CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 9 luglio 2008
30.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Sulla missione a Tokyo in occasione del quinto Forum del Dialogo parlamentare sui cambiamenti climatici del G8+5 (27-29 giugno 2008).

RELAZIONE PRESENTATA DAL DEPUTATO MARGIOTTA

Si è tenuto a Tokyo, dal 27 al 29 giugno 2008 il Quinto Forum dei legislatori sui cambiamenti climatici dei Paesi G8+5: il Forum rappresenta un esercizio internazionale sui principali temi ambientali che vede coinvolti esponenti dei Paesi del G8 (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Russia, Stati Uniti) insieme a 5 Paesi in fase di avanzato sviluppo (Cina, India, Messico, Brasile e Sud Africa). Il Forum si pone l'obiettivo di discutere un accordo sui cambiamenti climatici «post-2012», ovvero successivo alla prima scadenza del Protocollo di Kyoto sulla riduzione delle emissioni dei gas serra, al fine di stabilire la più ampia convergenza sugli obiettivi ambientali a livello mondiale.
La «clausola prevalente», sottesa nel documento approvato al termine del Forum (che si allega) prevede che il mondo possa e debba sostenere lo sviluppo economico umano e stabilizzare i gas a effetto serra nell'atmosfera a un livello che eviti pericolosi cambiamenti climatici avvalendosi di solide prove scientifiche, e che tale duplice obiettivo possa e debba essere conseguito attraverso impegni o azioni volti ad aumentare la produttività del carbonio - la quantità di ricchezza prodotta per tonnellata di CO2 equivalente emesso - riconoscendo il principio delle responsabilità comuni ma differenziate.
L'iniziativa, promossa dall'Organizzazione globale dei legislatori per l'equilibrio ambientale (GLOBE), avente sede presso la Camera dei comuni britannica, con il patrocinio della Banca mondiale, è stata lanciata a seguito del Dialogo a livello governativo (a sua volta voluto dal Premier britannico Tony Blair), cui si è dato avvio con l'approvazione, al Vertice G8 di Gleneagles del luglio 2005, del Piano d'azione del G8 su cambiamenti climatici, energia pulita e sviluppo sostenibile. GLOBE, attualmente presieduta dal parlamentare britannico Elliot Anthony Morley, riunisce 750 membri, provenienti da oltre 100 Paesi.
Si rammenta che il primo Forum di GLOBE si era tenuto a Bruxelles dal 7 al 9 luglio 2006 e si era concluso con una dichiarazione finale rivolta ai Capi di Stato del G8 di San Pietroburgo del luglio 2006. Successivamente, il 26 ed il 27 ottobre 2006, si era svolta a Pechino la riunione di quattro gruppi di lavoro finalizzata a predisporre la base di discussione per il Forum di Washington. La Camera dei deputati non aveva potuto esprimere proprie rappresentanze per nessuno dei due eventi per concomitanti impegni connessi con la programmazione dei lavori.
Una delegazione della Camera dei deputati, composta dagli onn. Grazia Francescato ed Antonio Mereu, entrambi componenti dell'VIII Commissione, ha invece partecipato al Secondo Forum di Washington, svoltosi presso la sede del Senato americano dal 14 al 15 febbraio 2007. A conclusione del Forum di Washington, era stata approvata una dichiarazione finale nella quale si chiedeva ai Governi dei Paesi del G8+5, di assumere un orientamento comune, nel Vertice G8 di Heiligendamm, sugli aspetti chiave di un quadro post-2012.

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Il Terzo Forum si è svolto a Berlino, il 3 ed il 4 giugno 2007, presso la sede del Bundestag, e vi hanno partecipato, per la Camera dei Deputati, gli onn. Francescato e Mereu, mentre per il Senato erano presenti i senn. Donato Piglionica, della Commissione Territorio, ed Aldo Scarabosio, Presidente della Commissione Industria. Si sono svolti in videoconferenza gli interventi del Cancelliere tedesco Angela Merkel, che ha illustrato le priorità della Presidenza tedesca del G8 e dell'allora Primo Ministro britannico, Tony Blair, nonché del Primo Ministro giapponese, Shinzo Abe.
Il Quarto Forum parlamentare G8+5 sul cambiamento climatico si è svolto a Brasilia dal 19 al 21 febbraio 2008. Nell'ambito del Forum si è svolto anche il secondo incontro sulla deforestazione illegale. Al Forum di Brasilia ha preso parte, in rappresentanza della Camera dei deputati, l'on. Francescato (VIII Commissione). La riunione aveva come scopo uno scambio di vedute in vista del Vertice G8 che si svolgerà a luglio in Giappone. In particolare, il tema principale ha riguardato le politiche per i biocarburanti ed i criteri di sostenibilità alle misure per stimolare la ricerca e il commercio.
Ai lavori del Forum di Tokyo hanno partecipato circa cento parlamentari, provenienti da tutti i paesi G8+5, affiancati da una rappresentanza di componenti del Parlamento europeo, esponenti della comunità scientifica internazionale e rappresentanti di grandi associazioni internazionali di difesa ambientale.
In rappresentanza del Parlamento italiano erano presenti l'on. Salvatore Margiotta, Vicepresidente della Commissione Ambiente e l'on. Luigi Lazzari, Segretario della Commissione Attività produttive; per il Senato, ils sen. Antonio D'Alì, Presidente della Commissione Ambiente ed il sen. Costantino Garraffa, Vicepresidente della Commissione Industria.
I lavori, che hanno preso le mosse da un documento di sintesi diffuso da Lord Michael Jay, di GLOBE International («Lotta ai cambiamenti climatici; un quadro di cooperazione internazionale oltre il 2012») si sono articolati il 28 giugno in una prima fase politica, caratterizzata dagli interventi del Primo Ministro nipponico, Yasuo Fukuda, dell'ex Primo ministro britannico Tony Blair e dell'ex Premier giapponese, Shinzo Abe.
Il Premier nipponico ha evidenziato come vi sia un obiettivo di lungo termine, quello di ridurre entro il 2050 del 50 per cento le emissioni di gas serra, ed uno di breve termine, ovvero creare entro il 2013 una cornice per contrastare il riscaldamento globale. Si dovrà trattare di una cornice flessibile, che consideri le particolarità di ogni paese, e di una cornice che tenga conto delle compatibilità tra ambiente e crescita economica. Il Giappone appoggerà i Paesi in via di sviluppo aiutandoli a ridurre l'emissione di gas serra e nella lotta contro il disboscamento illegale. È necessario prevedere un nuovo meccanismo finanziario con fondi destinati alla realizzazione degli obiettivi di lungo termine. Infine, occorrerà intervenire sull'economia interna di ogni paese.
L'ex Primo ministro britannico, Tony Blair, ha presentato un articolato rapporto sui cambiamenti climatici, ricordando come si sia compiuta molta strada dal Vertice di Gleneagles del 2005: oggi non è pensabile che, in un incontro tra leaders, non si affronti il tema del cambiamento climatico. La questione presenta più profili: vi è un problema di sicurezza energetica ed uno di equità, dal momento che i paesi più poveri subiranno gli effetti più duri, soprattutto in termini di aumento delle malattie come la malaria.
Secondo Blair la cornice per il post-Kyoto nel 2009 potrebbe quindi prevedere: 1) la centralità del ruolo delle Nazioni Unite come principale foro negoziale, cui spetta il compito di formulare il quadro per affrontare il cambiamento climatico, e la conseguente importanza Conferenze delle Parti relative alla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti climatici (UNFCCC), nell'ambito del quale i paesi partecipanti hanno responsabilità comuni ma differenti; 2) lo sviluppo del mercato globale del carbonio, attraverso lo sviluppo di tecnologie pulite nelle economie

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emergenti; 3) la riduzione delle emissioni anche attraverso il trasferimento di tecnologie verso le economie emergenti; 4) misure volte a favorire l'adattamento alle conseguenze del cambiamento climatico nei Paesi in via di sviluppo.
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, particolare rilievo hanno assunto gli interventi in video-conferenza dei due candidati alla Presidenza, Barak Obama e John McCain, a testimonianza del mutato atteggiamento tenuto dalle maggiori forze politiche statunitensi di fronte alla tematica dei cambiamenti ambientali.
La seconda parte dei lavori del 28 giugno si è aperta con l'intervento di numerosi manager e dirigenti di grandi corporations internazionali in un apposito panel su «La sfida del G8+5 sulla produttività di carbonio: come aumentare la produttività di carbonio do 8 volte per unità di PIL entro il 2050?», con la presentazione ufficiale di una relazione sullo stato di avanzamento sulla produttività del carbonio redatto dal McKinsey Global Institute. Dalla discussione è emerso che il modo più efficace e più valido per stimolare i settori pubblico e privato a investire nella ricerca, nello sviluppo e nell'impiego delle tecnologie a bassa intensità di carbonio è quello di adottare politiche che assegnino un valore di mercato alle emissioni di gas a effetto serra a lungo termine.
Un quadro post-2012 deve far tesoro dell'esperienza dei meccanismi di Kyoto per rafforzare il CDM e deve puntare a collegare il sistema di scambio delle quote di emissioni dell'Unione europea (EU ETS) con i sistemi messi a punto negli Stati Uniti, in Australia e altrove, allo scopo complessivo di creare un mercato globale del carbonio, ivi compresi una partecipazione più ampia e il coinvolgimento di più settori. Molti Paesi potranno individuare altri meccanismi, quali la tassazione e le misure obbligatorie, adatti a settori quali i trasporti e l'edilizia.
Sempre nel corso dei lavori del 28 giugno si è svolta una sessione sull'evoluzione dei biocarburanti, introdotta dall'ex Ministro delle finanze brasiliano, Antônio Palocci: questi ha richiamato l'esperienza brasiliana nel settore dei biocombustibili ricavati dalla canna da zucchero. Nel corso del dibattito numerosi interlocutori hanno sollevato il problema della conservazione della biodiversità e della necessità di evitare che la produzione di biocarburanti (soprattutto mais) avvenga a danno delle grandi foreste pluviali.
La sessione successiva, l'ultima della giornata del 28, si è invece incentrata sui cambiamenti climatici e sulla sfida alla sicurezza internazionale, introdotta dall'ex Ministro nipponico della Difesa, on. Yuriko Koike, dal Ministro ombra canadese della difesa, on. Bryon Wilfert e dal Comandante in capo (in congedo) del Comando centrale statunitense, gen. Anthony C. Zinni. In questa sede si è sviluppato un articolato dibattito sui limiti allo sviluppo basato sui combustibili tradizionali e sul ruolo svolto dalle nuove potenze industriali. Si è altresì evidenziata una netta divaricazione espressa da alcuni Paesi del G8 (segnatamente, Canada, Francia, Germania, Giappone e Regno Unito) e dalle nuove potenze industriali (Cina, India, Russia).
La seconda giornata di lavori si è aperta con una sessione dedicata agli aspetti finanziari dei cambiamenti climatici, introdotta dal Direttore esecutivo della Banca Mondiale Graeme Wheeler, dal Governatore della Banca nipponica per la cooperazione internazionale, Koji Tanami e dal Presidente della Banca asiatica per lo sviluppo, Haruhiko Kuroda.
Nel corso del dibattito si è delineata una convergenza sull'esigenza di conseguire, dopo il 2012, una drastica riduzione di emissioni da parte dei Paesi sviluppati: tale impegni devono tener conto di tutte le emissioni nette e includere un obiettivo di riduzione globale tra il 25 e il 40 per cento rispetto ai livelli raggiunti nel 1990 da qui al 2020, e di almeno il 60-80 per cento rispetto ai livelli raggiunti nel 1990 da qui al 2050. I Paesi sviluppati sono chiamati a fornire ai Paesi in via di sviluppo assistenza finanziaria e trasferimenti di tecnologia in maniera misurabile, documentabile e verificabile, così da porre tali Paesi

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in grado, con i loro sforzi, di mitigare i cambiamenti climatici e di adattarvisi. Il quadro post-2012 dovrà inoltre sostenere e favorire un equo contributo delle economie in via di sviluppo. Tale contributo dovrà includere azioni di mitigazione adeguate alla situazione del Paese, in un ambito di sviluppo sostenibile, con il supporto e l'impulso della tecnologia, del finanziamento e della formazione di capacità, in maniera misurabile, documentabile e verificabile.
Particolarmente apprezzate sono state le relazioni dell'on. Stephen Byers, ex Ministro britannico dell'industria, incentrata sull'apporto delle nuove tecnologie, del parlamentare europeo Anders Williams e dell'on. Takashi Kosugi, ex Ministro giapponese per la scienza, le cui relazioni sono state dedicate al tema dell'efficienza energetica. Il primo ha fatto notare come l'Agenzia internazionale dell'energia (AIE) ritenga che, se la situazione rimarrà invariata, nel 2050 le emissioni di CO2 saranno di 2,5 volte superiori ai livelli attuali. Tuttavia, il lavoro svolto dall'AIE dimostra che utilizzando tecnologie già esistenti, come le energie rinnovabili, e sviluppandone di nuove, quali la cattura e lo stoccaggio di carbonio, il mondo può imboccare una strada più percorribile. Un quadro post -2012 deve pertanto:
offrire incentivi al fine di raddoppiare - almeno - i finanziamenti destinati alla Ricerca e sviluppo su scala globale;
creare un nuovo Fondo per la tecnologia al fine di sostenere l'impiego delle tecnologie esistenti, comprese le fonti rinnovabili e la formazione di capacità nel mondo in via di sviluppo, nel rispetto dei diritti di proprietà intellettuale;
favorire il trasferimento di tecnologia mediante meccanismi di mercato, quale il Meccanismo per lo sviluppo pulito (CDM);
sostenere lo sviluppo e l'impiego di nuove tecnologie, quali la cattura e lo stoccaggio di carbonio (CCS - carbon capture and storage) al fine di ridurre le emissioni legate all'uso dei combustibili fossili;
favorire una maggiore cooperazione internazionale su tecnologie di efficienza energetica, appalti pubblici, edilizia, prodotti, apparecchiature ecc.

Particolarmente ricco è stato l'apporto offerto dalle diverse delegazioni parlamentari nazionali in questa sessione: molti delegati nazionali hanno illustrato le diverse esperienze nazionali (Francia, Messico, Sud Africa, etc.), lamentando le difficoltà connesse alla definizione, in sede parlamentare, di coerenti indirizzi in materia di politica ambientale e di promozione delle nuove tecnologie. In questa prospettiva l'on. Margiotta ha illustrato l'esperienza della «Relazione sui cambiamenti climatici», adottata nel corso della precedente legislatura presso l'VIII Commissione della Camera.
Si tratta di un «modello di partecipazione del Parlamento alla definizione delle politiche ambientali» che è stato sottoposto all'attenzione dei parlamentari di GLOBE, come best practise: la relazione rappresenta infatti uno stimolante strumento di analisi e di riflessione della rappresentanza parlamentare sul grande tema dei cambiamenti climatici, particolarmente utile sia sotto il profilo degli spunti operativi che sotto quello delle linee di sviluppo che ha saputo delineare nelle diverse sedi decisionali.
Il sen. Antonio D'Alì, traendo spunto dalla bozza di documento finale, ha invece sottolineato come occorra una riflessione per il dopo 2012 al fine di assegnare ai Paesi sottoscrittori obiettivi più realisticamente raggiungibili. È altresì necessario allargare ai grandi Paesi in fasa di sviluppo industriale le indicazioni per la mitigazione delle emissioni di CO2, una volta verificatasi l'adesione degli USA, fondamentale per rendere concreto ogni prosieguo delle iniziative coerenti con Kyoto.
Il Presidente della Commissione Ambiente del Senato ha altresì sottolineato come l'Italia, che sta rilanciando la sua posizione sul nucleare, ha tutto l'interesse a creare un sistema energetico equilibrato che riduca al 50 per cento del suo fabbisogno l'impiego delle energie tradizionali

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valorizzando l'apporto delle energie alternative e delle rinnovabili al fine di ridurre per obbiettivi progressivamente e realisticamente raggiungibili le emissioni in atmosfera.
L'on. Luigi Lazzari, intervenuto nel corso della stessa sessione, ha invece sottolineato i motivi di ottimismo che si colgono oggi nell'agenda della politica ambientale internazionale: tra questi, i numerosi progetti promossi dagli enti locali e statali negli USA, la nuova sensibilità ambientale percepibile nelle prese di posizione dei candidati alla Presidenza americana, le nuove tendenze del business ambientale, che tende ad affermarsi in molti settori merceologici. Un ulteriore motivo di ottimismo si può cogliere nel «nuovo corso» della politica energetica nazionale, finalmente orientata a fare ripartire la filiera nucleare.
L'on. Lazzari ha inoltre evidenziato l'esigenza di riformare i meccanismi di funzionamento dell'EU ETS, prevedendo dispositivi che incorporino nel prezzo del prodotto la relativa produzione di CO2: una riforma di questo tipo potrebbe infatti rappresentare una risposta, liberale e di mercato, all'esigenza di favorire processi e prodotti a bassi standard di emissioni inquinanti e consentirebbe di orientare, senza forzature anticoncorrenziale, i consumatori verso prodotti ecosostenibili.
L'ultima sessione tematica è stata dedicata ai temi del cambiamento della destinazione dei suoli ed agli ecosistemi, con relazioni del parlamentare giapponese Masayoshi Yoshino e del deputato britannico Barry Gardiner, entrambi Co-Presidenti di GLOBE. In quella sede è emerso che le azioni di contrasto alla deforestazione, causa di circa il 20 per cento delle emissioni globali di gas a effetto serra, devono costituire una parte fondamentale del quadro di riferimento post 2012. Gestendo in modo sostenibile le proprie risorse naturali, i Paesi con foreste tropicali hanno molto da guadagnare da potenziali meccanismi di mercato che offrano un effettivo trasferimento di fondi in cambio del mantenimento delle foreste.
Si è inoltre rimarcata l'esigenza che il settore privato debba essere sostenuto nella transizione da società di sfruttamento delle risorse forestali a società per la gestione sostenibile delle foreste e si è auspicata l'adozione di un sistema globale di riconoscimento e potenziamento dei sistemi di autorizzazione per il taglio legale stabiliti dai Paesi d'origine, nonché altre misure di mercato e legislative.
È stata, in fine, approvata una dichiarazione finale, alla cui stesura la delegazione ha dato un rilevante contributo. Il documento fissa i seguenti sei princìpi-guida per il quadro post-2012, che devono riguardare tutti i Paesi:
1. - «Responsabilità comuni ma differenziate».
Il G8 + 5 è complessivamente responsabile del 73 per cento delle attuali emissioni globali di gas a effetto serra. Sono indispensabili ulteriori sforzi da parte di tutti questi paesi: i paesi sviluppati devono continuare ad essere i primi in assoluto nella riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, mentre i paesi in via di sviluppo devono impegnarsi a controllare le proprie emissioni di gas a effetto serra nel quadro dello sviluppo sostenibile.

2. - «Equità».
Un accordo su un quadro post-2012 per i cambiamenti climatici sarà possibile soltanto se ogni Paese partecipante lo riterrà equo. Si tratta, in definitiva, di una valutazione politica, ma ogni Paese valuterà l'equità secondo termini che ritienga di poter difendere sia dinnanzi al proprio popolo che alla comunità globale. Un quadro post-2012 deve considerare le emissioni di gas a effetto serra attuali, passate e pro capite, nonché le diverse condizioni economiche dei paesi sviluppati e di quelli in via di sviluppo.

3. - «Flessibilità».

Un quadro post 2012 dovrà adeguarsi alle differenti strategie e condizioni nazionali.

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4. - «Urgenza».

Occorre agire urgentemente per rafforzare la capacità di reagire agli effetti avversi di un clima mutevole, per conseguire una riduzione delle emissioni immediata ed economica e per favorire lo sviluppo e l'impiego di tecnologie d'avanguardia per ottenere maggiori riduzioni in avvenire.

5. - «Sviluppo sostenibile».

Non vi è necessariamente incompatibilità tra le azioni tese al conseguimento degli obiettivi di sviluppo - compresi gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio - e quelle volte a combattere i cambiamenti climatici. I cambiamenti climatici devono essere affrontati nel quadro dello sviluppo sostenibile allo scopo di perseguire lo sviluppo economico e la riduzione della povertà, nonché di modificare l'insostenibile modello di consumo al fine di armonizzare crescita economica e tutela ambientale. I Paesi sviluppati devono fornire maggiore assistenza finanziaria e trasferire tecnologie nei Paesi in via di sviluppo, per aiutarli a contribuire all'obiettivo della UNFCCC.

6. - «Adattamento».

Il mondo sta già sperimentando le conseguenze dei cambiamenti climatici derivanti dalle emissioni passate di gas a effetto serra. Tali effetti stanno colpendo più pesantemente i Paesi che sono meno in grado di farvi fronte. Si richiedono con urgenza dei meccanismi per aiutare tutti i Paesi, e in particolare quelli più poveri, a adattarsi ai cambiamenti climatici. Nel dibattito sui cambiamenti climatici, quindi, l'adattamento deve avere la stessa priorità che va alla mitigazione degli effetti.
Il documento è stato presentato il giorno successivo, in forma ufficiale, dai capi delle delegazioni parlamentari partecipanti al Forum al Premier nipponico, Presidente di turno del G8, che si è impegnato ad illustrarlo nel corso del vertice di Hokkaido. Si riporta, pertanto, in calce alla presente relazione, la traduzione non ufficiale in lingua italiana di detto documento.

Annesso alla relazione.

DOCUMENTO FINALE APPROVATO AL TERMINE DEL FORUM

Lotta ai cambiamenti climatici: un quadro di cooperazione internazionale oltre il 2012.

1. Introduzione.

Il presente documento è stato commissionato in occasione dell'incontro di GLOBE dedicato ai legislatori del G8+5 e tenutosi presso il Senato degli Stati Uniti, Washington DC, nel febbraio 2007. Esso rispecchia le discussioni con i legislatori e gli esponenti economici del G8+5 e si avvale del molto lavoro già svolto, ivi compreso il Dialogo di Pocantico del Pew Centre sui cambiamenti climatici e la proposta «di São Paulo» di BASIC. Quest'ultima revisione prende in considerazione i risultati della COP13/MOP3 di Bali del dicembre 2007, e segnatamente il Piano d'azione di Bali. Il documento si articola in quattro sezioni: la prima sui principi sui quali potrebbe incentrarsi un quadro post-2012; la seconda sui possibili elementi che un tale quadro potrebbe includere; la terza sugli altri processi internazionali; l'ultima sezione sulle iniziative future.

CLAUSOLA PREVALENTE

La clausola prevalente del presente documento prevede che il mondo possa e debba sostenere lo sviluppo economico umano e stabilizzare i gas a effetto serra nell'atmosfera a un livello che eviti pericolosi cambiamenti climatici avvalendosi di solide prove scientifiche, e che tale duplice obiettivo possa e debba essere conseguito attraverso impegni o azioni volti ad aumentare la produttività del carbonio - la quantità di ricchezza prodotta

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per tonnellata di CO2 equivalente emesso - riconoscendo il principio delle responsabilità comuni ma differenziate.

2. Principi per un quadro post-2012.

Molti sono i principi chiave che dovrebbero sostenere un quadro internazionale post 2012 abbracciante tutti i Paesi:
2.1 Responsabilità comuni ma differenziate.
Il G8 + 5 è complessivamente responsabile del 73 per cento delle attuali emissioni globali di gas a effetto serra. Sono indispensabili ulteriori sforzi da parte di tutti questi paesi: i paesi sviluppati devono continuare ad essere i primi in assoluto nella riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, mentre i paesi in via di sviluppo devono impegnarsi a controllare le proprie emissioni di gas a effetto serra nel quadro dello sviluppo sostenibile.
2.2 Equità - un accordo su un quadro post-2012 per i cambiamenti climatici sarà possibile soltanto se ogni Paese partecipante lo riterrà equo. Si tratta, in definitiva, di una valutazione politica, ma ogni Paese valuterà l'equità secondo termini che ritienga di poter difendere sia dinnanzi al proprio popolo che alla comunità globale. Un quadro post-2012 deve considerare le emissioni di gas a effetto serra attuali, passate e pro capite, nonché le diverse condizioni economiche dei paesi sviluppati e di quelli in via di sviluppo.
2.3 Flessibilità - un quadro post 2012 dovrà adeguarsi alle differenti strategie e condizioni nazionali.
2.4 Urgenza - occorre agire urgentemente per rafforzare la capacità di reagire agli effetti avversi di un clima mutevole, per conseguire una riduzione delle emissioni immediata ed economica e per favorire lo sviluppo e l'impiego di tecnologie d'avanguardia per ottenere maggiori riduzioni in avvenire.
2.5 Sviluppo sostenibile - non vi è necessariamente incompatibilità tra le azioni tese al conseguimento degli obiettivi di sviluppo - compresi gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio - e quelle volte a combattere i cambiamenti climatici. I cambiamenti climatici devono essere affrontati nel quadro dello sviluppo sostenibile allo scopo di perseguire lo sviluppo economico e la riduzione della povertà, nonché di modificare l'insostenibile modello di consumo al fine di armonizzare crescita economica e tutela ambientale. I Paesi sviluppati devono fornire maggiore assistenza finanziaria e trasferire tecnologie nei Paesi in via di sviluppo, per aiutarli a contribuire all'obiettivo della UNFCCC.
2.6 Adattamento - il mondo sta già sperimentando le conseguenze dei cambiamenti climatici derivanti dalle emissioni passate di gas a effetto serra. Tali effetti stanno colpendo più pesantemente i Paesi che sono meno in grado di farvi fronte. Si richiedono con urgenza dei meccanismi per aiutare tutti i Paesi, e in particolare quelli più poveri, a adattarsi ai cambiamenti climatici. Nel dibattito sui cambiamenti climatici, quindi, l'adattamento deve avere la stessa priorità che va alla mitigazione degli effetti.

3. Elementi possibili.
Prendendo in considerazione i principi suesposti, alla base di un quadro post 2012 che goda di un ampio sostegno della comunità internazionale devono figurare i seguenti elementi:
3.1 Stabilizzazione del clima a lungo termine.
Dobbiamo potenziare le modalità di attuazione degli obiettivi finali della UNFCCC al fine di stabilizzare la concentrazione di gas a effetto serra nell'atmosfera a un livello che impedisca una pericolosa interferenza antropogenica con il sistema climatico. Ciò va ottenuto in un arco di tempo sufficiente a salvaguardare gli ecosistemi, la biodiversità, la produzione alimentare e lo sviluppo economico, nonché a dare a tutti i settori della società la fiducia necessaria per avviarsi verso un modello sociale a basso tenore di carbonio.
Per fissare gli obiettivi di riduzione delle emissioni, occorrerebbe avvalersi di un concetto convenuto di ciò che è un

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livello ambizioso di stabilizzazione a lungo termine fondato sul principio della responsabilità comune ma differenziata. Tale livello convenuto dovrebbe essere formulato in termini di obiettivo di temperatura, di concentrazione di gas a effetto serra nell'atmosfera o di riduzione delle emissioni globali, e poggiare anche su obiettivi a medio termine. Il livello di stabilizzazione a lungo termine dovrebbe basarsi sui più recenti risultati scientifici raggiunti dall'IPCC. I legislatori di gran parte dei Paesi del G8+5 ritengono che occorrerà ridurre globalmente di almeno il 50 per cento i livelli del 1990 da qui al 2050.
Tuttavia, la mancanza di un tale concetto convenuto del livello di stabilizzazione globale non deve impedire ai Paesi sviluppati di impegnarsi a raggiungere obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni. Allo stesso modo, i Paesi in via di sviluppo devono continuare a intraprendere iniziative adeguate a livello nazionale nell'ambito dello sviluppo sostenibile.
3.2 Adattamento.
L'aumento degli sforzi per far fronte all'adattamento in tutti i Paesi deve costituire l'elemento centrale di un quadro post 2012 e deve avere la stessa priorità della mitigazione degli effetti. Dobbiamo però riconoscere che l'impatto dei cambiamenti climatici si abbatterà maggiormente sui Paesi che sono meno in grado di farvi fronte da soli. Pertanto, i Paesi industrializzati devono fornire ulteriore assistenza ai Paesi in via di sviluppo per aiutarli a adattarsi ai cambiamenti climatici. Il divario esistente tra i fondi disponibili (37 milioni di dollari americani l'anno mediante prelievo sul CDM a sostegno del Fondo per l'adattamento) e il finanziamento (28-67 miliardi di dollari americani) ritenuto necessario ai Paesi in via di sviluppo per adattarsi ai cambiamenti climatici è considerevole. Si devono portare avanti strategie politiche principalmente in tre ambiti: in quello dell'UNFCCC (per esempio provvedimenti volti ad incrementare i contributi al Fondo per l'adattamento); facendo sì che i cambiamenti climatici e il rischio di calamità siano tenuti in debito conto nella definizione degli aiuti allo sviluppo; infine mediante «assicurazioni sul clima», ad esempio allocando finanziamenti aggiuntivi fissi a un fondo d'intervento internazionale e sostenendo proposte di taglio assicurativo volte a ridurre il rischio di perdite dovute al clima (per maggiori dettagli, si vedano le raccomandazioni del Gruppo di lavoro per l'adattamento di GLOBE).
3.3 Creazione di un mercato globale del carbonio.
Il settore privato e quello pubblico forniranno gran parte delle tecnologie, prodotti e servizi a bassa intensità di carbonio necessari a fronteggiare i cambiamenti climatici. Il modo più efficace e più valido per stimolare i settori pubblico e privato a investire nella ricerca, nello sviluppo e nell'impiego delle tecnologie a bassa intensità di carbonio è quello di adottare politiche che assegnino un valore di mercato alle emissioni di gas a effetto serra a lungo termine. Un quadro post-2012 deve far tesoro dell'esperienza dei meccanismi di Kyoto per rafforzare il CDM e deve puntare a collegare il sistema di scambio delle quote di emissioni dell'UE (EU ETS) con i sistemi messi a punto negli Stati Uniti, in Australia e altrove, allo scopo complessivo di creare un mercato globale del carbonio, ivi compresi una partecipazione più ampia e il coinvolgimento di più settori. Molti Paesi individueranno altri meccanismi, quali la tassazione e le misure obbligatorie, adatti a settori quali i trasporti e l'edilizia.
3.4 Impegni e azioni.
Le azioni volte a combattere i cambiamenti climatici devono tener conto delle condizioni di economie a diversi stadi di sviluppo, riconoscendo la necessità della crescita economica e dell'accesso all'energia per ridurre la povertà. Tuttavia, i cambiamenti climatici sono una questione di interesse globale da affrontare con l'impegno comune di tutti i membri della comunità internazionale secondo le capacità e responsabilità passate di ciascuno. In aggiunta, ma non in alternativa, agli obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni per i Paesi sviluppati, è importante

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sondare il potenziale degli approcci settoriali quale strumento per attuare impegni o azioni di riduzione delle emissioni ed agevolare il trasferimento di tecnologia.
3.4.1 Impegni dei Paesi sviluppati (e di altri Paesi su base volontaria).
Al centro del quadro post 2012 va posta l'ambizione di una drastica riduzione di emissioni da parte dei Paesi sviluppati. Tali impegni devono tener conto di tutte le emissioni nette e includere un obiettivo di riduzione globale tra il 25 e il 40 per cento rispetto ai livelli raggiunti nel 1990 da qui al 2020, e di almeno il 60-80 per cento rispetto ai livelli raggiunti nel 1990 da qui al 2050. La difficoltà degli obiettivi genera la domanda sul mercato del carbonio, fornendo incentivi per l'innovazione e l'investimento in fonti energetiche, prodotti e servizi a bassa intensità di carbonio. I Paesi sviluppati devono, inoltre, fornire ai Paesi in via di sviluppo assistenza finanziaria e trasferimenti di tecnologia in maniera misurabile, documentabile e verificabile, così da porre tali Paesi in grado, con i loro sforzi, di mitigare i cambiamenti climatici e di adattarvisi.
3.4.2 Azioni per le economie in via di sviluppo.
Un quadro post 2012 deve sostenere e favorire un equo contributo delle economie in via di sviluppo. Tale contributo deve includere azioni di mitigazione adeguate alla situazione del Paese, in un ambito di sviluppo sostenibile, con il supporto e l'impulso della tecnologia, del finanziamento e della formazione di capacità, in maniera misurabile, documentabile e verificabile. Tali azioni possono includere incentivi a ridurre la deforestazione e potenziare altri depositi di carbonio, nonché politiche e misure di sviluppo sostenibile e politiche «no-lose» (senza perdenti) di riduzione delle emissioni.
3.4.3 Tempi.
Per accrescere la fiducia negli investimenti a bassa intensità di carbonio, ridurre i rischi ed eliminare il bisogno di nuove trattative di merito ogni 5 anni, occorrerebbero una proroga annuale automatica degli impegni per i Paesi sviluppati, in linea con il concetto convenuto del livello di stabilizzazione a lungo termine, e degli obiettivi a medio termine, con verifica formale ogni 5 anni. I legislatori di gran parte dei Paesi del G8 + 5 suggeriscono che la verifica quinquennale di adempimento possa includere una verifica della situazione nazionale per stabilire se è il caso d'incrementare ulteriormente gli impegni e le azioni.
3.5 Tecnologia.
L'obiettivo delle suddette misure è quello di indirizzare la ricerca, lo sviluppo, la diffusione e l'impiego di quelle tecnologie che sono essenziali per la lotta ai cambiamenti climatici. L'Agenzia internazionale dell'energia (AIE) ritiene che, se la situazione rimarrà invariata, nel 2050 le emissioni di CO2 saranno di 2,5 volte superiori ai livelli attuali. Tuttavia, il lavoro svolto dall'AIE dimostra che utilizzando tecnologie già esistenti, come le energie rinnovabili, e sviluppandone di nuove, quali la cattura e lo stoccaggio di carbonio, il mondo può imboccare una strada più percorribile. In alcuni Paesi il nucleare avrà un ruolo da svolgere, tenendo presenti le inquietudini per la sicurezza e la proliferazione. Un quadro post 2012 deve:
offrire incentivi al fine di raddoppiare - almeno - i finanziamenti destinati alla Ricerca e sviluppo su scala globale;
creare un nuovo Fondo per la tecnologia al fine di sostenere l'impiego delle tecnologie esistenti, comprese le fonti rinnovabili e la formazione di capacità nel mondo in via di sviluppo, nel rispetto dei diritti di proprietà intellettuale;
favorire il trasferimento di tecnologia mediante meccanismi di mercato, quale il Meccanismo per lo sviluppo pulito (CDM);
sostenere lo sviluppo e l'impiego di nuove tecnologie, quali la cattura e lo stoccaggio di carbonio (CCS - carbon capture and storage) al fine di ridurre le emissioni legate all'uso dei combustibili fossili;

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favorire una maggiore cooperazione internazionale su tecnologie di efficienza energetica, appalti pubblici, edilizia, prodotti, apparecchiature ecc.
3.6 Estendere la partecipazione oltre i governi nazionali.
Un quadro post 2012 dovrebbe promuovere la partecipazione di quei settori specifici le cui emissioni attraversano i confini internazionali (p. e. aviazione e navigazione internazionali) conformemente ai principi della UNFCCC.
3.7 Strategie di riduzione della deforestazione.
Le azioni di contrasto alla deforestazione, causa di circa il 20 per cento delle emissioni globali di gas a effetto serra, costituiranno una parte fondamentale del quadro. Gestendo in modo sostenibile le proprie risorse naturali, i paesi con foreste tropicali hanno molto da guadagnare da potenziali meccanismi di mercato che offrano un effettivo trasferimento di fondi in cambio del mantenimento delle foreste. Tali meccanismi di mercato devono rientrare in un più ampio approccio alla messa a punto di un sistema di pagamenti per servizi ecosistemici. Necessariamente, un primo passo per fornire autentici crediti di carbonio in cambio delle foreste si deve fondare su una maggiore attenzione per il sostegno all'ordinamento giuridico sovrano di ciascun Paese dotato di produzione forestale. Ciò deve portare ad un maggiore impegno nell'affrontare la questione del prelievo di legname in misura non sostenibile e sfociare nella creazione di una silvicoltura che operi con una capacità di gestione e una trasparenza reali. Il settore privato deve essere sostenuto nel passaggio da società di sfruttamento delle risorse forestali a società per la gestione sostenibile delle foreste. Inoltre, occorre sostenere le misure esposte nel documento Yoshino/Gardiner di GLOBE sul disboscamento illegale, ivi compresa l'introduzione di un sistema globale di riconoscimento e potenziamento dei sistemi di autorizzazione per il taglio legale stabiliti dai Paesi d'origine, nonché altre misure di mercato e legislative.

4. Altri processi internazionali.
Ogniqualvolta ciò possa rivelarsi utile ad un quadro post 2012, i cambiamenti climatici dovranno essere considerati come un elemento nell'ambito di altri processi internazionali, fermi restando i principi della UNFCCC.

5. Iniziative future.
Raggiungere gli obiettivi stabiliti dal Piano d'azione di Bali non sarà un compito facile, in quanto esigerà una grande volontà politica da parte di tutti i Paesi. Affinché tale accordo sia possibile, si devono creare le giuste condizioni politiche da qui alla scadenza dell'accordo. È quindi d'importanza fondamentale che i legislatori di tutti i principali Paesi facciano valere: l'urgenza e la serietà della questione; il quadro politico occorrente per la lotta ai cambiamenti climatici, secondo quanto delineato nel presente documento; il grado di ambizione che tale quadro deve contenere per poter raggiungere l'obiettivo ultimo della UNFCCC, ovvero scongiurare cambiamenti climatici pericolosi.
Da qui a Copenhaghen 2009 si dovranno prendere le seguenti iniziative:
Vertice G8, Giappone, estate 2008: i governi del G8 + 5 accelerano i negoziati;
Terza riunione dei negoziati sul post 2012, Ghana, agosto/settembre 2008;
COP 14, Poznan, Polonia, dicembre 2008: i negoziati entrano nella fase conclusiva;
Vertice G8, Italia, estate 2009: i governi del G8+ 5 inviano un segnale esplicito circa gli elementi centrali di un quadro per il post 2012 e il fatto che i negoziati si dovranno concludere nella COP 15 del dicembre 2009;
COP 15, Copenhaghen, dicembre 2009: conclusione dei negoziati su un quadro globale per il post 2012.

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ALLEGATO 2

DL 112/08: Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria (C. 1386 Governo).

NUOVA VERSIONE DELLA PROPOSTA DI PARERE DEL RELATORE

La VIII Commissione,
esaminato il disegno di legge n. 1386, recante «Conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria»;
considerato che il decreto-legge si pone il condivisibile obiettivo di offrire misure di stimolo per la crescita della produttività e della competitività dell'economia nazionale, sia attraverso interventi di liberalizzazione e semplificazione amministrativa «a costo zero» sia attraverso importanti iniziative di incentivazione del sistema produttivo e di investimento per il potenziamento della dotazione infrastrutturale del Paese;
rilevato che il provvedimento contiene una serie di significative e condivisibili misure in materia ambientale, edilizia e infrastrutturale, in ordine alle quali appare utile suggerire taluni interventi integrativi e migliorativi;

esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti osservazioni:
1) all'articolo 7, che individua interventi di strategia energetica nazionale, in particolare al fine di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra, si segnala la necessità di prevedere forme di intesa con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che evitino un irragionevole accentramento delle proposte operative all'interno del solo Ministero dello sviluppo economico, considerato anche che il comma 2 dell'articolo citato prevede la positiva e condivisibile convocazione di una Conferenza nazionale dell'energia e dell'ambiente, d'intesa tra i due Ministri competenti; appare, pertanto, indispensabile una più attiva partecipazione dello stesso Ministero dell'ambiente nelle politiche energetiche in questione, nonché la necessaria consultazione con le Commissioni parlamentari competenti e con la Conferenza unificata;
2) si valuti l'opportunità di circoscrivere con maggiore cautela - anche mediante l'introduzione di eventuali misure preventive di verifica e monitoraggio ambientale da parte dei soggetti competenti - la portata applicativa dell'articolo 8, volto a riaprire, nel caso in cui si accerti la non sussistenza di rischi apprezzabili di subsidenza sulle coste, la possibilità di sfruttamento dei giacimenti di gas naturale dell'Alto Adriatico, nonché ad agevolare lo sfruttamento dei giacimenti marginali;
3) con riferimento agli interventi previsti, ai sensi dell'articolo 11, in relazione al piano nazionale di edilizia abitativa, preso atto anche del ruolo preminente assunto dalle regioni in materia di politiche per la casa e dell'esigenza di definire correttamente le competenze di Stato e

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regioni in materia di urbanistica e di programmazione territoriale, si raccomanda di impostare le relative procedure in modo da assicurare tempi certi di realizzazione delle misure disposte dal provvedimento, che non si limiti esclusivamente all'indicazione di un termine per la trasmissione della proposta di piano nazionale alla Conferenza unificata; appare, inoltre, opportuno assicurare la non esclusività dello strumento della finanza di progetto come unica modalità attuativa del «piano casa», anche per evitare la totale «finanziarizzazione» del settore con l'esclusione di qualsiasi ruolo degli enti locali;
4) all'articolo 11, al comma 2, appare opportuno chiarire la definizione di «immigrati regolari», introducendo un esplicito richiamo alla legge 30 luglio 2002, n. 189;
5) all'articolo 11, all'alinea del comma 3, occorre chiarire la tipologia degli interventi da realizzare per il recupero del patrimonio abitativo esistente, introducendo, a tal fine, un esplicito richiamo agli interventi edilizi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380;
6) al medesimo articolo 11, al comma 5, si valuti l'opportunità di modificare la lettera c), nel senso di inserire, dopo le parole: «e strumenti di incentivazione del mercato della locazione», le seguenti parole: «e previsione, anche in via graduale e progressiva, di una imposizione sostitutiva sui redditi derivanti da locazione», anche in modo da rispondere, da un lato, all'esigenza di un forte rilancio dell'affitto e coniugare, dall'altro, l'emersione di contratti illegali di locazione e il ripristino di una nozione di redditività degli stessi;
7) all'articolo 11, al comma 6, occorre chiarire e fare riferimento alla definizione di alloggio sociale prevista nella legge 8 febbraio 2007, n. 9 e nel decreto del Ministero delle infrastrutture del 22 aprile 2008 in termini di modifica degli aiuti di stato ai sensi degli articoli 87 e 88 del trattato della Comunità europea;
8) all'articolo 12, valutino le Commissioni di merito l'esigenza di precisare che - nel ripristino delle convenzioni con i contraenti generali per i progetti di alta velocità ferroviaria - sono comunque assicurate procedure di evidenza pubblica per il ricorso ai subappalti e agli affidamenti a terzi dei relativi lavori;
9) all'articolo 13, che propone misure per la valorizzazione degli immobili residenziali costituenti il patrimonio degli Istituti autonomi per le case popolari, inerenti la semplificazione delle procedure di alienazione degli immobili di proprietà dei predetti Istituti, si raccomanda di assicurare che la gestione di tali alienazioni e i relativi prezzi di cessione non fuoriescano dal solco tracciato dalla legge n. 560 del 1993, considerati anche i rilevanti profili di competenza regionale sulla materia e la necessità di garantire il perseguimento degli obiettivi di solidarietà sociale nella soluzione dell'emergenza abitativa, tradizionalmente sottesi agli interventi di edilizia residenziale pubblica;
10) all'articolo 26, che dispone la soppressione generalizzata di una serie di enti pubblici non economici, appare necessario scongiurare che tale intervento possa portare alla soppressione del Club Alpino Italiano (CAI), considerato anche l'elevato valore sociale e ambientale delle attività da questo svolte e il regime di sostanziale volontarietà con cui tale ente opera nella sua quotidiana azione di salvaguardia e valorizzazione dei territori dell'arco alpino;
11) all'articolo 28, che prevede l'istituzione, sotto la vigilanza del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dell'Istituto di ricerca per la protezione ambientale (IRPA), valutino le Commissioni di merito l'opportunità di esplicitare un richiamo alla specifica finalità di garantire il rafforzamento del sistema dei controlli e del monitoraggio in campo ambientale, secondo principi di efficienza e funzionalità degli apparati

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tecnici preposti; al contempo, si verifichino con attenzione i profili di riorganizzazione delle risorse umane esistenti negli enti soppressi;
12) all'articolo 30, pur accogliendo il principio della massima semplificazione nel settore ambientale, si raccomanda di inserire apposite modifiche al testo, che richiamino il rispetto della normativa comunitaria in materia e non rendano drasticamente alternativi tra di loro l'attuale sistema di autorizzazioni e controlli pubblici, che va comunque preservato, e il sistema volontario di certificazione della qualità ambientale delle aziende;
13) all'articolo 63, commi 12 e 13, valutino le Commissioni di merito l'opportunità di incrementare ulteriormente, in misura compatibile con l'equilibrio della finanza pubblica, i fondi per il trasporto pubblico locale;
14) si valuti, infine, l'esigenza di espungere dall'elenco delle abrogazioni contenute nell'allegato A (richiamato dall'articolo 24) la legge 12 agosto 1993, n. 317 e successive modificazioni, considerato che essa continua a regolare la materia della ricostruzione post-bellica, tuttora oggetto di controversie giudiziarie non concluse.

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ALLEGATO 3

DL 112/08: Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria (C. 1386 Governo).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La VIII Commissione,
esaminato il disegno di legge n. 1386, recante «Conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria»;
considerato che il decreto-legge si pone il condivisibile obiettivo di offrire misure di stimolo per la crescita della produttività e della competitività dell'economia nazionale, sia attraverso interventi di liberalizzazione e semplificazione amministrativa «a costo zero» sia attraverso importanti iniziative di incentivazione del sistema produttivo e di investimento per il potenziamento della dotazione infrastrutturale del Paese;
rilevato che il provvedimento contiene una serie di significative e condivisibili misure in materia ambientale, edilizia e infrastrutturale, in ordine alle quali appare utile suggerire taluni interventi integrativi e migliorativi;

esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti osservazioni:
1) all'articolo 7, che individua interventi di strategia energetica nazionale, in particolare al fine di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra, si segnala la necessità di prevedere forme di intesa con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che evitino un irragionevole accentramento delle proposte operative all'interno del solo Ministero dello sviluppo economico, considerato anche che il comma 2 dell'articolo citato prevede la positiva e condivisibile convocazione di una Conferenza nazionale dell'energia e dell'ambiente, d'intesa tra i due Ministri competenti; appare, pertanto, indispensabile una più attiva partecipazione dello stesso Ministero dell'ambiente nelle politiche energetiche in questione, nonché la necessaria consultazione con le Commissioni parlamentari competenti e con la Conferenza unificata;
2) si valuti l'opportunità di circoscrivere con maggiore cautela - anche mediante l'introduzione di eventuali misure preventive di verifica e monitoraggio ambientale da parte dei soggetti competenti e l'acquisizione del parere delle regioni interessate - la portata applicativa dell'articolo 8, volto a riaprire, nel caso in cui si accerti la non sussistenza di rischi apprezzabili di subsidenza sulle coste, la possibilità di sfruttamento dei giacimenti di gas naturale dell'Alto Adriatico, nonché ad agevolare lo sfruttamento dei giacimenti marginali;
3) con riferimento agli interventi previsti, ai sensi dell'articolo 11, in relazione al piano nazionale di edilizia abitativa, preso atto anche del ruolo preminente assunto dalle regioni e della necessità di salvaguardarne le competenze in materia di politiche per la casa, nonché dell'esigenza

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di definire correttamente il riparto di competenze tra Stato e regioni in materia di urbanistica e di programmazione territoriale, si raccomanda di impostare le relative procedure in modo da assicurare tempi certi di realizzazione delle misure disposte dal provvedimento, che non si limiti esclusivamente all'indicazione di un termine per la trasmissione della proposta di piano nazionale alla Conferenza unificata; appare, inoltre, opportuno assicurare la non esclusività dello strumento della finanza di progetto come unica modalità attuativa del «piano casa», anche per evitare la totale «finanziarizzazione» del settore con l'esclusione di qualsiasi ruolo degli enti locali;
4) all'articolo 11, al comma 2, appare opportuno chiarire la definizione di «immigrati regolari», introducendo un esplicito richiamo alla legge 30 luglio 2002, n. 189, e successive modificazioni;
5) all'articolo 11, all'alinea del comma 3, occorre chiarire la tipologia degli interventi da realizzare per il recupero del patrimonio abitativo esistente, introducendo, a tal fine, un esplicito richiamo agli interventi edilizi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380;
6) al medesimo articolo 11, al comma 5, si valuti l'opportunità di modificare la lettera c), nel senso di inserire, dopo le parole: «e strumenti di incentivazione del mercato della locazione», le seguenti parole: «e previsione, anche in via graduale e progressiva, di una imposizione sostitutiva sui redditi derivanti da locazione», anche in modo da rispondere, da un lato, all'esigenza di un forte rilancio dell'affitto e coniugare, dall'altro, l'emersione di contratti illegali di locazione e il ripristino di una nozione di redditività degli stessi;
7) all'articolo 11, al comma 6, occorre chiarire e fare riferimento alla definizione di alloggio sociale prevista nella legge 8 febbraio 2007, n. 9, e nel decreto del Ministero delle infrastrutture del 22 aprile 2008, in termini di modifica degli aiuti di stato ai sensi degli articoli 87 e 88 del Trattato della Comunità europea;
8) all'articolo 12, valutino le Commissioni di merito l'esigenza di precisare che - nel ripristino delle convenzioni con i contraenti generali per i progetti di alta velocità ferroviaria - sono comunque assicurate procedure di evidenza pubblica per il ricorso ai subappalti e agli affidamenti a terzi dei relativi lavori;
9) all'articolo 13, che propone misure per la valorizzazione degli immobili residenziali costituenti il patrimonio degli Istituti autonomi per le case popolari, inerenti la semplificazione delle procedure di alienazione degli immobili di proprietà dei predetti Istituti, si raccomanda di assicurare che la gestione di tali alienazioni e i relativi prezzi di cessione non fuoriescano dal solco tracciato dalla legge n. 560 del 1993, considerati anche i rilevanti profili di competenza regionale sulla materia e la necessità di garantire il perseguimento degli obiettivi di solidarietà sociale nella soluzione dell'emergenza abitativa, tradizionalmente sottesi agli interventi di edilizia residenziale pubblica;
10) all'articolo 26, che dispone la soppressione generalizzata di una serie di enti pubblici non economici, appare necessario scongiurare che tale intervento possa portare alla soppressione del Club Alpino Italiano (CAI), considerato anche l'elevato valore sociale e ambientale delle attività da questo svolte e il regime di sostanziale volontarietà con cui tale ente opera nella sua quotidiana azione di salvaguardia e valorizzazione dei territori dell'arco alpino;
11) all'articolo 28, che prevede l'istituzione, sotto la vigilanza del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dell'Istituto di ricerca per la protezione ambientale (IRPA), valutino le Commissioni di merito l'opportunità di esplicitare un richiamo alla specifica finalità di garantire il rafforzamento del sistema dei controlli e del monitoraggio in campo ambientale, secondo principi di efficienza e funzionalità degli apparati

Pag. 199

tecnici preposti; al contempo, si verifichino con attenzione i profili di riorganizzazione delle risorse umane esistenti negli enti soppressi;
12) all'articolo 30, pur accogliendo il principio della massima semplificazione nel settore ambientale, si raccomanda di inserire apposite modifiche al testo, che richiamino il rispetto della normativa comunitaria in materia e non rendano drasticamente alternativi tra di loro l'attuale sistema di autorizzazioni e controlli pubblici, che va comunque preservato, e il sistema volontario di certificazione della qualità ambientale delle aziende;
13) all'articolo 63, commi 12 e 13, valutino le Commissioni di merito l'opportunità di incrementare ulteriormente, in misura compatibile con l'equilibrio della finanza pubblica, i fondi per il trasporto pubblico locale;
14) si valuti, infine, l'esigenza di espungere dall'elenco delle abrogazioni contenute nell'allegato A (richiamato dall'articolo 24) la legge 12 agosto 1993, n. 317, e successive modificazioni, considerato che essa continua a regolare la materia della ricostruzione post-bellica, tuttora oggetto di controversie giudiziarie non concluse.