CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 9 luglio 2008
30.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Decreto-legge 112/08 Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria.
(C. 1386 Governo).

PROPOSTA DI PARERE DEL RELATORE

La III Commissione (Affari esteri e comunitari),
esaminato per le parti di propria competenza il disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria (C. 1386 Governo);
recepite le considerazioni del rappresentante del Governo sull'impatto del provvedimento sull'Amministrazione del Ministero degli affari esteri con particolare riferimento alla rete diplomatico-consolare e al personale impiegato;
rilevato in generale che il provvedimento - che reca un insieme organico di misure necessarie e urgenti per ridurre, a decorrere dalla seconda metà dell'esercizio finanziario in corso, l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche - chiama tutte le istituzioni e tutti i livelli di governo a porre in essere con senso di responsabilità uno sforzo aggiuntivo per realizzare l'obiettivo dell'equilibrio di bilancio nel 2011 in ottemperanza agli impegni assunti dall'Italia in sede europea;
rilevato che il Ministero degli affari esteri ha adottato, con largo anticipo sul provvedimento in titolo e in una visione responsabile del proprio ruolo circa l'obiettivo della contrazione della spesa pubblica, misure per la riorganizzazione delle sue strutture, con particolare riferimento alla rete diplomatico-consolare e alla semplificazione delle procedure, come conferma la prima Relazione sullo stato della spesa, sull'efficacia nell'allocazione delle risorse e sul grado di efficienza dell'azione amministrativa relativa all'anno 2007 e al primo quadrimestre 2008, trasmessa al Parlamento ai sensi dell'articolo 3, comma 68, della legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria 2008);
preso atto con preoccupazione dei tagli apportati al settore della cooperazione allo sviluppo, secondo quanto previsto dall'articolo 60, comma 11, da cui può derivare un pregiudizio al raggiungimento degli obiettivi concordati a livello internazionale e al ruolo internazionale dell'Italia, anche in vista della presidenza del G8, che il nostro Paese assumerà nel 2009;
richiamando la necessità che le ulteriori decurtazioni alle risorse finanziarie stanziate per tale settore dell'Amministrazione dello Stato, con particolare riferimento ai tagli previsti dall'articolo 60, comma 1, siano apportate a condizione di preservare la funzionalità specifica della professionalità diplomatica e di salvaguardare il funzionamento della rete diplomatico-consolare, peraltro già interessata da un profondo processo di riorganizzazione, di cui è in atto la terza fase;
considerata, in base a quanto segnalato dal rappresentante del Governo, in particolare la necessità di rimodulare le norme recate agli articoli 60, comma 15, 71 e 72 del decreto-legge, relativi rispettivamente

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alle missioni di spesa e monitoraggio della finanza pubblica, alle assenze per malattia e per permesso retribuito dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni e al personale dipendente prossimo al compimento dei limiti di età per il collocamento a riposo, al fine di tenere presente la necessità di garantire il corretto funzionamento della rete diplomatico-consolare, le specificità di carriera del personale dipendente del Ministero degli affari esteri con particolare riferimento a quello in servizio all'estero;
rilevato, con riferimento all'articolo 67, recante disposizioni che incidono sul Fondo Unico d'Amministrazione (FUA), l'impegno già profuso dal Ministero degli affari esteri per prevedere meccanismi tesi a premiare la produttività, scongiurando l'assegnazione delle risorse «a pioggia»;
considerate infine le conseguenze derivanti dall'attuazione della norma recata all'articolo 74 sulla riduzione degli assetti organizzativi;
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti condizioni:
a) all'articolo 60, comma 15, dopo le parole: e del soccorso aggiungere le seguenti:, nonché la rete diplomatica e consolare;
b) all'articolo 71, comma 1, dopo le parole: decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, aggiungere le seguenti: eccettuati i dipendenti del Ministero degli affari esteri in servizio al di fuori del territorio nazionale;
c) all'articolo 72, comma 11, dopo le parole: sicurezza e difesa, aggiungere le seguenti: e del Ministero degli affari esteri;
e con le seguenti osservazioni:
1) valutino le Commissioni di merito il pregiudizio che la drastica riduzione degli stanziamenti per gli interventi di cooperazione allo sviluppo, pari a circa 170 milioni di euro, operata dall'articolo 60, comma 11, reca al raggiungimento degli obiettivi concordati a livello internazionale e all'affidabilità e al ruolo internazionale del nostro Paese, in vista della presidenza del G8, che l'Italia assumerà nel 2009, e in considerazione delle recenti determinazioni assunte in quella sede e in sede europea quanto ad un nuovo considerevole impegno della comunità internazionale per sostenere l'agricoltura dei Paesi in via di sviluppo e per l'Africa;
2) valutino altresì le Commissioni di merito l'opportunità di richiamare l'esigenza che le ulteriori decurtazioni alle risorse finanziarie stanziate per il Ministero degli affari esteri, con particolare riferimento ai tagli previsti dall'articolo 60, comma 1, preservino comunque la funzionalità specifica della professionalità diplomatica e salvaguardino il funzionamento della rete diplomatico-consolare;
3) con riferimento all'articolo 66, in materia di ulteriori limitazioni delle assunzioni presso le pubbliche amministrazioni, valutino le Commissioni di merito l'opportunità di prevedere, al comma 11, una specifica deroga per il concorso diplomatico in ragione della specialità dell'Amministrazione del Ministero degli affari esteri quanto ai percorsi di carriera, e in difetto della quale si verificherebbero gravi ripercussioni sulla copertura delle sedi diplomatico-consolari.

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ALLEGATO 2

Decreto-legge 112/08 Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria.
(C. 1386 Governo).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La III Commissione (Affari esteri e comunitari),
esaminato per le parti di propria competenza il disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria (C. 1386 Governo);
recepite le considerazioni del rappresentante del Governo sull'impatto del provvedimento sull'Amministrazione del Ministero degli affari esteri, con particolare riferimento alla rete diplomatico-consolare e al personale impiegato;
rilevato in generale che il provvedimento - che reca un insieme organico di misure necessarie e urgenti per ridurre, a decorrere dalla seconda metà dell'esercizio finanziario in corso, l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche - chiama tutte le istituzioni e tutti i livelli di governo a porre in essere con senso di responsabilità uno sforzo aggiuntivo per realizzare l'obiettivo dell'equilibrio di bilancio nel 2011 in ottemperanza agli impegni assunti dall'Italia in sede europea;
rilevato che il Ministero degli affari esteri ha adottato, con largo anticipo sul provvedimento in titolo e in una visione responsabile del proprio ruolo circa l'obiettivo della contrazione della spesa pubblica, misure per la riorganizzazione delle sue strutture, con particolare riferimento alla rete diplomatico-consolare e alla semplificazione delle procedure, come conferma la prima Relazione sullo stato della spesa, sull'efficacia nell'allocazione delle risorse e sul grado di efficienza dell'azione amministrativa relativa all'anno 2007 e al primo quadrimestre 2008, trasmessa al Parlamento ai sensi dell'articolo 3, comma 68, della legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria 2008);
preso atto con preoccupazione dei tagli apportati al settore della cooperazione allo sviluppo, secondo quanto previsto dall'articolo 60, comma 11, da cui può derivare un pregiudizio al raggiungimento degli obiettivi concordati a livello internazionale e al ruolo internazionale dell'Italia, anche in vista della presidenza del G8, che il nostro Paese assumerà nel 2009;
richiamando la necessità che le ulteriori decurtazioni alle risorse finanziarie stanziate per tale settore dell'Amministrazione dello Stato, con particolare riferimento ai tagli previsti dall'articolo 60, comma 1, siano apportate a condizione di preservare la funzionalità specifica della professionalità diplomatica e di salvaguardare il funzionamento della rete diplomatico-consolare, peraltro già interessata da un profondo processo di riorganizzazione, di cui è in atto la terza fase;
considerata, in base a quanto segnalato dal rappresentante del Governo, in particolare la necessità di rimodulare le norme recate agli articoli 60, comma 15, 71 e 72 del decreto-legge, relativi rispettivamente

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alle missioni di spesa e monitoraggio della finanza pubblica, alle assenze per malattia e per permesso retribuito dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni e al personale dipendente prossimo al compimento dei limiti di età per il collocamento a riposo, al fine di garantire il corretto funzionamento della rete diplomatico-consolare, le specificità di carriera del personale dipendente del Ministero degli affari esteri con particolare riferimento a quello in servizio all'estero;
rilevato, con riferimento all'articolo 67, recante disposizioni che incidono sul Fondo Unico d'Amministrazione (FUA), l'impegno già profuso dal Ministero degli affari esteri per prevedere meccanismi tesi a premiare la produttività, scongiurando l'assegnazione delle risorse «a pioggia»;
considerate infine le conseguenze derivanti dall'attuazione della norma recata all'articolo 74 sulla riduzione degli assetti organizzativi;
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti osservazioni:
1) con riferimento all'articolo 60, comma 15, dopo le parole: «e del soccorso» valutino le Commissioni di merito l'opportunità di aggiungere le seguenti: «, nonché la rete diplomatica e consolare»;
2) con riferimento all'articolo 71, comma 1, dopo le parole: «decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165,» valutino le Commissioni di merito l'opportunità di aggiungere le seguenti: «eccettuati i dipendenti del Ministero degli affari esteri in servizio al di fuori del territorio nazionale»;
3) in merito all'articolo 72, comma 11, dopo le parole: «sicurezza e difesa», valutino le Commissioni di merito l'opportunità di aggiungere le seguenti: «e del Ministero degli affari esteri»;
4) in generale, valutino le Commissioni di merito il pregiudizio che la drastica riduzione degli stanziamenti per gli interventi di cooperazione allo sviluppo, pari a circa 170 milioni di euro, operata dall'articolo 60, comma 11, reca al raggiungimento degli obiettivi concordati a livello internazionale e all'affidabilità e al ruolo internazionale del nostro Paese, in vista della presidenza del G8, che l'Italia assumerà nel 2009, e in considerazione delle recenti determinazioni assunte in quella sede e in sede europea quanto ad un nuovo considerevole impegno della comunità internazionale per sostenere l'agricoltura dei Paesi in via di sviluppo e per l'Africa;
5) valutino altresì le Commissioni di merito l'opportunità di richiamare l'esigenza che le ulteriori decurtazioni alle risorse finanziarie stanziate per il Ministero degli affari esteri, con particolare riferimento ai tagli previsti dall'articolo 60, comma 1, preservino comunque la funzionalità specifica della professionalità diplomatica e salvaguardino il funzionamento della rete diplomatico-consolare anche utilizzando le figure dei contrattisti presso le sedi all'estero, soprattutto se di nazionalità italiana e ivi residenti, al fine di un contenimento della spesa;
6) con riferimento all'articolo 66, in materia di ulteriori limitazioni delle assunzioni presso le pubbliche amministrazioni, valutino le Commissioni di merito l'opportunità di prevedere, al comma 11, una specifica deroga per il concorso diplomatico in ragione della specialità dell'Amministrazione del Ministero degli affari esteri quanto ai percorsi di carriera, e in difetto della quale si verificherebbero gravi ripercussioni sulla copertura delle sedi diplomatico-consolari.

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ALLEGATO 3

Sulla missione svolta a Bruxelles (24-26 giugno 2008) in occasione della riunione delle Commissioni esteri e difesa del Parlamento europeo e degli Stati membri dell'Unione europea sulla PESC-PESD, i diritti umani e la cooperazione allo sviluppo.

RELAZIONE

Nella prima parte della giornata del 25 giugno scorso ha avuto luogo a Bruxelles presso il Parlamento europeo la riunione tra la Commissione esteri del Parlamento europeo e le Commissioni esteri e difesa dei Parlamenti nazionali degli Stati membri, organizzata congiuntamente dal Parlamento europeo e dal Parlamento sloveno, sui temi della PESC-PESD.
Per quanto concerne la delegazione italiana, alla riunione hanno partecipato, per la Camera dei deputati, il Presidente della Commissione Difesa, l'onorevole Edmondo Cirielli, e per la Commissione esteri l'onorevole Enrico Pianetta. Il Senato è stato rappresentato dal senatore Mauro Del Vecchio, componente della 4a Commissione Difesa.
La riunione ha avuto per oggetto un confronto sulla cooperazione tra Parlamento europeo e Parlamenti nazionali nell'attività di controllo sulla politica estera e di difesa comune nello scenario successivo all'entrata in vigore del Trattato di Lisbona. Le basi per avviare il dibattito sono state rappresentate dal parere della Commissione esteri del Parlamento europeo, di cui è stato relatore l'eurodeputato Andrew Duff, sui Trattati di riforma siglati a Lisbona e dal parere della Commissione esteri, di cui è stato relatore il presidente della stessa, il deputato Jacek Saryusz-Wolski, sul nuovo ruolo e responsabilità dei Parlamenti nell'attuazione del Trattato di Lisbona.
Occorre fin dall'inizio sottolineare che i lavori della riunione sono stati fortemente condizionati dall'esito negativo del referendum svoltosi in Irlanda pochi giorni prima. Peraltro il grado di interesse della riunione è cresciuto appurata la presenza attiva di rappresentanti di tale Paese, che non si sono sottratti al compito, invero non facile, di riflettere insieme ai partner europei sulle possibili cause e conseguenze di tale voto.
Preliminarmente ai lavori della riunione, è opportuno segnalare che la delegazione italiana ha incontrato l'Ambasciatore Andrea Meloni, che attualmente ricopre il ruolo di Rappresentante d'Italia presso il Comitato Politico e di Sicurezza dell'Unione europea, l'organo che secondo il Trattato di Nizza controlla la situazione internazionale nei settori che rientrano nella politica estera e di sicurezza comune e contribuisce a definire le politiche formulando pareri al Consiglio e verificandone poi l'attuazione. Si è trattato di un incontro assai utile per un approfondimento sui temi della Conferenza ed un primo scambio di idee sul futuro del Trattato di Lisbona.
Per quanto riguarda i lavori della riunione, in questa sede è da segnalare il richiamo fatto dal Presidente Cirielli sulla necessità di non depotenziare il ruolo della Nato nel rapporto tra l'Unione europea e gli Stati Uniti, anche alla luce della scarsa disponibilità degli Stati nazionali ad investire in difesa. L'onorevole Pianetta ha sottolineato la necessità di non procedere a soluzioni affrettate in reazione al voto irlandese. Indubbiamente è da rilevare una difficoltà da parte dei cittadini europei a cogliere la portata complessiva del

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disegno europeo e su questo sarebbe necessario procedere ad un'intensa opera di sensibilizzazione in tutto il continente anche ricorrendo al ruolo svolto dai Parlamenti nazionali. L'onorevole Pianetta ha sottolineato l'aspetto del rapporto tra Unione europea e organizzazioni internazionali connesso alla valorizzazione europea del seggio non permanente presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. A tal proposito a rilanciato la prospettiva di un seggio dell'Unione europea, da valutare a lungo termine, e la necessità di ripensare al ruolo dell'Unione europea nelle sedi internazionali considerata la rilevanza europea di alcune tra i più delicati dossier internazionali, quali ad esempio i Balcani.
Nel prosieguo della stessa giornata si è tenuta la riunione tra la Sottocommissione per i diritti umani del Parlamento europeo e le Commissioni dei Parlamenti degli Stati membri competenti in tale materia. La riunione, alla quale ha preso parte l'onorevole Pianetta, ha avuto per obiettivo indicare un seguito da dare alla Dichiarazione di Berlino, approvata durante la conferenza tenutasi a Berlino il 14 e 15 giugno 2007 dai presidenti delle commissioni responsabili per i diritti umani dei Parlamenti degli Stati membri dell'Unione europea e del Parlamento europeo sull'istituzione di una rete parlamentare dei diritti dell'uomo nell'Unione europea. La riunione in generale è stata finalizzata ad individuare i maggiori punti politici di crisi, sui quali è necessario instaurare al più presto un solido rapporto di collaborazione ed un intervento efficace a livello nazionale ed in sede europea.
La riunione si è peraltro svolta alla vigilia del giorno internazionale della tortura a ventun anni dall'entrata in vigore della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti.
Ai lavori della riunione hanno contribuito, oltre all'onorevole Flautre, presidente della Sottocommissione sui diritti umani istituita presso il Parlamento europeo, e all'onorevole Potrata, presidente dell'omologa Commissione presso il Parlamento sloveno, da Manfred Nowak, Special Rapporteur delle Nazioni Unite sulla tortura, da Emilio Ginés Santidrián, membro del Centro per la Prevenzione della Tortura, da Koos Richelle, direttore generale di EuropeAid e da Véronique Arnault, Direttore Generale del Parlamento europeo per le relazioni multilaterali e i diritti umani.
Tra le questioni trattate, è stato affrontato il rapporto tra lotta al terrorismo, democrazia, legalità e diritti umani. Pur riconoscendo che si tratta di temi che risentono di sensibilità diverse, della specificità e della storia di ciascun Paese, per quanto riguarda i principi, non è possibile prescindere dai punti di riferimento comuni, fissati nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e del cittadino e negli altri fondamentali strumenti del diritto internazionale umanitario.
La riunione ha consentito all'onorevole Pianetta di dare conto di alcune considerazioni relative all'Italia. Innanzitutto ha ricordato che il nostro Paese nel maggio 2007 è stato chiamato a far parte per il triennio 2007-2010 del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani. Sul tema della tortura, ha ricordato che l'Italia ha ratificato con la legge 3 novembre 1988, n. 498, la Convenzione ONU approvata dall'Assemblea generale il 10 dicembre 1984 da cui deriva un obbligo giuridico internazionale, ad oggi inadempiuto dal nostro Paese, ossia l'introduzione del reato di tortura nel codice penale, più volte sollecitato sia dal Comitato sui diritti umani istituito dal Patto sui diritti civili e politici, sia dal Comitato istituito dalla Convenzione europea per la prevenzione della tortura, adottata a Strasburgo il 26 novembre 1987, di cui alla legge 2 gennaio 1989, n. 7. La breve durata della passata legislatura non ha permesso di concludere il lavoro avviato (e concluso presso la Camera dei deputati) per l'introduzione del reato di tortura nel nostro ordinamento. In quell'occasione l'onorevole Pianetta ha affermato che sussistono le condizioni politiche per inserire il reato di tortura nell'ordinamento giuridico italiano in adempimento di un impegno inderogabile,

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necessario alla piena credibilità dell'azione del nostro Paese nelle sedi internazionali preposte alla tutela dei diritti umani, quali in primo luogo il Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani di cui l'Italia è parte. L'onorevole Pianetta ha anche ricordato l'importante risultato conseguito dal nostro Paese sul tema della moratoria universale delle esecuzioni di condanne a morte nel quadro di una campagna per l'abolizione completa della pena capitale contro la pena di morte.
Nella giornata del 26 giugno si è quindi tenuta la riunione tra la Commissione per lo sviluppo del Parlamento europeo e le Commissioni dei Parlamenti nazionali competenti in materia della cooperazione allo sviluppo, organizzata congiuntamente dal Parlamento europeo e dal Parlamento sloveno. Per la Camera dei deputati hanno preso parte ai lavori gli onorevoli Enrico Pianetta e Paolo Corsini mentre non era presente una delegazione del Senato.
Alla riunione hanno partecipato parlamentari dei 27 Stati membri ai quali si è aggiunta una delegazione del Parlamento turco. I lavori sono stati aperti da un intervento di benvenuto del presidente della Commissione per lo sviluppo del Parlamento europeo, Joseph Borrell Fontelles, ex presidente del Parlamento europeo, il quale ha posto l'accento sulla necessità di una maggiore collaborazione tra Parlamento europeo e Parlamenti nazionali per definire una visione comune sull'efficacia e la coerenza degli aiuti per lo sviluppo.
Occorre sottolineare che la riunione si è caratterizzata per una qualificata presenza di esponenti della società civile che hanno insistito sull'esigenza che il dibattito interparlamentare preveda il coinvolgimento dello organizzazioni non governative e degli enti locali.
La riunione si è incentrata sul contributo portato all'inizio dei lavori dal Commissario europeo per lo sviluppo e l'aiuto umanitario, Luis Michel, che ha illustrato una panoramica dell'azione svolta dall'Unione europea in questo settore a due anni dalla prima riunione interparlamentare, svoltasi sotto la presidenza dell'eurodeputata Luisa Morgantini, allora presidente della Commissione per lo sviluppo e oggi vicepresidente del Parlamento europeo con delega sul tema dei diritti umani.
Michel ha innanzitutto posto l'accento sulla natura complementare tra l'azione svolta a livello comunitario e a livello nazionale e la centralità del ruolo dei Parlamenti. Ha sottolineato inoltre lo stretto rapporto che sussiste tra la PESC e la cooperazione allo sviluppo, da intendersi sempre più quale strumento di politica estera. Il Parlamento europeo ha dato un concreto sostegno a questa nuova impostazione, favorendo una maggiore centralità dell'Africa nell'agenda europea ed una sempre maggiore responsabilizzazione dei Paesi beneficiari. Il primo strumento delle politiche di cooperazione allo sviluppo è rappresentato dagli aiuti di bilancio. Si tratta di uno strumento che ben si presta al controllo sull'uso degli aiuti. Occorre anche avere presente che gli aiuti sono rivolti non solo al sostegno dell'economia di un Paese ma tendono a coprire tutti gli aspetti, compreso il corretto funzionamento delle istituzioni.
Michel ha innanzitutto illustrato la differenza che corre tra aiuti al bilancio generale dei Paesi beneficiari, possibile soltanto laddove gli standard di governance siano adeguati, e gli aiuti al bilancio di settore, relativi a politiche specifiche e con la previsione di «freni di emergenza» in presenza di fattori di allarme che inducano l'Unione a riconsiderare la propria politica di aiuti nei confronti del singolo Paese.
Michel ha altresì sottolineato come il Consenso europeo sullo sviluppo - il documento siglato nel 2005 tra la Commissione, il Consiglio e il Parlamento europeo per definire obiettivi e principi - abbia consentito di inquadrare l'azione di questi due anni in una base concettuale e strategica comune. Ha quindi messo in risalto come l'esperienza abbia dimostrato come un approccio regionale nelle politiche di aiuto sia di gran lunga più efficace rispetto ad un approccio nazionale-bilaterale. Ha

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quindi illustrato la dinamica positiva che un processo di globalizzazione ben governato può innescare in tale settore.
Circa le priorità, ha segnalato che, alla luce delle nuove crisi internazionali e soprattutto di quella alimentare, appare opportuno persuadere i Paesi beneficiari circa il valore prioritario del settore agricolo, a differenza di quanto avveniva negli anni Novanta in cui l'obiettivo dell'industrializzazione era considerato primario (ad oggi sono 25 i partner dell'Unione europea che hanno aderito a questo nuovo indirizzo).
Michel ha ricordato come l'Unione europea si confermi come l'interlocutore più importante per i Paesi che beneficiano degli aiuto allo sviluppo, considerato che essa contribuisce al 60 per cento dell'aiuto mondiale. L'Ue fornirà inoltre più del 90 per cento dell'incremento di aiuti internazionali nel periodo 2006-2010, e lo stesso valore percentuale addizionale all'Africa promesso dal G8 a Gleneagles. Si tratta di un impegno per certi versi troppo gravoso che pone il tema di una maggiore condivisione a livello internazionale di tale responsabilità.
Le cifre degli aiuti garantiti dall'Unione europea si aggirano intorno ai 46 miliardi di euro, un flusso finanziario gestito per un quarto dalla Commissione europea e per la quota restante dagli Stati membri. Tale sbilanciamento di ruoli è destinata a crescere a favore degli Stati membri e questo pone in prospettiva un problema di gestione efficiente e coordinata degli aiuti. Il Commissario europeo ha trattato anche il tema del rapporto tra sicurezza e aiuti allo sviluppo e ha sottolineato che i cambiamenti climatici rischiano di avere un impatto più pesante su Paesi fragili. Ha altresì trattato la questione della cancellazione del debito osservando che la cancellazione totale del debito è da considerare con cautela, rilevato che essa può incoraggiare i beneficiari a nuovi indebitamenti.
È quindi intervenuto un componente della Commissione per lo sviluppo del Parlamento europeo, l'onorevole Alain Hutchinson (PSE), che ha ribadito il nuovo ruolo degli Stati membri nella gestione degli aiuti, considerato che entro il 2013 si passerà da una quota pari al 20 per cento ad una pari al 13 per cento degli aiuti gestiti dalla Commissione. Ha richiamato la questione della riduzione del debito e la necessità che nelle politiche per la cooperazione allo sviluppo gli Stati nazionali e la stessa OCSE rivedano alcune visioni tradizionali, quali quella che considera i rifugiati unicamente come un fattore di spesa. Quanto al Fondo europeo per lo sviluppo, ha precisato che si tratta di una risorsa esterna al bilancio europeo e che invece dovrebbe essere ricondotta a tale strumento. Il Fondo, ha sottolineato, rischia talvolta di essere compromesso quando è utilizzato per colmare lacune o sopperire a distorsioni, quali quelle derivanti dall'attuazione degli accordi di partenariato economico. Ha posto il problema della corruzione e la necessità di prevedere una nuova modalità di lavoro per i Paesi più fragili. Al riguardo sarebbe opportuno instaurare un dialogo interparlamentare che coinvolga tali Paesi (a partire da un gruppo ridotto di «Paesi pilota»).
È seguito l'intervento del vicepresidente della Commissione per lo sviluppo del PE, Frithjof Schmidt (Verdi), che ha evidenziato il carattere contraddittorio delle politiche dell'Unione europea, che da un lato elargisce aiuto allo sviluppo e dall'altra conduce una politica protezionistica nell'ambito dei negoziati sul futuro del commercio internazionale. Ha stigmatizzato, inoltre, la scarsa concretezza e il mancato coinvolgimento dei Parlamenti nazionali nelle politiche di sviluppo e ha segnalato come l'incoerenza che spesso governa tali dinamiche è da porre in relazione a conflitti di interesse di varia natura.
È apparso significativo l'intervento del deputato olandese Harm Evert Waalkens che ha invece richiamato la necessità di un maggior grado di politicizzazione del dibattito sulle politiche di cooperazione allo sviluppo. Ha sottolineato come la crisi dei prodotti alimentari sia da ricondurre ad una cattiva gestione delle aree rurali per cui l'impegno per il futuro deve essere quello di garantire fin da subito gli aiuti

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alimentari ed intervenire in modo deciso sulle dinamiche speculative finanziando l'acquisto delle sementi. Occorre altresì trasferire know how ed operare per lo sviluppo dei mercati regionali, creando condizioni di simmetria ed impedendo che il ruolo giocato dalle istituzioni nate dopo gli accordi di Bretton Woods rappresenti un ostacolo. Infine ha richiamato la necessità di sviluppare su questi temi un dialogo con i Parlamenti africani.
Ha destato molto interesse l'intervento di Olivier Consolo, direttore di CONCORD, la confederazione europea delle circa 1.600 ONG che si occupano di emergenze e sviluppo e che costituiscono gli interlocutori regolari delle istituzioni europee. Consolo ha dato conto del progresso, maturato tra il 2005 e il 2007, nella realizzazione di una visione sempre più condivisa tra i 27 Stati membri e la Commissione sulle politiche di cooperazione allo sviluppo. Secondo Consolo, è opportuno che non vi siano disomogeneità gravi tra l'azione dei singoli Stati membri in tale settore, posto che l'Unione europea sarà giudicata nel suo complesso sui risultati conseguiti per la realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Gli impegni sulla quantità e sulla qualità degli aiuti sono indissociabili. Peraltro il tema dell'aiuto allo sviluppo va posto in relazione a temi quali il debito, il commercio internazionale, l'evasione fiscale e i paradisi fiscali. Sono questioni che devono essere all'attenzione dei Parlamenti e su cui i cittadini europei sono molto sensibili. Peraltro occorrerebbe investire molto di più in politiche di comunicazione per fare conoscere ai cittadini l'impegno dell'Europa e i risultati ottenuti su tali versanti.
Nel corso del dibattito al quale hanno preso parte i rappresentanti dei Parlamenti nazionali, l'onorevole Corsini è intervenuto per ricordare che nonostante il notevole impegno, i risultati non sono ancora all'altezza delle aspettative, come rilevato anche dal Parlamento europeo nella risoluzione del giugno 2007. Inoltre, secondo i dati OCSE, nel corso del 2007 l'UE - pur rimanendo il maggior donatore al mondo - ha speso 1,7 miliardi di euro in meno per gli aiuti allo sviluppo, con ciò contravvenendo agli impegni assunti. Occorre mettere in atto una strategia per assicurare una risposta fattiva ed ambiziosa dell'Unione europea anche in vista del Terzo Forum ad alto livello sull'efficacia degli aiuti (HLF-3), che si svolgerà ad Accra nel settembre 2008. L'onorevole Corsini ha indicato tra elementi per potenziare l'efficacia degli aiuti allo sviluppo la questione della cancellazione del debito dei paesi in via di sviluppo, il miglioramento del principio della divisione dei compiti e della prevedibilità dei flussi di aiuto. In ordine al primo aspetto, ha sottolineato l'opportunità che tale misura sia tenuta nettamente distinta dagli aiuti pubblici allo sviluppo. Al contrario, risulta che le misure di cancellazione del debito abbiano gonfiato artificialmente di circa il 30 per cento, nel 2006, i dati relativi agli aiuti dell'Unione europea. È quindi necessario scorporare dai dati relativi all'aiuto pubblico allo sviluppo la cancellazione e riduzione del debito. Affinché l'UE sia in grado di fornire una risposta efficace alla sfida globale dello sviluppo, infatti, il volume di aiuti, al netto della cancellazione del debito, deve raggiungere il traguardo, più volte affermato dalle Istituzioni europee e da ultimo dal Consiglio europeo del 20-21 giugno, dello 0,56 per cento di APS/RNL entro il 2010 e dello 0,7 per cento di APS/RNL entro il 2015, in modo da raddoppiare l'aiuto pubblico annuale fornito dall'Unione europea. In riferimento alla seconda questione, è necessario puntare sulla titolarità dei paesi partner, tenendo fermi la stretta cooperazione tra tutti i donatori ed il ruolo catalizzatore dell'Unione europea, che deve continuare ad essere presente in tutti i paesi in via di sviluppo. Infatti, è proprio l'eccessiva frammentazione degli aiuti a comprometterne l'efficacia ed è pertanto indispensabile che gli Stati membri si concentrino sui paesi che presentano il massimo valore aggiunto nella lotta per eliminare la povertà nel contesto dello sviluppo sostenibile. La razionalizzazione della fornitura degli aiuti e la promozione della complementarietà stanno alla base di questo

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metodo, in virtù del quale i donatori dovrebbero riesaminare le procedure che rappresentano una limitazione alla partecipazione alla divisione dei compiti, incoraggiando i paesi partner ad assumere un forte ruolo guida in questo settore, sulla base della strategia di sviluppo nazionale.
Infine, una maggiore prevedibilità dei flussi di aiuti consente una migliore programmazione ed attuazione degli interventi. Pertanto occorre potenziare le capacità programmatorie degli Stati membri (e della Commissione stessa), estendendo il ricorso ai documenti nazionali pluriennali di strategia ed aumentando il numero delle strategie sviluppate congiuntamente.
Gli indicati obiettivi andranno realizzati senza perdere di vista il contesto più generale in cui si colloca anche la cooperazione allo sviluppo, nel quadro delle nuove sfide che si vanno delineando negli scenari mondiali: i cambiamenti climatici, l'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, i fenomeni migratori. Quello che serve è, dunque, un intervento generale che associ al perseguimento specifico degli obiettivi di sviluppo le questioni trasversali, quali i diritti umani, la governance democratica, la sostenibilità ambientale.
Alla riunione è altresì intervenuto l'onorevole Pianetta che ha sottolineato la centralità del ruolo dei Parlamenti nazionali per l'integrazione delle politiche di cooperazione allo sviluppo, elaborate in sede europea e nazionale. Ha altresì richiamato l'importanza dell'Africa come partner geopolitico strategico e la necessità che vi sia un coerente coordinamento degli interventi e dei programmi destinati a tale continente. È necessario promuovere in tale area del pianeta lo sviluppo di livelli minimi di governance senza la pretesa di esportare alcunché. A tal fine è centrale il ruolo giocato da un'efficiente interazione tra Parlamento europeo e parlamenti nazionali, europei e africani.