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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 269 di martedì 22 luglio 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 11,05.

  ANNALISA PANNARALE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Baretta, Bindi, Capezzone, D'Ambrosio, Fraccaro, Gregorio Fontana e Sereni sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente settantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,07).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 11,30.

  La seduta, sospesa alle 11,08, è ripresa alle 11,35.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Sull'ordine dei lavori.

  RENATO BRUNETTA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore, potete accomodarvi ?

  RENATO BRUNETTA. Signora Presidente, vista la recente lettera dell'onorevole Galan, con la quale egli chiede che gli venga consentito di poter essere presente alla discussione in Aula sul primo punto oggi all'ordine del giorno, riguardante la domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della sua custodia in carcere, poiché in Conferenza dei presidenti di gruppo non è stata raggiunta l'unanimità circa la possibilità di acconsentire a questa sua presenza, visto che l'onorevole Galan è degente in ospedale e impossibilitato ad essere presente, la decisione, a questo punto, spetta all'Aula.
  Le chiedo, pertanto, di porre in votazione il rinvio ad altra seduta, per permettere, Pag. 2poi, alla Conferenza dei presidenti di gruppo di ricalendarizzare, in relazione, io credo, al diritto dell'onorevole Galan di essere presente al dibattito relativo alla domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della sua custodia in carcere. Credo che questo sia un punto basilare e fondamentale di rispetto dei diritti della persona e di rispetto di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Colleghi, su questa proposta avanzata dal presidente Brunetta concederò la parola, ai sensi dell'articolo 45 del Regolamento, ad un deputato per ciascun gruppo che ne faccia richiesta, per non più di cinque minuti.
  Ha chiesto di parlare il presidente Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, come abbiamo avuto già modo di discutere in Conferenza dei presidenti di gruppo, prima dell'Aula, noi abbiamo il dovere di contemperare due esigenze: il dovere della Camera di rispettare il calendario e di esprimersi e la possibilità dell'onorevole Galan di poter essere presente al momento del voto. Noi, questa richiesta, la comprendiamo, tant’è che in Conferenza dei presidenti di gruppo già tre volte si è scelto di rinviare la calendarizzazione, quando già da due settimane la Giunta per le autorizzazioni aveva esaurito il proprio lavoro.
  E vorrei dire, sommessamente, che già nella Giunta vi era stata la possibilità di garantire il principio del contraddittorio, e quindi l'onorevole Galan aveva avuto la possibilità di confrontarsi e di depositare una memoria. Adesso abbiamo la necessità di scegliere e pensiamo che, dopo tre rinvii, quest'Aula abbia il diritto e il dovere di esprimersi. Quindi, siamo contrari alla proposta di rinvio e voteremo in tal senso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Signor Presidente, colleghi, è stato detto dal presidente Brunetta che questo rinvio serve per tutelare dei diritti.
  Così ha detto il presidente Brunetta. Ebbene, il MoVimento 5 Stelle della tutela dei diritti ha fatto una battaglia fin dall'inizio e credo che tutte le nostre azioni parlamentari dimostrano che questa battaglia l'abbiamo fatta con i fatti e non con le parole.
  Ma qui ci troviamo in tutta un'altra questione, Presidente. Noi stiamo parlando dell'immunità parlamentare. L'immunità parlamentare è una guarentigia, quindi non un diritto sancito dalla Costituzione per tutti i cittadini italiani, ma solo per alcuni cittadini, Presidente. E questo diritto era stato inventato per evitare che giudici evidentemente poco attenti alla propria attività utilizzassero il proprio potere per perseguitare gli eletti al Parlamento, violando l'integrità del plenum. Questo è il senso dell'immunità parlamentare. Che poi si voglia contestare oppure no è un fatto politico, ne potremmo parlare e ne parleremo nelle sedi opportune. Dunque, perseguitare: di questo si parla, di persecuzione, non di altro, non di altri fantomatici diritti, Presidente.
  La Giunta delle autorizzazioni, Presidente, ha valutato la questione in un arco di tempo che ha superato i 30 giorni assegnati alla Giunta per valutare la presenza di questa persecuzione. Li ha superati abbondantemente: siamo arrivati a 40 giorni. In quei 40 giorni il deputato Galan è stato sentito dalla Giunta, ha depositato ben tre memorie difensive, valutate dalla Giunta. E basta andare a leggere i resoconti per verificare che ciò è vero. La Giunta si è espressa e, a maggioranza, ha detto che il deputato Galan non è un perseguitato dalla magistratura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Presidente, il MoVimento 5 Stelle ha già acconsentito a un primo rinvio, perché – a differenza di quello che si dice in giro – non ha alcuno spirito giustizialista, non gode (Commenti)... No, assolutamente... non gode assolutamente nel vedere privati Pag. 3della libertà gli altri cittadini. Ma se un giudice delle indagini preliminari, con un'ordinanza di 770 pagine, che ha portato all'arresto in carcere di 25 persone, ha chiesto l'arresto del deputato Galan vuol dire che un motivo c’è, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Allora, visto che non sono perseguitati gli altri 24 che sono stati mandati in carcere e che poi questo ordinamento – Presidente, mi faccia dire anche questo – garantisce un ventaglio di possibilità per non rimanere in carcere, lo abbiamo visto con il deputato Genovese – bene ha fatto il PD a votare per l'arresto –, che dopo due giorni è andato agli arresti domiciliari, nulla vieta che possa fare la stessa identica cosa anche il deputato Galan. In questo caso, Presidente, il problema è che non ci sono cittadini di serie A e non ci sono cittadini di serie B: i cittadini sono tutti uguali davanti alla legge italiana ed è ancora così per fortuna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Allora, noi rispettiamo la condizione di malattia del deputato Galan e ci dispiace umanamente della sua condizione di malattia. Ma lei e i colleghi capiscono bene che questa non è un'aula di tribunale, questa è un'Aula parlamentare, dove è già stato valutato da un organo parlamentare che non c’è persecuzione. Il deputato Galan ci ha fatto leggere abbondantemente le sue difese. L'Aula può procedere perché è un suo dovere, non perché è una possibilità, perché è un dovere di quest'Aula. Quindi, la strumentalizzazione dilatoria di Forza Italia della malattia del loro deputato, tra l'altro, che sarebbe anche moralmente giudicabile, è assolutamente inaccettabile, pretestuosa e non può avere seguito in un'Aula che si è già espressa, tramite l'organo deputato, per l'assenza del fumus persecutionis (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Amoddio. Ne ha facoltà.

  SOFIA AMODDIO. Signora Presidente e onorevoli colleghi, io intervengo in merito alla richiesta, ovviamente, di rinvio da parte del collega, onorevole Galan, impossibilitato a presenziare in Aula a causa delle sue condizioni fisiche di salute. La domanda che noi oggi dovremmo porci, prima di operare questo voto, se rinviare o no, e quindi se accettare la richiesta dell'onorevole Galan di rinvio per essere ascoltato qui in Aula, per votare e per esercitare il suo pieno diritto, la domanda reale che dovremmo porci è una domanda molto semplice: il deputato per il quale il magistrato chiede l'autorizzazione a tutto il Parlamento, previa autorizzazione della Giunta, per l'arresto, ha diritto al rinvio per essere ascoltato in Aula ? Violiamo il diritto di difesa, se non permettiamo a Galan, oggi impossibilitato a venire, di presenziare qui in aula ?
  Questa è una domanda molto semplice, che esige una risposta semplice. È stato richiesto da parte del GIP l'arresto, la custodia cautelare in carcere per l'onorevole Galan. La Giunta si è riunita in ben sette sedute, ha approfondito ampiamente gli argomenti dell'ordinanza per verificare se esiste o no un fumus persecutionis da parte del magistrato nei confronti di un deputato e di quello specifico deputato. L'onorevole Galan è stato ascoltato, ha esercitato il suo diritto di audizione, un diritto-dovere (da parte della Giunta è un dovere ascoltarlo), ha esercitato il suo diritto di essere ascoltato in Giunta per tutto il tempo che ha ritenuto, non è stato assolutamente interrotto. Avrebbe potuto essere audito anche in più occasioni, lo ha esercitato in una sola occasione. Ha depositato ben 5 memorie difensive, in tempi diversi, quando e come ha ritenuto opportuno. La Giunta ne ha preso atto, ha esaminato le memorie, ha risposto alle memorie; la Giunta ha chiesto, all'interno proprio della Giunta stessa, un'ulteriore settimana di tempo affinché il relatore le potesse esaminare, prima di esprimere il suo diritto di voto. Tutti noi deputati della Pag. 4Giunta – io faccio parte della Giunta – abbiamo chiesto una settimana di approfondimenti, perché nessuno di noi è felice di firmare un'autorizzazione all'arresto né di un deputato, né di un normale cittadino, qualora avessimo questo potere. Quindi l'audizione di Galan è avvenuta, abbiamo approfondito le memorie. Ogni gruppo, all'interno della Giunta, ha potuto esprimere la propria opinione sull'arresto o meno, liberamente e ripeto, anche per l'articolo 18 del Regolamento della Camera, la Giunta delle autorizzazioni riferisce all'Assemblea nel termine tassativo di 30 giorni dalla trasmissione fatta dalla Presidente, onorevole Boldrini. La Giunta, prima di deliberare – la Giunta, non l'Aula: non esiste nessuna norma del Regolamento che impone all'Aula che l'indagato, in questo caso Galan, presenzi all'interno di questo consesso – invita il deputato interessato a fornire i chiarimenti che egli ritenga opportuni. Questo è stato fatto.
  Ritengo che, in maniera molto serena e molto semplice, non possiamo assolutamente permetterci un ulteriore rinvio, perché abbiamo il dovere di rispondere a questa richiesta da parte del magistrato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Di Lello. Ne ha facoltà.

  MARCO DI LELLO. Signora Presidente e onorevoli colleghi, con un crescendo preoccupante quest'Aula è chiamata a decidere sulla libertà di un deputato. Colpa nostra e della politica senza dubbio, ma anche, io credo, di una giustizia che ancora troppo spesso ricorre alla custodia cautelare come ad una forma di anticipazione della pena. E il crescendo di queste settimane impone anche una riflessione su di un istituto, quello dell'autorizzazione a procedere, che è un ibrido tra la politica ed il diritto e in cui, come il triste caso Genovese insegna, è sempre più spesso il secondo, il diritto, a soccombere, innanzi alle esigenze del consenso, dell'opinione pubblica, sempre più desiderosa di scalpi da esibire.
  In quest'Aula, anche se rappresentiamo il popolo, noi non diamo assoluzioni o condanne, ma noi che approviamo leggi abbiamo il dovere, come e più degli altri, di rispettare le leggi e la Costituzione innanzitutto. Non siamo un tribunale, ma non siamo neanche il Colosseo, dove si mandavano i prigionieri in pasto alle belve. E infatti non è né un regolamento né una legge ordinaria, ma è l'articolo 111 della Costituzione che impone che ogni processo e dunque ogni giudizio si svolga nel contraddittorio tra le parti.
  E credo che sia proprio in virtù di questo principio che la scorsa settimana si è deciso per ben due volte il rinvio della discussione. Oggi, nonostante il quadro clinico dell'onorevole Galan sia lo stesso della scorsa settimana, c’è chi propone di andare avanti inaudita altera parte. Come dire, va bene la Costituzione, ma non oltre sette giorni, come una scatola di biscotti con una data di scadenza.
  Onorevoli colleghi, non esistono mezzi principi: o si ritengono le garanzie inderogabili o esse non hanno valore. Noi socialisti da sempre non deroghiamo sui principi e per questo voteremo a favore del rinvio (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) e Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Leone. Ne ha facoltà.

  ANTONIO LEONE. Signor Presidente, io le debbo confessare che giammai avrei pensato di trovarmi in quest'Aula a perorare una causa sul rinvio di una vicenda come quella che tocca Galan solo e soltanto perché il collega ha intenzione di essere presente qui in Aula.
  Ho sentito tutta una serie di motivazioni che recano la richiesta, invece, di andare avanti che, secondo me, nulla hanno a che vedere con la richiesta che ha fatto Galan che è sul nostro essere un'Assemblea Pag. 5di natura e derivazione costituzionale. Faccio solo una piccola premessa e vado per assurdo: se oggi passasse il voto «contro» tra virgolette, mi si lasci passare il termine, Galan per un solo voto, il fatto che abbiamo tolto, letteralmente tolto, il diritto di voto a Galan, vi farebbe stare o meno con un piccolo peso sulla coscienza (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Non parlo ai giustizialisti, sto parlando a chi si riempie la bocca dei diritti costituzionali (Applausi dei deputati dei gruppi Nuovo Centrodestra e Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  Ma, scusatemi, andate a fare una ricerca e trovatemi il più sperduto Paese sottosviluppato in cui un'assemblea nega l'ascolto a chi chiede di essere ascoltato, come accade oggi in quest'Aula. Mi rivolgo alla collega Amoddio che prima ha detto che Galan è stato già sentito e, quindi, il principio del contraddittorio è stato espletato in Giunta. Forse la collega Amoddio non sa che la Giunta non ha potere decisionale. Quella decisione della Giunta viene portata all'Assemblea ed è l'Assemblea che decide. Il principio del contraddittorio si instaura qui, all'interno di questa Assemblea. Se il collega vuole partecipare è un conto, se non vuole partecipare è un altro conto, è nella libera scelta. Ma nel momento in cui il collega dice: voglio esserci perché voglio raccontarvi e dirvi la mia verità, non ritengo che noi possiamo arrogarci il diritto di togliere quel diritto al collega.
  Tutto il resto sono chiacchiere, sono fandonie. E parlo da un punto di vista costituzionale, se poi dobbiamo andare avanti a parlare da un punto di vista politico e dobbiamo andare a parlare da un punto di vista umano, è un altro discorso. Infatti, il collega vi dà anche una data. Io non ho partecipato alla Conferenza dei presidenti di gruppo, ma so che c’è una richiesta addirittura con una data certa per essere ascoltato. Ed è certa un'altra cosa, che il collega è allettato, è in ospedale.
  Presidente, mi rivolgo a lei: lei avrebbe potuto, non innovare, ma portare una novità, quantomeno per evitare strumentalizzazioni che possono essere fatte. Lo poteva fare, poteva fare un'indagine, vedere se veramente il collega diceva la verità sul fatto di non poter venire qui oggi, attraverso anche un'indagine medica. E chi glielo impediva ? Chi glielo impediva ? Per evitare che si parlasse di strumentalizzazioni. Poteva farlo benissimo. Avrebbe comunque dato corso a quella che è una prerogativa della Presidenza, anche perché sa benissimo che i suoi poteri sono anche quelli di togliere e mettere nel momento in cui ci sono cose che attengono solo e soltanto alla sua decisione e che solo per un garbo di natura istituzionale e costituzionale lei allarga in questo modo al voto dell'Aula.
  E, allora, io direi che non dobbiamo entrare nel merito della vicenda per capire oggi se rinviarla o meno. La collega Grillo, che ci ha dato già un assaggio della sua appassionata posizione, tra l'altro è caduta in contraddizione richiamando il collega Genovese. Circa il collega Genovese, avete votato l'arresto. Io avevo svolto una relazione che era contraria a quell'arresto. Dopo due giorni è successo esattamente quello che io avevo preventivato.
  È stato messo dentro solo e soltanto per il gusto di portarlo in carcere e poi è stato mandato agli arresti domiciliari. Vi parlerò poi delle conseguenze addirittura anche sulle intercettazioni. Se questo è il nostro modo di abdicare definitivamente alle prerogative costituzionali di un'Assemblea come la nostra, allora fatelo pure. Altrimenti, vi prego di riflettere anche su queste cose che non sono piccole, ma continuano a ledere quelle che sono le prerogative di un'Assemblea come la nostra (Applausi dei deputati dei gruppi Nuovo Centrodestra e Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fava. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO FAVA. Signor Presidente, quest'Aula ha memoria recente di molti Pag. 6cappi, molte forche sventolate nelle parole e nei gesti e da quei gesti, da quelle parole noi ci sentiamo abissalmente lontani. Noi ci sentiamo totalmente lontani dall'idea, dal costume, dal vezzo di applaudire le sentenze o le richieste o le decisioni di una Giunta che, in questo caso, non sta operando per privilegio o per trastullo, ma sta assumendo su di sé una responsabilità e un onere; e quando questo onere diventa l'autorizzazione all'arresto di un parlamentare, oltre che essere un onere, è anche un dolore. E siamo assai lontani da chi ritiene che si possa processare in contumacia un parlamentare della Repubblica.
  Ma il punto è questo, signor Presidente, noi non siamo chiamati a processare l'onorevole Galan, non siamo chiamati ad entrare nel merito delle accuse che gli vengono rivolte, ma dobbiamo rispondere ad una sola domanda che è quella che ci rivolge la Costituzione: se esista o meno il sospetto di una persecuzione nei suoi confronti. Dobbiamo rispondere anche in tempi rapidi perché ciò prevedono i Regolamenti, come è stato ricordato dalla collega del Partito Democratico e perché ciò è dovuto anche ad un equilibrato, rispettoso rapporto tra poteri istituzionali nei confronti della magistratura.
  Questa è la ragione per cui noi voteremo contro questa richiesta di rinvio ritenendo, come è stato ricordato, che l'onorevole Galan ha avuto ampia possibilità nel contraddittorio in Giunta di illustrare le proprie posizioni e ritenendo anche che un quarto rinvio si sarebbe potuto chiedere indicando una data. Ma indicare una incertezza e chiedere che l'intervento dell'onorevole Galan in questa discussione possa avvenire non prima del 20 agosto, credo che sia una indeterminatezza assolutamente irricevibile per questa Camera. È la ragione per cui voteremo contro questa richiesta (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei (LED)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, io credo che quanto è accaduto a Venezia costituisca uno dei più gravi esempi di corruzione della nostra storia più recente anche per l'intreccio che si è determinato in tale circostanza con alcuni poteri dello Stato che erano incaricati di vigilare affinché la corruzione affaristica e politica non fosse compiuta.
  Credo anche che la relazione che è stata presentata dalla Giunta possa essere sostanzialmente condivisa dal nostro gruppo. Fatto salvo il diritto dell'onorevole Galan ad esprimere in quest'Aula la sua difesa, riteniamo che per ora non vi sia un fumus persecutionis. Abbiamo grande stima anche della magistratura che sta operando a Venezia e per quanto mi riguarda personalmente in modo particolare del giudice Nordio.
  Tuttavia, detto tutto questo, riteniamo anche che, proprio perché la decisione, alla fine, non è della Giunta ma la decisione è di quest'Aula, non possa e non debba essere negata all'onorevole Galan la possibilità di esprimere la propria opinione di fronte a tutti i colleghi che dovranno essere chiamati a valutare se vi sia un elemento di persecuzione nei suoi confronti, e che debba essere consentito all'onorevole Galan, dicevo, di dimostrare la sua tesi che vorrebbe vedere l'esistenza di questo elemento di persecuzione.
  E ciò tanto più se si considera che il collega è oggettivamente malato e non si tratta di una malattia immaginaria, né si tratta della volontà di tirare – come si dice – in lungo la situazione. Sappiamo tutti quali sono le sue condizioni e riteniamo, quindi, che, se un errore vi è stato – e certamente un errore non voluto –, casomai è stato di dare una proroga, per così dire, alla discussione di una sola settimana, non sapendo quale sarebbe stata la prognosi della malattia.
  Ora abbiamo una data certa, una data che lo stesso onorevole Galan ha indicato e il nostro gruppo è orientato a votare affinché questa richiesta dell'onorevole Galan sia accolta. Valuteremo poi serenamente, Pag. 7insieme con lui – sulla base degli orientamenti che ci siamo già fatti tenendo conto della relazione della Giunta – quale sarà il nostro atteggiamento nel merito dell'autorizzazione richiesta (Applausi dei deputati dei gruppi Per l'Italia e Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signor Presidente, io vorrei partire da quello che ha detto prima l'onorevole Fava. Noi oggi non stiamo votando sull'arresto, non stiamo votando sul merito di questa vicenda, stiamo votando sul fumus persecutionis e, quindi, le considerazioni fatte poco fa dall'onorevole Leone non sono fondate.
  Qui non esiste un diritto costituzionale ad essere ascoltati, ho sentito dire questa cosa varie volte. Quel diritto non esiste, è una situazione nella quale è sicuramente la prassi essere ascoltati in Aula, non è un diritto. È una prassi giustificata: è importante sentire chi viene in Aula e, per questo, noi come gruppo ci siamo dichiarati non contrari a un rinvio e abbiamo detto, come tutti gli altri gruppi, nella discussione iniziale avuta su questo argomento, che non ci saremmo opposti in alcun modo a un rinvio per sentire l'onorevole Galan.
  Tuttavia, notiamo che su questa questione in Aula si arriva a una duplice strumentalizzazione: da una parte, si dice che i Regolamenti prevedono che si debba votare tassativamente entro un certo termine, anche da parte di gruppi che nelle prime riunioni avute erano disponibilissimi a un rinvio, breve o meno breve, legato alla salute e che, quindi, avevano riconosciuto questo aspetto; dall'altra parte, si arriva a dire che c’è una sorta di diritto costituzionale al rinvio o alla presenza in Aula, cosa che assolutamente non è. Ed è per questo che noi, come gruppo, su questo voto ci asterremo. La nostra posizione è quella che, se i gruppi sono d'accordo, se si trova un consenso in Parlamento, un rinvio è un atto di civiltà per ascoltare un parlamentare, ma non è un diritto costituzionale. E il modo in cui sta venendo interpretato da chi, oggi, propone la domanda di rinvio e l'ha difesa poco fa, ci spinge all'astensione perché si creerebbe il precedente per il quale quest'Aula vota a favore di un rinvio sul presupposto che esista un diritto di chiunque sta male o è impossibilitato a venire, di essere ascoltato.
  Conseguentemente, pur confermando che il nostro gruppo voterà a favore dell'arresto, perché ci hanno convinto le conclusioni della Giunta e del relatore Mariano Rabino sull'assenza del fumus persecutionis e, quindi, questa nostra posizione non ha alcun rilievo rispetto a quello che sarà il voto finale, su questa specifica votazione ci asterremo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, ascolto sempre con grande attenzione gli interventi del collega Mazziotti, cui riconosco grande equilibrio, tranne che in questo caso – non me ne vorrà – perché è evidente che noi stiamo ponendo termine ad un subprocedimento di carattere penale, che nasce dalla domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere avanzata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Venezia.
  Qui, cioè, noi non stiamo decidendo una fase procedimentale autonoma: questo è un subprocedimento di natura penalistica in cui l'articolo 68 affida alla Camera la decisione sull'eseguibilità della misura custodiale carceraria. Quindi, altro che Costituzione: qui siamo di fronte ad un contraddittorio di tipo penalistico, in cui l'indagato è indagato parlamentare, arrestando o non arrestando. Altro che natura autonoma non costituzionale: qui siamo di fronte ad una sub fase di un procedimento penale, in cui l'indagato ha diritto di essere presente.
  Valgono le stesse regole del processo penale, e non quelle regole che sono Pag. 8regolamentate – scusate il bisticcio di parole – dal codice di un altro Stato, ma dal codice di procedura penale vigente, in cui l'indagato imputato impedito fisicamente, e assolutamente impedito, ha diritto ad un rinvio. Vogliamo dire che il Parlamento è meno civile del giudice penale ? Che il Parlamento giustizialista, in questo caso, non consente ciò all'imputato assolutamente impedito ?
  E nessuno discute che l'impedimento sia assoluto: mi sarei aspettato una diversa discussione, un dubbio sull'effettività dell'impedimento, questo sì avrebbe potuto avere un'incidenza. Ma se l'impedimento è assoluto non si deve discutere il diritto dell'indagato di essere presente quando si discute della sua libertà personale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  Io non posso neanche per un attimo pensare che in questa Camera si reiteri il barbaro rito del processo, nonostante l'imputato non possa essere presente per un impedimento giustificato. È una barbarie non consentita, che la stessa Cassazione, se potesse intervenire, stigmatizzerebbe con l'annullamento di questo provvedimento per nullità assoluta, per violazione del diritto di difesa; mi riferisco all'articolo 111, e non soltanto.
  Ma, scusate, nel 2009, noi abbiamo ratificato il Trattato di Lisbona, qualcuno se lo ricorderà, che ha reso le norme della CEDU supercostituzionali, cioè di immediata applicabilità, qualcuno dice addirittura con l'impossibilità di dichiararle incostituzionali. Sapete cosa dice l'articolo 6, secondo comma, lettera c) ? Sancisce il diritto di difendersi personalmente. Qui non si tratta di dichiarare, ma di potersi difendere personalmente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  Allora, in questo Parlamento e in quest'Aula – mi riferisco ai colleghi grillini, che sono sensibili a questi temi delle garanzie – lo dico con grande rispetto: ma si può davvero pensare per un attimo di impedire, discutendo della propria libertà personale, ad un indagato – perché tale è l'onorevole Galan, in questo momento – assolutamente impedito di essere presente e di difendersi personalmente ? Ma neanche nel peggiore degli Stati in cui manca il diritto fondamentale questo può essere consentito.
  Vi prego, non trasformiamo la Camera dei deputati in una piazza incontrollata dove il diritto non c’è (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente): riprendiamoci la nostra dignità e il rispetto dei principi fondamentali ! Alla coscienza di ciascuno è affidato un principio che nessuno potrebbe smentire e, vi prego, non smentitelo. Galan, indagato, è assolutamente impossibilitato a comparire: noi, se siamo un Paese civile, dobbiamo dimostrarlo e accogliere l'istanza di rinvio. E questo noi faremo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bruno. Ne ha facoltà.

  FRANCO BRUNO. Signor Presidente, ovviamente non è mia intenzione intervenire sulle relazioni che la Giunta ci propone, anche perché sono convinto che le relazioni proposte, poi, alla fine, consentiranno una discussione ampia. In altri termini, non ritengo che la discussione dell'Aula sia un orpello, per cui vi sono delle posizioni, che valuterà l'Aula a seguito di una discussione, che, a mio avviso, potrebbe essere arricchita anche dall'intervento dell'onorevole Galan.
  La mia riflessione è abbastanza semplice: ho ascoltato le argomentazioni di chi è contro il rinvio, ma credo che quelle stesse argomentazioni valessero qualche giorno fa; valessero, cioè, quando insieme abbiamo deciso di rinviare. E perché abbiamo rinviato ? Abbiamo rinviato sulla base di una situazione medica per lo più oggettiva, immagino, altrimenti sarei stato indotto anche io stesso in errore nell'addivenire a questo tipo di impianto, cioè nel rimandare la discussione già di qualche giorno. Pag. 9
  Se quelle cause non sono rimosse, anzi, sono rafforzate, io non credo che sia stato fatto un errore qualche giorno fa a concedere un rinvio. A mio avviso, non sarebbe un errore concedere un ulteriore rinvio, affinché la discussione sia la più completa possibile.

  PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi svolti ai sensi dell'articolo 45 del Regolamento.
  Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta avanzata dal deputato Brunetta di rinvio ad altra seduta dell'esame della domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Galan (Doc. IV, n. 8-A). Folino, Bordo Franco, Cicchitto, Carrozza, Nicchi... chi altro prego ? Valente siamo in votazione. Mi pare che abbiano votato tutti... C’è qualcuno che non riesce a votare ? Ferranti, potete andare per favore che ci sono tre o quattro deputati che non riescono a votare. Qui davanti ci sono altri quattro deputati che non riescono a votare. Adesso stanno provvedendo... Abbiamo un problema tecnico in quel settore quindi chiedo ai colleghi un po’ di pazienza. I banchi dietro ora si stanno attivando... Mi pare che ci siamo.
(È respinta).

  La Camera respinge per 289 voti di differenza.

Per un'inversione dell'ordine del giorno (ore 12,15).

  ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANTONIO LEONE. Signor Presidente, al secondo punto all'ordine del giorno di oggi è previsto il seguito dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge che reca disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori, che scaturisce da una sentenza dell'Unione europea, la sentenza Torreggiani. È un provvedimento sulle misure cautelari che scaturisce da una sentenza dell'Unione europea dove il primo ricorrente era Torreggiani.
  È noto a tutti che abbiamo anche alle porte il decreto-legge n. 90 sulla pubblica amministrazione e io chiederei la possibilità di invertire l'ordine del giorno, passando al decreto-legge, vista l'urgenza e vista la necessità comunque di far arrivare il decreto n. 90 in Aula non più tardi di giovedì, come la stessa Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito.

  PRESIDENTE. Quindi, è stata avanzata dall'onorevole Leone la richiesta di inversione dell'ordine del giorno nel senso di passare subito al punto 2 che reca il seguito della discussione del decreto-legge in materia di rimedi risarcitori e, successivamente, passare all'esame della domanda di autorizzazione.
  Tale richiesta non può considerarsi preclusa dalla reiezione della proposta di rinvio ad altra seduta dell'esame della domanda di autorizzazione e difatti l'Assemblea, con quest'ultimo voto, ha deciso di mantenere tale domanda all'ordine del giorno mentre è ora chiamata a deliberare su una diversa proposta, che è quella di modificare l'ordine di trattazione degli argomenti previsti per oggi. Su questa richiesta darò la parola a un relatore a favore e uno contro.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare contro.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, mi permetto di sottolineare come l'eventuale approvazione della proposta del collega Leone automaticamente manderebbe ad altra seduta il punto che abbiamo appena deciso di non rinviare ad altra seduta. Mi sembra evidente quindi – il nostro voto è coerente – che non è possibile Pag. 10mettere in votazione questo perché è automatico che l'inizio della trattazione del decreto-legge comporterebbe il rinvio ad altra seduta di quello che abbiamo deciso di non rinviare ad altra seduta. Quindi, al di là del merito, c’è un principio di coerenza nell'atteggiamento che in quest'Aula dobbiamo mantenere.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Chiedo di parlare a favore.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, innanzitutto non credo che si possa parlare di fissazione fuori dal calendario della discussione della relazione della Giunta, perché potrebbe essere tranquillamente calendarizzata in stretta adiacenza agli argomenti all'ordine del giorno, ma io vorrei far osservare, Presidente, come la richiesta del presidente Leone si colloca nell'ottica, direi ragionevole – se non si volesse affermare proprio il principio che l'Aula ha ritenuto di non accogliere il diritto dell'indagato di essere presente quando si parla della sua libertà personale – di considerare questo come un modo per prendere atto che parlare proprio di carcere, parlare di misure cautelari – avendo la necessità di rispondere all'Europa su una sentenza che ci ha bacchettato pesantemente e a cui la risposta a me non sembra essere proprio del tutto convincente – forse affrontare i problemi dei detenuti in difficili condizioni, può essere più utile, meno magari sul piano della piazza, ma più utile sul piano del Parlamento, che invece accingerci a esprimere un giudizio su un imputato, indagato e impedito, che oggi non può essere presente. La proposta del presidente Leone mi sembra un elegante modo di risolvere questo problema di coscienza, che troppo frettolosamente, molto frettolosamente, è stato risolto dall'Aula, mentre con questa proposta si ha la possibilità di risolverlo in modo procedimentale e certamente più elegante. Insisto pertanto per l'accoglimento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di inversione dell'ordine del giorno.
(È respinta).

  La Camera respinge per 348 voti di differenza.

Discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Galan (Doc. IV, n. 8-A) (ore 12,20).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame del seguente documento:

  Discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Galan (Doc. IV, n. 8-A).
  Lo schema recante la ripartizione dei tempi per il dibattito è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 9 luglio 2014.
  Avverto che la Giunta per le autorizzazioni propone di concedere l'autorizzazione.

(Esame – Doc. IV, n. 8-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
  Ha facoltà di parlare il relatore per la maggioranza, deputato Rabino.

  MARIANO RABINO, Relatore per la maggioranza. Signora Presidente, onorevoli colleghi, la Giunta per le autorizzazioni riferisce su una domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Giancarlo Galan.
  La richiesta è stata avanzata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Venezia lo scorso 4 giugno 2014, con Pag. 11riferimento a due diversi capi di imputazione per corruzione, ai sensi delle fattispecie previste e punite dagli articoli 319 e 321 del codice penale.
  Nel corso dell'istruttoria, ha avuto altresì luogo l'audizione del deputato Galan, che si è avvalso anche della facoltà di presentare note difensive e documenti, esaminate unitamente all'intero fascicolo processuale che l'autorità giudiziaria ha ritenuto di trasmettere. Quest'ultimo, destinato ad integrare la già corposa ordinanza di custodia cautelare, è risultato composto da ben 19 faldoni acquisiti in formato elettronico, ed è pervenuto sette giorni dopo la richiesta oggetto del presente procedimento.
  La Giunta per le autorizzazioni ha così potuto esaminare una notevole quantità di documenti portati alla sua attenzione e ha deliberato a maggioranza di proporre all'Assemblea la concessione dell'autorizzazione richiesta in base al disposto dell'articolo 68, secondo comma, della Costituzione e dell'articolo 4 della legge n. 140 del 2003.
  Rimangono agli atti i capitoli del quadro accusatorio dei due capi di imputazione e delle esigenze cautelari espresse nell'ordinanza. Io mi concentrerò – perché mi sembra ciò che mi compete e ciò che è dovuto – sulle valutazioni emerse nel corso del dibattito all'interno della Giunta per le autorizzazioni a procedere.
  Nel corso del dibattito in Giunta per le autorizzazioni sono emerse posizioni contrastanti.
  La proposta del sottoscritto relatore di autorizzare l'esecuzione della misura cautelare, che ha incontrato il favore della maggioranza dei componenti l'organo parlamentare, muove dalla premessa – unanimemente condivisa – di definire con chiarezza il compito istituzionalmente devoluto all'organo parlamentare. Ad esso non compete certamente accertare fatti ed eventuali responsabilità penali, né sviluppare giudizi sulla fondatezza delle accuse e sulla colpevolezza o innocenza del deputato oggetto di indagine. Spetta alla Giunta esclusivamente interpretare l'articolo 68 della Costituzione, nel suo spirito più genuino.
  Vale la pena premettere un principio solennemente espresso in più occasioni dalla Suprema Corte: nel nostro sistema costituzionale, le disposizioni che sanciscono immunità e prerogative per i parlamentari non possono essere interpretate in modo estensivo, costituendo esse una deroga al principio di uguaglianza, declinato come parità di trattamento davanti alla giurisdizione, «principio che si pone alle origini dello Stato di diritto».
  Le prerogative sancite dalla Carta costituzionale all'articolo 68 sono poste a tutela non dei parlamentari come singoli ma dell'istituzione nel suo complesso, a protezione della sua funzionalità rispetto ad indebite interferenze del potere giudiziario. La protezione del bene della libertà personale e dei diritti individuali dei singoli membri deve quindi trovare piena esplicazione nelle sedi proprie e, segnatamente, nelle procedure definite dal nostro ordinamento processuale per la generalità dei consociati.
  In altre parole, la Giunta non deve certo svolgere alcun giudizio parallelo rispetto a quello che avviene nelle aule giudiziarie o sostituirsi al tribunale del riesame.
  Al contrario, nella consapevolezza del peso e della gravità di ogni scelta in questo ambito, essa deve pronunciarsi per il diniego dell'autorizzazione richiesta solo ove vi riconosca un intento persecutorio, nelle accezioni che tale espressione ha assunto nella prassi applicativa delle Camere.
  Venendo al caso di specie, la Giunta ha acquisito l'unanime convincimento che le vicende oggetto di indagine siano particolarmente gravi, in quanto disvelerebbero un collaudato meccanismo di frodi fiscali, sovraffatturazioni, dazioni corruttive e illecite interferenze nei meccanismi decisionali dei pubblici apparati, cui partecipavano per anni imprenditori, funzionari pubblici, organi di controllo contabili ed amministrativi, nonché ambienti politici di diversa collocazione.Pag. 12
  Occorre dunque evidenziare che l'inchiesta fa luce su un meccanismo corruttivo che non si esaurisce negli ambiti politici, ma proietta una luce sinistra sui più importanti settori del ceto dirigente di questo Paese, non solo politico. Per le valutazioni di competenza dell'organo parlamentare, assume rilievo la circostanza che la prospettazione dei fatti offerta dagli organi inquirenti che, come detto, evidenzia fattispecie delittuose estremamente gravi, nasce da iniziative investigative tutt'altro che sporadiche ed isolate. L'attuale richiesta di applicare misure cautelari costituisce, infatti, lo sviluppo giudiziario di un'attività investigativa originata da verifiche fiscali effettuate già a partire dal 2008 su taluni soggetti imprenditoriali esecutori dell'infrastruttura denominata «MOSE».
  I precedenti atti processuali, a cominciare dalle tre ordinanze di misure cautelari emesse nel 2013, hanno già trovato conferme nelle aule dei tribunali, perfino in sentenze di condanna già adottate che hanno accertato reati e responsabilità penali, a fronte di risultanze probatorie ritenute evidentemente fondate. È, dunque, innegabile che il procedimento giudiziario sia strutturato in forma estremamente complessa ed articolata. In altre parole, può escludersi che l'inchiesta sia affetta da una manifesta infondatezza o da un distorto uso dei mezzi giudiziari così evidente da configurarsi come persecutoria.
  Si deve, al riguardo, rimarcare la correttezza dell'atteggiamento dello stesso onorevole Galan, che non ha in alcun modo sminuito la portata dell'inchiesta: egli stesso, in alcuni interventi pubblici, per come riportati dagli organi di informazione, ha invece ipotizzato che vi siano stati illeciti passaggi di denaro, sia pure ovviamente proclamandosi del tutto estraneo agli stessi. Né può sostenersi che l'azione giudiziaria si presenti intrinsecamente persecutoria, in quanto artatamente mirata a colpire il parlamentare o la sua parte politica. Al riguardo, nel dibattito è emerso – e non è certo questo un dato consolante – che l'ordinanza applicativa di misure cautelari ha colpito un numero elevato di soggetti. Complessivamente, a fronte della richiesta della procura di procedere alla carcerazione preventiva nei confronti di 40 indagati, il giudice per le indagini preliminari ha disposto la misura degli arresti domiciliari per 10 soggetti e la misura custodiale più rigorosa per altri 25 indagati, tra cui il deputato Galan. In più, come è noto, l'azione investigativa sembra muoversi anche in direzione di esponenti di altre forze politiche, oltre che avere coinvolto il sindaco di Venezia, appartenente allo schieramento avverso a quello di Galan.
  Non va taciuta la correttezza di quest'ultimo che, pure in un frangente così difficile, non ha voluto trincerarsi dietro il facile scudo della delegittimazione dell'operato dell'autorità giudiziaria, né ha inteso calarsi nel ruolo di perseguitato, come abbiamo potuto apprezzare durante la stessa audizione in Giunta. Anzi, ha dichiarato pubblicamente di volersi difendere nel processo e non dal processo, avendo fiducia nell'operato della magistratura di Venezia e nello Stato di diritto.
  Da più parti, si è riconosciuto come l'inchiesta non abbia abusato di mezzi invasivi di ricerca delle prove. Anzi, per certi versi, l'azione investigativa è stata persino portata ad esempio di legittimo uso delle intercettazioni – si rimanda, in questo caso, alla nota politica del gruppo Forza Italia della Camera dei deputati, il Mattinale del 12 giugno 2014 – e comunque anche i colleghi della Giunta, che hanno sostenuto posizioni minoritarie, ne hanno riconosciuto la correttezza dell'impostazione.
  Nella proposta del sottoscritto relatore si è altresì osservato che sarebbe sospettabile un fumus persecutionis anche laddove, anche a fronte di un impianto accusatorio plausibile, la figura del parlamentare fosse manifestamente estranea ai fatti contestati. Sul punto, è certamente legittimo il ragionamento difensivo di Galan in merito alla credibilità dei suoi accusatori che, a suo dire, avrebbero reso dichiarazioni accusatorie nei suoi confronti anche in previsione dei benefici Pag. 13processuali che ne sarebbero conseguiti, sia rispetto alla loro custodia in carcere sia, successivamente, alla conclusione dei procedimenti a loro carico. Si è però rilevato, per converso, che l'autorità giudiziaria non ha omesso di svolgere valutazioni in merito per approdare, infine, al convincimento di ritenere che i soggetti collaboranti siano attendibili e che le loro dichiarazioni siano concordanti. L'ordinanza precisa che i soggetti collaboranti hanno dato il loro contributo anche quando avevano già ottenuto misure attenuate o, ancora, quando erano già liberi.
  Hanno altresì reso spontaneamente dichiarazioni auto-incriminanti anche su fatti non ancora scoperti, aggravando la loro posizione processuale e, al contempo, rafforzando, evidentemente, la loro attendibilità. Peraltro, stando agli atti e senza voler con questo confermarne l'autenticità, risulta che gli inquirenti abbiano anche sottoposto le dichiarazioni accusatorie al vaglio dei riscontri documentali, dimostrando anche in questo modo di non essere mossi da logiche pregiudiziali.
  Ciò posto, appare sicuramente condivisibile la più totale censura verso certi attuali atteggiamenti dei principali accusatori di Galan, che contrastano con il comune senso di giustizia e di etica. Indipendentemente dal fatto che alcuni di essi siano rei confessi di reati gravi e che, in ipotesi, abbiano già saldato il conto con la giustizia patteggiando pene molto miti, forse troppo miti, come relatore ho inteso esprimere sdegno per la sgradevole visione dei medesimi soggetti che, indisturbati, continuano a svolgere le medesime attività di prima, senza che vi siano strumenti per tenerli lontani dalle commesse pubbliche. Anche in questi casi andrebbe applicato una sorta di DASPO (divieto di accedere alle manifestazioni sportive), riferito agli appalti ed alle relazioni economiche con i pubblici poteri.
  Un ulteriore aspetto oggetto di attenzione durante il dibattito ha riguardato le modalità di svolgimento del procedimento giudiziario, che Galan ritiene essere state così peculiari ed irregolari da desumerne una volontà persecutoria nei suoi confronti. Non risulta, però, che siano ravvisabili oggettivi indici sintomatici di uno sviluppo così alterato e irrispettoso delle garanzie difensive – quelle che il nostro ordinamento offre ai cittadini oggetto di indagini – tale da ingenerare il dubbio del fumus persecutionis. Vero è che il deputato censura il rifiuto dell'autorità giudiziaria di ascoltare la sua versione dei fatti, pur avendo formalmente e ripetutamente avanzato tale istanza alla procura e avendo, altresì, i suoi legali richiesto al giudice per le indagini preliminari un incontro.
  Ma, ad avviso del sottoscritto relatore, non si può ritenere che sia indice sintomatico di intento persecutorio il rifiuto di compiere un'attività che il codice di rito non impone. La facoltà prevista dall'articolo 374 del codice di procedura penale (riconosciuta a chi abbia, comunque, appreso di essere oggetto di indagini) di presentarsi al pubblico ministero e rilasciare cosiddette dichiarazioni spontanee non configura un obbligo dell'organo della pubblica accusa. «La facoltà di esporre personalmente le proprie ragioni all'organo inquirente ben può essere esercitata anche con altri strumenti difensivi, come la presentazione di memorie», così si è espressa la Corte di Cassazione, proprio in relazione ad un precedente caso riferito alla richiesta di custodia cautelare per un parlamentare. Ebbene, nel caso di specie la procura ha comunque consentito di depositare memorie difensive. Né è apparsa animata da intento persecutorio la reiezione dell'istanza da parte del giudice per le indagini preliminari, in quanto essa viene motivata proprio con l'esigenza di non adottare decisioni differenti rispetto a quelle precedentemente adottate nei confronti di altri coindagati.
  Nelle sue note difensive, il deputato Galan formula ulteriori censure sull'operato della magistratura, essenzialmente legate all'asserita incompetenza territoriale del giudice procedente, all'intervenuta prescrizione degli addebiti ed alla data di effettiva iscrizione nel registro degli indagati. Pur affrontati nel dibattito, la maggioranza della Giunta ha tuttavia ritenuto Pag. 14che questi argomenti si configurano come eccezioni difensive riferite a questioni di carattere processuale, che esulano dagli ambiti di valutazione dell'organo parlamentare. Analogamente, non spetta alla Giunta entrare nel merito delle argomentazioni difensive con cui Galan nega ogni sua diretta responsabilità per i fatti a lui imputati.
  È chiaro che la ricostruzione giudiziaria del ruolo del deputato potrà e dovrà essere valutata nelle sedi competenti, e che Galan avrà tutti gli strumenti per discolparsi dalle gravi accuse che gli sono mosse con espressioni molto forti. Scrive l'autorità giudiziaria, con riguardo ad entrambi i capi di imputazione, che i vertici dell'amministrazione regionale del Veneto avrebbero «totalmente asservito le rispettive pubbliche funzioni di natura politico-istituzionale agli interessi delle società private (...), a fini di lucro proprio, personale e ingente, per un periodo di tempo consistente di un numero rilevante di anni (....), condotta quindi di rilevante gravità sia per durata, sia per entità delle utilità oggetto di corruzione, sia per la rilevantissima compromissione delle funzioni politico-amministrative del Galan e dell'assessore regionale Chisso all'interno dell'ente territoriale della Regione». Lo stesso Galan ammette di avere sottoscritto quote societarie tramite una società fiduciaria in aziende del gruppo Mantovani, associandosi nell'impresa a quelli che si sono rivelati poi i suoi principali accusatori.
  Egli dichiara di averlo fatto in una prospettiva di costruzione del suo futuro fuori dalla politica e che tali enti non hanno sostanzialmente mai operato. Resta però il fumus boni iuris di quella parte dell'inchiesta che, invece, individua in questo comportamento un caso emblematico di conflitto di interesse e di commistione dei ruoli tra chi esercita i pubblici poteri e le imprese che partecipano alle commesse pubbliche e ricevono fondi dagli apparati dello Stato.
  Nel dibattito in Giunta è stata affrontata da più angolazioni la valutazione più delicata, quella relativa alla richiesta di misura cautelare in carcere, che il giudice per le indagini preliminari commina in quanto descrive – in modo identico per tutti gli indagati che avrebbero ricevuto dazioni corruttive – come «elevatissimo», anzi «certo» il pericolo di reiterazione delle medesime condotte.
  Condividendo le impostazioni espresse nelle note difensive, alcuni colleghi hanno contestato la scelta dell'Autorità giudiziaria di irrogare la più afflittiva delle misure cautelari, reputando del tutto indimostrato il giudizio sul pericolo di reiterazione. Si è altresì sottolineato come siano passati più di tre anni dall'ultimo episodio di reato in contestazione e che, non rivestendo dal 2010 la carica di Presidente della Regione ed essendo i presunti corruttori esclusi dal novero dei soggetti considerati potenzialmente pericolosi, risulti illogico ipotizzare una reiterazione della condotta. L'adeguatezza e proporzionalità della carcerazione preventiva sarebbe infine in palese contraddizione con la sua qualità di soggetto incensurato, incolpato di fatti-reato per gran parte già prescritti e dunque certamente passibile – anche se condannato – di non scontare la relativa pena in carcere.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  MARIANO RABINO, Relatore per la maggioranza. Presidente ho bisogno ancora di qualche minuto.

  PRESIDENTE. Prego.

  MARIANO RABINO, Relatore per la maggioranza. Sul punto, nel dibattito è però prevalso un diverso orientamento. Il sottoscritto relatore ha inteso ribadire il suo convincimento secondo cui il meccanismo ordinamentale della custodia cautelare in carcere presenta profili applicativi sicuramente opinabili e che appare auspicabile il prosieguo della discussione parlamentare della proposta di riforma dell'istituto, orientata a delimitarne l'uso mediante una specificazione dei presupposti che ne legittimano l'irrogazione. Si tratta, in ogni caso di una prospettiva de iure condendo, che non può influenzare Pag. 15l'esame del caso di specie. Né spetta alla Giunta compiere una rivalutazione del materiale probatorio acquisito dalla magistratura al fine di verificare la sussistenza dei presupposti previsti dal codice di procedura penale per l'applicazione delle misure cautelari.
  L'ordinanza fonda l'irrogazione della misura cautelare più afflittiva sull'estrema gravità delle condotte, sulla loro sistematicità e reiterazione professionale nel tempo e desume il pericolo di reiterazione dalla capacità di condizionamento dei pubblici poteri, che perdurerebbe «anche dopo la formale cessazione dalle cariche». In più, secondo l'ordinanza, Galan avrebbe ricevuto dazioni «anche dopo aver lasciato l'incarico di presidente della regione in virtù dei benefici che avrebbe potuto continuare ad assicurare in virtù del rilievo della sua posizione politica». E conclude nel senso di applicare la misura cautelare più rigorosa, «unica in grado di prevenire i comportamenti descritti, la cui sistematicità e reiterazione nel tempo è tale da fondare un certo pericolo di reiterazione di condotte analoghe».
  Non può e non deve la Giunta sovrapporsi all'autorità giudiziaria nel valutare se le predette conclusioni siano condivisibili né se la custodia in carcere sia necessaria o opportuna. Deve invece limitarsi a verificare se la coerenza logica tra fatti, riscontri e qualificazione giuridica delle condotte – coerentemente ad uno sviluppo investigativo e procedimentale che non sembra affetto da fumus persecutionis – conduca a formulare una richiesta di misura cautelare plausibilmente motivata.
  E questo è stato il convincimento espresso nella proposta del sottoscritto relatore – condiviso dalla maggioranza della Giunta – che poggia le basi sull'esigenza di affermare il principio di uguaglianza tra i cittadini dinanzi all'esercizio della giurisdizione. E, dunque – non potendosi riconoscere alcun privilegio personale per i membri della Camera – deve esserci parità di trattamento tra il parlamentare e coloro che sono stati colpiti da misure cautelari nella medesima ordinanza per imputazioni similari, alcuni dei quali peraltro hanno già ottenuto modifiche migliorative della misura adottata nei loro confronti da parte del tribunale della libertà.
  Da ultimo, occorre riportate gli esiti del dibattito in Giunta relativo alla portata applicativa dell'articolo 8 del decreto-legge n. 92 del 2014, espressamente richiamato nella seconda memoria prodotta da Galan e negli interventi di alcuni colleghi. L'onorevole Di Lello ha formulato una specifica richiesta di deliberare nel senso della restituzione degli atti all'autorità giudiziaria, motivandola con l'esigenza che quest'ultima rivaluti l'ordinanza adottata alla luce del mutato quadro normativo, eventualmente rinnovandola sulla base di un diverso apparato motivazionale.
  Tale richiesta è stata posta in votazione e respinta nella seduta del 10 luglio 2014. L'orientamento che è prevalso – e che è pienamente conforme alla proposta formulata dal sottoscritto relatore – è nel senso di ritenere che la nuova disciplina introdotta dal citato decreto-legge n. 92 non abbia incidenza rispetto alla questione oggetto di esame. In primo luogo, rientra nelle competenze della Giunta per le autorizzazioni esclusivamente il compito di verificare se nella richiesta dell'autorità giudiziaria siano ravvisabili elementi sintomatici di un qualche intento persecutorio. Evidentemente, nessuna interferenza su questo giudizio può derivare dallo ius superveniens riferito all'istituto giuridico della misura custodiale oggetto di richiesta. Non si può certo riconoscere il fumus persecutionis in un provvedimento giudiziario per il fatto, del tutto opinabile, che esso, in ipotesi, non sia conforme ad una disposizione che non esisteva al momento della sua emanazione.

  PRESIDENTE. Onorevole Rabino, venga alle conclusioni, per favore.

  MARIANO RABINO, Relatore per la maggioranza. Sto andando alla conclusione, Presidente.

  PRESIDENTE. Sì, perché il suo tempo è già scaduto da molto.

Pag. 16

  MARIANO RABINO, Relatore per la maggioranza. In secondo luogo, non è apparso possibile affermare che la novella legislativa abbia comportato ipso iure una sorta di revoca della richiesta giudiziaria, tal che la Giunta non avrebbe più titolo ad autorizzarne l'esecuzione, in quanto essa è ormai divenuta palesemente e radicalmente contraria alla legislazione vigente. La nuova disciplina legislativa non indica, infatti, alcun criterio di successione di leggi nel tempo, e quindi non precisa in quale misura operi sui procedimenti in corso, né appaiono univoci, sul punto, gli orientamenti giurisprudenziali. Ma, soprattutto, la nuova disciplina codicistica non reca alcun automatismo, ma subordina il divieto di irrogare la misura della custodia in carcere all'esito di un giudizio prognostico sull'ipotetica entità della pena detentiva da eseguire.
  Non è assolutamente possibile che sia la Giunta, o comunque la Camera, a sostituirsi al giudice nel valutare o nel rivalutare i predetti presupposti applicativi della misura custodiale, giungendo a prevedere finanche se il giudizio condurrà ad una pena detentiva da eseguire non superiore a tre anni, limite, peraltro, inferiore al massimo edittale previsto per le fattispecie delittuose addebitate al deputato Galan. In conclusione, non essendovi automatismi, non può prefigurarsi la sussistenza del fumus persecutionis, ove la nuova disciplina non sia ritenuta applicabile. Sia la magistratura a valutare, in tempi ragionevolmente brevi, la conformità del provvedimento restrittivo più afflittivo con le recenti modifiche legislative dell'istituto della carcerazione preventiva recate dal decreto in via di conversione da parte delle Camere.
  Sulla base delle predette argomentazioni – e ringrazio i colleghi per la pazienza e, soprattutto, la Presidente – la Giunta non ha rinvenuto alcun intento persecutorio nei confronti dell'onorevole Giancarlo Galan. Pertanto, nella seduta del 10 luglio 2014, la Giunta ha deliberato, a maggioranza, di proporre all'Assemblea di concedere l'autorizzazione all'esecuzione della misura cautelare della custodia in carcere per il deputato Galan (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore di minoranza, deputato Gianfranco Chiarelli.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, vorrei riportarmi a quella che è stata la relazione, anche in atti. Quello che mi sconcerta in questo intervento è vedere che un provvedimento così importante, un provvedimento che tocca la vita di una persona, possa essere, poi, preso con estrema leggerezza, atteso che basta guardarsi attorno, Presidente, in quest'Aula per vedere che l'80 per cento dei parlamentari è fuori di essa. Mi verrebbe da chiedere se tutti coloro che, subito dopo le dichiarazioni di voto, entreranno per esprimere il loro voto, non avendo mostrato alcun interesse alla discussione, che penso sia il tema pregnante, che dovrebbe portare ognuno di noi ad esprimere quel voto con coscienza, lo faranno con la sensibilità che ogni uomo, al di là dello schieramento politico o partitico, dovrebbe avere. Questo mi rattrista molto, perché parliamo di un fatto che può essere condivisibile o meno.
  Noi riteniamo, contrariamente a quella che è stata la relazione fatta egregiamente dal collega Rabino, esattamente il contrario rispetto a quella che è stata la conclusione a cui il relatore, diciamo così, di maggioranza è giunto.
  Noi riteniamo che si siano violati diversi aspetti, diversi principi: questa mattina, per ultimo, quello di concedere un ulteriore rinvio per poter consentire alla persona maggiormente interessata rispetto a un provvedimento, che lo tocca personalmente, di essere presente. D'altronde, l'assenza dai banchi di tutta l'Aula, di gran parte dell'Aula, la dice lunga su quello che è il grado di attenzione nel merito che ogni parlamentare dovrebbe avere prima di esprimere un giudizio, qualunque esso sia, ma con convinzione, un giudizio che dovrebbe essere fondato sulla conoscenza degli atti e sulla conoscenza dei fatti.Pag. 17
  Noi riteniamo che Galan non vada arrestato, ma non che non vada arrestato per principio. Noi riteniamo che vi sia quel fumus persecutionis. Magari, con la cortesia, che la Presidenza mi vorrà concedere di qualche minuto in più nella dichiarazione di voto, spiegherò perfettamente il limite tra persecuzione e fumus persecutionis. Infatti, molte volte si è fatta tanta confusione nel pensare che siano la stessa cosa, molte volte – l'ho notato in Giunta – si è fatta una grande disquisizione su queste due questioni, senza giungere poi mai a un punto di incontro, un punto centrale su quello che dovrebbe essere il fumus persecutionis.
  Noi riteniamo che Galan debba essere trattato come tutti gli altri cittadini. Noi per Galan non abbiamo chiesto nessun tipo di privilegio. Noi per Galan abbiamo chiesto solamente che, come per tutti gli indagati in questo Paese, in questa nazione, potesse essere presente ad affermare le sue difese.
  Noi riteniamo che l'autorizzazione vada rigettata per una serie di motivazioni, che sono intrise nel fumus persecutionis. Noi riteniamo che vada completamente rigettata quella richiesta perché è basata su presupposti erronei, che la Giunta ha – a mio parere, a nostro parere, a parere del nostro gruppo – valutato con insufficienza. Infatti, il dato della Giunta, quello di avere un voto a favore dell'arresto, non può certamente in quest'Aula avere una consecutio legis normale. Infatti, io ritengo che ogni parlamentare debba autonomamente portarsi a conoscenza di quella che è la realtà dei fatti e, in maniera autonoma e con coscienza, procedere al voto finale.
  Quindi, concludo riportandomi integralmente a quella che è la relazione in atti esprimendo il nostro voto chiaramente contrario all'arresto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Francesco Paolo Sisto. Ne ha facoltà. Non vedo il deputato Sisto. Allora, se il deputato Sisto non è presente in Aula, vado oltre con gli iscritti a parlare (Commenti di deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente)... Scusate, cosa state dicendo ? Il deputato Sisto non è presente in Aula. Quindi, andiamo oltre.
  È iscritto a parlare il deputato Giulio Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Gentile Presidente, colleghi e colleghe, non intendo ovviamente intervenire sulle questioni diciamo più relative agli aspetti giuridici, di carattere giuridico, perché su queste interverrà poi l'onorevole Farina per conto di Sinistra Ecologia Libertà, quindi non voglio anticipare le sue argomentazioni al riguardo.
  Vorrei invece brevemente soffermarmi sugli aspetti di carattere generale, che ovviamente sono connessi con quelli delinquenziali di questa vicenda, legati al ruolo dell'onorevole Galan relativamente alla vicenda del sistema Mose e, aggiungo, delle altre grandi opere nel Veneto, vicenda che ha confermato l'opacità e direi la strutturale vulnerabilità del sistema delle grandi opere alla commistione del rapporto tra affari e politica.
  L'onorevole Galan, nei suoi tre mandati da presidente della regione Veneto, è stato il crocevia della vicenda affaristica del Mose ed anche delle altre grandi opere nel Veneto.
  La documentazione della magistratura in nostro possesso e che ci è stata consegnata lo testimonia con grande mole di prove.
  Vorrei anche dire che, per ironia della sorte, l'onorevole Galan alcuni anni fa definì gli esponenti dei movimenti e dei comitati di cittadini, delle organizzazioni che si battevano contro il Mose, come anche contro le altre grandi opere, come delinquenti comuni. Addirittura li definì terroristi e si appellò alla magistratura per perseguirli. Ora appunto, per ironia della sorte, quei cittadini e quei movimenti, che avevano denunciato non solo l'inutilità e la pericolosità di quell'opera, del Mose, ma anche il rischio del malaffare e delle tangenti, potrebbero ritorcere contro Pag. 18l'onorevole Galan quelle accuse e non avrebbero nemmeno bisogno di appellarsi alla magistratura, perché questa è già entrata in azione, ma contro l'onorevole Galan.
  Tutto era già stato scritto in tante denunce, in tante iniziative promosse anche da questi movimenti e da questi cittadini, ma anche in un bel libro di Renzo Mazzaro, I padroni del Veneto, libro in cui si raccontava per filo e per segno delle collusioni affaristiche, maleodoranti direi, non solo del sistema del Mose, ma anche di altre opere, tra l'altro tutte finanziate con il project financing, come la superstrada pedemontana veneta, il passante autostradale di Mestre ed altre opere, ad esempio la costruzione di ospedali in via di realizzazione, opere che – e questa è una valutazione di carattere generale – insieme ad una visione distorta del modello nordest, dello sviluppo economico del Veneto in particolare, hanno portato a quella devastazione del paesaggio così ben denunciata da un poeta come Andrea Zanzotto, che appunto ha evidenziato come quel modello e quel tipo di sviluppo abbia distrutto la regione ed in generale tutta la parte nord orientale del nostro Paese.
  Ma al di là della vicenda che riguarda l'onorevole Galan, noi sul Mose vogliamo vederci chiaro ed anche per questo abbiamo depositato un progetto di legge per l'istituzione di una commissione d'inchiesta sul Mose e riproponiamo ancora ad oggi alle Commissioni competenti, ad esempio alla Commissione bilancio ed alle altre, un'indagine conoscitiva sulle grandi opere, sul loro finanziamento, sui ritardi; vogliamo accertare, quindi, tutte le responsabilità penali e politiche delle vicende di questi anni, al di là del fatto che alcune vicende ed alcuni reati siano stati prescritti nel corso del tempo. Vicende che ripropongono la necessità di rivedere il meccanismo del concessionario unico per gli appalti ed anche per questo noi qui riproponiamo l'immediato scioglimento del Consorzio Venezia Nuova, che è stato al centro delle tangenti del Mose.
  L'onorevole Galan ha avuto in questo sistema un ruolo importante e centrale ed ha delle responsabilità politiche e personali gravissime.
  I suoi tentativi di discolpa non sono credibili, poi la magistratura dirà la sua, ma con il suo ruolo Galan è ancora in grado di influenzare e condizionare una parte del sistema politico ed economico della regione.
  Della cricca del Mose – e chiudo – l'onorevole Galan, anche con il suo entourage, è stato beneficiario ed anche parte integrante. Di questo l'onorevole Galan dovrà rispondere, come anche della gravissima colpa politica di scelte che hanno devastato il paesaggio del Veneto e di aver utilizzato il suo potere non per il bene comune, ma per i suoi interessi personali (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Signora Presidente e colleghi, oggi ci troviamo qui per votare in Aula la richiesta di arresto del deputato Galan, per la quale la Giunta si è già espressa favorevolmente. Il MoVimento 5 Stelle è contro l'immunità parlamentare, poiché essa, troppe volte, ha violato il principio di uguaglianza, principio che si pone alle origini dello Stato di diritto.
  E basta leggere i resoconti della Giunta della scorsa legislatura per avere la prova dell'uso distorto di questa guarentigia che trova la sua massima espressione nel diniego all'arresto del deputato Cosentino che per i deputati dell'allora PdL era un povero perseguitato. Peccato che per tanti altri ipotetici perseguitati fuori da questo Parlamento non ci sia nessuno a impedire il loro arresto.
  E, a proposito di fumus persecutionis, la cui presenza, insieme alla gravità dei fatti contestati, sono gli unici elementi che la Giunta prima e l'Aula poi devono valutare, ci chiediamo quale dovrebbe essere il fumus di un'inchiesta che ha portato a venticinque arresti in carcere e dieci arresti ai domiciliari. Com’è possibile Pag. 19che gli altri soggetti coinvolti non fossero perseguitati e Galan sì ?
  Il caso Mose è un caso che la storia non dovrebbe dimenticare, che i cittadini non dovrebbero dimenticare, ma che forse i cittadini non conoscono neanche, disinformati come sono da media manipolati e, consentitemi, eversivi poiché tendenti a scardinare subdolamente il nostro ordinamento nato, in origine, come democratico.
  Il GIP descrive il caso Mose come un sistema corruttivo diffuso e ramificato in cui il legame tra corrotti e corruttori era talmente profondo che non sempre è stato possibile individuare il singolo atto specifico contrario ai doveri di ufficio, arrivando ad affermare che funzionari e politici coinvolti sono da tempo a libro paga del Consorzio Venezia Nuova. Un'organizzazione criminale, questo è, atta a distrarre ingenti somme di denaro pubblico tramite il meccanismo delle sovrafatturazioni e delle consulenze – un meccanismo rodato, Presidente, contro cui questo Governo non sta facendo nulla –, con la creazione di fondi neri attraverso numerose società estere. Ancora lottiamo contro le società estere.
  Vi era, inoltre, corruzione del magistrato della Corte dei conti per ammorbidire i giudizi. E qui devo dire che, certo, bisogna darne atto, il sistema Mose ha veramente espresso il massimo di sé con la corruzione del giudice Giuseppone scrivendo e modificando le relazioni della Corte dei conti con tanto di comparazione tra la relazione originale e la relazione modificata dai dipendenti e da chi lavorava presso il Consorzio Venezia Nuova.
  Ma non bastava questo, vi era anche il totale asservimento del magistrato delle acque che era colui che doveva controllare. Ebbene, le sue relazioni venivano fatte anche queste nei computer del Consorzio Venezia Nuova. Colui che era controllato dal magistrato delle acque, era lui a scriversi le relazioni. Dei geni, peccato che non erano al servizio dei cittadini.
  E poi vi è l'estromissione dell'ISPRA, l'emanazione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che doveva appunto controllare l'operato del Consorzio Venezia Nuova. Estromissione operata dal Galan, atto corruttivo contestatogli e ancora oggi presente. Abbiamo appena presentato un'interrogazione parlamentare su questo. L'estromissione del settore ambiente, perché ? Perché Galan e Chisso dovevano mettere, secondo la ricostruzione della magistratura, tutto sotto il loro controllo per poter intervenire. Questi sono gli atti corruttivi che vengono contestati a Galan e credo non sia cosa da poco.
  Un mostro con tante teste che è arrivato a succhiare quasi 7 miliardi di euro di soldi pubblici per un'utilità dubbia. L'ingegneria criminale, non idraulica del Mose dovrebbe essere patrimonio culturale di tutte le procure d'Italia e forse andrebbe creata proprio una superprocura che metta insieme tutte queste informazioni e sia in grado di bloccare l'attività di società che dal nord al sud riescono a vincere appalti e ad accedere ai project financing.
  E a proposito del project financing – non poteva mancare anche questa –, al Galan viene pure contestato di aver favorito nella regione Veneto, non per il bene dei cittadini veneti e italiani, ma per il bene della Mantovani e della sua controllata Adria Infrastrutture, di cui aveva alcune quote, per il tramite del prestanome chiaramente, di Paolo Venuti, l'uso del project financing. E come ? Adottando una specifica legge regionale, unica in Italia, che semplificava l'accesso, ed eliminando il requisito della programmazione triennale per farvi rientrare la presentazione di progetti, anche di qualunque tipo, senza che avessero un senso per la regione Veneto.
  E qui, forse, appare più chiaro il motivo per cui il GIP ha chiesto anche l'arresto in carcere. Come appare ancora più chiaro se si considerano le strane commistioni di interessi fra Galan e Venuti, fra la moglie di Galan e la moglie di Venuti, le loro partecipazione nella società Thema, il viaggio in Indonesia della coppia dei Venuti per presunti interessi nella distribuzione del gas cui sarebbe interessato Pag. 20il Galan. «Dovrebbe andare a Porto Tolle» si dicevano al telefono i coniugi Venuti.
  Ma cosa avrebbe ottenuto Galan per asservire così l'interesse pubblico a quello di privati senza scrupoli ? Stando alle dichiarazioni del Mazzacurati, il Galan sarebbe stato al libro paga del Consorzio Venezia Nuova per dieci anni per la somma di un milione di euro all'anno. Avrebbe ricevuto 900 mila euro in due diverse occasioni per aver condizionato i pareri, una volta, della commissione VIA e, un'altra volta, della commissione di salvaguardia per l'approvazione definitiva del progetto Mose. Avrebbe ricevuto 200 mila euro nel 2005 presso l'Hotel Santa Chiara per mano della Minutillo da parte del Baita. Avrebbe ricevuto 50 mila euro, poi versate in un conto di San Marino. Avrebbe ricevuto, quale benefit del suo asservimento, la ricostruzione della propria abitazione di Cinto Euganeo e della barchessa, attraverso il solito meccanismo delle sovrafatturazioni: l'architetto Turato, però, non è che fatturava a Galan, fatturava alla Mantovani: sovrafatturava, pagava la Mantovani con i nostri soldi, però ricostruiva la villa a Galan. Certo, ancora è tutto da dimostrare.
  Il Galan in Giunta ha presentato diverse memorie difensive come se si trattasse giustamente di un'aula di tribunale. Se il deputato avesse voluto dimostrare il fumus persecutionis, più che difendersi entrando nel merito dei fatti contestati, visto che questo non è un collegio giudicante, avrebbe dovuto accusare lui i giudici, prendendosi la responsabilità di avere artatamente usato il loro potere per raccogliere prove e indizi a suo carico, al solo fine di impedire lo svolgimento della sua attività politica, turbando così l'integrità del plenum.
  Però, signor Presidente, dopo aver letto le 770 pagine di ordinanza, gli unici che ne escono veramente perseguitati sono i cittadini onesti che indefessamente lavorano e pagano le tasse pensando che i loro eletti li difendano anziché usarli come schiavi solo per soddisfare la loro malata ingordigia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). A noi non interessa che Galan vada in carcere ma solo che venga trattato come un cittadino qualunque. Sarà poi l'aula giudiziaria ad accertare la verità giuridica, ma si sappia che i cittadini non sono giudici e non hanno bisogno del tribunale per capire da che parte sta la verità, signor Presidente.
  Prima di chiudere voglio dire a quest'Aula che il MoVimento 5 Stelle ha presentato una proposta di legge, l'Atto Camera 2545 della collega Mannino, finalizzato all'introduzione della regola per cui, ove nei confronti di un membro del Parlamento sia autorizzata l'esecuzione della misura cautelare della custodia in carcere o degli arresti domiciliari, sia sospesa l'erogazione dell'indennità fino alla cessazione delle misure cautelari che pongono in grave pregiudizio l'esercizio della funzione con quella disciplina e quell'onore richiesti dall'articolo 54 della Costituzione.

  PRESIDENTE. Deputata Grillo, concluda.

  GIULIA GRILLO. Concludo, Presidente. Il MoVimento 5 Stelle ha anche presentato la proposta di legge per la commissione di inchiesta sul Mose e il MoVimento 5 Stelle ha anche presentato un progetto di legge, a prima firma del collega D'Incà, per la revisione del project financing: proposte, proposte e solo proposte del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Abbiamo recuperato il presidente Sisto, che era iscritto a parlare. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, ho fatto parte della Giunta per le autorizzazioni nella scorsa legislatura e devo dire che il fenomeno nella lettura del fumus persecutionis – è questo il nostro compito – vede in questa legislatura uno strano cambiamento.
  Vedo che ci si trasforma molto facilmente in implacabili Torquemada. Si discute del merito dei processi, si stigmatizzano Pag. 21sul piano etico le vicende che hanno una dimensione processuale ed è come se si dovesse coronare un sogno, signor Presidente, cioè quello di diventare in quest'Aula pubblici ministeri senza averne titolo per un doppio motivo. Primo, perché non se ne ha titolo: la pochezza di talune interlocuzioni lascia comprendere come non si riesca ad andare oltre che uno spirito di piazza e giustizialista. Siamo ben lontani da qualsivoglia valutazione che abbia una minima parentela con le garanzie nobili del processo penale, anche di questa fase incidentale del processo penale.
  Quindi, pubblici ministeri senza titoli culturali, ma, soprattutto, pubblici ministeri che non avrebbero, comunque, titolo ad esserlo, perché noi siamo parlamentari, noi non siamo pubblici ministeri. Noi abbiamo un compito in quest'Aula, che è molto diverso rispetto a quello di bere, fino ad essere ubriachi, questo spirito di aggressione nei confronti dell'indagato, che, scusate se lo rammento, ha una presunzione – caro presidente La Russa, che assumo a mio interlocutore formale in quanto presidente della Giunta –, la presunzione di non colpevolezza, di cui noi siamo testimoni e dobbiamo essere necessariamente sostenitori per essere credibili. Perché non è che la Costituzione la si può applicare ad intermittenza: ora «sì», ora «no». La Costituzione è un vestito che noi, tutti i giorni, dobbiamo rispettare e onorare.
  Allora, se vi è la necessità di partire da presupposti costituzionali, io mi chiedo: in un Parlamento che ci vede d'incanto – e uso un «ci» eufemistico – trasformati in incapaci parlamentari, perché ci vestiamo con le vesti dei pubblici ministeri, io mi chiedo il Parlamento davvero a che cosa serva, Presidente. Cioè, se è trasformato in una palestra di giustizialismo, in cui il discorso più alato è quello del «dalli all'untore», comunque lo si voglia considerare, io avverto un disagio, che rappresento, però, immediatamente, con il richiamo alle sentenze della Corte costituzionale, all'articolo 68, alle regole del codice di procedura penale.
  Qui siamo di fronte ad una vera e propria inversione di prospettiva: l'articolo 68, in joint venture con l'articolo 27, anziché trasformarsi in una presunzione di non responsabilità e in una valutazione del fumus persecutionis attenta e costruttiva, diventa una sorta di presunzione di catturabilità comunque. Oggi, se qualcuno chiede la cattura di un parlamentare, c’è la presunzione che debba essere catturato, che debba comunque raggiungere il luogo di custodia cautelare. Questo è il punto di partenza, cioè qui abbiamo sovvertito clamorosamente la prospettiva costituzionale.
  Citerò alcuni passaggi della vicenda Galan, che, se letti nella prospettiva corretta e costruttiva del fumus, sono – ciascuno di essi – indicativi dell'esistenza del fumus: Galan ha chiesto di essere interrogato e non è stato interrogato; errori di calcolo nei suoi redditi, nelle entrate e nelle uscite; reati prescritti; un'iscrizione tardiva nel registro degli indagati: un classico per consentire criptoindagini nei confronti di soggetti non iscritti, un classico della patologia del processo penale, a cui dovremmo porre rimedio, indicando al pubblico ministero un termine oltre il quale non è più possibile non iscrivere e iscrivere poi all'ultimo momento quando sono già trascorsi mesi, mesi e mesi di indagini, un gesto di inciviltà, che non può che significare fumus.
  
E, ancora, si tratta di un soggetto incensurato, c’è un principio di adeguatezza e di proporzionalità, i testi risultano profondamente smentiti, le dazioni risultano successive di ben quattro anni, ma, soprattutto, il passaggio che io voglio rammentare è che, in un altro clima, una diversa lettura, più costruttiva, meno «da piazza» e meno giustizialista avrebbe indotto immediatamente a ravvisare un fumus persecutionis enorme, facile, ed è quanto è citato dalla puntuale relazione del collega Chiarelli: vi è un collaboratore dell'architetto che si occupava dei lavori nel 2007, sentito dai pubblici ministeri soltanto il 24 giugno, che smentisce l'accusa di Baita. Ebbene, di questa testimonianza non è stata data alcuna comunicazione, Pag. 22né alle parti, né al giudice procedente. Vi sembra un atteggiamento normale ? Io acquisisco la testimonianza di chi smentisce l'accusatore principale e non lo comunico né al giudice, né al pubblico ministero: è o non è, questo, fumus persecutionis ? È il tentativo di dribblare le regole per raggiungere l'obiettivo della cattura del parlamentare ?
  Io credo che, di fronte a questo dato inoppugnabile, in qualsiasi altra fase della nostra Repubblica, si sarebbe preso atto di qualche conto che non torna e avremmo detto che questo è un atteggiamento incompatibile con la serenità che deve contraddistinguere il rapporto tra giustizia e parlamentare.
  Allora, che questo sia un segnale che io posso affidare ad un Parlamento più riflessivo al momento del voto sulla libertà personale di un indagato, perché noi stiamo determinando la custodia cautelare carceraria di un indagato: non di un parlamentare soltanto, Presidente, ma di un indagato. Dal nostro dito dipenderà questa scelta, a fronte di queste risultanze.
  E vi chiedo: quando andrete ad esaminare l'articolo 275, comma 2-bis, che estende il giudizio prognostico cautelare fino alla pena di tre anni, noi potremo dire che questa non è una norma che ci deve indurre ad una nuova riflessione sul dato cautelare ?

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, ho utilizzato la pacatezza per non approfittare da un punto di vista sonoro della pazienza dell'Aula, ma qui ci sarebbe davvero da urlare e da gridare, perché la decisione di prima sul rinvio, se fosse accompagnata da una stereofonia malefica, da una decisione incapace di leggere questi dati e di mandare l'indagato dietro le sbarre, sarebbe davvero, secondo me, ed è la mia opinione, un gesto non certamente di onore per quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Colleghi, questo era l'ultimo intervento, quindi dichiaro chiusa la discussione...

  IGNAZIO LA RUSSA, Presidente della Giunta per le autorizzazioni. Chiedo di parlare prima che sia chiusa la discussione, come avevo già chiesto.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA, Presidente della Giunta per le autorizzazioni. Grazie, Presidente. Proprio prima di chiudere la discussione e di passare alla fase delle dichiarazioni di voto, credo non sia del tutto fuor d'opera un intervento in qualità di presidente della Giunta, prima di tutto, per segnalare che, in Giunta, l'onorevole Galan, dove pure avrebbe potuto addurre impedimenti di qualunque genere, perché, in quel caso, il Regolamento prescrive che debba e possa essere presente, correttamente non ha addotto alcuna ragione di salute e si è presentato concordando con noi la data in cui essere ascoltato.
  Non si tratta né allora né oggi se fosse stato presente, non si poteva trattare né si tratterebbe di un interrogatorio, non essendovi alcun contraddittorio possibile né in Aula e neanche in Giunta. Egli può esporre le proprie ragioni e, se fosse intervenuto oggi, avrebbe potuto svolgere un intervento come qualsiasi altro parlamentare. Per questo non sono intervenuto in ordine alla richiesta di rinvio, che era motivata come un diritto. Ma questo non fa venir meno una valutazione sull'opportunità.
  Io credo che, a questo punto, Presidente, essendo stata bocciata la proposta di un rinvio con quella motivazione ad una data incerta, anche per consentirci una riflessione pacata e, quindi, non direttamente con una connessione allo stato di salute dell'onorevole Galan, si possa però chiedere – e io lo faccio formalmente – un rinvio ad una data certa. È, quindi, una richiesta diversa da quella formulata dall'onorevole Brunetta: un rinvio per la fase delle dichiarazioni di voto da qui alla prossima settimana. Sette giorni.Pag. 23
  Perché questo consentirebbe una valutazione più serena ? Perché, Presidente, ci lascerebbe tranquilli rispetto ad una considerazione di opportunità. Mi è stato segnalato – non so se corrisponde a verità, ma mi è stato segnalato sicuramente in assoluta buona fede – dalla collega Biancofiore, che si è messa in contatto con l'onorevole Galan, che se ci fosse un rinvio, egli cercherebbe, sia pure in condizioni disagevoli, con le stampelle, con l'ambulanza, di intervenire la prossima settimana. Ma io non condizionerei la richiesta a questo. Io condizionerei la richiesta che avanzo ad una fase di riflessione di questa Assemblea prima di decidere su una votazione che, comunque, riguarda la libertà di un parlamentare, qualunque sia il nostro convincimento.
  Se la richiesta fosse sine die o dopo le vacanze non l'avrei avanzata. Avendo già ascoltato i relatori, non essendovi quindi più la possibilità che il rinvio venga inteso in relazione allo stato di salute dell'onorevole Galan mi permetto, quindi, di formalizzare la richiesta di un rinvio alla prossima settimana del provvedimento attualmente in esame, ricordando quello che ho detto all'inizio e cioè che non c’è motivo particolare per dubitare sul reale impedimento attuale dell'onorevole Galan perché quando avrebbe potuto avanzarlo in forma più credibile, più utile non l'ha fatto cioè presentandosi regolarmente alla Giunta alla quale ha fornito tutti gli argomenti che aveva in animo di fornire.

  PRESIDENTE. Presidente La Russa lei chiede un rinvio dopo che però questa Camera si è espressa in maniera molto chiara su due rinvii: il rinvio ad altra data e anche quello di inversione dell'ordine del giorno. Dunque io ritengo che non ci siano gli elementi adesso per considerare questa sua richiesta, mi pare che quanto dovevamo dire, quanto dovevamo approfondire lo abbiamo fatto, quindi io direi di passare alle repliche.
  In quanto alle repliche adesso ha facoltà di replicare il deputato Mariano Rabino...

  GIANFRANCO ROTONDI. Chiedo di parlare sulla proposta dell'onorevole La Russa.

  PRESIDENTE. Ho già deciso. È già stata presa una decisione, la ringrazio deputato Rotondi. Proseguiamo in sede di replica.

  GIANFRANCO ROTONDI. Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Allora io direi di procedere perché, come detto, su questa vicenda abbiamo già deciso.
  Ha facoltà di intervenire in sede di replica il relatore per la maggioranza, deputato Mariano Rabino.

  MARIANO RABINO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, io ringrazio tutti i colleghi intervenuti nel dibattito. Mi sia permesso, davvero in conclusione anche di questa vicenda almeno per quanto mi riguarda, una sorta di avviso speciale ai naviganti in questa travagliata stagione politico-istituzionale aggravata anche da una crisi economica senza precedenti. Diciamolo a noi stessi prima che agli italiani: questa immunità parlamentare è diventata insostenibile, è ipocrita per l'autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni, è ambigua per le richieste di perquisizione ed è grottesca ormai per la valutazione più generale del fumus persecutionis.
  Si finisce sempre per dividersi, il dibattito lo ha confermato, tra colpevolisti e innocentisti quando invece in gioco ci sarebbe solo e soltanto la valutazione sull'ostilità preconcetta o meno della magistratura. Riformiamola dunque in profondità, lasciamola come insindacabilità per le opinioni espresse, i voti dati, le dichiarazioni rese nell'esercizio della funzione politico-pubblica che ci è propria e tuteliamo il principio della integrità del plenum, a cui faceva riferimento anche il collega Chiarelli, relatore di minoranza, con la previsione nei casi eccezionali di richiesta di arresto domiciliare o in carcere Pag. 24di un giudizio di ultima istanza in capo al Presidente della Repubblica o alla Corte costituzionale.
  E poi, chiudo, riformiamo in profondità la legislazione sugli appalti e sulle società pubblico-private che ricevono in concessione la realizzazione di importanti grandi opere pubbliche, soprattutto in regime emergenziale. Vedete, colleghi, le leggi a volte sono più corrotte, sono tanto corrotte se non di più degli uomini.

(Dichiarazioni di voto – Doc. IV, n. 8-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franco Bruno. Ne ha facoltà.

  FRANCO BRUNO. Signor Presidente, io credo che anche da questa sede noi dobbiamo in qualche modo esprimere forte la nostra vicinanza agli organi preposti che cercano di fare luce su una vicenda particolarissima.
  Io credo che se le fattispecie di reato venissero confermate, ci sarebbe la prova di un decadimento morale, istituzionale e politico di un pezzo significativo del nostro territorio, del Veneto, di Venezia, che è un simbolo del nostro Paese. Quindi fanno bene gli organi preposti ad andare avanti senza guardare in faccia a nessuno e devono fare piena luce; tuttavia visto che il magistrato, attraverso la Giunta – mi si presenta una relazione – mi chiede di esprimermi sulla domanda di autorizzazione a eseguire la misura cautelare della custodia in carcere, io devo dire che su questo non sono d'accordo con la richiesta del magistrato; non sono d'accordo perché non credo che l'onorevole possa reiterare il reato – questo alla fine è quello che sostiene la richiesta della custodia cautelare in carcere – non possa più reiterare il reato e accoppiando questo al fatto che l'onorevole si è messo a disposizione per essere seguito dall'autorità giudiziaria e questo non viene fatto, io credo che in qualche modo non bisogna concedere questo tipo di autorizzazioni. A nulla vale dire il principio di uguaglianza per i cittadini, visto che ad altri è stata applicata la misura cautelare in carcere, va applicata a Galan: non è così, perché gli altri – faccio un esempio concreto – sono imprenditori, potrebbero effettivamente reiterare il reato; altri sono amministratori e hanno ancora potere di decidere rispetto a quella questione. Non vale per l'onorevole Galan, per questo motivo io non voterò a favore di questa autorizzazione a procedere.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Lello. Ne ha facoltà.

  MARCO DI LELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il dibattito di queste ore mi consente di soffermarmi su poche ma credo decisive questioni. Lungi da me affermare l'innocenza del collega Galan – mi auguro possa dimostrarlo in tribunale – ma per noi è doveroso sottolineare tre aspetti: in primo luogo, se è vero che la politica deve restare fuori dai processi, è altrettanto vero che i giudici non possono fare politica, con e dentro i processi, e quando un GIP scrive che l'istituto del project financing porta a coltivare rapporti illeciti con la pubblica amministrazione, commette un'inaccettabile invasione di campo che il potere legislativo, e dunque il Parlamento, ha il dovere di respingere al mittente, affermando dunque che nessuno può essere punito per il rispetto della legge; in secondo luogo, motivare la possibilità di reiterazione del reato in base a – leggo testualmente dall'ordinanza – «benefici che il Galan potrebbe continuare ad assicurare in virtù del rilievo della sua posizione politica», tradisce una valutazione prognostica negativa in base alla funzione svolta, un pregiudizio verso la politica: come dire, sei un politico, dunque propenso a delinquere. Una rivisitazione delle teorie del Lombroso da far accapponare la pelle. In terzo luogo, se tra la richiesta di misura avanzata il 4 giugno e la nostra decisione odierna interviene una novella legislativa che, vietando la misura Pag. 25afflittiva in caso di irrorazione di una pena fino a tre anni, impone al GIP di motivare sul punto, noi abbiamo il dovere – e concludo – non la facoltà di richiedere al giudice procedente la conformità della misura cautelare alla nuova versione del codice, attività che il giudice avrebbe dovuto fare anche autonomamente.
  Tre buoni motivi dunque per sancire un principio e, come detto prima, i principi non sono come le stagioni, se esistono le mezze stagioni, non esistono i mezzi principi. Questi valgono per tutti, potenti e poveracci, di destra e di sinistra, e in nome dei principi noi socialisti voteremo contro la richiesta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Claudio Fava. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO FAVA. Signor Presidente, non entreremo nel merito perché il merito ci porterebbe lontano, la vicenda del Mose racconta un sistema corruttivo che è ancora autobiografia di questo Paese, ancora purtroppo dopo molti anni e che raccoglie nella stessa filiera criminale imprenditori, politici, amministratori, pubblico e privato, e che ci dice, come è stato ricordato dal relatore, l'assoluta inadeguatezza del ceto dirigente alle sfide di questo tempo e anche ai sensi di responsabilità ed onestà istituzionale che questo tempo richiederebbe. Noi siamo qui chiamati, come è stato ricordato, a rispondere soltanto al quesito posto dall'articolo 68 della Costituzione, l'unica domanda, se ci sia stata persecuzione. Lo esclude lo stesso onorevole Galan, che in un'intervista di qualche settimana fa diceva: se al posto dei magistrati di Venezia, la Guardia di finanza mi avesse portato le stesse carte sul mio conto, mi sarei comportato allo stesso modo.
  La richiesta di custodia cautelare peraltro è stata avanzata nei confronti di tutti gli altri soggetti indagati e incriminati. Basterebbe solo questo per escludere che ci sia un'intenzione persecutoria. Il giudice l'ha motivata con riferimento esplicito all'entità delle cifre evase, all'imponenza dell'azione corruttiva, alla sua sistematicità e reiterazione.
  Certo, noi avremmo preferito che l'autorità giudiziaria avesse accolto la richiesta dell'onorevole Galan di essere ascoltato. Sappiamo che ricevere dichiarazioni spontanee non è un obbligo per il magistrato, ma sarebbe stata cosa buona e giusta e il fatto che non sia avvenuto non possiamo tradurlo come un intento persecutorio.
  Per cui, naturalmente con la sofferenza che questo voto comporta, il mio gruppo voterà a favore della richiesta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Schirò. Ne ha facoltà.

  GEA SCHIRÒ. Signor Presidente, la posizione assunta dal relatore è coerente con i principi e la prassi parlamentare dell'articolo 68 della Costituzione.
  La Carta costituzionale impone di negare l'autorizzazione a una richiesta dell'organo giudiziario solo ove si riconosca in essa un chiaro intento persecutorio.
  A seguito di un'ampia e lunga istruttoria e alla luce degli atti in nostro possesso, non si configurano gli estremi per riconoscere nei confronti del deputato Galan il cosiddetto fumus persecutionis. Siamo infatti di fronte a una richiesta che investe un fenomeno criminale di ampie proporzioni, certamente non pregiudizialmente rivolta a colpire il singolo deputato o la sua parte politica.
  Citando il relatore, ci siamo trovati di fronte a un meccanismo collaudato e protratto negli anni di frodi fiscali, sovrafatturazioni, dazioni corruttive e illecite interferenze nei meccanismi decisionali dei pubblici uffici, cui hanno partecipato imprenditori, funzionari pubblici, organi di controllo contabile e amministrativo. Né si possono desumere dalle note difensive argomenti convincenti a sostegno della tesi di un pretestuoso coinvolgimento del parlamentare, che viceversa è chiamato in causa da numerose testimonianze e riscontri documentali ritenuti significativi dagli inquirenti.Pag. 26
  Non è questa nemmeno la sede per valutare se la ricostruzione dei fatti proposta dall'autorità sia pienamente rispondente alla realtà. Il nostro ordinamento offre a ciascun cittadino gli strumenti per far valere nelle sedi proprie il diritto alla difesa e nessun giudizio sulle responsabilità penali può svolgersi in questa sede.
  Ripeto: all'organo parlamentare spetta esclusivamente il difficile compito di valutare se, nel caso concreto, sia ravvisabile o meno il fumus persecutionis. Al riguardo, da parte nostra, abbiamo sempre esercitato, anche nei casi precedentemente esaminati dalla Giunta, un giudizio di merito assumendo, di volta in volta, posizioni favorevoli o contrarie alla richiesta dell'autorità giudiziaria in base al caso concreto senza far prevalere logiche di schieramento.
  Con questo spirito abbiamo valutato la richiesta del relatore di votare per la concessione dell'autorizzazione richiesta. Dichiaro quindi il nostro voto favorevole alla proposta del relatore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Onorevole Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, intanto mi ricordo e ricordo a tutti che oggi non dobbiamo votare sulla colpevolezza o l'innocenza del collega Galan. Noi semplicemente dobbiamo decidere e votare se c’è fumus persecutionis o meno.
  Per questo motivo, come Lega, noi chiaramente riteniamo che non ci sia fumus e per questo voteremo a favore della delibera della Giunta per le autorizzazioni.
  Altri interventi si potrebbero fare, ma non è questa la sede, sulla opportunità o meno dell'arresto preventivo prima di un giudizio, che dovremo fare, ma che riguarda tutti i cittadini. Un discorso che dovremo fare, a mio avviso, ma non è questa la sede – magari è la sede delle riforme costituzionali – è quello di rivedere l'articolo 68.
  Di vedere se può essere la Camera o il Senato a decidere per i propri componenti, per questi casi, o un organo terzo, che in una proposta di legge, che ho presentato insieme al mio gruppo, potrebbe essere visto nel Capo dello Stato. Perché nel Capo dello Stato ? Perché il Capo dello Stato ha già le competenze di grazia, è già super partes e, dunque, ha la capacità di poter decidere. Non c’è invece questo dibattito che diventa, da tecnico, un dibattito politico, che va a inquinare la decisione di tutti i nostri colleghi, di tutti noi, che dobbiamo decidere, perché purtroppo molti colleghi non guarderanno le carte e non guarderanno se veramente c’è fumus o meno, ma penseranno: «Ma se io voto a favore o contro, quanti voti perdo ? Quanto la posizione dei cittadini influirà sul mio partito ?».
  Dunque, questa sarà un'analisi che dovremo fare. Spero che la faremo presto. In fondo le riforme costituzionali al Senato termineranno a novembre, dicembre; arriveranno qui l'anno prossimo e potremo finalmente farle, ma dovremo affrontare, in modo chiaro, anche questa spinosa ma necessaria questione per le istituzioni e farle su questa tematica molto importante.
  Comunque, su questo caso specifico, che non vuole dire colpevolezza o innocenza di Giancarlo Galan, ma semplicemente se c’è fumus o meno, la Lega Nord ritiene che non c’è fumus e, dunque, voterà a favore della relazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie Presidente, colleghi deputati, io ho già avuto modo di rappresentare ai membri della Giunta come non sia partecipe di quella religione civile della magistratura, un tempo in questo Paese assai diffusa e oggi assai meno, non fosse altro perché il dogma dell'infallibilità moralizzante che la sosteneva risulta ai nostri giorni assai sforacchiato.
  Noi non siamo tuttavia chiamati – è stato ricordato – a pronunciarci sul merito Pag. 27dell'inchiesta né sulle ipotesi di reato che la procura di Venezia mette a carico del collega Galan e di decine di coimputati del cosiddetto «sistema Mose». Al massimo abbiamo apprezzato la serietà dell'inchiesta e non dobbiamo nasconderci il fatto che sul piano politico quella vicenda lascia, a prescindere dagli esiti processuali, profondi interrogativi e una qualche ansia sul nostro possibile da farsi affinché non possa ripetersi altrove o in altro tempo. Ma se il nostro compito era quello di ricercare la persecuzione, finanche la sua ombra celata, in relazione alla funzione di parlamentare del collega Galan, io non l'ho trovata. Certo, sbagliano i magistrati, spesso, figuriamoci gli umili deputati membri di una Giunta per le autorizzazioni.
  C’è una ragionevole previsione sul decorso della custodia cautelare richiesta dal magistrato. Una volta autorizzata eventualmente dalla Camera, evolverà assai rapidamente verso una custodia domiciliare, come nel caso del collega Genovese. Ma questo semmai ci introduce ad un ragionamento sull'uso della custodia cautelare in Italia, pessimo e abbondante, non casualmente oggetto di riforma da parte del Parlamento e, oggi, di fatto acconto sulla pena piuttosto che misura di prevenzione.
  Con il nostro voto oggi chiudiamo il diverso percorso, transitorio ovviamente, che la Costituzione assegna al cittadino parlamentare rispetto al cittadino non parlamentare. Si ricompone quell'eguaglianza di fronte alla legge che la Costituzione impone e che meno spesso, ahimè, si realizza, perché a coloro che l'hanno usata come un corpo contundente nel nostro dibattito ricordo che l'articolo 3 della Costituzione – ricordo a me stesso, ovviamente, e ai colleghi – dice che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali di fronte alla legge, senza distinzioni di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali. Questo dice un po’ più complessamente l'articolo 3 della Costituzione, che è cosa diversa da quella legge uguale per tutti che troviamo scolpita nei tribunali.
  Perché mentre nell'articolo 3 il soggetto sono i cittadini, nei tribunali il soggetto è la legge e i cittadini e la loro pari condizione, troppo spesso, rimangono sullo sfondo.
  Fatte queste precisazioni, annuncio che il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà voterà a favore della proposta del relatore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, oggi è stato detto più volte che votare sull'arresto di un parlamentare è una cosa difficile perché si interviene nel rapporto tra istituzioni, giustizia e magistratura, perché si interviene in una situazione in cui i diritti – come è stato appena ricordato – sono diversi; in questo è assolutamente corretto il riferimento fatto alla circostanza che qui si deroga al principio di uguaglianza di fronte alla legge, in un certo modo assicurando una tutela ulteriore al parlamentare, per questo i riferimenti al diritto al contraddittorio fatti prima sono errati.
  È comunque un momento difficile per tutti noi che non siamo abituati, tra l'altro, a decidere degli arresti e della libertà personale delle persone nella nostra vita normale e per questo devo dire che i toni che si sentono, spesso, su questi argomenti, e si sono sentiti sull'onorevole Genovese e anche in questa occasione da parte, ad esempio, di alcuni rappresentanti del MoVimento 5 Stelle, non sono esattamente i toni che si confanno a chi ha sempre in bocca la tutela della Costituzione. Qui si parla di libertà personale, è un tema serio ed è stato, addirittura, contestato il diritto al voto segreto su questo argomento e mi dispiace che questo tipo di contestazione sull'opportunità del voto segreto sia arrivata persino da alcuni rappresentanti del Partito Democratico nelle scorse settimane; questa è una questione in cui si vota secondo coscienza e il Pag. 28mandato parlamentare non c'entra nulla. Quindi, è giustissimo che i parlamentari decidano secondo le risultanze dei fatti, come riscontrate dalla Giunta, secondo il convincimento che si sono formati, e non sulla base di un presunto mandato o di una presunta trasparenza verso i cittadini che del procedimento sanno molto poco se non quello che leggono sui giornali. Quindi, la tutela attraverso il voto segreto è fondamentale in questo caso proprio per evitare che, come ha detto prima l'onorevole Bragantini, si decida sulla base di quello che piace o non piace all'esterno.
  Ciò anche perché – premettendo quello che abbiamo già detto e cioè che Scelta Civica voterà a favore della richiesta di arresto – ci hanno convinto le argomentazioni contenute nella relazione, perché non bastano dei difetti nella posizione, nelle decisioni dei magistrati per riscontrare un intento persecutorio. Quindi, noi voteremo a favore, ma questo non implica, da un lato, nessun giudizio sulla colpevolezza o meno dell'onorevole Galan – auspichiamo come sempre, in questi casi, che emerga che fatti così gravi non siano veri e che possa risultare la sua innocenza – ma non significa neppure che si possa sempre invocare il garantismo quando si parla della responsabilità politica, perché qui si crea una grossissima mescolanza, continuamente, tra quella che è la responsabilità penale e la responsabilità politica.
  Su questo aspetto mi sia consentito un commento; noi tutti come Parlamento e come partiti abbiamo preso l'abitudine, recentemente, o di gridare alla colpevolezza appena esce un articolo sul giornale, con dei metodi abbastanza incivili, dal mio punto di vista, o, a corrente alternata a seconda della parte politica, di invocare il garantismo quando non è arrivata una condanna definitiva. Bene, credo che l'atteggiamento della politica e dei partiti dovrebbe essere diverso da questo, dovrebbe essere quello di evitare problemi e dubbi sulla dignità delle istituzioni e, quando qualcuno viene coinvolto in fatti comunque gravi, in rapporti con persone, magari, colluse con la criminalità organizzata o con chiare situazioni di illegalità, anche se quel fatto non costituisce reato, dovrebbe stare ai partiti o non candidare – come abbiamo fatto noi, facendo una selezione al momento delle candidature basata sull'assenza di procedimenti, ma anche su altre circostanze di opportunità – o comunque intervenire in situazioni nelle quali ci sono rapporti strani.
  Perché se su Expo una serie di rappresentanti politici ricevevano qui persone di destra o di sinistra che era notoriamente coinvolte in fatti illeciti, l'anomalia è che su questo nessuno si sia mai preoccupato e si sia dovuto attendere il momento in cui è arrivata la magistratura per rendersi conto che forse alcune persone, alcuni ambienti, alcune frequentazioni non erano proprio confacenti ad un parlamentare della Repubblica. Per cui viviamo questa strana situazione nella quale, da un lato, su vicende dove dovrebbe esserci un garantismo assoluto come queste, dove il diritto al voto segreto non dovrebbe essere mai messo in discussione e neanche la sua opportunità, dall'altra parte, sotto il profilo politico, fino a che non arriva un PM nessuno si preoccupa di intervenire realmente in situazioni dove magari sarebbe possibile anche anticipare brutte figure per le istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leone. Ne ha facoltà.

  ANTONIO LEONE. Signor Presidente, ero convinto, per la verità ora sono ancor di più convinto, che non sia possibile, nonostante l'istruttoria fatta sia in Giunta sia durante la discussione generale in quest'Aula, superare i dubbi sulla presenza di fumus persecutionis nei confronti del collega Galan. Tra l'altro vorrei che una volta per tutte si comprendesse anche che cosa significa parlare di fumus e non parlare solo di persecuzione. Evidentemente il fumus è in contrapposizione all'arrosto, per cui basta evidentemente coglierne solo dei riflessi per potere arrivare a dire e a convincersi che c’è un Pag. 29fumus persecutionis, altrimenti non si sarebbe usato né da parte della corte né da parte di nessuno la parola fumus. Ritengo che sia errato concedere l'autorizzazione e ritengo ancor più grave che l'intero dibattito in Giunta non abbia voluto affrontare il merito della questione. Si è invece voluto assecondare – dico politicamente vilmente – gli istinti giustizialisti di quella parte dell'opinione pubblica che non riconosce alcuna legittimità alle prerogative parlamentari. Si è praticamente palesata ancora una volta tutta l'inadeguatezza e l'ipocrisia di una classe politica che non ha il coraggio di decidere in piena autonomia e senza il condizionamento di populistiche campagne di stampa su una questione di fondamentale importanza democratica.
  Nemmeno si ha la forza e la voglia di imparare dagli errori commessi. Qualcuno, non so chi, ha detto prima: perché parlare del caso Genovese. E mi riferisco proprio a quello, perché ritengo che gli errori che commettiamo dobbiamo rivalutarli per cercare di cambiare atteggiamento. Dopo soli due giorni dalla delibera parlamentare, la custodia in carcere del collega Genovese è stata modificata in arresti domiciliari. Che cosa è accaduto in due giorni, dopo che voi in quest'Aula lo avete mandato in galera e il magistrato ha ritenuto dopo soli due giorni di dargli una misura cautelare più lieve rispetto a quella che voi avete concesso ? Dov'era la necessità assoluta di chiederne la carcerazione preventiva o forse la vera motivazione della richiesta era quella di ottenere simbolicamente la traduzione in carcere di un deputato, una sorta di godimento da parte di chi emette e da parte di chi convalida quella richiesta ? Come commentare il fatto che dopo averlo esplicitamente escluso, lo stesso magistrato pochi giorni dopo la decisione parlamentare si è smentito ed ha chiesto alla Camera anche di autorizzare l'uso delle intercettazioni del deputato ? Non erano in ballo le intercettazioni, perché erano praticamente indirette, ma adesso lo stesso magistrato ne ha chiesto l'utilizzo e pende davanti alla Giunta per le autorizzazioni la richiesta di utilizzo di quelle intercettazioni. Che dire poi dei tempi della decisione ? Oggi come allora si preferisce rispondere in fretta senza nemmeno attendere che il collega sia nelle condizioni fisiche di partecipare alla seduta e di intervenire nel dibattito che lo riguarda.
  Collega Mazziotti, quando ho parlato di Costituzione e di violazione mi riferivo al plenum. L'intelligenza del collega è tale e tanta che la risposta che mi ha dato passando per la necessità, che io non ho richiamato, di essere presente in Aula... Io mi riferivo al plenum di questa Assemblea e mi riferivo al diritto al voto di un deputato della Repubblica. Mi rendo conto che sostengo una posizione difficile ed impopolare, ma vorrei che tutti fossero consapevoli del rischio di un sostanziale svilimento di quelle prerogative parlamentari che saggiamente la nostra Carta costituzionale prevedeva e prevede tuttora, collega Rabino.
  Posso anche condividere le preoccupazioni del collega Rabino, che dice che bisogna abolire l'immunità, ma, evidentemente, se questa sua intenzione di abolire l'immunità ha influito anche sulla decisione, allora mi lascia un pochettino perplesso: forse è stato inopportuno chiudere il suo intervento dicendo che l'istituto dell'immunità andrebbe soppresso; forse avrebbe dovuto rifiutare di fare il relatore in questo caso.
  La decisione odierna che l'Assemblea probabilmente assumerà non colpisce esclusivamente il singolo deputato, ma costituisce un'ennesima picconata volta a demolire un principio costituzionale dettato a tutela dell'istituzione parlamentare. Devo osservare con grande amarezza che il quadro delle prerogative parlamentari è già fortemente scosso: la tutela dell'insindacabilità delle opinioni e dei voti dei membri delle Camere è stata drasticamente ridimensionata dalle interpretazioni datene dalla Corte costituzionale nella sua costante giurisprudenza; analoga operazione ermeneutica è stata condotta dalla stessa Corte anche in ordine al divieto di intercettare le comunicazioni parlamentari, che ormai è una consuetudine degli organi inquirenti.Pag. 30
  Persino il principio di autodichia di ciascuna Camera è revocato in dubbio: una recente pronuncia della Consulta mette in discussione la legittimità della relativa disciplina parlamentare. Insomma, ragazzi, è ora di chiudere questa Assemblea, chiuderla definitivamente: così, almeno, ci si continua a dire. Occorrerebbe, invece, invertire questa tendenza, a mio parere, per riaffermare l'ovvia necessità, per un sistema democratico, di preservare istituti posti a tutela della libera esplicazione del mandato parlamentare, in quanto insostituibili forme di protezione del sistema democratico.
  L'immunità parlamentare, visto che c’è ancora, o meglio, quella che viene erroneamente indicata come immunità parlamentare, quel che resta dell'articolo 68 della Costituzione, nella parte in cui tutela l'integrità dell'organo rappresentativo del corpo elettorale, e quindi la sua sovranità, va attualmente salvaguardato. Quando la elimineremo, la elimineremo, punto e basta, cosa fatta, capo ha.
  Occorrerebbe, altresì, esaminare le richieste dell'autorità giudiziaria con l'occhio critico di chi si sente investito dalla gravosa responsabilità di enucleare dal principio costituzionale dettato dall'articolo 68 della Costituzione il concetto di fumus persecutionis. Senza dilungarmi oltre sulle patologiche manifestazioni, richiamo quelle più macroscopiche che vengono fuori da questa vicenda da un punto di vista quasi procedurale e processuale, oltre a quelle richiamate egregiamente dal collega Sisto.
  L'onorevole Galan non si è mai voluto sottrarre alla giustizia e all'accertamento dei fatti oggetto dell'inchiesta, sia nel momento in cui si sono diffuse le prime notizie, sia dopo l'ordinanza di custodia cautelare. Ha chiesto di essere sentito, ma ha ricevuto un secco rifiuto. È legittimo il sospetto che la volontà degli organi inquirenti sia quella di ascoltarlo, sì, ma di ascoltarlo solo nella situazione di soggezione dovuta alla carcerazione.
  Ma ciò non è degno di uno Stato di diritto. Dov’è il principio della necessità di leale collaborazione tra poteri dello Stato ? Non è, questa, una circostanza che rivela inequivocabilmente un intento oggettivamente persecutorio ? E sì, perché in molti dimenticano che noi dobbiamo parlare, anzi, ne parla la stessa Corte costituzionale, di due modalità nella riflessione sul fumus persecutionis: vi è un fumus persecutionis di natura soggettiva e un fumus persecutionis di natura oggettiva. Vi sono comportamenti, arrivo a dire che anche l'ignoranza della legge da parte di un magistrato, visto che non la si applica, può essere catalogata come fumus persecutionis di natura oggettiva.
  Il secondo elemento riguarda il merito dell'indagine: nessuna parvenza di indizio viene addotta per provare il fatto che il collega Galan abbia percepito almeno una delle tangenti che gli vengono addebitate. Non è questa la sede per formulare il giudizio su accuse che sembrano supportate solo da singolari e, probabilmente, poco attendibili testimoni; testimoni nei confronti dei quali ricordo bene che, dopo avere acceduto all'idea del patteggiamento, le pene sono state di quattro mesi per uno, un anno e due mesi o tre mesi per l'altro, con le stesse imputazioni che sono oggi a carico del collega Galan. Quindi, una presunzione di una pena inferiore ai due anni non solo per la sospensione, ma anche inferiore a tre anni per quel richiamo che faceva prima il collega...

  PRESIDENTE. Deputato, concluda.

  ANTONIO LEONE. L'aspetto più grave dell'intera vicenda riguarda le motivazioni della misura cautelare, e veramente concludo, Presidente. Mi riferisco all'affermazione secondo cui è elevatissimo, anzi certo, il pericolo di reiterazione delle medesime condotte. Si ignora che l'onorevole Galan dal 2010 non riveste più la carica di presidente della regione. Come potrebbe compiere atti contrari ai suoi doveri ? Quali doveri ha oggi l'onorevole Galan ? Egli non è più in grado di delinquere, nemmeno se volesse.
  E, allora, il pericolo di reiterazione è semplicemente ricollegato alla sua figura di politico e di parlamentare. Questo giudizio Pag. 31si fonda solo e soltanto sul suo essere un politico e un parlamentare; su questo, e solo su questo, si lega la prognosi del giudice secondo cui è certo che commetterà gli stessi errori. Non credo che vi sia bisogno di aggiungere altri commenti.
  Concludo con l'invito a riflettere sul senso dell'articolo 68 della Costituzione e sulla sua applicazione al caso di specie, auspicando che prevalga un orientamento contrario alla concessione dell'autorizzazione richiesta. Abbiamo già scritto ultimamente una pagina che io dico vergognosa, con il voto sull'arresto del collega Genovese, che non è certo del mio gruppo e del mio partito, non vorrei che sottoscrivessimo la seconda pagina vergognosa (Applausi dei deputati dei gruppi Nuovo Centrodestra e Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Chiarelli. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Signor Presidente, abbiamo colto nella discussione generale alcuni spunti, adesso siamo alle dichiarazioni di voto e, purtroppo, registro, ancora una volta, un disinteresse totale da parte di chi ha la responsabilità personale di decidere se mandare in carcere una persona o meno, al di là che sia Galan, o che sia un cittadino comune.
  Ancora registriamo un'Aula vuota dove non sappiamo se tutti coloro che fra meno di dieci minuti pigeranno un bottone sono stati messi o sono stati in condizione di poter visionare, discutere, approfondire quegli atti processuali per cui oggi il nostro partito si sta battendo con forza affinché venga negata l'autorizzazione a procedere per Galan.
  Ci siamo convinti anche in questo caso, come lo eravamo con il caso Genovese, che oggi ormai appartenere alla classe politica equivale ad essere colpevoli a prescindere. Noi siamo un partito che, anche se abbiamo una percentuale più bassa, vogliamo una percentuale di persone oneste e non appartenere a quel partito che con il 40 per cento fa populismo. Noi siamo tra coloro che leggono le carte e valutano, perché io fino ad oggi in questa discussione, in tutti gli interventi, non ho sentito nessuno approfondire il tema del fumus persecutionis, che molto spesso viene, a mio parere, confuso con la persecuzione.
  La persecuzione è un fatto doloso, il fumus persecutionis è un fatto colposo, ossia deriva da una serie di omissioni o di errori, da errate interpretazioni. E non è un'errata interpretazione chiedere la misura estrema per l'onorevole Galan, quando il codice stesso non lo prevede ? Io penso che già questo, di per sé, costituisca un elemento fondamentale del fumus persecutionis (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Nuovo Centrodestra).
  Non è stata richiesta per l'onorevole Galan la misura degli arresti domiciliari, che pure è una misura restrittiva, che pure non consente all'indagato, chiunque esso sia, di poter agire liberamente; no, è stata chiesta la misura in carcere e tutti noi oggi abbiamo la responsabilità di decidere sul destino di quest'uomo.
  Penso che ad ognuno di noi sia capitato – vista e considerata l'importanza di questi temi, dove l'essere umano dovrebbe avere la sua sensibilità a prescindere da quelle che sono le ideologie – di leggere l'articolo 275 del codice di procedura penale, terzo comma, ove si dice che: «la custodia cautelare in carcere può essere disposta soltanto quando ogni altra misura risulti inadeguata». Allora, mi deve spiegare il pubblico ministero, il GIP e chiunque chiede l'arresto in carcere perché qualsiasi altra misura è inadeguata. Questo è il punto del fumus persecutionis.
  Ma abbiamo, cari colleghi, altri fatti che non sono stati portati a conoscenza di chi oggi deve decidere il destino di un uomo, perché ci sono dei fatti sopravvenuti che nessuno in quest'Aula stamattina ha sviscerato.
  E rispetto alla data della misura della custodia cautelare, caro Presidente, ci sono stati due fatti sopravvenuti: il primo è l'entrata in vigore del decreto-legge del 1992, che eleva a tre anni la possibilità, in Pag. 32caso di condanna definitiva, di non andare in carcere, quando prima dell'irrogazione, o meglio della richiesta della misura, era contenuta nei limiti della sospensione condizionale.
  E abbiamo un altro dato importante: il dato dell'impossibilità materiale dell'onorevole Galan di poter partecipare, perché affetto da una malattia gravissima, che gli impedisce di poter non solo andare in carcere, ma allo stesso tempo di partecipare a questa Assemblea. D'altronde, io non penso che nessuno, in quest'Aula, abbia informato i propri gruppi e i propri parlamentari che vi è un provvedimento del GIP con il quale egli ha detto di non potersi pronunciare sullo stato di salute, solo perché la misura ancora non è stata eseguita. Io penso che nessuno sappia, in quest'Aula, di che cosa stiamo parlando.
  Questa è la verità ed è questo che mi preoccupa su questo tema, su questi fatti, cioè il GIP ha detto palesemente: io non posso decidere se il Parlamento non decide, perché sostanzialmente si tratta di un fatto sopravvenuto, che non esisteva quando ho chiesto la misura cautelare, per cui avrei necessità di sapere quello che è lo stato.
  Quindi, indirettamente dice il GIP che, se effettivamente Galan è malato, come lo è, e questo Parlamento oggi ha impedito un ulteriore rinvio, Galan non va arrestato.
  Le cose vanno dette, perché chiunque deve intervenire e chiunque deve votare deve avere la coscienza libera di poter decidere autonomamente, al di là di quelle che sono le presunzioni, al di là di quella che è una serie di fissazioni che spesso si sentono.
  Sì Presidente, perché io in questo procedimento ho solo sentito parlare di chiacchiericcio, chiacchiericcio da bar; cioè, in questo procedimento io ho sentito parlare solo del fatto che «si sapeva, si diceva che nel Veneto, che il Mose...» e poi abbiamo parlato dell'Expo.
  Noi dobbiamo parlare del se mandare in carcere una persona o meno, se ci sono i presupposti o meno di un fumus persecutionis: di questo dobbiamo parlare e questo lascia oggettivamente diversi punti oscuri, così come sono stati esaminati anche in parte dall'onorevole Leone.
  Noi abbiamo veramente dei problemi, cioè si chiede l'arresto per il solo pericolo di reiterazione.
  Io lascio al buonsenso, all'intelligenza, ma lascio anche alla coscienza di ognuno di voi poter affermare se Galan, a distanza di quattro anni da quando non è più presidente della regione, possa reiterare un reato, quando non ne ha più le capacità né in diritto né in fatto.
  Andiamo oltre: non ho sentito nessuno, caro Presidente, e questo mi spiace, parlare in questo caso del fatto che si tratta di una misura cautelare emessa su fatti parzialmente prescritti. Sì, perché la misura cautelare, cari colleghi, è stata emessa innanzitutto su reati in gran parte coperti dalla prescrizione, tant’è che anche il sequestro per equivalenza chiesto è solo stato irrogato per una parte di quelle che sono le disponibilità economiche e limitatamente a quello che era il reato ancora non prescritto.
  Ma nessuno ne ha parlato. Non si è parlato di un'indagine della Guardia di finanza, che ha ritenuto, o meglio, ha interpretato erroneamente la situazione patrimoniale di Galan.
  Infatti, cari colleghi, è successo – perché probabilmente qualcuno non l'ha detto, o meglio, ritenete così naturale non informarvi neanche di quello che è alla base dell'errore giudiziario che si è commesso – che nei confronti dell'onorevole Galan è stata svolta dalla Guardia di finanza un'indagine.
  La sua situazione patrimoniale, secondo l'accertamento, non consentiva di poter verificare la consistenza economica che lo stesso avesse, senza tener conto che Galan, così come tutti noi in quest'Aula, percepisce un reddito che non è tutto all'interno della dichiarazione dei redditi. Pertanto, con una perizia allegata si è dimostrato che Galan, non solo aveva quella capacità contributiva, ma che certamente poteva ben fare gli stessi investimenti che gli sono stati contestati.Pag. 33
  Per non parlare, poi, dell'iscrizione tardiva nel registro degli indagati. Presidente, mi consenta ancora due minuti. Guardate, la tardiva iscrizione nel registro degli indagati è un vulnus al quale tutti noi dovremmo ribellarci perché io penso che nessuno di noi possa tollerare che si indaghi su qualcuno senza che venga informato di che tipo di indagine si è svolta. E l'abbiamo visto anche sulla questione del Presidente della Repubblica, su quelle note intercettazioni che non potevano essere utilizzate.
  Per non parlare, poi, della chiamata in correità. Abbiamo una chiamata in correità di due soggetti che sono stati smentiti l'uno dall'altro e da altre persone poi sentite, i quali, a distanza di mesi, hanno dovuto patteggiare la pena a un anno e quattro mesi. In altre parole, significa una pena irrisoria rispetto a quella che è la contestazione.
  Pertanto, Presidente, io ritengo che vi sia un dato certo, ossia che Galan non possa reiterare il reato. L'altro dato certo è che vi è una norma, che questo Parlamento ha condiviso, l'articolo 275-bis, che prevede che nessuno possa essere arrestato se si presume che, in caso di condanna e, quindi, se l'indagine andasse in un certo modo, gli venga irrogata una pena non superiore a tre anni. Colleghi, a Galan, per l'imputazione che gli viene contestata, può essere irrogata una pena al massimo di cinque anni, per cui sarebbe sufficiente che lo stesso chiedesse il rito alternativo, un rito abbreviato, per vedersi contenuta la pena al di sotto di questi tre anni.
  Queste sono le valutazioni che lascio all'Aula, valutazioni alla coscienza di ognuno di noi. Non commettiamo l'ennesimo errore – e ho concluso, Presidente – perché l'errore di Genovese sta in questo ed è bene che i colleghi lo sappiano: abbiamo, o meglio avete mandato in carcere Genovese facendoci ridicolizzare perché non è consentito chiedere la misura in carcere per una persona solo per tre giorni. E a distanza di mesi arriva in Giunta – lo discuteremo la settimana prossima – la domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni di Genovese. Se non è fumus persecutionis questo, se non è fumus persecutionis quello che oggi stiamo discutendo ! Ma come è mai possibile arrestare oggi una persona e chiedere domani un'intercettazione ? Io mi appello a tutti i colleghi...

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. ...affinché facciano chiarezza con se stessi e neghino l'autorizzazione a procedere nei confronti di Galan (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Brugnerotto. Ne ha facoltà.

  MARCO BRUGNEROTTO. Signor Presidente, colleghi, a distanza di poco più di un mese e mezzo siamo ancora qui a discutere sull'ennesima richiesta da parte della magistratura dell'autorizzazione a procedere nei confronti di un parlamentare di questa Assemblea. Che dire ? Noi del MoVimento 5 Stelle voteremo a favore dell'autorizzazione per la magistratura a procedere – auspichiamo a tutta velocità e a tutto campo – nei confronti del deputato Giancarlo Galan.
  Con questo intervento, che motiva la nostra scelta, intendiamo parlare senza nessun filtro o disturbo all'intero popolo sovrano, menzionato all'articolo 1 dell'ancora vigente Costituzione italiana, prima che agli esponenti dei partiti, ancora eletti, anche nell'attuale legislatura, con una legge dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale e universalmente nota con il nome emblematico, autoprodotto dai suoi stessi datori, di Porcellum.
  Sul merito, perché siamo convinti dell'indilazionabile necessità di concedere la più ampia autorizzazione a procedere nei confronti di Giancarlo Galan ?
  Abbiamo scelto di spiegarlo con le parole autentiche dello stesso ex presidente Pag. 34della giunta regionale del Veneto per tre mandati consecutivi nel periodo cruciale della più ampia e sistematica crescita della metastasi veneta ed italiana dal 1995 al 2010. Queste parole le abbiamo tutte tratte dalla lettera dal libro pubblicato nel 2008 da Marsilio editori Spa in Venezia, diretto da Cesare De Michelis, il fratello del più alto Gianni.
  Quel libro era intitolato: Giancarlo Galan, Il nord-est sono io. A pagina 59 leggiamo: «Il mio rapporto con Berlusconi nasce alla fine degli anni ’80. In effetti però il mio vero pigmalione si chiama Dell'Utri. È Marcello che mi seleziona per un'assunzione, quando nel 1986 ho finito il master alla Bocconi. Berlusconi si accorge di me solo quando sa che sono affidati a me i 200 miliardi investiti da Unilever su Fininvest (...) e quindi un portafoglio di investimenti pubblicitari formidabile.
  Fin qua la vicenda aziendale. Ma come avviene la chiamata alle armi, all'epoca della fondazione di Forza Italia ?
   Come dicevo, il mio rapporto da principio è stato incardinato su Dell'Utri. È stato lui ad accompagnarmi da Berlusconi con altri venti di Publitalia, per fondare Forza Italia. Comincia allora il rapporto vero con il Cavaliere. La mia amicizia con lui data dunque al ’93. Ancora oggi il mio rapporto verso Marcello non può che essere di grande riconoscenza, perché lui ha dato la svolta fondamentale alla mia vita».
  Grande riconoscenza, dice Galan, nei confronti di Marcello Dell'Utri condannato in secondo grado di giudizio con la pena di sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, sentenza confermata poi in Cassazione a maggio scorso.
  «In tantissime occasioni ho constatato che Berlusconi ha vista lunga. Ogni tanto sbaglia sulla scelta delle persone, sia in azienda che in politica. In questo, Dell'Utri è più bravo, ha un fiuto naturale nel valutare le persone» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  «Come nasce la sua candidatura a presidente della regione ? Chi propose di presentare proprio lei, che non aveva alcuna esperienza di amministratore ? Aveva alle spalle solo un anno da parlamentare.
  Fu Lia Sartori a insistere con me affinché andassi da Berlusconi e proponessi me stesso. Lia pensava che Paolo» – Paolo Scarpa – «non fosse adeguato alla parte. Se mi passate una battuta, direi che se fossimo andati Paolo ed io a un colloquio di lavoro con il Cavaliere, lui avrebbe scelto Paolo. Invece, per mia fortuna, la selezione l'ha fatta con me Marcello Dell'Utri.
   Dell'Utri è una figura centrale nel suo percorso. Ma lei che cosa pensa di lui, delle condanne giudiziarie e delle sue presunte relazioni mafiose ?
  Dell'Utri è stato un manager davvero eccellente (...). Uno che sapeva scegliere a colpo d'occhio le persone e che se sbagliava se ne accorgeva al volo e sapeva correggersi. Dell'Utri è stato poi l'artefice, l'architetto, il capocantiere nella costruzione di Forza Italia» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). «Quanto alle sue vicende giudiziarie, non ho strumenti di comprensione della cosiddetta sicilitudine (...) Ma come volete che un veneto possa capire quella realtà, in cui si intrecciano cose che sfuggivano pure al Principe di Salina, ossia al Gattopardo ? Non so che cosa significhi nei fatti e nella quotidianità la mafia. A me interessa di più soffermarmi sul ruolo positivo che Dell'Utri ha avuto nella costruzione di Fininvest e di Forza Italia, che rimane nella storia a suo merito».
  La vicentina Lia Sartori – ex deputata europea oggi agli arresti domiciliari per una montagna di cointeressenze con la cupola del Consorzio Venezia Nuova per il Mose e per cento altre grandi opere scassa ambiente e scassa finanze in tutto il Veneto, in Lombardia, in centro e in sud Italia, di cui il popolo italiano ancora oggi ha solo una visione molto ma molto lacunosa ed imprecisa – anche Lia Sartori, come molti altri stimatissimi amici di Giancarlo Galan oggi sottoposti a misure cautelari, fa parte di una cricca tutta interamente riciclata all'interno dei dintorni della premiata ditta Berlusconi-Dell'Utri, Pag. 35così come il suo assessore alle infrastrutture Renato Chisso così come Corrado Clini, l'ex direttore generale del Ministero dell'ambiente e poi Ministro del Governo Napolitano-Monti, così come il consigliere di Giulio Tremonti, Marco Milanese, già ufficiale superiore della guardia di finanza così come Federico Sutto, il portatangenti in regione per conto della ditta Mantovani di Mazzacurati e Piergiorgio Baita.
  A proposito del recidivo e reoconfesso ingegner Giorgio Baita, nel libro citato si legge, a pagina 85: ”Ramo costruzioni, da sempre il più fisiologicamente connesso all'apparato pubblico. Da più parti, anche nel sistema imprenditoriale, vi è chi osserva la costituzione di una sorta di ristretto entourage economico del presidente della regione. Ci sono figure con le quali lei ha un rapporto più stretto ?
  Il più intelligente degli imprenditori del ramo costruzioni è di sicuro Piergiorgio Baita, lo vorrei subito a lavorare con me se potessi o andrei io a lavorare con lui.
  In fondo abbiamo una sola vita a disposizione e l'essenziale è che non sia noiosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Baita è un tipo brillante, uno che sa costruire i fuochi artificiali. Non nego affatto di aver un rapporto più intenso con lui piuttosto che con altri. Quando si tratta di capire a fondo la normativa sul project financing, per esempio, in modo sereno posso dire di aver chiesto lumi a Baita. Ma questa dimensione di amicizia personale prefigura una corsia preferenziale, una netta preponderanza delle imprese dei suoi amici nel sistema dei lavori pubblici del Veneto ? L'ipotesi mi offende. Se qualcuno ha elementi per sostenere favoritismi da parte mia nei confronti di chicchessia, può andare diritto alla procura della Repubblica. Non credo che sia un reato parlare con qualcuno che riteniamo intelligente e in grado di arricchire la mia cultura politica. Del resto, se avessi qualcosa da nascondere non racconterei in modo tanto aperto le mie relazioni. Ma se stiamo ai fatti, il linguaggio delle cose e della verità racconta storie che non incrociano i favoritismi presunti di cui parlano i miei avversari.
  E che dice lei del ruolo di Mantovani, presente nel Consorzio Venezia Nuova, nell'ospedale di Mestre, nella pedemontana veneta, nel terminal di Fusina, nella cordata per la nuova autostrada Romea e via dicendo ? Il ruolo di Mantovani e del suo manager Piergiorgio Baita dipende dall'intelligenza e dalla capacità di intraprendere percorsi innovativi. Il sistema del project financing, impalcato sull'insufficienza delle risorse pubbliche e sulla necessità che l'imprenditore apporti proprio capitale di rischio, ha selezionato brutalmente il numero delle imprese attive sulle grandi opere. Chi ha più lungimiranza e capacità dispone di un vantaggio competitivo formidabile. E Mantovani è questo. Se a uno viene in mente di costruire in project financing l'autostrada pedemontana o l'ospedale di Mestre, è colpa mia se è più intelligente, dotato in termini finanziari, capace di rapporti qualificati e vince la gara ? Capace di rapporti qualificati e vince la gara (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Oggi siamo qui per valutare se esiste anche in questo caso il fumus persecutionis nei confronti di un deputato, l'ex Ministro nel Governo Berlusconi ed attuale presidente della Commissione cultura della Camera, che nel 2008, ancora Doge della regione Veneto rilasciava queste entusiastiche dichiarazioni appena lette nei confronti di tutti i galantuomini consapevoli appena menzionati.
  Si tratta quindi di fumus persecutionis ? Anche un bambino direbbe di no. Bene, noi vogliamo semplicemente, così come nelle precedenti richieste di autorizzazione a procedere, che la giustizia faccia il proprio corso, che si possano appurare nelle sedi appropriate le eventuali responsabilità e le ipotesi per ora di reato ascritte al deputato Galan, anche per affermare il principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Ci rivolgiamo tramite lei, Presidente, ai cittadini italiani, e concludo. Al popolo sovrano noi oggi diciamo: esigi subito, con la massima decisione, Pag. 36ma in modo totalmente non violento, di essere informato completamente e rapidamente su tutti i risvolti di qualsiasi grande opera, perché non sarà possibile sconfiggere la peste bubbonica che sta finendo di divorare il Veneto e l'Italia se non si farà completa piazza pulita di tutta la banda degli appestati trasversali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Anna Rossomando. Ne ha facoltà.

  ANNA ROSSOMANDO. Presidente, colleghi, non è per me una formalità ricordare a noi tutti che con grande senso di responsabilità e pacatezza affrontiamo nuovamente il tema se concedere o non concedere l'autorizzazione all'arresto di un collega di questa Camera. È stato detto da più interventi, è stato ricordato che nell'ambito di questa ordinanza del GIP di Venezia sono state applicate 35 misure restrittive della libertà personale: 25 in carcere e 10 agli arresti domiciliari.
  Lo voglio ricordare anch'io, per aggiungere un elemento che sarà importante nella decisione se esiste o non esiste questo famoso fumus persecutionis: e cioè che si tratta per più casi, non solo quello del collega Galan, di fatti di corruzione o di finanziamento illecito ai partiti; quindi fatti di corruzione del tutto analoghi, se non coincidenti, per essere concorrenti necessari nel reato, con quello del collega.
  Si è discusso molto questa mattina, e si discute anche fuori da quest'Aula in una prospettiva di riforme costituzionali, dell'istituto dell'immunità o prerogative parlamentari. Qualche volta impropriamente: ho sentito in quest'ultimo intervento, meno male che si è detto «senza violenza», mi tranquillizza. L'argomento però non è banale: è un argomento alto, e attiene naturalmente non al fatto se debba sussistere o no un privilegio dovuto alla carica del singolo parlamentare (e questo serve per chiarire di volta in volta cosa intendiamo per fumus): attiene alla garanzia della separazione tra i poteri dello Stato, potere politico, legislativo delle Assemblee parlamentari e giurisdizione.
  E in questo senso è giusto parlare di garantismo con riferimento alla Giunta: un garantismo che non riguarda le libertà dei singoli, che sono garantite dalla Costituzione e dalle norme processuali. Il garantismo della Giunta è unicamente nella garanzia di quell'autonomia dell'Assemblea parlamentare nel suo ruolo politico: così l'hanno scritto i costituenti Cosa ben diversa è quella delle garanzie di libertà dei singoli, degli individui, garantite dall'articolo 24 e dall'articolo 111 della Costituzione. Quindi, in questo senso, non c’è un garantismo di serie A e uno di serie B: quando si diventa parlamentari non si accede ad un benefit ulteriore. Qual è quindi l'oggetto della nostra decisione: decidere se sussiste o meno il fumus persecutionis. Questo è quel che noi dobbiamo stabilire !
  E vorrei dire ai colleghi che si sono pronunciati contro l'autorizzazione all'arresto, invocando un garantismo del quale ci sentiamo anche noi paladini e custodi (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente): colleghi, le battaglie per la piena applicazione delle garanzie del cittadino non si fanno dalla Giunta per le autorizzazioni o da altri luoghi impropri. In altre legislature, con maggioranze schiaccianti, non avete ottenuto una garanzia in più per i cittadini ! Noi vogliamo farle nelle sedi opportune, perché vogliamo fare anche la battaglia per le garanzie e per il garantismo, perché la legalità è un concetto completo, ed è anche la legalità nel processo: e questo non lo deleghiamo a nessuno.
  Quindi nessun cedimento, nessuna resa, e nessuna rinuncia: noi stiamo esercitando la prerogativa stando al merito senza pregiudizi. L'abbiamo fatto in questo anno di legislatura, devo dire ricco di appuntamenti importanti e delicati per quanto riguarda la Giunta; l'abbiamo fatto non autorizzando in alcuni casi, per esempio, l'utilizzo di intercettazioni; l'abbiamo fatto stabilendo l'insindacabilità delle opinioni Pag. 37espresse; e lo facciamo stando al merito e all'oggetto del decidere, che forse è una cosa rivoluzionaria.
  Quindi non si tratta di un altro grado di giudizio sostitutivo e ulteriore. Non siamo un subprocesso: non mi piace la parola subprocesso, il nostro è un ruolo altro e diverso. E in questo sta la decisione sul fumus o non fumus: non può essere sovrapponibile la nostra funzione a quella legittima nel processo di critica a come vengono applicate le leggi, ci sono per l'appunto gli strumenti processuali.
  Allora, nel caso di specie, abbiamo un'ordinanza ampiamente motivata: è stata motivata la scelta della misura, non tocca a noi condividere questa scelta della misura o condividere le motivazioni.
  Le argomentazioni sono documentali, sono le chiamate di correo, sono anche intercettazioni che, naturalmente, non riguardano il collega Galan direttamente. Sono stati proposti una serie di argomenti, li scorro per titoli.
  Il non aver accordato l'interrogatorio: questa è, come dire, una linea che è stata tenuta per tutti i coindagati di corruzione, quindi non c’è stato un trattamento diverso per quanto riguarda il collega Galan.
  È stata eccepita l'incompetenza territoriale, è stata eccepita una questione che riguarda la richiesta di archiviazione, è stata eccepita una tardiva iscrizione al registro degli indagati: tutti argomenti tipici di eccezioni processuali, che, non a caso, non possono essere fatte neanche nella fase delle indagini, ma negli atti preliminari al dibattimento.
  È stata criticata l'attendibilità delle sommarie informazioni rese dai chiamati di correo. Dico a me stessa, ma soprattutto ai colleghi intervenuti, non solo come parlamentari ma anche nell'esperienza di avvocato, che c’è un'amplissima giurisprudenza e dottrina per discutere sull'attendibilità o meno di una prova, che è un entusiasmante argomento in un processo su cui chi esercita fuori da qua si appassiona e attiene assolutamente alla valutazione.
  Così come attiene alla valutazione un giudizio prognostico sull'entità della pena che può essere irrogata: giudizio prognostico finanche per un magistrato, figuriamoci se possiamo noi entrare in questo ordine di valutazione.
  Quindi, avviandomi alla conclusione, il valore tutelato è l'autonomia del Parlamento, da qualunque intromissione che possa strumentalmente alterare l'esercizio politico dell'Assemblea parlamentare. Noi stiamo a questo valore tutelato e anche con la decisione di oggi esercitiamo questa funzione di garanzia.
  Vorrei dire che, così come rispettiamo l'autonomia della giurisdizione col solo limite del fumus persecutionis, allo stesso modo rivendichiamo la piena autonomia del Parlamento. Quando facciamo le leggi, su qualsiasi argomento, noi queste leggi le facciamo sempre col confronto e la condivisione, da parte di tutti gli attori, dell'argomento che trattiamo, ma rivendicando la piena autonomia politica del Parlamento, sia se parliamo di economia, sia che parliamo di legge sugli appalti, che di legge sulla corruzione, che di riforma della custodia cautelare.
  Questa fase difficile che attraversa il Paese è un grande momento in cui la politica si sta riappropriando del suo ruolo e della sua autonomia. Lo stiamo facendo confrontandoci anche aspramente e continueremo a farlo. E lo possiamo e lo vogliamo rivendicare anche con questa decisione di oggi. Per questo dichiaro il voto favorevole alla relazione approvata in giunta dal partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione – Doc. IV, n. 8-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
  Avverto che è stato chiesto dal gruppo Forza Italia lo scrutinio segreto sulla votazione della proposta della Giunta in esame.
  Tale richiesta, sulla base della costante prassi interpretativa in materia, può essere accolta.Pag. 38
  Indìco, quindi, la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di concedere l'autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Giancarlo Galan.
  Ricordo che chi intende concedere l'autorizzazione deve votare «sì» e chi intende negarla deve votare «no».
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cicchitto, Sannicandro, Bordo, Dambruoso, Sarti, Chiarelli, De Micheli, Carloni. Chi altro ? Sarti non riesce ancora a votare, qualcuno può assisterla ? Fabbri. Fabbri ha votato. Mi pare che tutti abbiano votato. Sarti è riuscita a votare. Non vedo altre braccia alzate.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  535   
   Votanti  533   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  267   
    Voti favorevoli  395    
    Voti contrari  138    

  (La Camera approva – Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

In occasione del compleanno dell'onorevole Giovanni Bersani.

  PRESIDENTE. Colleghi, desidero richiamare la vostra attenzione su una circostanza che mi fa piacere celebrare e ricordare qui in Aula. Compie oggi cento anni Giovanni Bersani (Applausi). È stato deputato alla Camera, come molti di voi sanno, dalla I alla VI legislatura ed eletto senatore nella VII legislatura.
  È nato a Bologna il 22 luglio del 1914, laureato in giurisprudenza e scienze politiche ed avvocato. Durante la sua permanenza in Parlamento è stato iscritto al gruppo parlamentare della Democrazia Cristiana e ha fatto parte di numerosi organi parlamentari.
  Quindi, al collega Giovanni Bersani esprimo, anche a nome di tutta l'Assemblea, gli auguri più fervidi e sinceri per il suo centesimo compleanno (Applausi).
  A questo punto, sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con il seguito della discussione del decreto-legge in materia carceraria. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 14,30 è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Balduzzi, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Michele Bordo, Boschi, Bressa, Brunetta, Camani, Capezzone, Carinelli, Cicchitto, Costa, Dambruoso, De Girolamo, Dellai, Di Lello, Di Salvo, Epifani, Fedriga, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Legnini, Leone, Lotti, Madia, Meta, Pes, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Scotto, Speranza, Vignali, Vito e Zanetti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente ottanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Pag. 39

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, recante disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché di modifiche al codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione, all'ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria e all'ordinamento penitenziario, anche minorile (A.C. 2496-A) (ore 15,02).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2496-A: Conversione in legge del decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, recante disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché di modifiche al codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione, all'ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria e all'ordinamento penitenziario, anche minorile.
  Cari colleghi, purtroppo, non è presente il Governo e, quindi, sono costretto a sospendere la seduta, non senza aver sottolineato l'episodio, assai sgradevole. Sospendo, quindi, la seduta, che riprenderemo alle ore 15,15 e mi auguro che nel frattempo il Governo si manifesti in Aula.

  La seduta, sospesa alle 15,05, è ripresa alle 15,15.

  PRESIDENTE. Ricordo che nella seduta del 21 luglio 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico – A.C. 2496-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'Allegato A – A.C. 2496-A) nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'Allegato A – A.C. 2496-A). Ricordo che gli emendamenti presentati sono riferiti agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'Allegato A – A.C. 2496-A).
  Le Commissioni affari costituzionali e bilancio hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'Allegato A – A.C. 2496-A). In particolare, tale ultimo parere reca una condizione sul testo del provvedimento ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, che verrà posta in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
  Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine, il gruppo Lega Nord e Autonomie è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le proposte emendative Molteni 5.08, 8.046 e 8.047, già dichiarate inammissibili in sede referente.
  Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, non preventivamente presentate in sede referente, in quanto estranee rispetto al contenuto del provvedimento in esame: Molteni 1.203, recante un incremento di fondi per gli ammortizzatori sociali in deroga e misure a favore dei cosiddetti esodati; Ferraresi 6.0201, volta a prevedere l'assunzione di personale socio-pedagogico e amministrativo-contabile presso il Dipartimento di amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia; Attaguile 6-bis.0200, che istituisce una Commissione parlamentare di inchiesta sullo stato di manutenzione delle carceri e sulla costruzione di nuove carceri; Molteni 9.0200, volta a prevedere uno stanziamento di 500 Pag. 40milioni di euro per l'esecuzione delle espulsioni da parte delle forze di polizia.
  Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi...

  PRESIDENTE. Attenda, onorevole Allasia. Colleghi potremmo iniziare, visto che abbiamo già iniziato in ritardo i lavori, consentendo a chi parla di farlo in modo tranquillo, grazie.

  STEFANO ALLASIA. Presidente, «rigrazie», onorevoli colleghi, siamo qui a discutere gli emendamenti, seppur «tagliati», di un provvedimento molto discusso da parte della Lega Nord, che desta già solo nel titolo sconcerto da parte nostra, cioè reca disposizioni urgenti concernenti il risarcimento in favore di detenuti in custodia cautelare in carcere e ulteriori interventi in materia penitenziaria. Ad un occhio non attento potrebbe anche sembrare l'ennesimo provvedimento fotocopia già riproposto da questo Governo e dal precedente Governo Monti, che cerca di risolvere un problema, il sovraffollamento della popolazione carceraria, che poi non è mai riuscito a risolvere, perché, oggi come oggi, dopo l'ennesimo «svuota carceri» e l'ennesimo indulto, ci si trova nella situazione che le carceri di questo Stato sono al collasso. Se dobbiamo guardare costantemente le agenzie, ma anche i giornali o sentire chi lavora all'interno del sistema carcerario, sono sicuramente in uno stato pietoso, perché il Governo non ci mette mano da anni.
  Non vengo qui a insegnare niente a nessuno, perché forse sono la persona meno adatta a insegnar qualcosa in questo campo – in altri potrebbe essere anche che riesca a dire la mia – ma indubbiamente la prova sotto gli occhi di tutti è che non si è risolto il problema. Ci si trovava a più di 60-65 mila detenuti nelle patrie galere qualche anno fa; con gli «svuota carceri» e i vari indulti mascherati, ci si ritrova sempre nella stessa situazione.
  Questo provvedimento, indubbiamente, nasce da un contesto diverso, perché vi è l'Europa che vorrebbe metterci becco e vorrebbe creare, come è stato definito, quel «reddito minimo di delinquenza» per cui il Governo non trova i soldi per risolvere i problemi degli onesti cittadini, ma cerca e tenta, con l'avallo della Corte europea, di dare sollievo economico ai detenuti; indubbiamente, non a tutti, perché sarebbe un ulteriore scandalo, ma già semplicemente regalare 20 milioni di euro ai detenuti solo perché si trovano in una situazione di disagio ci trova abbastanza in contrasto.
  Abbiamo già visto nelle ultime parole del Presidente, per bocca sua, utilizzare il Regolamento – nulla di che – per cercare di accelerare e velocizzare l'iter burocratico del provvedimento stesso, del decreto, chiedendo, come si è fatto già in Commissione, di segnalare degli emendamenti, cercando, poi, di renderli inammissibili, e il più delle volte si creano sistemi artefatti per farlo. Però, indubbiamente, l'Ufficio di Presidenza gode dell'insindacabilità in merito a quel che ritiene giusto, perciò non possiamo assolutamente riappellarci per cercare di riportare in discussione quegli emendamenti.
  Noi contiamo un numero sicuramente esiguo di parlamentari rispetto alla globalità dei 630 in quest'Aula, rispetto al plenum globale, detenuti a parte, però ci dobbiamo rendere conto che andare a discutere meno di 40 emendamenti è veramente un'offesa. Vorrebbe dire discutere due emendamenti, proporre due emendamenti, per ogni deputato della Lega Nord, su un'articolazione di dieci articoli. Quindi, su dieci articoli andiamo a proporre 40 emendamenti – e alcuni sono già stati resi inammissibili dall'Ufficio di Presidenza e dalla Commissione stessa, perciò sarà un ulteriore numero al ribasso – per cercare di velocizzare un provvedimento che voi vi assumerete la responsabilità di approvare, con la maggioranza che vi siete artefatta e creata nell'ultimo anno, per poi portare sicuramente un beneficio ad alcuni, Pag. 41ad alcuni detenuti, perché non sono tutti, e lo riconosciamo. Fortunatamente, non avete le risorse economiche né per risolvere il problema degli esodati, né per finanziare la cassa integrazione, né, tanto meno, per dare il «reddito minimo di delinquenza» a tutti i 60 mila detenuti. Vi siete concentrati, con un sistema empirico abbastanza bizzarro, su circa 3-5 mila detenuti, perciò il conto dei 20 milioni è presto fatto, e chi viene a negare che state regalando 20 milioni di euro è sicuramente non in buona fede.
  Noi, ulteriormente dopo questo taglio dovuto al Regolamento, tra la segnalazione e l'inammissibilità degli emendamenti, speriamo che non vi sia un ulteriore taglio della discussione, per poi, indubbiamente, cercare di portare in evidenza i punti nevralgici, salienti di questo provvedimento, di questi dieci articoli di cui è composto il decreto.
  Ulteriormente, si spera che qualcuno di buona volontà in quest'Aula abbia un moto di orgoglio, capisca quali sono le esigenze del Paese, che non sono la salvaguardia dei delinquenti, ma sono la salvaguardia degli onesti cittadini che sono stati assolutamente in una situazione di civiltà, e ci segua nella nostra battaglia politica emendativa e sul decreto stesso, per cercare di discutere appieno il provvedimento. Abbiamo necessità di avere tempo, e non di qualche ora buttata lì sul piatto per l'opposizione, per una parte dell'opposizione, perché abbiamo già visto, esclusivamente solo nella presentazione degli emendamenti, che non tutte le opposizioni sono contrarie a questo provvedimento.
  Però, indubbiamente bisogna fare in modo che le opposizioni, la minoranza, abbiano voce in capitolo e non solo qualche ora che potremmo avere davanti a noi, prima della pausa serale, nella discussione degli emendamenti. Dobbiamo discutere pienamente di tutto quello che c’è e cercare anche, indubbiamente, di toglierci i dubbi da ambo le parti. Di dubbi ne abbiamo tanti, e spererei che non ci sia la possibilità che il Governo venga qui poi urgentemente a porre la fiducia, perché non c’è necessità, perché quello che numericamente c’è da discutere potremmo risolverlo tranquillamente in quest'Aula parlamentare, senza l'aiuto del Governo stesso.
  Abbiamo la necessità di far capire ai cittadini realisticamente cosa si sta facendo. Quello che grida vendetta, che grida allo scandalo, indubbiamente sono gli 8 euro al giorno per ogni detenuto. Come dicevo prima, non sono tutti detenuti; dai calcoli empirici che il Ministero ha fatto, ritiene che ci siano 3.100 detenuti che abbiano necessità di questo «reddito minimo di delinquenza», più ulteriori altri 2 mila e rotti. I conti sono presto fatti: 8 euro per un anno sono 2.500 euro a testa per i 5-6 mila detenuti. Ciò che noi riteniamo sia un calcolo al ribasso, ma sicuramente avrete poi qualche variazione per cercare di rialzare e aumentare questo tetto di spesa. Ci pare abbastanza fuori luogo, in un momento in cui si sta discutendo del bilancio della Camera e del bilancio dello Stato, andare a chiedere 20 milioni ai cittadini. 20 milioni che potrebbero essere utilizzati in altre maniere, come ho detto prima, ad esempio, tra esodati e cassaintegrati. Sicuramente sono piccole cifre che però potrebbero essere un sollievo per qualcheduno. Sicuramente la bottiglia, come si suol dire, si riempie sempre goccia per goccia, non è il flusso enorme che riempie la bottiglia. Potremo sicuramente trovare una soluzione.
  Come dicevo poc'anzi è il quinto decreto «svuota carceri» definito da tutti noi della Lega l'ennesimo indulto mascherato che non risolve il problema, che crea una disparità tra i cittadini di «serie A» e i cittadini di «serie B». Potremmo anche entrare nel merito del provvedimento stesso in cui si parla, all'articolo 8, delle limitazioni della custodia in carcere, cosa che ci trova assolutamente contrari. L'azione emendativa è stata affrontata maggiormente su quegli articoli cui la Lega è assolutamente contraria, perché troviamo abbastanza fuori luogo che un'ora prima si voti, legittimamente, di mandare un deputato in carcere e, dall'altra parte, si cerca di liberare 3-5-10 mila detenuti in Pag. 42un colpo solo. Quali sono le situazioni che portano a discutere di una cosa e, un'ora dopo, di un'altra ? Quello lo dovrete pensare voi e responsabilizzarvi verso i cittadini, dato che i cittadini, normalmente, sono a richiedere maggiore legalità, a richiedere che ci sia la certezza delle pene. Non vediamo assolutamente di buon occhio qualsiasi proposta di un Governo, che sia di centrodestra o di centrosinistra, in questo senso chi dice il contrario, che la Lega non si sia anche opposta agli indulti o agli «svuota carceri» che aveva proposto il centrodestra e mai attuati sta mentendo. Perciò noi, con la massima coerenza, come abbiamo chiesto, e abbiamo sempre detto, cerchiamo di dare certezza delle pene, perché chi commette un reato deve stare in carcere, deve stare in carcere. Non vediamo assolutamente di buon occhio e di buon grado, in questo contesto, regalargli ulteriormente dei soldi, soldi perché sono in situazioni di disagio ambientale.
  Ma la situazione di disagio ambientale che stanno riscontrando i cittadini italiani non la consideriamo ? Non possiamo proporre di dare 8 euro a testa a chi è in disagio sociale ed abita in alcuni alloggi, tipo le case popolari, che abita in qualche decina di metri quadri, in una famiglia con annessi e connessi o con ulteriori spese ? Perché poi nulla è regalato ai cittadini italiani: non essendo loro immigrati devono pagare le tasse e devono pagare l'affitto, giustamente, non è che dobbiamo dire che non deve essere così, però ci sono sempre situazioni di diversità tra chi è un cittadino italiano e chi è disonesto, in questo caso.
  Infatti o poniamo dei problemi anche sulla magistratura che ha sbagliato, sui giudici che hanno sbagliato a ritenere opportuno mettere in carcere alcune persone rispetto ad altre – queste 3 mila, 5 mila o 10 mila persone in più – ma, allora, ditelo chiaramente e si discute poi, successivamente, anche di questo. Ma il problema non si risolve dando i soldi ai delinquenti. Si può risolvere il problema dando i soldi a chi veramente ne ha bisogno, a chi è stato danneggiato dai delinquenti che domani, anzi, essendo già un decreto, cioè già essendo legge...ci deve essere la possibilità che il cittadino danneggiato sia risarcito, non chi ha commesso il reato, di qualsiasi genere sia. Perciò c’è la volontà da parte nostra di poter proseguire l’iter di discussione.
  Abbiamo una serie di interventi come sempre molto precisi e puntuali sull'argomento e cercheremo di porre in evidenza quello che si sta portando avanti, quello che state portando avanti a colpi di maggioranza.
  Dal nostro punto di vista cercheremo di portare in evidenza e cercheremo di modificare, per quel che può fare l'azione emendativa, tagliata, deturpata, offesa anche, permettetemi di dirlo, questa azione emendativa, perciò noi abbiamo necessità di far capire... Presidente, non mi dà fastidio...

  PRESIDENTE. Onorevole Allasia, non è un problema di fastidio, anzi per noi è veramente un piacere poterla ascoltare, magari in un prossimo intervento, perché il suo tempo è concluso.

  STEFANO ALLASIA. Ma se qualche collega mi concede qualche minuto...

  PRESIDENTE. Purtroppo lei sa, onorevole Allasia, ancorché lei è un parlamentare di una certa esperienza, che l'argomento non è affrontabile perché il Regolamento non lo consente.

  STEFANO ALLASIA. Proseguiremo allora la discussione nell'azione emendativa, avendo qualche emendamento da porre in evidenza. Mi scuso per il tempo rubato all'Aula...

  PRESIDENTE. Onorevole Villarosa, lasci il banco del Governo.

  STEFANO ALLASIA. ... ma queste luci artificiali ingannano il tempo. Perciò io ringrazio e continueremo a rimanere offesi e cercheremo di porre in evidenza le discrasie che porta questo provvedimento.

Pag. 43

  PRESIDENTE. Mi era stato annunciato che c'era un intervento dell'onorevole Molteni: è superato ? No, non è superato, vede come è prevedente il Presidente: immagino sulle ammissibilità o inammissibilità, onorevole Molteni.

  NICOLA MOLTENI. Assolutamente sì, signor Presidente, intervengo in qualità di relatore di minoranza, almeno per far sapere all'Aula e a chi sta ascoltando il dibattito su questo decreto – e ovviamente non faremo mancare la voce duramente critica a questo decreto «svuota carceri» – per far sapere di un emendamento rispetto al quale la Presidenza ha dichiarato l'inammissibilità.
  Era un emendamento – in modo tale che l'Aula lo possa sapere e chi ci ascolta possa prenderne cognizione – relativo ai 20 milioni di euro complessivi stanziati sul triennio 2014-2016, che il Governo e la maggioranza presumo avallerà, con cui vengono stanziati gli 8 euro al giorno come risarcimento per i detenuti.
  Noi chiedevamo con quell'emendamento che i 20 milioni di euro, anziché essere stanziati per chi aveva, ha e avrà commesso dei reati, venissero stanziati per chi secondo noi rappresenta una categoria oggi debole e a rischio, ovvero noi chiedevamo che quei 20 milioni di euro venissero stanziati – non è una grandissima cifra, ma è il principio e il valore simbolico dell'emendamento – per gli esodati e per integrare la cassa integrazione in deroga. Ricordo che oggi vale circa un miliardo di euro la cassa integrazione in deroga, quindi per le aziende con meno di 15 dipendenti, soldi e risorse che il Governo non ha ancora trovato e non ha ancora stanziato...

  PRESIDENTE. Onorevole Molteni, chiedo scusa, un attimo solo. Lei, ovviamente, sta illustrando un emendamento che è stato dichiarato inammissibile...

  NICOLA MOLTENI. Io sto...

  PRESIDENTE. La pregherei di attenersi alla richiesta di riammissione, che immagino è quello che lei voglia fare, ma non faccia una dichiarazione su un emendamento che è stato già dichiarato inammissibile.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, ovviamente prendo atto. Noi crediamo che sia immorale stanziare 20 milioni di euro per chi ha commesso reati, anziché girare questa somma e questo importo nei confronti invece di chi ha realmente bisogno (pensionati, cassintegrati ed esodati). Pertanto, chiediamo alla Presidenza ovviamente di riammettere questo emendamento che non ci risulta estraneo per materia rispetto al testo e chiediamo che quest'Aula possa esprimersi e ogni singolo parlamentare in coscienza e rispetto al proprio elettorato possa votare dichiarando di preferire se dare 20 milioni di euro a chi ha commesso dei reati, motivo per cui è in carcere, rispetto, invece, alla proposta della Lega di destinare questi soldi nei confronti di chi ne ha realmente bisogno. Quindi, ci appelliamo alla Presidenza affinché possa mutare parere rispetto a quell'emendamento riammettendolo e rimettendolo al dibattito, alla scelta e alla decisione del Parlamento.

  PRESIDENTE. Onorevole Molteni, ovviamente la Presidenza rispetta le questioni politiche e di merito che lei ha sollevato. È del tutto evidente che il compito della Presidenza è semplicemente quello di restare alla forma e al Regolamento. In proposito, come lei certamente sa, vi è una prassi che è legata anche a delle decisioni che sono state prese parecchi anni addietro e che, ovviamente, fino ad oggi hanno fatto testo. In particolare, le segnalo la lettera circolare sull'istruttoria legislativa nelle Commissioni del 10 gennaio 1997 – quindi non è proprio una cosa recente – che è stata sempre applicata dalla Presidenza della Camera quando deve valutare sull'ammissibilità degli emendamenti. Essa, al punto 5.3 testualmente recita: «relativamente ai disegni di legge di conversione dei decreti-legge, l'articolo 96-bis, comma 8, del Regolamento prescrive che sono inammissibili gli emendamenti Pag. 44e gli articoli aggiuntivi non strettamente attinenti alla materia del decreto. La materia deve essere valutata con riferimento ai singoli oggetti e alla specifica problematica affrontata dall'intervento normativo». Ovviamente, quindi, nulla quaestio e ci mancherebbe altro sulle sue valutazioni di carattere politico, ma dal punto di vista regolamentare, ahimè, la Presidenza non può che confermare il suo giudizio di inammissibilità. La ringrazio comunque.
  Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, in questo momento assolutamente difficile per la nostra economia, per la nostra gente, per le nostre imprese, per i nostri lavoratori, io pensavo che questo Governo, che ha già fatto dei danni considerevoli al nostro sistema produttivo e alla nostra società con tutti i provvedimenti che ha approvato negli ultimi mesi, si potesse concentrare con dei provvedimenti che andassero nell'interesse della nostra gente e che andassero magari nella direzione di cercare di risolvere alcuni dei problemi della nostra società. Io ricordo che ci sono dei disoccupati e la disoccupazione nel nostro Paese ha raggiunto livelli record. Gli ultimi dati parlano del 13 per cento a livello generale e del 43 per cento a livello giovanile.
  Quindi immaginavo che il Governo tentasse di attuare delle misure, tentasse di attuare delle normative che andassero a risolvere questi problemi. Credevo di vedere delle misure che andassero nella direzione di favorire l'occupazione per i nostri giovani, che andassero nella direzione di combattere questa crisi magari agevolando le nostre imprese, con delle misure magari di defiscalizzazione, di rimodulazione degli oneri tributari.
  Pensavo di vedere una maggioranza che andasse incontro con delle nuove misure a quelle tante, troppe famiglie, magari numerose, che sono in difficoltà il cui capofamiglia magari è rimasto senza lavoro, senza una occupazione. Pensavo di vedere da parte di questa maggioranza un tentativo di risolvere dei problemi che sono a dir poco vergognosi come in primis quello degli esodati. Grazie agli interventi della legge Fornero, ormai da mesi se non da anni, è stata creata questa nuova categoria di disoccupati senza lavoro e senza pensione e, quindi, grazie alla legge Fornero, abbiamo creato diverse centinaia di nuovi poveri. Purtroppo però non vedo niente di tutto questo, come non vedo alcun intervento che vada ad alleggerire quella che è un'oppressione della nostra burocrazia sui nostri cittadini, sulle nostre imprese. Ricordo che i costi della nostra burocrazia sono uno degli elementi principali che hanno causato e continuano a causare una perdita di competitività del nostro sistema produttivo.
  Bene, Presidente, io non vedo nulla di tutto ciò, non vedo nulla che vada nella direzione di farci valere per davvero in questa Europa che noi più volte abbiamo definito sbagliata, un'Europa di burocrati, un'Europa di norme, un'Europa di norme restrittive, soprattutto per quanto riguarda il bilancio, che hanno soffocato il nostro sistema produttivo, che hanno determinato un aumento della disoccupazione che ci hanno, di fatto, penalizzato e ci hanno, di fatto, aggravato una crisi economica che già era drammatica di suo.
  Non ho visto nulla di tutto questo nei provvedimenti dei mesi scorsi. Non vedo purtroppo nulla di tutto questo neanche nei provvedimenti che sono qui in divenire. Il provvedimento in questione anzi, a nostro giudizio, è assolutamente negativo, assolutamente vergognoso e irrispettoso delle situazioni di difficoltà in cui versa la nostra gente in questo momento.
  Ritengo che quanto è stato detto poc'anzi dal collega Molteni ossia dell'ulteriore bocciatura di un emendamento significativo, che poteva dare un seppur piccolo segnale in questa direzione, sia un atto inaccettabile. Questa maggioranza e questo Governo non pensano assolutamente a risolvere i problemi della nostra gente. Non pensano assolutamente ad alleviare i nostri cittadini dalla crisi economica, non pensano assolutamente a rafforzare Pag. 45il nostro sistema produttivo, non pensano assolutamente a risolvere i problemi degli esodati e della disoccupazione in termini generali.
  Questo Governo e questa maggioranza attuano con questo provvedimento un'ulteriore vergogna dal nostro punto di vista di quella che è una situazione che è assolutamente grave e che fa finta di non essere recepita a questo punto da questa maggioranza che, possiamo dirlo a gran voce, se ne frega di quelli che sono i problemi reali del nostro Paese. In questo momento di tutto serviva ma non un provvedimento come questo, non un quinto «svuota carceri» nell'arco di pochi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Questo è, a nostro modo di vedere, assolutamente vergognoso. Con questo atteggiamento noi riteniamo che si vada assolutamente in controtendenza rispetto a quelli che sono realmente i bisogni dei nostri cittadini. Con questo provvedimento si certifica un atteggiamento arrendista e dannoso da parte di questa maggioranza, si certifica di fatto la penalizzazione, anche purtroppo di tutte quelle forze di Polizia che cercano, a questo punto senza avere gli strumenti da questo Governo e da questa maggioranza, di garantire la sicurezza dei cittadini.
  Con questo provvedimento, con il quale si propone – e qui entriamo nel merito – uno sconto di pena e un risarcimento in denaro ai detenuti di otto euro al giorno, si certifica ancora una volta che questa maggioranza sta dalla parte di chi delinque e che a questa maggioranza non interessa nulla delle vittime dei reati. Questa, dal nostro punto di vista, è una cosa assolutamente inaccettabile ! Lo diremo con forza. Lo stiamo dicendo adesso, lo diremo durante la discussione degli emendamenti. Noi faremo tutto quanto possibile all'interno di quest'Aula affinché la questione venga sollevata e affinché questo provvedimento non venga approvato, perché lo riteniamo assolutamente una vergogna e una mancata considerazione di quelli che sono davvero i bisogni della gente. Ma come se non bastasse, come dicevo, questo è il quinto «svuota carceri» in pochi mesi.
  Vorrei fare una piccola cronistoria di quelli che sono stati gli altri quattro provvedimenti che hanno preceduto quello odierno. Il primo «svuota carceri» è stato fatto dall'allora Ministro Cancellieri e ha previsto di fatto che la pena da scontare fosse a domicilio e non in carcere. A questo, poi, si sono susseguiti altri provvedimenti. Il secondo «svuota carceri» ha previsto un'immediata carcerazione solo per i condannati in via definitiva, nei cui confronti vi è stata una particolare necessità del ricorso alla più grave forma detentiva; era stata elevata a 30 giorni la durata dei permessi premio per i detenuti di minore età, durata che in ciascun anno di espiazione non poteva eccedere i 100 giorni e veniva, altresì, ampliata la possibilità di accesso ai permessi premio. Dopo questo secondo provvedimento vi è stato un terzo «svuota carceri», con il quale vi è stato un innalzamento dello sconto per la liberazione anticipata, portandolo da 45 giorni a semestre a 75 giorni a semestre, di fatto applicando quello che noi abbiamo definito un indulto permanente, un indulto mascherato.
  L'applicazione, poi, è stata resa addirittura retroattiva dal 1o gennaio 2010. Anche questo provvedimento è stato da noi fortemente osteggiato, ed è stato un provvedimento che ha fortemente danneggiato quello che è il sistema della nostra giustizia e della nostra sicurezza all'interno della nostra società. Poi arriviamo ad un quarto provvedimento, anche questo ribattezzato da noi «svuota carceri». In sostanza, questo provvedimento ha inserito l'istituto della messa alla prova al fine di consentire, a chiunque abbia commesso un reato con pena fino a quattro anni di reclusione, di poter essere messo alla prova attraverso un lavoro di pubblica utilità. Anche in questo caso, quindi, è stata chiara la volontà di questo Governo e di questa maggioranza di non considerare quelli che sono di fatto i diritti delle vittime ma di continuare inesorabilmente a pensare a chi invece i reati li ha Pag. 46commessi, a chi è stato condannato, e nel nome, troppo spesso, di un problema che comunque anche noi abbiamo ritenuto essere...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Borghesi. Se è possibile trasferire la riunione fuori, sarebbe un fatto utile. Grazie.

  STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente. Dicevo, troppe volte si è presa come scusa da parte di questa maggioranza un problema che anche noi abbiamo riconosciuto essere reale e concreto, ossia quello del sovraffollamento delle carceri; problema che noi abbiamo più e più volte insistito nel cercare di risolvere attraverso la creazione di nuovi carceri, oppure attraverso degli accordi bilaterali con i Paesi i cui detenuti extracomunitari presenti nelle nostre carceri riteniamo possano andare a scontare la pena nel loro Paese di origine. Bene: nonostante le nostre proposte, nonostante le nostre battaglie più e più volte ripetute, abbiamo sempre trovato un muro.

  PRESIDENTE. Onorevole Manfredi, gentilmente: sta parlando il collega. Grazie.

  STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente. Abbiamo sempre trovato un muro; non è mai stato approvato alcun emendamento che andasse in questa direzione: ci si è nascosti dietro il problema del sovraffollamento delle carceri solo ed esclusivamente per cercare di approvare delle misure di clemenza che, a partire dall'allora Governo Prodi che, come tutti noi ricordiamo, fece un indulto, non hanno avuto alcun riscontro positivo. Nell'arco di poche settimane, se non di pochi mesi, il problema del sovraffollamento delle carceri che, a detta di questa maggioranza e di questo Governo, sarebbe stato risolto, invece non lo è stato; e nel giro di poche settimane o di pochi mesi, il problema si è ripresentato tale e quale, perché la soluzione che questa maggioranza e questo Governo hanno proposto era assolutamente inadeguata.
  Quindi, anche oggi purtroppo siamo qui di nuovo a discutere di un provvedimento, che è lontano dalle esigenze dei nostri cittadini, che non guarda alla risoluzione dei problemi che, soprattutto in campo lavorativo, i nostri cittadini si stanno sobbarcando. Siamo di nuovo qui a discutere di un provvedimento che, tra le altre cose, prevede l'eliminazione dalla custodia cautelare per una pena detentiva inferiore a tre anni, che prevede uno sconto di pena e quindi, ripeto, un risarcimento in denaro ai detenuti di otto euro al giorno. Credo che, di fronte alla crisi economica, e di fronte a tutto quello che sta succedendo nella nostra società, questo sia un provvedimento non solo inutile, ma soprattutto dannoso, perché va a togliere risorse a chi invece le risorse le dovrebbe avere, e soprattutto va ulteriormente a peggiorare la situazione di insicurezza nella nostra società. Detto questo, noi faremo ferma opposizione a questo decreto-legge, e siamo più che mai convinti che i problemi reali dei nostri cittadini siano ben altri e provvedimenti come questo non debbano venire alla luce (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti l'onorevole Caon. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAON. Signor Presidente, sottosegretario Scotti, è veramente difficile parlare di questo disegno di legge che state portando avanti...

  PRESIDENTE. Solo per amore della verità, il sottosegretario si chiama Ferri. Prego.

  ROBERTO CAON. Scusi, ho sbagliato. Qualche volta...
  Perché ci diventa difficile ? Perché ieri sera, ad una riunione tra amici, mi chiedevano: domani mattina vai a Roma, cosa vai a fare. Io gli ho detto: guardate, domani mattina dobbiamo trattare un ennesimo «svuota-carceri». E loro mi hanno detto (non è gente che fa politica, che segue così, in maniera puntuale): state Pag. 47ancora parlando di quello «svuota-carceri» che dicevate cinque, sei mesi fa ?
  La Camera è veramente lenta a portare avanti questi disegni di legge. E io gli ho detto...

  PRESIDENTE. Attenda, onorevole Caon, non è una giornata positiva. Prego.

  ROBERTO CAON. Ho detto: no, questo è il quinto «svuota carceri» e, in mezzo, abbiamo fatto anche lo «svuota manicomi». Allora, questi amici mi hanno detto: siete sicuri che con lo «svuota manicomi» non sia venuta dentro qualche altra persona ? Perché fare cinque provvedimenti svuota carceri in dodici mesi rende difficile spiegare anche alla gente che noi, per cinque volte, abbiamo preso in mano questa materia. Allora, è ridicolo anche da parte di questa maggioranza che, ogni due mesi, si porti in Aula un nuovo provvedimento «svuota carceri».
  Tengo a precisare che questi «svuota carceri», poi, non è che fanno del bene: fanno del bene, forse, per qualcuno che ha una pena e questa pena, in qualche maniera, gli viene levata. È da sottolineare che, se non c’è la certezza della pena, c’è il fallimento della giustizia: oggi certifichiamo qui il fallimento della giustizia italiana, per l'ennesima volta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  È inutile che adesso facciamo i garantisti. Facciamo i garantisti sui delinquenti, perché, se oggi facciamo i garantisti per la quinta volta, vuol dire che o qui dentro riusciamo a legiferare per il bene del popolo o è meglio che andiamo a casa, perché oggi non stiamo facendo il bene del popolo: noi stiamo facendo esattamente il contrario, e le spiego anche perché, sottosegretario. Noi leviamo dai fondi, dal bilancio dello Stato 8 euro al giorno per darli a dei detenuti, che, magari, nell'arco della loro vita non hanno mai versato niente. Anzi, provi a pensare a quell'immigrato che si sta imbarcando in questi minuti, a cui dicono: guarda, male che vada, ti danno anche 8 euro in carcere ! Questa è veramente istigazione a portare qui questa gente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Questa è istigazione !
  Non so come ragionate: voi ragionate ...neanche al contrario, perché, se ci fosse il contrario, allora ci potrebbe essere anche un qualcosa per cercare di spiegare, ma voi vivete in un altro mondo, state vivendo in un altro mondo. Parlo con i disoccupati, con la gente che viene in comune – perché faccio ancora il consigliere comunale – oppure che viene a suonare al mio campanello la domenica mattina e mi chiede: onorevole, Roberto, dammi una mano perché non ce la faccio; e voi, invece, continuate a dare soldi a dei delinquenti che, magari, neanche mai abbiamo conosciuto; a gente che neanche sa come si chiama, magari, la persona che glieli dà, perché è gente che non riesce neanche a parlare italiano. Questa discussione è veramente difficile, perché sto parlando con persone che mi sembrano di un altro pianeta !
  Guardi, già abbiamo, in questi casi, una giustizia, in certi casi, con la porta girevole e, in più, diciamo: siccome non siamo riusciti a fare dei plessi, a fare le carceri, ci scusiamo e in cambio ti diamo 8 euro. Quindi, con l'ammenda si mette a posto tutto: se non ci arrivo con i servizi, ti pago. Allora mi metto a posto con la coscienza !
  Io non so se voi ragionate come il popolo, io faccio fatica anche a capire come avete fatto a prendere il 40 per cento, ragionando così, ve lo dico proprio con onestà, perché è quasi matematicamente impossibile andare in mezzo al popolo e fare una proposta del genere in questi periodi. Io vorrei venire alla festa dell'Unità, dire queste cose alle persone che vi seguono e vedere cosa ci dicono. Questa è una sfida che lancio, naturalmente, al PD.
  Sottosegretario, io voglio finire qui, perché mi sembra quasi di parlare in un altro mondo, però dare otto euro a degli immigrati perché non riusciamo a dargli i servizi giusti in galera, mi sembra demenziale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

Pag. 48

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Prataviera. Ne ha facoltà. Onorevole Molteni, ci aiuta ? Grazie.

  EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, il collega Caon, che mi ha preceduto, si chiedeva o meglio cercava di creare la situazione in cui si è ritrovato ieri sera in cui cercava di spiegare il perché, a distanza di pochi anni, e comunque ripetutamente a distanza di pochi mesi, questa Aula debba affrontare grosso modo gli stessi argomenti senza mai trovare di fatto né una soluzione definitiva del sovraffollamento delle carceri né, dall'altra, una risposta concreta al bisogno di sicurezza e soprattutto alla sensazione che, in questo Paese, possa esserci sicurezza.
  Allora, io ho fatto parte, durante il primo anno di attività parlamentare di questa legislatura, della Commissione politiche dell'Unione europea e, caro collega e amico Roberto Caon, dovremmo spiegare che il costo dell'Europa è anche quello che, da Bruxelles o da Strasburgo, qualcuno ti guardi e ti dica: «non va mica tanto bene come stai gestendo la situazione carceraria, hanno dei diritti umani anche loro, devi difenderli». E come li difendi ? Dandogli otto euro al giorno.
  Qui c’è qualcosa che stride, anche perché di fatto questo è un decreto-legge che il Governo ha adottato una settimana dopo che la Commissione europea aveva di fatto promosso in qualche modo l'Italia proprio per aver attuato quei quattro decreti «svuota carceri» – di cui ampiamente i nostri colleghi poco fa hanno relazionato – che andavano nella direzione di liberare i delinquenti perché purtroppo stavano un po’ stretti in carcere. Però c’è un dato da affrontare: non abbiamo superato comunque il test, cioè siamo stati rimandati al 2015, e nel 2015 noi dovremo di fatto fare in modo che i parametri europei siano rispettati e che si riduca ancora di altre, grosso modo, 12-13 mila unità, persone, la popolazione carceraria.
  Questo per forza deve far correre il Governo subito al riparo, in primis perché manca un anno e in secondo luogo perché di fatto non c’è nessuna volontà di investire concretamente in un piano carcerario che possa realmente risolvere il problema del sovraffollamento. Ci sono troppi detenuti per metro quadro ? Creiamo nuovi metri quadri e facciamo in modo che i detenuti scontino fattivamente la pena all'interno di un istituto carcerario.
  E questo tipo di atteggiamento, questo tipo di rimando, diciamo, se volessimo parlare in termini scolastici, affrontato dal Governo in una direzione che...

  PRESIDENTE. Onorevole Prataviera mi scusi. Colleghi gentilmente...onorevole Saltamartini. Grazie.

  EMANUELE PRATAVIERA. Questo rimando è ancora una volta affrontato, come stavo cercando di spiegare, liberando i detenuti. E cosa può generare questo tipo di atteggiamento da parte di un Governo sia nei confronti di chi è già presente nel territorio nazionale sia nei confronti di chi potrebbe scegliere di venire in questo territorio nazionale e confrontarsi con la giustizia di questo territorio ? Più che altro, in generale, la sensazione è che la nostra condizione sia quella che ci sia una inapplicabilità di fatto della sanzione penale e che questo generi una condizione di impunità che nuovamente agevola la realizzazione dei reati e di fatto va nel senso contrario dell'essenza stessa dello Stato, cioè l'uso esclusivo della forza per poter difendere uno stato di convivenza.
  Signor Presidente, noi di fatto siamo di fronte all'ennesimo provvedimento ancora una volta definito emergenziale ma che emergenziale non è proprio perché è un problema strutturale; qui di emergenza c’è ben poco se non la scadenza che ancora una volta l'Europa ci dà; e noi ci confrontiamo in questa Aula con un Presidente del Consiglio che dice «vado in Europa a fare il superuomo» ma poi in realtà torna a casa sempre e continuamente con un pugno di mosche. Ma – ahinoi – con la stampa che continua a foraggiarlo. Ed ecco uno dei motivi per cui è emerso quel famoso 40 per cento.
  È chiaro che se tu dai l'impunità e dai anche la possibilità a chi rimane in carcere Pag. 49di prendere uno stipendietto di 240 euro al mese, costui non possa remarti contro e sia magari anche ben contento di esercitare il proprio diritto di voto. Ecco, di fatto noi registriamo una delusione, una delusione grande anche nei confronti del sottosegretario Ferri, con il quale l'anno scorso ci siamo confrontati, era grosso modo lo stesso periodo, in cui avevo chiesto – lui era sottosegretario dell'allora Governo Letta – se intendesse realmente procedere nella direzione di far scontare – almeno per risolvere in parte, sicuramente in parte, il problema – le pene ai detenuti stranieri nei loro Paesi d'origine. Ecco, lui ci disse, questa è la direzione che il Governo e che io intendo prendere. Poi di fatto abbiamo visto che i risultati sono stati rasenti lo zero e che non siamo andati in quella direzione, ma in verso esattamente opposto, perché voi non solo non gli fate scontare la pena a casa loro, ma li liberate e molti di questi non hanno nemmeno la residenza e quindi non possono scontare la pena ai domiciliari; e quindi c’è l'ulteriore problema di trovargli un domicilio presso cui scontare la propria pena residua, quel poco che ne rimane. Ecco, di fatto questo quinto provvedimento «svuota carceri» inserisce una novità di rilievo, con l'articolo 1 si prevede uno sconto di pena e il risarcimento in denaro ai detenuti, questo intendiamo sottolinearlo. Insomma, la maggioranza ha raggiunto realmente, dal nostro punto di vista, il massimo dell'irrazionalità non politica, perché la politica nel corso della storia e della democrazia dell'uomo ci ha insegnato che i comportamenti irrazionali sono stati tanti, ma sicuramente di una gestione amministrativa che adesso va nel senso opposto, realmente opposto alle esigenze, alle aspettative e alle speranze dei cittadini, che non sono cittadini semplici ma sono cittadini contribuenti, quindi persone che mantengono la struttura di questo Stato. Non credo che con questo tipo di provvedimenti noi andiamo incontro a un'altra esigenza da parte dei 65 milioni di persone che compongono lo Stato in cui ci ritroviamo, cioè quella di avere la certezza, la speranza che la politica si occupi prima di tutto degli interessi della collettività, ma noi li allontaniamo ancora di più da questa sensazione e da questa percezione; stiamo vendendo una realtà che è esattamente il contrario di quella responsabilità che noi dovremmo avere, nell'affermare che chi sbaglia deve pagare, perché per ogni persona che sbaglia c’è un offeso; allora noi dobbiamo decidere se stare dalla parte di chi ha sbagliato o dalla parte di chi è stato offeso. Questo, che sembra un principio elementare talmente di base – e credo che in prima elementare ci siamo sentiti tutti questa lezioncina dal maestro di turno – di fatto è tradito, ed è forse uno dei motivi per cui più del 40 per cento oramai non si riconosce più non solo nei partiti ma nelle istituzioni; è un 40 per cento che viene costantemente deluso e a cui viene costantemente chiesto di continuare a contribuire e a pagare. Ora noi ci ritroviamo, da una parte, con delle situazioni limite in cui le famiglie sono costrette, perché sfrattate, a dormire in macchina e casi in cui dei sindaci, degli ottimi sindaci sono costretti a chiudere la porta in faccia a dei concittadini che hanno perso tutto, costringendoli appunto ad una condizione di marginalità non da poco; di fronte a questo tipo di provvedimenti, che fanno gli ennesimi sconti, voglio sentire, quando entreremo nella fase più viva del dibattito e del confronto, cosa dirà la maggioranza che, ancora una volta, ci accuserà di essere dei qualunquistici, di essere dei populisti, di non dire il vero. Io voglio realmente sentirli e sentire le motivazioni che avranno, perché di fatto la necessità di un indulto è stata avvertita proprio perché è incapace questo Governo, e i due Governi che lo hanno preceduto, di avviare una vera riforma del sistema carcerario in modo che chi veramente sbaglia poi paghi effettivamente, dando all'esterno l'immagine di una politica che è in grado di risolvere questo tipo di problemi.
  Io ho letto un articolo nei giorni scorsi che vorrei replicare, siccome sta diventando usanza all'interno di quest'Aula portare le testimonianze anche dell'esterno, del giornalista Giorgio Ponziano di «Italia oggi», che rende plasticamente l'idea di Pag. 50quello che non solo stiamo rischiando, ma che sta capitando all'esterno, che riassume tantissimi punti di vista e che veramente sta accadendo, da un punto di vista spurio, privo di una valutazione politica di parte, come quella che potrebbe essere attribuita al nostro partito, al partito della Lega Nord, che ha fatto della legalità e della necessità di uno Stato legale la propria bandiera.
  Ecco, questo articolo inizia con questa immagine: una studentessa bolognese di 16 anni che si ritrova salva per miracolo, la quale stava studiando con un'amica e si era recata in bagno. L'amica con cui stava studiando non la vede più tornare, la raggiunge in bagno e la trova a terra con una siringa conficcata nel braccio. Giustamente ha dato l'allarme, sono arrivati gli operatori del 118 e, per fortuna, questa ragazza è salva. I carabinieri sono riusciti a bloccare colui che ha venduto – perché la ragazzina è stata capace di riconoscerlo – l'eroina letale. Questo è un tunisino, ma potrebbe essere tranquillamente un concittadino, un tunisino con una lunga serie di precedenti, un tunisino che era in carcere, un tunisino la cui cella si è aperta grazie alla nuova norma che quasi esclude la detenzione per i reati che prevedono meno di tre anni di pena. Appena varcata la soglia della prigione, il tunisino ha ripreso a spacciare e ha spacciato anche a questa ragazzina di 16 anni. Questo alla buona faccia di quelli che pensano che il mondo fuori possa migliorare solamente perché noi sogniamo un mondo migliore.
  Infatti, il decreto «svuota carceri», che ha creato non pochi allarmi, ha suscitato una presa di posizione forte da parte della comunità di San Patrignano, secondo cui i vecchi spacciatori condannati in via definitiva accedono a sconti di pena e tornano in libertà, mentre i nuovi spacciatori vengono arrestati e rimessi subito in libertà senza fare un solo giorno di carcere.
  Sono gli effetti del decreto-legge approvato in Parlamento per porre rimedio alla bocciatura della «Fini-Giovanardi», in cui le piazze dello spaccio sono più vive che mai, e gli spacciatori tutelati anziché contrastati.
  La comunità continua dando la responsabilità ad una legislazione sbagliata e che deve essere modificata. Come comunità di recupero in azione da trent'anni per restituire alla vita le vittime del mercato delle droghe, San Patrignano non può accettare l'indifferenza delle istituzioni di fronte a piazze dello spaccio sempre più prosperose perché a pagarne le spese sono solo i più giovani e i più fragili. Il Governo – ma qui mi viene da dire anche ogni singolo parlamentare che voterà questo provvedimento – non può ignorarlo e ha il dovere di intervenire, ma non nel senso opposto, nel senso che va a favore di questa posizione della comunità di San Patrignano.
  Quindi, carceri meno sovraffollate, ma solo perché non vengono scontate le pene – questa è la conclusione – il che provoca anche la disaffezione da parte delle forze dell'ordine, costrette a fermare e liberare, pure nel caso di reati di una certa entità, ma che possono rientrare al di sotto di tre anni di reclusione, come il furto, la truffa, l'immigrazione clandestina, la ricettazione, le lesioni, la detenzione di stupefacenti e lo stalking. A Genova, per esempio, sono usciti in pochi giorni 70 detenuti e così sta avvenendo in tutta Italia.
  Ebbene, devo essere concorde, Presidente con il collega Allasia: 15 minuti veramente volano per questo tipo di interventi. Dovendo chiudere in velocità, mi sento di portare la testimonianza di un esponente delle forze dell'ordine, che vedrà ancora una volta vanificato il suo lavoro. È una dottoressa, una vigilessa, si chiama Antonella Manzato, è una vigilessa della polizia locale di Jesolo che è stata malmenata da tre senegalesi che l'hanno seguita dopo una battuta di sequestro di settemila e 300 pezzi destinati alla vendita abusiva in spiaggia.
  Questa vigilessa ci ha detto, quando sono andato a incontrarla insieme ai consiglieri comunali della Lega Nord di Jesolo...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Prataviera.

Pag. 51

  EMANUELE PRATAVIERA. ...che lei si sente in dovere di difendere le istituzioni – concludo – e ci ha chiesto di continuare la nostra battaglia perché la nostra è la strada giusta.
  Allora, chiedetevi se la vostra è la strada giusta.

  PRESIDENTE. Per la precisione sono 15 minuti e non 10, onorevole Prataviera.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Grazie Presidente, con questa serie di emendamenti noi cerchiamo di ridimensionare i danni che andrete a fare al Paese e alla gente onesta che domani tornerà a vedere per le proprie strade gente, che doveva stare dietro le sbarre, circolare liberamente, magari arricchita anche da quegli otto euro che andate a regalargli, perché hanno dovuto tollerare una situazione di ristrettezza all'interno delle carceri del bel Paese.
  Questo ennesimo provvedimento è per noi un esercizio di cattivo gusto, suggerito dai salotti giudiziari europei. L'Italia nell'aprile di quest'anno ha assicurato l'Unione, per non incorrere in nuove sanzioni, che nessun detenuto sarà ristretto in meno di tre metri quadri pro capite. Il che significa che su un po’ più di 60 mila detenuti il nostro Paese ne torturerà in pianta stabile almeno 50 mila, al di là delle stime che avete fatto. Considerato che le carceri italiane garantiscono circa 40 mila posti, con un sovraffollamento standard pari a un terzo, e sottratti un po’ di privilegiati, la massa sarà certamente detenuta in uno spazio inferiore a quello tollerato. Pensare di sottrarsi alle multe comminate dall'Unione europea e alla disapprovazione politica internazionale, a cui peraltro siamo ormai abituati, con lo sconto di pena di un giorno ogni dieci giorni o con otto euro di risarcimento per ogni giorno di detenzione è, appunto, follia.
  Inoltre, sia lo sconto di pena sia il risarcimento noi riteniamo che non possano essere considerati automatici. Presuppongono l'accertamento delle condizioni che li legittimano. Quindi, i giudici di sorveglianza dovranno fare da domani 50 mila istruttorie per verificare quanti giorni ogni detenuto ha passato in spazi ristretti, il che significa, nel caso di detenuti trasferiti da un carcere all'altro (e capita spesso), moltiplicazione per «n» volte di questa indagine. Inoltre, questi accertamenti non hanno una fine, nel senso che una volta fatti questi ipotizzati 50 mila poi non se ne fanno più. Ogni futuro detenuto si troverà nella medesima situazione a partire da dopodomani. La domanda che dovrebbe sorgere spontanea e che avreste dovuto porvi anche voi è dove troveremo centinaia di giudici di sorveglianza a cui affidare questo immane lavoro.
  Il problema, naturalmente, è identico anche per quanto riguarda il risarcimento. Ma qui c’è un'altra difficoltà: risarcimento significa corrispondere una somma di denaro a compenso del danno cagionato, e il danno sarà diverso da detenuto a detenuto. Una persona anziana o malata avrà patito il sovraffollamento in misura maggiore di un giovane incarcerato che se n’è stato in compagnia dei suoi amici a giocare a carte e a progettare colpi mirabolanti per il giorno successivo alla scarcerazione. Sicché non si può pensare di risarcire entrambi nella stessa maniera e se è per questo nemmeno si può quantificare il risarcimento in via preventiva. Il pagamento di una somma di denaro predeterminata costituisce indennizzo e non risarcimento e i giuristi che assistono il Governo Renzi certamente conoscono la differenza. Se risarcimento hanno scritto risarcimento sarà. Quindi, i giudici di sorveglianza non potranno limitarsi ad accertare lo stato di detenzione, ma dovranno accertare la sussistenza e la gravità del danno da questa derivante. Tutto questo moltiplicato per 50 mila !
  Per i risarcimenti avete stanziato 20 milioni di euro, che saranno del tutto inadeguati.
  Nel 2009, l'Italia è stata condannata a risarcire un bosniaco condannato a due anni e mezzo per rapina aggravata ed altri reati; mille euro per quattro mesi e mezzo trascorsi in una cella con spazio insufficiente, Pag. 52il che è prova evidente di quanto questo provvedimento sia inidoneo a schivare i fulmini dell'Unione europea.
  Ebbene, questo per noi rimane un pessimo provvedimento, un provvedimento che giustificate per risolvere l'annoso problema del sovraffollamento delle carceri, forti, anche, di quella sentenza pilota – lo ammettete – che è la sentenza Torreggiani. Noi riteniamo, invece, che vi fosse un'altra soluzione, ve lo abbiamo detto anche in occasione dell'approvazione degli altri provvedimenti svuota carceri; se veramente volevate risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri, in considerazione dell'elevato numero di immigrati presenti nelle patrie galere, bene, dovevate innanzitutto rispedire nei Paesi di origine l'immigrato; immigrato che, domani, avrà anche, magari, la possibilità di chiedere un risarcimento danni.
  Mentre le fasce di popolazione più deboli della nostra comunità non hanno e non trovano garanzie, mentre non trovate soluzioni per il problema che avete creato con i provvedimenti varati da quel genio incompreso del ministro Fornero, come il problema degli esodati, mentre non trovate soluzioni per quei problemi vi permettete il lusso di regalare 8 euro ad ogni detenuto e siamo pronti a scommettere che la maggior parte di coloro i quali godranno di questo beneficio saranno gli immigrati; regalate 8 euro ad ogni immigrato che ritenete abbia scontato la propria pena in una situazione grave e pessima. Ancor più – naturalmente il vostro provvedimento è in linea con quel buonismo che vi ha informato la mano fino ad ora – da una parte regalate gli 8 euro e dall'altra regalate vitto e alloggio agli immigrati clandestini che sbarcano sul nostro territorio.
  Ebbene, noi non possiamo che liquidare questo provvedimento, come dicevo all'inizio, come un esercizio di cattivo gusto che passa sulla pelle dei cittadini onesti. Se non fosse una cosa seria, se non fosse una cosa grave, potremmo liquidare con una battuta questo provvedimento, definendolo una «boldrinata» pazzesca.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, ci apprestiamo a votare gli emendamenti della Lega Nord, a parte quelli che la Presidenza ha ritenuto, a nostro avviso ingiustamente, di escludere dal dibattito, su un decreto-legge che porta di nuovo una ulteriore urgenza, porta in seno il seme dell'urgenza. Ormai non è più una novità da parte di questo Governo produrre decreti-legge senza risolvere i problemi, perché se questo è il quinto decreto svuota carceri significa che con tutte le altre operazioni legislative non ha risolto il problema e questo sarà uno dei tanti altri provvedimenti che non risolvono il problema ma che, anzi, lo rendono ancora più grave.
  Disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti, il lassismo dello Stato va a essere colmato attraverso un risarcimento non di chi subisce il reato, non per Abele, ma viene risarcito addirittura Caino, e questo è veramente un provvedimento da «Caini», appunto. È una salvaguardia dei diritti dell'uomo, perché la Convenzione europea ci dice che non sono stati salvaguardati i diritti dell'uomo e le sue libertà fondamentali e questo perché lo Stato non ha mai voluto intraprendere quelle azioni per cui le gravi situazioni carcerarie si sarebbero risolte. Noi da sempre vi abbiamo proposto innumerevoli soluzioni, ma che non si sono mai volute attuare, non si sono mai volute perseguire.
  Innanzitutto la realizzazione di accordi bilaterali con tutti quei Paesi che purtroppo ci forniscono una serie infinita di situazioni di illegalità. Noi andiamo ad importare illegalità e addirittura la paghiamo. Esportiamo giovani, esportiamo intelligenza, esportiamo cultura ed importiamo illegalità a pagamento: 8 euro al giorno per 240 euro mensili. Perché se è vero, com’è vero, che il 38 per cento della popolazione carceraria è straniera, è chiaro che sarebbe urgente non fare un decreto per dare 8 euro ai delinquenti, ma sarebbe urgente andare a sottoscrivere Pag. 53accordi bilaterali con il Marocco, che ci fornisce 4.800 detenuti con la Romania, che ce ne fornisce 2.700, con l'Albania, che ce ne fornisce 2.400, arrivando così alla soglia del 40 per cento. E se la popolazione carceraria è in sovrannumero, andando a riportare al Paese di origine, per scontare le pene al Paese di origine, queste persone che sono poi delinquenti, perché se sono in carcere è perché sono delinquenti, non perché sono dei santi, quindi sarebbe già risolto il problema del sovraffollamento carcerario. È un provvedimento quindi nuovamente emergenziale, perché in Italia tutto è emergenza, perché da quarant'anni a questa parte non si è fatto nulla se non aumentare la spesa pubblica e aumentare il debito pubblico. Aumenta quindi l'arrendevolezza dello Stato di diritto, aumenta la volontà di indulto di questa maggioranza allargata, perché sono anni che il Partito Democratico con Forza Italia e con il Nuovo Centrodestra – vedremo cosa faranno i 5 Stelle – votano tutti provvedimenti legati all'indulto, partendo dal provvedimento di Prodi fino agli altri quattro provvedimenti svuota carceri che con un metodo buonista, un metodo penosamente buonista, va ad aiutare tutti coloro che delinquono a scapito delle persone oneste. Uno schiaffo soprattutto non solo alle persone oneste, che comunque sono quelle che pagano le tasse dalle quali poi si traggono gli 8 euro al giorno da dare ai delinquenti, ma soprattutto a tutte quelle persone che compongono le forze dell'ordine, le quali si trovano incolpevolmente disarmate di fronte alla realtà con la quale il Governo le porta a lavorare. Forze dell'ordine alle quali sono stati tagliati – notizie giornalistiche di questi giorni – 1,5 miliardi attraverso il blocco del turn over, almeno per il 55 per cento, che porterà ad avere in pochissimo tempo almeno 80 mila effettivi in meno. Avremo certamente centinaia di migliaia di immigrati in più, ma avremo anche almeno 80 mila forze di polizia in meno. Questo ovviamente non potrà dare sicurezza ai cittadini, questo non potrà eliminare quella criminalità diffusa, che è il tessuto nel quale si annidano tutte le organizzazioni criminali che organizzano – e mi spiace dirlo molto probabilmente sembra assieme all'operazione Mare Nostrum, assieme allo Stato e assieme a questo Governo – questo nuovo tessuto criminale, che è fatto da questa immigrazione incontrollata, fra l'altro si può anche dire organizzata da parte dello Stato, perché, se andiamo a raccoglierli in mezzo al mare, significa che c’è anche la mano dello Stato all'interno di questa invasione incontrollata. Ricordo che dal 2009 al 2013 – e sono dati ufficiali, senza andare a contare tutte quelle non denunce che oramai i cittadini non fanno più, perché se c’è un Governo e c’è uno Stato che legittima i delinquenti, che legittima tutti coloro che delinquono, si trovano disarmati di fronte a questa mancanza di Stato di diritto e non procedono neanche più a denunciare, per non ingolfare anche tutti gli uffici dell'Arma dei carabinieri, della Polizia di Stato, della Guardia di finanza, che sul territorio già lavorano senza avere mezzi, senza avere benzina, senza avete fondi e senza avere personale. Però abbiamo un più 90 per cento di rapine in casa in quattro anni, più 75 per cento di rapine in strada, il 69 per cento in più di furti nelle abitazioni, il 48 per cento dei borseggi in più, senza contare le non denunce per disarmazione della propria visione. È una società che pare irrimediabilmente declinata su una discesa che pare non avere fine. E se andiamo a vedere qual è la percentuale dei crimini commessi dagli immigrati irregolari, andiamo a vedere che la responsabilità di questa tipologia di popolazione è il 63 per cento per quanto riguarda i borseggi.
  Il 50 per cento dei furti in casa viene a essere compiuto da immigrati irregolari, come il 47 per cento delle rapine. È per questo che noi diciamo di rispedire a casa loro tutti gli immigrati irregolari attraverso espulsioni coatte e attraverso il ripristino del reato di immigrazione clandestina, che è un'altra pietra miliare in negativo dello Stato di diritto di questo Paese. È un provvedimento che dà la possibilità a chi commette reati di non avere una pena detentiva in carcere, se per Pag. 54il reato commesso la pena irrogata non sarà superiore ai tre anni; se la pena rimane inferiore ai tre anni, non ci sarà una custodia cautelare.
  Quindi, tutti questi rapinatori, questi scippatori, questi ricettatori, questi corrotti e corruttori, avranno la possibilità di stare a piede libero, perché gli si dà una possibilità in più di non avere una custodia cautelare. Si sta costruendo, sostanzialmente, una patente a punti a pagamento al contrario: chi più delinque, più è premiato; chi più delinque, più viene pagato. È uno Stato che premia chi delinque anche attraverso questi otto euro. Oltre allo sconto di pena, li paghiamo pure per delinquere, una sorta di «no reato no party», per far riferimento a quella pubblicità famosa. Se non vi è il reato, non vi è la festa per questo Stato e, soprattutto, per tutti questi clandestini che invadono le nostre città.
  Clandestini che invadono le nostre città, criminalità diffusa di borseggi, di rapine, di furti, che fa sì che associazioni di cittadini non legati a partiti politici – non sono ronde organizzate dalle Lega, ma ronde organizzate da commercianti che si sentono indifesi di fronte a questo Stato latitante – devono organizzare, come a Milano in questi giorni, presenze territoriali per riuscire a difendere i propri diritti e per poter lavorare in maniera sicura, onesta e senza subire delle angherie da coloro che vengono qui solo e squisitamente per delinquere.
  Per venire, come dicevo prima, ad una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, che ci pone nella condizione della detenzione in una situazione di malfunzionamento cronico, dice il testo della legge; malfunzionamento cronico che dipende da un lassismo costante. Al posto di avere costruito nuove strutture carcerarie, al posto di avere trovato soluzioni alternative, come i braccialetti elettronici, al posto di utilizzare i 680 milioni che la Lega aveva trovato per la nuova edilizia carceraria, ecco che lo Stato utilizza quei soldi per altri fini.
  Trova questi fondi e, al posto di risolvere i problemi, li crea attraverso questa elargizione, come dicevo, degli otto euro. Non versa i soldi della cassa integrazione straordinaria e in deroga, aumenta i tagli agli enti locali, che si vedono, quindi, costretti ad aumentare l'IMU, la Tasi, la Tari, si fanno i tagli al trasporto pubblico, ma i fondi per i delinquenti li troviamo, questi 20 milioni si trovano.
  Noi abbiamo proposto, con un emendamento che è risultato inammissibile da parte della Presidenza, di darli a tutte queste categorie di persone in difficoltà, a questi strati sociali in difficoltà, le cui difficoltà sono state create da provvedimenti che voi avete votato, come, per esempio, per gli esodati, e voi non ne volete neanche discutere. Ci dite che l'emendamento non è ammissibile per estraneità di materia, però i soldi presi per l'edilizia carceraria e per tutti questi provvedimenti di cui ho parlato, questi li trovate da dare a queste persone, che di certo non aiutano ad aumentare il PIL nazionale.
  Voi avete, di fatto, alzato bandiera bianca con questo provvedimento, anzi, molto probabilmente abbassate la saracinesca dello Stato di diritto, dei valori di legalità, di sicurezza, di onestà. Noi siamo contro questo provvedimento: abbiamo presentato numerosi emendamenti, tra l'altro anche soppressivi, proprio per generare una cancellazione totale di questo provvedimento, che fa seguito ad altri quattro provvedimenti che viaggiano sugli stessi binari, quelli dell'indulto, delle amnistie mascherate, di quel buonismo verso chi delinque, atti squisitamente a cercare di risolvere problemi che con il lassismo si sono creati, cioè dare una dignità maggiore alla vita carceraria.
  Con il primo «svuota carceri», legge Severino del 2011, si aumentano da 12 a 18 i mesi per lo sconto di pena; con il secondo «svuota carceri», decreto Cancellieri del 2013; con il terzo, il decreto-legge «diritti fondamentali per i detenuti» (si parla sempre dei diritti fondamentali per i detenuti e non si ricordano mai i diritti fondamentali dei cittadini onesti), con il quale nel 2013 passano da 45 a 75 giorni a semestre gli sconti di pena, in modo tale Pag. 55da liberare queste carceri sovraffollate, scaricando il problema sulla società, sugli enti locali, sui cittadini, scaricando i problemi sulle intere popolazioni che devono subire, appunto, tutti quei delitti che continuano a reiterarsi, come ha ricordato il collega Prataviera leggendo quell'articolo di giornale. Con il quarto «svuota carceri» si è eliminata la possibilità di reclusione in carcere attraverso una reclusione domiciliare, cosicché i delinquenti possono benissimo tornare a casa con tutti gli agi che questo può determinare e con tutti i contatti all'esterno che questo può, comunque, determinare, e con l'ulteriore aggravio di costi che questo determina, perché se ci sono delle persone ai domiciliari è chiaro che la forza di polizia, oltre a dover andare a cercare altri rei, deve andare a controllare che questi non evadano dai domiciliari. Si arriva, quindi, a questo quinto...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ROBERTO SIMONETTI. ...grazie Presidente, per ricordarmi di aver concluso il tempo. Si arriva a questo quinto «svuota carceri» che, oltre allo sconto di pena come tutti gli altri, aggiunge questa ciliegina amara per i cittadini onesti: il risarcimento in denaro per chi delinque. Quindi, i vostri sono squisitamente dei messaggi errati, troppo buonisti, dei messaggi che disarmano gli onesti, favorendo i disonesti. Ecco perché noi abbiamo proposto degli emendamenti soppressivi, sui quali invitiamo l'Aula a votare a favore (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, volevo solo sottolineare che il mio non è un intervento sul complesso degli emendamenti, ma riguarda le inammissibilità.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Ferraresi, le volevo solo ricordare che se lei parla sul complesso degli emendamenti, avendo molti emendamenti, poi è chiaro che...lo dico solo per evitare che dopo...

  VITTORIO FERRARESI. Infatti, le volevo proprio dire che, visto che il collega Molteni era intervenuto sulle inammissibilità della Presidenza, se posso fare un intervento solo su questo motivo e non sul complesso degli emendamenti.

  PRESIDENTE. Bisognava farlo prima e non svolgendo una dichiarazione di voto, ma sostenendo...

  VITTORIO FERRARESI. Ho alzato la mano, ma si vede che...

  PRESIDENTE. Va bene, allora rapidamente. Prego...

  VITTORIO FERRARESI. Semplicemente, visto che anche lei, Presidente, ha richiamato i caratteri fondamentali con cui si pronuncia la Presidenza sull'ammissibilità o inammissibilità, dicendo anche i criteri che vengono utilizzati dalla Presidenza per rilevare l'attinenza o meno al tema in questione, io volevo solo farvi rilevare come l'articolo aggiuntivo, a mia prima firma, 6.0201, che è stato dichiarato inammissibile, ha tutti caratteri che lei prima, Presidente ha enunciato, rispondendo al collega Molteni. Nello specifico possiamo richiamare, senz'altro, che il trattamento inumano delle carceri, e la mancanza di rieducazione della pena che è al centro del provvedimento, non può prescindere dalla presenza di personale del Ministero della giustizia e dell'amministrazione penitenziaria, come educatori all'interno del carceri. In questo senso è completamente centrato il tema. Non solo, successivamente si parla anche di altro personale, sempre all'interno delle carceri, che senz'altro può essere utile per svolgere quelle funzioni che poi portano a un efficientamento, a una razionalizzazione delle attività del carcere stesso.
  In questo senso si va sia a favorire quella che è un'attività di rieducazione della pena sia a favorire un possibile Pag. 56recupero del soggetto, che possa comportare poi un non rientro e quindi una mancanza di una recidiva. Inoltre il decreto tratta di personale, che è il personale della polizia penitenziaria e quindi non si capisce assolutamente, per questi tre motivi, perché questo emendamento è stato dichiarato inammissibile, in quanto in primo luogo le misure nei confronti dei carcerati sono assolutamente all'ordine del giorno ed i diritti degli stessi sono all'ordine del giorno. In secondo luogo, il personale è assolutamente citato nel decreto, perché la polizia penitenziaria è un tipo di personale ed io cito altri soggetti che comunque sono all'interno dell'amministrazione delle carceri.
  Quindi, non capisco perché questa proposta emendativa è stata dichiarata inammissibile e con questo chiedo semplicemente alla Presidenza, per i caratteri che ha enunciato in precedenza, di riammettere l'articolo aggiuntivo, a mia prima firma, Ferraresi 6.0201 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Sì, ce l'ho davanti agli occhi, onorevole Ferraresi e la ringrazio anche per essere stato certamente al merito della sua richiesta alla Presidenza. Io purtroppo devo confermarle le valutazioni sull'inammissibilità, in relazione a quello che ho letto prima, ma in relazione al fatto che, non a caso, un emendamento che riguardava l'assunzione della polizia penitenziaria è stato dichiarato ammissibile al Movimento 5 Stelle perché l'oggetto del decreto è l'assunzione e il corpo della polizia penitenziaria. Altre assunzioni non sono previste e non sono interne al decreto e non si possono aggiungere come emendamenti, che sono inevitabilmente estranei per materia.
  Quindi, si può, sul tema dell'assunzione della polizia penitenziaria, presentare qualunque emendamento – e ovviamente la Presidenza non può che renderlo ammissibile – che ne chieda un aumento di 10, 100, 500 o quello che vogliamo. Ma non si può inserire all'interno del decreto, su un argomento che riguarda lo specifico dell'assunzione della polizia penitenziaria, altri emendamenti che prevedano assunzioni di altro tipo, che non sono nel merito di quanto previsto dal decreto. Purtroppo sono le regole che abbiamo sempre applicato da anni e che sottendono anche alla decisione che dobbiamo prendere.

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, potrei essere d'accordo con ciò che dice, però devo far notare come in Commissione è stato dichiarato ammissibile un emendamento – che ci vede altresì favorevoli, sia chiaro – da parte del relatore, che anticipa la fine dell'ufficio del commissario straordinario per l'edilizia carceraria. Appare palese, Presidente, che tale emendamento non riguardasse certamente la cornice legislativa del decreto-legge in essere. Pertanto la inviterei, tramite anche la Presidenza della Camera, nel valutare le varie ammissibilità, di rendersi conto anche delle ammissibilità che sono state palesate in Commissione, perché si registra sempre più, purtroppo, il modus operandi per cui emendamenti del relatore e della maggioranza sono ammissibili a prescindere, mentre emendamenti dell'opposizione sono inammissibile a prescindere.
  Quindi potrebbe ripensare, nella valutazione dell'ammissibilità dell'articolo aggiuntivo Ferraresi 6.0201, verificando propriamente la proposta emendativa del relatore inerente il commissario straordinario alle carceri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Colletti, se lei mi consente e se mi consentono tutti: intanto ovviamente facciamo riferimento a quello che accade in Commissione e la Presidenza, come lei sa, incide in modo diverso. Però, se lei consente, noi andiamo avanti con il provvedimento ed io – onde evitare di darle una risposta approssimativa, che non corrisponde anche alla serietà della sua richiesta – le do una risposta meglio motivata ed anche avendo Pag. 57analizzato meglio la materia, in maniera di risponderle non solo formalmente, se lei è d'accordo. Va bene, la ringrazio molto, quindi rimane aperta una risposta al suo quesito, che sia adeguata.
  A questo punto, non essendoci altri interventi sul complesso degli emendamenti, possiamo passare agli emendamenti (Commenti). Chiedo scusa, prima, ovviamente invito i relatori e il Governo ad esprimere i pareri sugli emendamenti. Relatore per la maggioranza ?

  DAVID ERMINI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, sull'articolo 1 la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario su tutti gli emendamenti.

  PRESIDENTE. Su tutti gli emendamenti ? Perché è un decreto-legge, onorevole Ermini.

  DAVID ERMINI, Relatore per la maggioranza. Su tutti gli emendamenti.

  PRESIDENTE. Va bene, invito al ritiro o parere contrario. Solo per capire. Onorevole Agostini, gentilmente ci lascia...grazie. Il Governo ?

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Bene, a questo punto passiamo all'emendamento...

  NICOLA MOLTENI, Relatore di minoranza. Il relatore di minoranza ?

  PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Molteni, le chiedo scusa. Prego.

  NICOLA MOLTENI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esiste anche una relazione di minoranza, fortunatamente.

  PRESIDENTE. È colpa del Presidente.

  NICOLA MOLTENI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, ho il fascicolo con tutti gli emendamenti, ivi compresi quelli che non sono stati segnalati. Darò il parere solo sui segnalati comunque. Esprimo parere favorevole sugli identici emendamenti Ferraresi 1.1, Molteni 1.2 e Cirielli 1.200 e sull'emendamento Molteni 1.207, mentre esprimo parere contrario sull'emendamento Daniele Farina 1.4. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Molteni 1.20, Cirielli 1.201, Molteni 1.38, Cirielli 1.202, Ferraresi 1.208, Molteni 1.42 e Cirielli 1.204, mentre esprimo parere contrario sull'emendamento Di Lello 1.205. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Colletti 1.48 e Molteni 1.46 e 1.67, mentre esprimo parere contrario sull'emendamento Di Lello 1.206. Esprimo parere favorevole sull'emendamento Molteni 1.71, mentre esprimo parere contrario sull'emendamento Dambruoso 1.76. Esprimo, altresì, parere favorevole sull'emendamento Molteni 1.75. Anche l'articolo 2, Presidente ?

  PRESIDENTE. Sì, nel decreto-legge si danno tutti insieme i pareri.

  NICOLA MOLTENI, Relatore di minoranza. Esprimo parere favorevole sugli identici emendamenti Ferraresi 2.1, Molteni 2.2 e Cirielli 2.200 e sugli emendamenti Molteni 2.3, Di Lello 2.201 e Molteni 2.8. Esprimo, altresì, parere favorevole sugli identici emendamenti Molteni 2.10 e Cirielli 2.202 e sugli emendamenti Molteni 2.17 e 2.18, Ferraresi 2.19 e Molteni 2.23 e 3.1. Esprimo, inoltre, parere favorevole sugli identici emendamenti Molteni 4.1 e Cirielli 4.200 e sugli emendamenti Molteni 4.3, Cirielli 4.201 e Molteni 4.4 e 4.202. Esprimo, altresì, parere favorevole sugli identici emendamenti Ferraresi 5.1, Molteni 5.2 e Cirielli 5.200 e sugli emendamenti Cirielli 5.201 e Molteni 6.2. Esprimo parere contrario sugli emendamenti Di Lello 6.200 e 6.202, mentre esprimo parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Ferraresi 6.0200.
  Esprimo parere favorevole sull'emendamento Colletti 6-bis.200. Scusi, signor Presidente, Pag. 58l'articolo aggiuntivo Attaguile 6-bis.0200 ?

  PRESIDENTE. È inammissibile, è quello che è stato dichiarato inammissibile. Purtroppo... dura lex.

  NICOLA MOLTENI, Relatore di minoranza. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Molteni 7.1, Battaglia 7.200, sugli identici emendamenti Ferraresi 8.1, Molteni 8.2 e Cirielli 8.201, nonché sugli identici emendamenti Ferraresi 8.3 e Molteni 8.4.
  Esprimo parere contrario sull'emendamento Daniele Farina 8.200, mentre esprimo parere favorevole sugli emendamenti Molteni 8.12, 8.11, 8.14, 8.15, 8.13, 8.10, 8.9, 8.205, 8.202, 8.209, 8.208, 8.206, 8.204, 8.203, 8.207, Ferraresi 8.42 e Leone 8.45.
  Esprimo parere contrario sull'articolo aggiuntivo Dambruoso 8.01. Esprimo, invece, parere favorevole sugli emendamenti Molteni 9.1, 9.3, 9.4, 9.5. Sull'emendamento 9.300 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, mi rimetto all'Assemblea.
  Esprimo, infine, parere favorevole sull'emendamento Molteni 9.6.

  DAVID ERMINI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVID ERMINI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, sull'emendamento 9.300 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, la Commissione esprime parere favorevole.

  PRESIDENTE. Immagino che il Governo esprima lo stesso parere conforme a quello espresso dal relatore.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Sì, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Ferraresi 1.1, Molteni 1.2 e Cirielli 1.200.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, siamo alle solite. Siamo ancora qui a parlare di sovraffollamento carcerario. Il perché lo sappiamo tutti: perché questa politica e quest'Aula non hanno avuto il coraggio, la responsabilità e le qualità del buon legislatore per risolvere il problema del sovraffollamento carcerario. Queste qualità non le hanno avute neanche i precedenti Governi, i Governi di centrodestra che di fatto hanno creato questo sovraffollamento e i Governi di centrosinistra che nel 2006, all'epoca del Governo Prodi, non hanno avuto il coraggio e soprattutto non hanno avuto le qualità, secondo me, per sopprimere quelle leggi che creavano il sovraffollamento carcerario. Di fatto, come tutti ben ricordiamo, le priorità del Governo di centrosinistra furono quelle di votare un indulto con il centrodestra, con Forza Italia, perché sappiamo che invece di risolvere i problemi in modo strutturale, come vediamo tutt'oggi, con questi provvedimenti, con i provvedimenti che abbiamo affrontato in questo primo anno di legislatura, la volontà evidentemente non è risolvere il problema in modo strutturale ma fare ogni anno, ogni sei mesi, uno «svuota carceri» per mettere fuori delle persone, semplicemente per far questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è l'unico strumento che il Governo ha a disposizione. Ma bisogna stare attenti però, Presidente.
  Bisogna stare attenti perché poi si fanno anche i danni, e l'abbiamo visto, per esempio, con il precedente decreto «svuota carceri», con la liberazione anticipata speciale. Infatti, al contrario di quello che ci dicevano i nostri colleghi del centrosinistra, la liberazione anticipata speciale ha influito anche sui condannati per i delitti d'associazione mafiosa. Ed è effettivamente vero che sono stati liberati dei mafiosi con il precedente decreto ! È Pag. 59stato accertato dal Ministero, dal sottosegretario che in Commissione ha risposto che più di venti persone mafiose sono state liberate grazie al provvedimento «svuota carceri» e all'articolo sulla liberazione anticipata speciale. Ma non solo, perché non sono solo le persone che sono uscite grazie a questo articolo. Ne hanno usufruito più di 400 persone all'anno, visto che il provvedimento era retroattivo. Visto che dicevate sempre che il MoVimento 5 Stelle dice menzogne per fare opposizione, questo è quanto, questa è stata la vostra risposta: più di 400 beneficiari mafiosi all'anno di questo provvedimento e più di 20 persone mafiose scarcerate per lo «svuota carceri» precedente, con cui si liberavano con la liberazione anticipata speciale e si faceva un regalo, e uno sconto di pena. Questi sono i fatti. Non solo.
  Come ha rilevato l'Associazione nazionale magistrati in audizione, i magistrati di sorveglianza, che sono anche l'oggetto di questo decreto, hanno ancora da smaltire tutto l'arretrato delle richieste sulla liberazione anticipata speciale precedente e hanno lanciato un grido di allarme. Ci hanno detto: attenzione, perché il magistrato di sorveglianza è già oberato di una lista di richieste incredibili per quanto riguarda il precedente provvedimento. Già non ce la fa più ! Non ce la fa più e noi cosa facciamo ? Con questo articolo gli mettiamo degli aiutanti – non si sa chi siano, non si sa che ruoli avranno –, degli aiutanti per lavarci un po’ la coscienza. L'ANM l'ha detto forte e chiaro: non riusciamo a sostenere i provvedimenti che voi fate, perché sobbarcate il magistrato di sorveglianza di oneri che non dovrebbe avere, e questa è un'altra criticità di questo decreto.
  L'articolo 1 è la solita soluzione gattopardesca che tutto cambia perché nulla cambi. Al detenuto degradato – entrando nel merito – a causa delle sue condizioni di vita nel carcere daremo meno giorni di pena o qualche monetina, così ha il suo rimedio e non si lamenta, Presidente. Giusto ? Quindi possiamo tornare a rimandare all'infinito il problema del sovraffollamento endemico per il quale nessuno ancora ha fatto nulla di realmente funzionale. Tanto ora il rimedio c’è, un rimedio che non tutela il detenuto da abusi, che sovraccarica il magistrato di sorveglianza – del quale forse non si sa ancora che ogni tanto mangia e ogni tanto dorme –, che non fa nulla per la soluzione del problema. Ma c’è chi si accontenta. Solo per questo il soppressivo totale sarebbe giustificato. Inoltre, il mezzo abbozzato nel merito è assolutamente approssimativo: il diritto si matura solo dopo 15 giorni di sofferenza. Quindi, se uno ha una violazione sotto i 15 giorni, non vi è una violazione dei diritti umani ? Non è una violazione delle condizioni umane degradanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Vi rendete conto di come scrivete i provvedimenti ? Il problema è che chi rimane nelle carceri magari ha l'acqua fredda e gli piove in testa perché ci sono i padiglioni rotti.

  PRESIDENTE. Onorevole Ferraresi, dovrebbe concludere.

  VITTORIO FERRARESI. Queste sono alcune delle motivazioni, cui poi farò cenno anche successivamente, per cui si chiede di sopprimere l'articolo 1 e di trovare un nuovo rimedio più adatto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Con riferimento alla questione sollevata dall'onorevole Colletti, rilevo che lo stesso si riferisce ad un emendamento che è stato valutato ammissibile, nella sua autonomia, dalla presidenza della Commissione e che è stato successivamente approvato dalla Commissione stessa. Si tratta dell'attuale articolo 6-bis del provvedimento, che reca un'anticipazione del termine di proroga del commissario straordinario per la gestione dei programmi di edilizia penitenziaria. Diverso è il caso della proposta emendativa Ferraresi 6.0201, presentata direttamente in Assemblea e riguardante l'argomento dell'assunzione di specifiche categorie di personale, diverse dalla Polizia penitenziaria, da parte del DAP, non trattato Pag. 60nel testo del provvedimento e negli emendamenti presentati e giudicati ammissibili nel corso dell'esame in sede referente.
  La Presidenza pertanto, in applicazione del criterio della stretta attinenza di cui all'articolo 96-bis del Regolamento e del disposto dell'articolo 86, lo ha valutato inammissibile in quanto non previamente presentato in Commissione e riguardante materia del tutto estranea al provvedimento.

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, vorrei solo richiedere un chiarimento a lei: se il requisito della stretta attinenza riguardi le ipotesi emendative che si riferiscono all'Aula o anche alle proposte emendative che si riferiscono all'esame in Commissione. Solo questo, perché dal mio punto di vista, e anche per un'interpretazione sistemica del Regolamento parlamentare, non dovrebbero differirsi le questioni sia in Commissione sia in Aula.

  PRESIDENTE. Onorevole Colletti, ovviamente il criterio è un criterio uniforme che riguarda sia la Commissione che l'Aula. La specificità della questione che stiamo affrontando è che questo è un emendamento che è stato presentato in Aula, non in Commissione: perché probabilmente, se fosse stato – posso presumere – presentato in Commissione, vi sarebbe stata da parte della Commissione la stessa valutazione che vi è stata da parte della Presidenza, cioè è un emendamento che viene ritenuto estraneo. In più le aggiungo che – e questo mi è capitato già di dirlo un'altra volta – è nell'interesse di tutti, maggioranza e opposizione, ma direi in particolare anche dell'opposizione, garantire che ci sia una valutazione autonoma della presidenza della Commissione, lì dove il ricorso alla Presidenza della Camera avvenga esclusivamente quando il provvedimento arriva in Aula, perché tante volte in Commissione viene data una valutazione di ammissibilità, e noi dobbiamo garantire che ci sia un'autonomia nella decisione della Commissione. Diversamente, rischieremmo di creare una condizione nella quale la Commissione è sempre condizionata ad un successivo operato della Presidenza.
  Quindi, nella fattispecie, questo è un emendamento che è stato presentato direttamente in Aula, e quindi la decisione della Presidenza fa riferimento ovviamente ad un'interpretazione relativa al fatto che è estraneo alla materia; non sappiamo, ove fosse stato presentato in Commissione, ma penso che – ripeto – presumibilmente, essendo proprio che il criterio è un criterio omogeneo (Commenti del deputato Colletti). No, la prego, non apriamo una discussione, semmai la facciamo dopo tra di noi. Adesso ci siamo ampiamente spiegati: l'emendamento è stato dichiarato inammissibile sulla base di una valutazione fatta dalla Presidenza. La prego, onorevole Colletti, mi aiuti che dobbiamo andare avanti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, questo provvedimento, che noi aborriamo e contrasteremo in maniera sempre costruttiva e proponendo soluzioni alternative, certamente non facendo ostruzionismo, dimostra però una cosa: che il Governo Renzi è esattamente come gli altri due Governi, il Governo Monti e il Governo Letta, un Governo che prosegue per una strada portata avanti di disfacimento del sistema della certezza della pena, della sicurezza dei cittadini, un sistema coerente voluto dal PD e dal centrosinistra in questi ultimi vent'anni, e in maniera particolare negli ultimi Governi.
  Di fatto, questo «svuota carceri» è anche peggio rispetto agli altri, perché introduce una serie di elementi distorsivi della realtà; e distorsivi della realtà perché quei pochi delinquenti che riescono a finire in galera, perché riescono a non Pag. 61poter usufruire dei tanti provvedimenti premiali che avete messo in campo in questi anni, tra limitazione della custodia cautelare in carcere piuttosto che la limitazione della pena in carcere in sé, dai molteplici benefici che di fatto frantumano la certezza della pena, la libertà condizionale, semidetenzione, affidamento in prova ai servizi sociali, liberazione anticipata, liberazione anticipata speciale e chi più ne ha più ne metta, sostanzialmente per finire in galera veramente devi essere un grande delinquente. E per questi grandi delinquenti giustamente si prevede anche un premio ulteriore: oltre ad uno sconto del 10 per cento della pena giustamente un risarcimento per aver fatto il delinquente.
  Ma la cosa più grave, caro sottosegretario, è che, mentre non si riesce a trovare un euro per le vittime di questi delinquenti – perché, diciamoci pure la verità, tutti questi delinquenti che sono in carcere non hanno nulla di intestato, quindi, il più delle volte non riescono a risarcire le vittime e, purtroppo, neanche i parenti delle vittime, come spesso capita nei casi di omicidio –, non si riesce in nessuna maniera a compensare queste vittime, né lo Stato si fa carico di fare il proprio dovere in questi casi, ma, invece, si va a risarcire il delinquente perché si trova, sempre per colpa degli stessi che stanno distruggendo la certezza della pena, in una situazione di sovraffollamento.
  Dico subito che tutto il provvedimento nasce dietro una pressione dell'Unione europea e di una condanna per l'incapacità dei Governi di centrosinistra di affrontare il problema del sovraffollamento carcerario e, ha ragione il collega del MoVimento 5 Stelle, anche di molti Governi del centrodestra. Ebbene, non si fa nulla per intervenire, ancora una volta, in via strutturale sul sistema del sovraffollamento, ma si danno dei premi ai delinquenti e si scarica l'inefficienza dello Stato sulle vittime e sui cittadini perché si mettono in libertà anzitempo i delinquenti. E lo si fa anche mettendo mano alla tasca e, ripeto, non si trovano soldi per risarcire le vittime, non si trovano soldi, magari, per assumere i tanti giovani che hanno fatto i volontari nelle Forze armate e sono idonei nelle tante graduatorie e non gli si consente di svolgere il servizio nella Polizia penitenziaria, che è sotto organico, si fa un finto aumento di organico, che sappiamo bene non verrà assolutamente ripianato.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  EDMONDO CIRIELLI. Allora, noi siamo assolutamente contrari, siamo contrari perché riteniamo che, piuttosto, se è vero che c’è un trattamento disumano dei detenuti per colpa dello Stato, si dovrebbero accertare le responsabilità. Noi, come Fratelli d'Italia, abbiamo presentato una proposta di legge per istituire una Commissione parlamentare d'inchiesta per vedere le responsabilità dei Ministri, dei sottosegretari e di tutti coloro che hanno, di fatto, impedito che la custodia cautelare venisse affermata nel rispetto della Costituzione, perché l'altra anomalia è che qui in Italia si va in galera senza processo e, dopo il processo e dopo la condanna, si viene messi in libertà; la colpa di chi non ha voluto fare accordi con Paesi stranieri per far scontare in carcere altrove le pene e la colpa di chi ha costruito carceri che non vengono utilizzate, perché non ci sono i soldi per assumere personale nella Polizia penitenziaria. Noi per questo vogliamo abrogare innanzitutto questo articolo con questo emendamento soppressivo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sarti. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Signor Presidente, questo articolo 1 e, in generale, questo decreto-legge sono l'epilogo, la battuta finale di una storia che ci portiamo dietro da anni, ed è la storia del sovraffollamento carcerario. La Corte europea dei diritti dell'uomo ci ha bacchettato e l'Italia, in questa legislatura, ha risposto con tre provvedimenti, e questo è il quarto.
  Perché siamo contrari a questo articolo 1 e vogliamo sopprimerlo ? Perché il rimedio risarcitorio prospettato dal Governo Pag. 62Renzi, secondo noi, è la strada che porta a scontrarci contro un muro di cemento armato. Dato che ho solo un minuto, ci sarà modo di spiegare con i prossimi interventi cosa chiedevamo noi del MoVimento 5 Stelle e cosa, invece, hanno combinato questo Governo e quello precedente.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIULIA SARTI. Basti sapere – e concludo – che, se al posto dall'attuale piano carceri fosse stato adottato il piano carceri alternativo proposto da noi del MoVimento 5 stelle e portato anche all'attenzione del Presidente della Repubblica, avremmo avuto un risparmio di oltre 300 milioni di euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Signor Presidente, dovevo fare un altro intervento, ma visto il contenuto degli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto virerò un po’, perché sento cose di fantasia, Presidente. Sento l'onorevole Cirielli, che ha dato il suo nome, seppur poi smentita, ad una delle peggiori leggi della Repubblica in materia di recidiva che si interroga sulle responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Io penso che sia uno scherzo, perché i responsabili siedono esattamente di fronte a me e sono coloro che hanno votato quelle leggi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), che hanno avuto il solo demerito di riempire, strariempire le carceri e che non hanno dato a noi cittadini, comuni o parlamentari, alcun grammo di sicurezza in più.
  Insomma, una truffa in commercio, quella che è stata compiuta dai Governi del centrodestra negli stessi anni, che oggi si vorrebbe reiterare, raccontando la solita favola agli italiani che staremmo per approvare uno «svuota carceri», un'amnistia mascherata, un indulto mascherato. Non è nulla di tutto questo.
  Alla collega Sarti volevo ricordare che non è che la Corte europea per i diritti dell'uomo ci ha bacchettato, la Corte ci ha condannato ed è, io credo, un filino più grave, perché, con motivazioni diverse, io vedo all'inizio di questo provvedimento il solito tridente: MoVimento 5 Stelle, Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale e Lega Nord e Autonomie propongono, con motivazioni diverse, parzialmente diverse certamente, lo stesso identico emendamento soppressivo. Allora, io credo che su questo avremo modo di discutere; questo provvedimento potrebbe essere migliorato, lo dicevo ieri in dibattito generale e, tra l'altro, la cosa assurda è che il provvedimento del Governo cioè il decreto-legge che il Governo ha presentato alle Camere è, senza dubbio, migliore del provvedimento che noi abbiamo approvato in Commissione giustizia, e poi arriveremo anche al perché.
  Quindi, è abbastanza un fatto eccezionale che il Governo ha fatto un buon provvedimento, che per questo Governo è un fatto straordinario, e noi invece parlamentari stiamo cercando in tutti i modi di ridurlo a poca cosa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, parto con un fatto di cronaca. Un avvocato di Genova si è ritrovato pochi giorni fa il suo cliente in studio e il cliente ha dichiarato: «mi hanno liberato di corsa in base alla nuova legge (...)». Questo cliente era accusato di violenza sessuale, questo cliente ritornerà ai domiciliari – cioè molto probabilmente sotto lo stesso tetto della moglie – e questo, grazie al decreto di cui stiamo parlando adesso in Aula.
  Allora, noi l'anno scorso abbiamo licenziato il cosiddetto disegno di legge sul femminicidio, ci siamo tutti spellati le mani su questa cosa; quando voteremo questo decreto ricordatevi che voi sarete responsabili di quelle persone che usciranno e torneranno agli arresti domiciliari Pag. 63e probabilmente ritorneranno ad ammazzare altre donne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, al collega Farina – e mi rifaccio all'intervento fatto dalla collega del MoVimento 5 Stelle – e a tutti i colleghi dell'Aula e in modo particolare alle colleghe donne che, in questo anno e mezzo, hanno stimolato il dibattito su alcuni temi seri (il tema del femminicidio, l'approvazione della Convenzione di Istanbul per la tutela dei diritti delle donne) voglio ricordare, ai colleghi e alle colleghe donne, che, in questo preciso momento, mentre noi stiamo discutendo di questo decreto e mentre stiamo approvando o non approvando gli emendamenti al decreto, ci sono decine, centinaia di criminali, non che potrebbero uscire, ma che stanno uscendo di galera. Ci sono delinquenti e criminali che hanno commesso il reato di stalking, tanto caro al dibattito di questa Aula, che hanno commesso il reato di maltrattamento in famiglia, che hanno commesso il reato di furto, che hanno commesso il reato di rapina che in questo preciso istante hanno avanzato e stanno avanzando le istanze di scarcerazione. E i magistrati di sorveglianza li stanno liberando, li stanno rimettendo in libertà.
  E lo ricordo, in modo particolare, al collega Farina, che ricorda le politiche di sicurezza del centrodestra e, in modo particolare, le politiche di sicurezza della Lega e del Ministro Maroni, che noi rivendichiamo, con orgoglio, quelle stesse politiche che voi state e avete smantellato e che hanno portato il numero dei reati, i reati di maggiore allarme sociale ad essere aumentati fino al 100 per cento.
  Presidente, con questo emendamento vogliamo cancellare, radere al suolo questo provvedimento, questo decreto a cui bisogna dare il giusto nome e cognome.
  Se una persona dotata di normale capacità leggesse il testo, anzi l'intitolazione del decreto, non capirebbe di cosa stiamo parlando. A questo decreto diamo il nome e cognome che merita. Nei decreti precedenti quantomeno si è avuto il coraggio di definirli decreti «svuota carceri», questo è uno «svuota carceri»...

  PRESIDENTE. Scusi onorevole Molteni, al tavolo del Comitato dei nove, gentilmente, colleghi ! Colleghi, un po’ di attenzione, sta parlando lì, gentilmente.

  NICOLA MOLTENI. ...questo è uno «svuota carceri», Presidente, in piena regola. Questo è il peggiore degli «svuota carceri» perché non solo, da un lato, Presidente, con questo decreto, si rimettono in libertà coloro i quali i reati li hanno già commessi e per i quali sono già stati condannati, e abbiamo visto e vedremo poi successivamente quali, e non mi verrà a dire il relatore che è stato presentato l'emendamento per poter limitare...il decreto è già in vigore, quindi, in questo momento, il decreto sta producendo i suoi effetti, gli effetti sono quelli che dicevo prima. Da un lato, è uno «svuota carceri», dall'altro lato, come è stato abbondantemente detto in discussione sulle linee generali e come tenteremo poi, se l'Aula sarà interessata, di spiegare, vi sono i famosi 8 euro di rimborso e lo sconto del 10 per cento; a chi è in carcere si abbuona, ogni dieci giorni di carcere, un giorno di sconto e a chi è fuori dal carcere diamo 8 euro al giorno di risarcimento. Noi l'abbiamo definito: «la paghetta per i detenuti», l'abbiamo definito in un altro modo, visto che la politica è stata, in questi mesi, in questi anni, toccata dal tema del reddito di disoccupazione, dal reddito minimo di cittadinanza; questo decreto è un vero e proprio reddito minimo di delinquenza, perché garantiamo 240 euro al mese a chi ha commesso dei reati, a chi ha commesso un reato nei confronti dell'individuo e della società. Noi, a differenza di altri, che magari condividono con noi la battaglia contro questo provvedimento, faremo ostruzionismo. Siamo in pochi, ma utilizzeremmo tutti gli strumenti che ci sono consentiti Pag. 64per bloccare quello che è un vero e proprio indulto mascherato, un decreto sciagurato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, l'articolo 1 richiama la violazione dell'articolo 3 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Ora, viene condannata la vostra gestione delle carceri, questo bisogna ribadirlo, e qui diamo un risarcimento senza risolvere le cause strutturali che comunque rimarranno, perché i nuovi detenuti si ritroveranno nelle stesse condizioni. Ora, io non credo che ci sia tanta logica nell'intervenire in questo modo, sarebbe stato più intelligente, a mio avviso, che si fosse fatto un discorso sulle strutture, sull'aggiornamento delle strutture o magari dare più spazio ai detenuti, facendoli magari impegnare in attività sociali per il recupero. Quindi, credo che questo tipo di approccio sia sbagliato e che l'emendamento soppressivo sia giusto e corretto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, questo è un provvedimento veramente vergognoso per mille motivi. Per un motivo: non si trovano le risorse per i nostri disoccupati e questi soldi vengono dati ai detenuti. Per carità, è vero, erano stretti, erano in cella dove non avevano i tre metri quadri a loro disposizione, ma, da quel che mi risulta, bastava un risarcimento di mille euro, mentre noi gliene diamo addirittura quasi 3 mila, gliene date quasi 3 mila. È assurdo perché fate degli automatismi senza dare la possibilità ai magistrati di valutare caso per caso. Sono già stati segnalati dei casi molto gravi di persone che sono state indagate e fermate per reati gravissimi contro la propria moglie e i propri figli...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MATTEO BRAGANTINI. ...e probabilmente verranno dati i domiciliari nelle case dove hanno commesso quei reati. Dunque, voi siete colpevoli di nuovi e futuri reati verso delle persone indifese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, io leggevo adesso un fatto di cronaca: uno degli ultimi scarcerati in base a questa nuova norma, a Milano stava per essere condannato a due anni e otto mesi per violenze fisiche e psicologiche continuative e abituali su moglie e figlia.
  A seguito del decreto in oggetto, il giudice ha stabilito ovviamente gli arresti domiciliari, invece del carcere. Alla domanda: «In quale domicilio» ? L'imputato ha risposto: «quello in cui vivo con mia moglie e mia figlia visto che è l'unica abitazione che ho».
  Allora, quest'Aula ha parlato per settimane sul femminicidio e sui diritti delle donne e poi siamo qui a votare un provvedimento dove i criminali che le picchiano a sangue vengono rimandati tranquillamente a casa e in modo regolare.
  Questo è un Parlamento di ipocriti, che racconta belle parole, ma poi vota provvedimenti di questo tipo, dove ci si preoccupa di tutti i criminali del mondo tranne che della gente onesta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, stiamo assistendo ad un dibattito – per lo meno all'inizio delle votazioni di questi emendamenti – abbastanza surreale perché sembra quasi che qualcuno imputi a un errore il fatto che i delinquenti siano Pag. 65finiti in carcere. Sembra quasi che qualcuno pensi che i delinquenti non debbano finire in carcere, ma non solo questo. Noi oggi discutiamo un provvedimento nel quale, al posto di indennizzare coloro i quali siano stati ingiustamente carcerati, che siano stati magari assolti nonostante la carcerazione, indennizziamo coloro i quali sono risultati colpevoli dei reati che hanno commesso. Questo è un dibattito completamente surreale ed è un decreto da cancellare immediatamente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, di tutti i cinque decreti «svuota carceri» che abbiamo votato scandalosamente finora in quest'Aula questo è proprio il peggiore perché va a incidere, non tanto sulle pene detentive, quelle successive a una condanna, che tendono alla rieducazione del condannato – su queste si può anche discutere e si può avere un confronto se sia il carcere lo strumento più efficace per riabilitare o rieducare il detenuto – qui si va ad incidere su una misura che ha come scopo principale quello della custodia cautelare, quella che serve ad evitare un pericolo immediato per la sicurezza dei cittadini che vogliamo salvaguardare.
  Qui – come è stato citato anche dai miei colleghi – si va a rimettere nelle abitazioni delle persone che sono giudicate pericolose per la sicurezza dei loro stessi familiari; siamo ad un paradosso. È una cosa demenziale, è uno scandalo e abbiamo superato qualsiasi limite che poteva essere stato valicato dai precedenti «svuota carceri». E questo, di tutti i decreti «svuota carceri» è proprio il peggiore e quello che grida vendetta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente Giachetti, vorrei informare l'Aula sul fatto che esattamente lo scorso anno, il MoVimento 5 Stelle, dopo aver effettuato studi approfonditi, ha presentato al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, un accurato piano carceri.
  Auspichiamo, dato che il Presidente commenta ultimamente le riforme costituzionali, che possa commentare anche il nostro piano carceri.
  Vorrei ricordare all'ala sinistra di questo Parlamento che siamo d'accordo che le carceri possano essere svuotate, ma si svuotano esclusivamente se il Governo e lo Stato investono nello Stato sociale, se si parla e si possono finalmente creare posti di lavoro e se si applica il reddito di cittadinanza, cosa che il MoVimento 5 Stelle propone dal primo giorno che è entrato in Parlamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signora Presidente, come ha già ricordato il mio collega Di Battista e la collega Sarti, il MoVimento 5 Stelle ha fatto una proposta ormai un anno fa. Se si fosse partiti allora per risolvere il problema, non ci troveremmo oggi a dover fare l'ennesimo decreto «svuota carceri».
  Qui non si vogliono risolvere i problemi; si continua a mettere le pezze su un problema strutturale. La proposta del MoVimento 5 Stelle deriva dai dati del DAP, quindi dati reali. Bastava semplicemente far partire questo piano: il commissario non ha fatto il suo lavoro, tornava al Ministero e si applicava questo piano del DAP, che il MoVimento 5 Stelle ha pubblicizzato e portato a conoscenza di tutti.
  Quindi, invito il Governo e la maggioranza a valutare questo ed evitare di fare ulteriore decreti. Che questo sia l'ultimo veramente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.

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  GIULIA GRILLO. Presidente, questo articolo io veramente non so chi l'abbia partorito. Noi stiamo dicendo che dei cittadini, a parità di condizioni, perché le condizioni delle carceri non sono cambiate, dopo 15 giorni potranno chiedere un risarcimento: a chi ? All'erario. Quindi, i cittadini pagheranno per danni certi, perché le condizioni attuali rimangono inalterate e non vengono neanche meno le condizioni che portano quelle persone in carcere. Se, per esempio, nella città di Catania, lo spaccio di stupefacenti è il migliore ammortizzatore sociale, forse la responsabilità è dello Stato.
  Quindi, stiamo assistendo ad un articolo 1 che se lo avesse scritto un bambino della prima elementare forse lo avrei anche potuto capire, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  DAVID ERMINI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVID ERMINI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, intervengo molto brevemente. Io vorrei ricordare che l'articolo 1 riguarda esclusivamente i rimedi risarcitori. L'8 gennaio 2013, quindi prima delle elezioni politiche del 2013, lo Stato italiano è stato condannato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. Quindi, noi siamo nell'obbligo di dovere ottemperare a quanto l'Europa ci ha richiesto.
  L'articolo 1 prevede esclusivamente i rimedi risarcitori. Io capisco che è giusto che ognuno nel Parlamento possa dire tutto quello che pensa, però qualche volta bisognerebbe anche pensare a quello che si dice, perché abbiamo sentito parlare di tutto. Ora, siccome non siamo al bar, sarebbe opportuno che, quando si parla dell'articolo 1, si parli dell'articolo 1. Di tutti gli argomenti, all'infuori di quello, devo essere onesto, dell'onorevole Gallinella, che ha centrato l'argomento, qui abbiamo parlato di tutto e di più. Abbiamo parlato della violenza sessuale, che ritroveremo nell'articolo 8 (peraltro mi chiedo: la violenza sessuale ha un minimo di anni 5; forse si trattava di un reato attenuato o qualcosa di simile). Abbiamo sentito parlare degli altri tipi di reati, ma fanno parte dell'articolo 8; quando arriveremo all'articolo 8 ne parleremo.
  Quindi, il mio vuole semplicemente essere non un richiamo perché i parlamentari non possano intervenire e dire quello che pensano, però è evidente che si sta parlando dell'articolo 1 e parliamo semplicemente della condanna della Corte europea dei diritti dell'uomo e i rimedi risarcitori che l'Italia deve, perché altrimenti qui tutti parliamo degli 8 euro, ma se avessimo dovuto ottemperare a tutti i ricorsi pendenti non sarebbe stata sufficiente una manovra finanziaria. Allora sì che i cittadini avrebbero pagato !
  Certamente, noi ci troviamo di fronte a una situazione che viene da decenni. Cerchiamo, in qualche modo, di ottemperare e cerchiamo di risolverla. Quello che è stato fatto in quest'anno e mezzo è molto positivo anche per quanto riguarda il sovraffollamento carcerario, ma questo è un passaggio obbligato che l'Italia doveva fare. Dopo di ché, si può parlare di tutto e di più. Quando arriveremo all'articolo 8, parleremo anche delle misure cautelari, che sono una cosa diversa dagli «svuota carceri». Poi, voglio dire, noi stiamo qui, aspettiamo che tutti parlino, che facciano l'ostruzionismo, che dicano tutto quello che vogliono. Ce ne staremo buoni e zitti, però l'importante è che perlomeno si mantenga un ordine e le persone che ci ascoltano capiscano di che cosa si parla, perché il modo più semplice per non fare capire alle persone è quello di parlare di tutto all'infuori dell'argomento che stiamo affrontando.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marcolin. Ne ha facoltà.

  MARCO MARCOLIN. Grazie, signor Presidente, sento con rammarico che noi siamo talmente bravi ad ottemperare alle richieste dell'Europa, ma siamo meno bravi a fare valere i nostri diritti.Pag. 67
  Però, signor Presidente, io le voglio raccontare semplicemente questo: sono stato in carcere a trovare il mio amico e patriota, che è stato incarcerato per avere difeso il Veneto. Non lo voglio citare per non creare dissapori (Commenti – Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), però in carcere ho visitato e ho potuto parlare con diversi carcerati e tutti quanti si sono professati innocenti. A questo punto, penso che forse, questa semplice «paghetta», siano nel giusto nel richiederla.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, io non ho capito il boato che c’è stato qualche secondo fa quando il collega Marcolin ha ricordato quei padri di famiglia, quei terribili sessantenni, settantenni che, oggi, vorrei ricordarlo, sono già stati scarcerati, per cui, anzi, tutto il gruppo della Lega Nord si associa sicuramente e manda a queste persone un affettuoso saluto.
  Ringrazio il collega Ermini per aver riportato la discussione sul tema dell'articolo 1, sulla Corte dei diritti dell'uomo, e, allora, a questo Governo, questo Parlamento e questa maggioranza, così solerte nel muoversi quando si parla di delinquenti su impulso di un'Europa che pare interessarsi solo di questo, io chiedo: sugli esodati visto che non ne abbiamo parlato tanto recentemente, per risolvere quella piccola questione – parliamo di persone oneste – aspettate una condanna anche lì oppure ci svegliamo prima ? È una domanda semplice a cui mi auguro che qualcuno della maggioranza abbia il coraggio di rispondere.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Prataviera. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, siamo stati richiamati ad attenerci all'articolato e all'emendamento, in particolare all'articolo 1. Qui viene detto che, di fatto, viene convertito in legge questo decreto, quindi, se non parliamo del decreto-legge di che cosa dovremmo parlare ? Non capisco più il Parlamento a che cosa possa servire se ci viene fatta, addirittura, una lezioncina sulla nostra responsabilità qui; ciò in una condizione, in un dibattito dove è lecito e sacrosanto che noi portiamo la voce e l'istanza dei cittadini che contribuiscono al fatto che noi siamo qui a parlare e a decidere per loro.
  Non ho capito nemmeno il contributo del collega Farina, il quale ha detto che è colpa dell'atteggiamento dei Governi di destra che hanno preceduto questo Governo il fatto che i delinquenti siano in galera a pagare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, l'articolo 1, comma 1, prevede uno sconto di pena pari a un giorno per ogni dieci di sovraffollamento carcerario. Già con il decreto-legge di dicembre, adottato dal Governo Letta, ma poi convertito in legge dal Governo Renzi, si era previsto di allargare la liberazione anticipata speciale sino a 75 giorni per ogni sei mesi di carcere, ovverosia si dava uno sconto di pena per buona condotta uguale al 40 per cento della pena da eseguire in carcere. Se andiamo a sommare questo articolo 1, comma 1, alla liberazione anticipata speciale, noi raggiungeremo uno sconto di pena in ragione di anno di 190 giorni su 365 giorni. Vuol dire che noi, a persone che stanno scontando una pena da eseguire in carcere, andiamo a scontare all'incirca il 55, il 60 per cento della pena. Questo per voi, Governo, in questo caso sottosegretario Ferri, significa certezza della pena ? Da noi significa indulto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

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  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, avrò modo di esprimere il mio pensiero sull'articolo 1 successivamente, ma volevo, nel frattempo, fare qualche specificazione in merito a quello che ha detto il collega Ermini che ha parlato di ostruzionismo. Faccio presente all'Aula che il MoVimento 5 Stelle ha presentato 12 emendamenti; capisco che per il PD, e in particolare per i renziani, il Parlamento sia un optional, visto che la fiducia arriva prima del provvedimento, però 12 emendamenti ancora non possono essere considerati ostruzionismo. Il collega Ermini sottolinea, anche, che non siamo al bar, perché non ci limitiamo a parlare dell'articolo 1. Può dirlo forte che non siamo al bar, in nessuno bar d'Italia si affronterebbe un argomento aberrante come quello dell'articolo 1 che non può essere limitato nelle argomentazioni, perché è la ciliegina sulla torta di un anno e mezzo in cui un Governo incapace di affrontare il problema del sovraffollamento ha semplicemente aperto le carceri per far uscire i delinquenti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, anch'io mi sento di rispondere al relatore che invitava a intervenire sull'articolo 1. Allora, come hanno già detto i miei colleghi, questa è una manifestazione evidente che c’è una continuità – noi diremmo quasi colpevole – tra il Governo precedente Letta e il Governo Renzi, perché per risolvere un'emergenza, in realtà, si mette come sempre una toppa in modo che l'emergenza resti e si possa continuare a legiferare abusando della decretazione d'urgenza senza risolvere effettivamente il problema.
  Quindi, quando il relatore dice che i cittadini a casa non riescono a comprendere i nostri interventi, perché sono fuorvianti rispetto all'articolo in discussione, i cittadini non capiscono di cosa stiamo parlando, perché effettivamente non trovano alcuna soluzione a un problema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Ferraresi 1.1, Molteni 1.2 e Cirielli 1.200, sui quali la Commissione, il Governo e la V Commissione (Bilancio) hanno espresso parere contrario e il relatore di minoranza ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

  Abbiamo votato tutti ? Cassano... Carella... Mazziotti... Rizzetto... Per votare bisogna essere esattamente fisicamente al posto, onorevole Rizzetto... Sono le leggi della fisica anche... Adesso non funziona ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  453   
   Votanti  452   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato  115    
    Hanno votato no  337.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 1.207.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, tramite la Presidenza, chiedo al collega, relatore Ermini del Partito Democratico di provare a spiegare a chi ci sta ascoltando per radio, di provare a spiegare ai 3 milioni e mezzo di disoccupati del Paese, di provare a spiegare al milione di famiglie che non hanno reddito da lavoro, di provare a spiegare ai 10 milioni di cittadini italiani che vivono sotto la soglia di povertà, di provare a spiegare ai 6 milioni di Pag. 69pensionati italiani che percepiscono meno di mille euro al mese, di provare a spiegare a quei pensionati italiani che percepiscono la pensione minima di 500 euro al mese che per loro non c’è assolutamente nulla, che per loro il Governo non stanzia un euro.
  Chiedo di provare a spiegare a queste persone – magari a quel 50 per cento di giovani che non hanno lavoro – che il Governo per tutte queste categoria non ha soldi e non stanzia nemmeno una risorsa, ma in cambio il Governo e il Partito Democratico e la sinistra trovano i soldi per dare un rimborso ai detenuti. Provate a spiegarlo alle persone che ci stanno ascoltando.
  Io credo che l'indignazione di questi cittadini italiani non sia nei confronti della Lega che fa la sua giusta battaglia politica. Credo che l'indignazione sia nei confronti di un Governo che non trova un euro per i cittadini italiani che hanno bisogno, ma trova 1.200 euro al mese per gli immigrati clandestini e 240 euro al mese per i criminali.
  Questa è l'indecenza contenuta in questo decreto, Presidente, e credo che il Partito Democratico lo dovrà spiegare a questi cittadini italiani. Presidente, credo che sia il quinto decreto «svuota carceri»: la maggioranza, il Governo e il Partito Democratico non si rendono conto che, dopo quattro decreti, dopo due decreti, un disegno di legge e un altro disegno di legge sulle droghe, lo strumento per risolvere il problema del sovraffollamento non è il classico e solito strumento all'italiana del decreto di urgenza, ma il sovraffollamento, se effettivamente lo si vuole risolvere, lo si risolve in modo strutturale, organico e completo.
  Altrimenti, tra tre mesi avremo il sesto, il settimo e l'ottavo decreto «svuota carceri». Il collega Ermini e il Governo sanno benissimo che nel 2010 – qua cominciamo a chiamare in causa il Governo e, ovviamente, il sottosegretario Ferri, da cui ci attendiamo delle risposte –, quando la maggioranza era diversa rispetto all'attuale, il problema del sovraffollamento c'era ed è stato affrontato in un modo semplice, organico e strutturale: stanziando 680 milioni di euro per il piano carceri, che sono poi diventati 500 milioni di euro.
  Quindi, era previsto un intervento per costruire nuove carceri e per mettere a posto nuovi padiglioni, e, se oggi avessimo dato compimento al piano carceri, non ci troveremmo nelle condizioni di mettere in libertà chi è in carcere e di rimborsare quelli che hanno commesso reati. È qua che chiediamo al Governo di dare spiegazioni, perché sul piano carceri del Ministro Alfano è aperta un'inchiesta grande come una casa, su quel piano carceri vi è il commissario straordinario delle carceri che è indagato per reati gravissimi, e, a seguito dello stanziamento di quei 500 milioni di euro, che avrebbero dovuto portare alla costruzione di 14 mila celle, ad oggi non è stata ancora consegnata una cella in più.
  Quindi, il Governo spieghi a questo Parlamento, al di là dell'inchiesta penale, che avrà il suo percorso, ma, politicamente, ci dovete spiegare il motivo per cui non è stata realizzata una cella in più e non abbiamo un posto in più nelle carceri. Questa è la risposta che chiediamo al Governo e, se non troveremo riscontro nel sottosegretario, ovviamente, chiameremo in causa direttamente il Ministro Orlando.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario dà riscontro nel senso che ha chiesto di parlare e prende la parola. Poi, ovviamente, se soddisferà le sue attese, questo lo vediamo dopo.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, volevo intervenire anche prima – ora mi ha sollecitato nuovamente l'onorevole Molteni – e chiarire alcune questioni, anche di carattere generale, in modo da rimanere all'articolo 1. Intanto, come è stato detto già dal relatore, questo è un provvedimento che ha lo scopo di introdurre dei rimedi compensativi e riparatori. L'esigenza da dove nasce ? Nasce non solo dalla sentenza Torreggiani, ma da numerosi, migliaia di ricorsi pendenti che Pag. 70hanno ad oggetto cause per risarcimento del danno.
  In vista della scadenza che ci era stata data dalla sentenza Torreggiani, il Governo ha avvertito l'esigenza di evitare numerose, migliaia di condanne dello Stato italiano a risarcire i danni alle persone che si trovavano detenute in violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Ecco da dove nasce il calcolo, l'esigenza dell'articolo 1, gli otto euro che vengono citati, questa necessità di porre in essere anche un rimedio di natura risarcitoria come il versamento di una somma di denaro.
  Volevo chiarire che, analizzando e comparando le sentenze della Corte relative a condizioni di detenzione configurabili come trattamento in violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, questa analisi ha portato a stabilire che, in media, l'equa riparazione per il ricorrente è in misura di circa 20 euro per ogni giorno sofferto in tali condizioni.
  Questo è un dato che si ricava dalle sentenze che sono state emesse dalla Corte europea: la media è di 20 euro. Quindi, abbiamo avvertito la necessità di intervenire proprio per far risparmiare lo Stato italiano, perché ci sono condanne e giudizi che sono stati sospesi perché la Corte ha dato al nostro Paese un anno di tempo per porre in essere dei rimedi, i giudizi risarcitori erano sospesi in attesa che l'Italia risolvesse questo problema. A questo punto, il Consiglio d'Europa ha riconosciuto validità, ha ritenuto le nostre politiche legislative affidabili ed efficaci per quanto riguarda la risoluzione del problema, ha concesso un ulteriore anno e noi ci siamo posti il problema, però, di evitare anche che riprendessero questi giudizi di risarcimento del danno. Dunque, invece di dare i 20 euro, che è la media, che poi in caso di condanna si arrivava a versare (ci sono sentenze che lo dicono), abbiamo fatto un calcolo e utilizzato un meccanismo sempre dettato dall'Europa per quanto riguarda la cosiddetta «legge Pinto» (nota a tutti, che ha disciplinato il diritto al giudice nazionale per un'equa riparazione per il danno subito per irragionevole danno del processo). La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha considerato come equa la previsione da parte del giudice nazionale del 45 per cento di quanto in media assegnato nei casi da essa definiti ed ha conseguentemente nel caso della cosiddetta «legge Pinto» rinviato i casi pendenti al giudice nazionale, dicendo: questi sono i criteri, ora tu giudice nazionale liquida il danno al cittadino che non ha avuto giustizia nei tempi. Basandoci su questi calcoli giurisprudenziali europei, abbiamo calcolato gli 8 euro e siamo dovuti intervenire con questo provvedimento.
  Limitandomi all'articolo 1, volevo solo aggiungere, perché prima mi pare l'onorevole Borghesi aveva toccato il punto, intanto che tutti i Governi hanno ritenuto necessario risolvere il problema del sovraffollamento carcerario, e io dico giustamente, perché è un problema che andava affrontato da tutti i Governi e bene ha fatto anche il Governo che sosteneva la Lega nel 2010 con la legge n. 99, per l'esecuzione presso il domicilio, perché l'esecuzione presso il domicilio, che è stato definito il primo provvedimento «svuota carceri», dei cinque che sono state elencati, risale al 2010. Giustamente si è avvertita l'esigenza di dire: siccome c’è un problema come quello del sovraffollamento carcerario, consentiamo a chi è detenuto negli istituti di reclusione in condizioni pessime, e che violano l'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, di scontare l'ultimo anno presso il domicilio, i 12 mesi di pena residua. Poi il Governo Monti l'ha portata a 18 mesi e poi è stata stabilizzata con gli ultimi provvedimenti. Questo per dire che è una politica in un settore davvero delicato, è un problema che chi gira gli istituti penitenziari ha potuto constatare e, quindi, devo dire che bene hanno fatto tutti i Governi ad affrontare con serietà il problema per evitare alle casse dei nostri bilanci di risarcire con somme molto più Pag. 71alte che vanno a incidere anche poi nelle tasche degli italiani. Questo lo dobbiamo spiegare, così come voglio spiegare che il Governo, il Ministro Orlando è stato anche in Marocco, si adopera per porre in essere e continuare quella politica che è stata iniziata anche nel passato di far scontare ai detenuti stranieri la pena nel loro Paese d'origine. Voglio dare dei dati degli ultimi sei mesi su una serie di provvedimenti, che voi direte: non sono solo «svuota carceri», ma anche rimpatri e tutta la politica che è stata fatta anche relativa all'espulsione.
  Infatti anche nel precedente Governo, con il provvedimento n. 78 del 2013, abbiamo inciso con norme serie ed efficaci sull'identificazione, che era un problema, per consentire ai detenuti stranieri di scontare la pena nel Paese di origine, ed anche sull'espulsione. E do dei dati: negli ultimi sei mesi, grazie a questi provvedimenti, si è passati da 22 mila detenuti stranieri a 18 mila. Quindi, se non erro, sono diminuiti di 4 mila comunque negli ultimi sei mesi, e sono dati. Abbiamo fatto delle norme che consentono di identificare immediatamente i detenuti che entrano negli istituti stranieri. Abbiamo introdotto delle norme che agevolino il passaggio dai CIE all'accompagnamento alla frontiera, ed anche questi sono dati contenuti nei provvedimenti, che vengono così citati solo come «svuota carceri», ma che contengono delle norme importanti, che possiamo rileggere, ma che voi conoscete meglio di noi.
  Inoltre, rimane il problema, per quanto riguarda l'accordo quadro (davvero c’è un problema che interessa molto il Governo, cioè quello dei detenuti stranieri che debbano scontare la pena nel Paese d'origine): l'accordo quadro consente, all'interno dell'Unione europea, di trasferire i detenuti del Paese d'origine senza il consenso, e quindi è più facile. Ora non ho il dato, ma domani vi fornirò il dato dei rimpatri che stiamo facendo, anzi scusate, non dei rimpatri, ma dei trasferimenti dei detenuti che stiamo ottenendo in Romania, dove per esempio non occorre il consenso, e con la Romania stiamo aumentando sempre più questo trasferimento dalle nostre carceri a quelle rumene. Le difficoltà rimangono con la Tunisia ed in parte col Marocco, perché ci vuole il consenso dell'interessato e chiaramente non essendoci il consenso le cose diventano più difficili.
  Quindi non voglio aggiungere altro. Sull'articolo 1 ho spiegato – penso di aver spiegato: scusate se non sono stato chiaro – il discorso degli 8 euro e mi riprometto poi di intervenire per quanto riguarda poi l'articolo 8 successivamente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, con questo provvedimento siamo alle solite: purtroppo, nulla di nuovo sotto il sole. Si finge di richiamare il tema reale della condizione di invivibilità delle nostre carceri non per affrontarlo come in qualunque Paese normale si affronterebbe, non cioè attivando da subito una seria politica di edilizia carceraria, non rideterminando – diminuendole – le fattispecie legislative per le quali si possa far ricorso alla carcerazione preventiva (inutile ricordare la percentuale intollerabile di cittadini che sono reclusi nelle patrie galere in attesa di giudizio), non concordando con i Paesi di origine della stragrande parte dei delinquenti acclarati, che provengono da altri Paesi, le condizioni perché questi vadano a scontare la pena nei loro Paesi di provenienza, ma pensando bene di far uscire di galera nemmeno quelli che sono detenuti in attesa di giudizio, ma quelli che sono associati alle patrie galere perché riconosciuti colpevoli in via definitiva, dopo tre gradi di giudizio.
  Questo fa parte di un vecchio vezzo che non stupisce nella cultura della sinistra, se di cultura si può trattare, perché è una storia lunga, quella della sinistra, di prediligere la tutela, la cura, il vantaggio, la fuga del delinquente, rispetto alla tutela delle vittime e delle famiglie delle vittime. Infatti il delinquente ha sempre bisogno di una qualche giustificazione (Commenti dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), Pag. 72perché a fronte del delinquente c’è sempre stato un genitore anaffettivo, c’è sempre stato un compagno di banco che non gli passava il pastello colorato, c’è sempre stato il condominio nel quale l'ascensore cinico e baro non funzionava e lo costringeva a salire le scale a piedi.

  GIANNI MELILLA. Ma fatti curare !

  PRESIDENTE. Onorevole Melilla, per favore.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Questa è la protocultura della sinistra che predilige la fuga del delinquente alla tutela della vittima e delle famiglie delle vittime. Ma un fatto stupisce, signor Presidente, e stupisce che avvenga proprio oggi, oggi che i giornali di qualunque colorazione dedicano pagine e pagine al presunto dibattito sulla potenziale ricostituzione dell'area complessiva del centrodestra. E che avvenga appena dopo, per esempio, che Forza Italia si è fatta impallinare un proprio deputato perché ci sono alcune circostanze in cui per la sinistra la galera va bene, e va bene eccome. Proprio oggi, come dicevo, di fronte a questa ennesima protervia propria della sottocultura della sinistra filodelinquenti (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà), abbiamo dovuto registrare già dal primo voto...

  PRESIDENTE. Onorevole Corsaro, per favore.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Presidente, la mia valutazione politica se vuole la ribadisco.

  PRESIDENTE. No, onorevole Corsaro.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. La protocultura politica della sinistra filodelinquenti (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà)...

  PRESIDENTE. Onorevole Corsaro, questo non glielo posso consentire.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. No, avevo paura che non avessero inteso.

  PRESIDENTE. E, allora, la prego, le manca un minuto e venti secondi.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Temevo di essere stato frainteso e, quindi, ho voluto esplicitare meglio il mio pensiero. Dicevo che a fronte di questa protocultura della sinistra, stupisce che proprio oggi che si dovrebbe dibattere della possibilità di ricostituire il centrodestra, noto già dalla prima votazione che Forza Italia e Nuovo Centrodestra stanno votando a favore di questo provvedimento secondo le indicazioni della maggioranza di sinistra. Eppure, ho fatto campagna elettorale insieme a loro e non li ricordo sostenere argomenti e temi diversi dai miei in materia di certezza del diritto, di certezza della pena e di tutela soprattutto per le vittime e per le famiglie delle vittime, piuttosto che per i delinquenti. Il tema vero è che da questa parte dell'area politica ci si sta non per un'autoaffermazione di collocazione geografica, ma perché ci si riconosce in determinati valori prioritari.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Molteni per questo emendamento soppressivo del comma 1 dell'articolo 1 perché mi consente di chiarire ancora una volta e meglio il nostro pensiero. Io sono stato citato impropriamente, e anche erroneamente, da un punto di vista storico-giuridico rispetto ad una norma, perché è notorio che io ho proposto un irrigidimento di tutto il sistema penale e soprattutto dell'esecuzione penale per i plurirecidivi con la famosa legge che poi è divenuta ex Cirielli. Ebbene, io sono orgoglioso di aver fatto andare in galera tanti plurirecidivi e c’è chi è orgoglioso invece di metterli fuori. Quello che è sbagliato, giusto per chiarire, è che la proposta sulla prescrizione, che non avete ancora abrogato perché vi fa Pag. 73salvare tanti colleghi imbroglioni a voi del PD (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Onorevole Cirielli, ha concluso il tempo.

  EDMONDO CIRIELLI. ... io non l'ho mai proposta...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Cirielli.

  EDMONDO CIRIELLI. ...ma l'ha proposta Forza Italia, che oggi vota...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, egregi colleghi, è indubitabile che i Governi che si sono succeduti sono inadempienti rispetto alla crisi della giustizia e ai rimedi che bisogna apporvi. È indubitabile che i Governi che si sono succeduti sono inadempienti rispetto ai cittadini detenuti. Infatti, non bisogna mai dimenticare che noi siamo il Parlamento della Repubblica italiana, che ricomprende cittadini liberi e cittadini detenuti. Questo è bene fissarlo (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Bene, un attimo solo...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Ora, è assurdo ed inconcepibile che di fronte all'inadempienza dei Governi che si sono succeduti – e non voglio fare questioni di responsabilità perché non hanno fatto le carceri, perché hanno consentito l'abuso della carcerazione preventiva, eccetera, eccetera – devono pagare i cittadini detenuti.
  La Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali dice che, come cittadini detenuti, non si può essere sottoposti a trattamenti inumani. La giustizia europea ha interpretato questa norma e ha condannato l'Italia a pagare fior di quattrini. Allora, il problema che il Governo ha davanti – ci sono molti problemi, ma oggi il Governo ha questo problema davanti, noi abbiamo questo problema davanti – è come affrontare il monito e la condanna che ci viene dall'Europa. Dunque, il sottosegretario ha dichiarato che è una norma che serve a fronteggiare questa situazione. D'altra parte, è la solita tecnica legislativa che si è usata in molti altri settori, ad esempio, nel campo della previdenza in cui è scritto che o ti muovi entro sei mesi oppure non ci puoi fare più niente anche se gli avvocati supererano anche questo impedimento. Questo è scritto.
  Allora, il problema è il seguente: dobbiamo essere condannati dalla Corte europea così come siamo già stati condannati o dobbiamo prendere atto che siamo inadempienti ? Questo è il punto. Non c'entra niente qui lo «svuota carceri». Non dimentichiamo che, tra l'altro, in queste carceri c’è una grossa quota di gente detenuta in custodia cautelare e noi non possiamo qui, da un lato, biasimare che si fanno delle norme «svuota carceri» e, dall'altro lato, consentire che ci sia la tortura nelle carceri. Questa è la questione. Noi non possiamo consentire che il trattamento nelle carceri sia un trattamento equiparato alla tortura. Questo è tutto il problema.
  E non possiamo strumentalizzare la vita dei detenuti per propaganda politica. Non si possono strattonare le condizioni disagiate, inumane in cui molto spesso si trovano i detenuti per strappare un voto. È indecente ! Il problema lo riassumo, l'ho già detto, l'ha riassunto bene il sottosegretario. Non voglio assolvere i Governi, caro Molteni. Sono inadempienti e allora, di fronte alla inadempienza, che cosa facciamo ? Facciamo pagare il detenuto ? È come se nel processo civile quando la causa dura vent'anni e, come è stato ricordato, nel campo civile noi abbiamo la legge Pinto, cioè la famosa legge che prevede che, qualora il processo vada per le lunghe, si possa chiedere un risarcimento dei danni: sintetizziamo così. Che facciamo ? Pag. 74Come sta facendo già il Governo, sopprimendo i fondi per risarcire i cittadini che attendono l'esito di una sentenza anni e anni e anni ? Questa è la questione perché lo Stato non è inadempiente soltanto nei confronti dei detenuti, ma è inadempiente anche nei confronti dei cittadini comuni. Lo dico perché l'ha detto il sottosegretario: la legge Pinto risarcisce i cittadini che non hanno giustizia e la situazione è praticamente identica perché lo Stato è inadempiente e deve pagare lo Stato. Non devono pagare i cittadini, siano essi liberi o siano essi detenuti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.
  Onorevole Ferraresi, onorevole Colletti, poiché si riproporrà il tema anche per la Lega, lo dico subito. L'intervento del sottosegretario ha riaperto il dibattito, però darò la parola per cinque minuti al primo che ha chiesto di parlare. Quindi, il secondo avrà la parola a titolo personale. Lo dico semplicemente per intenderci. Quanto detto è stabilito, a meno che il gruppo non mi dia un'indicazione diversa.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, è veramente fantastico come i colleghi della maggioranza e il relatore parlino del problema della condanna che l'Europa ci infligge come se non fossero responsabili. Ma scusate: ma a chi dobbiamo chiedere il conto del sovraffollamento carcerario di questo Paese ? A Grillo forse ? Al MoVimento 5 Stelle ? Ma chi c'era prima di noi ? Ne parlate come se foste delle persone pulite, a cui non incombe la responsabilità che scansate.
  Siete così puliti ? No, non siete puliti perché questo sovraffollamento è colpa vostra, dei Governi di centrodestra e di centrosinistra che non hanno saputo affrontare il provvedimento e la situazione in maniera strutturale. Ed è per questo motivo che ci ritroviamo qui. Fa ridere oltretutto che si dice che si strumentalizza questa cosa. La strumentalizzazione la state facente voi, e vi spiego anche il perché. Perché l'unico scopo, sottosegretario Ferri, non è quello di risolvere in primis il problema, ma è quello di fare una bella figura in Europa dicendo: «Noi abbiamo risolto il problema». Come non importa. Ma lo scopo è quello cioè di andare là e dire: «Noi siamo stati bravi». Ed è quello che avete fatto perché, riducendo la popolazione carceraria senza preoccuparvi assolutamente in minima parte dei diritti dei detenuti e della situazione dei detenuti che scontano nelle carceri tutt'oggi, voi fate questa operazione di marketing.
  Dite: siamo stati bravi, il sovraffollamento è risolto perché abbiamo messo fuori le persone; quindi avete raggiunto il vostro scopo. Non è questo, non è questo, secondo me, l'intento che il legislatore dovrebbe avere. L'intento dovrebbe essere di risolvere con metodo e in modo strutturale il problema del sovraffollamento carcerario in Italia. Non siamo al bar e non parliamo di cose generali ? Allora, rispondetemi, sottosegretario e relatore, se avete fatto comunque un provvedimento che all'infuori del metodo è corretto. Il diritto si matura solo dopo 15 giorni di sofferenza, il che significa che un diritto calpestato per 14 giorni è ignorato dall'ordinamento e non è sanzionabile: cosa mi rispondete qui ? Non è sanzionabile, a completa – chiaramente – violazione degli articoli 3 e 24 della Costituzione. Cosa rispondete ? È vero che l'Europa ci dice di trovare un rimedio, ma questo non vuol dire che questo rimedio deve essere totalmente mancante di soggettività. Tutte le violazioni sono uguali, sottosegretario ? Tutte le violazioni sono uguali, relatore ? Ed è questo il perché vengono ristorati nella medesima misura un danno e un altro danno ? Come dire che i danni alle braccia delle persone, Presidente, valgono tutti 100 euro, per esempio, e tutti i graffi valgono sempre uguale. Perché non rispondete a questo, visto che dite che parliamo di cose che non c'entrano niente o da bar ? Perché non rispondete a queste critiche ? Valgono tutti uguali i danni arrecati alle persone che sono dentro le Pag. 75carceri ? Il trattamento inumano è sempre uguale ? Voi lo liquidate con 8 euro – punto uno – e con un giorno ogni dieci. Non c’è valutazione soggettiva, non c’è assolutamente una valutazione discrezionale da parte del giudice, ma c’è un risarcimento, una compensazione fissa. È questo che voi fate ! Allora, questo è sintomo del fatto che non avete una minima idea e che siete legislatori incapaci di prendere, anche nel provvedimento che noi critichiamo per il metodo, un provvedimento tecnicamente e giuridicamente corretto che vada a risolvere questo problema. Non ci state riuscendo, non ci siete riusciti, e questo è l'esempio lampante di tutto ciò.
  Molto meglio chiudere gli occhi sul passato, quindi, e investire tutto sul presente e il futuro, allora. Cioè, se c’è un problema di sovraffollamento, risolviamolo, in modo che non ci sia più. Ma perché dobbiamo andare prima a porre un rimedio per la nostra inefficienza da parte di un organo parlamentare, da parte di uno Stato, che non esiste ? Risolviamo il problema e poi affronteremo anche successivamente quello che si può fare dopo. Ma in questo momento voi non lo state facendo, ed è questa la principale causa perché noi vi critichiamo nel metodo e nel merito, come ho appena detto.
  Chiaramente la media dei 20 euro è perché è stato risolto – lo ha appena detto lei, sottosegretario – in maniera totalmente diversa, con una valutazione che chiaramente va nel merito, cioè valuta se c’è un danno grave, se il trattamento inumano è di un certo tipo o meno. E comunque questa valutazione va fatta da parte del giudice. Con questo provvedimento voi non lo fate. Quindi, non solo c’è una mancanza di metodo, ma c’è anche una mancanza di merito. Ed è questo anche un altro motivo che ha citato, per esempio, il collega Molteni, sul fatto che tutte le altre politiche sono state fallimentari. Non è vero, come ha detto il relatore, che l'articolo 8 riguarda solo le misure cautelari e non riguarda la situazione delle carceri, perché è stato detto in Commissione come l'articolo 8 sia assolutamente un provvedimento per togliere le persone dalle carceri; ed è questa la verità ! Il piano carceri ha fallito, come abbiamo visto.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  VITTORIO FERRARESI. Sì, concludo subito. Ha fallito, come avevamo già detto noi del MoVimento 5 Stelle, che avevamo criticato il commissario straordinario, e avevamo ragione...

  PRESIDENTE. Onorevole Ferraresi, siamo 35 secondi oltre.

  VITTORIO FERRARESI. Perché questo commissario, poi, si è visto non gestire in modo efficiente e quindi si è dimesso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. Presidente, io sono sempre più allibito, dopo le dichiarazioni del Governo, in quanto non riesco proprio a capire questa visione buonista, questa visione di una falsa solidarietà che viene perpetrata continuamente attraverso l'approvazione di questi decreti. Siamo ormai arrivati al quinto «svuota carceri», io penso che i risultati dei primi quattro siano stati pessimi, quindi non si capisce perché continuare a perseverare in questa direzione. Francamente, le considerazioni che ho sentito sono alquanto negative e sconvenienti.
  Non si è ottenuto niente, non si otterrà niente neanche con l'approvazione di questo provvedimento: l'unica cosa che si otterrà sarà quella di un ulteriore peggioramento della sicurezza all'interno della nostra società. Vi sarà un ulteriore ammaccamento di quello che ormai è il principio di certezza della pena, che viene via via mancando a forza di approvare tutti questi decreti-legge, e di sicuro ancora una volta non verrà risolto il problema del sovraffollamento delle carceri. Pag. 76Quindi non si capisce davvero l'utilità di un decreto-legge così, che è assolutamente negativo.
  Poi qui è tutta una questione di priorità: noi vediamo la nostra gente che è in difficoltà. Noi pensavamo che una maggioranza e un Governo responsabile avessero come priorità, invece di dare otto euro ai detenuti, quella di risolvere i problemi degli esodati, quella di risolvere i problemi dei disoccupati, quella di destinare le risorse per le nostre imprese. Ebbene, è una questione di priorità: abbiamo visto che a questa maggioranza e a questo Governo il problema degli esodati non interessa, abbiamo visto che a questa maggioranza e a questo Governo il problema della disoccupazione giovanile non interessa, abbiamo visto che a questa maggioranza e a questo Governo il fatto che le nostre imprese continuino a perdere competitività e continuino a chiudere, questo non interessa. La priorità è quella di garantire otto euro al giorno ai detenuti.
  Benissimo, ne prendiamo atto. Siamo fermamente convinti che questa sia una strada sbagliata, sbagliatissima; non ci fermeremo nella nostra attività di opposizione, e faremo tutto quanto ci è permesso in quest'Aula per bloccare questo decreto-legge sciagurato. È un decreto-legge che sancisce delle palesi ingiustizie all'interno della nostra società, è un decreto-legge che va ad aiutare chi non si è comportato bene, è un decreto-legge che destina le poche risorse che abbiamo a chi non si è comportato bene, e questo è un Governo e una maggioranza che non si ricorda invece di chi si è sempre comportato bene e che oggi, per colpa della crisi economica, attraversa un momento negativo. E quindi qui non si aiuta davvero chi ne ha bisogno, chi lo merita, ma si aiuta chi ha commesso un reato. Ci sono delle priorità: per noi sono totalmente diverse. Quindi andremo avanti con la nostra opera di opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Onorevole Cirielli, il Governo ha parlato prima non solo di lei ma anche dell'onorevole Corsaro che ha parlato prima di lei, quindi ovviamente non posso darle la parola.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, non intervengo ora.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, innanzitutto volevo ringraziare il sottosegretario della lunga esposizione, giacché è raro in quest'Aula trovare un sottosegretario che risponda a noi deputati; e quindi nonostante l'evidente differenza di intendimenti che abbiamo col Governo, volevo ringraziarlo per questo. Quest'Aula servirebbe proprio a questo, ma purtroppo non è questa l'utilità che viene data spesso.
  In riferimento all'emendamento del collega Molteni, riprendo quanto testé detto in riferimento al nostro emendamento interamente soppressivo: ovverosia al punto nel quale in realtà si sommano gli sconti di pena applicati ai detenuti, invece che razionalizzare la materia stessa del contendere.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ANDREA COLLETTI. Con questi decreti-legge in realtà si va a risolvere teoricamente...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ANDREA COLLETTI. ...il problema nella stessa maniera in cui è stato fatto l'indulto ormai otto anni fa: svuotando le carceri, per poi evidentemente...

  PRESIDENTE. Onorevole Colletti, deve concludere.

  ANDREA COLLETTI. ...fra qualche anno ritrovarci a discutere nuovamente di Pag. 77uno stesso decreto-legge con la stessa architettura legislativa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, ho sentito prima l'intervento dell'onorevole Sannicandro, che giustamente diceva: nelle carceri ci sono dei cittadini. Quello che però mi ha fatto un po’ ribrezzo dell'intervento dell'onorevole Sannicandro è che dice: questi cittadini nelle carceri, questi delinquenti, siccome sono sottoposti ad una tortura, è giusto che abbiano un indennizzo.
  Scusi, ma la tortura è essere in un carcere sovraffollato o essere stati stuprati, derubati, violentati, aver subito, magari, dei danni permanenti, aver avuto dei furti, aver avuto, magari, il proprio figlio che è finito nel tunnel della droga, perché con questo provvedimento – parole non mie, ma della comunità di San Patrignano – gli spacciatori sono tutelati ?

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  PAOLO GRIMOLDI. Qual è la tortura, onorevole Sannicandro ? È di chi il torto lo subisce o di chi il torto lo fa ?

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  PAOLO GRIMOLDI. Allora, se dobbiamo fare un ragionamento come il suo, quanto meno facciamo una classifica delle torture e si accorgerà che chi è sotto i ponti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie)...

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, è a dir poco inaccettabile l'accusa del collega Sannicandro relativa al fatto che qualcuno strumentalizzi la vita dei detenuti per propaganda politica. C’è semplicemente una parola, che è la parola «opposizione», che, capisco, a SEL o a ciò che ne rimane è totalmente sconosciuta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle): e il ruolo dell'opposizione è quello di incalzare la maggioranza quando è in tempo per farlo. In questi anni, forse, sarebbe stato più opportuno incalzare le maggioranze su quello che andava fatto per i detenuti, non svegliarsi ogni volta all'ultimo minuto e per rinnovare la propria finta identità di sinistra dire che non è giusto che i detenuti stiano in quelle condizioni.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ALFONSO BONAFEDE. Ci si doveva pensare prima, che è quello che stiamo facendo noi adesso: cercare di risolvere il problema per il futuro. La vostra è propaganda elettorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, intervengo in qualità di relatore, avendo il Governo riaperto il dibattito. Io ringrazio il Governo perché ci dà la possibilità di interloquire e di far presente al Paese che i problemi di questo Paese non sono solo la legge elettorale o la riforma del Titolo V. Io credo che, ad esempio, il tema delle carceri piuttosto che il tema della sicurezza, che poi toccheremo successivamente, siano temi centrali del dibattito politico. Io credo che legittimamente il Parlamento e le forze politiche, che possono avere posizioni ed idee diverse, si ritrovano qui proprio per confrontarsi con la presenza del Governo.
  Io credo che la spiegazione del Governo sia una spiegazione legittima, ma credo che non sia esaustiva rispetto al problema. Perché ? Perché la domanda spontanea che sorge – a me parlamentare e alla forza politica della Lega – è la seguente. Con questo decreto-legge, il Governo decide, Pag. 78rispetto ad un'infrazione aperta dall'Unione europea, rispetto a 7 mila ricorsi che sono stati presentati da 7 mila detenuti, che chiedono di essere risarciti sulla base di un trattamento disumano, sulla base di quei 7 mila ricorsi, che, tra l'altro, non sono ancora stati valutati tutti – non sappiamo se sono tutti ammissibili, non sappiamo se sono tutti ricevibili –, il Governo decide di portare in pancia, nell'ordinamento italiano, attraverso uno strumento previsto dall'ordinamento penitenziario, l'articolo 35, tramite la procedura del reclamo, la possibilità di utilizzare una procedura compensativa, sulla base di un meccanismo già utilizzato con la legge Pinto, per compensare in parte, con gli otto euro, coloro i quali hanno avanzato un'istanza per la detenzione per motivi disumani.
  La domanda spontanea che sorge, e che non è prevista all'interno del decreto-legge, è se questa procedura compensativa, che il Governo ha adottato, è concordata con l'Unione europea e se essa estingue la procedura aperta a Bruxelles. Quello che io mi chiedo e che chiedo al Governo e al relatore è se, pagando questi otto euro, che ovviamente contestiamo per tutte le motivazioni che abbiamo appena detto, se pagando questi 20 milioni di euro almeno, spalmati su tre anni, questo tipo di azione compensativa annulla e cancella l'altra, oppure, come noi temiamo – e dalle parole del Governo non è emerso in modo chiaro –, se noi pagheremo questi 20 milioni e ci troveremo, poi, a pagare gli ulteriori 100 milioni.
  Questo è il timore che noi abbiamo. Ci viene detto di no, ci piacerebbe che sia il Governo a dirci se sì o no. Lei sa benissimo che durante i dibattiti in Commissione da parte del Governo non c’è stata data nessuna risposta. Sarebbe interessante capire se questa procedura compensativa interna, che ci siamo portati nel nostro ordinamento attraverso una procedura ordinamentale nostra, cancella, estingue quella. Oppure, caro collega, quando si parla di Stato, lo Stato che rimborsa, lo Stato non è un soggetto terzo rispetto ai cittadini, lo Stato sono i cittadini, questi 20 milioni di euro – caro collega Sannicandro, che stimo – lo Stato sono i cittadini e i soldi sono i soldi dei cittadini italiani. Noi chiediamo che questi 20 milioni vengano dati ad un'altra tipologia di cittadini.

  PRESIDENTE. Onorevole Molteni, la prego di seguirmi. Io le ho dato la parola perché il Presidente è perfettamente consapevole che non ci sono in questo momento azioni ostruzionistiche ma un dibattito acceso, però è del tutto evidente che non esiste in replica al Governo un ruolo del relatore poiché il relatore ha un ruolo che è quello di dare dei pareri. Quindi, io l'ho fatta parlare, per il futuro lei sappia che, essendo già intervenuto per cinque minuti un collega del suo gruppo, lei avrà diritto a un minuto a titolo personale. Ripeto, per il buon svolgimento dei lavori io l'ho lasciata parlare, però, per il futuro sappia che ovviamente il ruolo del relatore è un altro.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, il comma 1 dell'articolo 1 del quale si chiede la soppressione riguarda uno sconto di pena, lo sappiamo tutti, i colleghi ne hanno parlato; il comma 2 poi instaura anche un risarcimento per il quale poi sono stanziati in totale 20 milioni di euro. Ora il problema è che l'Europa ci condanna perché noi teniamo i detenuti nella condizione di tortura sotto i 7 metri quadrati per detenuto. Noi siamo anche di molto inferiori.
  Ora il problema è che forse non è aprendo le celle che si risolve il problema; se questi 20 milioni fossero stati utilizzati per recuperare le strutture o ampliare gli spazi sarebbe stata una cosa sicuramente più intelligente alla quale noi avremmo dato un parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, io vorrei solidarizzare con questi parlamentari Pag. 79che fanno ostruzionismo, che la mattina fanno i garantisti con i potenti, votando contro l'arresto di persone come Galan e il pomeriggio fanno i giustizialisti contro i delinquenti non potenti (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie)...

  PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, onorevole Prataviera, la prego ! Mi pare che abbiamo già dato abbondantemente. Grazie.

  GIANNI MELILLA. Ai deputati invece del MoVimento 5 Stelle che agitano le manette sia la mattina che il pomeriggio, vorrei ricordare invece semplicemente l'articolo 27 della Costituzione che, al terzo comma, recita: «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato». La Costituzione va rispettata in tutte le sue parti...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Melilla.

  GIANNI MELILLA. ... anche in quelle che non ci piacciono, come l'articolo 27.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, nella nostra società una persona può essere promossa o bocciata. Una bocciatura può essere l'incarceramento, la privazione o la riduzione della libertà; può avvenire a seguito di una querela di parte o d'ufficio. Per evitare che chi ha subito questo tipo di bocciatura si trovi in condizioni inumane o non dignitose c’è bisogno di una riforma strutturale che garantisca però anche la certezza della pena.
  Una riforma fatta da persone che ci mettano la faccia, scelte dai cittadini all'uopo, scelte con una promozione sociale che è un po’ una sorta di contrario di una bocciatura. Questo Governo non ammette questo semplice principio, non ammette il ruolo del Parlamento e tanto meno quello dei cittadini viste le riforme in discussione al Senato in questo momento che vogliono escludere i cittadini dalla scelta dei propri rappresentanti promuovendone alcuni d'ufficio e chissà che non siano promossi d'ufficio alcuni di quelli che nelle loro regioni stanno rischiando la bocciatura sociale del carcere concedendo loro addirittura l'immunità.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ALBERTO ZOLEZZI. Segnalo che oggi per la seconda volta alla Camera in pochi mesi abbiamo acconsentito...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Zolezzi.

  ALBERTO ZOLEZZI. ...a un provvedimento restrittivo, per cui in primis fareste bene, lo dico come MoVimento 5 Stelle, a non candidare indagati per evitare di contribuire direttamente a riempire le carceri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, a parte la valutazione etica della misura che stiamo esaminando, c’è un punto di fondo, ovvero che non abbiamo ancora avuto la rassicurazione – ne abbiamo discusso anche ieri – da parte del Governo se le procedure, che oggi state sottoponendo al nostro voto, saranno o meno risolutive. Dall'Europa non abbiamo ancora avuto nessun tipo di assicurazione sul fatto che nel momento in cui noi procederemo ad accogliere, con la stima che abbiamo fatto e che sicuramente è fin troppo cautelativa, le domande di risarcimento, poi quei soldi, quei denari saranno ben spesi, perché il punto fondamentale è che ad oggi si profila un doppio risarcimento per tutti coloro che faranno ricorso, sia a livello italiano sia poi a livello europeo. Quindi, cornuti e mazziati.

Pag. 80

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.207, con il parere contrario del relatore per la maggioranza, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Giorgis, Dorina Bianchi, Castelli, Bianconi, Chaouki...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  472   
   Votanti  465   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato  117    
    Hanno votato no  348.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Albini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Daniele Farina 1.4.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Signor Presidente, questo emendamento è l'unico presentato dalle forze politiche presenti in questo Parlamento, che solleva un problema. Il problema è che non riusciamo a capire – non l'abbiamo neanche capito in Commissione – perché i rimedi risarcitori, di cui si parla in una parte di questo decreto che andiamo a convertire, scattano dopo quindici giorni di permanenza. Cioè dopo quindici giorni c’è la condizione inumana e degradante o peggio – noi non abbiamo quella tipologia di reato ancora – la tortura; però, è inumano, degradante o tortura dopo quindici giorni, una specie di franchigia sull'inumano, sul degradante e sulla tortura. Entro i quindici giorni è accettabile, dopo i quindici giorni c’è un qualche rimedio risarcitorio. Allora pensavamo che fosse logico il fatto che si eliminasse questa franchigia di quindici giorni, pur sapendo che ha delle motivazioni che stanno nell'economia di spesa che il Governo intende operare perché coloro che stanno in quella condizione e in generale in carcere per meno di quindici giorni sono la maggioranza di quelli che in carcere ci entrano.
  Allora, riducendo ampiamente la platea, si opera un robusto risparmio.
  Alcuni colleghi hanno fatto riferimento alla liberazione anticipata speciale, dimentichi però che, grazie al loro lavoro migliorativo – e uso tutta l'ironia di cui posso –, quell'istituto di fatto non esiste più per il semplice motivo che – come succederà anche in questo provvedimento e lo vedremo – introducendo l'esclusione dell'articolo 4-bis dell'ordinamento penitenziario, di fatto, riduciamo a quasi nessuno l'applicabilità, in quel caso, della liberazione anticipata speciale, di quei 30 giorni aggiuntivi ogni sei mesi, ed in questo, l'applicazione di fatto di altro articolato.
  Il tema credo quindi sia controverso e, se non ci fossero quello che abbiamo capito esserci, cioè i comizi su radio Padania, che vanno in diretta, mi dicono, forse riusciremmo anche a ragionare con un po’ più di grano perché – voglio dire – qui stiamo parlando di un riconoscimento di responsabilità del nostro Paese fatto dalla CEDU sulla base del fatto che noi abbiamo tra le cose che vengono citate, un numero di metri quadri per detenuto – lo abbiamo avuto per alcuni periodi – che è inferiore a quello che la Comunità europea prescrive per l'allevamento del maiale nei Paesi. Di questo stiamo parlando e dunque o siete stati dei cattivi legislatori quando avete approvato quelle leggi o piuttosto siete stati dei cattivi allevatori in qualche modo.
  Allora, credo che su questo ci si chiede anche dove sta la responsabilità, ma nel momento in cui avete approvato una legge come la «Fini-Giovanardi» che ha dimostrato il suo disastro, di chi è la Pag. 81responsabilità se le piazze sono piene di spacciatori ? È vostra che avete approvato quella legge o è di qualcun altro visto che è stata la legge in vigore fino a pochi mesi fa ?
  Allora, io credo che su questa vicenda, se spazziamo via la propaganda, forse riusciamo a ragionare. Se pensiamo ai comizi, andiamo avanti così.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Rinuncio, signor Presidente. Intervengo sul prossimo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, io voterò contro questo emendamento perché sono contro il principio che si debbano risarcire persone che si trovano nella condizione in cui si trovano perché sono dei delinquenti incalliti; tuttavia penso che, nell'ipotesi della condanna da parte dello Stato italiano perché c’è una detenzione ingiusta, degradante e disumana, ovviamente uno Stato serio dovrebbe far pagare le persone che non hanno adempiuto, in maniera particolare, nell'ultimo anno, quindi il Ministro Severino, il Ministro Cancellieri e il Ministro Alfano dovrebbero essere chiamati a rispondere in solido con lo Stato e non usare i soldi di tutti cittadini per rimediare a una sciocchezza che hanno fatto coloro che avevano una responsabilità e non l'hanno messa in pratica in maniera semplice. Si poteva incidere sulla custodia cautelare non in maniera finta, come si sta facendo e cioè lasciando sempre in mano una discrezionalità amplissima per mandare le persone in galera senza processo e poi, contemporaneamente, liberare le persone che sono state condannate con tre gradi di giudizio.
  Ma la risposta del sottosegretario, tra l'altro, chiarisce ancora una grande confusione o il tentativo di sviare dalle responsabilità: tutti gli stranieri di cui parla saranno usciti di galera per i «decreti svuota carceri». Lei dovrebbe dirci quest'oggi quante persone sono state mandate all'estero per scontare la pena e non lo sa: ci ha parlato di 4 mila persone che sono uscite; il 99 per cento saranno uscite per gli «svuota carceri» – questo è il quinto, ce ne sono stati quattro – e in più c’è la depenalizzazione sostanziale dello spaccio che voi definite lieve. Ma rispetto a questo – è quello che volevo dire – è chiara l'ipocrisia della sinistra perché, se è vero che c’è trattamento disumano, il trattamento disumano c’è anche solo dopo un giorno, aggiungo che c’è anche solo dopo poche ore. Se c’è tortura, se c’è trattamento disumano, allora bisognerebbe intervenire immediatamente.
  La verità è che non si vogliono accertare le responsabilità, la verità è che non si vogliono fare le cose serie, la verità è che si finisce sempre con lo scaricare sui cittadini e sulle vittime le inefficienze dello Stato e le incapacità di chi oggi fa un'ennesima legge.
  E guarda caso, quelli della prescrizione, Forza Italia, votano l'amnistia e l'indulto insieme a SEL e insieme al PD, come sempre capita su queste «leggi vergogna».

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, intervengo rapidamente per annunciare il voto contrario da parte della Lega Nord sull'emendamento di SEL. Io non condivido l'emendamento presentato dal collega Daniele Farina, però condivido la ratio che ha portato il collega Daniele Farina a presentare questo emendamento. È la stessa ratio per la quale noi ci chiediamo il motivo per cui venga, in maniera totalmente discrezionale, fissato in 15 giorni il limite entro cui stabilire il pregiudizio di disumanità rispetto a chi è nelle carceri; allo stesso modo, ci chiediamo il motivo Pag. 82per cui – ed è la stessa logica – si utilizza il criterio dei 15 giorni e viene stabilito in 8 euro il risarcimento stabilito da questo decreto. È esattamente lo stesso motivo per cui ci chiediamo il motivo per cui viene stabilito in 540 giorni, cioè in 18 mesi, il periodo di calcolo del pregiudizio a seguito del rimborso. Inoltre, il calcolo è basato su numeri totalmente approssimativi, tant’è che la stessa relazione che arriva dalla Commissione bilancio evidenzia, in maniera assolutamente chiara e inconfutabile, come i numeri che voi oggi portate, sono numeri assolutamente approssimativi, basati su un principio spannometrico e che non trovano e non riescono a trovare alcuna giustificazione nel decreto. È lo stesso motivo per cui voi calcolate in 3.100 il numero dei ricorsi rimborsabili, a cui aggiungete altri 2 mila ricorsi presso altre corti – non si capisce quali e non si capisce il perché, così come potrebbero essere di più o potrebbero essere di meno – che porta al calcolo dei 20 milioni.
  Quindi, contestiamo l'approssimazione di questo decreto, contestiamo l'approssimazione dei numeri che ci fornite e contestiamo l'approssimazione delle risorse che stanziate, che porterà inevitabilmente a stanziare, nel corso degli anni, altri tipi di risorse per far fronte a ulteriori ricorsi che sicuramente e inevitabilmente verranno presentati. Il Parlamento deve sapere che, nell'articolo successivo – e guardo il Presidente –, viene consentita la possibilità di avanzare il ricorso, ex articolo 35 dell'ordinamento penitenziario, anche nei confronti di coloro per i quali, pur avendo presentato ricorso presso la Corte europea dei diritti dell'uomo, il ricorso medesimo è stato dichiarato inammissibile. Allora, mi chiedo: se è già stato presentato un ricorso presso la Corte europea dei diritti dell'uomo e quel ricorso è stato dichiarato inammissibile in quanto irricevibile, mi spiegate il motivo per cui viene concessa la possibilità di presentare esattamente lo stesso ricorso non più presso la Corte europea ma presso una giurisdizione italiana ?
  Do dei numeri, che devono far riflettere. Il nostro è il Paese con il rapporto più basso tra popolazione e detenuti: ogni 100 mila abitanti all'interno delle nostre carceri abbiamo 112 detenuti; presso l'Unione europea, nelle carceri ogni 100 mila persone abbiamo 127 detenuti; nel mondo, ogni 100 mila persone nelle carceri abbiamo 156 detenuti e questo confuta la tesi che il nostro Paese ha bisogno di questi provvedimenti per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri. Il nostro Paese deve ovviare al problema della disumanità del trattamento di chi è in carcere. Perché non ho alcuna vergogna a dire che il detenuto, che deve pagare e espiare interamente la propria pena, è comunque un essere umano e merita di essere trattato in maniera umana all'interno delle carceri. Allora, la soluzione dove sta, sottosegretario (e la stimolo un'altra volta) ? Sta nel piano carceri, sta nella ristrutturazione edilizia delle nostre carceri, sta nel mettere a norma e consentire ai detenuti di potere scontare dignitosamente la pena all'interno delle carceri e non prendere il detenuto che ha sbagliato, che dovrebbe pagare secondo il principio della certezza della pena, e rimetterlo in libertà. Questa è la differenza politica tra chi contesta i decreti «svuota carceri» e chi chiede insistentemente l'impunità e misure indultive e clemenziali nei confronti di chi il reato lo ha commesso e, in quanto tale, lo deve pagare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, innanzi tutto noi voteremo favorevolmente su questo emendamento e questo segna la distanza tra noi, da una parte, e la Lega Nord e Fratelli d'Italia, dall'altra, in ordine alle motivazioni di opposizione a questo decreto-legge. Bisogna, però, mettere in ordine i tasselli del mosaico confuso che c’è fino a questo momento in ordine al sovraffollamento delle carceri. Tutto parte già nel 2006 con l'indulto con Pag. 83cui si pensa di risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri. Fuori i detenuti e, da quel momento in poi, assolutamente nulla; passano gli anni e non si fa assolutamente nulla se non varare un piano carceri Alfano – praticamente misterioso per le soluzioni favorevoli che dovrebbe aver apportato – che non ha migliorato per niente la situazione delle carceri.
  Ad un certo punto, arriva la condanna dell'Europa e, di fronte alla condanna dell'Europa che ci dice: che i detenuti in Italia sono trattati in maniera disumana, lo Stato italiano non pensa di risolvere il problema, e qui sta la grande ipocrisia di tutti i dibattiti sul sovraffollamento: no, la preoccupazione dello Stato italiano è quella di non pagare soldi e di cominciare a mettere in atto una serie di strumenti che sono sostanzialmente celati da demagogia e ipocrisia che non fanno altro che prevedere stratagemmi subdoli che cercano di fare evitare allo Stato italiano di spendere i soldi. Il che, con il benessere dei detenuti, con la pena rieducativa di cui qualcuno si riempie la bocca, non c'entra assolutamente nulla. Allora, si comincia a mettere in atto tutta una serie di provvedimenti allucinanti, il penultimo dei quali, cioè quello precedente a questo decreto-legge, è l'indulto mascherato con la liberazione anticipata; il che viene fatto con il solito modo subdolo di scaricare sui giudici di sorveglianza le responsabilità di un Governo che è totalmente incapace di affrontare questo problema.
  Detto ciò, si arriva a questo decreto-legge; quando il Governo capisce di non riuscire, in alcun modo, a risolvere il problema, arriva questo decreto-legge e assistiamo all'argomentazione impegnativa del sottosegretario Ferri che dice che gli 8 euro ci dovrebbero fare risparmiare, che c’è stato un calcolo matematico su questi 8 euro rispetto ai venti di media; qui stiamo parlando di trovare una soluzione al problema; implementare una somma, che implica che lo Stato italiano dovrà risarcire, non vuol dire risolvere il problema, vuol dire implementare la patologia, cioè far sì che lo Stato italiano non risolva i problemi però sappia quanto deve risarcire, il che è allucinante.
  Tuttavia, ancora più allucinante, il mostro giuridico per eccellenza è lo sconto di pena. Ora, il Presidente Matteo Renzi ha studiato diritto penale e giurisprudenza nella stessa facoltà in cui ho studiato io, a Firenze, ma a quanto pare i corsi erano differenti, perché il concetto della pena come di una entità che può essere compensata è un mostro giuridico che non può essere accolto in nessun ordinamento che cerchi di essere giuridico, per l'appunto. La pena è una sanzione, ma qual è il vostro concetto di rieducazione della pena ? La pena non è del Governo, non è dello Stato, la pena è dei cittadini che infliggono, come Stato, una pena a un detenuto e non la possono compensare a fini risarcitori. Il tutto, chiariamoci, perché ? Perché si sta facendo tutto questo ? Semplicemente per impedire che il Presidente Matteo Renzi debba sedersi a Porta a Porta a dire che ha necessità di fare un indulto; stiamo assistendo a questa scenetta umile e indecente in cui, davvero, i detenuti vengono strumentalizzati per propaganda politica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Signor Presidente, colleghi, credo che qualche precisazione forse è il caso di farla, perché credo che vi sia anche la necessità di spiegare perché questo rimedio è stato previsto e a quale criterio risponda, anche alla luce degli approfondimenti che abbiamo svolto e della relazione che esiste già e che accompagna il decreto-legge.
  Ci troviamo di fronte alla sentenza Torreggiani, che è stata richiamata anche dal relatore e che tra l'altro, oltre ai vari rimedi strutturali che abbiamo già approvato con i precedenti decreti e le precedenti riforme, prevedeva proprio di mettere Pag. 84in atto questi rimedi risarcitori, che avevano ed hanno un effetto specifico, tanto è vero che l'anno di sospensione è stato dato rispetto al 2013 e fino al 2014 proprio per questo motivo.
  Ho sentito prima il relatore di minoranza Molteni chiedere se questa misura strutturale, che porta questo decreto, avrà poi un effetto. In realtà, ha avuto già l'effetto di fare in modo che tutti i ricorsi, che non fossero già stati comunicati, sono stati sospesi o ritenuti irricevibili. Quindi, sono stati congelati presso la Corte europea. Rispetto a questi, ecco perché poco fa l'onorevole Molteni poneva il problema, come mai, se è stato dichiarato irricevibile, poi invece è possibile fare l'istanza.
  È stato dichiarato irricevibile perché, nella sentenza (e, quindi, anche nelle intese tra il Governo italiano e la Corte), vi era anche l'intesa che si provvedesse, così come hanno fatto altri paesi, ad individuare delle misure risarcitorie e indennizzatorie interne al nostro Stato. Questo ha consentito già di avere quel beneficio. Ovviamente poi le promesse e gli obblighi che derivano da una sentenza vanno adempiuti e questo sostanzialmente è il passo ulteriore e decisivo per adempiere a quei provvedimenti. Infatti, sappiamo che, dopo l'anno, c’è stata una presa d'atto (e quindi siamo ancora sotto monitoraggio) che tutti i rimedi strutturali dei vari decreti-legge (non sto qui ad enumerarli) nonché le misure strutturali dei provvedimenti legislativi sono stati soddisfacenti, ma mancava il rimedio risarcitorio.
  Il rimedio risarcitorio è stato adottato anche da altri Stati. È stato anche valutato adeguato dalla Corte europea, ad esempio per quanto riguarda la Federazione Russa, dalla sentenza Ananyev, che ha individuato proprio uno specifico rimedio risarcitorio come questo che è stato ritenuto congruo dalla Corte.
  Non solo, vorrei anche rispondere all'onorevole Bonafede quando poc'anzi parlava della questione della pena e, quindi, del fatto che lo sconto di pena non può essere un rimedio risarcitorio. In realtà, questo tipo di rimedio è già stato riconosciuto valido, idoneo ed adottato, per esempio, in Germania, addirittura quando il processo dura oltre il tempo ragionevole. In Germania, per esempio, la misura non è l'estinzione del processo o la liberazione tout court, ma è uno sconto di pena adeguato a compensare.
  Quindi, ognuno è libero di pensarla come vuole, però questo provvedimento è ragionato e, da ultimo, abbiamo avuto anche gli ulteriori chiarimenti con una nota specifica scritta del Governo sulla ragione per cui siano stati individuati gli 8 euro e i 15 giorni. Questo provvedimento segue una linea concordata, già riscontrata come idonea certamente a porci nelle condizioni di adempiere ad una sentenza che non si può non adempiere.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.
  Ho capito bene, onorevole Colletti ? Aveva chiesto la parola ? Ho capito male ?

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, avevo parlato lontano dal microfono e per questo...

  PRESIDENTE. Va bene.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, sappiamo bene che già la Russia per un caso simile aveva previsto uno sconto di pena, proprio per ottemperare a delle sentenze della Corte di giustizia.
  Ad ogni modo, spero che si convenga che almeno le modalità di trattare le conseguenze penali dei reati possano e debbano essere diverse, in un ordinamento giuridico penale come quello italiano, rispetto a quello russo, ovvero spero che la Russia non sia una fonte di esempio per l'Italia e per i partiti politici italiani. Ma l'appunto del collega Bonafede si riferiva principalmente al fatto che noi ci troviamo, come ogni volta, a dover adottare dei provvedimenti per tamponare un'emergenza, invece che adottare dei provvedimenti per far sì che non esista quell'emergenza.
  Infatti, i nostri Governi, i nostri legislatori, arrivano sempre dopo, come dimostra Pag. 85questo decreto e come dimostra la battaglia che avevamo fatto sul primo decreto «svuota carceri» del Governo Letta, nel quale davamo un'idea di come evitare nuovi provvedimenti «svuota carceri»; idea che, ovviamente, né il Governo né la maggioranza hanno appoggiato.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daniele Farina 1.4, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  475   
   Votanti  471   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato  115    
    Hanno votato no  356.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Colleghi, abbiamo un ultimo emendamento. Lo facciamo (Commenti) ? Bene, vedo che siete «carichi».
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.20, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Culotta...Ci siamo ? Onorevole Migliore, la votazione è «migliore» di quello che potevamo immaginare. Se andiamo veloci, può darsi pure che riusciamo a chiuderla. Grillo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  477   
   Votanti  473   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato  24    
    Hanno votato no  449.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Siamo all'ultimo emendamento, colleghi, l'ultimo emendamento. È l'emendamento Cirielli 1.201, identico all'emendamento Molteni 1.5...no, scusate, mi sto confondendo. Si tratta dell'emendamento Cirielli 1.201, perché l'altro non è segnalato.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cirielli 1.201, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  D'Alia, Balduzzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  479   
   Votanti  475   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  238   
    Hanno votato  25    
    Hanno votato no  450.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Colleghi, in base agli accordi interrompiamo qui o vogliamo votare un altro emendamento (Commenti) ? Non mi pare. Domani, adesso ? Dovremmo chiudere alle ore 19, lo chiedo a voi, mancano cinque minuti.
  Sottosegretario Ferri, resti, perché anche lei conclude con noi la pagina del fascicolo, che è la numero 3, emendamento Molteni 1.38...

Pag. 86

  EDMONDO CIRIELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Onorevole Cirielli, mi faccia prima dire qual è l'emendamento, poi le do la parola ovviamente.

  EDMONDO CIRIELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, mi scusi, ma lei il penultimo emendamento ha detto che era l'ultimo emendamento e io non sono intervenuto, nonostante fossi il firmatario, per non creare problemi ai lavori. Ma lei non può dire ad ogni emendamento che è l'ultimo, altrimenti ci impedisce anche di parlare nel corso di una normale e relativa opposizione, che non è ostruzionistica, e non mi sembra corretto, perché non è che in genere parliamo ore ed ore. Nessuno di noi ha parlato sul complesso degli emendamenti, non abbiamo avuto un atteggiamento... credo che ci debba dare il tempo di intervenire.

  PRESIDENTE. Onorevole Cirielli, provo a spiegarle, se sono capace, l'argomento: sono le 19 meno 5, l'accordo tra i gruppi è a concludere alle 19. Il Presidente non può presupporre prima, perché ovviamente su un emendamento, essendo un decreto, si potrebbe parlare anche per 40 minuti. Quindi, il Presidente interpella l'Aula, chiedendo se ci sono richieste di parlare, perché se non ci sono ovviamente lo pone in votazione, e allora chiudiamo entro le 19, se no, io non posso andare avanti, perché scavallerei l'accordo tra i gruppi. Prendo atto, comunque, e non era nessun tipo di forzatura, nessuno ha accusato i gruppi di alcun tipo di ostruzionismo, si trattava semplicemente di valutare se concludere con un emendamento in più o in meno la serata, essendo le 19 meno cinque. Prendo atto che non c’è disponibilità, perché si vuole intervenire, allora non posso porre in votazione l'emendamento, perché scavalleremmo l'accordo intercorso tra i gruppi. Sono stato chiaro ? Nessun tipo di forzatura. Quindi, abbiamo concluso le votazioni, colleghi, questa è la sintesi.
  E il seguito del dibattito è rinviato.

Nell'anniversario della strage di Utoya (ore 19).

  MARCO DI LELLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, pregherei tutti coloro che non sono interessati di uscire in silenzio e in maniera che sia possibile ascoltare le parole dell'onorevole Di Lello.

  MARCO DI LELLO. Signor Presidente, oggi è il terzo anniversario della strage di Utoya, vennero uccisi 69 giovani socialisti e laburisti di tutta Europa. Per la gran parte di noi i nomi di vittime innocenti come Henrik Rasmussen o Tamta Liparteliani non dicono nulla, eppure fu la strage politica più crudele in Europa occidentale dai tempi del nazismo. A Utoya i ragazzi socialisti si riuniscono da quando Willy Brandt aveva i calzoncini corti. Breivik volle colpire un luogo simbolo, uccise quei giovani perché vuole tuttora estirpare i loro valori: multiculturalismo, solidarietà tra i popoli, Unione europea, in una sola parola i valori socialisti. È curioso come una strage politica così terribile abbia avuto un impatto diverso a seconda delle latitudini. Breivik nel suo manifesto politico di 1.500 pagine inviato ad oltre 8 mila indirizzi e-mail di tutta Europa scrisse che l'obiettivo politico dei militanti nazionalisti è quello di cacciare tutti gli immigrati d'Europa. Per raggiungere questo traguardo indicò, tra il 2009 e il 2011, i partiti potenzialmente amici. Nell'elenco Le Pen, in Francia, Lega e Forza Nuova, in Italia, Jobbik, in Ungheria, il movimento English Defence League, in Gran Bretagna, altri di estrema destra.
  Chi nel 2009 poteva pensare di accostare il rispettato Ministro Bossi, arbitro dell'allora maggioranza, con la famiglia Le Pen ? Chi poteva accreditare il Fronte Pag. 87Nazionale o chi, come i partiti di maggioranza relativa a Parigi e a Londra ? Eppure evidentemente Breivik previde il futuro: cinque anni dopo Marine Le Pen e Matteo Salvini sono fianco a fianco in Europa. Gli italiani ricordano poco o nulla di Utoya e di Breivik...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Di Lello.

  MARCO DI LELLO. ...perché sulla vicenda è scesa la congiura del silenzio, rotta solo dal libro di Luca Mariani Il silenzio degli innocenti. Il 27 luglio 2011 ci fu un breve dibattito in quest'Aula: parlarono deputati di tutti i gruppi e riuscirono in un'impresa titanica, parlando qui senza mai pronunciare gli aggettivi...

  PRESIDENTE. Onorevole Di Lello, deve concludere.

  MARCO DI LELLO. ...«socialista» e «laburista». Concludo: ora, in occasione del terzo anniversario della strage, il prossimo fine settimana si terrà una regata a Trevignano. Il PSI, il PSE, spero l'Italia e l'Europa intera vogliono un mondo più civile, dove ogni essere umano veda riconosciuti i diritti essenziali. Sono certo che da Utoya partirà una reazione benefica ed il semestre di Presidenza italiana dell'UE lascerà un segno visibile su questi temi.

  PRESIDENTE. No, onorevole Di Lello, le chiedo scusa...

  MARCO DI LELLO. A noi il dovere di ricordare e combattere ogni forma di fascismo...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole di Lello, le chiedo scusa, ma siamo un minuto oltre.
  Sullo stesso argomento ha chiesto di intervenire l'onorevole Giuditta Pini. Ne ha facoltà.

  GIUDITTA PINI. Signor Presidente, tre anni fa io personalmente ero alla festa nazionale dei giovani democratici. Ci arrivò la notizia che in Norvegia c'era stato un attentato. Non si capiva bene cosa fosse successo e ci arrivò la notizia che c'erano stati 77 morti tra i nostri amici e compagni della giovanile del partito laburista norvegese. Inizialmente i giornali dissero che era stato un attentato di un estremista islamico, poi dissero che era stato un pazzo. Invece no: il processo ha dimostrato che non era pazzo, il processo ha dimostrato che era un cosciente assassino dell'ultradestra norvegese, che vedeva come pericolo maggiore per l'Europa e per la crescita dell'Europa il fatto che ci fossero dei ragazzi, che militavano all'interno dell'organizzazione giovanile di un partito, che si riunivano insieme in un campeggio per discutere di politica, per discutere del futuro, per dormire insieme, per innamorarsi, per litigare. Questo per lui era il pericolo più grande. Fece esplodere una bomba a Oslo e poi, vestito da poliziotto, andò sull'isola di Utoya, dove a colpi di pistola uccise più di 60 ragazzi. Il più piccolo aveva 15 anni, il più anziano di quei ragazzi ne aveva 23.
  Molto spesso si dimentica questa strage, si pensa che, appunto, sia stata una cosa così, ma in realtà è stato solo un assaggio di quello che vuol dire l'estremismo di destra all'interno dell'Europa e di che cosa vuol dire ignorare questi episodi. Un anno dopo comparve uno striscione con scritto: «Chi ha compagni non muore mai». Ed è vero: i ragazzi di Utoya non moriranno mai, finché ci saranno altri ragazzi che sceglieranno di fare politica all'interno di un partito, che sceglieranno di mettersi in gioco all'interno del proprio Paese per cambiare il mondo, per cambiare quello che li circonda.
  Quindi, volevo ringraziare il Presidente per avermi dato questa opportunità e l'Aula, che oggi ricorda questi 77 morti, che sono anche morti per noi, per poter insieme costruire un'Europa migliore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  MARIA GRAZIA ROCCHI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 88

  MARIA GRAZIA ROCCHI. Signor Presidente, anche io volevo ricordare la ferita di Utoya.

  PRESIDENTE. Onorevole Rocchi, le chiedo scusa: io posso dare la parola ad uno per gruppo. Non mi ero reso conto, ma non posso dare la parola a due deputati dello stesso gruppo, quindi purtroppo mi rincresce davvero, ma ha parlato l'onorevole Pini per il gruppo del Partito Democratico.
  Ovviamente la stessa cosa vale per il MoVimento 5 Stelle: io ho iscritto a parlare l'onorevole Baroni, non so se lei ha chiesto la parola sullo stesso argomento. No ? Bene, allora do la parola all'onorevole Baroni.

  MARIA GRAZIA ROCCHI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

  PRESIDENTE. Assolutamente sì, la ringrazio, come ripeto mi rincresce, ma purtroppo non posso fare diversamente. È autorizzata, sulla base dei criteri costantemente seguiti, a consegnare il testo. Prego, onorevole Baroni.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, intanto volevo ringraziare i colleghi della Camera dei deputati per le parole che hanno detto e che mi hanno preceduto, quindi non ripeterò alcune delle parole che sono state dette, ne dirò altre.
  Avremmo voluto parlare di un silenzio e di un delirio iniziato anni prima di un pazzo criminale che scrive un compendium di 1.500 pagine e lo mette in atto compiendo la più atroce strage di vittime innocenti dai tempi della Seconda guerra mondiale. Avremmo voluto parlare della ricca e opulenta Norvegia, sommersa di petrolio e di noia di vivere, dove si è nascosta questa follia omicida. Avremmo voluto parlare del male assoluto, della mancanza di senso che è ciò che riempie il vuoto delle famiglie e di quei genitori che la morte di quei ragazzini ha lasciato orfani di un futuro immaginato, colorato e ora solo in preda ad un assordante silenzio di dolore. Inaccettabile è l'irrompere della morte dell'uomo da parte della natura; ancora di più quando il portatore di morte proviene da chi dovrebbe essere custode di questa consapevolezza: un tuo simile. Avremmo voluto parlare della ricca Europa che di fronte a tutto questo ha fatto come lo struzzo, ha nascosto la testa sotto la sabbia in un meccanismo di rimozione collettiva senza precedenti.
  Molti dei miei colleghi non conoscono la strage di Utoya ed è per questo che oggi, a tre anni di distanza da quegli atroci avvenimenti, vogliamo qui ricordare quelle giovanissime vite spezzate. Ma ciò che più ci ha incuriosito è il fatto che nei giorni successivi a questo schizzo di follia fascista gli organi di stampa andarono completamente in corto circuito confondendo il delirio omicida con le vittime. La stampa vittima o artefice a sua volta del pregiudizio. Una strage del genere non poteva essere compiuta dal matto criminale di turno, magari istigato da istituzioni paragovernative dei Paesi occidentali. La propaganda non prevede l'imprevedibile, anzi lo nega. Quando ormai già si sapeva che l'arrestato era un norvegese alto, biondo e con gli occhi azzurri i nostri giornali...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Baroni.

  MASSIMO ENRICO BARONI. ...tranne l’Avvenire e La Stampa, sparavano a tutta pagina titoloni sulla minaccia dell'Oriente contro l'Occidente e amenità varie. Mentivano sapendo di mentire.

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Baroni.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Volevo concludere.

  PRESIDENTE. Deve concludere, però, perché ho già tolto la parola all'onorevole Di Lello e capisce da solo...

Pag. 89

  MASSIMO ENRICO BARONI. Possiamo dire la verità di fronte al nonsenso e al male assoluto e continueremo a gridarla con continuità nonostante la disinformazione italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Abbiamo concluso gli interventi su questo argomento.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,07).

  KHALID CHAOUKI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  KHALID CHAOUKI. Signor Presidente, intervengo solo per ribadire intanto il nostro sostegno e supporto all'operazione Mare Nostrum. Abbiamo sentito, anche in queste ore, la propaganda, gli insulti e le offese al nostro Paese e anche appunto a quei novecento marinai che in queste ore continuano a salvare delle vite. Allora, diciamo alla Lega Nord e a Matteo Salvini, che tanto si sta allenando a lanciare slogan di odio, di xenofobia e di propaganda, che noi siamo fieri e orgogliosi di questa operazione che ha salvato fino ad oggi più di 60 mila persone. L'operazione Mare Nostrum è nata dopo quella tragedia del 3 ottobre che noi abbiamo il dovere di ricordare e di continuare a ricordare tutti i giorni e che forse alcuni di noi hanno già dimenticato. E, allora, il miglior modo per onorare quelle vittime, le vittime di quella tragedia, è oggi intanto quello di dare tutto il nostro supporto alla Marina militare e al popolo siciliano che in queste ore continua con grande fatica a dare accoglienza insieme a tutti i sindaci di tante regioni italiane. Ma è importante anche ricordare quella tragedia del 3 ottobre attraverso il riconoscimento di una giornata, la giornata del 3 ottobre, quale giornata della memoria dei profughi affinché tutto il nostro Paese e speriamo anche l'Europa possano ricordare quella tragedia come lezione per noi, per l'Europa e per tutto il mondo in ricordo delle vittime di quei viaggi della morte. E a questo proposito vorrei ricordare un impegno importante che i giovani democratici hanno preso attraverso un ordine del giorno, di supporto a questa proposta di legge, affinché il nostro Parlamento il più presto possibile possa ricordare quella giornata in modo ufficiale e dare una risposta anche di civiltà alla becera propaganda della Lega Nord di cui non possiamo davvero tollerare più, sia il tono, ma anche i contenuti, perché disonora la nostra storia e la civiltà del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, il 16 giugno 2013 le energie solari, eoliche e idroelettriche hanno prodotto il 100 per cento dell'elettricità in Italia, secondo il gestore dei mercati energetici. Per l'intero mese di maggio 2013 l'Italia ha addirittura coperto il 50 per cento del proprio fabbisogno energetico interamente grazie alle energie rinnovabili, secondo quanto dichiarato da Silvestrini, che è il direttore scientifico di QualEnergia.
  Oggi alle ore 15 si è riunita la commissione VIA della regione Campania per iniziare l'iter di valutazione dell'impatto ambientale per il pozzo petrolifero di Gesualdo, in provincia di Avellino, nell'ambito del permesso di ricerca Nusco rilasciato alla Italmin Exploration. Questo primo incontro prevedeva un confronto con i portatori di interesse. Io sono un portatore di interesse ma purtroppo non sono potuto essere presente a quell'incontro perché dovevamo decidere se un cittadino normale doveva essere trattato come un cittadino normale, come è il caso di Galan.
  Nel merito ciò che avrei voluto dire in questa conferenza, nella quale si valuta il permesso di VIA, è che le caratteristiche idrogeologiche, geotermali e la presenza di varie faglie attive sismogenetiche in grado di originare sismi di magnitudo 6,8 e 6,9 Pag. 90come quello del 1980 e gli effetti cosismici che ne possono conseguire in gran parte della superficie del suolo e del sottosuolo del territorio compreso nel permesso Nusco, rendono di fatto incompatibili le previste attività petrolifere. Le problematiche derivanti dalla tettonica attiva ed, in particolare, delle formazioni istantanee che caratterizzano le aree epicentrali in occasione di violenti sismi come quelli verificatisi negli ultimi secoli, pur essendo testimoniate e studiate, non sono state prese in considerazione nello studio di impatto ambientale relativo alle attività petrolifere richieste.
  Il sottosuolo delle aree epicentrali pertanto non offre garanzie di sicurezza per le tubazioni metalliche in occasione di violenti sismi. Purtroppo, la compagnia che ha effettuato la valutazione di VIA ha trattato le aree epicentrali alla stessa stregua delle aree che, in realtà, epicentrali non sono. Voglio rivolgere soltanto un messaggio chiarissimo che deve essere quello che noi del MoVimento 5 Stelle ci opporremo in tutte le sedi in via legale e in qualsiasi altra maniera possibile per dire «no» alle trivellazioni petrolifere in provincia di Avellino (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ALESSANDRO PAGANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, a nome del Nuovo Centrodestra desidero formulare una denuncia pubblica utilizzando la facoltà che viene dal Regolamento per poter esplicitare questa notizia a dir poco drammatica. La notizia viene dall'agenzia Coptstoday.com e dice sostanzialmente che il califfo Abu Bakr Al-Baghdadi, autoproclamatosi califfo dello Stato islamico nei giorni scorsi, ha affermato, proprio poche ore fa, di volere infibulare tutte le ragazze e bambine presenti nel suolo iracheno al fine di allontanarle dalla prostituzione e dal peccato. Ad oggi sono 28 le ragazzine che hanno patito questa sorte. Una notizia, quindi, agghiacciante che rivela ancora una volta quanto sia pericoloso questo personaggio che è a dir poco folle, un personaggio a cui però l'Occidente dà credito e colpevolmente gli lascia mano libera. Dopo la lapidazione di due donne avvenuta anche questa un paio di settimane fa, ora la orrenda e disumana volontà di infibulare tutte le donne irachene. In Europa nessuno dà notizie di questo genere. Sembra quasi che si vergognino ad attaccare questo personaggio terribile. Però in compenso le associazioni delle donne arabe ne stanno parlando in maniera preoccupata e anche i mass media arabi da questo punto di vista mostrano preoccupazione seria ed è tutto dire. A questo punto chiedo che la comunità internazionale non rimanga a guardare perché questo è un crimine orrendo, degno del peggior nazismo. Ritengo, signor Presidente, che bisogna evitare un nuovo nazionalsocialismo e da qui preannuncio un ordine del giorno o comunque un documento che spero trovi nell'unanimità dell'Aula piena adesione.

  PAOLO PARENTELA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Signor Presidente, Legambiente ieri ha reso noti i risultati dell'indagine sulla condizione della qualità delle acque e sullo stato di salute delle coste della regione Calabria da cui è emerso che, in 19 casi rispetto ai 24 punti monitorati lungo la costa, si è evidenziata una carica batterica almeno due volte superiore a quanto consentito dalla legge. I risultati delle indagini condotte da Goletta Verde e Legambiente per un calabrese non sono assolutamente una sorpresa. Chi vive il territorio calabrese è consapevole di come viene trattato il mare a prescindere dalle indagini giudiziarie sugli impianti di depurazione mai gestiti a norma di legge neanche quando la regione Calabria era stata commissariata per almeno dieci anni per la questione ambientale. Il dramma del mare calabrese sono gli scarichi abusivi a mare, i fanghi degli Pag. 91impianti di depurazione smaltiti illecitamente e molto, molto altro ancora. Proprio qualche giorno fa ho presentato insieme ai miei colleghi l'interrogazione scritta n. 4-05552 al Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare in cui chiedo un intervento fattivo del Governo per risolvere quella che si sta rivelando una vera e propria emergenza ambientale non solo in Calabria ma in tutto il Paese.
  Per non poi parlare del fatto che si sta avviando una procedura di infrazione dell'Unione europea. Spero che la risposta da parte del Ministro arrivi in fretta, così come spero che in fretta ci si adoperi per dare risposta a tutti quei cittadini calabresi per cui il mare rappresenta una grandissima risorsa di carattere economico. Mi riferisco agli operatori del turismo, che sperano di avere un mare pulito che renda giustizia agli splendidi paesaggi delle coste calabri, e mi riferisco ai pescatori, che hanno a che fare con un mare che muore lentamente sotto i colpi scellerati di chi non rispetta l'ambiente in nome del profitto economico e dell'illegalità. La politica deve scegliere se continuare a fare il gioco degli struzzi, mettendo la testa sotto la sabbia per nove mesi l'anno per poi fare finta di sollevare il problema del mare inquinato con l'arrivo della bella stagione, oppure se prendere il toro per le corna decidendo di impegnarsi dodici mesi all'anno per restituire ai cittadini calabresi, ma a tutti gli italiani, una risorsa da preservare, che è il mare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Mi è parso di capire che anche l'onorevole Airaudo volesse intervenire. Ho capito bene ?

  GIORGIO AIRAUDO. Sì.

  PRESIDENTE. Ha la parola.

  GIORGIO AIRAUDO. Se lei, Presidente, ci dà la possibilità, ovviamente noi interveniamo.

  PRESIDENTE. Per me è solo un piacere, soprattutto a fine seduta.

  GIORGIO AIRAUDO. La ringrazio, lo faccio per lei, soprattutto. Al di là delle battute e dell'umorismo, attraverso lei vorremmo sapere dal Governo, e dal Ministro Poletti in particolare, se ci dà traccia e riscontro di questi 400 milioni di euro che lui avrebbe promesso e si è impegnato a garantire per saldare le casse integrazioni in deroga del 2013. Peraltro, avendo oggi, davanti a questo Parlamento, visto la presenza di molti lavoratori di aziende che rischiano di chiudere e che non hanno nessun sostegno al reddito, sarebbe anche utile sapere e conoscere dal Governo e dallo stesso Ministro Poletti dove e come intende trovare quel miliardo e 200 milioni di euro, quel miliardo e mezzo che manca per coprire le casse integrazioni in deroga autorizzate fino ad agosto, perché se no si genereranno circa 60 mila licenziamenti. E visto che questo Paese di tutto ha bisogno meno che di aumentare la disoccupazione, vorremmo che il Governo ci desse certezza di ciò che ha garantito e ci desse impegni per ciò che deve garantire, soprattutto per rispondere a quei cittadini e a quelle cittadine, lavoratori e lavoratrici che oggi sono venuti davanti al Parlamento a chiedere conto a tutti noi. Grazie Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Sono io che la ringrazio, onorevole Airaudo. L'argomento è serissimo e le battute del Presidente ovviamente ne erano all'oscuro. Ovviamente, trasferiremo al Governo la sua richiesta.

  MIRKO BUSTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MIRKO BUSTO. Signor Presidente, lei sa che per salvaguardare l'ambiente è più efficace modificare la propria dieta piuttosto che rinunciare all'auto ? Questo è un dato scientifico che è stato convalidato dagli studi più recenti della FAO e che Pag. 92viene sintetizzato nella frase che ha scritto Pallante alcuni anni fa: è più ambientalista un vegetariano che guida un SUV che un carnivoro che va in bicicletta. Allora mi chiedo che cosa ci impedisce di adeguarci a ciò che altri Paesi fanno per affrontare i problemi dell'ambiente e della salute dei cittadini. Un esempio viene dal Ministro dell'istruzione inglese. Nelle linee guida che hanno appena introdotto per l'alimentazione degli allievi delle scuole primarie e secondarie inglesi si ribadisce che l'alimentazione deve essere basata su frutta e verdura, mentre i cibi di origine animale non devono essere disponibili tutti i giorni. In particolare, si raccomanda di introdurre un giorno alla settimana dedicato ai cibi preparati con solo prodotti vegetali, il cosiddetto meatless monday, il giorno senza carne. Questo per favorire la conoscenza sin da bambini dei cibi più salutari e variegati; e salta agli occhi la somiglianza tra queste indicazioni nutrizionali e la dieta mediterranea, la nostra dieta mediterranea, patrimonio dell'umanità secondo l'Unesco. Allora ci si chiede perché nessuna iniziativa venga seriamente e approfonditamente presa in Italia, dato che sussistono ormai evidenze scientifiche sull'impatto degli alimenti di origine animale sulla salute e sull'ambiente. Ed è assodato, invece, che i cibi vegetali funzionano come farmaci preventivi per molte gravi malattie cronico-degenerative. Allora, visto che in questo Paese c’è una proiezione del consumo pro capite di carne che nel 2015 oltrepasserà i 140 chili, quando la quantità massima consentita dall'USDA, il Dipartimento dell'agricoltura americano, è di circa 50 kg, circa un terzo, ci si chiede perché non ci sia la possibilità e non vengano compiute delle iniziative per andare nella direzione della riduzione...

  PRESIDENTE. Onorevole Busto...

  MIRKO BUSTO. ...quando è compito dell'istituzione rendere chiaro il nesso tra ambiente, salute e alimentazione, e lo stesso Regno Unito sta andando in questa direzione. Noi cosa aspettiamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  SILVIA CHIMIENTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Intervengo per sollecitare il Governo, e in particolare il Ministro Giannini, a dare una risposta in merito alla mancata assunzione ancora oggi dei circa 8 mila docenti vincitori del concorso a cattedra del 2012. Il concorso del 2012 era bandito per un numero preciso di posti, 11.542, da ripartire nel biennio 2013-14 e 2014-15.
  Ebbene, nel primo anno sono stati assunti solo 3.500 vincitori, mentre tutti gli altri stanno ancora attendendo l'immissione in ruolo. Ora, questi docenti chiedono con forza che il MIUR rispetti il bando con l'assunzione, entro l'anno 2014-15, di tutti i vincitori ancora senza cattedra, e che provveda celermente a stendere un piano razionale e con numeri certi di assunzioni per ogni regione d'Italia. È davvero incredibile, Presidente, che le persone investano una vita intera a studiare, a prepararsi alla professione, a superare un concorso, e poi lo Stato si permetta di fare errori di calcolo e di lasciare nell'incertezza totale lavoratori preparati e vincitori di una regolare procedura concorsuale insieme alle loro famiglie. Il MoVimento 5 Stelle fa quindi un appello al Ministro dell'istruzione, affinché si adoperi immediatamente per risolvere questa vergognosa situazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  MARIA EDERA SPADONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, sono ormai più di due settimane che è ricominciato il conflitto tra Hamas e Israele: al momento abbiamo quasi 600 morti palestinesi, secondo l'UNICEF ci Pag. 93sono più o meno 121 bambini palestinesi uccisi nel corso di poco più di due settimane.
  È stata rasa al suolo anche la «Terra dei bambini», una scuola, un centro per l'infanzia gestito dalla cooperazione italiana, che lo scorso 16 gennaio anche la Presidente Laura Boldrini era andata a visitare. Noi chiediamo se la Ministra Mogherini si può degnare di venire in Aula a riferire su quanto sta accadendo. Noi questa mattina abbiamo depositato una mozione che chiede il blocco immediato delle commissioni militari con Israele. La Mogherini stessa ha detto: c’è la necessità di arrivare ad un cessate il fuoco immediato. Probabilmente se smettessimo di fare una compravendita con Israele di armi, sarebbe già un passo avanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Spadoni, la questione è stata già sollevata nella Conferenza dei presidenti di gruppo, in quanto c'era stata una decisione di intervento del Ministro nelle Commissioni esteri riunite di Camera... Mi faccia concludere...di Camera e Senato. Oggi in Conferenza dei presidenti di gruppo è stato esplicitamente chiesto che invece il Ministro venga in Aula. È stata trasferita la richiesta al Ministro per i rapporti con il Parlamento, il quale ha garantito che avrebbe dato una risposta a breve. Quindi, siccome è successo alle 11,30 di questa mattina, presumo che sicuramente nella giornata di domani o dopodomani o alla prima Conferenza dei presidenti di gruppo che sarà convocata, sarà possibile avere la risposta del Ministro.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
  Ricordando che nella giornata di domani è convocato alle ore 19 il Parlamento in seduta comune per procedere alla votazione per l'elezione di due giudici della Corte costituzionale e di otto componenti il Consiglio superiore della magistratura. La chiama avrà inizio dai senatori.

  Mercoledì 23 luglio 2014, alle 10:

  (ore 10 e ore 16)

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, recante disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell'articolo 3 della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché di modifiche al codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione, all'ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria e all'ordinamento penitenziario, anche minorile (C. 2496-A).
  — Relatori: Ermini, per la maggioranza; Molteni, di minoranza.

  2. – Seguito della discussione delle mozioni Ginefra, Palese, Leone, Matarrese, Fratoianni, Cera, Pisicchio ed altri n. 1-00134 e De Lorenzis ed altri n. 1-00552 concernenti iniziative per il prolungamento del corridoio Baltico-Adriatico e per l'ammodernamento della linea ferroviaria sulla dorsale adriatica.

  (ore 15)

  3. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta termina alle 19,25.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO MARIA GRAZIA ROCCHI NELL'ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI UTOYA

  MARIA GRAZIA ROCCHI. Presidente, colleghi, un'isoletta norvegese è stata tagliata in due, un solco profondo la attraversa, Pag. 94una ferita insanabile destinata al ricordo di chi sul quell'isola fu ucciso.
  Il 22 luglio di tre anni fa 77 persone sono state uccise a Oslo, 69 di loro erano giovani e giovanissimi che, sull'isola di Utoya, partecipavano al campus estivo dei giovani laburisti.
  Ragazzi uccisi, uno ad uno, dal killer Behring Breivik, dichiarato sano di mente, che, lucidamente, pianificò ed attuò un atto di guerra contro quello che considerava il cuore ed il futuro di un'Europa democratica, multiculturale e libera.
  Sì, quei ragazzi erano nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma non erano lì per caso. Quei ragazzi, come tanti giovani europei, si incontravano perché credevano ad una Europa diversa, migliore ed a come costruirne il futuro.
  E proprio oggi, all'indomani del rinnovo del Parlamento Europeo e del semestre italiano di Presidenza del Consiglio dell'Unione Europea, è un dovere ricordare, ricordare il dolore ed il legame con quei ragazzi di cui condividiamo gli ideali e l'impegno. Oggi ci battiamo per affermare, come loro facevano, una Europa che si fonda sul primato della coesione, dell'eguaglianza, dell'equità, i valori che hanno ispirato, nelle forze socialiste e progressiste, la costruzione dell'Unione Europea. È anche attraverso le nostre azioni che loro non rimarranno in silenzio.
  Ancora oggi in molti faticano a dare a quella tragedia i suoi reali contorni; si continua a parlare di follia omicida, si ignora il brodo di coltura al quale Breivik si nutriva ed il male che cova anche nei più civili e democratici paesi Europei.
  È dentro la profonda crisi economica e sociale che, con gradi diversi, attraversa l'Europa che trovano terreno fertile idee ultranazionalistiche, xenofobe e neonaziste, idee che alimentano odio verso ogni diversità etnica e religiosa, avversione per i valori e le libertà democratiche.
  Ignorare o sottovalutare il pericolo, pensando che il vile agguato non abbia collegamenti ideologici e non solo, che vanno ben oltre i fiordi norvegesi, non rende giustizia a quelle giovani vite.
  All'indomani della strage, Ivar, un sedicenne scampato alla strage, scrive: «Caro Breivik sappi che hai perso. Noi non risponderemo al male con il male, come avresti voluto tu. Noi combatteremo il male con il bene e noi vinceremo».
  Il primo ministro norvegese Stoltenberg, ad un anno dalla strage, si rivolge alla Lega dei giovani Laburisti che ha visto il volto orribile della xenofobia e del terrorismo, con messaggio di grande orgoglio per chi ha saputo difendere i valori di giustizia ed eguaglianza, non urlando vendetta.
  Conclude incitando all'assunzione di responsabilità ed a combattere pregiudizi e paure con il sapere. «Nella nostra società c’è spazio per tutti», egli dice, «I nostri argomenti e la nostra democrazia sono abbastanza forti per farlo».
  In quel messaggio penso stia il miglior modo per rendere omaggio a quelle giovani vite con le quali abbiamo fatto un piccolo tratto di strada e condiviso un sogno.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 6)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Segr Doc. IV, n. 8-A 535 533 2 267 395 138 26 Appr.
2 Nom. Ddl 2496-A – em. 1.1, 1.2, 1.200 453 452 1 227 115 337 64 Resp.
3 Nom. em. 1.207 472 465 7 233 117 348 61 Resp.
4 Nom. em. 1.4 475 471 4 236 115 356 60 Resp.
5 Nom. em. 1.20 477 473 4 237 24 449 60 Resp.
6 Nom. em. 1.201 479 475 4 238 25 450 60 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.