Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 289 di venerdì 12 settembre 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 9,30.

  FERDINANDO ADORNATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 5 settembre 2014.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione a partire dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,32).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative volte a garantire l'incolumità degli abitanti delle zone prossime ai poligoni militari, con particolare riferimento al poligono di Capo Frasca in Sardegna – n. 2-00667)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Pes n. 2-00667, concernente iniziative volte a garantire l'incolumità degli abitanti delle zone prossime ai poligoni militari, con particolare riferimento al poligono di Capo Frasca in Sardegna (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Pes se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  CATERINA PES. Signor Presidente, signor sottosegretario, il 3 e il 4 settembre sono divampati in Sardegna, nel poligono di Capo Frasca, due incendi molto, molto importanti. Secondo la ricostruzione si trattava di un'esercitazione dell'Aeronautica tedesca che avrebbe fatto partire la miccia dell'incendio. Il primo incendio è divampato alle 13,45 e sarebbe intervenuto il Corpo forestale dell'aeroporto di Fenosu: in tutto sono andati bruciati 7 ettari di macchia mediterranea. Il secondo rogo, quello di maggiori proporzioni, si è svolto il giorno successivo, il 4 settembre, intorno alle 14,30; è durato tre ore e, in questa occasione, la richiesta di intervento sarebbe arrivata direttamente dall'Aeronautica, dalla base, al Corpo forestale.
  La pattuglia del Corpo forestale si sarebbe recata sul luogo, ma sarebbe stata costretta, secondo le ricostruzioni, ad interrompere le operazioni a causa di una serie di deflagrazioni che si sarebbero sviluppate in vicinanza anche agli uomini del Corpo forestale che è stato costretto, a cui è stato ordinato, addirittura, di interrompere le operazioni a terra. In tutto sono stati bruciati, in questa occasione, 26 ettari di macchia mediterranea. Infatti, a questo punto la guardia forestale ha proseguito la sua opera di spegnimento con un elicottero, effettuando ben 86 lanci Pag. 2prima di avere ragione delle fiamme. In tutto questa operazione è durata quasi quattro ore e complessivamente, sottolineo, sono stati bruciati 33 ettari di macchia mediterranea.
  Allora la prima considerazione è che in Sardegna ci sono trentamila ettari destinati alle servitù militari. Sottolineo che la Sardegna copre il 65 per cento di servitù militari di tutto il territorio nazionale. In un mondo in cui tutto cambia, solo la dimensione delle servitù militari in Sardegna rimane intatta. A giugno, nella seconda conferenza sulle servitù militari dopo quella degli anni Ottanta, il presidente Pigliaru non ha firmato il protocollo d'intesa, peraltro ratificando un ordine del giorno che era stato votato all'unanimità dal consiglio regionale sardo. Ricordo che già nel 1981 l'allora presidente Mario Melis aveva parlato e denunciato in maniera accorata la sproporzione delle servitù militari presenti in Sardegna rispetto al resto del territorio nazionale e in tutto questo periodo il popolo sardo, anche attraverso i suoi maggiori rappresentanti, ha sempre chiesto allo Stato un forte riequilibrio in tempi certi sino alla chiusura totale dei poligoni di Capo Frasca, di Teulada e di Quirra.
  Domani, in Sardegna, ci sarà una importantissima manifestazione presso il poligono di Capo Frasca, a cui parteciperanno, voglio sottolinearlo, tutte le forze politiche dell'isola e una parte considerevole della popolazione sarda, perché, vedete, è difficile vivere in luoghi che spesso sono teatri di finte guerre, dove la quotidianità degli abitanti è interrotta – veramente, continuamente – da boati, da raffiche di proiettili, da rumori di aerei che superano la velocità del suono e, ultimamente, anche dal terrore del fuoco.
  Vorrei dire che è difficile spiegare in quelle zone ai bambini come si può continuare a vivere perennemente, quotidianamente con il filo spinato davanti; e non è accettabile più che vengano svolte esercitazioni a ridosso dei centri abitati: ricordo che nell'ultima occasione con questi incendi gli stessi turisti sono stati costretti alla fuga. Abbiamo un intero territorio circondato dal filo spinato, come dicevo, e addirittura le bombe in certi casi vengono lanciate dentro parchi nazionali.
  Allora la domanda e la richiesta di questa interpellanza per noi deputati sardi urgente è: quanta sicurezza è messa a rischio quotidianamente da questi poligoni, da queste esercitazioni, e quanta sicurezza è stata messa a rischio da questo incendio avvenuto nei giorni del 3 e del 4 settembre ? Perché è accaduto tutto questo ? C’è stata realmente una mancanza di coordinamento tra i dirigenti del poligono e in qualche modo il Corpo forestale ? Il Corpo forestale si è trovato nelle condizioni di abbandonare lo spegnimento a terra perché poco sicuro per coloro che avrebbero dovuto spegnere. Abbiamo notizia, e siamo molto preoccupati del fatto che la sicurezza ambientale, la sicurezza della salute, la sicurezza dell'economia dell'isola è anche nel futuro messa a rischio, perché sappiamo tutti molto bene che il 15 settembre in Sardegna si riprenderà a sparare.
  Signor sottosegretario, noi abbiamo bisogno di risposte; e non è la prima volta che avanziamo queste richieste: ne abbiamo fatte tante, le stesse nella scorsa legislatura, e in questa legislatura non ci siamo mai risparmiati, e devo dire e sottolineare che questa è la prima risposta che il Ministero dà alle nostre continue interpellanze.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, Domenico Rossi, ha facoltà di rispondere.

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, per quanto riguarda l'interpellanza, l'evento che è stato richiamato dall'onorevole Pes si riferisce in maggiore sostanza all'evento del 4, che è quello che è stato causato durante un addestramento di una formazione di quattro aerei Tornado tedeschi, ed è da ricondursi al lancio di un artifizio pirotecnico, cioè di una bomba inerte, al limite dell'area del bersaglio. Questo artifizio, in particolare la cartuccia contenuta all'interno dell'artifizio, rimbalzando più Pag. 3volte e arrestandosi 100 metri oltre il target, ha presumibilmente innescato, attraverso delle scintille causate dall'impatto con il terreno, un incendio che si è immediatamente sviluppato e propagato soprattutto a causa del vento che soffiava in quel momento a circa 20 chilometri all'ora.
  Al primo manifestarsi dell'incendio, il capo sezione poligono ha provveduto alla chiusura immediata dell'attività addestrativa, e ha disposto l'intervento del sistema di prevenzione antincendio a disposizione proprio per questa eventualità: nel caso specifico, ha inviato un'autobotte e il proprio personale sul luogo.
  La criticità della situazione ha fatto sì che l'autobotte si dimostrasse insufficiente, tenuto conto non solo – come richiamato prima – della velocità del vento, ma anche dell'asperità del terreno nel luogo dove si stava sviluppando. E quindi, valutata questa criticità, il caposezione poligono ha altresì immediatamente contattato la sala operativa dei vigili del fuoco per la richiesta d'intervento via terra e per il supporto di un mezzo aereo. Faccio presente che nella realtà il sistema antincendio a disposizione proprio per eventi come questi prevedeva anche un elicottero sulla base di Decimomannu, che al momento della richiesta di intervento ha avuto un'improvvisa avaria e quindi non è potuto decollare: da qui la richiesta ai vigili del fuoco.
  Come evidenziato nell'interpellanza, hanno concorso allo spegnimento dell'incendio anche un elicottero e un mezzo leggero del Corpo forestale, il cui personale è intervenuto sul posto e ha operato – per quanto risulta – congiuntamente al personale della base. L'incendio ha interessato essenzialmente vegetazione secca e bassa per un'estensione prossima ai 30 ettari ad est dell'area del bersaglio, rimanendo confinato nel sedime operativo del poligono, senza provocare esplosioni – cioè non vi sono stati ordigni inesplosi, così come riportato da alcune notizie di agenzia, che poi sono invece esplosi – né ha causato altri danni a cose o a persone.
  I presidi antincendio, previsti dalle procedure del piano di emergenza adottato dall'ente, non sono riusciti, purtroppo, a fronteggiare l'incendio, di notevole portata – ripeto – quanto ad intensità e velocità di propagazione, tenuto anche conto dell'indisponibilità per avaria dell'elicottero antincendio dell'Aeronautica.
  La circostanza va valutata anche con caratteri di eccezionalità, considerato che le cartucce utilizzate durante l'esercitazione erano le stesse in uso da anni e non hanno mai originato finora delle situazioni di pericolo. Pertanto, nonostante l'episodio, il piano antincendio adottato dal poligono è apparso e appare ancora efficiente e ben strutturato, ne è riprova il fatto che non vi sono evidenze nel passato di eventi tali da richiedere l'intervento di personale o mezzi esterni presso il poligono di Capo Frasca, se non nei casi d'incendi innescati esternamente al sedime del poligono e quindi non dipendenti da attività addestrativa.
  Ciononostante l'Aeronautica militare, dopo aver disposto i dovuti accertamenti dell'accaduto, ha implementato alcune misure preventive per evitare il ripetersi di eventi similari, sensibilizzando, tra l'altro, il personale del poligono affinché si proceda, nell'immediatezza delle esercitazioni, ad uno scrupoloso monitoraggio anche delle condizioni meteorologiche che potrebbero favorire rischi di fenomeni analoghi. Faccio riferimento, nel caso specifico, alla velocità del vento che è evidentemente una concausa e che può essere monitorata e, quindi, far adottare delle ulteriori precauzioni.
  Vengo un attimo al punto, o ai punti finali illustrati dall'interpellante che, per quanto esisteva una traccia nell'interpellanza, comunque ha ampliato il concetto. In questa sede desidero sottolineare all'interpellante che questo Governo, per la prima volta dopo trent'anni, ha indetto alla fine di giugno la «II Conferenza nazionale sulle servitù militari», voluta dal Ministro Pinotti, e si è convenuto proprio in quella sede di istituire tavoli tecnici Difesa/singole regioni, operanti nell'ambito dei Comitati misti paritetici, per l'esame delle situazioni e degli assetti regionali, militari e civili, e per lo studio di percorsi Pag. 4condivisi di efficientamento e di ottimizzazione delle attività. Le servitù militari saranno sicuramente trattate anche nell'ambito del Libro bianco della difesa, di cui sono state tracciate le linee guida, ma di cui è in corso di approntamento la parte conseguente.
  L'aver voluto questa Conferenza fra Stato e le tre regioni maggiormente interessate – si è poi addivenuto a un Protocollo d'intesa con il Friuli e la Puglia – non è mai stato considerato dalla Difesa un punto di arrivo, bensì un punto di partenza. Noi non abbiamo mai intravisto nelle dichiarazioni del presidente Pigliaru e nella conseguente deliberazione della giunta regionale che ci è stata espressa una chiusura, bensì una serie di argomentazioni da esaminare con dovizia e correttezza in maniera da poter dare delle risposte precise e puntuali alla regione Sardegna.
  Risposte che evidentemente da un lato devono contemperare le esigenze delle Forze armate, che se non si addestrano rendono inutili anche i soldi spesi o presi dai contribuenti, dall'altro lato sono assolutamente nella nostra intenzione per pervenire a delle condizioni che rispettino non solo la sicurezza dell'ambiente ma anche la sicurezza delle persone, considerando anche che le prime persone coinvolte sono proprio le persone militari che in quei poligoni o in quelle infrastrutture vivono 365 giorni all'anno.

  PRESIDENTE. L'onorevole Francesco Sanna ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Pes n. 2-00667, di cui è cofirmatario.

  FRANCESCO SANNA. Signor Presidente, rappresentante del Governo, ringraziamo per la precisione con la quale è stato ricostruito il fatto, l'incidente. Di questo potremmo dirci soddisfatti perché, tra quello che ha detto l'onorevole Pes e quello che ha riferito il sottosegretario Rossi, abbiamo capito che cosa è successo: è successo che probabilmente le dotazioni di sicurezza del poligono di Capo Frasca – in quel particolare momento tirava il vento, hanno sbagliato bersaglio, le scintille hanno fatto prendere fuoco a sterpaglie probabilmente non sistemate prima – non sono state sufficienti, diciamo così, ad assicurare una sicurezza effettiva.
  Ma quello che ci interessa qui è ovviamente ben altro. Abbiamo ricordato i dati dell'impegno di territorio e quindi anche di attività economiche, di sacrifici ambientali e paesaggistici, di impiego e di modello di sviluppo che l'impatto delle servitù militari oggi ancora segna sulla Sardegna. Siamo ovviamente dentro una nozione costituzionale di dovere di tutto il Paese di assicurare alle Forze armate capacità addestrative tali da poter porre le condizioni di un'efficiente difesa della patria. Ma questa difesa della patria spetta a tutta l'Italia; l'esigenza addestrativa non può spettare per il 65 per cento dell'Italia ad una regione che vale l'8 per cento del territorio e il 3 per cento della popolazione.
  È una perequazione che noi chiediamo e la via della perequazione è stata già esaminata, istruita e decisa – vorrei dire – dal Parlamento. Il Parlamento ha approvato all'unanimità, nella scorsa legislatura, e l'ha ripetuto in sede di Commissione in questa, una mozione nella quale c’è scritto molto chiaramente che bisogna dismettere due dei tre poligoni presenti in Sardegna, Capo Teulada e Capo Frasca, e bisogna riqualificare il poligono di Quirra, eliminando tutte le attività rischiose per la salute e riducendo quelle rischiose per l'ambiente. Nel frattempo, bisogna fare investimenti per le bonifiche e bisogna mettere in piedi attività alternative di impatto economico significativo in queste zone.
  Non è possibile che si facciano sforzi addestrativi con tecnologie anche allo stato dell'arte militari, ma anche di utilizzo duale, come dicono i tecnici, quindi in campo civile, ma certamente la percentuale di investimento nella ricerca, nell'innovazione e nella produzione di queste tecnologie non ricade certamente sulla Sardegna. Dal 65 per cento di impatto sulla Sardegna delle servitù militari allo zero virgola di impatto delle attività di Pag. 5ricerca e produzione tecnologica c’è – direi – l'enorme distanza e l'incomprensione tra quello che capita in quel territorio, quindi quello che percepisce la popolazione, e quello che invece noi realizziamo quotidianamente nei fatti.
  Se non facciamo quello che il Parlamento ha detto di fare, sottosegretario, allora questo non è un Governo – come invece ha detto e per la quale affermazione e stile di Governo ha meritato la fiducia del Parlamento – che fa delle riforme vere, reali e veloci, lo stile e la cifra della sua esistenza.
  Si tratta, quindi, di applicarlo il riformismo, non solamente di annunciarlo o declamarlo. Dismissione: quando ? Entro la legislatura per i due importanti poligoni di Capo frasca e di Capo Teulada; importanti per l'esercito, ma importanti anche per un recupero del territorio. Riduzione poi di quello di Quirra, con tutte le attività che noi abbiamo detto.
  Domani c’è – e concludo – una grande manifestazione, una manifestazione che probabilmente racconterà stati d'animo esasperati, racconterà e griderà un rifiuto totale della presenza del sistema dell'esercito. Io le dico che solamente fatti concreti, solamente realizzazioni rispettose dell'indirizzo politico che il Parlamento ha dato al Governo consentiranno risposte razionali e persuasive a chi oggi rifiuta completamente l'idea stessa che un Paese possa organizzare una sua difesa armata per garantire la pace e intervenire laddove la tutela di situazioni di disprezzo della vita dell'uomo meritano di intervenire con la copertura degli organismi internazionali.
  Metteteci a disposizione le armi della politica, fate quello che il Parlamento ha chiesto di fare.

(Tempi e modalità per l'adozione e l'attuazione della Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici – n. 2-00669)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Mariastella Bianchi ed altri n. 2-00669, concernente tempi e modalità per l'adozione e l'attuazione della Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Mariastella Bianchi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  MARIASTELLA BIANCHI. Signor Presidente, intendo illustrarla. L'interpellanza che abbiamo rivolto al Governo riguarda l'adozione della Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, una Strategia che è di assoluta necessità per il nostro Paese, visto l'impatto già drammatico che i cambiamenti climatici hanno sul nostro territorio. Le cronache recenti, purtroppo, ci ricordano drammaticamente qual è il peso delle trasformazioni già in atto: gli ultimi eventi drammatici in Gargano, l'evento che si è abbattuto sulla provincia di Treviso, a Refrontolo, nei primi giorni di agosto, con una precipitazione eccezionale che ha portato ad un'alluvione che è costata la vita a quattro persone e danni milionari a quella zona, ciò che è successo nelle Marche, a Senigallia in particolare, ma anche in altri comuni della provincia di Ancona, quanto è successo in Sardegna nel novembre 2013.
  L'elenco potrebbe essere molto lungo ed è un elenco che ci dice quanto già l'aumento della temperatura media sta provocando, degli impatti anche sul nostro territorio, con il ripetersi di eventi eccezionali – continuiamo a definire eccezionali eventi atmosferici che, però, purtroppo, diventeranno sempre più frequenti – che si abbattono su un territorio che, naturalmente, è reso fragile dalle sue caratteristiche geologiche, ma, ovviamente, purtroppo, anche da anni e anni di uso sconsiderato del territorio, con una cementificazione eccessiva, con una scarsa cura, con una mancanza di manutenzione e di messa in sicurezza.
  Su questo territorio, quello italiano, così fragile, l'impatto, quindi, dei cambiamenti climatici diventa ancora più grave, e diventa, quindi, tanto più necessario adottare Pag. 6la Strategia di adattamento opportuna, che deve servire a mettere in sicurezza zone del Paese che, fino a questo momento, non abbiamo considerato come zone di particolare rischio, e che deve servire anche ad attrezzare le comunità nel modo migliore, per rispondere alle minacce in atto. Dobbiamo arrivare a territori e comunità che siano effettivamente «resilienti», per usare un termine che viene normalmente utilizzato, e cioè capaci di assorbire l'impatto di un evento drammatico nel modo migliore possibile, contenendo i danni, riducendo le perdite e riuscendo subito a ripartire sulla strada giusta.
  L'impatto dei cambiamenti climatici è qualcosa che noi tutti dobbiamo avere molto, molto più presente nella nostra attività politica, nell'attività del Governo, nelle nostre preoccupazioni ed azioni quotidiane. Proprio nel giorno in cui abbiamo presentato l'interpellanza, il 9 settembre scorso, è uscito l'ennesimo rapporto, dell'Organizzazione meteorologica mondiale dell'ONU, che ha confermato l'allarme estremo per la concentrazione record di gas serra nell'atmosfera, ha confermato il fatto che sia in corso un'impennata, ancora in questi ultimi anni, che sta portando ad un rapido aumento – purtroppo, invece di invertire la marcia, vi è ancora un rapido aumento – delle emissioni di gas serra, e ha confermato, di nuovo, che questa concentrazione, che porta all'aumento della temperatura media globale, è dovuta essenzialmente all'attività dell'uomo, è dovuta all'uso di combustibili fossili, di carbone, petrolio e gas, che mandano nell'atmosfera gas serra che restano intrappolati nell'atmosfera e rimandano radiazioni solari in eccesso sul nostro pianeta, portando, quindi, ad un aumento della temperatura media globale.
  Sappiamo tutti che la soglia critica considerata dagli scienziati dell'ONU come la soglia per evitare impatti catastrofici è quella di un aumento di 2 gradi centigradi rispetto alle temperature registrate nel periodo precedente alla rivoluzione industriale. Sappiamo, purtroppo, che questo livello record, questo livello di soglia critica, si sta molto drammaticamente avvicinando. Con il ritmo attuale, noi rischiamo di arrivare a fine secolo ad aumenti tra i 3,8 e i 4,5 gradi, che avrebbero impatti letteralmente catastrofici sulla possibilità per noi di continuare a vivere sulla Terra nelle condizioni con le quali abbiamo vissuto fino a questo momento. Questo ci dice che non serve soltanto una Strategia di adattamento, che naturalmente è essenziale, ma che sono indispensabili le azioni di mitigazione, e quindi di riduzione delle emissioni di gas serra.
  E serve assolutamente un impegno del Governo, che sono certa non mancherà, per raggiungere l'accordo globale che tutti speriamo si raggiunga a Parigi nel 2015, anche sulla spinta del vertice promosso dal Segretario generale dell'ONU, Ban Ki-Moon.
  Sulla strategia nazionale di adattamento noi dobbiamo rispondere ad un'esigenza che è del nostro Paese, dei nostri territori, delle nostre comunità, ma anche a un impegno comunitario. L'Unione europea ha lanciato una strategia più europea di adattamento, sono già 17 i Paesi membri dell'Unione europea che hanno adottato la propria strategia nazionale. Nel nostro Paese molto lavoro è stato già fatto, l'elaborazione è stata avviata nel luglio del 2012 e affidata al Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici, è stata già oggetto di un'ampia condivisione e di un'ampia consultazione pubblica, come è giusto che sia per un documento di questa importanza che è particolarmente cruciale, proprio perché il Mediterraneo e il nostro Paese sono aree che subiscono già, e che subiranno comunque in un breve periodo, un impatto molto forte dei cambiamenti climatici.
  Ecco, quindi, la nostra interpellanza al Governo ha proprio come oggetto questo: la richiesta di conoscere a che punto siamo arrivati nell’iter di elaborazione della Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici e quali misure il Governo intenda adottare per arrivare al più presto alla sua completa definizione, alla sua adozione e, soprattutto, alla sua attuazione.

Pag. 7

  PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Bianchi anche per la sintesi. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, onorevole Silvia Velo, ha facoltà di rispondere.

  SILVIA VELO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, l'onorevole Bianchi nell'illustrazione della sua interpellanza ha illustrato obiettivi, priorità, preoccupazioni, strategie che sono assolutamente condivise dal Ministero, dal Governo e, ovviamente, dalla sottoscritta. L'approccio è condivisibile: da una parte rafforzare il nostro impegno sulla riduzione delle emissioni e, quindi, sulla lotta ai cambiamenti climatici, dall'altra attivare strumenti e misure per reagire a quelli che sono, comunque, cambiamenti climatici già in atto e di cui già vediamo gli effetti, così come ha riferito l'onorevole Bianchi. Su questo il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è impegnato in iniziative e programmi governativi sia in sede nazionale, sia nei consessi internazionali, perché seguiamo, anche e soprattutto in occasione della Presidenza del semestre europeo da parte dell'Italia, anche nelle sedi internazionali, con grande impegno, non solo politico, ma anche finanziario, progetti che riguardano le cooperazioni sulla lotta ai cambiamenti climatici. Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è da tempo impegnato nella complessa problematica degli impatti del cambiamento climatico che rappresenta una delle maggiori sfide che l'umanità dovrà affrontare nei prossimi anni.
  In merito a quanto richiesto, si informa che la competente direzione generale ha svolto un articolato e complesso lavoro di coordinamento per un ampio e condiviso processo di acquisizione dei dati e delle informazioni necessarie ad individuare impatti, vulnerabilità, criticità e misure da adottare, al fine di elaborare ed adottare la Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, nonché le misure per giungere in breve tempo alla sua completa definizione, adozione e attuazione. L'obiettivo della Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici è di contribuire a rendere il Paese, come è stato detto, più resiliente agli impatti del cambiamento climatico in coerenza con quanto indicato dalla strategia europea di adattamento al cambiamento climatico e alla piattaforma denominata Climate-adapt realizzata dall'Agenzia europea dell'ambiente. Essa stabilisce e fornisce altresì un quadro delle vulnerabilità settoriali e cross-settoriali e un portfolio di misure suddivise per categorie strutturali, ecosistemiche, legislative, informative e comunicative.
  Il Ministero è altresì impegnato nella messa a punto di una road map in vista della successiva pianificazione delle azioni di adattamento, analizzando a questo fine gli strumenti finanziari messi a disposizione dalla nuova programmazione comunitaria, innanzitutto LIFE e poi fondi strutturali 2014-2020.
  Il 4 settembre ultimo scorso il progetto di Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici è stato trasmesso alla Conferenza permanente Stato-regioni al fine di acquisirne il previsto parere. A tal fine, poi, è prevista la convocazione di un tavolo tecnico, entro il corrente mese, per procedere all'esame congiunto del documento, al fine della sua formale ed effettiva adozione.
  Condividendo la sollecitazione degli onorevoli interpellanti, ci attiveremo, mi attiverò, affinché questa procedura venga completata nel più rapido tempo possibile, perché al momento dell'adozione poi inizia l'impegno e il lavoro vero e proprio, che riguarderà Governo nel suo complesso e Parlamento nel suo complesso per arrivare da un documento di indirizzo e di obiettivi a quella che è la fase della realizzazione degli obiettivi.
  Credo che dovremo lavorare in maniera più ampia e condivisa possibile affinché questa Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici, insieme ai documenti che riguardano gli obiettivi di lotta ai cambiamenti climatici, diventi la cornice all'interno della quale si improntino complessivamente le politiche economiche Pag. 8e le politiche di crescita del nostro Paese e più complessivamente anche dell'Unione europea.

  PRESIDENTE. L'onorevole Mariastella Bianchi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  MARIASTELLA BIANCHI. Signor Presidente, ringrazio il Governo per la risposta, sia per la riassicurazione sui tempi rapidi, che consideriamo certi, di adozione della Strategia, sia per la sottolineatura finale. La sfida dei cambiamenti climatici deve davvero divenire centrale nelle politiche tutte del nostro Paese e dell'Unione europea, nelle politiche economiche, nelle politiche di creazione di posti di lavoro, nelle politiche che riguardano ogni settore nel nostro ambito.
  Ha fatto molto bene il sottosegretario anche a ricordare come la programmazione di risorse comunitarie e nuovi fondi strutturali abbiano deciso e come ci sia un affidamento molto preciso sull'azione di contrasto ai cambiamenti climatici, se è previsto che il 20 per cento delle risorse complessive messe a disposizione degli Stati membri debbano essere indirizzate, lungo i diversi 11 obiettivi tematici, esattamente al contrasto ai cambiamenti climatici.
  È particolarmente importante anche la prima sottolineatura che ha fatto il Governo, cioè l'impegno a rafforzare i nostri sforzi di natura diplomatica, per così dire, di costruzione di un obiettivo avanzato al livello europeo, di costruzione di un'evoluzione e di una transizione necessaria anche nel nostro Paese per arrivare ad una riduzione drastica delle emissioni di gas serra.
  Quello che noi dobbiamo realizzare è una vera e propria rivoluzione energetica. Noi dobbiamo essere perfettamente e totalmente consapevoli del fatto che questa minaccia enorme che abbiamo davanti è in realtà anche una grandissima opportunità. Sappiamo con esattezza, perché la comunità scientifica ce lo dice, che la minaccia che stiamo correndo dipende dall'uso di combustibili fossili, dipende da carbone, petrolio e gas, dipende dal nostro modo tradizionale di produrre e consumare energia.
  Allora quello che noi dobbiamo fare come Italia, come Europa, come contributo alla costruzione di un nuovo modello di sviluppo che riguardi l'intero insieme dei Paesi sviluppati, dei Paesi già ormai molto industrializzati e l'insieme dei Paesi in via di sviluppo, è arrivare ad una nuova forma di energia e arrivare finalmente ad energie pulite, centrate sull'efficienza energetica, sulle rinnovabili e sulle reti intelligenti.
  Noi non possiamo e non dobbiamo, perché non corrisponderebbe alla verità, vedere i cambiamenti climatici solo come una minaccia terribile. Si tratta di qualcosa che certamente ci impone di agire, ma qualcosa che possiamo affrontare vincendo questa partita, già con le tecnologie che abbiamo a disposizione. La nostra generazione è già perfettamente in grado di affrontare questa sfida e di vincerla, trasformando il modo con il quale produciamo l'energia e consentendo ai nostri territori e alle nostre comunità di resistere al meglio agli impatti che, purtroppo, sono inevitabili nel breve periodo.
  Quindi, Presidente, ringrazio il Governo per le informazioni che ci ha dato oggi. Sono certa che l'impegno del sottosegretario all'adozione in tempi rapidi e certi della Strategia nazionale di adattamento sarà rispettato e sono certa che il Parlamento tutto, insieme al Governo, adotterà tutte le misure necessarie a rendere operativa la strategia e a procedere anche negli altri versanti fondamentali di riduzione delle emissioni di gas serra e, quindi, di abbandono dell'uso dei combustibili fossili.

(Chiarimenti ed iniziative in ordine ai costi e all'organizzazione dell'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, anche al fine di valutarne la chiusura – n. 2-00661)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Fedriga ed altri n. 2-00661, concernente Pag. 9chiarimenti ed iniziative in ordine ai costi e all'organizzazione dell'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, anche al fine di valutarne la chiusura (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  L'onorevole Rondini ha facoltà di illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, come abbiamo segnalato nella premessa – questione che sarà sicuramente nota anche al Governo –, l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, noto anche con l'acronimo UNAR, è stato istituito con il decreto legislativo n. 215 del 2003 e opera presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, nell'ambito del Dipartimento per le pari opportunità.
  Secondo quanto si apprende dal sito del Dipartimento da cui dipende, nella sezione «Compiti e servizi» dell'UNAR, tale ufficio avrebbe la funzione di «garantire, in piena autonomia di giudizio e in condizioni di imparzialità», l'effettività del principio di parità di trattamento fra le persone, di vigilare sull'operatività degli strumenti di tutela vigenti contro le discriminazioni e di contribuire a rimuovere le discriminazioni fondate sulla razza e l'origine etnica, analizzando il diverso impatto che le stesse hanno sul genere e il loro rapporto con le altre forme di razzismo di carattere culturale e religioso ai sensi dell'articolo 7, comma 2, del decreto legislativo n. 215 del 2003 e del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 dicembre 2003.
  Sempre da tale sito ufficiale si apprende che «secondo quanto previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, inerente la costituzione e l'organizzazione interna dell'UNAR, l'ufficio per l'attuazione dei propri compiti si avvale di un contingente composto da personale appartenente ai ruoli della Presidenza del Consiglio e di altre amministrazioni pubbliche, nonché di esperti anche estranei alla pubblica amministrazione, dotati di elevata professionalità nelle materie giuridiche, nonché nei settori della lotta alle discriminazioni, dell'assistenza materiale e psicologica ai soggetti in condizioni disagiate, del recupero sociale, dei servizi di pubblica utilità, della comunicazione sociale e dell'analisi delle politiche pubbliche».
  Dal sito di cui sopra non è dato, però, sapere precisamente e complessivamente chi lavora o collabora nell'ambito dell'UNAR, stante, per alcune figure professionali previste dall'organigramma, indicata solo la dicitura «in attesa di nomina» e, a quanto consta agli interpellanti, per i numerosi contratti co.co.co. con cui sono stati conferiti incarichi professionali a vario titolo. Solo a titolo esemplificativo, tra i bandi pubblicati sul sito dell'UNAR vi è «UNAR, indagine di mercato per la realizzazione di un servizio di acquisizione di dati informativi e statistici aggiornati sullo stato dell'immigrazione» in Italia, che non è chiaro come possa rientrare nelle finalità dell'ufficio di cui sopra, essendo più competenza del Ministero dell'interno.
  Non si tratta della prima volta che l'UNAR si occupa e finanzia con soldi pubblici iniziative che vanno oltre e al di là delle sue competenze: è ben nota, infatti, la recente vicenda della diffusione nelle scuole, anche elementari, degli opuscoli «Educare alla diversità a scuola», realizzati dall'Istituto Beck su mandato dell'UNAR che aveva provocato la forte reazione delle associazioni dei genitori, ma anche, successivamente, del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, che ne ha bloccato la diffusione perché mai informato dell'iniziativa.
  Su questa questione noi riteniamo sia opportuno soffermarsi e fare riferimento alla vicenda. La notizia dei tre opuscoli, che, con tanto di loghi istituzionali, sconsigliano ai maestri di leggere in classe le fiabe perché tendono a promuovere solo il modello di famiglia tradizionale, ha suscitato la reazione del Dipartimento per le pari opportunità. Il Viceministro Maria Cecilia Guerra ha sconfessato l'iniziativa e inviato una formale nota di demerito a Marco De Giorgi, il direttore dell'UNAR. Ma contro il Viceministro e il quotidiano Avvenire, che per primo ha denunciato la questione, si scagliano e si sono scagliate le associazioni LGBT.Pag. 10
  Come dicevo prima, i tre volumi fanno parte del kit «Educare alla diversità» realizzato dall'Istituto Beck, sulla base di un contratto con l'UNAR che risale a dicembre 2012.
  Questa è una conferma che ci è stata data dal Viceministro Guerra. «È stata l'UNAR» spiega ancora il Viceministro «ad autorizzare la diffusione di questo materiale (...) prima solo sul sito dell'Istituto Beck e poi, in maniera più ampia, lo scorso 4 febbraio. E questo» sottolinea il Viceministro «senza che il direttore De Giorgi me ne desse alcuna informazione, né che io fossi a conoscenza degli esiti della ricerca di cui, del resto, ignoravo addirittura l'esistenza».
  Per questo il Viceministro ha inviato, come dicevo prima, una formale lettera di demerito a De Giorgi e naturalmente, oltre alle reazioni del Viceministro Guerra, noi abbiamo registrato ed è stata registrata anche la reazione del MIUR, tirato in ballo per la diffusione degli opuscoli agli insegnanti. «Il fatto che gli opuscoli sulla diversità siano stati redatti dall'UNAR e diffusi nelle scuole senza l'approvazione del dipartimento pari opportunità, da cui dipende, e senza che il Ministero dell'istruzione ne sapesse niente, è una cosa grave: chi dirige l'UNAR ne tragga le conseguenze»: queste sono le affermazioni di Gabriele Toccafondi, sottosegretario al Ministero dell'istruzione.
  Quindi, noi riteniamo che forse, a causa ed a seguito di questa vicenda, che noi riteniamo assolutamente grave, probabilmente chi è responsabile avrebbe dovuto trarre le giuste conseguenze e magari rinunciare all'incarico che oggi ha.
  Naturalmente, le reazioni del Viceministro Guerra hanno suscitato l'immediata reazione delle associazioni LGBT, che difendono a spada tratta il progetto didattico e parlano di vergognosa censura sull'educazione alla diversità, di dichiarazioni sorprendenti e totalmente inaspettate, di squalifica in maniera pericolosa dell'intervento informativo. Noi invece sposiamo in parte la presa di posizione del Viceministro e riteniamo che assolutamente non rientri fra i compiti dell'UNAR diffondere quel tipo di materiale.
  Passando invece ad un'altra parte, ad altra questione legata all'attività dell'UNAR e all'organizzazione dell'UNAR, noi ci chiediamo inoltre quale sia il «personale appartenente ai ruoli della Presidenza del Consiglio e di altre amministrazioni pubbliche, nonché (...) esperti anche estranei alla pubblica amministrazione» che lavora e collabora a qualunque titolo con l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, con indicazione del nome, della qualifica, della tipologia del contratto, del compenso e della professionalità per ciascuno. Questo soprattutto in ragione del fatto che, fra i nomi delle persone facenti parte della struttura UNAR, pubblicati sul sito dell'UNAR e i nomi pubblicati sul sito del Ministero per le pari opportunità, ci sono delle differenze, ossia: in quello dell'UNAR appaiono più persone, tra il personale amministrativo, che il sito del Ministero invece non riporta. In particolare, riporta i nomi di Di Rienzo, Patriarca, Pluchinotta Palmeri, Viviani, Zingaretti, nomi che, invece, sul sito del Ministero per le pari opportunità non compaiono nell'organigramma. Quindi, chiediamo che venga fatta un po’ di chiarezza, rispetto anche a quello che è l'organigramma di questo istituto.
  In più, chiediamo quali siano stati i costi complessivi, negli anni dal 2011 ad oggi, per le iniziative, le pubblicazioni, i bandi, il personale e i consulenti dell'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali.
  Quindi, chiediamo al Governo se non ritenga appropriato l'utilizzo da parte dell'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali dei fondi assegnati per le sue specifiche finalità per la pubblicazione degli opuscoli citati in premessa e se non ritenga opportuno, ai fini di una politica di contenimento dei costi e di razionalizzazione delle risorse, anziché operare tagli al compatto sicurezza – piuttosto che a quello della sanità, come recentemente abbiamo appreso anche dai giornali Pag. 11come possibilità – disporre la chiusura dell'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Ivan Scalfarotto, ha facoltà di rispondere.

  IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, naturalmente rispondo all'interpellanza degli onorevoli Fedriga ed altri e anche all'illustrazione dell'onorevole Rondini. Il tema è stato, tra l'altro, oggetto anche di precedenti risposte del Governo in Aula, ma evidentemente è il caso di rispondere appunto all'interpellanza urgente che gli onorevoli hanno rivolto all'Esecutivo.
  L'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, noto appunto anche con l'acronimo di UNAR, è stato istituito con funzioni di controllo e garanzia della parità di trattamento e dell'operatività degli strumenti di tutela presso il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri dall'articolo 7 del decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 215, recante attuazione della direttiva 2000/43/CE per la parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica e ha, in primo luogo, il compito di svolgere – cito – «in modo autonomo e imparziale attività di promozione della parità e di rimozione di qualsiasi forma di discriminazione fondata sulla razza o sull'origine etnica». In modo particolare, rientra tra i compiti dell'UNAR la promozione di studi, ricerche, corsi di formazione e scambi di esperienze, svolti in collaborazione con le associazioni e gli enti che svolgono attività nel campo della lotta alle discriminazioni, con altre organizzazioni operanti nel settore e con istituti specializzati, anche al fine di elaborare linee guida in materia di lotta alle discriminazioni.
  In merito a quanto richiesto dagli onorevoli interpellanti in ordine alle risorse umane e finanziarie di cui dispone l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, si rappresenta quanto segue. Per lo svolgimento delle sue funzioni, secondo quanto stabilito dall'articolo 2, comma 3, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 dicembre 2003, l'UNAR si avvale di un contingente composto da personale appartenente ai ruoli della Presidenza del Consiglio e di altre amministrazioni pubbliche collocato in comando, aspettativa o fuori ruolo presso la Presidenza, quantificato come segue: un dirigente generale coordinatore dell'Ufficio; due dirigenti preposti ai servizi in cui si articola l'UNAR; otto unità di area C e dieci unità di area B. L'UNAR può avvalersi, inoltre, di cinque unità di ulteriore personale, non appartenente ai ruoli della Presidenza del Consiglio, compresi magistrati, avvocati e procuratori dello Stato, in posizione di comando, aspettativa o fuori ruolo, nonché di un contingente di esperti, anche estranei all'amministrazione, nel limite massimo di cinque unità. Pertanto, l'UNAR, sin dalla sua costituzione, si è avvalso di personale proveniente da altre amministrazioni pubbliche, come peraltro stabilito dal sopra menzionato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, individuato sulla base di specifici e documentati elementi curricolari attinenti alle peculiari funzioni istituzionali dell'Ufficio.
  Si fa presente, altresì, che, sulla base di quanto stabilito dall'articolo 7, commi 6 e 6-bis, del decreto legislativo 30 marzo 2011, n. 165, che attribuisce alle amministrazioni pubbliche la possibilità di conferire incarichi individuali con contratti di lavoro autonomo, di natura occasionale o coordinata e continuativa, ad esperti di particolare e comprovata specializzazione, anche universitaria, per le esigenze a cui non possono far fronte con personale in servizio e secondo procedure comparative pubbliche, l'UNAR si avvale – quindi in base a questo decreto legislativo – di quindici esperti a valere sulle risorse dei fondi strutturali europei. L'attività di tali esperti riguarda, in particolare, l'attuazione delle azioni previste nell'ambito della programmazione FSE di competenza dell'UNAR che, al momento, sta concludendo la realizzazione e la rendicontazione Pag. 12del ciclo 2007-2013. La documentazione relativa alla procedura e agli esiti della selezione comparativa, così come pure i compensi degli esperti citati, selezionati con avviso pubblico del 27 novembre 2013, è visionabile sul sito istituzionale www.governo.it/Amministrazionetrasparente, nell'apposita sezione «consulenti e collaboratori», come prevede la normativa sulla trasparenza della pubblica amministrazione.
  Si evidenzia, infine, che le risorse relative al funzionamento dell'UNAR, comprese iniziative di sensibilizzazione, pubblicazioni, indagini e bandi pubblici, sono quantificate in via ordinaria nel limite massimo di spesa annuo di 2.035.357 euro, derivanti dal Fondo di rotazione per l'attuazione delle politiche comunitarie, di cui all'articolo 5 della legge n. 183 del 1987, come stabilito dall'articolo 29, comma 2, della legge comunitaria 1o marzo 2002, n. 39, recante disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alla Comunità europea – legge comunitaria 2001, in ragione dell'esecuzione della direttiva 2000/43/CE (parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica).
  Le attuali politiche di contenimento dei costi, quindi, non possono non tenere in considerazione tanto la particolare genesi comunitaria dell'ufficio, istituito in attuazione di una normativa europea – alla quale si è fatto prima specifico riferimento – tanto la provenienza delle risorse che lo finanziano per attività che sono ritenute rilevanti, sia a livello nazionale che sovranazionale, nelle politiche di pari opportunità.
  Vorrei anche aggiungere a beneficio dell'onorevole interpellante che sappiamo benissimo che gli atti e gli indirizzi dell'Unione europea in tema di discriminazione sono molto ficcanti, sono molto presenti. L'Unione è molto presente su questo tema e l'Italia naturalmente deve lavorare in questa direzione per ottenere una posizione di leadership che è tipica del ruolo di uno dei fondatori dell'Unione europea. Quindi, non credo di poter rappresentare l'intenzione del Governo nel senso che si debba chiudere l'UNAR ma, al contrario, penso che ci debba essere un obiettivo strategico che è quello di fare del nostro Paese un luogo dove non ci sia spazio per alcuna discriminazione e dove anzi si lavori con grande efficacia per costruire una cultura la più ampia dell'inclusione e del rispetto. Questa è l'Italia che noi vogliamo essere, onorevole Rondini. Quindi, credo che l'UNAR in questo senso sia uno strumento molto efficace proprio nella costruzione di una cultura dell'inclusione e del rispetto e della lotta a tutte le discriminazioni che è esattamente quello che non soltanto l'Unione europea si aspetta da un Paese fondatore come l'Italia ma anche che gli italiani si aspettano da noi.

  PRESIDENTE. L'onorevole Rondini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, no, ritengo che la risposta non ci possa soddisfare anzitutto per una questione legata al momento in cui stiamo vivendo. Oggi sappiamo che non si trovano magari i soldi per la cassa integrazione in deroga e che si fanno tagli alla sicurezza, come abbiamo citato nella premessa e nel dispositivo di impegno della nostra interpellanza urgente, poi però si sperperano soldi pubblici in iniziative come quelle che sono rimbalzate agli onori della cronaca e che hanno visto l'intervento anche del Viceministro Guerra. Quindi, noi riteniamo che l'UNAR sia un carrozzone che potrebbe essere tranquillamente smantellato. I compiti dell'UNAR credo che potrebbero essere svolti tranquillamente dal Ministero dell'interno per quanto riguarda la lotta alla discriminazione ed eventualmente dal Ministero dell'istruzione per quanto riguarda magari campagne finalizzate a prevenire la discriminazione che, tuttavia, non possono essere campagne che vanno nella direzione di insegnare o di forzare la mano, arrivando al punto, come citavamo nel precedente intervento, magari di consigliare il divieto di far leggere nelle scuole Pag. 13le fiabe perché trasmettono e ci ricordano che il modello al quale dobbiamo tendere è quello della famiglia naturale.
  Questi sono compiti che, anche qualora venisse soppresso l'UNAR, il Ministero dell'istruzione non dovrebbe assolvere mentre, al contrario, sarebbero opportune campagne di sensibilizzazione per evitare che ci siano atti di bullismo riconducibili a forme di discriminazione, quello sì.
  Ed in più non ci rispondete sulla questione che abbiamo segnalato che in sostanza è quella relativa al personale che si trova nell'organigramma dell'UNAR in quanto, tra l'elenco delle persone che sono nell'organigramma dell'UNAR pubblicato sul sito dell'UNAR, figurano più persone di quante, invece, non siano pubblicate e elencate in organigramma sul sito del Ministero per le pari opportunità.
  Di più. Credo che l'UNAR, fra l'altro, al di là della questione che ultimamente è rimbalzata agli onori della cronaca, che ha visto anche l'intervento del Viceministro Guerra, non è la prima volta che, in sostanza, la fa fuori dal vaso. C’è un precedente e, a dimostrarlo, è stato il periodico DisOrientamenti: il precedente è quello di una ricerca del 2011, condotta per conto dell'UNAR e finanziata con i fondi europei destinati a Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, dall'associazione «Avvocatura per i diritti LGBT-Rete Lenford». La pubblicazione è a cura del ricercatore di economia, come lui stesso si definisce, Carlo d'Ippoliti, e dell'avvocato specializzato in temi eugenetici e di gender, Alexander Schuster.
  Il comitato scientifico è interamente composto da esponenti del mondo LGBT e teorici delle scienze sociali della corrente. Avanzava già nel 2011 la necessità di azioni antibullismo contro discriminazioni per orientamento sessuale e su identità di genere. Secondo l'opuscolo, le azioni antibullismo si dovevano concretizzare con l'insegnamento di teorie sociali che ipotizzano la non esistenza di due soli generi – maschile e femminile –, stigmatizzando la differenza binaria e artificiale dei due generi, poiché genererebbe sessismo e stereotipi. La pubblicazione promuoveva la formazione nelle scuole, rivolgendosi inizialmente al corpo docente a livello individuale, di gruppo, di classe e di istituto.
  Quindi, c’è un precedente rispetto a quello rimbalzato agli onori della cronaca, che ci dice che, forse, c’è un disegno dietro quella che è l'attività, al di là dello sperpero di denaro pubblico, il cui lusso, in un momento come questo non dovremmo permetterci. Ebbene, c’è un disegno e il disegno è quello, in qualche modo, di far accettare principi che, di fatto, vanno a scardinare quelli che sono i valori sui quali poggiano le società e le comunità.
  Una cosa è – torno a dire – combattere la discriminazione su base etnica, religiosa, piuttosto che legata, magari, alle proprie tendenze sessuali, altra cosa, invece, è trasmettere il messaggio che questa cosa la dobbiamo assolutamente accettare, ritenendo che, anche su tale valore, si possa costruire la nostra comunità.
  Noi crediamo – e torniamo sempre a quella che è la nostra idea di famiglia – che esista un'unica famiglia, che è la famiglia tradizionale, quella formata – e non è un luogo comune – da un uomo e da una donna. Noi riteniamo che campagne di questo tipo, utilizzando i soldi pubblici, non debbano essere assolutamente fatte, riteniamo che i responsabili di questo errore debbano pagare e riteniamo che l'UNAR vada assolutamente sciolto.

(Orientamenti del Governo circa la sussistenza dei presupposti per promuovere la questione di legittimità costituzionale, ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione, con riferimento alla legge elettorale della regione Campania – n. 2-00666)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Scotto n. 2-00666, concernente orientamenti del Governo circa la sussistenza dei presupposti per promuovere la questione di legittimità costituzionale, ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione, con riferimento alla legge elettorale della regione Campania (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).Pag. 14
  Chiedo all'onorevole Scotto se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, questa interpellanza urgente, ovviamente, ha nel titolo la questione della legge elettorale che è estremamente grave, ma ovviamente si allarga rispetto ad alcune iniziative che sono prese all'interno di questo maxiemendamento di 243 articoli al collegato alla legge finanziaria approvato qualche settimana fa, prima della pausa estiva e, tra l'altro, pubblicato sul BURC regionale con qualche settimana di ritardo. I requisiti di urgenza di questa interpellanza ovviamente c'erano a fine mese, ma non siamo stati in grado di poterla presentare prima perché la regione ha ritardato molto la pubblicazione dell'atto. Tuttavia, all'interno di questo atto ci sono una serie di cose che andrebbero indagate: viene surrettiziamente introdotto il condono edilizio, in una regione del Mezzogiorno già profondamente provata sul piano dell'assetto del territorio, sui rischi di dissesto idrogeologico; un territorio sismico, vulcanico. Abbiamo un'area denominata «zona rossa» e lì, invece, si apre una sanatoria che le amministrazioni precedenti avevano impedito, evitando di applicare il condono edilizio del 2004. Il presidente Caldoro e la giunta di centrodestra scelgono la strada, a pochi mesi dalla campagna elettorale delle elezioni regionali, di aprire questa voragine. Dentro questa voragine c’è il rischio che precipiti definitivamente la possibilità di sviluppo e di ripresa della nostra regione.
  Secondo: si sceglie di non andare incontro al referendum popolare del 2011, quello che aveva garantito di evitare che alcuni servizi pubblici essenziali, quali la gestione pubblica dell'acqua, ma non solo, venissero privatizzati. Qui si affida in maniera diretta a gestori privati l'acqua pubblica.
  Infine, dentro ad un collegato alla legge finanziaria, addirittura, si prevede l'innalzamento dello sbarramento dal 5 al 10 per cento per avere diritto all'elezione di un rappresentante in consiglio regionale, qualora una lista non sia associata ad una coalizione elettorale. È una questione molto seria. La scelta di inserire previsioni del genere in una legge collegata alla finanziaria che verte su materia del tutto diversa è inopportuna e, a nostro avviso, illegittima. Alzare lo sbarramento al 10 per cento è in netto contrasto con la Costituzione, perché non garantisce la rappresentanza delle minoranze e impedisce anche a formazioni politiche molto rappresentative di accedere alle assemblee elettive. Questo, in una terra dove nel corso delle ultime consultazioni elettorali la partecipazione al voto è stata inferiore al 50 per cento, inevitabilmente aumenterà la distanza tra cittadini e istituzioni. Noi sappiamo che l'articolo 122 della Costituzione prevede l'autonomia delle regioni nella definizione delle leggi elettorali, ma tuttavia – poiché pensiamo che siano violati altri articoli, il 3 e il 45 – chiediamo al Governo di valutare con la massima urgenza se promuovere una questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte, ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione. A proposito delle prossime elezioni regionali in Campania si potrebbe allargare lo spettro, noi dobbiamo ringraziare il TAR della Calabria se forse addirittura si terranno elezioni regionali in quella regione, nonostante i ritardi continui che sia in sede politica che in sede istituzionale si sono moltiplicati.
  Noi non vorremmo che queste prossime elezioni regionali siano attraversate da un mantra: ricatti, cemento e scarsa partecipazione.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Ivan Scalfarotto, ha facoltà di rispondere.

  IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, la legge cui fa riferimento l'interpellanza è la legge regionale n. 16 del 7 agosto 2014, composta da un solo articolo e appunto, come si diceva, 240 commi. Gli interpellanti, oltre a lamentare che la legge regionale spazia Pag. 15tra le materie più disparate, disciplinando anche il settore delle acque, segnalano che la stessa contiene una significativa modifica della legge elettorale regionale del 2009, raddoppiando dal 5 per cento al 10 per cento la soglia di sbarramento per avere diritto ad un rappresentante nel consiglio regionale.
  Attualmente la suddetta legge, il cui termine per l'impugnativa scadrà, ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione, il 6 ottobre prossimo, è in fase di studio e di istruttoria da parte del Dipartimento per gli affari regionali, le autonomie e lo sport della Presidenza del Consiglio dei ministri. Essa è stata inoltre diramata a tutti i dicasteri interessati, tra i quali il Ministero dell'interno e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
  In proposito, il Ministero dell'interno ha comunicato di non ravvisare profili di incostituzionalità in ordine alla norma elettorale regionale della Campania, inserita nel collegato alla legge di stabilità regionale 2014. In particolare, ha espresso l'avviso che non possa rientrare nelle competenze governative la valutazione di scelte puramente discrezionali operate dal legislatore regionale, nell'esercizio delle sue prerogative costituzionalmente garantite dall'articolo 122 della Costituzione.
  Il citato Ministero ritiene altresì che la disposizione approvata dalla regione Campania, che eleva dal 5 al 10 per cento la soglia che devono raggiungere i candidati a presidente della regione affinché tutte le liste ad essi collegate possano riportare seggi, non sia tale da violare norme costituzionali. Tra l'altro, il Ministero dell'interno rileva che il legislatore regionale (articolo 7, comma 5, lettera d), della legge n. 4 del 2009, come emendato dalla legge in questione) continua a prevedere per le liste la soglia di sbarramento del 3 per cento. Pertanto, la modifica contestata concerne soltanto il salvataggio delle liste che non abbiano riportato tale 3 per cento, ma che siano collegate ad un candidato presidente che abbia raggiunto la suddetta soglia del 10 per cento dei voti, e non più quella del 5 per cento.
  Il Ministero dell'interno precisa inoltre che sbarramenti particolarmente alti sono previsti anche per le consultazioni politiche nazionali. Ciò avviene sia per le elezioni alla Camera dei deputati, laddove occorre che le coalizioni di liste conseguano almeno il 10 per cento dei voti validi sul piano nazionale per poter partecipare al riparto dei seggi, che per quelle al Senato, dove tale soglia è considerevolmente più alta, in quanto le coalizioni di liste devono aver ottenuto almeno il 20 per cento dei voti regionali.
  Il suddetto Ministero ritiene pertanto che nel caso di specie non ricorrano i presupposti per promuovere la questione di legittimità costituzionale, ai sensi dell'articolo 127 della Carta costituzionale.

  PRESIDENTE. L'onorevole Scotto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, non sono affatto soddisfatto: anzi, le dirò, sono anche preoccupato ! Sono preoccupato rispetto ad un’entente cordiale che nel corso degli ultimi giorni si è manifestato tra l'attuale Governo e il presidente della regione Campania. Stiamo al quindicesimo giorno ormai dello «sblocca Italia», e non abbiamo ancora avuto il piacere che esso venga pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale; tuttavia, dentro quello «sblocca Italia» abbiamo ad esempio il commissariamento di Bagnoli, dove chissà perché il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, ha avuto una fugace visita, a Bagnoli il 14 agosto: pochi minuti per firmare un protocollo di intesa e stringere qualche mano, e lodare l'attuale governatore della regione Campania (di centrodestra, ovviamente)..., al momento, sappiamo che quella cosa non c’è, e sappiamo che la gestirà il governo della regione, e non la città di Napoli.
  Ma sappiamo anche che il Ministro dell'interno è esponente del Nuovo Centrodestra, che è all'interno della maggioranza.
  Però ci sfugge, caro sottosegretario Scalfarotto, come sia possibile che al Ministro degli interni non sia giunta la notizia Pag. 16che la legge elettorale che noi dovremmo modificare, quella su cui il Governo sta facendo un pressing molto forte – anche oggi al Senato per votare l’Italicum – sia stata definita incostituzionale dalla Corte. Com’è possibile che la risposta che voi ci date è una risposta che ci richiama una legge che oggi non potrebbe essere più in vigore rispetto alle soglie di sbarramento. Allora, noi ci auguriamo che il Governo il 6 ottobre presenti ricorso e faccia in modo che questa operazione, che rappresenta uno scempio sia sul piano democratico sia anche sul piano del rispetto della volontà popolare, e penso alla vicenda acqua e penso al rischio molto forte sul terreno ambientale che la nostra regione corre. Caro sottosegretario Scalfarotto, si può rispondere in questa maniera così burocratica ? Non l'attribuisco a lei, l'attribuisco al Ministero degli interni, che evidentemente – come sappiamo – da qualche mese subisce una certa fascinazione verso esperienze di Governo di natura asiatica, tuttavia questa risposta che ci viene data non è una risposta. Noi vogliamo capire se voi giudicate incostituzionale una norma che tra l'altro, pur nel rispetto delle prerogative della regione, l'articolo 122, rischia di tradire l'articolo 3 e l'articolo 49 della Costituzione, che prevedono che i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di opinioni politiche, e con diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale e regionale.
  Ci auguriamo che ci sia un ripensamento, altrimenti la posizione di SEL sarà altrettanto dura sia con il governo regionale che con il Governo nazionale.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Ricordo che il Parlamento in seduta comune è convocato lunedì 15 settembre alle ore 15 per procedere alle votazioni per l'elezione di due giudici della Corte costituzionale e di cinque componenti il Consiglio superiore della magistratura. Conseguentemente, secondo le intese intercorse tra i gruppi, la seduta dell'Assemblea di lunedì 15 settembre avrà inizio alle ore 11,30 anziché alle ore 15, come invece previsto dal vigente calendario dei lavori.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 15 settembre 2014, alle 11,30:

  Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
  S. 1216 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo di Jersey sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 13 marzo 2012 (Approvato dal Senato) (C. 2273).
  – Relatore: Picchi.

  S. 1217 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo delle Isole Cook sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Wellington il 17 maggio 2011 (Approvato dal Senato) (C. 2274).
  – Relatore: Picchi.

  Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione nel campo della cultura e dell'istruzione e dello sport fra il Governo della Repubblica italiana ed il Consiglio dei Ministri della Bosnia Erzegovina, fatto a Mostar il 19 luglio 2004 (C. 2125).
  – Relatore: Amendola.

  S. 1166 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Congresso di Stato della Repubblica di San Marino sulla cooperazione Pag. 17per la prevenzione e la repressione della criminalità, fatto a Roma il 29 febbraio 2012 (Approvato dal Senato) (C. 2271).
  – Relatore: Arlotti.

  S. 1301 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di San Marino in materia di collaborazione finanziaria, fatto a San Marino il 26 novembre 2009 (Approvato dal Senato) (C. 2278).
  – Relatore: Gianluca Pini.

  Ratifica ed esecuzione del Trattato sul trasferimento delle persone condannate tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica federativa del Brasile, fatto a Brasilia il 27 marzo 2008 (C. 2080-A).
  e dell'abbinata proposta di legge: BUENO (C. 996).
  – Relatore: Porta.

  Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federativa del Brasile riguardante lo svolgimento di attività lavorativa da parte dei familiari conviventi del personale diplomatico, consolare e tecnico-amministrativo, fatto a Roma l'11 novembre 2008, con Scambio di lettere interpretativo, fatto a Roma il 28 agosto e il 12 ottobre 2012 (C. 1923).
  – Relatore: Porta.

  Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica argentina riguardante lo svolgimento di attività lavorativa da parte dei familiari conviventi del personale diplomatico, consolare e tecnico-amministrativo, fatto a Roma il 17 luglio 2003, con Scambio di lettere interpretativo, fatto a Roma il 25 giugno 2012 e il 3 settembre 2012 (C. 2086).
  – Relatore: Porta.

  S. 1302 – Ratifica ed esecuzione del Protocollo aggiuntivo alla Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Corea per evitare le doppie imposizioni e per prevenire le evasioni fiscali in materia di imposte sul reddito, e relativo Protocollo, del 10 gennaio 1989, fatto a Seoul il 3 aprile 2012 (Approvato dal Senato) (C. 2419).
  – Relatore: Amendola.

  La seduta termina alle 10,45.