sino ad ora seguite;
q) archiviare il Programma nucleare così come indicato nel PNR, in quanto privo di qualsiasi garanzia sia in termini di sicurezza per i cittadini che di riduzione dei costi dell'energia, frutto più di un'idea propagandistica che di politica industriale;
r) porre in essere una necessaria rivisitazione complessiva degli strumenti di incentivazione delle fonti rinnovabili in occasione del recepimento della direttiva 2009/28/CE. Al riguardo, nel rispetto degli obiettivi da raggiungere entro il 2020, anche al fine di attenuare l'impatto che gli oneri generali di sistema determinano sulle bollette di famiglie e imprese e rendere i meccanismi di incentivazione maggiormente efficienti si ritiene opportuno:
rivedere il meccanismo dei certificati verdi al fine di ripristinare la struttura d'origine;
rivedere il livello e la durata degli strumenti di incentivazione concessi alle fonti rinnovabili, con particolare riferimento al solare fotovoltaico. Considerato che l'attuale elevato livello di incentivazione era senza dubbio opportuno nella fase di avvio della nuova tecnologia e nella prospettiva di realizzare livelli di efficienza significativamente più alti nell'arco di in un certo numero di anni, appare opportuno rimodulare consistenza e modalità

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delle incentivazioni oggi esistenti, ponendo in essere un percorso graduale che porti ad azzerare le incentivazioni stesse nell'arco di un decennio;
spostare una parte significativa degli oneri legati ai meccanismi di incentivazione delle fonti rinnovabili dalla bolletta energetica alla fiscalità generale, così come segnalato dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas con riguardo alla delineazione di una Strategia energetica nazionale, in modo da garantire criteri di progressività e proporzionalità nel finanziamento delle spese pubbliche. Attualmente, infatti, tutte le incentivazioni (tariffe incentivate (CIP 6/92) per fonti rinnovabili e assimilate; sistema dei certificati verdi (CV) per le fonti rinnovabili) non ricadono sulla generalità dei contribuenti, attraverso imposte dedicate, ma sullo specifico settore dei consumatori elettrici;
s) aggiornare lo strumento operativo del Piano nazionale di efficienza energetica del 2007, riferendolo alla scadenza del 2020, nonché elaborare un piano di ricerca e sviluppo in materia, con il coinvolgimento di tutti i settori interessati, al fine di assumere iniziative mirate a stanziare adeguate risorse per la sua implementazione, così da supportare la nascita e lo sviluppo di imprese nazionali che offrono tecnologie, prodotti e sistemi ad elevata efficienza energetica;
t) intervenire tempestivamente sullo stato del sistema infrastrutturale del nostro paese, al fine di invertire un'inerzia che ci ha portato sull'orlo del baratro sia dal punto di vista della competitività economica, ma soprattutto da quello della sostenibilità ambientale. In queste condizioni non è possibile competere su scala internazionale;
u) individuare chiaramente gli interventi necessari a risolvere nel più breve tempo possibile le gravi difficoltà del nostro sistema di trasporto, sia con riguardo alla mobilità delle persone che delle merci, e procedere ad investire in modo efficace le scarse risorse disponibili. In una situazione economica come quella attuale, occorre tenere presente che il traffico è prevalentemente di breve distanza e, riguarda in gran parte l'accessibilità ai grandi centri urbani. Si può affermare che si serve meglio quindi con le «piccole opere» e con la manutenzione, in grado di generare, tra l'altro, più occupazione in tempi più brevi, a parità di spesa;
v) porre fine alla politica dello «stop and go» nel campo della realizzazione delle opere, strumento dannosissimo sia sul piano dei costi che della funzionalità delle opere stesse - come troppe esperienze hanno ormai mostrato - procedendo, invece, all'avvio dei cantieri solo quando le risorse necessarie al completamento dell'opera siano effettivamente allocate o quantomeno già stanziate;
w) ridurre il divario tecnologico e culturale esistente nel nostro Paese rispetto non solo agli Stati più avanzati, ma anche a quelli storicamente meno competitivi, che però hanno sfruttato l'occasione della crisi economica per puntare sugli investimenti nelle nuove tecnologie mirati a guidare la ripresa, definendo nel più breve tempo possibile un'agenda italiana per lo sviluppo della banda larga e dei servizi digitali contenente gli obiettivi fondamentali per un'azione rivolta a guidare la transizione verso uno Stato e un'economia digitale;
x) mettere all'asta le frequenze non utilizzate, come già avvenuto in Germania, dove le aste sono già partite, con un buon risultato per le casse dello Stato, o come si apprestano a fare altri Paesi quali la Gran Bretagna, la Francia e la Spagna.